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di Lusty_Archivio
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Blatereggiando.

Saaaaaaalve a tutto il circondario (?). Stavolta il capitolo è una flashfic di poco più di settecento parole, ma spero sia di vostro gradimento comunque! E sì, comunque è una boiata colossale. *muore rotolando verso sud come i Negrita(?)*. Se nel capitolo precedente avevo parlato in “forse” di one shot ambientate nel presente (con Radish e Goku adolescenti, in sostanza), ora lo posso affermare con certezza matematica: il prossimo capitolo sarà ambientato nel presente! Uooo-hoooo! *partono le solite urla di giubilo registrate*. No, è che in verità non vedo l’ora di scrivere su Goku e Radish e i corrispettivi fidanzati da grandi, LOLOLOL. Stavolta nieeeeente Bardack, dopo la nottata passata a narrare di Cappuccetto Rosso Insanguinato (?) ha chiesto un po’ di riposo. Ho dovuto darglielo, sennò mi finiva all’istituto psichiatrico. Stavolta solo Radish (il povero, POVERO Radish) e il baby Gokuzzo . Taaanto amore per questi due fratellini che effettivamente tanto amore nella serie originale non ce l’hanno. Grazie come sempre per tutti i vostri commenti, li ho apprezzati tantissimo! Sono felicissima che questa raccolta vi piaccia. :3 Ammetto che, nei deliri della febbre (PERCHÉ SÍ, FINALMENTE DOPO QUATTRO ANNI DI MALATTIE IMMAGINARIE PER STARE A CASA DA SCUOLA SALUTE MI È VENUTA LA FEBBRE, WOOOOHOOOOO—*viene violentemente padellata da sua madre*), ho già cominciato a buttar giù la scaletta per la raccolta sequel! *partono ancora le solite urla di giubilo registrate*. Bon, ho finito. Cioè, come se avessi detto effettivamente qualcosa di intelligente, ugh. Grazie ancora per tutti i vostri commenti, I luv ya~

Disclaimerchemidimenticosempre » Dragon Ball © Akira Toriyama.


 

 

P A S T (5)

Non credere di poter fare il teppista senza pagarne le conseguenze!

{Radish & Goku}

Hug 6. Oxygen

 

Era vero. Terribilmente vero. Lo ammetteva senza indugio e, anzi, pure con un quintale di spudorato orgoglio: ne aveva combinate tante nei suoi sette anni di vita, ma così tante che, sicuramente, i poliziotti non erano ancora venuti a prenderlo per sbatterlo in prigione solo perché avevano troppa paura di confrontarsi con lui e la sua incommensurabile perfidia (e anche perché Radish era certo che il suo papà li avrebbe massacrati di botte se solo avessero provato a torcergli un capello, ma quella era una motivazione secondaria ovviamente, e non che avesse bisogno che quel vecchiaccio rincretinito venisse a dargli una mano in caso di problemi, comunque).

Quelle che prolificava quotidianamente non erano certo semplici e banali birichinate da moccioso inesperto, oh no. Giusto quella mattina, a scuola, aveva preso di mira come di consuetudine l’enorme sederone (che più che deretano pareva un transatlantico, ma vabbé) della maestra, bersagliandolo senza pietà alcuna con fionda e sassolini fino a non avere la certezza di averlo ridotto ad un grosso, flaccido scolapasta (e la vecchia befana l’aveva poi buttato fuori dalla classe strepitando come un’aquila, giurando di spedirlo dal preside, ma non che a lui gliene fregasse più di tanto). Nel pomeriggio, quando teoricamente doveva scattare in cucina, frugare tra stracci, scope e scoponi e dare una mano a pulire in casa, Radish aveva avuto la genialmente geniale idea di cospargere meticolosamente l’intero ingresso della sala di olio extravergine d’oliva (e dio solo sapeva come Bardack fosse riuscito a non sfracellarsi contro lo spigolo del tavolo scivolandoci artisticamente sopra), ottenendo come soddisfacente conseguenza un urlo belluino da parte del padre e un vero e proprio inseguimento con tanto di padelle e mannaia alla mano di circa tre ore e mezzo. Ciò senza escludere, ovviamente, i pannolini di Goku vari ed eventuali che aveva clandestinamente levato al loro paffuto proprietario per disseminarli allegramente in giro per casa, desideroso di esprimere tutta la propria discutibile indole artistica. Come ne fosse poi uscito incolume era un mistero amletico, ma non era quello il punto. L’importante era che le sue bravate erano degne del grande Bart Simpson!

... E forse, fondamentalmente, era proprio quello il problema. I poliziotti non erano venuti a prenderlo perché era troppo forte per loro, dunque era probabile che avessero deciso di affibbiargli una punizione a distanza. Maledetti!

Tossicchiò sofferentemente, accoccolandosi alla bell’e meglio sotto le lenzuola. Man mano che i minuti passavano, la sua ipotesi non faceva che accrescere in maniera vertiginosa nella testa, costringendolo ad una soffocante stretta al cuore che, insieme alla terribile atmosfera che permeava nella stanza, gli rendeva impossibile concedersi al sonno. Doveva essere così, per forza. Quello doveva essere l’impietoso modo di punirlo per le sue terribili malefatte. Conosceva un sacco di torture terribili a cui sottoporre i criminali, qualcosa tipo una frustata, un sacco di botte, l’iniezione letale o la sedia elettrica, ma quello... quello no. Santo cielo, no.

La consapevolezza che sarebbe stato costretto ad una morte lenta e dolorosa gli sparò in tutto il corpo una brutale scarica di brividi, costringendolo ad un tremolio incontrollato sul materasso. Si era coperto con le lenzuola fino alla punta dei capelli ed ora cominciava a sentire caldo, ma l’aria fuori dal suo guscio di stoffa era oscura, spaventosa ed irrespirabile, e Radish sapeva che non vi sarebbe sopravvissuto per nemmeno cinque di minuti.

Strinse convulsamente a sé il suo fido orsacchiotto color viola melanzana, compagno di tante avventure ed ora, probabilmente, pure di una morte lenta ed inesorabile. Nel momento in cui se lo premette addosso, Radish ebbe come la netta sensazione che il pupazzo lo abbracciasse a sua volta, accoccolandoglisi con disperazione contro lo stomaco – probabilmente sentirà quest’aria anche lui, pensò, mordendosi un labbro –, e la cosa non fece che terrorizzarlo ancora di più.

Ne aveva combinante tante nei suoi sette anni di vita, ma così tante che i poliziotti non erano ancora venuti a prenderlo per sbatterlo in prigione solo perché avevano troppa paura di confrontarsi con lui e la sua incommensurabile perfidia. Era rimasto illeso fino a quel momento, Radish, ma ora, evidentemente, era giunto l’infausto momento di scontare la propria pena. La propria, terribile, spietata, brutalissima pena.

« Io... io... credo che morirò qui », esalò, annaspando sofferentemente tra le lenzuola, mentre Goku, dormicchiando beato nella sua culla lì a fianco, rilasciava nell’aria già altamente tossica l’ennesima, terrificante puzzetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





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