Waiting for tea.
Ho tolto lo smalto,
pensando che la tua voce è eterna, perché mi
premurerò d'esserci sempre per risentirla nelle orecchie;
per
ricordarla ancora: eternità guadagnata.
Avevo delle pellicine sulle dita,
è stato triste torglierle. Mordicchiandomi il labbro ho
tirato piccoli lembi di pelle.
Ho scritto,
per il solo piacere di vedere nascere parole dalla mia penna, mentre
aspettavo.
Ho tolto lo smalto,
le mie unghie sono di nuovo anonime. Qualche residuo di blu
è rimasto, però.
Ti ascolto.
Voglio ballare, liberarmi, sorridere al nulla e accarezzare piano
l'aria; volteggiare, evadere. Seguire solamente il suono dei ricordi.
Ma sto scrivendo, il tè si raffredda.
La penna mi implora di smetterla,
vorrebbe tanto scrivere senza esserne costretta.
Chiudo gli occhi, mi vedo piangere sotto la pioggia: "no alarms and no surprises".
Disegno linee che non si incontrano, viaggiano tra alti e bassi,
lontane e distanti.
Scrivo:
"Pensare ti vincola al
posto in cui la tua mente si trova. Non voglio
avere pensieri, ecco.
Voglio poter sentire quell'ipotetico vento tra i
capelli e correre via.
Perché mi
viene in mente che il tempo è davvero meschino, con alcuni.
Rifugiarsi dietro alla nostalgia tante volte non mi aiuta; scrivere per
cercare dei "se...", per provare a parlare.
Io non so parlare (non
so nemmeno scrivere, se per questo.), ma costruire un mondo nella mia
mente, dove due occhi azzurri sorridono ancora...quello riesco a farlo.
Un mondo. Nella mia
mente.
Oh, cielo."
Non leggo.
Il tè è ormai freddo, bevo gli ultimi residui.
Mi guardo le unghie: sono così vuote e tristi e io
così monotona e spenta.
_
N *
|