Quarantotto ore
Quarantotto ore.
Solo quarantotto stupidissime ore, normalmente gli
sarebbero sembrate un’inezia. Ma essere legato, seduto a terra in un angolo
della stanza con una pistola puntata contro… beh, aveva fatto sì che per Mike,
quelle ultime quarantotto ore erano state lunghe un’eternità.
Poi era accaduto tutto in un attimo. La polizia che
intimava al rapitore di arrendersi, che faceva irruzione. Fumogeni. Spari,
grida. Un uomo che si avvicinava a lui e scioglieva le corde.
«Sei salvo. Va tutto bene.»
No, non andava affatto bene. Mike aveva creduto
che quando l’avrebbero liberato si sarebbe sentito meglio, libero da quel nodo
in gola. E invece ancora non riusciva a credere che fosse tutto finito, di
essere fuori pericolo.
Non riusciva a smettere di tremare.
Quando finalmente i paramedici ebbero finito di
controllare che stesse bene, fu permesso ai suoi amici di raggiungerlo. Rachel
e Harvey si avvicinarono a lui cautamente.
«Ho provato a contattare Jenny, ma…» cominciò la ragazza,
con aria di scusa.
«Non importa.» Tagliò corto Mike. «Non ci sentiamo più.
Probabilmente non sarebbe venuta lo stesso, anche se fossi riuscita a
chiamarla.»
E in un attimo, Mike fu colpito dalle sue stesse parole
come da una pugnalata in pieno petto.
A Jenny non importava più nulla di lui, e Trevor non gli
rivolgeva la parola da mesi. Le uniche persone a cui interessasse anche solo un
minimo erano lì. Harvey aveva ripetuto milioni di volte che non ci teneva
affatto a lui, mentre Rachel era molto più fredda da quando avevano deciso che
non era il caso di avere una relazione e probabilmente era lì unicamente per
senso del dovere.
La sensazione di essere solo al mondo quasi lo schiacciò,
assieme al dubbio. “Se fossi morto, se mi avessero sparato… sarebbe dispiaciuto
davvero a qualcuno?”
Non voluta, l’immagine di quell’uomo che premeva il
grilletto gli affiorò nella mente.
Sentiva le lacrime premere per uscire. «Voglio tornare a
casa,» mormorò.
«Ti accompagno io,» si offrì Harvey, e Mike non era
sicuro di poter accettare. Ma Harvey lo prese per un braccio, e così non ebbe
il tempo neppure di protestare.
In macchina nessuno dei due pronunciò una parola, finché
l’avvocato non parcheggiò la macchina. Solo allora Mike si rese conto che non
erano affatto nelle vicinanze del suo appartamento.
«Ma dove…?»
«Stanotte dormi da me,» affermò l’uomo, con un tono che
non ammetteva repliche.
Mike rispose comunque.
«Cosa? No, voglio tornare a casa. Per favore, sono
stanco, voglio solo poter riposare e…»
«Riposerai a casa mia,» insistette Harvey mentre usciva
dall’auto.
Aprì la portiera di Mike e lo fece uscire. Il ragazzo non
protestò ulteriormente: troppa era la stanchezza, la spossatezza. E sentiva un
vago senso di vertigine e di straniamento, come se quella che lo circondava non
fosse la realtà.
Harvey lo condusse fino a casa, e lo spinse dentro quando
vide che esitava.
«Stai tremando…» mormorò. Lo prese per una spalla, e Mike
si scansò di istinto.
«Scusa,» pigolò. «Io…»
«Va bene. Siediti, ti preparo un tè.»
Harvey non era appena uscito dalla stanza, che Mike si
rese conto di essere rimasto da solo. Solo, in un ambiente che non conosceva.
Davanti ai suoi occhi di nuovo quella pistola, quello sguardo carico di odio
nei suoi confronti.
Finché non sentì due braccia forti stringerlo, e
cancellare tutto. «Ehi, va tutto bene.»
La voce di Harvey. Calda, protettiva, rassicurante.
«Scusa. Non volevo… non devi preoccuparti.»
Harvey lo strinse più forte. «Già. Come se potessi
smettere di farlo.»
Mike singhiozzò. «Sembra quasi che ti importi…» e
l’avvocato si allontanò un po’ da lui.
«Sembra quasi che mi importi? Ma stai scherzando?!
Certo che mi importa! Se ti fosse successo qualcosa oggi…» si interruppe. Prese
un fazzoletto dalla tasca e asciugò gli occhi dell’assistente. «Dio Mike,
credevo che fossi più intelligente di così. Il fatto che ti dica sempre che non
mi affeziono a nessuno non vuol dire che sia vero, sai? E quando mi hanno detto
che eri prigioniero di Anderson… è stata colpa mia, se avessi ottenuto
l’ergastolo non sarebbe mai uscito di prigione, non avrebbe mai potuto
vendicarsi. Ma giuro che non permetterò mai più che accada una cosa del genere,
giuro che ti proteggerò da qualsiasi cosa.»
Mike annuì, gli occhi ancora colmi di lacrime. Harvey lo
abbracciò di nuovo. «E giuro anche che domani mattina rinnegherò qualunque cosa
io abbia detto o fatto stasera.»
Riuscì a strappare una risata a Mike, che si aggrappò a
lui. E ora, protetto dal suo corpo solido e caldo, si sentiva un po’ più al
sicuro.
«Questa notte… posso dormire con te?» domandò a bassa
voce Mike.
«Solo se includiamo anche questo nell’elenco di cose di
cui da domani non parleremo più,» rispose l’avvocato.
«Non ne farò mai parola, giuro.»
Harvey sciolse l’abbraccio, e gli scompigliò i capelli
con la mano. «Allora va bene.»