Baciami,sciocco.
Dopo quella sera, tutta
la mia vita cambiò. Potei sentire chiaramente la voce
lontana di mia madre e di Rose che mi chiamavano, che tentavano di
scuotermi. Eppure io non sentii più niente, vittima di
ciò che avevo bevuto, vittima dell'alcool. Divenne tutto
buio, e non dire con precisione quando aprii gli occhi. O se mai,
davvero, li riaprii.
#Giulia
Un sospiro proruppe sulle mie labbra, e mi tirai indietro una ciocca di
capelli castano chiaro dietro l'orecchio.
Dondolai un po' le gambe, penzoloni per aria, mentre mi rilassavo
osservando lo splendido panorama di Londra baciata dal sole, dal
terrazzino del mio piccolo appartamentino in periferia.
Mi sembrava incredibile che soltanto fino a ieri ero in Italia a casa
mia, ed ora grazie al contributo prezioso di mia zia ero riuscita a
comprarmi questa nuova casetta qui. Era piccola, è vero,
però già la sentivo mia.
La sera prima avevo fatto baldoria nel bar due strade adiacenti, ed
avevo bevuto una quantità di alcool stratosferico. Motivo
per cui adesso la testa mi stava scoppiando e se non fosse stato per le
sbarre di ferro lavorate attorno al pavimento sarei già
capitolata giù e tanti saluti.
Afferrai la macchinetta fotografica vicino al comodino e cominciai a
scattare qualche foto dei villini in fila per le strade, ed il cielo
grigio che era una costante minaccia di pioggia in quella
città.
La pioggia però non mi dispiaceva. Adoravo sentire il
ticchettio cadenzato delle goccioline che sbattevano contro il vetro,
mentre ero al caldo sotto le coperte a sorseggiare cioccolata calda,
oppure mentre mi riguardavo le centinai di foto che avevo scattato
quando ancora ero a Roma.
Mi scappò un sorriso, ripensando alla mia migliore amica
Rose che mi stritolava con uno dei suoi abbracci e mi pregava di
chiamarla presto e di tornare a trovarla.
Ripensandoci adesso, forse avrei dovuto già dovuto
chiamarla. Forse non sarei proprio dovuta partire.
Non sono una grande amante del sole sfavillante e dell'aria di mare che
c'era vicino Ostia, dove stavo io, però comunque Roma mi
piaceva. Mi piaceva la mia scuola e mi piacevano i miei amici. Tra
qualche giorno sarei dovuta ritornare a scuola, e frequentare il mio
ultimo anno da studentessa del liceo, e l'idea di ributtarmi nella
mischia di studenti e professori sconosciuti, inglesi, non è
che mi attirava poi tanto.
Pazienza. A casa non volevo più stare. I miei si stavano
separando a causa di mio padre e le sue scappatelle da crisi di mezza
età, e l'aria stava diventando pesante. Mia sorella, Elena,
più grande di me di cinque anni, furba se n'era
già andata a studiare in America per diventare disegnatrice,
e m'aveva mollato da sola con mamma e papà.
Mi alzai con lentezza, stiracchiandomi per bene e dandomi una ravvivata
ai capelli mossi, che a causa dell'umidità mi stavano da
schifo, e tornai dentro, per darmi una sistemata ed uscire un po'.
Avevo proprio bisogno di fare una passeggiata.
La libertà oramai stava andando a farsi fottere. Due
settimane, e poi a quella stessa ora mi sarei ritrovata tra i banchi di
scuola.
Rabbrividii al solo pensiero.
Presi la mia solita felpona azzurra, intonata con gli occhi, che
adoravo e me la infilai, seguita dai leggins neri e le converse
dell'altrettanto colore, andando in bagno con la trousse.
Mi guardai allo specchio, con una smorfia di disgusto di fronte alla
mia faccia ed i miei capelli, che dovevano aver visto giorni migliori.
Mi pettinai e li legai in una coda di cavallo alta, quindi mi truccai
con la matita blu ed il rimmel nero, che mi allungò le
ciglia in modo vertiginoso.
Finalmente soddisfatta presi la borsa e le chiavi ed uscii di casa.
Fuori faceva freddo ma non troppo, il venticello era ancora rimasto
quello piacevole estivo per fortuna, sennò mi sarei
congelata.
Mi avviai, chiudendomi la porta alla spalle ed imboccando la prima
strada a sinistra, che sapevo mi avrebbe portato nel bar dove la sera
prima mi ero data alla birra. Camminai in fretta, stringendomi nel
mongomery nero attilato che mi si avvitava in vita, con la borsa sotto
al braccio ed il cappuccio tirato su che continuava a cadere
giù e infastidirmi.
Le strade erano deserte, stranamente, forse di domenica mattina ero
l'unica che si svegliava alle 7 e mezzo ed usciva di casa. Tutti gli
altri volevano dormire.
Io ovviamente, non facevo mai parte di tutti gli altri. E nemmeno ci
tenevo, sia chiaro. Ero mattiniera e mi piaceva osservare la
città e le persone che si svegliavano, chi solo chi in
compagnia, ed assaporare la lenta rispesa delle attività da
parte di ognuno.
Giunta alla fine delle strada mi ritrovai infatti, davanti all'edificio
con l'insegna luminosa che lampeggiava, e la scritta: Bar e tabacchi!
che mi abbagliava.
Rimasi qualche minuto, incantata ad osservare la porta a vetri che mi
permetteva di vedere l'interno vuoto e la barista donna dell'altra
sera, che mi notò e mi invitò ad entrare con un
gesto della mano.
Le sorrisi, e così lei di rimando, mentre spingevo la porta
per entrare.
-Ciao!- mi salutò, allegramente. -Che ci fai già
sveglia?-
-Sono mattiniera, e mi sveglio sempre presto, sai com'è- le
risposi cordiale, avvicinandomi al bancone e sedendomi sopra uno degli
sgabelli in pelle rossa, il primo che mi capitò a tiro.
-Ahh, allora, come stai? Ieri sera ci hai dato dentro eh- rise,
appoggiando i gomiti sopra il tavolo, e mostrandomi la sua perfetta
dentatura bianca sfavillante. Dio, beata lei, era così
carina. Bionda, occhi verdi, sorriso d'angelo e corpo da urlo.
Niente a che vedere con me. Bassina, piatta come una tavola, i capelli
che mi facevano sempre un cespuglio di rose, ed un naso adunco. L'unica
caratteristica che amavo del mio aspetto fisico, erano gli occhi, di un
bell'azzurro.
-Bah più o meno bene. Ho un mal di testa spaventoso
però-
-Eh beh, ti credo!- disse, appoggiando la testa bionda sopra i palmi
aperti delle mani, guardandomi. -Allora dimmi un po', com'è
che ti chiami? Ieri deve essermi sfuggito-
-Giulia- risposi, un po' imbarazzata per il suo sguardo insistente- e
tu?-
-Catherine, ma puoi chiamarmi Cathy. Hai un nome particolare, non sei
di qui vero?-
-No- scossi la testa -Sono Italiana, mi sono trasferita qui ieri in un
appartamento qui vicino di mia zia, vengo da Roma-
-Wow! Non ci sono mai andata a Roma, ho visto Venezia!
Com'è?-
-Uhm...bella e..caotica- borbottai, inclinando un po' il viso,
pensierosa.
Lei rise ancora, facendo ondeggiare i capelli biondi -Come Londra
allora!-
-Più o meno. Però Roma è di una
bellezza diversa, più particolare.- risposi, sorridendo.
-Immagino! Senti ti porto qualcosa? Un caffè? -ci
pensò su. -Whisky?-
-Hahah, no grazie, sono solo di passaggio. Pensavo di fermarmi un po'
di più, ma penso che andrò al parco. Ho voglia di
scattare qualche foto, così avrò qualcosa da
raccontare alla mia migliore amica.-
-Sei una fotografa?- mi chiese, e le si illuminarono gli occhi. -Anche
il mio ex. Era molto bravo...-disse, ed arrossì.
Evidentemente, si erano divertiti parecchio insieme, e scommetto che a
lui non è dispiaciuto farle qualche foto...senza veli.
Ridacchia tra me e me, quindi mi alzai. -Oh posso immaginare. Senti io
vado, ci si becca in giro ok?- la salutai con la mano e mi diressi
fuori dalla porta.
-Ciao!- sentii dire, quindi uscii.
#Niall
Sbadigliai assonnato, massaggiandomi distrattamente la pancia.
Avevo fame, ed a ritmi di due tre minuti il mio stomaco prendeva a
ruggire, in maniera piuttosto imbarazzante, cercando di richiamare non
solo la mia attenzione ma anche quella dei miei compagni di band, che
mi guardavano e scoppiavano a ridere.
Ehi, se avevo fame, che potevo farci!
Quella mattina mi ero alzato di buona lena, ed ero andato a fare
colazione.
Il servizio fotografico doveva durare circa tre ore, compreso il trucco
e parrucco, e ci dovevamo trovare tutti puntali nell'atrio della Hall,
per fare colazione velocemente ed andare.
Il nostro manager aveva pensato bene di dirci all'ultimo momento ieri
sera, che il giorno seguente ci sarebbe stato il servizio alle 8 e
mezzo, e noi eravamo già abbastanza stanchi per le prove. Il
servizio si sarebbe svolto nel mezzo del verde della periferia di
Londra, in mezzo alle solite villette a schiera che costeggiavano i
confini della città.
Non mi dispiaceva andarci. C'ero stato poche volte, ed il verde mi
faceva sentire a casa.
L'Irlanda mi mancava, ma dopo il boom di X-factor, non avevo avuto un
attimo di respiro tra prove, servizi e concerti, non potevo certo
mollare la band e tutto il resto per andarmene. Bisogna rimanere
concetrati, e non era mica così facile.
-Ehi Niall, se vuoi puoi andare a prenderti qualcosa da mangiare, tanto
ora sono occupati con Louis- disse Harry, guardandomi con un
espressione diverita sul volto sepolto dai ricci.
-Davvero?- esclamai, felice di accontentare il mio stomaco e placare la
fame.
-Certamente! Ci dovrebbe essere un boufett qualche stanza in
là, non so bene dove. Chiedi a Liam, magari ti
può dare una mano- annuì, quindi mi
indicò con un cenno della testa Liam, che stava sdraiato
sopra il divano sepolto dai cuscini con gli occhi chiusi, probabilmente
assonnato quanto noi dopo la levataccia.
Sorrisi ad Harry, ringraziandolo, quind mi avvicinai a Liam,
toccandogli piano una spalla.
-Liam? Scusa sai dirmi dove sta il bouffet?- chiesi piano
-Uhm....-mugugnò, aprendo appena gli occhi e lanciandomi
un'occhiataccia, a cui risposi imbarazzato. -esci dalla stanza, in
fondo al corridoio a sinistra. E' la prima stanza.- rispose, quindi
tornò a sonnecchiare.
-Grazie e scusa-
Mi avviai, procedento spedito per il corridoio, svoltando all'angolo ed
entrando nella prima stanza che mi ritrovai di fronte, su cui compariva
la scritta ''Boufett''. Mi diedi un colpo in fronte, dandomi dello
stupido, quindi sghignazzando entrai.
Di fronte a me due lunghi tavoli uniti con una tovaglia colorata gialla
sopra, erano imbanditi con bibite quali coca-cola, sprite e fanta,
bicchieri e una vasta gamma di dolci.
Mi avvicinai, esaminando per bene le varie torte e tortine, indeciso su
che cosa stuzzicasse il mio appettito.
E con mio rammarico, non trovai niente. Avevo voglia di Hambuger. Un
bellissimo e succulento Hambuger con tanto di ketchup e patatine fritte.
Ma era mai possibile? Alle 9 del mattino, che mi andasse la carne?
Scossi la testa. Di andarmene non se ne parlava, ma...potevo resistere
ancora 2 ore?
Ci pensai su, e decisi che no, non potevo resistere.
Presi il cellulare e scrissi ad Harry che uscivo un attimo a prendere
una boccata d'aria, e che sarei tornato tra una ventina di minuti,
massimo mezz'ora. Quindi rinfilai il cellulare nella tasca posteriore
dei pantaloni, e controllando di avere ancora soldi, sgattaiolai fuori
dal teatro, attento a non farmi beccare.
All'esterno faceva freddo, ma io ero abituato agli standard Irlandesi,
ed il freddo di Londra non mi infastidiva poi così tanto.
Badai a non farmi vedere dalla fans che s'erano appostate fuori, in
attesa, insieme ad i paparazzi, cercando un'uscita laterale. Ne trovai
una, quella di emergenza, e spinti forte per uscire.
Per mia sfortuna però, un gruppetto di fans mi vide, ed
urlando attirò l'attenzione.
-Merda!- pensai, e cominciai a correre verso la macchina. L'orda di
gente mi seguì, tentando di riversarmisi addosso tra
gridolini e flash di macchinette e telecamere, che volevano sapere che
cosa ci facessi lì fuori e le solite cazzate varie da
rivendere ai giornaletti scandalistici, tanto per far sapere un altro
po' i fatti miei e dei ragazzi al mondo. Tentai di infilarmi in
macchina, ma l'idea di non riuscire più ad uscire una volta
dentro, mi terrorizzò e decisi di optare per una fuga a
piedi.
Non potevo mica rischiare la galera dopo aver investito una trentina e
passa di gente per uscire dal cancello. Anche se l'idea non mi
dispiacque poi tanto. Sopratutto per i paparazzi.
Così presi a correre, prendendo stradine secondarie e
laterali per evitare di attirare ancora l'attenzione.
Giunto ad un bivio, presi la strada a destra, il cui cartello indicava
il parco per bambini vicino alla piazza grande. Magari lì
sarei riuscito a nascondermi. Che ne so io, tra i cespugli e le fratte.
Mentre quindi il mio cervello elaborava veloci possibili vie di fuga,
andrai a scontrarmi dolorosamente contro una ragazza, facendo
capitolare entrambi in mezzo ai cespugli.
-Speriamo di non averla ammazzata- fu il primo pensiero che feci,
mentre gli cadevo addosso.
#Giulia
Assaporai con felicità l'atmosfera tranquilla e pacifica che
aleggiava intorno ai giochi per bambini dentro al parco, seduta sopra
una panchina di legno ammuffito dall'umidità e la pioggia, e
mezza scassata. Ma non mi importava, in quel momento ero completamente
assorta a contemplare l'aria verde intorno a me.
Tirai di nuovo fuori la macchinetta,e mi alzai per scattare qualche
foto.
Ne feci un paio vicino allo scivolo rosso e verde di plastica per
bambini, quindi una vicino alle altalene dai ganci cigolanti,
ricordandomi quando andavo con mia sorella e mia nonna al parco di
villa Lazzaroni, litigando con gli altri bambini per decidere i turni
per andare sulle altalene, e facendo a gara a chi andava più
veloce.
Me ne ero fatta di sbucciature sulle ginocchia quando ero piccola! Per
non parlare degli spintoni ed in pianti quando mia sorella pretendeva
di andarci prima lei perché era più grande e la
più alta.
Si comportava male anche quando aveva cinque anni, vi lascio immaginare
ora che ne ha 24. Non è cambiata di una virgola, eppure io
sono troppo buona, quindi non riesco a non volerle bene. E' una testa
dura lo ammetto, ma è pur sempre mia sorella.
Riposi la macchinetta nella borsa, mandando un messaggio alla mia amica
Rose per dirle che andava tutto bene e che tra qualche giorno avrei
ricominciato la scuola. Le chiesi come andava, e se era riuscita a
combinare qualcosa con quel Riccardo di cui s'era presa una sbandata
colossale, ma che era un completo idiota.
Io per fortuna, mi ero accorta in tempo di quanto fosse stupido
Alessio, il mio ex, e l'ho mollato subito prima che fosse lui a mollare
me.
Non mi piace essere mollata, preferisco anticipare le sue mosse e
mollare io.
Quel tipo poi, era proprio un deficente in piena regola. Pensava
davvero che potessi credere alla sua storiella del ''E' stato solo un
bacio, io ti amo ancora amore!'', dopo che li ho visti scopare come
gatti in calore con quella stronza di Elisa,alla festa di compleanno di
Rose? Ma per favore, chi vuoi prendere in giro.
Scossi la testa, alzando gli occhi al cielo. -Per fortuna Giulia, che
almeno un pizzico di astuzia ti è rimasta, e non sei
più un'ingenua- borbottai sottovoce, sistemandomi di nuovo
la borsa in spalla.
Mi voltai, per tornare a sedermi, ma proprio mentre mi avviavo alla
panchina, qualcosa, o per meglio dire, qualcuno mi venne addosso,
placcandomi come un giocatore di rugby in piena partita, e buttandomi
in mezzo alle foglie verdi delle siepi, cadendomi per altro sopra.
-Ehi! Ma che cazzo...?!- sbottai, aprendo gli occhi dopo la botta alla
testa ed il contraccolpo alla schiena, che non ringraziò.
-Chi cazzo sei? Spostati accidenti a te!- stavo per continuare ad
urlargli in faccia, ma persi il filo conduttore di qualsiasi cosa
avessi pensato, quando incontrai gli occhi ghiaccio del ragazzo biondo
che mi era venuto addosso, dimenticando persino il mio nome.
Lo guardai, come un cieco che vede per la prima volta il sole,
ammutolita.
Lui aprì le palpebre, gemendo dal dolore, per spostarsi da
sopra il mio corpo minuto.
-Merda, mi dispiace tantissimo- disse, mettendosi a sedere.- Ero
inseguito da fans e paparazzi e non mi sono accorto di te, ti sei fatta
male?- chiese, alzando lo sguardo. E finalmente mi guardò.
Rimanemmo a fissarci negli occhi, per quella che mi parve
un'eternità, persi negli occhi l'uno dell'altro, e tutto il
resto del mondo scomparve. Fui la prima che rispose, rompendo il
silenzio, facendoci ricapultare sulla realtà.
-N-no...cioè s-si.- boccheggiai - ma non importa...davvero-
dissi, riuscendo appena a sorridere. E che importava davvero, Niall
Horan, mi era appena caduto addosso, ed in questo momento mi guardava
con un sorriso lascivo, che avrei potuto morire lì, in quel
momento. E sarei morta felice e senza rimpianti.
-Ah...mi dispiace- rispose lui, finalmente, grattandosi la testa,
imbarazzato.-Come ti chiami?-
-Giulia..- sussurrai, arrossendo come un pomodoro.
-Piacere mio, sono Niall Horan. Dei One Direction- rispose, arrossendo
insieme a me.
-Oh lo so- sorrisi - e sei un figo anche dal vivo-
-Come scusa?- chiese, confuso.
-Niente! Dicevo...che lo so. Ti conosco-
-Ah...sei una nostra fans?- domandò, e mi parve che una
piccola luce gli si accese negli occhi, anche se non seppi spiegarmi il
motivo.
Io annuii, distratta dal suo splendido sorriso con i denti
splendidamente storti. Oddio. Quant'era bello. Possibile che fosse
davvero Niall?
Mi sistemai una ciocchetta di capelli dietro l'orecchio quindi tornai a
parlare.
-E...cosa ci fa qui uno dei One direction? Ti sei perso?-
Rise. -Ero a fare un servizio fotografico, e mi era venuta fame.
Solamente che al buffet, non avevano Hambuger e...così sono
uscito. Solo che i fans ed i paparazzi mi hanno visto e mi hanno
inseguito. - precisò -credo di essermeli lasciati alle
spalle ed averli seminati- disse.
-Non sento nessun gridolino, penso di si- risposi, guardandolo
accorata. -Spero di si- pensai. -Dunque ora che farai?-
Ci rimuginò un po' su, quindi tirò fuori il
cellulare. -Avverto i ragazzi che sono qui di venirmi a prendere-
Cominciò a digitare veloce sull'iphone, componendo un
numero, quindi attaccò l'apparecchio all'orecchio ed attese
che qualcuno gli rispondesse dall'altra parte.
Oddio, chi starà chiamando? Zayn? Liam? Louis? Harry?
Mi mordicchiai il labbro, in febbrile attesa anche io.
-Pronto? Harry? Senti io sono nel Parco vicino al teatro, mi vieni a
prendere con la macchina? Si...Si, mi hanno inseguito e sono fuggito.
Si...Ok, a tra poco, ti spiego dopo. Ah e...Non venire con la smart.
Non centriamo.-disse, rispondendo ad Harry Styles che gli parlava
dall'altra parte del telefono. Quindi lo abbassò e
terminò la chiamata.
-Viene a prenderci Harry tra poco- dichiarò, con un sorriso.
-V-viene a prender....ci?- balbettai, sgranando gli occhi. -In che
senso viene a prenderci? A te e... a me?- mi indicai con la mano,
assurdamente incredula di ciò che mi propinavo le mie
orecchie.
Magari mi sbagliavo. Magari stavo ancora sognando. Stavo impazzendo.
Eppure lui annuì, divertito dall'espressione che feci,
prendendomi una mano. -Certo, entrambi- disse - Dovrò pur
risarcirti per il disturbo no? Che ne dici di venire con me? Ti
presento agli altri- propose, facendomi l'occhiolino.
Io lo fissai, poi abbassai lo sguardo, fissando la mia mano stretta
sulla sua, cominciando a pensare che forse non ero io la pazza, ma lui.
Perché invitare ME? Dio.
Annuii impercettibilmente, e lui si illuminò. -Perfetto
allora! Vedrai ti troverai bene!- mi rassicurò, ed io non
osai, pensare il contrario.
SPAZIO
DELL'AUTRICE
Buon
salve a tutti! Piacere, mi presento per la prima volta!
Sono
Federica, e sono una fans sfegata dei One Direction! *Si sentono
applausi ed urli di incoraggiamento*
E'
prima fanfiction che scrivo, e sinceramente spero che questo prima
inizio vi sia piaciuto!
Giulia
incontra per la prima volta Niall Horan, il suo preferito della band,
per una pura botta di culo che ognuno vorrebbe avere.
Nel
corso della storia, comincerà a provare qualcosa per lui, ma
si metterà in mezzo Liam, che diventerà il suo
migliore amico.
Sarà
una mini-long fanfic, suppongo di 5 capitoli, ma vedremo. Ovviamente
con tanto di parti Hot u.u
Lasciate
una recensioncina, così mi rendete contenta su! *___*
Grazie
a colore che leggeranno e che commenterrano, vi amo! u.u Un saluto, a
tra qualche giorno, promesso :3
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