Un Segreto da Galera, Dove sta il Problema?

di Fatelfay
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Era da qualche tempo che se lo chiedeva. Watson non aveva mai trovato il tempo, tra un caso e l’altro, e talvolta si era dimenticato anche di chiederlo. Ma in quel momento, nel soggiorno di casa, con Holmes sdraiato sul divano con la manica destra arrotolata fin sopra il gomito, Watson ricordò una domanda non detta, un’ammissione celata che lo aveva un po’ preoccupato. Era successo all’inizio della sua convivenza con Sherlock, durante un caso in cui c’era una quantità indecente di rosa. C’era Lestrade, che aveva conosciuto da poco e Holmes impassibile e freddo, ma comunque affascinante, e c’era anche mezzo distretto di polizia, tutti stipati in quello stesso soggiorno dove si trovava John in quel momento. Sherlock si tolse il cerotto di nicotina dal braccio con un pacifico sospiro. Uno dei tanti cerotti di nicotina che riempivano la casa. Watson lo guardò attentamente. Holmes fissò il cerotto che teneva in mano e se lo rigirò tra le dita, poi chiese a John di buttarglielo aggiungendo un raro “per favore”. Watson obbedì senza esitare, nonostante non volesse. Eppure non riusciva a dire di no al sociopatico iperattivo che in quel momento era fermo e calmo e sembrava una persona normale.
- Sherlock?-
- Sì?- Holmes alzò la testa dallo schienale del divano e fissò attentamente il coinquilino.
- Ma… insomma,- John guardò il pavimento non sapendo come iniziare la domanda. Sherlock si alzò e gli andò incontro, curioso.
- C’è davvero della droga in questa casa?- Watson espresse il suo dubbio direttamente senza mezzi termini. Holmes, impassibile per non far capire ciò che pensava, (ma avrebbe potuto anche fare qualche smorfia che tanto Watson non ci sarebbe comunque riuscito), prese una chiave che teneva nascosta sotto i vestiti e si avvicinò al tavolo del soggiorno.
- Non ti sei mai chiesto perché questo cassetto non si aprisse?-
- Allora si apre? Avevo incominciato a pensare che fosse solo un intaglio estremamente realistico.- Watson lo seguì e osservò attentamente con quanta calma e tranquillità Sherlock inserisse la piccola chiave nell’invisibile serratura e la girasse facendo scattare gli ingranaggi. Holmes aprì lentamente il cassetto e si spostò quel tanto che bastava da mostrarlo completamente al coinquilino.
- Ma… è vuoto.- Holmes ebbe uno scatto di frustrazione alla risposta di John.
- Applicati, John. Provaci un po’ di più, usa un po’ di immaginazione. Neanche Lestrade sarebbe capace di dire una cosa così ovvia e inutile.- Watson gli lanciò un’occhiata furente: si era appena sentito dare, in forma sottile, dell’idiota.
- Qualche trucco?- Holmes fu un po’ più contento di quella risposta ma ancora aspettava che Watson ci arrivasse da solo.
- Su, forza, ragiona!-
- Un doppio fondo?- Tirò ad indovinare il medico, non sapendo che altro dire.
- Sì, fantastico, ci sei arrivato.- E detto ciò, Sherlock prese un righello con una linguetta in fondo da sotto una catasta di giornali. Con esperienza la infilò sotto al ripiano e alzò il doppio fondo. Lo scompartimento rivelato fece impallidire leggermente il medico. Poi Holmes risistemò tutto, chiuse il cassetto e si rivolse con uno dei suoi sorrisetti a Watson:- La signora Hudson non ne sa niente, quindi questo è il nostro segreto. Se ti serve qualcosa, sai dov’è la chiave.-





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