delicate
nota: il testo della canzone in corsivo è "Delicate" di Damien Rice. Le parti in corsivo e grassetto sono delle riflessioni fuori dal tempo della ff.
We might kiss when we are alone When nobody's watching We might take it
home
Kate aprì gli occhi lentamente battendo le palpebre. Girò lo sguardo intorno
a sé e individuò subito la causa del suo improvviso risveglio: la flebile luce
del mattino appena sorto filtrava attraverso le imposte fino a colpirla in pieno
viso. Strinse le labbra e gli occhi in segno di lieve disappunto: l'ombra della
stanchezza era ancora viva dentro di lei, e in quel momento le faceva girare la
testa. Ma sapeva bene che, una volta sveglia, non sarebbe più riuscita a
riaddormentarsi. Si conosceva fin troppo bene, ogni sforzo sarebbe stato
inutile. Si rassegnò immediatamente all'idea e rilassò i muscoli, richiamando a
sé quel minimo di forza fisica che le avrebbe permesso di muoversi. Subito dopo
stirò braccia e gambe e si voltò verso destra; con movimenti flessuosi si
rannicchiò sul petto dell'uomo che le dormiva di fianco, cingendolo dolcemente
con le braccia. Allungò il collo, si sollevò e poggiò la testa sulla sua spalla,
rimanendo immobile ad ascoltare il suo respiro profondo, ancora immerso nel
sonno. Rimase per qualche secondo in silenzio ad osservarlo, poi decisa a
svegliarlo cominciò a baciarlo lentamente sulla guancia ispida e sulle labbra
morbide. Non ci mise molto a svegliarlo; appena ebbe aperto gli occhi volse il
viso verso di lei. Le sue iridi grigio-verdi ora la fissavano dagli occhi
socchiusi con il suo sguardo ironico. Ogni volta che la guardava in quel modo
sentiva il cuore scoppiarle.
Il suo sguardo su di lei spesso riusciva ad incuterle soggezione, si sentiva
scrutata, perforata fin nel fondo dell'anima. Dai suoi sguardi capiva che aveva
sempre saputo tutto di lei: quello che era stata, quello che si sforzava di
essere, quello che tentava di nascondere al resto del mondo. Non gli sfuggiva
niente. Con una sola occhiata era perfettamente in grado di bloccarla, di farla
rimanere di fronte a lui muta e immobile, nel tentativo di percepire il
significato dei suoi pensieri oltre le sue parole dure e irrisorie. C'era sempre
qualcosa di lui che riusciva a sfuggirle; lei invece quando gli stava di fronte
si sentiva come spogliata di ogni segreto.
We might make out when nobody's there It's not that we're
scared It's just that it's delicate
"Ti sei dimenticato di chiudere le tende." mormorò, a fior di labbra,
rimanendogli ancora vicinissima. Lui trattenne uno sbadiglio portando una mano
alla bocca. "Colpa tua, Lentiggini." replicò, inarcando un sopracciglio.
"Quasi non mi hai fatto mettere piede in casa prima di saltarmi addosso."
Kate sorrise, ricordando il modo in cui l'aveva accolto quella sera; non
aveva mai avuto una forte tendenza a lasciarsi andare in quel modo, ma l'attesa
chiusa in casa la stava uccidendo, la preoccupazione continuava a crescere
alimentata dallo scorrere inesorabile del tempo, e il vederselo ricomparire
davanti agli occhi dopo che per un giorno intero aveva rischiato la vita di
nuovo aveva fatto scattare la molla.
"Mi dispiace" gli disse, con aria divertita.
"Eh no, così non va affatto bene." rispose lui, con una smorfia di
disapprovazione. "Hai già cambiato idea? L'accoglienza di ieri sera ti ha
prosciugato tutte le energie?"
Kate scosse la testa, ridendo. Lui finse di assumere un'aria imbronciata.
"Hey, senti tesoro, non dovremmo essere già nella fase del rapporto in cui io
mi devo sentire obbligato a farti certe confessioni per essere preso sul serio,
ma nonostante tutto, ti dirò, cominciavo a sentirmi un uomo fortunato finché non
mi hai spezzato il cuore in questo modo crudele."
Kate roteò gli occhi con un sorrisetto.
"E sentiamo, perché dovresti sentirti fortunato?" chiese, interessata. Lui si
strinse nelle spalle.
We might live like never before When there's nothing to give Well
how can we ask for more
"Non lo so, aiutami a scegliere: perché dopo due maledetti anni sono venuti a
tirarci fuori da quel mucchietto di terra in mezzo all'oceano, o perché una
volta tornati nel mondo reale i nostri cari compagni di viaggio ci hanno
permesso di darci alla macchia liberi e felici con due passaporti nuovi di
zecca?"
Kate appoggiò una guancia nell'incavo della mano, sorreggendosi sui gomiti
con aria pensierosa. Annuì.
"Sì, mi hai proprio insinuato un bel dubbio." disse, spostando lo sguardo al
soffitto.
"Beh, però su una cosa converrai con me, Lentiggini" disse lui, cingendola
intorno ai fianchi con entrambe le braccia. "Il momento più memorabile è stato
quello in cui Jack-o ci ha impartito la sua commovente benedizione." Kate
scoppiò a ridere, tirandogli un pugno in pieno petto.
"E dai! E' stato carino, ammettilo."
"Già, si è proprio guadagnato il suo posto in paradiso." confermò lui,
facendo un cenno col capo. "Avevo quasi le lacrime agli occhi quando con aria
cerimoniosa mi ha battuto una pacca sulla spalla dicendomi trattamela
bene."
Kate represse le risate, scuotendo la testa.
"Scommetto che ti ha fatto sentire realizzato."
"Oh, ci puoi giurare." le rispose lui con un ghigno. "Non credo di aver mai
provato una soddisfazione più grande di quella."
Divertente o meno, dovevano comunque molto ai loro compagni. Avevano dato
loro il permesso di sfuggire alla legge per evitare di finire in carcere, e per
giunta insieme. A dispetto delle parole sarcastiche con cui si divertiva sempre
a mascherarsi, ormai conosceva Sawyer fin troppo bene per non intuire che, in
fondo, anche lui era grato a Jack per quello che aveva loro concesso.
Mai avrebbe potuto immaginare una cosa del genere. Una nuova vita, insieme a
lui. Da fuggiaschi, fuori legge, sempre costretti a fare i conti con il rischio,
con il sospetto, la paura, l'isolamento...
Ma insieme. Lei e Sawyer.
Sì, ogni tanto aveva il sospetto di essere attratta da lui. Ogni tanto, le
veniva da chiedersi come potesse un uomo del genere metterle il cuore in
subbuglio con una sola occhiata: era soltanto un cinico contorto ed arrogante,
che disprezzava tutto e tutti e non si preoccupava di nasconderlo. Ma in quella
totalità era incluso anche lui stesso: Sawyer si odiava, proprio come lei, per
qualcosa che aveva fatto, e che molto probabilmente non si sarebbe mai
perdonato. Faceva il possibile per tenere la gente lontana da lui, e lei aveva
sempre rappresentato l'unica vera eccezione: solo lei su quell'isola aveva
potuto vedere al di là del suo ironico disprezzo, e soltanto perché lui
gliel'aveva implicitamente suggerito e concesso. Alle volte si coglieva intenta
a riflettere così profondamente sui suoi meccanismi psichici da rimanerne quasi
spaventata. Perché Sawyer la affascinava e la attraeva così tanto? Perché
riusciva a sorprenderla sempre, ogni volta che pensava di aver capito qualcosa
in più di lui? I suoi occhi riuscivano a farle andare il volto in fiamme come se
fossero di fuoco, e altrettanto bene erano capaci di tramutarsi in
ghiaccio...
We might make love in some sacred place The look on your face is
delicate
"Almeno sai chi devi ringraziare per essere un uomo così fortunato."
concluse, avvicinandosi e dandogli un bacio a fior di labbra. Lui riaprì gli
occhi subito dopo e la guardò, con un sorriso di consapevolezza dipinto sul
volto. Lei gli gettò un'occhiata interrogativa.
"Certo che lo so." rispose, guardandola con quegli occhi di fuoco in cui lei
si perse per l'ennesima, meravigliosa volta. Sentì le sue braccia stringerla più
forte e le sue mani aderire alla sua pelle calda, e chinandosi su di lui lo
baciò, inebriata dal suo sapore, dal calore delle sue labbra, dalla forza del
suo corpo...
Spesso si ritrovava a percepire una sintonia talmente forte tra loro che, se
fossero stati più vicini, forse avrebbero corso seriamente il rischio di
baciarsi di nuovo. Quando era successo la prima volta, non era riuscita a
concentrarsi con molta chiarezza sulle sensazioni che aveva provato: dapprima
ricordava un senso di pietà acuta e quasi di sofferenza nel vederlo ridotto in
quel modo, un sentimento che non aveva mai immaginato di poter provare per uno
come lui; poi, un brevissimo, anomalo compiacimento nel sentirsi lusingata per
la sua evidente preferenza e inclinazione verso di lei- cosa che aveva cercato
di reprimere quanto prima-; quindi, una strana forza ipnotizzante che aveva
prima incatenato i loro sguardi e poi avvicinato le sue labbra a quelle
dell'uomo sanguinante a cui era inginocchiata di fronte. Per qualche secondo, la
testa aveva preso a girarle e, incapace di porsi qualsiasi freno, si era
lasciata andare ad un bacio molto più intenso e profondo di quanto fosse
realmente nelle sue intenzioni. Per fortuna era riuscita a recuperare il
controllo prima di sprofondare in un baratro assolutamente inaspettato e quasi
scioccante, ma alle volte si sorprendeva ad aspettarsi quasi di rivivere un
momento simile. Aveva quasi l'assurda e immotivata consapevolezza che prima o
poi sarebbe successo di nuovo.
I loro corpi scivolavano l'uno sull'altro, in quei brevi istanti che potevano
concedersi prima di riprendere la loro vita frenetica. Non riusciva mai a
pensare coerentemente quando lo baciava, era totalmente fuori controllo,
completamente catturata dall'esplosione dei suoi sensi, e più lo sentiva più
avvertiva il desiderio quasi disperato di rimanere tra le sue braccia per
sempre... Cosa rappresentava realmente per lei? Era davvero riducibile ad una
qualche classificazione? Quello che sentiva, che provava, era tanto complesso ed
intricato quanto lo era lui...
So why do you fill my sorrow With the words you've borrowed From
the only place you've know And why do you sing Hallelujah If it means
nothing to you Why do you sing with me at all?
Immagini evanescenti le scorsero velocemente davanti agli occhi prima che li
aprisse battendo ripetutamente le ciglia. Dischiuse le labbra, espirò, e si
accorse che vedeva solo il buio davanti a sé.
Girò la testa da una parte all'altra. Annaspò leggermente, immersa nella
confusione: non era lì che pensava di trovarsi. Il buio la circondava. Era
appoggiata contro qualcosa... qualcuno. Qualcuno di cui riusciva a percepire il
battito cardiaco tranquillo e regolare. Si era addormentata, rannicchiata sul
petto di un uomo. Per un attimo rimase immobile a lasciarsi inebriare dall'aria
che respirava a contatto con quella persona, poi si sollevò da lui staccandosi
dal suo petto e, seduta di fianco a quell'ombra immobile, cercò di riprendere in
mano i fili della ragione.
Non era proprio immobile. Il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente,
respirando in modo quasi impercettibile. Ma in quello che era stato
evidentemente un sogno, lui la baciava, tenendole una mano fra i capelli, poi il
suo corpo premeva su di lei. Erano così vivi, reali, consistenti... come poteva
essere stato solo un sogno?
Un momento. Tutto quel rammarico non aveva effettivamente ragione di
esistere. Era stato soltanto il frutto di uno slancio istintivo a lungo
represso, di un altro semplice, banale, frustrante scherzo mentale dell'isola. E
per qualche istante anche dopo il risveglio aveva fermamente creduto che fosse
vero. Incredibile. Da cosa era originata tutta la forza con cui aveva
disperatamente tentato di aggrapparsi a quel sogno?
L'ombra a cui era appoggiata prima si mosse, facendola sobbalzare
bruscamente. Sentì il suo sguardo penetrare il buio e squadrarla nella
notte.
"Che succede, Lentiggini?" Lei scosse la testa.
"Niente di grave." rispose.
"Hai fatto un brutto sogno?" la provocò lui, in tono ironico.
"No, soltanto... non mi ricordavo di essermi addormentata." ammise.
"Beh, ci sei riuscita, e ti dirò di più, l'hai fatto addosso a me.
Stavo ancora cercando di intavolare una conversazione quando mi sono accorto che
eri già nel mondo dei sogni. E ti posso assicurare che non è stato divertente
ritrovarmi a parlare da solo. Ah, e oltre a questo mi hai anche fatto venire i
crampi a una gamba."
Sorrise lievemente, anche se lui non poteva vederla. Che sogno era stato.
Qualcosa che, probabilmente, andava anche oltre l'immaginazione di Sawyer. Il
suo sorriso si allargò.
"Sawyer?"
"Sì?"
"Ti ritieni mai..."- rifletté attentamente prima di scandire il seguito di
quella frase- "...un uomo fortunato?"
Sentì l'eco della sua risata ironica.
"Fortunato?" ripeté lui. "Dopo che il mio aereo è precipitato su un'isola
deserta, i soccorsi si fanno ancora desiderare e questo sputo di terra in mezzo
all'oceano pullula di orsi polari in modo decisamente anomalo?"
Chinò la testa, distogliendo lo sguardo dalla sua ombra. Si aspettava una
probabile risposta sarcastica, un commento cinico, e non avrebbe potuto
guardarlo negli occhi e intuire la verità dal suo sguardo...
"Forse." Alzò gli occhi, cercando di vedere il suo viso. Forse? Rimase
immobile a bocca aperta per qualche secondo ad aspettarsi un proseguimento, una
battuta, una smentita di qualche genere, ma niente. Intravedeva la sua sagoma
nella penombra. Incrociò le braccia, sorridendo.
Imprevedibile. Tutto quello che sapeva essere. Tutto quello che forse lei
amava.
Forse.
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