Dedicata a Kashmir (o Grace che dir si
voglia). Avevi torto, sai? Quando dicevi “i francesi, quando mai sono serviti a
qualcosa?”.
(E non provare a uscir fuori con qualche
stron*ata del tipo “Non merito tanto”, “Ma che ti passa per la testa”,
eccetera.
Perché questa è per te, e te la tieni.)
The artist’s speech.
#004. Words
Non gli
sembra vera, la statuetta, nemmeno adesso che la stringe tra le mani.
Il
“miglior Regista” è proprio lui. Lui, nipote di due poveri immigrati
lituani.
Le parole
del discorso che ha preparato con tanta cura nel corso dei mesi gli scivolano
sulla lingua, tra le labbra, e giungono alla platea.
Parla,
parla, parla, tanto che nemmeno più si ascolta.
La cosa
più importante – la sola cosa più importante – è la donna – la sua
donna, sua moglie, la sua amante – che lo guarda dalla platea. Lei.
Soltanto lei conta.
Lei,
Bérénice.
Lei è
la più bella, la più vera, la donna più perfetta che abbia mai incontrato.
Da
sempre straordinaria, ma grazie a questo film – il suo film, che la sua
regia attenta e meticolosa ha contribuito a realizzare – ha imparato il valore reale
delle parole. Soprattutto, ha imparato che a volte non ne servono affatto.
Lei, sua
moglie, lo guarda dalla platea, riservandogli un sorriso.
Lei ha
saputo parlargli usando solo un bacio.
Note dell’Autrice
Lo so, la domanda del
secolo è: come mi è venuta in mente una cosa del genere?
Ebbene, suppongo sia
necessario scrivere una breve cronistoria della mia ispirazione ^^
Mi è capitato di
associare il prompt words, ovvero parole, al film “The Artist”,
diretto dal regista francese Michel Hazanavicius e interpretato da Jean
Dujardin, Bérénice Bejo, James Cromwell, John Goodman e Penelope Ann Miller.
[Credo che più o meno tutti lo abbiano sentito nominare, pur senza averlo
visto.] Ho pensato, in un primo momento, di associare il prompt alla coppia
George Valentin/ Peppy Miller, basandomi sul fatto che si trattasse di un film
muto. Stavo ancora lambiccandomi il cervello pensando a come costruire tutta la
faccenda, quando ho visto assegnare l’Oscar per la Miglior Regia proprio a
Michel Hazanavicius – e ho visto lui baciare la Bejo, sua moglie, proprio prima
di salire sul palco per ricevere il premio. Di lì, non ce n’è stato più per nessuno
^^ Ho seguito il suo discorso (innamorandomi della sua voce e del suo accento),
e ho subito traslato il prompt su di lui e sul suo rapporto sua moglie.
In sintesi, ecco il
perché di quest’ennesima pubblicazione.
Il titolo è ispirato a
“The King’s Speech”, titolo del film che ha conquistato l’Oscar 2011 (ennesima
prova di talento dell’attore inglese Colin Firth, anch’esso premiato nel corso
della stessa cerimonia), con una differenza: in questo caso il discorso è
“dell’artista”, in cui come “artista” è inteso sia il regista, Hazanavicius,
sia il protagonista del film (a sottolineare l’incredibile successo di questa
pellicola).