Un altro episodio, un altro pezzo del mosaico, un
altro sanguinario e concitato duello della vita del Guerriero Nero stava per
concludersi.
Vittima di turno un conte a cui venne “donato”
anni prima l’essere un apostolo della Mano di Dio in cambio di un tributo di
vite umane.
Era stato, come promessogli da Gatsu, ridotto in
pezzi, stava vivendo i suoi ultimi minuti della sua esistenza.
L’odio accecante e frustrante unito alla vicinanza
di un Bejelit trasportò tutti, il conte, la figlia, Gatsu e l’elfo Pak nella
dimensione dei Cinque della Mano di Dio.
Gatsu lo rivide. Per la prima volta, dopo il
misfatto. L’uomo che gli aveva stravolto la vita, rendendolo il Berserk. Colui
che tanto aveva elogiato e ammirato, in passato, e tanto l’aveva ferito poi,
non solo fisicamente. Colui che ora era uno di loro, a guardare con scherno e
sprezzo esseri per lui inferiori.
Certo, nemmeno Gatsu era uno stinco di santo. Ma
egli mai si sarebbe macchiato di un’onta simile, un tradimento tanto vile
quando deplorevole. Nemmeno per realizzare l’obiettivo della sua vita, non se
quello era il prezzo.
Ripensò a quella che fu la Squadra dei Falchi,
barbaramente sacrificata per sfamare quei mostri, alla sua amata Caska, che più
non poteva riconoscerlo, all’occhio e al braccio che perse in quell’occasione.
Tutto ciò in un istante. Poi solo odio, puro,
intenso.
Gatsu vedeva solo lui. Non badava al sinistro luogo
in cui si trovava, alle ferite che si era procurato, al conte che crepava, agli
altri membri che raccontavano alla figlia scottanti segreti. Esplose tutto in un
solo urlo: “ G R I F I S !!! ”
Grifis guardava l’ex compagno d’armi ed ex amico
con sufficienza, dall’alto della sua superiorità di demone, muto e freddo,
irritante.
Ma lo spirito del Berserk non tardò ad arrivare.
Gatsu raccolse tutte le sue energie residue. Forse non avrebbe avuto altre
occasioni di scontrarsi con lui. Doveva farcela. Contro tutti, contro tutto.
Contro la condizione fisica precaria per le ferite riportate in un massacrante
scontro, contro il marchio sacrificale che era impedente e zampillava sangue per
tale vicinanza alla sorgente del male, contro il peso della sua enorme spada.
Riuscì ciononostante ad avvicinarsi, a sfoderare il colpo. Ma venne all’istante
respinto, scaraventato via come una foglia da un colpo di vento.
Un solo commento laconico di Grifis: “Idiota”.
Egli assumeva toni tra scherno, pietà e
indifferenza, ma forzati, non naturali. Un essere inferiore come lui, aveva
ancora, forse più di prima, una simile forza di volontà, tale che destò
ammirazione in tutti i membri della Mano di Dio. Forse Grifis mal celava la
consapevolezza che Gatsu era un vero avversario per lui, non un ridicolo
sacrificio come gli sostenne.
Gatsu sentiva di non poter provare ancora. Era
legato, incatenato, impedito in ogni movimento. Avrebbe dato e fatto qualunque
cosa per uscirne. Anche piegarsi, strisciare, di fronte a un debole, come quell’impiastro
sempre tra i piedi del folletto Pak. Gli chiese di curargli il braccio. Il
temuto Guerriero Nero, si abbassava a chiedere aiuto a un insignificante essere,
da massacrare! Perché Gatsu non voleva perdere quell’occasione.
Purtroppo per lui non fu così. Si spezzò il
sottile equilibrio che lo teneva in quella dimensione. Fu risucchiato via,
richiamato al suo mondo originario.
Il Berserk, doveva lottare ancora, vincere ancora.
La sua vita aveva un senso ora, che prima non trovava. “Avrò la mia vendetta
!” disse Gatsu, prima di tornare al suo errare.
Jo Vix III