È così simile a lui.
Ogni volta che entra in una stanza il mio cuore sobbalza pensando che
sia finalmente tornato da me, che tutto questo dolore sia stato solo un
terribile malinteso.
Ma poi lo guardo meglio e vedo la differenza. Gli manca un orecchio.
È George, non Fred.
Fred se n’é andato e non tornerà.
-Ehilà, Lobo Solitario.- lo saluto cercando di nascondere il
mio dolore, cercando di lenire il suo.
Lui sorride. Fred lo chiamava così.
Mi viene vicino, mi abbraccia. Le sue labbra scendono sulle mie.
Cerca in me l’eco del suo sapore.
Lo ricambio famelica. Le mie mani accarezzano quel corpo
così familiare eppure così estraneo,
così uguale ma così diverso.
Cerco in lui l’eco del suo sapore.
Tra le mie braccia vorrei lui, l’amore che abbiamo assaggiato
e che ora cerco disperatamente qui.
George lo sa.
Mi stringe forte, annegando in me. Anche lui ricerca tracce di un
passato felice, le impronte di Fred sulla mia pelle. Come se
ripercorrerle notte dopo notte potesse portarlo più vicino a
noi.
Tu sapevi sognare, Fred, sapevi guardare al di fuori di questa
realtà.
Chissà cosa diresti di noi adesso, come ci vedresti.
Siamo due superstiti di un naufragio che si aggrappano l’uno
all’altro per sopravvivere. Abbiamo paura del silenzio, che
riempiamo con chiacchiere vuote e risate forzate, perché
lì pesa la tua assenza. Temiamo la luce, perché
svelerebbe l’inganno delle tenebre: non ci sei tu vicino a
noi. Siamo soli.
Chissà, forse un giorno riusciremo ad andare avanti.
Riusciremo a bastarci, ad essere di nuovo felice, ad amarci per come
siamo e non per i ricordi agrodolci che ognuno dà
all’altro.
Forse saremo solo noi due e sarà abbastanza. Forse
riusciremo ad essere una famiglia.
Ma per adesso ognuno cerca nell’altro un tuo riflesso. Non
siamo più noi ma due specchi che riflettono un fantasma.
Solo due gusci vuoti che tentano di affrontare la vita senza di te.
|