Predatori
[A Eric Szmanda, a
Greg Sanders e a tutte coloro almeno una volta, guardandolo, hanno
sospirato come la sottoscritta.
Buona lettura.]
All'inizio è
solo lavoro.
Rapine un po' troppo
audaci che finiscono nel sangue; scatti d'ira o di gelosia che vanno
un po' troppo oltre, suicidi a tre mani e forse anche quattro, un
uomo che cade per 34 volte su di un coltello da cucina e sempre per
sbaglio – un tipo estremamente sbadato, dicono i vicini- e
tutto il resto.
All'inizio, davvero,
è solo lavoro.
Un lavoro fatto di
omicidi, di suicidi, di rapine e di stupri, un lavoro senza fine e
senza tregua, cadaveri dovunque e braccia e gambe e sorrisi sghembi e
gusci vuoti come noci e prove, montagne di prove, contrassegni
numerici e fotografie, fotografie a ruota, come se piovesse, come se
non fossero mai abbastanza.
Quand'è che
comincia a diventare qualcos'altro?
Forse quando il
sacco nero del coroner si chiude sul volto contratto dall'orrore?
Forse quando le
grida delle madri o i singhiozzi della prole prorompono nel sibilo di
vetro dei corridoi straziandone il silenzio artificiale, facendosi
largo nel lento respirare disumano dei computer?
Forse quando il
ronzare della sega a disco del medico legale diventa un fischio sordo
contro le coste e lo sterno del cadavere di turno ed i polsi tremano
mentre, scarlatti, mille schizzi si levano alti come in un ultimo
atto di rivincita sulla morte, sbocciando nell'aria come fiori
delicati e non vivendo più che il tempo di un battito perduto?
No.
E' un momento più
segreto e più feroce quello in cui le cose cambiano.
Il cuore decelera, i
suoni si fanno lontani ed indistinti, le immagini tutt'attorno a te
sfocate, il sangue brucia nelle vene, il respiro è come
fosforo bianco nei polmoni e d'un tratto, con dolore, comprendi.
Non è più
lavoro.
Diventa una droga,
un bisogno inappagabile, un desiderio, un'esigenza, una necessità
che cela un piacere sottile e senza eguali, un godimento estremo,
indegno che ti assorbe fino a disanimarti, fino a lasciarti senza
sangue né lacrime, senza fiato come il più bell'orgasmo
della tua vita, eppure...
Eppure non si tratta
di sesso.
E' l'esaltazione
della caccia, l'inebriante follia dell'odore acre della preda nelle
narici, dell'adrenalina che schizza insana nelle vene: le pupille si
dilatano, i muscoli guizzano sottopelle, ogni tuo senso è teso
allo spasmo e come un mastino, nell'ombra, attendi la tua preda.
E' una caccia.
Un istinto
primordiale, un impulso ancestrale e d'un tratto scompaiono le grida
delle madri sopravvissute ai figli, si dissolvono come niente fosse i
singulti della prole mutilata e nell'attimo ultimo di questa disumana
follia giungi infine alla gloria della cagna che ansimante affonda le
zanne nella preda lungamente agognata: ogni prova che raccogli è
un passo in più verso l'assassino, verso l'uomo che ha volto
le proprie mani conto i propri simili e per essi si è fatto
Dio della morte, signore di un ultimo respiro gorgogliato nel sangue
e nella bile.
“Greg...”
la voce di Grissom gli suona lontana anni luce tanto è
concentrato nei suoi pensieri, ma il ragazzo sa che l'uomo -quello
stesso uomo che lo ha reso ciò che è adesso, che gli ha
insegnato tutto ciò che sapeva e forse anche qualche cosa in
più - non è che ad un passo da lui e lo sta osservando
con la consapevolezza di sa di avere innanzi non più solo un
uomo, non più solo un agente, ma una bestia rara, un mastino
dai denti affilati che vive dell'orgasmo supremo della caccia e
tuttavia, al contempo, muore nel senso di colpa che prova nei
riguardi dei cari delle vittime, dei loro occhi gonfi e traboccanti
di pianto, delle loro vite spezzate e mutilate senza pietà.
“Sì,
Gill?” Sanders abbandona i suoi pensieri e si volge verso
l'altro con queste parole e con nessun'altra in un silenzio che i
suoi occhi tradiscono urlando senza voce emozioni che tuttavia
infrangono lo specchio del silenzio.
Grissom allora gli
sorride come un padre sorride ad un figlio che per la prima volta
rimanga sconcertato dall'insondabilità dell'essere e
dall'incomprensibilità della vita.
“Purtroppo, in
natura, mio caro Greg, servono anche delle persone come noi...”
il suo mentore glielo rivela in un soffio, con una calma che
malamente cela tutta l'amarezza, tutto il dolore che gli piegano il
cuore “In natura servono anche dei predatori...”
Fatemi sapere che ne
pensate...
ISI.
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