Sigaretta

di Dante_Chan
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Affumicato. No, caffè. No, nocciola.
Mi concentro sul sapore che la sigaretta mi ha lasciato in bocca, tentando di identificarlo. La mia prima sigaretta, mica una sigaretta qualsiasi. Certo, in passato ho già fatto qualche tiro, giusto per provare, ma questa è stata la prima sigaretta intera, fumata con volontà. Per celebrare lei, lei e i suoi vent’anni.
Era lì, a terra, sul pavimento del treno. Il ragazzo che l’aveva persa non si era accorto di nulla e quel bastoncino abbandonato, di cui ero l’unica ad essersi accorta, mi chiamava, mi chiamava. Non ho mai avuto pietà per le cicche, mi hanno sempre fatto schifo; ma con questa è stato diverso. Come l’ho vista mi è venuta voglia di prenderla, di farla mia, di consumarla lentamente, trionfante. Forse perché ho raggiunto uno stadio tale di scoglionamento che mi è venuta voglia di farmi male da sola. Mi scongiurava di fumarlo, il bastoncino bianco e arancio, ma ero in treno e sprovvista di accendino, quindi l’ho tenuta da parte, coccolandola, poggiandola prima sopra l’orecchio destro a mo’ di matita e riponendola infine con cura dentro uno dei taschini della camicia, esattamente sopra ad uno dei polmoni che presto avrebbe conosciuto.
Per celebrare lei, lei e i suoi vent’anni. Solo per questo. Lei. Fumatrice, devasto del mio cuore.
Ho acceso la cicca col fornello, tornata a casa. L’ho guardata, alzandola, brindando al giorno speciale della mia amica bevendo le prime gocce di fumo che si disperdevano da dove brillava la lucina color brace. «E ora impariamo a tirare.» mi sono detta, dato che a tirare non avevo mai imparato decentemente (e ancora  dopo questa prova probabilmente non ho la tecnica). Dopo qualche tentativo ho iniziato a prendere confidenza con la mia strana amante, ho sentito distintamente il suo fumo incandescente salutarmi la bocca per arrivare ad accarezzare i polmoni.
Sì! Ecco la sensazione che cercavo e che non riuscivo a rendere fisica! Bruciante calore a livello del petto, finalmente! Non più figurata oppressione nella zona del cuore e coltelli invisibili che mi uccidevano l’animo, no! Quella era finalmente la sensazione che volevo, un male potente e nero che si facesse sul serio sentire a livello fisico! Un male che ti si attacca dentro, che fa sentire il suo peso anche dopo che è finito. Finalmente sono riuscita a dare voce al dolore racchiuso nei miei pensieri. Il fumo bruciava dentro di me, bruciava. Esattamente come i tuoi gesti provocatori, le tue parole e, primi fra tutti, i tuoi silenzi. Però il bruciore finalmente era reale, qui, dentro di me. Buongiorno!
E più ti assaporo, più mi avveleni, tesoro. Esattamente come una sigaretta.
Un ultimo rivolo di fumo mi è uscito dalla bocca, impalpabile. Ecco il bruciore che se ne va con lui, ecco i miei nervi finalmente distesi.




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