Meredith Swift Grey

di olor a libros
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Un rumore. Scatto subito all'erta.
I miei occhi, si sa, vedono anche al buio, quindi mi ci vuole un attimo per scorgere la figura di Taylor dall'altra parte della stanza.
E' piegata in due, la sento imprecare sottovoce.
Si tiene il piede fra le mani, sembra le faccia male.
Uhm. Spigolo dell'armadio.
Già, lo becca più o meno tutte le notti. Eppure ormai dovrebbe saperlo che quello è sempre lì allo stesso posto, non si sposta.
Ora però sembra che il dolore le sia passato. Riprende a camminare, sparisce dietro la porta.
So dov'è diretta.
Saranno più o meno le due, come tutte le notti.
Scendo dal letto e, con passo felpato, mi avvio anch'io verso il salotto.
Eccola qua, come credevo.
E' seduta sul divano, e seduta su di lei c'è una chitarra.
Quella chitarra che spesso ruba il grembo della mia padroncina, ci si piazza lei al mio posto.
Soprattutto in momenti come questo, quando Taylor viene raggiunta dall'Idea - così la chiama - e, nel cuore della notte, compone canzoni.
Questa notte sono note tristi. Da diverse notti, ormai, sono note tristi.
I suoi capelli stanno svolazzando piano, sfiorano la chitarra, seguono i movimenti della testa e delle dita. Dalla bocca le escono suoni flebili, dolci, quasi clandestini nel silenzio di questo appartamento vuoto.
Non riesco a distinguere le parole, ma ormai conosco abbastanza i sentimenti umani per poter dire che  questo è dolore.
Oh, No. Una lacrima.
Quella è davvero una lacrima?
Non mi piacciono le lacrime. Gli umani hanno questa cosa strana delle lacrime.
Non lo capisco, ma credo che anche questo voglia dire dolore.
Perché ti scendono lacrime, Taylor?
Perché dolore?
Perché?
Chi?
Chi ti ha fatto del male?
E' il mio momento, devo fare la mia parte di gattina tenera e coccolosa.
A questo servo, no?
Tipo in questi momenti, quando Taylor è qui con il suo dolore; e la sua musica, c'è la sua musica. Ma ci sono anche io.
Mi faccio avanti, le sfioro la caviglia.
Sobbalza. Poi guarda giù, la sua faccia spunta da sopra la chitarra.
Poi mi vede. Poi sorride. Poi ride.
Poi una lacrima scivola giù e le bagna il sorriso.
Poi parla, e dice: "Ehi, Meredith! Sto iniziando una nuova canzone, sai? Sarai la prima a sentirla, contenta? Sei la prima a sentire ogni mia canzone, devi sentirti importante."
"Miaaao!"
Mi prende su, le sparo un altro "Miao" dritto in faccia.
Ride ancora, questa volta un po' più per davvero.
Finalmente molla la chitarra e si alza, con me in braccio.
Stiamo tornando in camera. Cammina piano, non vede quasi niente, lei, e il bello è che io sono letteralmente nelle sue mani - si schianta lei, mi schianto anch'io.
Ma in qualche modo riesce a raggiungere il letto.
Senza lasciarmi si infila sotto le coperte. Io mi accomodo per bene fra le sue braccia, appoggio la mia testolina sul suo collo. Lei preme il viso sulla mia schiena, ogni suo respiro mi smuove il pelo.
Rimaniamo così, io ad ascoltare il silenzio oltre il suo respiro, lei ad ascoltare chissà quali pensieri in quella sua testolina affollata.
Poi lei si addormenta. Lo sento, sento il suo respiro cambiare leggermente, sotto la mia gola.
E penso. Perché anche i gatti pensano.
E io penso che sono una gattina fortunata. Penso che voglio tanto bene alla mia Taylor, lo penso mentre ascolto il rumore del suo cuore.
Poi ascolto più in là. Ascolto il rumore che fa questa enorme casa vuota, che è ancora più silenzio di quanto non sia quello di una casa piccola. E' silenzio.
E' una casa grande, bella. Tutta per Taylor, la casa di una celebrità, la casa di Taylor Swift.
E' grande, è bellissima.
E'...
E' vuota.
E allora capisco. Capisco quale sia il problema, finalmente lo vedo: Taylor è sola in una casa immensa. Taylor è sola in una casa. Taylor è sola.
Ha un mondo intero, ad amarla. Appena esce di casa folle di ragazzi e flash di paparazzi la salutano.
Appena entra in casa?

E' Taylor Swift, è una grande superstar, è una grande, ma anche lei ha bisogno di qualcuno da abbracciare la notte, qualcuno da respirarci insieme.
In questo caso, qualcuno con zampette e orecchie schiacciate, qualcuno che le fa le fusa nelle orecchie, qualcuno che la fa ridere con i suoi miao, questo batuffolo di pelo che sarei io, Meredith Grey.




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