Provaci ancora, Cass!
Titolo: Provaci ancora, Cass!
Rating: giallo rame v.v
Genere: Fluff,
Comico (perchè non posso, fondamentalmente, scrivere qualcosa
che non lo comprenda, non riesco mai ad essere pienamente seria D:),
Romantico [e il mio Caspian di computer non me ne fa selezionare
più di uno, asd]
Contesto: Più o meno durante la quinta stagione, dopo l'episodio 5x03, a cui si fa riferimento in alcuni punti.
Personaggi:
E' un POV di Dean, quindi vengono analizzati i suoi pensieri. Essendo
una Destiel è presente Castiel, e viene solo nominato Sam.
Avvertimenti:
Contiene elementi slash, Destiel win u_ù E, aggiungerei, in
alcune parti, sono presenti delle imprecazioni dal linguaggio scurrile.
[Ma si parla di Dean, andiamo, nel telefilm non fa che imprecare ed
insultare tutti, volevo rimanere fedele al personaggio! :P]
Riassunto:
Castiel è un disastro. Castiel è un disastro, ed è
vergine. Castiel è un disastro, è vergine e non ha mai
dato il suo primo bacio. E Dean, ancora una volta, si ritrova a
svolgere il ruolo di insegnante, cercando di imprimere nell'ingenua
mente di Cass i tre modi intramontabili-e-assolutamente-infallibili per conquistare una ragazza. E se invece, cadesse nel suo stesso trucco, la dolce Dean-na?
Desclaimer: I personaggi [purtroppo] non mi appartengono. I complimenti fateli a Kripke, un mito d'uomo <3 *dispensa cuoricini*
Provaci ancora, Cass!
Dean
scrutava lo schermo del portatile di Sam, con i documenti e i file
riflessi nelle pupille, alla ricerca di un indizio che potesse aiutarlo
a risolvere il caso.
No, no, che avete capito?
Niente licantropi o vampiri, o clown mangia-bambini.
La domanda che
frullava nella testa del maggiore dei Winchester era una sola, semplice
e concisa: ma Sammy dove cavolo era finito?
Così, sfogliando la cronologia e saettando la freccietta del mouse da una pagina all'altra di google
[pubblicità occulta], il bruno cercava un segno -una qualche
strana ricerca su un altrettanto strano essere soprannaturale- e
realizzare in tal modo l'inevitabile meta del fratello.
Ma soprattutto, perché Sam aveva il brutto vizio di non avvertirlo?
Dean era
così concentrato a grattarsi il sopracciglio e sbuffare di tanto
in tanto, per percepire un frullio di ali oltre le sue spalle, che
avrebbe annunciato la presenza di un angelo.
«Ciao, Dean.»
Il suddetto
nominato sobbalzò, colto alla sprovvista, e chiuse
istintivamente il portatile, voltandosi ad incontrare l'espressione
confusa di Castiel.
«Accidenti, Cass, ma quante volte te l'ho detto di non comparire in questo modo? Dannazione!»
«Mi dispiace, Dean, non volevo spaventarti.»
La sua voce calma, misurata e sincera gli dava sui nervi, ma Dean era troppo stanco perfino per ribattere.
Abbandonò
la scomoda e piatta sedia di legno per mettersi a sedere ai piedi del
letto, passandosi le mani sul viso esausto.
«Comunque, cosa c'è?»
Castiel
avanzò di qualche passo -o almeno, Dean immaginò che lo
stesse facendo dal frusciare del trench- fino a fermarsi a pochi metri
da lui.
«Credevo
che avessi bisogno del mio aiuto.» ammise l'angelo, seriamente
confuso. «Sei stato tu a chiamarmi.»
«No.» negò Dean, come un bambino. «Non è vero.»
«Ma sì, hai ripetuto il mio nome... correlato a delle espressioni su nostro signore che non voglio ripetere.»
Dean deglutì, riflettendo. Poi, come una lampadina, ricordò.
«Oh Gesù, hai ragione!»
Il volto di
Castiel si impietrì e Dean non poté fare a meno di
fremere, da un lato immensamente divertito e dall'altro terrorizzato da
quella compostezza.
«Ho
capito, niente Gesù. Oddio, scusa Cass, me lo dimentico
sempre!.» ammutolì. «Accidenti, l'ho fatto
ancora!»
Castiel distolse lo sguardo, come un insegnante esasperato dall'alunno, poi si sedette al suo fianco, massaggiandosi le dita.
«Dov'è Sam?»
«Bella domanda!»
Cas fece scattare un sopracciglio verso l'alto.
«Forse era
per questo che ti ho invocato, tra una bestemmia e l'altra.»
suggerì Dean senza guardarlo, esaminando il portatile chiuso.
«Da quand'è che manca?»
«Un paio d'ore, credo.»
Il silenzio che
ne seguì diede sui nervi al più grande. «Accidenti,
amico, non ne ho idea! Sono tornato da poco, e non c'era. Quando sono
uscito era in camera, poi sono tornato e...»
«Dov'eri andato?»
Dean sorrise, al
ricordo, poi rivolse uno sguardo malandrino all'angelo. «A fare
colpo!» rispose con un sorrisetto storto e un occhiolino.
Castiel corrugò le sopracciglia, turbato. «Hai sparato a qualcuno?»
«Cosa? Ma che diavolo... no, no! Perché dovrei... ah. No, Cass, "fare colpo" è un modo di dire.»
«Oh.»
Calò di nuovo il silenzio, mentre un sorriso di compatimento si apriva sulle labbra di Dean.
Castiel era impossibile!
«Anzi, sai
che ti dico? Adesso io e te torniamo in quel locale pieno di
pollastrelle e ce ne conquistiamo qualcuna, che dici? Alla facciazza di
Sam!»
Castiel lo guardò come se l'avesse visto per la prima volta.
«Hai fame?»
«Che c'entra?»
«Hai detto che vuoi andare in cerca di polli.»
Dean si passò una mano sui capelli.
Pazienza, Dean, con lui ci vuole pazienza. E tanto tempo.
«Tu non riesci proprio a capire la differenza tra una battuta e una frase seria, vero?»
Castiel fece una smorfia, con l'espressione da cane bastonato.
«Mi dispiace, Dean.»
L'altro scosse la testa. «Lascia stare. Comunque, seriamente, adesso andiamo in giro e...»
«Non credo
sia una buona idea,» lo interruppe l'angelo, pacato e mogio,
distogliendo lo sguardo e puntandolo sulle proprie mani giunte.
«L'ultima volta ho combinato un casino.»
Dean studiò il suo volto -e la fronte contratta- per un paio di attimi, poi comprese.
Castiel si sentiva in colpa, credeva di avergli rovinato tutti i progetti.
Ma si sbagliava.
«L'ultima volta è stata una delle serate più divertenti che avessi mai passato in tutta la mia vita.»
L'angelo si voltò a guardarlo, colpito, e accennò quello che era un... sorriso?
Dean batté le palpebre, sicuro di esserselo solo immaginato, infatti l'attimo dopo non c'era più.
«E poi non
preoccuparti, trattare con le ragazze è facile!»
cercò una posizione più comoda sul letto, tirando su una
gamba e sedendocisi sopra. «Basta che ti mostri sicuro, che
avanzi con le spalle larghe e magari atteggiandoti un po', e le fai
stese in un attimo... non letteralmente, è un modo di
dire!»
Castiel si rilassò visibilmente, lasciandosi sfuggire persino un sospiro di sollievo.
«E poi ti
siedi con la tua solita flemma -che a loro piace-, e rivolgi loro uno
di quegli sguardi da "ti voglio strappare i vestiti di dosso a
morsi".»
Castiel inclinò la testa, senza capire.
«Perché dovrei strappar loro i vestiti?»
«Oh porca miseria!» Dean allargò le braccia. «Sesso, Castiel, non sai cos'è?»
L'angelo si morse il labbro, di nuovo spostando lo sguardo.
«Ah, giusto, sei vergine.»
Castiel arrossì leggermente. «Te l'ho detto, non...»
«Non hai
avuto l'occasione, sì.» completò per lui Dean. Poi
sospirò, cercando di calmare le acque. «Dai, non fa
niente. Non sei mica l'unico ad avere quel... quel problemino,
ecco.»
Lo sguardo che
gli rivolse l'angelo sembrava quello di un bambino spaventato, e Dean
fu per un attimo sicuro di vedergli scolpito in faccia un adorabile musetto tremolante ed imbronciato.
...
Adorabile?!
Cazzo, Dean, svegliati!
«E poi non
dovrebbe risultare troppo difficile, per te, trovarti una
ragazza.» continuò Dean, deciso a porre fine alle proprie,
insensate, beghe mentali e continuare con l'addestramento delle giovani menti
-che verranno immancabilmente guastate, direbbe Sammy, se fosse
presente e non impegnato a copulare... a discutere del debito pubblico
con un demone ben poco incline ai sentimentalismi- «Insomma,
guardati, hai il fascino del ragazzo misterioso, e le ragazze adorano
questo genere di cose.»
Il moro strinse le labbra.
«Fascino?»
«Sì.» rispose Dean, allucinato. Poi colse. «Non dirmi che non sai cosa significa!»
Castiel abbassò lo sguardo: scacco matto.
«Ma
sì, avere fascino significa... come fartelo capire... essere
attraente.» completò Dean sorvolando sui mille altri
sinonimi che gli erano giunti in soccorso nel cervello.
L'angelo tacque, soprappensiero.
«Nemmeno?» fece Dean, querulo. «Emh... allora... bello. Così lo capisci, no?»
Gli occhi
cerulei di Castiel si spalancarono, splendendo di nuova luce, e l'uomo
si voltò a guardare l'amico, con quel capo inclinato così
propriamente tipico di lui.
«Pensi che sono bello?»
«Oggettivamente,
sei un gran bell'angioletto.» rispose Dean senza pensarci due
volte. Quando lo fece, si diede del cretino.
«Cioè...
voglio dire... virilmente parlando. E' un parere da uomo, amico, un
parere oggettivo. E comunque l'autostima è importante, se vuoi
affascinare una ragazza.»
«Mmm.»
Castiel
insisteva troppo a scrutarlo e Dean si sentiva messo a nudo da quello
sguardo clinico, così si schiarì la gola tanto per
attirare l'attenzione -o cercare sviarla, a dire il vero.
«Tornando
a noi, ora sai come comportarti: camminata sicura, sguardo fiero ed
inflessibile... quello non dovrebbe mancarti, diciamo che ce l'hai in
dono di natura -anche se personalmente a volte sei inquietante-... non
pavoneggiarti troppo ed esibisci sempre e comunque un tono di voce
sexy, stile macho.»
«Che significa?»
Lo sguardo di
Castiel era così ingenuo che Dean, più che insegnargli le
basi rudimentali della conquista, sentì forte e quasi
incontrollabile l'istinto di regalargli una caramella e tirargli le
guanciotte.
Si riscosse un attimo dopo, invocando boccali di birra.
«Fai una voce roca e calda.» lo esortò, e Castiel corrugò le sopracciglia, stralunato.
«Perché?»
«Perché
questa, amico mio, nel mondo reale è considerata una voce sexy.
Se vuoi entrare nelle grazie di una bella fanciulla -o meglio ancora,
nel suo letto- devi farla prima cascare ai tuoi piedi.»
«Perché?» insisté l'angelo, sconvolto. «Perché ai piedi? Poverina.»
«Oh santa pazienza, è un modo di dire!»
L'angioletto sbiancò, preda di un cieco imbarazzo.
«Mi dispia-»
«Non dirlo!»
Castiel inclinò la testa di lato e Dean si sentì in dovere di giustificare la sua reazione.
«Devi smetterla di scusarti.»
Perché dannazione... quando è troppo è troppo.
«Hai ragione... mi dispiace, Dean.»
«Oh misericordia, sei un caso perso.»
«Emh... grazie.»
«Non era un complimento.»
«Ah.»
Castiel
tornò a contemplare il dorso delle proprie mani e Dean si
ritrovò a sollevare gli angoli della bocca nel guardarlo.
Gli faceva... tenerezza.
Con la sua ingenuità e tutto il resto.
Era come un bambino o un cucciolo. E Dean doveva prendersi cura di lui.
«Allora, ti va di andare adesso?»
«Te lo
ripeto, non credo sia una buona idea.» si schermì ancora
l'angelo, non del tutto convinto. Dean questa volta sorrise apertamente.
«Cos'è? Un modo gentile degli angeli per dire "Sto tremando di paura e sono tormentato dai dubbi"?»
Il moro si massaggiò il collo. «Non lo so, Dean... non credo di piacere alle donne.»
«Ma sì che piacerai alle donne! E adesso vai e conquista, stallone!»
«Perché mi hai dato del cavallo?»
Dean si costrinse a non spiattellarsi un palmo sulla fronte; il che gli costò non poca fatica.
«E' un
modo di dire... come tutti quelli precedenti che tu, regolarmente, non
hai colto. Come "attraente", che però non è un modo di
dire, ma preferisco non stare qui a spiegarti tutto.»
«Ah. Non sapevo che i cavalli fossero attraenti.»
Il cacciatore gli rivolse uno sguardo vuoto.
«Perdonami. Comunque, se non ti dispiace preferisco non andare a... conquistare.»
«Ma perché no? E' divertente! Non puoi rimanere vergine a vita!»
Castiel si morse il labbro, abbassando gli occhi.
«Eddai, te
l'ho spiegato, è semplice! Ricorda i tre passaggi: camminata
sicura, sguardo da "ti strappo le mutande a morsi" e voce sexy!»
«Dean.»
«Andiamo, altrimenti si fa troppo tardi.»
Castiel si schiarì la voce, poi ripeté, con voce più decisa, un tono che non ammetteva repliche.
«Dean.»
«Oh, aspetta, stai facendo pratica?»
L'angelo distolse lo sguardo e Dean scoppiò rumorosamente a ridere.
«Cosa
c'è?» domandò Castiel, imbarazzato, tornando ad un
tono normale. «Perché ridi?»
«Stavi tentando di fare la voce sexy!»
«No, non è vero!»
«Sì invece, e ci sei anche riuscito! Vai così, Cass.»
L'angelo si
morse l'interno della guancia, e sembrava così tormentato che
Dean si chiese per un attimo se magari non fosse in realtà un
semplice essere umano.
«Andiamo,
già di natura hai una voce calda, non c'è nemmeno bisogno
di esercitarti. Correlala allo sguardo sexy e intenso e...»
«"Ti strappo le mutande a morsi."»
«Esatto. Le ragazze impazziranno per quello sguardo!»
«Impazziranno? No, perché? Non voglio, non...»
«E' un modo di dire.»
Castiel richiuse la bocca, decidendo che fosse saggio non peggiorare la situazione con qualche domanda infelice.
«Comunque, stavo dicendo... mettili assieme e vedrai come si innamoreranno di te!»
Gli diede una pacca sulla spalla e Castiel non distolse per un attimo lo sguardo da lui.
«Dici davvero? Sul serio si innamoreranno di me se lo faccio?»
«Ma sicuro! Chi potrebbe resisterti! Sguardo e voce, ricorda!» rispose Dean con un sorriso amichevole.
Non c'era malizia nella sua frase... assolutamente no.
O almeno, non se ci aveva fatto caso. Ma Castiel coglieva tutto, Dean l'avrebbe imparato a sue spese.
Castiel è
uno di quelli che ascoltano in silenzio, e sembrano non capire
ciò che li circonda, ma in realtà osservano, studiano,
apprendono.
Poi iniziò ad inclinare la testa, da un lato ad un altro, come se stesse cercando qualcosa nel volto di Dean.
Inizialmente il
cacciatore, intento a ghignare al pensiero dell'amico che rovinava
l'ennesimo appuntamento romantico, non si accorse di niente.
Poi quello
sguardo si fece più insistente e si ritrovò a voltarsi,
incontrando l'espressione concentrata di Castiel, che non aveva smesso
nemmeno un attimo di sollevare il mento, e poi inclinare la testa, a
destra, a sinistra, poi in basso, poi una smorfia delle labbra, poi di
nuovo il mento.
«Cass?»
Castiel si
fermò, con uno sguardo da... beh, esattamente quel tipo di
sguardo. Quello che aveva cercato di insegnargli, ecco.
L'angelo
sollevò con sensualità un sopracciglio e rispose, con una
voce così roca da far salire un brivido lungo la schiena del
bruno.
«Dean?»
«Che stai facendo?»
«Ti sto fissando.» rispose quello, immediatamente.
Dean annuì, continuando a guardarlo, e immaginando che l'amico avrebbe smesso.
Ma non fu così.
Sollevò un sopracciglio, sarcastico, e Castiel si passò la lingua sulle labbra.
Dean allora abbassò il volto, come per studiare il compagno, e l'altro si abbassò con lui.
Infine il
cacciatore assunse una serie di espressioni buffe, che però non
distolsero l'angelo dalla sua attività, nella quale si stava
impegnando con estrema perizia.
«Dean, non
funziona.» realizzò Castiel, deluso, dopo attimi che
parvero secoli, spezzando finalmente il ghiaccio.
«Cosa?»
«Il tuo trucco, non funziona.»
«Il mio...?»
«Lo sapevo!»
Castiel distolse lo sguardo, affranto, e Dean corrugò la fronte.
«Ma cosa...»
Poi, come al
solito in ritardo -colpa dell'assenza di Sammy, era lui il genio del
gruppo!- Dean realizzò cosa realmente voleva intendere l'amico.
«Cass, ehi, no, aspetta, io non intendevo... non devi rivolgerlo a me, quello sguardo.»
Castiel incassò la testa nelle spalle, fingendo di trovare interessanti le proprie unghie.
«Non ho
detto che devi rivolgere quello sguardo a qualsiasi persona ti trovi
davanti, a dirla tutta...» cercò i suoi occhi e non li
trovò, così sospirò, tramontando gli occhi al
cielo.
Accidenti, la situazione si faceva sempre più spinosa e imbarazzante!
Personalmente,
non avrebbe mai creduto di dover arrivare a quel punto, a fare quel
discorsetto da genitore premuroso e accademico; se qualcuno glielo
avesse raccontato qualche mese prima, probabilmente non ci avrebbe
creduto.
Ma a quanto pareva, era necessario.
«Cass...»
Silenzio.
Dean sospirò.
«Io sono
un uomo, Cass. Come te. Cioè non che tu effettivamente sia un
uomo, perché sei un angelo... ma il tuo tramite è un
uomo.»
«Dean, cosa stai cercando di dirmi?»
Il cacciatore tacque, sentendosi sulle spine.
Dannazione a
quel figlio di puttana! E menomale che doveva essere lui quello
compatito e svergognato, e invece adesso la situazione si era invertita!
Adesso addirittura era quello stronzo a guardarlo con sufficienza.
«Niente, solo che di solito lo sguardo e la voce sexy non funziona su un uomo se anche tu sei un uomo. Punto.»
«Okay.»
Dean avrebbe preferito qualsiasi replica, ma l'angelo non era certo famoso per la sua loquacità.
«Ma voglio darti una mano. Su, va bene, facciamo così. Io sono la ragazza e tu...»
«Sei una ragazza?» lo interrogò il moro, sorpreso.
«No, Cass... oh, merda! E' un modo di dire!»
«Ah, mi
dis... ehm.» si affrettò a scusarsi Castiel, a disagio,
ricordando l'ammonimento. Niente "mi dispiace", gli urlavano gli occhi
di Dean.
«Intendo, fai finta che io sono una ragazza. Su, adesso abbordami.»
«Cosa?!»
«Conquistami!» tradusse Dean, stremato, allargando le braccia.
Poi immaginò come dovesse sembrare ben poco virile una scena del genere... e molto, moooolto imbarazzante.
Da sotterrarsi in una prigione e buttare via la chiave.
Ma Dean aveva
rinunciato da tempo a discutere coi propri neuroni, e continuò a
ripetere che ciò che stava facendo era per una buona causa.
Un gesto nobile, quello di aiutare un amico in difficoltà.
Magari nella prossima vita... o morte, pardon... avrebbe potuto guadagnarsi il telepass per il paradiso.
«Oh.»
Cass si schiarì la gola, poi assunse l'espressione da cane in
agguato che molte volte, tante, troppe, gli aveva rivolto, e che Dean
si era sempre curato di sottolineare sadicamente, in passato.
Individuare
quanto di più fraintendibile e imbarazzante, e puntualizzarlo
fino all'esasperazione era una sua peculiarità, ma si sa come si
dice, ognuno ha i suoi difetti.
E Dean ne ha
uno, più forte di tutti, che prevarica sugli altri senza remore:
quello di non riconoscere quando è meglio non superare il limite.
E lui lo supera.
Ogni volta.
E non se ne
preoccupa neanche, vive alla giornata, ormai, anche se ripensa
continuamente al passato e organizza castelli di carte su un
immaginario futuro.
Ma questo è Dean Winchester, e se pensate di averlo compreso, beh vi sbagliate.
«Ok, fingo
di essere una ragazza.» decise Dean, come se la situazione non
fosse già abbastanza assurda. «Emh...»
sollevò il petto, massaggiando un seno invisibile. «Oh,
guardami Cass, sono una ragazza. Non sono incredibilmente bella e
provocante?»
Cass, annuì, con un mugugno, ma non proferì parola.
«E
andiamo, non fare lo stoccafisso! Devi o no scoparti una ragazza? Non
crederai davvero che ti si butterà addosso per amor della
generosità! E su, ora tocca a te!»
«Che devo fare?» Castiel sembrava nel panico più totale, preso alla sprovvista.
«Non so, per esempio, salutarmi?!»
«Oh, hai ragione. Quindi... ciao Dean.»
«Non sono Dean, razza di idiota! Sono Deanna, adesso.»
«Deanna, sì. Perciò: ciao, Deanna.»
«No, non ciao! Qualcosa di più figo, dannazione! Tipo un "ehi"!»
«Va bene, ehm, allora... ehi!»
«Eih, bel
maschione!» rispose Dean parlando in falsetto. Cass rimase
impassibile, anche se, in un certo qual senso... compiaciuto?
«Oh,
andiamo, è ridicolo!» esplose Dean, iniziando a ridere
senza ritegno, addirittura con le lacrime. «No, ma andiamo, mi
hai visto?! Sembravo una donna in crisi pre-mestruale! E tu, tu,
dannazione, tu?! E' la cosa più assurda che abbia mai fatto, dio
santo, Metallica e Nirvana, che io sia perdonato! E' colpa tua,
Cass.»
«Ma è stata una tua idea.» replicò l'altro, sicuro.
Dean smise di ridere, con gli occhi offuscati dalle lacrime e il respiro corto, e si passò un dito sulle palpebre.
Dannazione, non si divertiva così da secoli!
Cass era fantastico... quando non recitava il pianeta delle scimmie, si intende.
Ma c'era
qualcosa... qualcosa che gli solleticava il collo, e la curva della
mascella, e i capelli, qualcosa che colse con la coda dell'occhio, come
un flash indistinto.
Quando
spostò lo sguardo al suo fianco, scoprì nuovamente
Castiel intento a fissarlo, ma questa volta in modo diverso, meno
insistente -o meglio, sempre insistente, ma non scuro e livido e arrapante come quello di prima, ecco-.
Oh merda, aveva appena pensato arrapante?
Sul serio?!
Porca puttana, stava parlando di Castiel!
«Dovresti smetterla.» borbottò, avvertendo la temperatura aumentare, e l'aria farsi soffocante.
Da quando Castiel si era avvicinato? Adesso c'erano appena due teste di spazio, tra di loro.
«Di fare
cosa?» si informò l'angioletto, innocuo, senza immaginare
le reazioni che stava provocando nel cacciatore.
Dean si costrinse a non guardarlo.
«Di fissarmi. Sei inquietante.»
«Ti ho spaventato?» saltò su l'altro, dispiaciuto, ritraendosi appena.
«Un po',
quando continui a fissarmi in quel modo.» biascicò Dean,
con una velocissima occhiata, indicandolo con un gesto distratto
dell'indice.
Accidenti, e da
quando era così goffo e stupido e ritardato e sgraziato e tutti
quegli altri brutti aggettivi che adesso la sua mente non riusciva a
formulare??
«Sono inquietante?» continuò imperterrito Castiel, sempre più... deluso? Triste?
Dean non seppe
spiegarsi cosa accadde dopo: semplicemente fu avvolto da un moto
improvviso e assolutamente irrazionale di affetto e tenerezza.
«Ma no,
figurati, sei adorabile. Solo non è giusto fissare le persone
così. Ricordi quella storia dello spazio personale?»
Eppure, anche dopo averlo detto, Dean si sentì nel pallone.
Come se avesse la testa piena d'aria, e le tempie che pulsavano.
Adorabile... aveva appena detto adorabile... aveva seriamente detto adorabile?!
Anche Castiel sembrava perso negli stessi pensieri.
E... cazzo.
Si era avvicinato.
Doppio cazzo.
Dean fa qualcosa, allontanati!
Castiel ti sta fissando le labbra... perché ti sta fissando le labbra?!
Il suo cervello sembrava essersi scollegato, così come le gambe.
Triplo cazzo!
«Non posso.» sussurrò Castiel, levando lo sguardo dalle sue labbra e puntandolo nelle sue pupille.
Dean si congelò sul posto, con un tuffo al cuore, e si perse nell'oceano liquido di quelle iridi.
«Fare
cosa?» domandò, rapito, urlando mentalmente di
allontanarsi, di fare qualcosa, cazzo, di fare qualsiasi cosa!
Anzi no, non qualsiasi oppure... oppure...
Quattro volte cazzo!
Castiel non
distolse lo sguardo, ma ormai era così vicino che Dean
respirò il suo respiro e saggiò il suo profumo.
«Non posso smettere di fissarti. Non ci riesco.»
«Perché?»
sussurrò appena Dean, quasi sulle sue labbra -oh merda, che ci
facevano le labbra di Cas così vicine alle sue? E perché -cazzo!- perché non si era ancora allontanato? E quanti "cazzo" aveva ripetuto?
Che poi, da quando si erano invertiti i ruoli? Non era certo lui il Pinocchio che chiedeva sempre il perché.
«Perché sei... attraente.» chiosò infine l'angelo, e Dean sentì un rimestio allo stomaco.
Niente in confronto a ciò che ne seguì.
Un attimo dopo Castiel annullò la distanza che li separava, carezzando le sue labbra con le proprie.
Dean
sentì il suo fiato tra i denti e rabbrividì di piacere, e
di confusione, e di quella serie di emozioni, sensazioni e sentimenti
che la sua testa aveva tradotto con una sequenza di "cazzo!" indistinti.
Poi una scarica
gli attraversò le costole, quando avvertì la lingua calda
e dolce e morbida dell'altro farsi spazio cautamente contro le sue
labbra.
La scarica gli invase la testa -stordendola definitivamente- il petto, lo stomaco, il basso ventre -o cazzo!- e le mani, che in un attimo cercarono un appiglio stabile, trovandolo nel trench.
Le dita affondarono nella stoffa, afferrando e avvicinando il corpo dell'altro.
Ancora... ancora un po'.
Poi Dean si
sporse in avanti per approfondire il bacio, e rivoltò la
situazione, invadendo con urgenza la bocca dell'angelo, che
soffocò un gemito sorpreso, che diffuse un nuovo brivido di
piacere lungo il corpo di Dean.
Adesso Castiel,
per reggersi dal suo attacco violento -ma non per niente poco gradito-
si aggrappò alle sue braccia e Dean portò una mano sulla
nuca di quello, saggiando la morbidezza dei capelli del moro, e nel
frattempo esplorando con maestria la bocca del moro, in tutti i suoi
angoli, stuzzicando, succhiando e mordicchiando le labbra.
Castiel emise un gorgoglio e Dean si sporse ancora di più, fin quando non ebbe spinto il corpo dell'angelo sul letto.
Inevitabilmente si separarono, e Dean riprese fiato, fissando l'altro sotto di sé.
I capelli
stravolti, le guance arrossate, le labbra rosse, gonfie e lucide -e,
dio, lui le aveva ridotte così!- e gli occhi languidi, le
pupille dilatate dall'eccitazione.
Dean si
passò la lingua sulle labbra, sentendo il sapore dell'altro
-che, porca miseria, era semplicemente inebriante!-, ma rimase un
attimo di più a fissare quel volto, quasi non credesse ai propri
occhi.
Come aveva fatto a non notarlo prima?
Cass era la cosa più bella che avesse mai visto.
L'angelo sorrise appena, imbarazzato, e in quel momento aveva un aspetto così dolce che a Dean sembrò un bambino.
«A quanto pare, è stata Deanna ad abbordare me.»
Una scusa, al colmo dell'imbarazzo.
Dean non si accorse nemmeno di star sorridendo: i suoi muscoli facciali si mossero da soli.
Un attimo dopo il cacciatore fu di nuovo su di lui, mordicchiandogli il lobo.
«Cazzo, Cass, ce l'hai fatta, alla fine, a conquistarmi. Ce l'hai fatta sul serio.»
«Voce sexy e sguardo intenso hanno funzionato?»
La gola di Cass
vibrò per la risatina e Dean prese a lasciare una scia di baci
bollenti sul suo pomo d'Adamo, strofinando la punta del naso sul suo
mento.
«Tu hai
funzionato.» si allontanò un attimo, quel tanto che gli
bastava per guardarlo negli occhi. «E non crederai mica di
rimanere ancora vergine a lungo, vero?»
Castiel
inclinò la testa, in quel suo modo adorabile, ma Dean non gli
diede il tempo di pensare. Si abbassò di nuovo su di lui, e
racchiuse ogni sua possibile replica con le proprie labbra, cercando di
nuovo accesso nella sua bocca.
Quando le mani
dell'angelo gli scorsero sulla schiena, tracciando la linea della
colonna vertebrale e la gobbetta del collo, Dean fu attraversato da un
brivido intenso, e gemette qualcosa di indistinto, stringendo i capelli
di Cass con una mano e facendo passare l'altra sotto la camicia
dell'angelo, a contatto con la sua pelle nuda, che fremette.
Si separò un attimo dalla sua bocca, per dedicarsi al collo, dove lasciò degli evidenti segni violacei.
«Ah,
Dean.» ansimò Castiel, con voce incredibilmente roca e
seducente, e Dean godette del vibrare del suo collo.
Lo guardò
stralunato, per un attimo. «Porca puttana, sei riuscito anche ad
emulare la voce da "ti strappo le mutande a morsi"»
«Quello non era lo sguardo?»
Dean scosse la
testa, avvicinandosi alle sue labbra «Ma che ne so, al diavolo
tutto, adesso ci penso io a te e al tuo piccolo problemino di
castità.»
Castiel rise, poi Dean riprese a baciarlo, sotto la luce della luna piena.
E Sammy?
Per la prima volta da molte ore a quella parte Dean desiderò che il fratello non tornasse.
Per un bel pezzo.
~•~Angolo Autrice~•~
Ed
eccomi di nuovo qui, a rompervi le balle! *Giunge Bobby, massaggiandosi
il cappello e borbottando tra la barba impregnata di birra il classico
"balls!"*
Vi avevo avvertito che sarei potuta tornare con una nuova storia, ed
ergo eccomi qui! Contenti?? :D *coro di: ma anche no!* Essu, dai, non
così entusiasti! ç__ç
ORDUNQUE. Fondamentalmente la reputo la mia prima Destiel. Insomma,
quella dell'altra volta non era proprio una destiel-destiel, ecco, e mi
sentivo in dovere di rimediare v.v
Ho cercato di attenermi il più possibile ai personaggi, ma se
sono risultati OOC vi prego di farmelo sapere, in modo tale da evitare
lo stesso errore la prossima volta :D
Devo dire che l'idea originale era un po' diversa, ma non mi dispiace
come è uscita fuori; però è uno stile un po'
diverso dal solito, uno stile più "moderno" che fin ora non ho
mai utilizzato. Chiamatelo esperimento o come volete, in ogni caso mi
auguro che piaccia, voi ditemi!! *-*
P,s: possibilmente ci incontreremo ancora perchè ho in mente una
fic comico-demenziale su Supernatural. Ma a voi l'ardua sentenza! v.v
Alla prossima!! :D
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