Per Elisa

di Scarlett87
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Sottile, di seta. Un po’ stramato. Un nastrino verde per legare i capelli, avendoli lunghi.

  Lunghi e neri. Lisci. Due occhi grandi così e le mani bianche, di ceramica.

Sedeva al piano e suonava come può suonare una bambina di cinque anni. Era il suo onomastico, nessuno aveva un regalo per lei. Ne era delusa.

  Elisa dondola a tempo le gambe, i piedi non toccano terra.

Papà le si avvicina. Esco un attimo tesoro, torno subito. Resta qui, suona, non aprire nessuno.

Fa si con la testa e cambia melodia.

La stanza è grande, tutto è silenzio rotto dai tasti neri e bianchi premuti dalle sue bianche dita. Piano. Premuti piano.

  Nel portico il padre di Elisa intravede Igor, il giardiniere. Elisa è sola in casa, le dai tu un’occhiata?

Igor dice non c’è nessun problema, si figuri. E sorride. Pota due rose bianche e sorride.

  Entra nella stanza, Igor. Si avvicina ad Elisa spaventandola.

La solleva per la testa, l’acchiappa orizzontalmente per il fiocco di velluto verde del vestito. Le sbatte la testa sulla tastiera del piano.

Due, sei, dieci…

note forti, sconnesse.

Tredici, sedici…

suona, piccolina, suona.

Diciotto, ventuno volte.

Se la lascia scivolare dalle mani, sfinito.

  Elisa cade pesante per terra,le mani bianche di ceramica. I capelli lunghi e neri. Lisci. Sparsi per terra, sul viso fracassato.

Il papà attraversa il portico, intravede il sorriso di Igor. Rose bianche morte. Nel giardino, morte.

 I tasti del piano, neri e rossi.

Sale le scale.

 La moquette attorno a lei, rossa.

Apre la porta ed entra nell’ingresso.

 Il vestitino verde, insanguinato. 

Percorre il corridoio. Chiama. Elisa! Elisa! 

Vede la porta della stanza.

Non la sente suonare.

Ho un regalo per il tuo onomastico!

Impugna la maniglia.

Ti ho comprato un nastrino verde, tesoro!

Apre la porta.                                





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