1.The
first time
ever I saw your face
Brittany
Pierce aveva compiuto ben quattro anni da poco più di una
settimana. Quel
giorno sarebbe stato il suo primo giorno di asilo e la cosa la faceva
fremere
dall’emozione: tanti bambini, tanti giochi e un grande
cortile in cui
scorrazzare.
Era sicura che sarebbe stato
l’inizio di qualcosa di bellissimo,
per cui quando sua madre l’accompagnò
all’entrata dell’edificio di un adorabile color
pesca, le diede un bacino sulla
guancia e entrò sorridendo, tenendo ben saldo il suo
zainetto giallo.
Santana
Lopez
odiava l’asilo. Non che l’avesse mai frequentato
prima di allora, ma era sicura
che fosse un posto terribile : troppi bambini, pochi giochi e un
cortile non
abbastanza curato, nel quale sarebbe caduta centinaia di volte, si
sarebbe
fatta male e sporcata il vestito. Era
sicura che sarebbe stato l’inizio di qualcosa di orrendo,
per cui quando
suo padre l’accompagnò all’ingresso,
tentò in tutti i modi di convincerlo a
portarla con se al lavoro. Impuntò i piedini per terra,
scoppiando in un pianto
disperato, borbottando che non voleva essere abbandonata e che se
l’avesse
riportata a casa, sarebbe stata una bambina bravissima per ben
un mese intero. Purtroppo non riuscì nel suo intento, per
cui,
dopo vari minuti e lacrime, la piccola ispanica si trovò
all’interno dell’ultimo
luogo in cui voleva stare.
Non
era
passata nemmeno un’ora da quando si trovava lì e
Brittany aveva già deciso che
quel posto era proprio fantastico. Aveva appena cominciato a costruire
un bellissimo
castello con quelle
costruzioni grandi e colorate, quando si era accorta di una bambina
seduta in
disparte, che si guardava le scarpette lucide con
un’espressione corrucciata.
La biondina si alzò, avvicinandosi all’altra con
un sorrisone.
-Wow,
sei la
principessa!- squillò Brittany, sbattendo le ciglia chiare
mentre le sue labbra
formavano una piccola ‘o’ di stupore. Santana
alzò lo sguardo, corrugando le
sopracciglia. Notò che la bimbetta che aveva di fronte aveva
due codini veramente
tanto biondi e due occhi
azzurrissimi.
-Non
sono una
principessa- mugugnò mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Sì
invece-
annuì l’altra, correndo improvvisamente via.
Santana sgranò gli occhi confusa.
Era proprio uno strano posto, con strani bambini, quello! Brittany
però tornò
subito indietro da lei, portando con sé il suo zainetto
giallo. Ne estrasse una
bambola, che la bambina mise a fianco della latina.
-Vedi,
siete
uguali, per cui tu devi essere una principessa- le spiegò la
bionda, sorridendo
gioiosa. Santana notò quanto quella bambola le somigliasse:
i stessi capelli corvini
e lunghi, gli occhi neri, la pelle leggermente ambrata, un vestito
rosso come
quello che indossava in quel momento.
-Sai,
ho
sempre sognato di incontrare una principessa, non ero sicura fossero
davvero
così belle, invece mi sbagliavo- commentò ancora
l’altra, facendo così
arrossire vistosamente Santana.
-G-grazie-
farfugliò, abbassando lo sguardo.
-Ora
che ti
ho trovata, devo finire di costruire il castello…-
mormorò Brittany, gettando
un’occhiata sull’opera che aveva lasciato
incompleta –mi potresti aiutare?-
chiese poi all’ispanica. Santana annuì, accennando
un leggero sorriso.
Quello
che
Brittany capì quel giorno era che non tutte le principesse
vivevano in castelli
giganti, ma alcune anche in un posto chiamato “Lima
Heights” e che
frequentavano anche l’asilo, proprio come lei.
Quello
che
invece Santana capì era che forse l’asilo non era
così male, non se ogni giorno
avesse potuto giocare con Brittany.
Ma
di certo quel giorno era stato
sicuramente l’inizio di qualcosa di magico.
***
Rachel
Berry
non era pronta per il liceo, era prontissima. Si era svegliata
ovviamente alle
sei e mezza ed aveva iniziato il suo allenamento mattutino; aveva
bevuto una
spremuta e aveva mangiato uno yogurt; aveva scelto una gonna scozzese e
il suo
maglione preferito, abbinandolo
a lunghi
calzettoni rosa; infine si era fatta accompagnare dai suoi adorati
papà
all’ingresso del liceo McKinley.
Lucy
Quinn
Fabray sapeva che il liceo sarebbe stata la sua rivincita, anzi doveva
esserlo. Si era svegliata
largamente in anticipo, passando più di mezz’ora
davanti all’armadio, alla
ricerca di un vestito perfetto, né troppo corto,
né troppo lungo. Alzò poi
anche sua madre, così che le potesse sistemare i capelli al
meglio. Quando ogni
boccolo biondo fu perfetto, si truccò leggermente e
salì in macchina. Dopo una
decina di minuti si trovava davanti a quello che, era sicura, sarebbe
diventato
il suo regno.
Rachel
camminava lentamente nel corridoio, cercando di decifrare la cartina
della
scuola che le avevano consegnato.
-Penso
che tu
la stia guardando al contrario- decretò una candida voce, di
fronte a lei.
Rachel alzò i suoi grandi occhi nocciola, incontrandone due
limpidi ed
espressivi. Erano forse gli occhi più belli che avesse mai
visto, con sfumature
di giallo e marrone nell’iride verde. Appartenevano ad una
ragazza di cui la
bellezza era alla pari di quella dei suoi occhi, leggermente
più alta di lei e
con capelli ricchi di boccoli di un color paglia.
Girò
poi il
foglio che aveva tra le mani, notando che la bionda aveva ragione.
-Oh
già,
grazie- mormorò.
-Primo
giorno?- chiese Quinn, notando gli occhi nocciola della brunetta
alquanto
persi, la quale annuì immediatamente –Anche per
me- mormorò con un leggero
sorriso.
-Oh,
pensavo
fossi più grande- commentò Rachel
sorpresa. Quinn
inarcò un sopracciglio, probabilmente quella più
piccola
sembrava l’altra, vestita ancora come una scolaretta.
Lasciando correre il
commento, allungò la mano verso l’altra.
-Sono
Quinn
Fabray- si presentò con un sorriso cordiale.
-P-piacere
Rachel Berry- mormorò l’altra, stringendo
debolmente la mano curata della
bionda.
-Ora
ho filosofia,
ci si vede in giro-salutò Quinn allontanandosi. Rachel
ricambiò con un cenno
della mano, continuando poi a percorrere quel corridoio colmo di
studenti.
Quinn
si voltò
un’ultima volta indietro, notando la piccola ragazza farsi
largo tra i
giocatori di football, che avevano già iniziato a fare
battutine sul suo
abbigliamento particolare, dopodiché fu raggiunta dalle sue
migliori amiche e
iniziò a chiacchierare sorridente.
Rachel
a sua
volta si girò, intercettando quel mare di boccoli biondi di
quella Quinn.
Sembrava una persona gentile ed educata, forse avrebbe presto trovato
in lei
un’amica, pensò, prima di girare l’angolo
e trovare l’aula di
matematica.
***
Mercedes
Jones era seduta sulla gradinata del campo di atletica della scuola,
chiacchierando allegramente con le compagne del glee club. Rachel si
lamentava
come suo solito del fatto che il professor Shuester non la facesse
brillare
abbastanza, ottenendo così vari insulti in spagnolo da
Santana, la quale era
trattenuta dal picchiarla dalle braccia di Tina e Brittany; Quinn le
osservava
al fianco di Mercedes sorridendo divertita. La ragazza di colore si
voltò poi
verso gli amici che si stavano allenando nel campo.
Era
il
secondo giorno che Sam Evans era nella squadra di football e
già indossava
orgoglioso la giacca gialla e rossa dei Titans. Stava passando la palla
a Puck,
quando vide Finn distrarsi per salutare qualcuno per poi essere colpito
dal
pallone che Mike gli aveva tirato. Sam si voltò nella
direzione verso cui Finn
aveva salutato, notando le ragazze del Glee Club parlottare e ridere.
Mercedes
notò
una testa bionda che le risultava sconosciuta, probabilmente era il
nuovo
arrivato, immaginò. Quando il ragazzo si voltò,
incrociò accidentalmente il
suo sguardo e arrossì senza motivo. Lui le
sorrise radioso, arricciando adorabilmente il naso. Mercedes sorrise a
sua
volta, pensando che quel biondino aveva uno dei sorrisi più
belli di sempre.
Sam
la guardò
ancora un po’, prima di voltarsi verso Puck, che ridacchiava.
-Hai
già
messo gli occhi su Quinn?- domandò sollevando un
sopracciglio.
-Quinn?-
-La
cheerleader bionda vicino alla ragazza di colore- spiegò
Noah, indicandola con
un cenno del capo.
Sam
si voltò
di nuovo, prestando più attenzione alle altre ragazze,
notando Quinn mormorare
qualcosa all’amica al suo fianco.
-No,
non
proprio- mormorò poi lui girandosi, per poi ripassare la
palla ovale all’altro.
2.The
first time
ever I kissed your mouth
-Quel
tipo
non mi piace- borbottò Brittany corrucciandosi.
Santana
roteò
gli occhi, continuando a camminarle fianco –B, è
la millesima volta che lo
ripeti- sbuffò.
-Le
hai
contate tutte?- chiese la bionda stupita.
-N-no,
era
per indicare che l’hai detto veramente tante volte- le
specificò la latina,
lasciandosi scappare un sorriso.
-Perché
continua a non piacermi- disse la ragazza più alta,
assentendo convinta.
-Solo
perché
mi sorride in quel modo?- domandò l’ispanica
corrugando le sopracciglia.
-Sì..
no..No!
Per tutto, quel suo sorriderti in quel modo, quel guardarti da
maniaco..-mormorò, incrociando le braccia sotto il petto,
mentre entravano
nello spogliatoio delle Cheerios ancora vuoto.
-E’
un
ragazzo B, e io sono dannatamente sexy- affermò Santana,
sorridendole
-Sì
ma non mi
piace come ti tocca, o come ti bacia… sembra che ti mangi la
bocca- farfugliò,
sbatacchiando le ciglia chiare.
-E’
un bacio
alla francese- cercò di farle capire la mora.
-Tu
sei
ispanica Santana- la corresse Brittany, corrugando le sopracciglia.
-Sì,
lo so.
Un bacio alla francese significa che è con la lingua- le
spiegò, aprendo il suo
armadietto.
-I
francesi si baciano con la lingua?- chiese la bionda, più
confusa di prima.
-Oh…al
diavolo..- farfugliò Santana, prima di avvicinarsi a
Brittany, spingerla contro
l’armadietto e infilare la lingua nella bocca della bionda.
Era qualcosa di cui
forse Santana si sarebbe pentita, ma in quel momento c’era
solo lei, contro il
corpo della ballerina e le loro lingue che si accarezzavano, si
rincorrevano,
si sfioravano. Dopo poco la latina si staccò, leggermente
rossa in viso.
-Q-questo
era un bacio con la lingua, contenta?- domandò, abbassando
lo sguardo
imbarazzata.
Cosa
cavolo aveva fatto?! Aveva baciato la sua migliore amica che era assolutamente
una ragazza, e le era
anche piaciuto.
Brittany
però scosse il capo, in risposta alla domanda.
-C-che
c’è ancora?- chiese Santana, preoccupata. Brittany
non disse nulla, incrociò le
braccia dietro al collo della latina, giocando con le ciocche dei
capelli
corvini raccolti nella coda alta, dopodiché si
abbassò sull’amica, lentamente,
con delicatezza, appoggiando le sue labbra su quelle
dell’altra.
Era
un bacio molto più caso di quello che le aveva dato Santana,
molto più dolce e
intenso. Le labbra dell’ispanica erano così
morbide, che Brittany sarebbe
restata a baciarle per altri dieci minuti, ma la latina si sottrasse.
Brittany
notò che era arrossita violentemente, la vide poi
sussurrarle qualcosa di
incomprensibile e fuggire nel bagno.
Santana
si appoggiò al muro, posandovi contro la testa, cercando di
controllare i
battiti del cuore. Non capiva perché battesse
così veloce, perché le sue mani
fossero così sudate, perché nella sua pancia si
agitassero, non piccole
farfalle, ma probabilmente fenicotteri rosa. Il bacio di Brittany era
stato…
Non lo sapeva, non sapeva descriverlo, sapeva solo che ne avrebbe
voluti
un’infinità di quei baci.
***
Rachel
seguì
Quinn nella sua camera, restando in silenzio.
-Allora,
mi
vuoi dire il motivo della tua visita?- chiese la bionda, sedendosi sul
letto.
-Avrei
bisogno…tipo di un altro consiglio- mormorò
l’altra, con un lieve sorriso.
-Incomincerò
a chiederti dei soldi- scherzò Quinn, mentre Rachel le si
sedeva accanto,
prendendo un gran respiro.
-Ho
detto sì
alla proposta di matrimonio di Finn- rivelò, evitando di
incontrare gli occhi
contrariati dell’altra.
-Ma…
mi sfugge
perché mi chiedi consiglio, se poi decidi sempre di non
seguirli- commentò
seccata.
-Perché
sono
indecisa, e mi serve il parere di qualcun altro.- spiegò
–Per favore- la
implorò, stringendole la mano che la bionda aveva appoggiato
sul materasso. Quinn
sentì la presa e per poco non arrossì, annuendo
poi all’amica per lasciarla
continuare.
-Il
fatto è
che mi è finalmente arrivata la lettera della NYADA. Sono
finalista- svelò con
un sorriso.
-Lo
sapevo
Rachel, ero sicura che ce l’avresti fatta- mormorò
Quinn, sporgendosi ad
abbracciarla.
-G-grazie
di
aver sempre creduto in me- farfugliò la brunetta, stretta a
lei.
-Ma
il fatto
è che…io avevo accettato la proposta di Finn solo
perché pensavo che mi fosse
rimasta solo quella scelta- disse, sospirando –Ora cosa
faccio?- domandò
corrugando le sopracciglia.
-Devi
lasciarlo Rachel- le ripeté Quinn, cercando di tenere un
tono dolce.
-Ma…no…
Io lo
amo, non lo voglio ferire. Vorrei solo sposarlo quando
…quando sarà giusto-
sbuffò, mordendosi il labbro inferiore.
-Rachel,
ancora una volta ti sto dando solo il consiglio che mi hai chiesto,
quello più
saggio.- specificò la bionda.
-Perché
tutti
i tuoi consigli includono che io lasci Finn?- domandò la
brunetta, scuotendo
leggermente la tesa. Quinn sbatté leggermente le ciglia
chiare, colta alla
sprovvista. Oddio come avrebbe dovuto risponde a quella domanda, non le
poteva
di certo dire la verità. Non poteva dirle che era
perché così sarebbe stata
libera di amarla, che aveva già pensato a tutto, che New
Heaven e New York
dopotutto non erano così lontani. Per cui non disse nulla,
ma fece qualcosa di
forse più grave.
Le
si
avvicinò, appoggiando una mano sulla sua guancia calda, poi
accarezzò le sue
labbra con le proprie. Quelle labbra che non solo avevano il colore
delle ciliegie,
ma anche il gusto, quelle labbra che desiderava da tanto, quelle labbra
che in
quel momento stavano baciando le sue.
Improvvisamente
però Rachel si ritrasse, leggermente sconvolta.
-Q-Quinn?-
balbettò. Probabilmente la risposta alle sue domande la
trovò negli occhi di
Quinn, in quei bellissimi occhi che in quel momento esprimevano
più di quanto
avrebbero voluto, ma dopotutto erano gli occhi più belli ed
espressivi che
Rachel conoscesse.
***
Merdeces
si
sedette sulla panchina del parco vicino a casa, dove si era data
appuntamento
con Sam il giorno prima. Appoggiò il mento sul pugno,
guardando il legno del
tavolo come se fosse la cosa più interessante che ci fosse
intorno.
-Hey-
mormorò
Sam, avvicinandosi alla ragazza, la quale sollevò il capo,
accennando una
specie di sorriso.
Sam
le si
sedette di fianco, con un grande sorriso gioioso che
l’avrebbe fatta ridere
qualsiasi giorno, ma non quello.
-Non
sarai
ancora così giù per le nazionali spero-
borbottò lui, alzandole il mento con
una mano.
-Sì-
borbottò
lei, arricciando le labbra.
-Hey,
era la
nostra prima volta, non era detto che dovevamo vincere. Certo, se Finn
avesse
evitato di baciare Rachel, forse avremmo avuto qualche chance in
più, ma non è
colpa tua dopotutto- disse lui tranquillo, scrollando le spalle.
-Sì, ma..uffa avrei voluto almeno arrivare nei primi dieci e
arrivare in
finale- sbuffò lei, incrociando le braccia.
-Anche
io, ma
ormai è passato no? Pensiamo piuttosto al futuro-
mormorò lui, con un sorriso
furbo.
-Hai
ragione,
speriamo che almeno l’estate sia fantastica, dopo ci aspetta
l’ultimo anno-
annuì lei, facendosi prendere dalla gioia che sprizzava il
ragazzo, stendendo
le labbra in un sorriso.
-Bè,
se ogni
giorno inizia con un tuo sorriso, sarà perfetta di sicuro-
farfugliò lui,
avvicinandosi al volto di Mercedes. Le sistemò la frangetta,
spostandola appena
così che non coprisse gli occhi, dopodiché
incatenò i suoi con quelli della
ragazza, sorridendo più di prima. Mercedes sentiva il viso
andarle a fuoco e
immaginava che in quelle condizioni, probabilmente anche Sam si fosse
accorto
di quanto fosse emozionata. Lui le sfiorò con il pollice
prima le labbra, poi
la guancia, socchiudendo infine gli occhi e annullando le distanza tra
i due
volti.
Santana
poteva dire quello che voleva sulle labbra di Trouty Mouth, ma Mercedes
come le
sfiorò, capì già di adorarle.
3.The
first time
ever I lay with you
Santana
chiuse l’armadietto, voltandosi poi verso la sua destra.
Nello stesso istante
Brittany alzò gli occhi verso di lei, le sorrise, bevendo
poi dalla sua
borraccia senza rompere il loro contatto visivo. Santana sorrise a sua
volta,
in modo dolce, come faceva raramente in pubblico. Dopodichè
la bionda si avviò
verso le docce, ma dopo pochi passi si rigirò, lasciando uno
sguardo eloquente
alla latina, la quale capì tutto, senza aver bisogno di
parole o altro.
La
sera prima
Santana stava tranquillamente sdraiata sul suo letto, stendendosi lo
smalto
rosso sulla mano sinistra, cosa assai irritante per lei che era
mancina,
parlottando allegramente al telefono con Brittany, come più
o meno ogni sera. In
quel momento le stava ricordando di finire la tesina di storia, o
almeno di
ricordarsi di portargliela così che la potesse finire lei,
quando Brittany,
totalmente incurante, aveva iniziato a canticchiare “Come to my window…Crawl inside,
wait by the light of the moon”.
Santana aveva mugugnato qualcosa, dopodiché avevano
continuato a parlare di
altro, fino a quando non chiusero la conversazione. Quella notte
però Santana
non riuscì ad addormentarsi, sentendo nella sua testa ancora
la vocina
dell’amica intonare la canzone della Etheridge.
Forse
in quel
momento il suo cervello si prese una vacanza, si spense o fu rapito
dagli
alieni, fatto sta che non la fermò da fare qualcosa che in
qualsiasi altro
momento non avrebbe mai fatto. S’infilò i
pantaloncini del pigiama, un paio di
sneakers, e, silenziosamente, uscì dalla casa. Dopo una
ventina di minuti si
trovava davanti ad una villetta bianca con un giardino curato e
decorato con
una grande varietà di fiori che, come tutti nella
città, riposavano beati.
Arrivò all’imponente quercia sulla quale Brittany
aveva la sua adorata casa
sull’albero. Vi si arrampicò, camminando poi sopra
ad un tronco, imprecando
sottovoce in spagnolo, finché non raggiunse il balcone della
stanza dell’amica,
nel quale entrò con un salto.
Stringendosi
un po’ in sé per la brezza che soffiava,
cominciò a bussare alla finestra,
aspettando che Brittany desse qualche segno di vita.
Quest’ultima, persa in
fantastici sogni di folletti
e fate,
sentì un rumore crescente vicino a lei. Piano piano
sbatacchiò le chiglia,
sbadigliò e alzò il busto, cercando di capire
l’origine di quel suono. Quando
notò qualcuno alla sua finestra per poco non
urlò. Prese un cuscino in mano e
vi si avvicinò con cautela, cercando di capire chi fosse e
cosa volesse da lei.
Quando fu nei pressi della finestra riconobbe l’amica
illuminata dal chiarore
della luna; la guardò stupita, ma sorridente.
Aprì la finestra velocemente e
abbracciò la latina, sentendo che aveva la pelle
d’oca dal freddo.
-Hey-
mormorò, stringendola a sé.
-Ciao
B-
sussurrò l’ispanica, inspirando il buon odore di
quei capelli biondi e
adorabilmente scompigliati.
-Che
ci fai
qui?- domandò Brittany, trascinando l’amica sul
letto, coprendo poi entrambe.
-Mi
avevi
detto di venire alla tua finestra no?- sussurrò
l’altra, ringraziando il buio
della stanza che impediva di vedere quanto in quel momento fosse
arrossita.
Brittany si ricordò della chiamata di poche ore prima, e
entusiasta della
sorpresa che le era stata fatta, si sporse sull’altra,
baciandola teneramente.
Probabilmente
Santana spiegò quella sua azione da pazza con
ciò. Per avere un bacio da
Brittany, quello soffice, delicato ma allo stesso tempo così
intenso, avrebbe
fatto qualsiasi cosa.
Diversamente
dalle altre volte però Brittany non si fermò,
continuò a baciarla, e Santana…
Santana non avrebbe mai trovato le forze per scostarla, figurarsi in
quel
momento, con il copro caldo della bionda contro il suo, con la mano
della
ragazza che giocava con i suoi capelli scuri.
Brittany
leccò il labbro inferiore dell’amica, per poi
iniziare a lasciare piccoli baci
sulla linea della mandibola, scendendo poi nel collo, mentre le sue
mani
avevano iniziato ad accarezzare i fianchi della latina la quale aveva
perso la
cognizione del mondo intero.
Quello
che
successe dopo Brittany lo avrebbe ricordato per sempre; Santana, dal
sua canto,
capì che lasciarsi guidare dalla follia del momento era
stata, dopo essere nata
lo stesso anno della migliore amica ed aver frequentato lo stesso asilo
(perché
sì, aveva deciso lei
anche quei piccoli
dettagli), la cosa migliore che
avesse mai fatto.
***
-Sappi
che ti
odio- sibilò Rachel, imbronciandosi.
-Berry,
l’abbiamo visto ieri sera, ed era tipo la trecentesima volta.
Non vorrei
ricordarti che stiamo insieme solo da due mesi- precisò la
bionda.
-Ma
questo
non ti autorizza a togliere il dvd di Funny Girl- borbottò
lei, scuotendo la
testolina contrariata.
-Lo
guardiamo
domani- propose Quinn, avvicinandosi all’altra, come un gatto.
-Ma
questo
era scontato- sorrise la brunetta, aprendo le braccia per accogliere la
bionda,
tirandola leggermente a se. Quinn si abbassò, mordendole
leggermente in labbro
inferiore, per poi baciarla piano.
-Come
farò
quando sarai a Yale?- farfugliò Rachel, leggermente
intristita.
-Non
sarò
troppo lontana. Se dovessi aver bisogno di me, sarò da te in
poche ore- mormorò
la bionda, continuando a baciare il viso dell’altra,
attorcigliandosi i lunghi
capelli castani tra le dita.
-Ma
poche ora
sono taaanto- si lamentò l’altra, sfregando la
punta del naso contro il collo
di Quinn, facendola ridere lievemente.
-Stai
tranquilla, Britt ha detto che oltre alla macchina del tempo, sta
lavorando
anche a quella del teletrasporto- ridacchiò la bionda,
appoggiando la fronte
contro quella della mora.
-Dovrò
dirle
di lavorare di più su quella che su
Santana-commentò Rachel, facendo come di
pensarci su.
-Berry,
da
quando siamo così maliziose?- chiese l’altra,
staccandosi leggermente. Rachel
non rispose, soffocò solo una risatina, spingendo Quinn
dall’altra parte del
letto, portandovisi poi sopra. Iniziò poi a mordicchiarle
leggermente la pelle
del collo, mentre con la mano destra correva sulla coscia scoperta
della
bionda. Quando raggiunse il petto che Quinn aveva leggermente inarcato
verso di
lei, si bloccò, guardando l’altra.
Trovò gli occhi più belli del pianeta
guardarli come probabilmente lei stava facendo con Quinn, pieni di
amore e
desiderio.
La bionda intanto era allo stesso modo incantata dagli occhi della
brunetta,
leggermente socchiusi, più scuri del solito, contornati come
sempre da lunghe
ciglia. Annuì leggermente, come per fare capire alla
fidanzata che voleva lo
stesso anche lei. Allungò poi una mano verso il suo viso,
attirandola per
baciarla ancora.
Rachel
quella
sera capì che ogni tanto, in effetti, Funny Girl potevano
evitarlo; in secondo
luogo comprese che Shuester in tutti quegli anni non aveva mai capito
le
potenzialità vocali di Quinn. Ma la cosa più
importante probabilmente fu quello
che Quinn le trasmise: Rachel era stata così impegnata a far
innamorare Finn di
lei che non si era accorta che vi fosse qualcuno che amava lei tanto
quanto lei
amasse Funny Girl, proprio sotto il suo naso.
Quinn
commentò che, dopotutto, il naso di Rachel non era
propriamente piccolo, ma non
lo avrebbe cambiato per nessun motivo.
***
Mercedes
si
guardò per l’ultima volta allo specchio,
osservando il lavoro dei suoi amici.
Kurt ovviamente le aveva acconciato i capelli, perché era
indiscussamente
quello che se ne intendeva di più, e si era anche assicurato
che ogni idea di
Rachel sul vestito rimanesse ferma nel cervello della ragazza. Santana
ci aveva
messo circa un’ora a truccarla, ma il risultato era ottimo
-certo forse le
offese a Trouty Mouth e alla “gnoma da giardino”
l’avevano rallentata.
Quando
uscì
di casa vide un Sam alquanto agitato e un poco impacciato, camminare
avanti e
indietro nel suo cortile, fino a quando non si accorse di lei.
Lui
si
bloccò, alzando il capo verso la ragazza. Era più
bella che mai, e sorrideva in
un modo timido che la rendeva maggiormente meravigliosa. Riprendendosi
dalla
visione, le si avvicinò, porgendole un mazzo di rose rosse.
-Sam,
è il
tuo compleanno, non il mio- mormorò lei, stupita.
Afferrò poi i fiori,
avvicinandoseli al viso per annusare il profumo fresco.
-Non
sono
libero di regalarti fiori quando voglio?- chiese lui, sorridendole. Lei
annui sorridendo
ancora, scostando il mazzo per avvicinarsi al ragazzo e baciarlo
dolcemente.
-Sei
perfetta- sussurrò lui sulle sue labbra.
-A-anche
tu-
rispose lei. Lui ridacchiò, scuotendo la testa, portando poi
la ragazza verso
la sua macchina.
Fu
una cena
tranquilla, semplice, tra chiacchiere e risate.
-Sai
a volte
mi chiedo come faccia uno…come te,
a
stare con una come
me- soffiò
Mercedes, riappoggiando il bicchiere sul tavolo.
-Mi
consideri
tanto sfigato?- domandò lui, sporgendo il labbro inferiore
all’infuori.
-No,
ma che
hai capito! Nel senso, uno bello come te a stare con…me-
bisbigliò indicandosi.
Lui corrugò le sopracciglia non capendo –Suvvia,
prima sei stato con Quinn, poi
con Santana. Voglio dire, loro sono… bellissime, mentre
io…- sussurrò abbassando
gli occhi.
-Dici
che sei
troppo bella per me?!- chiese lui, sorridendole ancora.
-N-no,
dico
il contrario!- esclamò lei, corrugando le sopracciglia. Lui
la guardò male, per
poi scuotere la testa discorde.
-Non
dire mai
più una cosa del genere. Tu sei bellissima Mercedes, oggi
per poco non mi è
venuto un infarto quando ti ho vista, per cui, non voglio sentirtelo
dire mai
più- disse, quasi seccato. Lei abbassò gli occhi
imbarazzata, non riuscendo a
trattenere un sorriso.
-Ti
amo-
mormorò poi alzando nuovamente il capo nella posizione del
ragazzo. Sam sbarrò
gli occhi, sentendo il cuore cominciare a battere come se fosse
impazzito.
-Stai
cercando di uccidermi sul serio!?- chiese poi, sbattendo le ciglia
ripetutamente. Lei scosse la testa, scoppiando in una leggera risata.
-Per
fortuna,
perché si da il caso che ti ami anche io, per cui non mi va
molto di morire…-
commentò, stringendo poi la mano della ragazza.
Dopo
un’oretta Sam la riaccompagnò a casa. Era stato
tutto fantastico, quasi
incredibile, Mercedes non poteva sperare in un ragazzo migliore del
biondino
che aveva di fronte.
Lui
la baciò
ancora, tenendola saldamente tra le sue braccia.
-Vado
tra due
minuti…facciamo cinque- mormorò sulle labbra di
lei.
-Perché
non
resti invece?- propose lei, con un tono quasi smorzato
dall’imbarazzo –I
miei
non sono a casa questo week
end…-
continuò la ragazza, prendendogli la mano.
-Sei,
sei
sicura?- chiese lui, trattenendo l’entusiasmo.
-Non
sono mai
stata così certa di nient’altro- rispose lei,
prima di aprire la porta e
tirarvi dentro il fidanzato.
Mercedes
era quasi sicura che Sam Evans fosse pressoché perfetto
anche prima di quella sera, ma solo dopo quel giorno capì
quanto effettivamente
lo fosse.
Note:
Prima
di tutto
questa fic è dedicata ad Ari,
ed è
dedicata a lei per un motivo ben preciso ;) Avrebbe dovuto leggerla
l’11.02.2012,
ma ci sono stati disguidi tecnici <.< Era nata dalla mia
stupida idea “The
first time ever I talk to you” (appunto
l’11.02.2011), e poi si è sviluppata in
ciò.
Che dire? Diciamo che intanto la parte che preferisco è
sicuramente quella
Brittana, e a tal proposito… Non so se avete già
visto la 3x13, ma in caso non
l’abbiate ancora fatto, sbrigatevi! E’ stato
l’avverarsi di un sogno, sul
serio, penso non supererò mai quella puntata dal punto di
vista emotivo.
Bene!Dopo aver appurato la mia pazzia e la mia dipendenza dal Brittana,
vi
posso anche salutare!
Besos Miky ;)
Ps:
se sei
Elly e stai leggendo, ti odio, con affetto.
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