il sogno di Amir
Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi
che questa
storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
Il sogno di Amir
I tre individui percorrevano in tutta
fretta i vicoli inseguiti dai soldati della guardia cittadina. Si
fermarono solo quando raggiunsero un vicoletto più buio e
sudicio degli altri. La ragazza si lasciò cadere a terra
esausta.
- Sono una maga, io,
non sono abituata a
queste corse!
Esclamò ansimando. Anche i suoi compagni, un ragazzino di
non più di dodici anni e un uomo alto e grosso, stavano
cercando di riportare alla calma il respiro affannoso.
- Forse non è stata
un’idea brillante litigare col capo delle guardie.
Disse il ragazzino petulante.
- Grazie per averci aiutato. Il mio nome
è Yarnis mentre lei è Kaire.
L’uomo indicò prima se stesso e poi la compagna.
- Oh, ma allora siete delle Terre Basse!
Io sono Amir. Sarà meglio che vi cerchi qualcosa
da mangiare.
- Ma non abbiamo un soldo!
Protestò affranta Kaire.
- E chi ha detto che servono soldi?
Aspettatemi qui!
E il ragazzino corse via. I compagni sedettero con le schiene
appoggiate al muro. Yarnis sguainò una delle sue armi, uno
stiletto dall’impugnatura resa lucida dall’uso.
- Avrei dovuto venderlo.
- E per che cosa?
La maga giochicchiava con una delle sue borse.
- Avremmo potuto comprarci del
cibo…
Kaire sorrise:
- Un fiero guerriero che vende
una delle sue armi?
Yarnis non riuscì a rispondere perché era
ricomparso il loro piccolo salvatore.
- Ecco qui! –
esclamò tutto soddisfatto – con questi potremmo
comprarci una bella cenetta!
E mentre tirava fuori la mano dalla tasca per mostrare loro alcune
monete gli cadde una manciata di erbe. Yarnis si mise a ridere ma Kaire
guardò preoccupata le erbe:
- E quelle?
Chiese indicandole. Amir fece spallucce:
- Oh…quando metti mano nelle
borse altrui tiri fuori di tutto.
- Si possono mangiare?
Anche il guerriero osservò dubbioso le erbe mentre la
ragazza sgranava
gli occhi nel riconoscerle.
- No che non si possono mangiare! Amir
hai derubato un mago!
Esclamò Kaire innervosita. In quello stesso istante una
spessa nube giallastra li avvolse facendoli tossire ed accasciare al
suolo privi di sensi.
Si trovavano in una soffocante cella
quadrata di pietre grigie, così piccola da farceli stare a
malapena tutti e tre. Yarnis si riscosse per primo dal sonno
magico, ammiccò nella penombra della cella e si
palpò il forte corpo muscoloso in cerca di ferite.
Poco dopo anche la maga si svegliò.
- Dove siamo?
Chiese ancora intontita, scostandosi una massa scomposta di capelli
castani dagli
occhi e Yarnis per tutta risposta alzò le spalle ad indicare
la sua ignoranza.
Non si conoscevano da molto, si erano incontrati qualche giorno prima
in una taverna mentre lei cercava di sfuggire all’assalto di
un paio di ubriaconi malintenzionati. Naturalmente Yarnis si era
buttato in sua difesa, ma si era reso ben presto conto che la maga
sapeva cavarsela benissimo da sola a giudicare dai piagnucolii dei suoi
avversari. Le aveva offerto da bere e avevano scoperto di essere
diretti verso lo stesso luogo. Kaire era stanca di viaggiare da sola e
aveva accettato volentieri l’invito dell’uomo ad
unirsi a lui. Ora Yarnis cercava una via d’uscita imprecando
sottovoce, nella cella faceva caldo e i lunghi capelli biondi gli si
erano appiccicati al collo sudato. Dopo parecchi minuti, mentre Kaire
era intenta a cullare sul proprio grembo la testa di Amir ancora
addormentato, l’uomo crollò a terra sconsolato.
- Niente da fare: non si può
uscire. Il ragazzo come sta?
Kaire sbuffò: avrebbe potuto dirglielo subito senza tanti
contorcimenti che non c’era modo di scappare, ma
lasciò perdere.
- Febbre magica.
Si limitò a rispondere scuotendo la testa. Yarnis fece
scorrere gli occhi chiari da un punto all’altro della
prigione.
- Per Xador, vorrei proprio sapere dove
siamo finiti!
- Nel covo del mago, credo. Ed
è universalmente noto che ai maghi non piace essere
derubati.
- Ma non potresti usare la tua magia per
farci uscire?
Kaire fece una smorfia e scosse la testa.
- Non sono così potente
ancora – accarezzò dolcemente la fronte di Amir
– non so nemmeno come curare la sua malattia.
Concluse con un sorriso amaro. Forse non sarebbe dovuta scappare dalla
Torre di Albasecca, forse avrebbe dovuto inghiottire il proprio
orgoglio ed accettare le condizioni di Caillean, ma ormai non
c’era nulla che potesse fare al riguardo. Sussultò
quando Yarnis le prese la mano, lo guardò sorpresa e per un
lungo attimo rimasero sospesi in quello stupore. Una voce metallica li
riscosse:
- Hai ragione, piccola
compagna di potere. Quel ragazzino ha osato mettere le sue sudice mani
nella mia borsa. E’ per questo che ora soffre della febbre.
- Ha fatto un errore, mago. E’
solo un ladruncolo poco accorto.
Rispose Kaire cercando di capire dove fosse la fonte della voce. Uno
sbuffo sdegnato fu l’unica risposta.
- Dicci almeno se possiamo fare qualcosa
per curarlo.
Provò di nuovo la ragazza mentre Yarnis alzava esasperato
gli occhi al cielo.
- Forse questo può aiutarvi:
la realtà è finzione, il sogno è
realtà.
Aggiunse la voce. Yarnis aggrottò la fronte, un enigma!
Arricciò il labbro in una smorfia di disgusto, come se lui
avesse tempo per gli indovinelli! Yarnis iniziò ad imprecare
sottovoce, ma Kaire
non fece caso ai brontolii del compagno. Accarezzava il capo riccioluto
del ragazzino meditando, la fronte solcata da una profonda ruga.
- Yarnis, il sogno! –
esclamò – Amir sta sognando, dobbiamo entrare nel
suo sogno!
Yarnis la guardò stupito, poi scosse la testa.
- Maghi! Non so se sei più
pazza tu o quello squilibrato che ci ha rapito!
L’uomo delle pianure aveva imparato a rispettare e temere
ciò che si nascondeva nei sogni e negli incubi di ognuno.
Nei clan delle Terre Basse solo gli sciamani potevano commettere quel
tipo di
empietà ed ora quella ragazzina gli ordinava addirittura di
entrare nel sogno di un altro.
- Ascolta: dobbiamo farlo o Amir
sarà perduto!
Yarnis scosse il capo, testardo: non si sarebbe macchiato di quella
profanazione.
- E’ solo un ragazzo di
strada.
Kaire trasalì a quelle parole e mosse la mano in un gesto
stizzoso:
- E per quale nobile motivo mi avresti
salvato alla locanda? Sì, è solo un moccioso, un
ladro, ma ci ha aiutato senza chiedere niente in
cambio…glielo dobbiamo.
Yarnis stringeva ritmicamente le mani a pugno, aveva abbassato la testa
e i capelli gli spiovevano sul viso impedendo a Kaire di leggere la sua
espressione.
- Va bene, facciamolo.
Esclamò dopo un po’ sollevando il viso infelice e
Kaire sorrise: in cuor suo aveva sperato che Yarnis avrebbe fatto la
scelta giusta. O quello che lei pensava fosse la scelta giusta: aveva
l’impressione che quel mago fosse imprevedibile. Furono
avvolti di nuovo da una densa bruma giallastra.
Quando si destò, Kaire
osservò con cura il luogo intorno a sé. Una
strana campagna, la maga aveva l’impressione che i colori
fossero in qualche modo sbagliati: come un polveroso arazzo
così antico che i colori, un tempo brillanti, fossero ormai
sbiaditi. Poco lontano c’era una graziosa casetta di legno
col tetto fatto di paglia fresca intrecciata. A Kaire ricordava un
po’ le abitazioni dei contadini della sua regione. Yarnis era
ancora addormentato e lei lo guardò aggrottando le
sopracciglia, preoccupata. Quando si svegliò gli sorrise.
- Siamo nel sogno di Amir.
Gli spiegò mentre lui osservava stupito il paesaggio che li
circondava. Si massaggiò il capo ancora stordito e si
alzò barcollando aiutando a sua volta Kaire a sollevarsi.
Parlottarono
per decidere quale fosse la cosa migliore da fare ed entrambi
stabilirono che sarebbe stata una buona idea andare verso la
capanna. Forse avrebbero trovato qualcosa di utile per uscire dalla
situazione nella quale il ragazzino li aveva cacciati. La porta era
aperta e dalla soglia poterono intravedere una vecchia seduta ad un
angolo che cuciva. Era illuminata in pieno da un fascio di luce che
entrava dalla finestra alle sue spalle nel quale danzava il pulviscolo.
Era un’immagine che esprimeva una tale
tranquillità che Kaire esitò nel disturbarla.
Yarnis meno incline a questo tipo di scrupoli fece un passo in avanti
domandando il permesso di entrare. La vecchia sorrise ma non distolse
gli occhi dal proprio lavoro. Mormorò un’unica
parola inintelligibile.
- Lingua magica...
Mormorò Yarnis mentre un brivido gelido gli
serpeggiò lungo la spina dorsale. Nello stesso momento
udirono un frastuono assordante provenire da fuori. Uscirono di corsa e
videro un drago stravaccato su quello che era stato l’orto.
Le scaglie verdi rilucevano cangianti come acqua riflessa dal sole.
Kaire sorrise: la sua magia sarebbe stata in grado di sconfiggere
facilmente il drago. Ma nonostante tutta la sua concentrazione non
riusciva a farsi venire alla mente le parole nella lingua dei maghi.
Yarnis sfoderò la spada e si preparò a
combattere.
Gli occhi del drago da feroci divennero vacui e le labbra orrende
s’incurvarono in un ghigno.
Kaire urlò esasperata:
- Maledizione, la mia magia!
- Divertente…non trovi? Ma
forse se ti concentri molto bene potresti ancora fare qualcosa.
- Ecco perché non mi ha tolto
le mie armi. Pensa che io sia solo uno stupido guerriero…
C’era stizza nelle parole sussurrate di Yarnis che
d’impeto attaccò il drago. Il drago ruggiva ogni
volta che la spada del guerriero lo toccava, allungò una
zampa e riuscì a graffiare il petto di Yarnis stracciando la
giubba di cuoio bollito con gli artigli. Eppure sembrava che lo scudo
dell’uomo fosse immune alla fiamma dei draghi. Kaire
cercò di riorganizzare le poche conoscenze che le erano
rimaste, si concentrò e mosse le mani in una serie di
movimenti concentrici: uno sciame di milioni di api comparve dal nulla.
Il drago voltò la testa verso la nuvola ronzante e
ruggì terrorizzato. Gli insetti si diressero verso il rumore
e iniziarono a pungerlo ottusamente sulle scaglie chitinose. Il drago
ebbe l’accortezza di tenersi accucciato a terra per impedire
che i pungiglioni s’infilzassero nella pelle tenera del
ventre e del collo. Le api si susseguivano in un impeto cieco e
l’enorme creatura fiammeggiò incenerendo la nube
maledetta. Infuriato voltò la grossa testa verso di lei e
Kaire nel panico cercò di ricordarsi qualche altro
incantesimo mentre Yarnis, che aveva capito quasi subito come sarebbe
finito il combattimento tra il drago e le api, si era irrigidito: nella
mente gli erano apparse parole nella lingua magica. Le
pronunciò
ad alta voce incurante del dolore al torace. Gli occhi del drago si
spalancarono in un’espressione terrorizzata. Kaire, che aveva
udito le parole magiche senza capire da dove provenissero, vide la
creatura cadere pesante al suolo e contorcersi impazzito con una
schiuma bianca che gli usciva di bocca, annebbiato dal dolore. La
ragazza sentì chiaramente rimbombare nel ventre del drago
mentre spirali di fumo si alzavano dalle scaglie della bestia, poi il
drago scoppiò con un enorme fragore. Kaire si
allontanò in fretta dalla creatura ardente e raggiunge
Yarnis sdraiato a terra e boccheggiante.
- Sarà anche un sogno, ma il
dolore è reale! - esclamò il guerriero con una
smorfia -
Non hai perso del tutto i tuoi poteri, vedo.
E attese con pazienza che l’amica finisse di medicarlo. Kaire
gli
spiegò che la taumaturgia non dipendeva dalla magia, ma era
parte della sua natura, poi esclamò:
- Dì un po’: come
facevi a conoscere quell’incantesimo?
Kaire lo aiutò ad alzarsi e l’uomo fece una
smorfia:
- Il regalo di un mago. Combattevamo
insieme, ero quasi morto e bruciacchiato, mi ha curato e ha reso il mio
scudo immune alle fiamme dei draghi.
Yarnis ricordava ancora le parole del mago, un amico oltre che un
compagno d’arme. Non ce l’avrebbe mai fatta da solo
a sconfiggere un drago, ma gli sarebbe bastato toccare il ciondolo che
gli aveva donato per innescare l’incantesimo.
- Doveva essere davvero
potente per
convogliare i propri poteri così. Hai qualche altro segreto
magico da rivelarmi prima di continuare?
- Accidenti, temo di no. Ma
quel mago ci ha sottovalutati, credo.
Ad ogni modo era giunto il momento di rimettersi in marcia e cercare di
andarsene di lì. Il paesaggio cambiò quasi
impercetibilmente sotto i loro piedi, si lasciarono presto indietro le
colline dall'aria polverosa e la strada cominciò a
serpeggiare
in una campagna dall'aspetto povero e malaticcio.
L'impazienza di Yarnis andava crescendo ad ogni passo, così
come
la sua frustrazione. Si piantò in mezzo alla strada
brontolando
che era stufo di tutte quelle idiozie e che il mago avrebbe fatto
meglio a mettere fine a quella farsa.
- E' inutile che ti lamenti, dobbiamo
trovare Amir e svegliarlo: è l'unica cosa da fare.
Ma l'uomo non era tipo da lasciar perdere, forse avrebbero potuto
tagliare per la campagna, trovare una via alternativa, smetterla di
seguire passivamente i giochi del mago: con un lungo passo
oltrepassò il ciglio della strada, ma
andò a
sbattere contro un muro invisibile rimbalzando all'indietro. Kaire si
coprì con una mano la bocca sorridente mentre
Yarnis
prendeva a calci e pugni il muro continuando ad imprecare.
- Va bene, basta ora! Non risolveremo
niente, dobbiamo solo preseguire.
Yarnis si piegò, le mani sulle ginocchia, la bocca storta in
una
smorfia sconsolata. Tornare indietro non potevano, non restava loro che
proseguire lungo quella strada senza fine. Il cielo si tinse di
violetto e quasi inaspettatamente la notte calò
sui
compagni.
Non aveva senso continuare a camminare e si prepararono un bivacco in
silenzio, ognuno chiuso nei propri pensieri. Kaire guardò di
sottecchi l'uomo che accendeva il fuoco. Da quando se n'era andata
dalla Torre aveva sempre viaggiato da sola o in carovane molto
numerose, adesso le sembrava strano trovarsi accanto giorno dopo giorno
quel guerriero, quell'uomo: le dava delle sensazioni che non voleva
soffermarsi troppo ad analizzare. Con uno sbadiglio si voltò
dall'altra parte e cercò di dormire qualche ora. La
mattina
dopo Kaire si
svegliò per prima e scorse davanti a loro al posto della
strada
quello che sembrava un profondo burrone: vi stagnava una nebbia esangue
che esalava un odore di putredine. Quando il sole, che fino ad allora
era stato basso all’orizzonte, raggiunse
all’improvviso il
suo zenit la nebbia si diradò lasciando intravedere lo
spettacolo orrendo nascosto fino ad allora dalla nebbia: una
vegetazione grigia e stentata, mucchi di ossa ingiallite dal tempo e
nel fondo un enorme verme bianco che si contorceva in modo ripugnante.
- Mi chiedo se questo sia il sono di
Amir o quello del mago.
Disse Yarnis grattandosi con fare pensoso la barba di più
giorni. Kaire trasalì nel sentire la sua voce profonda
dietro di lei.
- E’ disgustoso!
Esclamò arricciando le labbra con ripugnanza. Si guardarono
intorno rendendosi conto che non c’era altro modo per
proseguire
se non scendere nel dirupo.
I compagni grondavano sudore quando alla
fine
arrivarono al fondo, si erano nascosti dietro una collinetta di ossa
umane, come si era accorti con orrore. Questo voleva dire che il verme
era carnivoro e non avrebbe esitato a trasformarli nella sua colazione.
Yarnis uscì per primo da dietro il mucchio d’ossa
e
tenendosi sottovento si portò fin quasi alla testa della
creatura, mentre Kaire si mosse tenendosi piegata verso la coda del
verme. Conosceva un incantesimo specifico per quel tipo di creature se
il mago le avesse lasciato la sua magia intatta, ma il piano di Yarnis
forse avrebbe funzionato altrettanto bene, o almeno lo sperava.
Il verme stava mangiando: suggeva grosse
porzioni di
carne putrida emettendo un verso di risucchio rivoltante, tanto che
Yarnis dovette reprimere diversi conati di vomito prima di riuscire a
correre verso l’essere osceno con la spada sguainata.
L’odore che gli arrivava a zaffate alle narici lo fece quasi
svenire ma represse il disgusto con un urlo e affondò la
spada
in un occhio della bestia.
Questa s’inarcò infuriata e voltò la
testa verso
quel piccolo essere che aveva osato procurargli tanto dolore. Nel
frattempo Kaire aveva cominciato a salmodiare nella lingua della magia:
una fiammata scaturì dalle mani protese ed
incenerì
parte della testa del verme che si voltò ancora
più
infuriato. Yarnis gli colpì la gola con un affondo e Kaire
si
concentrò per un altro incantesimo. Per fortuna era ancora
in
grado di padroneggiare la magia degli elementi. Continuarono
così ancora per qualche tempo, il guerriero colpendo la
bestia
con la spada e la maga con il fuoco sfinendo il verme che alla fine
cadde divorando se stesso pazzo di dolore.
Si allontanarono da quella cosa
abominevole e Yarnis guardò in su perplesso:
- Ed ora, come usciamo di qui?
- Credo di aver trovato il modo.
Kaire era di fronte ad una porta di legno intagliato, entrarono con
cautela e si trovarono in una sorta di tana. Alla luce delle torce
poterono scorgere qualche scaffale pieno di libri e due poltrone di
pelle. Da una porticina laterale uscì un uomo minuto.
- Sei tu il mago?
Chiese con sospetto e un poco di meraviglia Yarnis. L’ometto
fece un sorriso mostrando i denti aguzzi:
- Forse.
- Che razza di risposta è
questa?
Il guerriero sentiva montare la rabbia dentro di sé: era
stanco
dei giochi di quell'individuo. Ma Kaire lo trattenne per un braccio. Di
nuovo
l’uomo sorrise e le fece cenno di accomodarsi in una delle
poltrone sedendosi a sua volta. Kaire ubbidì, titubante. Non
appena si fu seduta vacillò e il suo viso si fece terreo.
- Che cosa le hai fatto?
Scattò Yarnis, ma la maga lo fermò con un cenno:
- C’è un campo
magico molto forte qui. E’ un duello di magia quello che
vuoi, vero?
Ma la sua mente non colse la risposta, se ci fu una risposta,
perché trasmigrò in una dimensione al di
là del
tempo e dello spazio. Davanti a lei c'era la mente del suo avversario.
Yarnis
osservava i maghi: erano immobili come statue, le fronti
imperlate di sudore freddo, ma non osava toccarli per paura di far
perdere loro la concentrazione. Kaire sapeva che non sarebbe stato
facile battere il suo rivale, ma aveva la sensazione che fosse una
prova d'astuzia più che di forza quella che le chiedeva il
mago.
Lui salmodiò un ennesimo incantesimo, ma Kaire stava
già
preparando la sua offensiva: avrebbe approfittato dei due o
tre
secondi nei quali il mago sarebbe stato distratto dalla sua stessa
concentrazione e quindi vulnerabile.
Un piccolo verme cannibale le si attaccò alla gamba, ma
Kaire
non
se ne accorse nemmeno attenta com'era a richiamare alla mente tutti
gli incantesimi che conosceva. Era possibile farlo, ma rischioso e
doveva essere veloce. Una vampata di calore le investì il
viso e
gli occhi furono accecati da un lampo di luce. Kaire ebbe la sensazione
di cadere all'infinito, sbattè gli occhi e si
trovò
davanti il viso preoccupato di Yarnis. La grotta ora era vuota e lei
era seduta a terra con la schiena appoggiata alla parete. Scosse la
testa per liberarsi dallo stordimento e sorrise all'amico:
- Sto bene, ma ho bisogno di riposare un
poco.
- Hai riavuto indietro i tuoi
incantesimi?
Le osservò le mani come se potesse scorgere un qualche segno
visibile del suo potere ma la ragazza fece una smorfia: non lo sapeva,
sentiva il potere scorrere dentro di lei e questo era già
una
consolazione, ma era troppo stanca per poter valutare con esattezza
tutte le conoscenze che aveva. Yarnis la lasciò in pace per
qualche minuto poi con delicatezza la spronò ad alzarsi e
muoversi: dovevano ancora cercare il ragazzino e trovare il modo per
lasciare quella dimensione. In fondo alla caverna era comparsa un'altra
porta, l'aprirono con cautela ed entrarono un'altra stanza spoglia di
tutto ad eccezione di una grande gabbia sul fondo con Amir
addormentato al suo interno. Senza indugiare troppo ruppero la
serratura e svegliarono il ragazzo chiamandolo per nome e scuotendolo
piano. Il ragazzetto si
stropicciò gli occhi e vedendoli esclamò:
- Finalmente! Mi ero addirittura
addormentato per aspettarvi! Ma come siamo finiti qui?
Roteò lo sguardo da una parte all'altra con
curiosità
osservando le pareti scabre e spalancò gli occhi quando si
accorse di essere in una gabbia. Yarnis lo interruppe brusco, non c'era
tempo per le spiegazioni e no, non erano prigionieri della guardia
cittadina. Amir gli fece una linguaccia e lo seguì fuori
dalla
caverna. Non c'era più il burrone, ma una valletta profumata
di
fiori, in lontananza videro la casetta dal tetto di paglia e si
diressero lì. Amir sembrava conoscere quel luogo e sorpreso
li
tempestò di domande non stando zitto un istante.
- Piantala! Quando tutto sarà
finito ti spiegheremo: dopo tutto siamo ancora qui!
Sbottò Kaire al limite della sopportazione. Amir fece una
boccaccia anche a lei e diede un calcio ad un sasso che andò
a
colpire la porta della capanna emettendo un suono metallico. La porta
sembrava sbagliata per quel tipo di costruzione: era intarsiata
sontuosamente e
ricca di fregi pomposi. Kaire la spinse con un piede concentrandosi
mentalmente e Yarnis snudò la spada. Solo Amir
entrò
ignorando qualsiasi cautela. Erano nello studio del mago, si resero
conto il guerriero e la maga guardandosi intorno. Amir era scomparso
un'altra volta e Yarnis imprecò sonoramente: stava
cominciando a
diventare ridicolo!
- Dov'è il ragazzo?
- Oh, in qualche sporco vicolo a
poltrire, immagino. Non ricorderà nulla.
Il mago era intento a pestare delle erbe in un grosso mortaio di pietra
grezza, senza quasi badare a loro. I compagni si guardarono stupefatti,
increduli che dopo tutte le prove a cui li aveva sottoposti fosse
così disinteressato.
- E così, finisce qui?
Kaire aveva quasi paura a chiederlo e il mago non rispose subito
concentrato com'era sul suo lavoro.
- Mmmh si, potete andare...
- E ho di nuovo la mia magia intatta?
Chiese di nuovo la ragazza incredula, ma Yarnis già la
sospingeva verso l'uscita tenendola per un braccio:
- Che importa? Muoviti, prima che cambi
idea!
Sussurrò. Era ancora timoroso che fosse un altro dei
tranelli del mago. Ma Kaire era troppo perplessa per quel comportamento
e indugiando sulla porta domandò ancora:
- Perchè tutto questo?
Il mago si fermò e alzò lo sguardo su di lei con
una luce inquetante negli occhi e sorrise:
- Per noia: vuoi giocare ancora?
Yarnis non gli lasciò quasi il tempo di finire la frase che
trascinò via correndo Kaire da quel luogo maledetto. Da
fuori sembrava solo una casa modesta ai margini della città,
ma non si soffermarono ad osservarla con attenzione. Solo quando furono
ragionevolmente lontani si fermarono ansimando.
- Può riportarci indietro
quando vuole, lo sai questo.
Esclamò Kaire, ma non ci credeva sul serio. Aveva capito
che per quell'uomo erano solo un diversivo e si era stancato
di loro.
- Appunto! Vieni con me, torniamo in
città e vediamo se riusciamo a trovare una locanda dove bere
e mangiare qualcosa.
Kaire fece spallucce e seguì il compagno voltandosi di tanto
in tanto in prenda all'inquetudine. Quando lui le prese la mano,
sorrise e non pensò più a niente.
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