Il Veggente

di Beatrix Bonnie
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Prologo

Una sera di inizio novembre, anno 2003



C'era parecchia gente al pub quella sera e Esther doveva fare i salti mortali per riuscire a stare dietro a tutte le ordinazioni. Non le piaceva per niente il suo lavoro di barista, ma non era riuscita a trovare altro impiego, visto che non aveva un vero e proprio titolo di studio. Almeno, quel poco che guadagnava le permetteva di vivere da sola e di farsi una propria vita. Non che la sua famiglia non le piacesse, per carità, adorava i suoi fratellini, ma era convinta che ad un certo punto fosse giusto cominciare ad arrangiarsi. Era sempre stata una ragazza indipendente e aveva imparato ad adorare quel minimo di libertà garantita da un lavoro fisso.
Esther versò in un bicchiere il cocktail che aveva preparato e lo passò alla ragazza seduta al bancone. Alzando gli occhi, si accorse che qualcuno la stava fissando: poco distante, semi nascosto dagli altri avventori, un giovanotto biondo aveva lo sguardo puntato su di lei. Quando i loro occhi si incrociarono, lui non desistette. Esther allora, decisamente imbarazzata, si affrettò a voltarsi per raccogliere le ordinazioni dei clienti. Ogni tanto lanciava un'occhiata veloce al ragazzo, per controllarlo, ma lui non faceva altro che fissarla. Era un bel tipo, dopotutto: aveva un volto piacevole, i capelli morbidi e di un colore quasi dorato, gli occhi luminosi e vispi. Semplicemente Esther si chiedeva come un ragazzo così carino potesse essere interessato a lei: non era certo brutta, ma sapeva di non potersi definire nemmeno bella. Era nella norma, con dei banali capelli scuri di una lunghezza piuttosto consueta, occhi castani, fisico comune. Una come tante, insomma. Forse era il fascino della barista, chissà.
Pensò che, in fin dei conti, non faceva nulla di male se provava a parlargli. Gli lanciò un'ultima occhiata: sì, era decisamente un bel tipo, complice forse quel sorrisetto malizioso che aveva stampato in volto. Controllò che l'altra barista non fosse troppo occupata poi, con la scusa di prendere le ordinazioni ai tavoli, si diresse verso il suo ammiratore.
«Ciao, cosa ti porto?» gli domandò con un sorriso luminoso. Lui, evidentemente soddisfatto dell'audacia che aveva dimostrato Esther nel venire a parlargli, prese il menù e cominciò a sfogliarlo. Si fermò alla pagina dei drink, ma non pronunciò una sola parola. Esther, ancora ferma con il block notes e la penna in mano, si voltò a guardarlo. Una frazione di secondo, poi il suo sguardo fu rapito nuovamente dal menù: vi erano appena apparse delle lettere infuocate, come scritte da una mano invisibile.
“So cosa sei.”
Esther arretrò di un passo, spaventata. Nel medesimo istante in cui tolse gli occhi dalla scritta per posarli sul ragazzo, lui era sparito. Tornò a fissare il menù, ma anche quello era immacolato come se nulla fosse successo.
Fece ritorno al bancone parecchio turbata.
«Ehi, Esther, tutto bene?» le domandò l'altra barista.
La ragazza accennò ad un debole sì con la testa.
So cosa sei.
Poteva significare solo una cosa: non era più al sicuro.






Buongiorno a tutti!
Questa storia ha avuto una lunghissima gestazione: nata tempo fa da un sogno, sicuramente influenzato dalla bellissima storia "The Muggle War" di Natalie_S, che stavo leggendo in quel periodo, ha visto la luce per un turbolento contest (qui il link), al quale si è classificata prima, indetto da una giudice poi scomparsa nel nulla e successivamente giudicato dalla gentilissima ZetaDreams. Sottolineo il fatto che sia nato da un sogno perché alcune cose relative ad uno dei protagonisti OC non derivano da una scelta poetica ben precisa, ma semplicemente perché le ho sognate così (vi spiegherò quando comparirà il suddetto personaggio!).
Bene, detto questo, spero di avervi incuriosito con questo brevissimo prologo! Questa è la prima volta che scrivo su così tanti personaggi della saga originaria... mi auguro di aver reso tutti al meglio.
Aggiornamento ogni due giorni, salvo complicazioni... in sostanza, nei giorni dispari! ^^
A presto e grazie a tutti,
Beatrix





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