Half
Light.
IV.
Purple Heart.
Sente qualcosa di strano, qualcosa che non dovrebbe essere
com'è in questo momento.
Apre un occhio solo, lentamente, e nota che si trova praticamente al
buio: entra pochissima luce dalla finestra e tutto è in
penombra.
Sforzandosi riesce a mettere a fuoco la sveglia sul proprio comodino e
quindi l'orario.
Le cinque di mattina.
La seconda cosa che nota è che si sente prigioniero. Delle
lenzuola - completamente intrecciate alle sue gambe - e di Jude.
Jude, maledizione.
Generalmente il suo migliore amico non è terribile come
'compagno di letto', in quanto ha solo un difetto: tende ad occupare da
solo tutto lo spazio disponibile. Ed è anche una
caratteristica sopportabile, finché non si muove troppo o
parla o russa, ma diventa intollerabile se questo lo spinge ad usare
Ewan come parte del materasso stesso.
Mugugna un lamento, la voce impastata dal sonno, per poi spingerlo via
di forza. Un sospiro di sollievo e subito la consapevolezza che non
riuscirà mai a riaddormentarsi a questo punto - la cosa lo
irrita oltre ogni modo, eliminando qualsiasi traccia di buon umore.
E quello scemo non ha avuto neanche la decenza di svegliarsi una volta
spinto di lato.
Gli da' un calcio.
«Ahi!»
«Ti sta bene.»
Jude in risposta mormora qualcosa di incomprensibile, che potrebbe
essere un «Che ho fatto?» o un «Vai
al
diavolo.»
Decide di non curarsene, anzi, il fatto che l'altro sia più
addormentato che sveglio lo irrita ancora di più.
Probabilmente lo colpirà ancora più forte nel
momento in cui tornerà a sognare.
Non è un tipo mattutino, questo si è sempre
saputo.
Dopo una decina di minuti è abbastanza annoiato da cambiare
idea, scansandosi - districandosi così dalle coperte - e
uscendo fuori dal letto; ignora il leggero freddo e fa qualche passo,
per poi osservare il suo amico.
Forse sta dormendo, ma al momento la cosa non lo infastidisce
più: dopo il casino enorme che si è scatenato fra
di loro - e per colpa loro - hanno optato per il semplice "far finta di
nulla", il ché funziona bene, anche se a volte affiora una
sorta di vergogna.
Imbarazzo.
Il punto è che adesso, mentre l'altro dorme, può
permettersi di osservarlo in tutta tranquillità, senza
temere una reazione o un ammiccamento. Può stare
lì ed ammettere che è curioso quanto affascinato.
Può ammettere che si sta chiedendo come sarebbe essere il
suo amante. Non di un ragazzo qualsiasi, ma proprio di Jude.
Può rilassarsi e capire che, in ogni caso, dovranno
aspettare il momento in cui la sola idea non faccia venire il mal di
testa.
Dopo si pente, ovviamente, soprattutto nei confronti di Sadie - che
è ancora amica sua, nonostante stia prendendo a scordarlo -
e di tutte le conoscenze alle quali sta nascondendo la
verità. Ed è con questi pensieri che
può tirare un sospiro di sollievo, più sicuro del
precedente, girarsi e finalmente andare in cucina.
Beve più caffè del solito, poi si sposta nel
salotto, sul divano. Lì si rende conto che la sera prima non
hanno neanche abbassato le tapparelle delle finestre: i vetri appaiono
appannati, colpiti dal freddo di una nottata Londinese.
Abbassa lo sguardo verso i libri poggiati sul tavolino, i quaderni, una
sorta di agenda della quale non conosce il proprietario, le chiavi che
credeva di aver perso, qualche bicchiere, una tazza, penne a
volontà. Disordine: in effetti non c'è una
singola parte dell'appartamento che non appaia come se ci fosse passato
dentro un tornado.
Visto che c'è, potrebbe fare un po' di ordine, magari
lavando i troppi piatti.
Jude lo trova ancora indaffarato nel salotto, almeno due ore dopo, ed i
libri sono tutti nella libreria, le chiavi nella tasca della sua
giacca, le penne in un improvvisato portapenne che originariamente era
un bicchiere, e tutte le sporcizie pulite.
Sbatte un paio di volte le palpebre, chiaramente stupito.
«Non ti chiederò nulla,» dice infine,
«prima ho bisogno di bere qualcosa. Voglio un tè.
Oh, e buongiorno!»
«'Giorno,» risponde Ewan distratto mentre osserva
il suo lavoro; un istante e sembra rendersi conto che non dovrebbe
essere così accondiscendente: «anzi, no! Tu mi hai
svegliato!»
«Davvero?» Neanche se ne ricorda, quel maledetto,
«Mi dispiace.»
«Erano le cinque.»
«Potevi riaddormentarti...»
«Tu sai che non mi riaddormento mai. Ho provato a vendicarmi,
però: se ti ritrovi con un livido in più, sappi
che è opera mia.»
«...Grazie.»
«Di niente.»
E lo guarda sparire nella cucina di lato. Resta lì dove si
trova, deciso ad ingaggiare una battaglia contro la polvere, la mente
proiettata a quando riuscirà ad essere soddisfatto del suo
lavoro.
Se mai lo sarà.
Se mai riuscirà.
*
Si trova a buon punto: adesso la stanza è illuminata dalla
luce del giorno, sembrando meno fredda di prima,
con colori meno cupi.
Decide che può anche considerarsi contento.
È con un sorriso soddisfatto che entra in cucina, trovando
Jude seduto al tavolo, intento a leggere delle fotocopie - ne ha almeno
una ventina con sé, spillate insieme e stranamente sistemate.
La roba del teatro, forse.
Certo, potrebbe dargli una mano anziché occuparsi di quelle,
ma non se ne lamenta troppo visto che una parte di sé non
vede l'ora di prendersi tutto il merito.
Ghigna ancora di più.
«Oggi fai davvero paura.» Commenta l'altro, senza
neanche staccare gli occhi dai fogli.
Sta per rispondere con un commento piuttosto piccato su quanto sia
inquietante lui quando fa praticamente tutto - dal sorridere, al
proporre, ai continui ammiccamenti - ma viene interrotto dal suono del
campanello.
Jude spalanca gli occhi, probabilmente temendo la visita della sua
ragazza, e la stessa paura contagia velocemente anche Ewan. Restano
fermi ancora qualche momento - sicuramente cercando di inventare un
piano di fuga - ma un secondo suono fa capire allo scozzese che deve
prendere la situazione in mano.
Fortunatamente, visto che si tratta di Jonny.
«Ciao,» dice innocente, non rendendosi conto di
quanto panico è riuscito a generare con una semplice visita
inaspettata, «vi avrei detto che passavo, ma il vostro
telefono è sempre staccato per qualche motivo.»
Ewan non commenta, si limita a spostarsi per farlo entrare e, in questo
modo, nota che non porta con sé il solito borsone.
Evidentemente ha già trovato modo di sistemarsi nel nuovo
appartamento...
Evidentemente non ha più bisogno di un borsone.
«Vieni.» Dice, e si dirige nel salotto.
«Sai quanto tempo ci ho messo per venire qui da casa
mia?»
«Non ne ho idea.»
«Meno di tre minuti! Abito a quattro case da qui!»
Esclama contento, «Questa sera inauguro la mia nuova
sistemazione. Son sicuro di averti già parlato della festa
che volevo fare...»
«Avevi parlato del fatto che dovevo organizzarla io,
ricordo.»
«Eh, nel frattempo ho imparato che non ci si può
più fidare del tuo animo festivo. Ho dovuto pensarci da
me,» annuisce senza rancore, «ma ho invitato poca
gente e preso poco alcool, per tenere la cosa leggera. Sai, si tratta
di un posto più grande di quest-» si ferma quando
finalmente nota l'insolito ordine: «avete assunto un
domestico?»
«Ho pulito io.»
«...Stai scherzando?»
«No. Non sono neanche stato pagato,» poi capisce
dall'espressione incredula del proprio amico che deve dare una qualche
spiegazione, «questa mattina Jude mi ha svegliato presto,
prestissimo, e non sono riuscito ad
addormentarmi.»
«Ti ha pure svegliato? Che ha combinato quello
scemo?»
Uhm, difficile da spiegare.
Anzi: decisamente inspiegabile. Opta per un semplice:
«Niente, si agita come un pazzo mentre dorme. Lo
sento.»
«Aw, poveretto, avrà ancora paura di perdere
contro di me.»
«Non credo sia per quello, s-»
«Non è sicuramente per quel motivo lì,
cretino scorretto.» Si intromette l'interpellato prima ancora
di raggiungerli. Quando finalmente si presenta ha il solito broncio che
mette quando viene contraddetto o si sente offeso.
«Sì, certo,» lo sminuisce Jonny,
«sei fortunato che non sono qui per questo. Venite questa
sera sì o no?»
«Dove?»
«Festa di inaugurazione della mia nuova casa!»
«La tua?» Jude ci riflette per qualche istante, per
poi chiedere: «Che tipo di festa dai?»
«Di sicuro non il tuo genere, scemo: poco alcool, poche
persone e Sadie.» Calca soprattutto sull'ultimo nome,
accompagnando la frase con uno sguardo eloquente, «Spero che
Ewan ti abbia detto di quanto si è fatta insistente.
Chiamando me.»
«Me lo ha detto...» Ed in effetti non gli ha detto
proprio così, il punto del loro discorso era completamente
diverso - ma ha il buonsenso di far finta di niente. È
piacevole sapere che gli regge il gioco, nonostante tutto.
«Bene. Questa sera dovete chiarire.»
Jude si prende ancora qualche secondo per pensarci, visibilmente
incerto.
«Comunque, ne riparleremo.» Continua Jonny, pacato.
C'è anche una sorta di gentilezza nella sua
volontà di parlare da soli, una voglia di discrezione; Ewan
capisce perché è stato "escluso" da quella parte
del discorso - del resto non sono fatti suoi - ma non può
impedirsi di temere se è anche perché il loro
ospite ha capito qualcosa.
Una piccola paranoia dalla durata di un minuto: quanto era evidente la
sua intesa con Jude?
Non ne è più così sicuro, magari tutta
questa svolta non è stata poi così improvvisa.
«Nel frattempo,» continua il loro nuovo vicino di
casa, «vi consiglio di venire questa sera. Quando volete,
pure di notte, basta che vi presentate.»
«Ci saremo.» Decide per entrambi, senza curarsi
dello sguardo incerto di Jude.
Ed è una decisione presa, quindi può anche
lasciarli soli per tornare in cucina e riprendere il lavoro abbandonato
- concentrandosi su altre cose che non siano le loro parole, il loro
discorso su quanto le cose dovrebbero tornare come un tempo.
*
Vanno davvero a casa di Jonny, quella sera, ma non portano niente con
loro - e sanno che in teoria questa sarebbe la prassi per quanto
riguarda le feste - e quando si trovano di fronte la porta di casa non
riescono a fare a meno di scambiare un'occhiata - complicità
e preoccupazione - in proposito.
Subito dopo scoppiano in una risatina, e Jude si sposta per suonare al
campanello.
Solo che ad aprire la porta c'è uno sconosciuto che dovrebbe
essere un loro vicino di casa; mai visto o mai considerato, difficile
da capire.
«Amici di Jonny.» Spiega l'inglese, sorridendo.
Ed è strano perché il ragazzo si sposta, li
invita dentro con un tono di voce gentile, e per qualche secondo Ewan
ha l'impressione - o forse la speranza - che li abbia riconosciuti.
L'appartamento di Jonny è sicuramente più grande
del loro, non mentiva quando accennava alla cosa, ma ospita anche
più coinquilini - con una stanza propria - e probabilmente
va a costare di più.
L'ingresso da direttamente sul salotto, che funge anche da cucina,
molto largo. Al momento appare come particolarmente ordinato, tutto
disposto per la festa, dai colori caldi; sentono una musica piuttosto
soft in sottofondo.
Effettivamente, questo non è il loro ambiente.
Ma probabilmente è solo perché devono abituarsi.
Ci sono altre persone presenti, alcune delle quali conosciute o
già viste, che chiacchierano divise in piccoli gruppetti,
agghindati in vestiti più o meno
eleganti ed ognuno con un
bicchiere in mano.
Jonny sta parlando ad una ragazza particolarmente bella, con un vestito
stupendo ed i capelli raccolti in alto; lui non si è neanche
accorto del loro arrivo, per quanto preso dal discorso. Il suo sguardo
suggerisce che sia invaghito di lei, ma in generale ha un aspetto
diverso, una postura meno 'grezza'.
Jude ci mette meno di tre minuti per trovare altri compagni semi-famosi
come loro, persone che probabilmente già conosce, alle quali
inizia a descrivere i suoi progetti futuri. Presenta anche Ewan nel
processo, per poi lasciarlo lì ad ascoltare le loro
chiacchiere.
Si ritrova in molti aspetti, eppure non aggiunge neanche una parola.
Una decina di minuti dopo, Jonny si presenta per 'salvarlo'.
«Quando siete arrivati?» Chiede sorpreso.
«Poco tempo fa,» risponde Ewan, «eri
impegnato con quella ragazza lì.»
«Awwww, sì. Hai visto?» Ed
istintivamente si gira per guardarla, confermando a questo modo che
effettivamente si è preso una cotta per lei,
«Immagino che voi due non mi avete portato niente.»
«...Non basta la nostra presenza?»
«Quella era obbligatoria. Ma ve la faccio passare, visto che
mi avete ospitato tante di quelle volte. Quel divano mi
mancherà, sai?»
«Non c'è mai stato nessun problema.»
«Beh, grazie comunque,» continua imperterrito,
«anche se hai cominciato a pulire solo quando me ne sono
andato.» Aggiunge senza suonare accusatorio.
Dopodiché pare trovare qualcosa con lo sguardo e chiama:
«Ehi, scemo!»
Jude si gira verso di lui - con il solito broncio - e lo osserva
scocciato, nella mimica che chiaramente significa: "Che vuoi?"
Si accorge da solo che Sadie è arrivata, si accorge da solo
che è anche giunto il momento di chiarire le cose con lei.
Forse ha già deciso che cosa dirle o che cosa fare, in ogni
caso ha in mente le parole che Jonny gli ha detto quel pomeriggio -
quelle che Ewan non ha voluto ascoltare.
Si scambia un ultima occhiata con lui prima di spostarsi e raggiungere
la ragazza.
Ewan resta tranquillo, lo osserva mentre si avvicina a lei,
domandandosi perché mai dovrebbe preoccuparsi del loro
discorso. Insomma, non gli cambierebbe nulla, perderebbe solo una
persona nel proprio letto.
O un possibile flirt.
O un possibile amante.
E si è già ripetuto questo discorso un sacco di
volte, non cambierà idea adesso, non lo fermerà
da qualsiasi piano ha in mente - si tratta del suo migliore amico e
può fare ciò che vuole.
Torna a concentrarsi sull'amico rimasto, dicendo: «Ho quasi
paura di un suo ritorno.»
L'altro ride, «Immagino, ora puoi fare il pigrone quanto
vuoi.»
«No, neanche tanto: ha contagiato il fidanzato con la stessa
capacità di svegliare le persone.»
«Se non altro, ti ha trasformato in una cameriera.»
Ridono entrambi, mentre Jude è sparito con lei in un luogo
più appartato, uno dove possono discutere tranquillamente
del loro futuro.
Ewan resta attaccato a Jonny per tutta la festa, si fa presentare a
chiunque, ride, si finge meno nervoso di quello che è.
Anzi, sarebbe più corretto dire che si è imposto
di non pensare a quanto le cose torneranno ad essere quelle di un tempo
una volta rientrati a casa. O forse da domani. A quando il suo letto
tornerà freddo e vuoto.
Così come tenta di sopprimere quei pensieri su quanto Jude
sia il suo migliore amico e quindi bisogna di fidarsi di lui:
farà la cosa giusta.
Il problema è rappresentato dal fatto che al momento pensa
che la cosa giusta sia tornare da lui.
Ma ancora applica la stessa soluzione per tutti i problemi, quella
stessa che ha adottato fino ad ora: distaccarsi da queste idee.
Impedirsele. Tanto una parte di sé già si
aspettava di arrivare ad un punto simile, non è
così ingenuo come da' a vedere.
«Mi spieghi perché sei così
distante?» Domanda Jonny, mentre gli rifila fra le mani un
bicchiere di plastica - e dentro una bevanda che neanche sa
riconoscere, possibilmente alcolica, probabilmente solo disgustosa.
«Non capisco neanche che intendi.»
«Ewan.»
«Non so, mi sento inquieto... è da un paio di
giorni, sarà che non sto arrivando da nessuna
parte.»
E Jonny lo osserva, tenta di capire se sta dicendo una bugia, poi
decide di credergli - e lo fa perché non ha neanche mentito:
Jude resta comunque un problema secondario - e gli sorride:
«Ma non è il momento di pensarci, ora.»
«Lo so. Scusa.»
Sta per assaggiare ciò che nel bicchiere quando sente una
mano sulla spalla, poi la voce del proprio coinquilino:
«Allora, ti stai divertendo?» Domanda.
«Non sei tu il padrone di casa, Law,» lo ammonisce
Jonny dispettoso, «ed è ovvio che si sta
divertendo! Me lo sono portato in giro, che credi?»
«...Mah, ok.»
«Piuttosto, che hai combinato con Sadie?»
«Non ne ho idea,» risponde, «stiamo
ancora insieme, mi sono scusato. Anzi, credo di non aver fatto altro
che scusarmi per tutta la durata della nostra chiacchierata.»
«Ci credo, ti sei comportato come un cretino.»
«Già... ma alla fine mi ha perdonato.»
«E torna a vivere con noi?» Si intromette
finalmente Ewan, controllando la voce e l'intensità dello
sguardo; non vuole far capire quanto questa risposta sia importante per
lui. L'inglese lo fissa di rimando, pare capire, poi gli ruba il
bicchiere dalle mani.
«Non ancora, sta da una sua amica. Dice che deve pensarci per
bene, visto che non sono una persona seria,» da un sorso,
«questa roba fa schifo Miller.»
Ed i due prendono ad insultarsi nella loro maniera giocosa, ridendo
anche quando non riescono a far finta di starsi solo prendendo in giro,
mentre lui sente nel cuore una sorta di gioia. Quella che si era
negato, in pratica.
Torna a riappropriarsi del suo bicchiere, iniziando a ridere per il
gusto di farlo - finalmente sciolto da tutte le preoccupazioni che
questa festa stava portando.
Perché la roba che sta bevendo farà pure schifo e
Jonny non dormirà più sul suo divano, ma almeno
Jude è rimasto - con la consapevolezza che può
dare molto di più.
E si aggiunge alle prese in gire, su quanto sia cretino anche lui a
preoccuparsi pure per i cambiamenti di vento.
*
Sono fra gli ultimi ad andarsene, scegliendo bene di non seguire i
primi e di non restare per troppo tempo: le tempistiche perfette che
hanno imparato nel corso dei mesi.
Scappano fra la strada - che è la loro via, in tutto e per
tutto - ridacchiando insieme, complici di vivere così
vicino. Si sentono leggeri.
La consapevolezza che non devono neanche prendere la macchina per
tornare a casa e l'alcool che hanno preteso dopo aver assaggiato lo
schifoso cocktail, fanno il resto.
Il loro appartamento è freddo e scuro, appare ancora
più cupo del solito, si respira un'aria completamente
diversa da quella che c'era durante la festa: meno accogliente. In un
certo senso, sa di familiare proprio per questo motivo - per quanto la
definizione possa sembrare paradossale.
Ewan butta la giacca sopra il divano, senza curarsi di star creando
disordine dove per primo aveva fatto ordine, recandosi poi nella sua
minuscola camera per togliersi il resto ed andare direttamente a
dormire.
Si sta levando i vestiti, pronto a spogliarsi completamente, quando
vede Jude sulla soglia della porta.
Il pigiama.
Neanche si ricorda dove lo ha buttato questa mattina.
Fortunatamente Jude lo blocca - «Puoi anche evitare, si vede
che ti scoccia.» - prima di infilarsi sotto le coperte,
chiudendo gli occhi. Non ha chiesto di poter dormire con lui, ma tanto
sa che non verrà cacciato.
Così come Ewan non si preoccupa di fare come aveva pensato,
finendo di spogliarsi ed sdraiandosi a sua volta. Una volta spenta la
luce riesce finalmente a rasserenarsi, per quanto gli venga ancora da
ridere nel ripensare a tutta l'agitazione accumulata - incapace di
concepire che non è finita, si tratta solo di un discorso
rimandato.
Sbuffa.
Poi - senza neanche accorgersene - sente il peso di Jude addosso, si
ritrova stretto in un abbraccio, con le labbra sulle sue. Non lo ferma,
non commenta, si limita a rispondere pacatamente alle sue attenzioni.
Lo accarezza - per la prima volta - accompagnato dal buio e dal
sollievo di non averlo perso.
Jude che ha naso e mani fredde, gelide, più o meno alla
stessa temperatura che regna nel loro appartamento.
Con questo ultimo pensiero si arrende.
Rassegnato e battuto da se stesso.
Sposta le mani sulle spalle dell'altro, fa un po' di pressione, ribalta
le posizioni quasi con rabbia; cambiando significato ai baci e alle
carezze che si stavano facendo. Lasciando che ogni sua azione sappia di
possesso, di un desiderio represso e di una sorta di bisogno.
Insomma, di tutto ciò che prova e che sta finalmente
ammettendo a se stesso e a Jude.
Lo stesso Jude che sicuramente se lo aspettava, ma anche è
felice, sapendo che questa volta non si fermeranno.
Questa volta finirà come doveva finirà
già da qualche giorno, ma senza conseguenze pericolose.
*Fin*
Note: oddio, la fine. E so che non è
neanche una fine-fine, ma sembrava quella più giusta: un
ciclo completo.
E ora posso anche parlarvi liberamente, il ché è
stupendo xD quindi:
1) Come forse avrete notato, tutti i capitoli iniziano e finiscono alla
stessa maniera (Ewan si sveglia/Ewan si addormenta) e tutti prendono in
considerazione più momenti di una sola giornata (di solito
mattina * pomeriggio * sera). Ho bilanciato in un processo simile anche
le "apparizioni" di Jonny (inizio, inizio per telefono, fine per
telefono, 'fine') e questi sono i motivi principali per i quali sono
così soddisfatta di 'sta piccina.
2) Una cosa che ho amato tantissimo
scrivere è stato il cambiamento sottile della relazione fra
Ewan e Jude; nel primo capitolo come amici, nell'ultimo come una coppia
(e "vera" coppia alla fine): dormivano ogni notte nello stesso letto e
neanche capivano che c'era qualcosa di strano!
3) il colore di questo capitolo è Purple
Heart (#7442C8). In realtà volevo chiamarlo Atomic
Tangerine... ma poi ho
deciso di tenere questo, e di lasciare il secondo per la sottospecie di
sequel che sto scrivendo (sì, alla fine mi sono arresa
all'idea che la storia fra questi due non può davvero finire
così).
E qui dovrei ringraziare ancora una volta chi mi ha seguita in questo
percorso, ma non so bene che cosa dire! O meglio, credo di aver
già detto tutto su facebook, spiegandovi quanto sono
contenta di aver ricevuto il supporto di tutti voi. Non me lo aspettavo
per niente siccome non è un pairing molto popolare. xD
Grazie. Davvero.
Non vi siete liberati di me o di questa ship, mi dispiace, visto che
tornerò non so quando con
una seconda fic su questi due. Nel frattempo: baci, adieu!
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