‘Nghe...
‘frasi poste fra virgolette’= pensieri che
Ron
vorrebbe esprimere
-frasi poste tra i trattini-= frasi che Ron
dice
realmente
Ok, ragioniamo a sangue freddo.
Uno: perché porto il bavaglino?
Due: perché puzzo di omogeneizzato?
E tre; cosa più spaventosa: perché il mio sedere è avvolto da un grosso e
puzzolente pannolone???
Hermione, Ginny, Harry...AIUTO!!!
‘Signorina, mi può cortesemente spiegare perché un ragazzo di diciotto
anni si ritrova con la faccia e il corpo da poppante in mezzo a una mandria di
scemi che si succhia il pollice e beve dal biberon?’
Sto provando a dirlo, tento da almeno un’ora, insistente.
Ma l’unico suono che esce dalla mia bocca è un fastidioso e
insignificante:
-‘nghe-.
Mi sono seduto, e a carponi (purtroppo non riesco a camminare) ho
raggiunto quella che mi sembra la donna più matura del gruppo. E avrà si e no
quattordici anni.
In ogni caso, cerco di spiegarle con cura la situazione, ma non riesco a
pronunciare nient’altro che quel tremendo vagito.
-nghe-
E lei mi guarda in modo strano e dice: - mi disiace piccolo, ma io non
parlo poppantese-.
‘guarda che qui, quella che puzza ancora di latte sei tu tesoro! Io ho
diciottanni sai?’
-nghe-
AAAAAAAH! Che fastidio!!!
Mi rifletto nel vetro della porta. Sono orrendo!
Ho la faccia schiacciata e ovale, gli occhi blu a palla e un’infinità di
capelli rossi che penzolano davanti al mio naso.
La cosa si sta facendo inquietante.
Ma dov’è Hermione quando ho bisogno di lei e della sua
sapienza?
In che razza di universo parallelo sono capitato? Afferro un quotidiano
posato vicino al recipiente per i giocattoli, e leggo la data odierna già
consapevole che mi prenderà un infarto:
12 Ottobre 1998.
Sospiro, pensavo peggio. Tuttavia sono solo qualche anno avanti al mio
presente.
Oh mamma...Perchè lo dico come se fosse la cosa più normale del mondo?
Che questa stramba realtà abbia sconvolto la mia personalità agitata e
angosciosa?
Non so perché ma ho un irrefrenabile voglia di piangere. E’ una
sensazione fastidiosa e pungente, che proviene dal torace. Devo strillare e
urlare. Lo devo fare, non so perché lo senta così impellente come
desiderio.
‘Tutta colpa di questo cavolo di futuro, cribbio!’
-Nghe-
Un tic nervoso mi prende all’occhio. O la smetto di parlare
definitivamente oppure mi auto soffoco. Perché quel verso...quel gemito...quel
coso che pronuncio mi sta dando
davvero sui nervi.
E come previsto, inizio a frignare come una vera femminuccia. Gli strilli
sono talmente acuti e petulanti che danno fastidio anche a me che gli
emetto.
Una signorina vestita di rosa (che schifo, mi ricorda Lavanda) corre
preoccupata verso di me e mi prende in braccio.
‘LASCIAMI STARE, non ti conosco nemmeno...Cos’è che vuoi da
me??’
-nghe-
Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!
Ok, ok...BASTA! Ora mi auto sopprimo, ho deciso.
Continuo a piangere , questa volta nell’orecchio della signorina in rosa.
Quest’ ultima mi respinge violentemente dalla sua spalla, facendomi quasi
cadere.
‘Hei razza di cret...’ No, mi fermo, meglio che non mi esprimo, per
evitare il tragico bisillabo che ne seguirebbe.
Finisco di piangere.
La signorina in rosa mi ripone in un box con altri cretinetti che mi
guardano straniti, mentre succhiano un ciuccio rumorosamente.
Ma che mondo è questo?? Sono finito nel reparto ‘torture cinesi’ di un
museo horror?
Qualcuno dall’altra parte della stanza grida:
-Rosa, puoi venire un secondo? C’è Emily che piange...-
La signorina che poco tempo fa mi teneva in braccio, annuisce e si
allontana in quella direzione.
Oh mio dio. Che squallore.
Cioè, la signorina in rosa si chiama Rosa.
Chi ha architettato tutto questo vuole sicuramente farmi finire in
analisi.
Una bambina accanto a me, mi sta fissando da almeno due minuti buoni.
So che non dovrei farlo, lo so...lo so. Ma esce automaticamente dalla mia
bocca.
‘E tu che hai da guardare, eh?’
-‘Nghe-
Che fastiiiiidiiiiooooo!!! E di nuovo, senza alcun autocontrollo (sembra
che riesca a controllare solo i movimenti dei miei occhi. Tutto il resto non mi
appartiene), ricomincio a piangere.
La bimba (ho detto bimba?Cristo, sto iniziando a delirare...) sussulta e
i suoi occhi le si riempiono di lacrimoni. Inizia a piangere pure lei. E così
via attacca più o meno tutta la mandria di bambini presenti.
Tipo il capo-branco dei lupi, quando ulula e si rivolge alla luna: dopo
poco lo seguono a ruota tutti gli altri.
Non so se avete presente il quadro “l’urlo di Munch”.
Se si, riportatelo sull’espressione di tutte quelle signorine dal
grembiule colorato, prima tra tutte...Rosa.
(e se invece non lo conoscete, pensate a Harry che si bacia Calì, dopo
che avete aspettato secoli perché si mettesse definitivamente con Ginny.
L’espressione che assumerete voi andrà più che bene come esempio).
Iniziano a correre disperatamente da una parte all’altra di quella stanza
piccola e affollata, inciampando non poche volte.
Una signorina diversa, non più Rosa, mi raccoglie e mi trascina via da
tutti quei poppanti.
-Ronald Bilius, smettila di piangere ogni due minuti!-
Ammetto di aver rimosso il ricordo di quel secondo nome, che adesso mi
suona quasi una presa in giro.
Annuisco e ovviamente pronuncio:
-nghe-
Altro tic nervoso, questa volta alla palbebra inferiore dell’occhio
sinistro.
Mi porta per mano in un’altra stanza, questa volta ci sono molte meno
persone.
Il 90% sono sempre bambini, ma almeno sono leggermente più
grandi.
Avranno all’incirca sei anni.
E io quanti anni ho?
Tiro il grembiule alla signorina dal grembiule azzurro (speriamo che
almeno lei non si chiami Azzurra...) e la faccio avvicinare ad un tavolino con
dei fogli e dei colori a cera.
Iiiih, che belli! Da quanto tempo non mi mettevo a disegnare con i colori
a ceraaaaa!
Ehm...Volevo dire...Si, carini.
In ogni caso tento di scrivere la frase “quanti anni ho?”, ma ne esce
fuori solo una linea storpiata.
Tentiamo con il disegno.
Con il colore blu, faccio una palla sorretta da un bastoncino con due
estremità alla fine. Poi prendo l’arancione e segno qualche filo sopra la
pallina (che dovrebbe essere la mia testa) per far capire che si tratta di
me.
Accanto, con il colore rosa carne faccio una mano con cinque dita e
un’altra mano con solo una. Poi collego le mani (che riportano chiaramente il
numero 6) con l’omino dai capelli arancioni (che sarei chiaramente
io).
Contento della mia favolosa idea di disegnare la domanda, e contento
anche della buona riuscita di tale disegno, lo mostro alla signorina.
Questa inforca un paio di occhiali e lo osserva.
-Oh, che carino Ronald! Hai fatto un disegno per farti
perdonare!-
‘Come?No razza di cretina, usa un po’ di fantasia...Quanti anni
ho?”
-nghe-, ovviamente. Tic nervoso alla mano.
-E’ molto bello, piccolino. Solo che ti
insegno una cosa. I fiori con i petali arancioni si trovano sull’erba e hanno lo
stelo verde. Mentre le nuvole sono celesti e si trovano su, nel cielo.
Capito?-
Nuvole, fiori? Ma che sta dicendo? Questa non ha capito
niente...
‘Diamine, per farsi capire in questo mondo, bisogna per forza essere
Picasso??Dai, gente, usate un po’ di fantasia...’
No, no, no....Non lo dire, no!
-‘Nghe-
Grrrr...Tic al piede.
-Bravo Ronnino...Vedo che hai capito. Dai, stai qui e
disegna...-
Ronnino??
Si, sono convinto. Finirò in analisi.
Ricomincio a piangere, questa volta meno intensamente, ma altrettanto a
lungo.
-Noooo, e questa volta cosa c’è???- mi dice la signorina con voce
disperata.
-Zia Celestin, ti sta chiedendo quanti anni ha...-
Una voce sottile e dolce, e che finalmente pronuncia qualcosa di
comprensibile, sbuca da dietro Celestin.
Prima di osservarla bene, rabbrividisco a pensare che anche questa
signorina qui ha un nome da scandalo.
Si veste d’azzurro e si chiama Celestin.
Oddio...
Tornando alla vocina angelica, una bimba dai capelli marroni a boccoli
confusi, mi sorride facendo comparire due piccole fossette sulle sue
guancie.
Gli angoli dei suoi occhi color nocciola si arricciano all’insù,
donandole ancor più un’ espressione amabile.
-Davvero?-chiede stupita Celestin (rabbrividisco nuovamente pensando a
quel nome).
Annuisce.
-Ah...- si volta verso me, con aria interrogativa per verificare
l’esattezza dell’ affermazione.
Annuisco disperatamente.
-Ne hai tre Ronald Bilius Weasley- e se ne va, alterata e offesa dal
fatto che sua nipote abbia capito cosa volessi, e invece lei no.
Le sorrido riconoscente. Anche se lo schock dettato dalla consapevolezza
della mia tenera età, mi lascia in tilt per un po’.
-Piacere Ronald Bilius Weasley, io sono Hermione Granger. Ho sei anni e
sono nata il 19 settembre. Mi piace parlare, leggere, scrivere, disegnare,
giocare a scacchi, osservare mia madre che cucina e suonare il
pianoforte-
Mi tende la mano, ma io cado in uno stadio vegetativo.
Non posso crederci, sto conoscendo Hermione...
La mia Hermione, di sei anni!!! E per quante Hermione Granger possano
esistere sulla faccia della terra (nate il 19 settembre), sono sicura che sia
lei.
A nessuna bambina di sei anni piacciono tutte quelle cose.
Si siede accanto a me ed inizia anche lei a disegnare con i colori a
cera. La sua mano scorre uniforme sul foglio e traccia mille linee colorate, a
formare il suo nome.
-L’ho imparato oggi...Guarda, guarda, sono brava?-
Non cambierà mai.
‘certo Hermione’
-Nghe- come da copione.
Quasi quasi inizio a farci l’abitudine. E’ uno stupidissimo e inutile
suono, ma è l’unico che riesco a pronunciare...Quindi tanto vale imparare a
conviverci.
La osservo mentre scrive ancora altre sei volte la stessa cosa. Applaude,
si ferma per pochi istanti a guardare il suo manifatto e ricomincia.
Non mi calcola minimamente quando è impeganta in qualcosa (la maggior
parte delle volte, qualcosa di scolastico), non lo fa nemmeno nella mia realtà.
Che strano effetto mi fa vederla così piccola.
Ora che la osservo meglio ha tre nei uno di seguito all’altro, sotto il
mento.
Evidentemente nota che li sto osservando.
-Sai cosa sono? Sono i tre nei
saggi-
Si, certo...
-e servono a farmi sapere se di un bambino mi posso fidare o meno. Me lo
ha detto il mio papà. E anche la mia mamma- Mi guarda e poi continua:- ad
esempio adesso non stanno lampeggiando. Vuol dire che di te mi posso fidare-
Sorride contenta.
Nei che lampeggiano? Strano, non li ho mai notati sul collo di Herm
‘grande’. Perché mi sa tanto che la mia piccola Hermione si stia inventando un
po’ di cose?
-Non mi credi?- mi dice con tono dispiaciuto.
‘ma certo che ti credo’. Ovviamente questo è quello che vorrei
risponderle...Ma ovviamente mi esce:
-nghe- Tic al pollice destro.
Ok, ritiro quello che ho detto prima sul fatto di abituarmici.
-no, non è vero...tu non mi credi- inizia a lacrimare soffocando i
singulti. Poi scappa via lasciandomi da solo.
La mia attenzione viene catturata dal foglio sul quale stava disegnando.
Oltre al suo nome scritto una decina di volte, ci sono disegnati una bambina con
i capelli ricci e un bambino con i capelli rossi (che penso dovremmo essere noi
due) che si tengono per mano.
Sembra un graffito degli uomini presorici, ma è dolcissimo.
Lo piego in quattro e lo infilo nella tasca dei miei pantaloncini. Lo
voglio tenere per sempre.
Decido di raggiungerla.
‘Hermione, non te la prendere...Io ti credo!’
-nghe- Cheodiocheodiocheodiocheodio...
La bimba boccoluta, Hermione, mi si avvicina piano.
-Ciao Ronald Bilius Weasley...- abbassa lo sguardo, parlando con voce
spenta e triste.
Evito di pensare alla risposta, tanto ormai dico solo “nghe”!
-nghe- Appunto.
Mi avvicino a carponi e le tiro la manica della maglia. Lei si abbassa
verso di me ed io le porgo la prima cosa che trovo a terra. Una scatola a forma
di pagliaccio.
-Io odio i pagliacci-
Viva la fortuna...
Prendo una formina a stella. Glie la do.
Sorride, la mette in tasca e se ne va.
‘Grazie no, eh?’
-Nghe-
Rabbrividisco.
Mentre gattono attraverso la stanza in cerca di cibarie (non mangio da
questa mattina) la stanza inizia a ruotare ed io mi ritrovo in camera con Harry,
che mi sta parlando del suo compito di Pozioni.
-Harry!-
Riesco a
parlare!!!Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii....!!!
-si, mi chiamo così. E tu sei Ron, ricordi?-
Oh dio, mi guardo attorno. Ci sono Seamus e Neville che discutono,
entrambi maggiorenni e senza pannolone.
Che diamine...?
Mi alzo dal letto sul quale sono seduto e mi metto a girare per la stanza
cercando di capire qualcosa.
Esco dal dormitorio maschile e scendo in sala grande. Infilo le mani in
tasca e ne tiro fuori il contenuto. Oltre ad un pacco di fazzoletti, c’è il
disegno.
Si, quello della piccola Hermione.
Lo apro, è ancora intatto.
La vedo arrivare, lo nascondo dietro le mie spalle.
-Oh, finalmente! Ti stavo aspettando da più di un’ora!-
Si, e come le spiego che ero in un’altra dimensione e ho incontrato il
suo ego di sei anni?
-Ecco, vedi...- tentenno.
Velocemente fa due scatti verso destra e poi due verso sinistra. Senza
che me ne accorga, mi sfila il foglietto dalle mani.
Lo apre, lo osserva, annuisce e lo rimette in tasca.
-Ce ne hai messo di tempo a trovarlo!Questo è mio, e lo tengo
io...-
Sorride, con lo stesso sorriso dolce della bambina di sei anni, e
scompare.
Fine.
Hehe...eccomi, che ritorno dopo aver
finito “you and me...forever?”....
Ebbene si...questa nuova shot che a me ha
fatto ridere tanto tanto quando l’ho scritta...eh,
l’amour...
Vi voglio
bene
Valeria18
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