La
famiglia è
chiaramente un pesante fardello per il gruppo. Jones, quello
più in
vista, il più sfacciato membro, e Poynter, quello
tranquillo, hanno
entrambi visto i loro padri andarsene dalle famiglie. “Avevo
solo
15 anni-dice Poynter, dal Corringham, Essex-[…] E’
stato come se
la mia infanzia se ne fosse appena volata via ed ero in uno stato di
shock completo”
[…]
Jones
non ha più visto il padre da quando ha abbandonato sua
mamma, Kathy,
quattro anni fa. “Odio pensarci- disse- Mio padre se ne
andò con
un’altra. Era il gesto di una debole crisi di mezza
età-semplicemente ci ha abbandonato. E’ stato un
idiota e non farò
mai come lui. Non voglio più vederlo”
“Immagino
che avrebbe potuto essere la causa per farmi uscire dai binari. Anche
Dougie ci è passato, ma allora, perché mai
dovresti voler entrare
in un giro di dipendenza dalla droga e diventare un pretesto senza
speranza per un essere umano solo perché lo è
qualcun altro?”Jones
ha espresso i suoi sentimenti in una canzone, “The Ballad of
Paul
K”, sull’abbandono di suo padre.
Louise
Gannon, “The super McFly guys”, Mail Online,
dailymail.co.uk
Appoggiò il
bicchiere ormai vuoto sul
tavolo. Stesso sapore, stesso colore, stesso modo di bere la Corona
fredda. Iniziava a sentirsi vecchio.
Dougie
reclinò
la testa in una risata sonora, e ancora rideva mentre, con una pacca
sulla spalla, spingeva Danny fuori dall’appartamento.
“Andiamo,
vecchio! Siamo nel pieno della nostra giovinezza, we’re the
young!,
e dobbiamo godercela!”
E tutto quel vecchiume gli
pesava. Non
si sentiva più lui, era come se gli stessero impedendo di
essere quello che era. I capelli si schiarivano di giorno in giorno, e
così
anche i tatuaggi; ormai era l’ombra di sé stesso.
“Dougie
ha gli
ormoni in fermento” disse Tom ridendo
“E’
ancora un
ragazzino, praticamente! Quale adolescente non ha gli ormoni in
fermento?” Gli rispose Harry
“Se,
se…
Vecchi!- Rispose il diretto interessato mentre si alzava dal tavolo-
vi lascio al vostro barbecue… Attenzione a non
scottarvi!”
“Non
fare
l’asociale, Dougie!”
“Ma
venite
anche voi allora! Venite a divertirvi!”
“Siamo
rientrati alle quattro, stamattina. Oggi la facciamo
tranquilla!”
“Io
vado con
Dougie- disse Danny alzandosi-non sia mai che ti lascio tutto il
divertimento” aggiunse poi facendogli l’occhiolino.
Guardò
il poster
che era affisso sul muro davanti a
sé-“McFly”, titolava la foto.
Guardò con particolare attenzione il volto in basso a
destra,
quello che conosceva meglio di tutti.
Ogni volta che avrebbe
dovuto fermarsi
a pensarci aveva evitato di farlo, e così si trovava addosso
tutti i
quei pensieri, arretrati di anni, in una volta sola. Perché
ora si
trovava solo, perché ora non si distraeva più e
non poteva fuggire
a quelle domande… e davvero non capiva il perché
di tutte quelle
emozioni contrastanti.
“Scommetto
che
non reggi una
bottiglia
di questo” affermò Harry
Danny
rise “Stai
scherzando? Non vado fuori neanche con dieci di quelle!”
“Non
ci credo
neanche se lo vedo!”
“Sta
a vedere,
allora!”
Tom
osservava
paziente, rimpiangendo di non potersi unire alla gara perché
avrebbe
guidato lui al ritorno.
Dougie
era
elettrizzato per la sfida: prima di iniziare a buttar giù la
prima
pinta, pensò con soddisfazione a quanto era bello essere
così
uniti.
Cos’era successo?
Era sempre stato
uno che sorrideva, che scherzava.. Ora si sentiva morire dentro. Ora
capiva che tutto quello che aveva fatto era stato un temporeggiare e
basta. Era fuggito da se stesso, aveva fatto casino per non sentire
quello che aveva dentro, ogni suo giorno era stato votato al
“non
pensarci”. Gli bastava poter far tutto, avere tutto, e gli
era
sembrato abbastanza.
Ma quanto la vita si fa
meno dolce e ti
sembra di impazzire, ti trovi ad aver paura all’idea di
sapere chi
sei, a guardare negli occhi di chi ti fissa allo specchio.
Si teneva tutto dentro, e
gli altri-gli
amici di sempre- non capivano che avesse, non potevano capirlo,
né
immaginare il perché di quella crisi di mezza
età. Non era un
passaggio obbligato, una tappa della vita che tutti dovevano
passare…
Era il tratto che attraversava chi, come lui, era arrivato a
un’età
in cui era obbligatorio fermarsi a fare i conti della sua vita. E si
era reso conto di non aver fatto niente.
“Indovinate,
ragazzi?”
“Cosa?”
“Ho
chiesto a
Gio di sposarmi”
Si
guardarono
qualche istante, poi Danny scoppiò a ridere nella sua tipica
risata.
“woohoo complimenti, mr. Tom!!”
Niente.
“Mi
sento tanto
vecchio- disse poi Danny qualche istante dopo- vi rendete conto?
Potrei già considerarmi zio!”
“Ehi
calma
calma calma! Ho solo detto che mi sposo!”
Guardò
verso
Harry e Dougie: “Ma lo sentite?”
Pensava di essere eterno,
quasi! Aveva
compatito gli altri che dovevano correre dietro ai
figli,
passare le notti in bianco perché i neonati piangevano, si
era
arrabbiato quando avevano smesso di fare le vacanze
tutti
insieme… Ora capiva.
“Come
sarebbe
‘non posso uscire stasera’? Non si trascurano gli
amici!”
“Scusami,
eh,
ma ho promesso a Gio che l’avrei portata fuori nel
weekend!”
“Che
palle!”
“E’così
tanto un problema?”
“E’che
l’avete promesso tutti proprio questo weekend!”
Ora capiva che quello che
per lui era
un percorso imposto dalla società, quei presunti
“fardelli della
giovinezza” erano un modo di investirsi, un modo di costruire
qualcosa. ORA!!
Quella
sera di
Luglio sembrò a tutti e quattro più afosa del
solito. Danny, in
particolare, era più spento che mai. “Che hai,
Dan?” Chiese Tom
rivolgendosi all’amico.
Harry
appoggiò i
gomiti sul tavolino in giardino e raccolse il volto nelle mani.
Dougie si sentiva più annoiato che mai.
“Non
è
niente-rispose Jones-sto pensando”
“Ah
bè, allora
non te lo chiederò più! Non sia mai che io
interrompa certi
avvenimenti storici!”
Non
si unì alle
risate degli altri.
“Penso-disse
ancora-a un sacco di cose”.
Ed era ancora giovane
quando aveva
lasciato gli altri, smesso di sentirli, perché gli sembrava
che
fossero invecchiati, diventati troppo seri, troppo seri per lui che
odiava farlo.
“Tu…ti
sposi?”
Era
sconvolto.
“Ma…
non sei
proprio il tipo da…”
Harry
sospirò
“Quando c’è un bambino in mezzo, bisogna
dargli un padre e una
madre. E io voglio che sua madre abbia dei diritti di fronte alla
legge”
Ci
volle
pochissimo perché Dougie collegasse questo con qualcosa che
aveva
vissuto quasi vent’anni prima.
“Sì-disse-dei diritti. Ma che la
legge lo riconosca o no, sei legato a lei comunque. Non smettere di
tenerlo a mente”
Harry
annuì. Da
quando erano così seri?
“Ehi-disse
allora sorridendo-cos’è questa mania che vi
è venuta a tutti di
fare i seri?”
“Non
lo
so-rispose l’altro sorridendo-la vita, forse”
Si era ubriacato della sua
vita, ma
aveva abbandonato le cose che amava e in cui avrebbe dovuto credere.
Perché se ti prendi un impegno è per la vita, non
per il tempo in
cui hai voglia di mantenerlo.
E non erano forse gli amici
e la
ragazza il suo impegno?
Improvvisamente si era
trovato ad
odiare ciò che un tempo amava.
Rivide
Danny
esattamente tre anni dopo quel pomeriggio noioso al tavolino bianco,
due mesi dopo che Harry si era sposato, tre mesi dopo che i McFly
erano diventati tre (ma tanto erano in pausa tutti
–“Stagione
sabbatica” per citare Tom). Insomma, due mesi dopo da quando
si
erano visti l’ultima volta.
“Come
va?-disse-Si sente che non ci sei… Hai intenzione di tornare
per
quando incideremo l’album?”
Danny,
per la
prima volta dopo tanto tempo, sorrise. “E anche prima! Avevo
bisogno di staccare un attimo. Io… dovevo capire un
po’ di cose
su di me. Sai… fare il check.”
“Check?”
“Sì
beh… Ho
trentasette anni, Doug. Dovevo chiedermi cosa avevo intenzione di
fare della mia vita.”
Vita?
“E prima
cosa facevamo?”
Danny
sorrise.
“Niente- rispose- non facevamo niente. Aspettavamo che
passasse il tempo. Ti sei mai chiesto…-Danny sembrava
imbarazzato-No, Dougie,
non guardarmi così. Non voglio farti il predicozzo
ma… Ti sei mai
chiesto se ti va bene cosa stai facendo?”
“Certo
che mi
va bene! Che discorsi mi fai?”
“E’che…-
Non aveva mai visto Jones così
serio-…be’, ricordi più o meno
che tre anni fa dicevi che mi fossi immusonito?”
“Ah-ha”
“Avevo
appena
rivisto… mio padre. Doug- lo guardò negli
occhi-io non voglio
diventare come lui. Vivere qualcosa per finta. Prendere un impegno e
non mantenerlo. Non sono più un ragazzino. Sono insieme a
Lizzie da
due anni e non voglio farla soffrire”.
Ripensò
all’ultimo messaggio che gli
avevano mandato, qualche settimana prima, quando, dopo due anni che
li aveva lasciati, aveva smesso anche di cercarli: “Guarda a
cosa
stai buttando via, ti sono rimasti accanto sempre”.
Non
che fosse
solo, ma era tutto diverso. Era come se gli altri fossero usciti
dalla sua vita, perché adesso li vedeva solo per suonare e
basta.
Non voleva adattarsi alle nuove loro serate, a casa di Tom con le
ragazze a parlare e mangiare.
Dov’erano
finiti i McFly di una volta? Cos’aveva la vita di prima che a
loro
non andava bene? La vecchia cara formula “Sesso, Vino
(“Droga
no!” Aveva stabilito Fletcher) e Rock n Roll”
cos’aveva di
sbagliato?
O
forse- si fermò
di colpo davanti alla porta di casa-forse era sbagliato lui.
Forse
quel check
che continuava a evitare l’avrebbe dovuto fare, prima o poi.
Forse
a trentatr… -Oh gosh, erano già trentacinque!-
anni avrebbe
dovuto davvero aver costruito qualcosa. E lui… Lui non aveva
in
mano niente.
Ma era troppo tardi, troppo
tardi per
lui.
Si accasciò sul
tavolo, col desiderio
di non pensare più a niente.
La vita era stata severa, e
lui stava
impazzendo. Il tempo non gli era decisamente a favore.
“Ci
sono
passato- Disse a Tom cercando di rassicurarlo- Sta crescendo.
Tornerà a farsi sentire”
“Dici?”
Erano
tutti e tre
seduti al tavolo, Tom col fisso in mano, preoccupati dalla solita
assenza di risposte.
“Certo.
Non
smettiamola di farci sentire- Deve sapere che siamo pronti a
riaccoglierlo, quando si deciderà a tornare”
Poi, un pensiero improvviso
fece
rialzare il viso di Dougie dalla superficie lignea: E se avesse
potuto iniziare a costruire qualcosa da lì, da quel momento?
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