Titolo: Lei non
piangeva mai
Autore: L.A.D.L.
Disclaimer: Naruto non è
una mia creazione. Tutti i diritti riservati. La fanfic non è a scopo di lucro.
Pairing: Sasu/Saku
Note: non leggo il manga e non vedo l’anime.
Eccetto la puntata di oggi. Non ci ho capito nulla ma
la scena di Sakura che piange per Sasuke mi è piaciuta. E così eccomi qui.
Lei Non Piangeva Mai
Lei non piangeva mai.
Semplicemente, non lo faceva.
- Naruto non ci provare nemmeno!! – ringhiò con tono sepolcrale, con quegli occhi incredibilmente
azzurri contratti in maniera omicida, come sempre quando il biondino si
accaniva sulla sua ciotola, finendola prima del previsto e puntando inevitabilmente
quella della compagna, seduta alla sua destra.
- Se esci con me, allora ti
lascio mangiare in pace. –
Un paio di secondi di silenzio, e
infine il cibo di Sakura compì un’ardita parabola verso la testa dell’amico,
terminando inesorabilmente sull’obbiettivo previsto. – Ma, Sakura… -
- Niente ma! Mangialo ora, se ne
sei capace. –
Si alzò in piedi sbattendo con
violenza le mani sul tavolo.
Lei non piangeva mai.
- Sakura, aspetta! Ma… - il ninja
si voltò verso di loro, che ancora pazienti osservavano un religioso quanto
imbarazzante silenzio. – Ma che le è preso? Accidenti a lei, quando fa così non
la capisco! –
Il maestro Kakashi si era
limitato ad un simbolico alzare di sopracciglia, che Naruto, com’era ovvio data
la sua natura infantile, non interpretò affatto, limitandosi a spostare lo
sguardo su Sasuke.
Dal suo canto, Sasuke non lo
considerò affatto.
Continuò a mangiare fino a che la
ciotola non fu vuota, infine gli lanciò un’occhiata seccata, disturbato dal suo
sguardo, o, come gli disse, dalla sua faccia, e uscì dalla casa a passo
sostenuto.
Sotto l’albero di ciliegio più
grande di tutto il villaggio, stava lei, gli occhi chiusi. Lui pensò subito che
sotto le palpebre, nel buio, dovevano muoversi con una
tale velocità da far impazzire chiunque che non fosse la ragazza stessa.
Quegli occhi.
Occhi azzurri con gemme di verde,
più caldi di quelli del suo compagno, ma inesorabilmente più spenti dalla
consapevolezza che la schiacciava ogni giorno di più.
Sakura non era forte come loro e
probabilmente non lo sarebbe mai stata.
- Ti facevo più paziente, con il
ragazzo che ti piace. –
Lei alzò lo sguardo e gli lanciò
una tale occhiata furente che lo inchiodò a terra, rendendolo incapace di fare
un altro solo passo in più, in qualunque direzione. Deglutì, Sasuke,
improvvisamente a disagio.
Non disse una sola parola per un
intero minuto, infine scosse la testa e lo guardò. – Non sai proprio niente dei
problemi di una coppia, vero Sasuke? Chi disprezza compra, e quindi, qualora
designassi Naruto come mio compagno, dovrei impegnarmi molto di più per
sgridarlo. Dovrei far finta di odiarlo alla morte. –
Disse tutto velocemente, senza
prendere fiato.
Sasuke si appoggiò al tronco,
improvvisamente svuotato del desiderio di rivolgerle la parola, o anche solo di
parlare.
Infine la ninja reclinò la testa
all’indietro, poggiandola al tronco. – Comunque, non mi piace Naruto, se è
questo che stai pensando. –
Respiro, aria.
Aria che mancava da troppo tempo
nei suoi polmoni.
Bugia. Mentire.
Mentire per non essere
smascherato come un piccolo ladro.
- Non lo stavo pensando affatto.
– chiarì brevemente. – Semplicemente mi chiedevo come mai te la prendessi
sempre con lui. –
Sakura lo guardò con un’intensità
quasi palpabile, e improvvisamente gli parve che tutto intorno a lui fosse
diventato più denso.
- Perché, almeno in una cosa,
vorrei essere superiore a lui. –
Era stato solo un sussurro, ma
c’era stato.
Non poteva aver sentito male.
- Quando il maestro Kakashi ci
chiede di eseguire un nuovo esercizio, lo faccio sempre prima di voi.
Generalmente ci riesco al primo tentativo. –
Lui annuì, invitandola
silenziosamente a proseguire.
- Ma quando ci riesco a mi fermo, per vedere voi, non posso fare a meno di ammirare
la vostra incredibile tenacia e forza d’animo. Tutta quel
energia che io non avrò mai. - disse, socchiudendo gli occhi. – Voi
imparerete esercizi più difficili, e mi supererete, pian piano, senza che io
possa far nulla per raggiungervi di nuovo. –
Lei non piangeva mai.
Ma c’era tanto dolore nelle sue
parole.
- E anche se non dovrei, io vi
odio. –
Come quando avevano cercato di arrampicarsi sugli alberi, semplicemente
camminando. Ci era riuscita subito, e orgogliosa li aveva sbeffeggiati con
ironia.
Ma poi si era resa conto del fatto che non avrebbe mai potuto
continuare a provare con la loro stessa tenacia; che prima o poi, Naruto e
Sasuke avrebbero cominciato a camminare nell’aria, e che volando lontano
l’avrebbero lasciata indietro.
Lei non piangeva mai.
Ma avrebbe tanto voluto farlo.
Si alzò in piedi, osservandolo
attentamente. Infine gli porse una mano. Una mano piccola e tremante, bianca
come solo la sua pelle diafana poteva essere, dolce come l’anima della sua
proprietaria.
Sakura gli porse una mano e
mentre lo faceva, tremò. – Vi odio perché mi lascerete indietro, come un
piccolo ricordo sbiadito. Ma vi ammiro, perché sarete grandi, tu e lui. –
Il ninja dagli occhi neri come le
tenebre la considerò in tutta la sua figura per un lungo ansioso istante,
quindi accartocciò le spalle e scoppiò a ridere, divertito.
Rise per non piangere.
Anche lui, non piangeva mai.
- Nemmeno io sono lontanamente
forte come Naruto. Il trucco è non farglielo sapere. Tanto, inutile com’è, non
se ne accorgerà mai. È troppo impegnato a chiamarci amici. – disse
semplicemente.
Lei alzò la testa di scatto,
piegandola di lato, lentamente. Sembrava una bambina piccola che considerava con calma tutti i suoi regali, indecisa sul quale scegliere.
Solo che, questa volta, davanti a lei c’era solo Sasuke.
Anche lui era un regalo, si disse la ragazza piegando le labbra in
un sorriso talmente sfrontato che lo vide arrossire.
Scansò la mano che le stava offrendo
in risposta alla sua e di slancio, senza riflettere,
lo abbrancò per la vita, stringendolo forte. – Oh, Sasuke. –
Il ragazzo, dal canto suo, fu
contento del fatto che Sakura, nello slancio, avesse imprigionato
nell’abbraccio anche le sue braccia; altrimenti, non avrebbe potuto fare a meno
di rispondere a quella stretta, e fine della storia.
- Ok, ok, va bene. –
La scostò lentamente e le
scompigliò i capelli albini.
Infine si allontanò, il capo
chino e la mente così confusa che nemmeno la sua infallibile razionalità
avrebbe saputo trovare risposta a tutte quelle domande.
Riaprì a fatica gli occhi, sul
ponte avvolto dalla nebbia.
Lei non piangeva mai.
Però quelle erano lacrime.
Fine.