Fandom: Sherlock (BBC)/Sherlock Holmes.
Pairing/Personaggi: Holmes/Watson, teen!Mycroft, child!Sherlock;
Rating: Pg;
Beta: nessuna,
causa tempo tiranno.
Genere:
Introspettivo, Romantico.
Warning: AU!contemporaneo (per i
libri), Crossover, Eccesso di Holmes, Slash implicito, Spin-off.
Words:
405 (fiumidiparole)
Summary:
Mycroft e Sherlock in vacanza dagli zii, nel Sussex.
Note: Prequel di Sei Napoleoni, due Watson e
un Holmes di Troppo. Scritta su specifica richiesta, sul prompt Preferirei
il piccolo Sherlock e il rapporto con gli zii, ma mi va bene tutto *O* ♥di
koorime_yu
per la Notte Bianca
di momenti_perduti
in occasione del Carnevale
delle Lande.
DISCLAIMER: Tutti i personaggi delle saga di Sherlock
Holmes non sono opera mia, bensì della mirabile penna di Sir Arthur Conan Doyle, nessuno mi paga, e i diritti vanno a Mark Gatiss, Steven Moffat e la BBC.
Una Finestra, due Bambini e un Libro
di Troppo
Il fuoco scoppiettava allegro nel camino, quel giorno. Era
una fredda sera invernale, malgrado il Sussex fosse mitigato dall’aria di mare, e Mycroft e Sherlock, i nipoti del mio caro amico Holmes,
erano due bambini molto vivaci. Per questo il mio compagno li aveva portati
alla finestra che dava sul mare, nel tentativo di intrattenerli.
Al tramonto la spiaggia era ancora abbastanza trafficata e
quello della finestra era un vecchio gioco a cui
Holmes e suo fratello maggiore si dedicavano spesso; avevano tentato più volte
di coinvolgere anche il sottoscritto, ma io non ero
dotato delle loro capacità deduttive. Consisteva nello scegliere un passante e
capire, solo osservandolo, chi egli fosse.
Mycroft, nonostante avesse appena
undici anni, dava del filo da torcere allo zio, che –
in una delle sue rare dimostrazioni d’affetto – gli aveva circondato le spalle
con un braccio e lo correggeva le sporadiche volte che commetteva un errore.
Sherlock, che aveva quasi quattro anni, perlopiù si limitava
a studiare loro, ma ben presto si stancò di quelle chiacchiere e trotterellò
verso di me, che ero seduto accanto al camino, leggendo – o almeno tentando di farlo; loro erano un
intrattenimento più interessante – un saggio sull’antica medicina cinese.
In un’avvincente scalata, il bambino si arrampicò sulle mie
ginocchia, fino ad affossarsi tra il mio grembo ed il
bracciolo della poltrona.
«Cosa leggi, Zio John?»
«Una storia noiosa» ammisi,
sistemandogli i riccioli che gli ricadeva sugli occhi chiarissimi; tra breve
avrebbero dovuto aggiustargli i capelli e mi dispiaceva perché i boccoli di
Sherlock erano davvero molto belli.
«Mettilo via» mi ordinò quindi, in un modo che mi ricordò
Holmes in maniera sconvolgente. Decisamente lo zio
aveva una pessima influenza su di lui.
«Le buone maniere, Sherlock» gli ricordai, ma lui sembrava
più interessato ai miei baffi.
«Non dovresti mangiare la marmellata, il medico ha detto che
ti fa male» mi rimproverò.
«E tu come lo sai?» chiesi incredulo.
«Sei sporco di marmellata di
lamponi qua» spiegò pulendomi un angolo della bocca.
«Mi riferivo al diabete» chiarii, anche se la sua deduzione
era abbastanza impressionante.
«Si chiama così la malattia? Ho
sentito papà parlarne con Zio Sherlock» rispose
diligente e, in quel momento, alzai lo sguardo sul mio amico e scoprii i suoi
occhi grigi su di noi.
«Eri preoccupato?» gli domandai, sorpreso.
Holmes non si prese la briga di rispondermi, si limitò a
dire: «Era marmellata di ciliegie, Sherlock» accomodarsi sull’altro bracciolo,
accanto a me, e strappandomi il libro di mano per lanciarlo tra le fiamme.
FINE.