Alice nella nebbia

di mamie
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UNO
Alice cammina per il Paese delle Meraviglie. Cammina con le sue scarpette lucide, il grembiulino bianco, su un paesaggio di cocci di bottiglia. Il cielo è grigio, solcato da lampi e dal fumo dei proiettili. Il rumore è assordante.
Alice cammina indifferente, calpesta macerie, mobili rotti, libri stracciati, vestiti a brandelli. Guarda lontano, in un orizzonte dove c’è solo una striscia di luce livida.
Alice cammina e il grembiulino bianco si schizza di fango e di cenere, forse anche di sangue. Le scarpe no, rimangono lucide, di un nitore ultraterreno.
Alice è bionda bionda come il lino, ha gli occhi azzurri azzurri, un azzurro di fiordaliso.
Alice guarda il mondo in bianco e nero, spento, arido, brutto e inutile.
Forse è il contrario: forse Alice è solo una bambola meccanica, molto graziosa e vuota, e il mondo vero è quello del sangue e della cenere 




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