Cap.1
Premessa:
La fanfiction è volutamente e sfacciatamente ispirata alle
vicende di Battle Royale, sia del manga che del film, seppur con
sostanziali differenze.
Il plot generale è quello che avete letto nell'introduzione;
quattro classi di differenti istituti scolastici vengono obbligate a
sfidarsi fra loro in una sanguinosa battaglia lunga quattordici giorni.
Il motivo non è ben specificato, e la cosa viene giustificata
solo attraverso la diffusione del bullismo nelle scuole.
Il plot è questo, e tale rimarrà. Specifico questa cosa
per non dover incorrere a critiche appartanenti alla serie: "Ma non ha trama! Che razza trama è questa? Non ha senso!" xD
Avvertenze: il rating è
arancione e tale rimarrà. Saranno presenti scene di violenza, e
anche scene lemon (anche se non esplicite).
E' un lavoro molto diverso dai miei soliti, ma spero lo gradirete, lo apprezzerete e mi appoggerete come avete sempre fatto :)
Buona lettura, gente! :3
Battle Royale
Prologue: Atarimae no Day?
Sakura Haruno si è sempre vantata del suo provvidenziale sesto senso.
Non che a tutti gli effetti sia un vero e proprio sento senso, ma a Sakura piace definirlo tale.
E il suo sesto senso, in quel momento, le dice di fuggire via.
L'aereoporto della città di Tokyo freme ancora di vita alle
cinque del pomeriggio passate e Sakura, stringendosi addosso la
giacchina della divisa e osservandosi attorno, percorre i suoi
terminal con il trolley alla mano e la borsa a tracolla della scuola
sulla spalla.
Maledice per la centesima volta le sue amiche, il freddo pungente
di quei giorni di Marzo e per ultima quella maledetta gita scolastica
alla quale si è vista obbligata partecipare.
Sakura non ha molta familiarità con le gite; in realtà
non ha familiarità con qualunque cosa non riguardi i libri
scolastici, quelli medici e la boxe, ma sulla soglia dei diciotto
anni non può permettersi di fare la preziosa e rifiutare
l'invito a
partecipare ad una provvidenziale gita scolastica, saltata fuori dal
nulla.
E' quindi con un insolito malumore che raggiunge il gate dove si sono
dati appuntamento tutti i suoi compagni di classe assieme agli
insegnanti. Scorge Lena e Yuzuru poco più avanti e dopo aver
salutato sua madre, che si è premurata di infilarle fra le mani una
scatola di pronto soccorso e un pacco di biscotti, avanza verso
di loro con aria mogia.
<< Sakura, fai venire voglia di piantarti un coltello nella
pancia >> esordisce Yuzuru, biondissima e bellissima. Sakura
le scocca un'occhiata bieca. << Sorridi, eh? E' una gita!
>>
Accanto a loro, gli squittii eccitati dei suoi compagni di classe le
danno letteralmente alla testa e per un attimo medita anche di
stenderli tutti con uno dei suoi micidiali SakuraChick, ma è la voce
di Kurenai-sensei a farla riprendere.
<< Tirate fuori i passaporti e i biglietti ragazzi! Cominciamo ad imbarcarci! >>
La meta della gita si
tratta niente di meno che della conosciutissima e visitatissima
Okinawa e Sakura, mentre attende che Yuzuru e Lena terminino le
procedure per il check-in, si chiede perchè diavolo abbia
accettato di partecipare a quella gita se i suoi nonni abitano ad
Okinawa e lei la conosce meglio delle sue tasche.
Con due passi si affaccia alla vetrata del gate, adocchiando le
ordinate file d'aerei disposti ognuno vicino all'altro. E' quasi buio
ormai, e luci delle piste illuminano il cielo scuro e i piccoli aerei da
cargo che si affaccendano attorno a quelli commerciali.
La voce trillante di Yuzuru la fa un poco sorridere e mentre si volta verso
di loro riesce scorgere al banco check-in la bellissima ereditiera
Hinata Hyuuga, sua compagna di classe, accompagnata come sempre dalla
sua fidata guarda del corpo, e cugino, Neji Hyuuga.
Sakura non ha nulla contro Hinata - che rimane comunque troppo
timida e impacciata per essere così popolare -, ma detesta con
moderata gentilezza la figura di Neji. Proprio in quel momento Hinata
si volta e le rivolge un discreto sorriso, al quale Sakura
risponde con affabilità, prima di premurarsi a ricambiare
l'occhiataccia che Neji le ha appena scoccato.
Non sono amiche lei ed Hinata, anzi, frequentano ambienti
completamenti opposti e giri d'amicizia ben diversi, ma Hinata ha la
peculiarità di essere gentile con tutti, e questo basta.
<< Guarda un po' >> Yuzuru le è accanto in un secondo e
ammicca ai gate accanto al loro. File e file di studenti dalle
divise sgargianti e diverse fra loro sostano a diversi metri uno
dall'altro. Anche loro hanno in mano valigie e borse e hanno tutta
l'aria di star partendo per una gita fuori programma. << Uzu,
Suna e.. Oto?! >>.
Oto?
<< E' il Liceo più malfamato di tutta Tokyo >> le
bisbiglia Lena all'orecchio, indicandole con un cenno del capo i
ragazzi vestiti col gakuran nero e le ragazze dalla divisa grigia e il
fiocco rosso. << Papà mi ha detto che hanno anche ucciso
uno studente durante una rissa! >>.
Oh che gioia.
Sakura si chiede come mai abbia deciso di cominciare a frequentare ragazze del genere, ma poi si ricorda di quanto possa
essere crudele la gerarchia nella loro scuola e di come l'amicizia di
Yuzuru e Lena riesca a tornarle sempre utile.
<< Pensi che vadano anche loro ad Okinawa? >> le chiede
Yuzuru, setacciando da cima a fondo la fauna maschile di tutti i tre
gli istituti. Ne adocchia qualche d'uno carino fra quelli di Uzu, dal
gakuran blu scuro e la divisa rossa e blu, e anche qualcuno fra quelli
di Suna, in giacca e cravatta come loro, dai toni blu, e dalla
marinetta
azzurra.
<< Ohi, ohi! Sakura! >> Lena l'afferra per il
braccio, strattonandola verso la porta del gate. << Piantala di
fare quella faccia da pesce lesso e sorridi, che adesso bisogna imbarcarci!
>>
Si ammassano tutti contro il gate, e fra chiacchere e urla percorrono
il corridoio che li conduce alla porta dell'aereo.
Una volta sedute ai loro posti, Sakura ascolta
distrattamente Yuzuru che blatera roba senza senso su bellissimi
ragazzi e Lena che rinfranca accennando qualcosa riguardo a future
notti in bianco.
Ma Sakura è distratta e osservando dritto fuori dall'oblò,
sospira, inquieta. << Ancora non capisco perchè ci
vogliano far viaggiare di sera >> borbotta Lena, con un
broncio seccato.
<< Credo sia per risparmiare il costo del biglietto >>
risponde distrattamente Sakura, continuando ad osservare fuori dal
finestrino.
<< Mah >> aggiunge Yuzuru, ridacchiando. << Come se
il biglietto per Okinawa costasse un patrimonio! >> dice.
<< Questo aereo fa schifo! >>
In effetti quell'aereo è ben diverso da quelli che Sakura ha
sempre preso per recarsi ad Okinawa dai suoi nonni. Oltre ad essere
incredibilmente piccolo e stretto, da tutta l'aria di non avere
nessun'altra zona passeggeri e che siano solo loro a viaggiarci sopra.
La Gakuen Konoha School è fra i licei più rinomati e
prestigiosi di tutta Tokyo, e il costo della sua retta mensile sfiora
una cifra al dir poco assurda. Sakura, che ha avuto accesso a quella scuola
attraverso, ovviamente, una
borsa di studio per meriti ginnici e scolastici, si chiede
perchè diavolo quel Liceo non possa riuscire a permettersi
qualcosa di meglio, considerando quando deve sborsare al mese
soltanto per i corsi extrascolastici - che sono al di fuori della copertura della
borsa di studio.
D'un tratto, fra il buio dell'ambiente esterno, scorge dei fari
lampeggianti che con un po' di fatica riesce ad attribuire a
numerose jeep stradali. Acciglia lo sguardo, perplessa.
<< Lena >> dice, rivolgendosi a quella che fra le sue due
amiche ha un poco più di cervello. La Konoha School è
prestigiosa e fornisce l'educazione migliore in circolazione, ma non
è altro che una scuola per figli di papà senza
cervello. E
Yuzuru e Lena sono entrambe ricche e viziate figlie di papà
senza cervello. << Sai se per caso questo aereoporto è
addetto anche a sbarchi militari? >>
<< Eeeh? >> sbotta Yuzuru, osservandosi le unghie
curate. << Sakura, che cavolo stai dicendo?! >>
proferisce, scandalizzata. << Ehi, siamo in gita! GITA! La
vuoi smettere di dire roba senza senso? >> conclude, visibilmente
seccata.
Sakura sobbalza e solo in quel
momento si rende conto della
miriade di sciocchezze che ha appena detto, frastornata addirittura dal
suo stesso comportamento. Si scosta i capelli dal viso, sospirando,
proferendosi in un
sorrisino di scuse. << Ah.. sì, è che.. ho un
po' di mal di testa e.. >>
Lena fruga nella sua borsa e con un sorriso le consegna
un flacone di aspirine. << Nel caso servissero >> dice,
strizzandole un occhio.
[Contemporaneamente]
<< Shikamaru Nara, mi stai ascoltando o no!? >>
Shikamaru Nara a diciotto anni è stanco di vivere
così come a
cinque o a dodici. E' una persona così pigra che per pigrizia
non ha saputo rifiutare quell'invito per partecipare a quella gita,
medito magari di trascorrere la settimana stravaccato sul divano di
casa sua, ignorando gli aspri commenti di sua madre e gli sbuffi di suo
padre. Quello che proprio non è riuscito a mettere in conto, nel
suo perfetto piano, è stata l'ingombrante presenza della sua
vivace ragazza e quella del suo migliore amico.
Sposta lo sguardo, incontrando un paio di lucenti occhi azzurri.
<< Sì, Ino >> rantola, trattenendo a stento
uno sbadiglio. Ino lo osserva, piccata. << Allora ripetimi
quello che stavo dicendo >>
<< Blateravi su negozi e scarpe >>
Ino blatera sempre su ragazzi e scarpe. << Shikamaru! >>
stride lei, offesa. << Stavo parlando di cosa fare una volta arrivati ad Okinawa, idiota!>>
<< E dai, Ino >>
Chouji Akimichi, infagottato nel suo gakuran dal terzo bottone
esageratamente tirato, le sorride affabile. << Perchè ti
arrabbi tanto? >> dice, infilando la mano nel solito sacchetto
di patatine.
<< Avanti Inooo! >> da dietro i loro sedili spunta la
testa allegra di Tenten, i capelli scuri raccolti in due chignon
laterali e un sorriso ad incurvarle le labbra. << Ne vuoi uno?
>> le chiede, allungando un pacchetto di biscotti verso la bionda. << Non te la prendere >> aggiunge.
Ino sgranocchia il biscotto, assumendo un espressione offesa, mentre Shikamaru sospira, esasperato.
<< Piuttosto >> esordisce squillante Tenten, battendo le
mani, deliziata. << Li hai visti gli studenti delle altre scuole?
>> sembra esaltata.
Alla domanda di Tenten anche Shikamaru pare riportare l'attenzione
sulla discussione. << Quelli agli altri gate, dici? >>
risponde Ino.
<< Esattamente >> annuisce l'altra. << Oto, Suna e Konoha. Konoha, che ci vanno a fare quei ricconi ad Okinawa? >> concluse, sprezzante. Shikamaru sospira, di nuovo.
<< Le divise delle ragazze erano carine >> osserva
Ino, mangiucchiando un altro biscotto, meditabonda. << Con quelle parigine e
le gonne scozzesi.. ma anche i ragazzi non erano male! >> e ride, strizzandole l'occhio.
Shikamaru invece le scocca un'occhiata bieca, incerto se
prendere la cosa come una frecciatina indiretta o meno. Non ha comunque il tempo
di pensarci perchè Kiba Inuzuka spunta al fianco di Chouji
e con lui Rock Lee, ed entrambi stanno esigendo la loro giornaliera
dose di patatine, fra le risate di Tenten.
Quando una mano si posa sul suo braccio, Shikamaru
sobbalza e si affretta a voltare il capo, incontrando gli
occhi azzurri della sua ragazza. Ino Yamanaka ha lo sguardo
crucciato. << Tutto bene, Shika? >> gli chiede
premurosamente, dimentica del bisticcio di poco prima. << Sembri
teso >>
Shikamaru si sforza di abozzare un sorriso e annuisce
rigidamente. Allora anche Ino sorride, sporgendosi un poco per posargli
un bacio all'angolo della bocca. << Vedrai..>>
sussurra contro la sua mascella. << Ci divertiremo un
mondo >>.
[Contemporaneamente.]
<< Permesso! Permesso! Ehi.. ho detto permesso! >>
Naruto si lascia cadere a peso morto sul sedile accanto al suo,
sospirando. Si scompiglia i capelli, si agita sul posto, si sistema la
manica del gakuran e sbuffa di nuovo, prima di voltarsi verso di
lui, crucciato.
<< Teme, dove cavolo eri sparito? Perchè non mi hai aspettato? >>
Sasuke Uchiha si passa una mano fra i capelli, accomodandosi
meglio sul sedile e non azzardandosi a rispondere al suo migliore
amico. Naruto gli scocca un'occhiataccia. << Ehi, Juugo!
>> si rivolge al loro altro amico, seduto più a destra, annoiato.
<< Dove sono Karin e Suigetsu? >> gli chiede e lui con un
cenno del capo gli indica i sedili davanti a loro, per poi
tornare ad immergersi nel suo libro.
Naruto Uzumaki si affaccia oltre e con sommo disgusto scopre la coppia
scomparsa del tutto intenta a divorarsi la faccia a vicenda.
<< Che schifo >> borbotta, tornando a sedersi di
nuovo. Poi gli sorride brillantamente. << Ehi
Sas'ke! Magari questa è la volta buona in cui rimediamo una
ragazzatebayo >>
Sasuke si stringe nelle spalle e volta il capo, puntando gli
occhi fuori dal finestrino, assorto. Naruto allora lo osserva
attentamente.
<< Ehi, stai bene? > >
Nessuna risposta.
<< Non dirmi che hai paura dell'aereo! >> sghignazza
e Sasuke lo fulmina con lo sguardo. << Chiudi il becco,
dobe >> proferisce tetro. Naruto allora smette immediatamente di
ridere e lo osserva con sguardo serio. << Io dicevo sul
serio Sas'ke >>
Sasuke si passa di nuovo una mano fra i capelli, in un gesto che
trasuda frutrazione e nervosismo. Naruto assottiglia gli occhi,
confuso, prima che le parole del suo migliore amico lo destino dai suoi
pensieri:
<< Non ti senti strano? >>
Anche Juugo, allora, alza piano gli occhi dal suo libro, teso.
Sasuke Uchiha si può definire per autonomasia il bel tenebroso della
seconda sezione del terzo anno dell'Istituto Superiore Oto.
E Naruto Uzumaki, che è il suo migliore amico da tempi
immemorabili - alcuni sostengono che le rispettive madri abbiano
addirittura cambiato loro i pannolisi assieme - lo
conosce così tanto bene che se solo disponesse delle
abilità necessarie non avrebbe certamente faticato nella stesura
di un manuale su "Come capire Sasuke Uchiha for Dummies".
Non c'è niente che turbi veramente quel pezzo di ghiaccio.
Prima che potesse solo azzardarsi a rispondere, Mitarashi-sensei
passa per i sedili e la sua voce secca risuona nell'abitacolo, mentre
riprende Karin e Suigetsu Hozuki con lontana ironia. <<
Hozuki-kun, fossi in te utilizzerei quelle mani in modo più
proficuo >> sibila, sorridendogli affabilmente. Karin si
allontana un poco, sistemandosi sostenuta la giacchina della divisa e gli
occhiali, rossa in volto.
<< In quale modo, sensei? >> ribattè a tono Suigetsu, proferendosi nel suo sorriso scintillante e appuntito.
Anko Mitarashi piega le labbra in un sorrisino inquietante,
sorpassandoli e scoccando un'occhiata penetrante a Sasuke, Naruto e
Juugo. << Non ti preoccupare Hozuki-kun >> cantilena. << Lo verrai a sapere a tempo debito >>
Sasuke la segue con lo sguardo, sbuffando sonoramente.
<< E dai, teme! >>
Naruto gli batte una pacca così forte sulla schiena da
rischiare di mandarlo dritto dritto col naso nello schienale del sedile
davanti. Massaggiandosi la parte offesa, Sasuke arriccia le labbra in una
smorfia. << Che dobe. >> borbotta.
<< E' una gita, no? >> ridacchia. << Vedrai che ci divertiremo un sacco! >>
<< Molto bene >> esordisce poi la sensei, piantandosi
in mezzo al corridoio fra le due file di posti. << Direi che
possiamo anche dare il via alla nostra gita, che ne dite ragazzi?
>>
Un coro di urla e strilli approvanti fa da eco alla sua risata che si
disperge nell'abitacolo di quell'aereo, mentre Sasuke Uchiha torna ad
osservare fuori dal finestrino, certo di aver appena intravisto
postazioni militari nascoste nel buio di quella notte.
***
Sakura non ricorda con precisione cosa fosse successo esattamente trenta minuti dopo che l'aereo è decollato.
Sta parlando con Lena, e Yuzuru si sta ritoccando il trucco allo
specchietto, e la sensazione di panico e ansia provata allo stomaco non
appena l'aereo si era librato in aria, è stata accantonata per
qualche istante.
Ma è d'un tratto ritornata, alla vista del corpo di
Kurenai-sensei
che si accascia floscio nel corridoio dell'aereo. Ci sono urla,
strilli, ma tutto le sembra estraneo. Lontano. Lei stessa prova ad
urlare, ma non le esce alcun suono dalla labbra, la gola è
chiusa. Le gira la testa. Dov'è l'uscita?
Mentre si osserva attorno, spaesata, vede i corpi di Yuzuru e
Lena accasciati su se stessi e il lontananza la figurina di Hinata che
crolla svenuta sul pavimento.
Uno dopo l'altro i sensi abbandonano, ovattandole le
orecchie, soffocandole il respiro, e l'ultima cosa che intravede
prima di chiudere definitivamente gli occhi, è il viso di una
delle hostess coperto da una maschera a gas.
***
Goccia.
Una, due, tre.
Goccia.
C'è uno spazio chiuso nella sua mente, che urla e urla e chiede aiuto.
Un'altra goccia.
Sull'occhio.
Goccia.
Perchè il piove dentro l'abitacolo dell'aereo?
Goccia.
Quello non è l'abitacolo dell'aereo.
Goccia.
Sakura sbarra gli occhi, alzandosi in piedi di scatto e facendo
così in modo di cadere dal banco sul quale apparentemente era
stata depositata. Geme quando la dura consistenza del pavimento le
colpisce la testa, e caccio uno strillo, imprecando a bassa voce quando si rende
effettivamente conto di non riuscire a vedere nulla attorno a sé.
Non sa quanto tempo passi prima che il suo cervello riesca a riprendere le
normali funzioni - Chi sei? Perché sei qui? Dove sei? Il cellulare, e le valigie? - ma quando succede, prende ad osservarsi attorno,
spaesata.
E poi li sente: gemiti, parole
sconnesse, sembrano un quasi un brusio di sottofondo. Si sorprende,
perché il mal di testa che le sconquassa le tempie le ha
impedito di accorgersi di ciò che le succede attorno, delle
voci, dei sospiri, dei lamenti.
Come una lenta danza
in coreografia oscure figure nere si levano attorno a lei, lentamente,
sembrano sostenersi a vicenda. Sono ombre, di qualcuna riesce a vedere
i piedi, nel buio che la circonda, mentre si perlustra la divisa, alla
ricerca del cellulare.
Che non c'è.
Dov'è il suo cellulare? Pensa, affannandosi. Si sfila la giacchina, perlustra le tasche della gonna, le scarpe. Le tremano le mani, ha.. paura? Ma il cellullare non è da nessuna parte.
Sakura si massaggia la spalla, prendendo due respiri profondi. Calmati, si dice. Calmati.
Il collo.
Cosa c'è, attorno al suo collo? Cos'è quel collare che lo circonda?
Solo in quel momento Sakura
sembra prendere coscienza della situazione, perché geme, mentre
le si mozza il respiro, nel tentativo di slacciarsi il collare. Tira
una, due, tre volte. Ma rimane lì. Non si sfila, non si sgancia,
e Sakura deglutisce, mentre il cuore sembra volerle sfondare il petto,
mentre le mani le tremano.
Y-Yuzuru, Lena. Dove sono?
Balza in piedi, le gambe non la
reggono, si dice, non ci riescono, perché barcolla e si osserva
attorno. Dovrebbe urlare, lo sa, dovrebbe urlare i nomi delle sue
amiche. Dove sono?
E, sopratutto, perché le
sembra di star impazzendo? Perché, mentre tenta di nuovo di
slacciarsi il collare, sente la voce di un telecronista rimbombarle in
testa?
Fa un passo indietro, e nella foga
urta contro qualcuno, che caccia uno strillo acuto, facendola
sobbalzare. Ed è quello strillo che forse la riporta in
sé, perché c'è solo una persona che è in
grado di strillare in quel modo.
<< Y-Yuzuru? >>
rantola, riconoscendo nell'urlo la voce familiare dell'amica. A
tentoni, lentamente, la cerca, e quando sente la consistenza della sua
gamba sotto le dita, tira un sospiro di sollievo, prima di gettarsi su
di lei, abbracciandola.
<< S-Sakura? Ma che..?
>> borbotta lei, fioca, sentendo le
dita affusolate dell'amica percorrerle il collo e tirare forte.
<< Dov'è Lena? >> dice lei, continuando a tirare. La
sua voce è tornata quella di prima, quella dura e secca che
è sempre.
<< Lena..? Non è qui? >> Yuzuru sembra cadere dalle nuvole. << Dov'è? >>
Lena non è con loro, ma non
è a quello che Sakura pensa mentre si sposta a destra della
amica, mentre arranca nel buio, mentre costata che ciascuna delle
persone che le circondano indossano quel collare.
<< Sakura? >> un'altra voce, di Lena questa volta, che
massaggiandosi un'occhio le osserva, insonnolita. Lei non lo sa ancora, dove sono. << Siamo
già in albergo? >>
Le voci ora sono più nitide,
Sakura quasi capisce le parole. Sente le stesse domande, le stesse
frasi: "Dove siamo?", "Ehi ma perché è buio?" e "E tu chi
sei?"
Quando le sue mani scivolano,
giù dal collo di Lena, e si posano sul suo grembo, Sakura
respira a fatica. Perché non è più solo un
sospetto quello che le insinua la mente, non è più un
senso di inquietudine. Yuzuru e Lena la osservano, sente i loro sguardi
addosso. Non è uno scherzo.
Non ha tempo di pensare
ulteriormente alla cosa che all'improvviso fari acceccanti illuminano
quelle che devono essere delle vetrate, alla loro destra. Sakura si
copre la testa con le mani; le voci diventano urla, la luce l'acceca,
si sente strattonare e tirare via, con il fiato di Lena sul collo,
le gambe che a malapena la sostengono. Voci sconosciute che le parlano,
schiacciata da corpi sconosciuti contro altri corpi sconosciuti. E' un
inferno.
Il pavimento trema, tutto d'un
tratto, e Sakura trattiene il fiato, quando un lungo minuto di silenzio
cade su di loro. Ed è solo quando le luci della stanza si
accendono, tutto d'un tratto, e quando le porte si spalancano con un
sonoro tonfo, che urla. Forse non urla, invece, perché ci
sono così tante persone attorno a lei che urlano che Sakura non
sa più dove guardare. Sakura si osserva attorno, e non sa
spiegare la presenza di decina e decina di ragazzi e ragazze che
l'affiancano. Ragazzi e ragazze che si guardano attorno,
reciprocamente, con gli occhi sbarrati, il fiato spezzato. Ragazzi come
lei.
E Sakura riconosce nella centinaia di
studenti che le sono attorno non solo la divisa della loro scuola, ma
altre tre tipi di uniformi differenti.
Blu, rossa, grigia.
Le classi all'aereoporto.
Quando, in un rumore di passi
concitati, decine di uomini in uniforme militare si fanno strada
attraverso di loro, brandendo armi sulle ampie schiene, la prima cosa
che Sakura pensa di fare, oltre a ricacciare nella gola l'ennesimo
urlo, è quella di prendere il braccio di Lena e tirarla indietro
con lei, il più lontano possibile. E così fanno anche
tutti gli altri studenti, ammassandosi spaventati contro le pareti
dell'aula, urlando, tremando, annaspando. Qualcuno cade per terra e si
rialza.
Sakura ha male alla testa, forse è tutto un sogno.
Il gruppo di uomini armati si
scinde, una volta giunti all'apice della classe, e ciò che
rivelano non è altri che una terza persona. Sakura la vede poco,
nascosta com'è dietro alcuni suoi compagni di classe, ma quando
l'uomo avanza fino alla cattedra, facendo cenno ai militari di farsi da
parte, e deposita delle
scartoffie su di essa, Sakura chiude gli occhi e trema, pregando che
sia davvero tutto un sogno, ciò che la circonda.
L'uomo sorride, affabile.
<< Salve a tutti >> proferisce. << Il mio nome è Madara Uchiha >>
***
LoSpaziodiGè:
(Traduzione Titolo: Un giorno Qualunque?)
E' un suicidio, me ne rendo conto.
Ma va beh, sono queste le cose che mi fortificano u.u In ogni caso, come vedete non mi smentisco mai ! xD
SasuSaku, NaruHina, NejiTen, ShikaIno, SuiKa e due accenni GaaMatsu.. forse! Sempre la solita jennybrava! (quasi noiosa, forse)
Se vi va, seguitemi pure in questa avventura. Spero di riuscire a
stupirvi e ad emozionarvi come sempre :) E spero che questa fanfiction
non risulti troppo assurda! D:
Il prossimo capitolo spero arriverà presto, anche se non garantisco per via della scuola, ovviamente ._.
Un assaggio :3:
"<< Lei è un essere ignobile >> sibila
Sakura, e è certa che tutti riescano sentirla perchè dopo le
urla la sala è piombata nel più assoluto silenzio. <<
Non è nessuno lei per potere decidere della vita e della morte di una studentessa >>
<< E tantomeno della vita di tutti noi. >>
Madara la scruta, col suo unico occhio nero, e le sorride, increspando appena le labbra.
<< E' sicura di quello che sta dicendo.. >> sussurra, serafico. << .. studentessa del Konoha? >>"
Alla prossima gente, e.. recensioni no jutsu! (fa sempre piacere sapere cosa pensate u.u)
Shannaro! ♥
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