Titolo: Sweet Dark
Love
Fandom: Axis
Powers Hetalia
Rating: Giallo/Arancione
Personaggi:
Antonio Fernandez Carriedo/Spagna, Lovino Romano Vargars/Sud Italia
Pairings:
Spamano
Avvertimenti:
AU, Shonen-ai, OneShot, OCC
Riassunto:
Per proteggere l’unica cosa che gli era rimasta, ovvero suo
fratello Feliciano, Lovino è disposto a tutto, persino a
vendere la proprio anima al diavolo.
Pur di preservare il sorriso del gemello, il maggiore dei fratelli
Vargas ha fatto un patto con un satanasso, ha rinunciato alla
possibilità di innamorarsi per tenerlo ai suoi servigi, cosi
da difendere il villaggio che tanto Feli ama (a cui in
realtà a Romano non importa poi molto).
I demoni sono però menzogneri, subdoli ed ingannatori, per
quanto sia impenetrabile un cuore trovano sempre un modo per rubarlo.
Note: La
storia inizialmente non doveva essere un OOC ma essendo un Alternative
University ho deviato un pochino (o forse mooolto) il carattere dei
personaggi. Attenzione: le scritture in corsivo sono pensieri/ricordi
(se sono ricordi stanno tra “virgolette”) Ah...
Dimenticato la FF è divisa in due parti: la prima parte
è sotto il punto di vista di Lovino; la seconda parte
è sotto il punto di vista del demone.
Disclaimer:
Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Godetevela (e buon San
valentino a tutti)!
- Prima parte
Quella notte il cielo era oscuro, denso di nubi, e un forte vento
attanagliava i prati dall’erba alta e i campi dalle spighe
fluenti, l’aria carica di umidità sibilava
attraverso le più piccole fessure, simile a voci urlanti e
piangenti, bisognose d’aiuto. Per un istante Romano ebbe la
sensazione di udire il proprio nome tra quelle grida, ma in quei
momenti non poteva essere sicuro di niente. Quando
quell’essere immondo partorito dalla stesse fiamme oscure
dell’inferno gli veniva a fargli visita il suo contatto con
la realtà diveniva molto labile, come se vedesse il mondo
intorno a se attraverso ad un binocolo posizionato alla rovescia.
Trattenne il respiro avvertendo “quella presenza”
alla spalle.
Sapeva di non aver alcun luogo sicuro, poiché
“lui” sarebbe sempre riuscito a trovarlo, ma aveva
ancora la vana sperava che le pareti della locanda di famiglia, la
quale dopo la morte dei genitore era finita in mano sua e del fratello,
e le mura della propria camera da letto fossero inespugnabili per una
qualunque ombra malvagia provasse ad avvicinarsi, queste erano
però solo le fantasie di un bambino, lo sapeva bene.
La mente di Lovino volò lontano mentre le mani del demone
scivolavano lente sulla sua pelle, accarezzandogli languidamente la
schiena scoperta, causandogli brividi su tutto il corpo dal gelo che
avvertiva in quelle dita lunghe e dal tocco delicato, da pianista.
L'italiano rimase immobile, nascondendo il volto nel cuscino,
stringendo il più possibile i lembi delle lenzuola candide,
un inutile espediente per nascondere i tremiti che lo percorrevano. Il
suo fiato condensava con l'aria della stanza, improvvisamente divenuta
fredda quanto la presenza oscura del satanasso.
Aveva paura, Romano, una paura folle. Ormai da tempo aveva stretto un
patto di sangue con quell'essere, eppure, non si era ancora abituato a
quel suo pagamento anticipato, una piccola postilla scritta in
minuscolo nel suo contratto. “Dovrai farmi il dono di una
notte in tua compagnia ogni luna nuova” a
sentirla gli era sembrava una richiesta cosi strana, solo poi aveva
compreso cosa intendesse.
È
per Feli, lo faccio per Feliciano, si ripeteva come un
mantra ogni volta in cui arrivava quella data, e stringeva i denti
ricordando il viso allegro del fratello. Se desiderava realmente che
quell’espressione non si incrinasse mai aveva bisogno del
demone, era lui a proteggere il villaggio che tanto il minore dei
fratelli Vargas amava, evitandogli di essere devastato dalla guerra in
cui era caduto il resto del paese, e solo la presenza di Lovino legava
il demone al loro patto.
“D’accordo,
proteggerò il villaggio sino a quando rimarrai in vita, ma
tu in cambio dovrai cedermi la tua anima quando ti sarai innamorato "
questo era stato l'accordo e Romano non avrebbe potuto chiedere di
meglio, non vi era mai stato nessuno (tranne il gemello), capace di
perforare l'inaccessibile armatura di cui si era ricoperto, figurarsi
arrivare a toccargli il cuore. La vita dell'essere umano poi infondo
era cosi breve, impossibile, in quelle poche decadi che gli rimanevano,
trovare qualcuno di cosi idiota da anche solo tentarci.
E invece uno di cosi
idiota lo aveva trovato.
Quel bastardo si era presentato alla locanda un bel giorno di primavera
e, dall’ora, non se ne era più andato.
Lovino non aveva mai visto in volto il demone e non perché
non avesse mai avuto il coraggio di guardarlo in faccia, semplicemente
il viso non ce lo aveva. Il diavolo era solo un agglomerato di
malvagità e oscurità, avvolte era si, capace di
prender corpo (come in quei casi), ma il suo aspetto diveniva qualcosa
di indefinito. Non era ne brutto ne bello, non poteva essere descritto,
o almeno cosi era per l’italiano, le sue fisionomie si
confondevano come fossero avvolte da una fitta nebbia ogni volta che
provava a ricordarlo.
Il ragazzo trattenne un gemito di dolore mentre una leggera
strisciolina di sangue cominciava a colargli lungo la pelle delicata
della schiena, arrivando a macchiare le coperte candide, sapeva che
ogni sua resistenza era inutile, ma almeno voleva evitargli la
soddisfazione di trovarlo subito in lacrime, non che fosse in grado di
trattenersi allungo però.
Un altro gemito soffocato e un altra ferita sul suo corpo.
L'italiano cercò di respirare profondamente nel tentativo di
incamerare più aria possibile, doveva calmarsi e lasciare
che il panico defluisse via, ormai immerso in tutta
quell'oscurità la tentazione di voltarsi era divenuta forte,
ma non poteva farlo. Rimanere immobile a quel modo era il suo unico
mezzo per evitarsi una fine ben peggiore.
Glielo aveva rivelato una volta il demone stesso: “saprò quando ti sarai
realmente innamorato al momento in cui, guardandomi, vedrai
l’aspetto del tuo amante.” Ed ora
Lovino viveva con il terrore di anche solo incrociare il suo sguardo,
perché anche lui se ne era reso conto:
avrebbe visto il volto
di Antonio al suo posto...
Romano urlò dal dolore mentre una lacerazione,
più profonda delle altre, gli prometteva una futura
cicatrice e gli occhi gli si riempirono di lacrime che ricaddero come
perle sul cuscino. Avvertiva il fiato del satanasso mescolarsi con i
suoi ansimi impregnati di dolore e disprezzo, si sentiva umiliato da
una situazione simile. Aveva sempre saputo di essere un debole, ma
subire soprusi simili senza una lamentela non era da lui.
- Sai devo confessarti una cosa...- la voce normalmente gracchiante del
demone cominciò a modificarsi facendosi più
calda, impiantando al col tempo tanti paletti di ghiaccio nel cuore
dell’italiano, - mi sono divertito molto a giocare con te,
mio caro ninõ –
Lo sapeva, lo sapeva che
era troppo stupido per essere vero.
[Lovino
in quel momento fu certo che la sua vita era finita.
Perché, ne era sicuro, se avesse guardato il demone questi
avrebbe avuto l'aspetto della persona a cui più teneva...
Quella di cui (alla fine) si era innamorato.]
-Seconda parte
Antonio sorrise al corpo inerme dell’italiano, riverso senza
più forze nel proprio letto, quasi dissanguato dalla sete
famelica del demone. Forse stava esagerando, si disse pulendosi con il
dorso della mano i residui di sangue dalle labbra, di solito i pegni
delle sue clausole contrattuali non erano cosi severi. Ormai stava
perdendo il controllo con quel ragazzo, ma questi aveva suscitato
troppo il suo interesse per non pagarne le conseguenze.
Nella sua lunga esperienza era la prima volta che gli toccava un umano
tanto difficile, mai era stato costretto a prendere aspetto umano per
far cedere la propria preda. Essendo l’animo degli innamorati
il suo nutrimento principale quando stipulava un patto succedeva sempre
che, prima o poi, il mal capitato in questione finisse per trovare
qualcuno a cui legarsi cosi tanto da arrivare a cedergli il cuore (da
tempo aveva imparto che amore, morte e odio erano i primi tre fattori
che componevano l’umanità).
Lovino però si era rivelato diverso da chiunque altro avesse
mai incontrato, il suo animo era ricoperto da un armatura di ferro e
pietre roventi, talmente spessa da non far passare nessuno (se non il
fratello per il quale era arrivato a cedere l’anima a lui).
Visto il pessimo carattere sarebbe stato impossibile che vi fosse
qualcuno abbastanza tenace, paziente (e un poco scemo), da farlo cadere
nell’amore, o anche solo per provarci.
Inizialmente Antonio si era detto tranquillo, il ragazzo era ancora
giovane, il tempo per innamorarsi non gli mancava di certo, da bravo
demone gli sarebbe bastato vegliare da lontano, stando attento ad ogni
minimo segnale che potesse rivelare la presenza di quel sentimento.
Ah, certo, e avrebbe dovuto ricordarsi di rispettare i termini del
contratto proteggendo quel minuscolo villaggio in mezzo alle Alpi da
eventuali aggressori.
Fu solo poche settimane dopo la stipulazione del patto, al primo dei
loro incontri sotto la luna nuova, che Antonio decise di cambiare i
propri metodi. Lo sorprese ancora sveglio nel proprio letto, che lo
stesse attendendo? Dal profumo d’inquietudine di cui era
impregnata la stanza ne era certo, il ragazzo però non
sembrò spaventato quando pretese il suo pagamento
anticipato.
La mente di Antonio si era intorbidita con il passare delle decadi
(come di norma capita a tutti i demoni), annoiata dal trascorrere
troppo lento del tempo e dalla prospettiva di un eternità
monotona, quella notte però vi fu qualcosa a riaccenderla.
Si sentì vivo, dopo tanto tempo sembrava essere capace di
provare nuovamente interesse per qualcosa, quando Lovino
iniziò a tremare stretto nella morsa delle sue mani, forse
per il gelo, forse per la paura, lui si ritrovò a pensare
quanto gli piacesse quell’espressione (in realtà,
si rese conto più tardi, uno dei motivi principali per cui
aveva accettato di diventare il “cagnolino”
dell’italiano, era stato perché trovava splendida
la sua faccia perennemente imbronciata), a metà tra orgoglio
e panico. Era adorabile come tentasse di trattenere le urla nel momento
in cui i suoi artigli ne graffiavano la carne e come ricacciasse dentro
le lacrime quando ne sottraeva il sangue.
Quanto era carino!
Si disse qualche ora più tardi, dopo aver lasciato la stanza
di Romano, ricolmo di queste nuove/vecchie sensazioni, mentre il
languore nel suo stomaco continuava ad allargarsi facendogli desiderare
di possedere al più presto quell’anima cosi
invitante. Il sangue che quella prima notte ricevette non
bastò a saziarlo, come invece avrebbe dovuto, anzi, mise
solo altra carne al fuoco accendendo nel demone un appetito che non
provava più da secoli.
Quando potrò
divorarlo? Iniziò a parlare con se stesso,
preso dalla foga e da un’improvvisa impazienza, dettata
dall’antipasto troppo misero che aveva appena consumato, Lo potrai fare solo quando si
sarà innamorato. Se lo farà, si
rispose e a quella prospettiva il demone non poté fare a
meno di sorridere... È
forse un invito?
Seguendo le emozioni di cui gli si era colmato il petto, dominato
dall’interesse e dal desiderio di poter divorare
quell’anima dal profumo invitante era nato lui: “Antonio Fernandez Carriedo”
, poiché era questo il nome con cui era stato conosciuto un
tempo.
[Fu
allora che decise, per poter gustare al più presto
l’anima del suo prezioso e succulento Lovino ci avrebbe
pensato lui stesso a perforare la sua inaccessibile armatura.]
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Salve gente, vi ringrazio per aver letto questa mia FF un poco demente
e molto OOC lo devo ammettere, ma l’idea di uno Spagna demone
mi tormentava da un po’ ed è uscito questo xD xD
Cooomunque, scherzi a parte, anche se il racconto è un
Oneshot ho intenzione di pubblicare un secondo capitolo in cui spiego
come abbia fatto Antonio a trovarsi al servizio di Romano
(poiché non l’ho nemmeno accennato). Spero che
questa demenzialità vi sia piaciuta,
alla prossima
bye-bye e buon san
valentino ;-)))
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