Daniele

di Jack_Chinaski
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Sveglio da un po’ di ore, non sapevo cosa essere, cosa fare o dove semplicemente andare.
Tutti gli altri avevano un progetto, un fine o fingevano con grande convinzione di averlo.
Io non sapevo nemmeno se mi sarebbe venuta voglia di alzarmi il giorno dopo dal letto.
Quando succedeva così, sapevo di dovermi muovere più che potevo ed evitare di pensare.
Così mi ritrovai a camminare per strada, diretto verso la piazza e gli amici, quando vidi arrivare questo capolavoro del genere umano, in versione femminile.
Bionda, con due seni enormi e un paio di gambe lunghe e slanciate, riusciva a mettere tutto perfettamente in mostra camminando con grande abilità e la sua espressione perduta, dalla bocca semi aperta, pendente e stupida, non faceva che eccitarmi di più.
Tutti gli uomini penso desiderino avere un rapporto con una donna così, prima o poi.
E’ la nostra vendetta sui tempi in cui ci dividevano dalla bambine e ci vietano l’uso delle bambole.
Abituato a incontrare ogni giorno femme fatale, la guardai solo un attimo, consapevole che presto mi sarebbe sfuggita dagli occhi e della vita.
Ma poi la Barbie mi fissò e sgranò i suoi occhioni azzurri, il torpore sul suo viso si trasformò in un sorriso, sorriso diretto a me.
Pensai subito che qualcosa non andasse, era uno scherzo, forse.
Mi raggiunse velocemente e mi si buttò addosso, tirando e stringendo.
Ritrovai, in quella violenta manifestazione d’affetto, una sensazione di calore e affetto conosciuta in passata, sensazione vecchia e nostalgica.
Sapevo come dì lì a poco il realismo sarebbe prevalso sulla fantasia, ma non potei fare a meno di lasciarmi andare, di crederci e di baciare teneramente quella chioma bionda come se tutto ciò fosse veramente diretto a me.
Dopo qualche secondo sollevò la testa dal mio petto, l’azzurro dei suoi occhi inondò i miei.
"Ci conosciamo?" le dissi
"Ma come...Daniele, non ti ricordi di me?!"
"No, mi spiace. Non mi chiamo Daniele"
Gli occhi rimasero fissi sui miei, poi si spostarono sulla mia fisonomia e ci rimasero per un po’. Cercava di capire se stava facendo sul serio o cercavo di levarmela di torno con una scusa, pensai.
Alla fine si accorse delle cosa e si strappò via da me. Provai dolore, come se mi avessero strappato via qualcosa. Fu un pensiero banale, ma tremendamente vero.
“Oddio, scusami...sei uguale a lui! Scusami ancora"
Imbarazzata fuggì via, io, troppo idiota da fermarla, non riuscii a dire nulla e mi limitai a guardarla andare via velocemente.
Sorrisi alla sua schiena e ripresi il cammino verso la piazza, ero più calmo, ora.
Anch’io ora avevo un’idea su ciò che volevo essere, volevo essere Daniele.




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