DRAGON BALL
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.Vegeta&Bulma.
Slice of Life
Momenti di
vita quotidiana }
Cap.3
Una giornata negativa.
Quel giorno gli capitavano solo guai su guai.
Vegeta si ritrovò ad imprecare con tutto il fiato che aveva
in gola, quando gli successe l'ennesima disgrazia del giorno.
Perchè non era bastato un risveglio traumatico a causa
dell'apparizione improvvisa in stanza di una sveglia
rumorosa ; non era bastato che quell'oca della Sig. Brief,
senza preavviso nè rispetto, fosse entrata nel bagno
personale del Saiyan trovandolo nudo e scaturendo l'imbarazzo e
l'immediata seconda incazzatura del giorno, mandandola a quel paese tra
le risatine e le battute maliziose che la donna continuava
coraggiosamente a fare.
Non erano bastate le urla assordanti ed isteriche di Bulma, che era
uscita impaurita dalla propria camera implorandolo di sbarazzarsi di un
ragno trovato nell'armadio, appendendosi al suo braccio e
consumandoglielo nell'intento di attirare la sua attenzione, ma
provocandogli invece la pulsazione frenetica di una vena ben visibile
sulla fronte.
E non era bastato nemmeno l'improvvisa visita sgradita di Kakaroth, la
persona che più odiava all'universo, che, non solo l'aveva
profondamente irritato con la sua sola presenza, ma che li aveva
addirittura invitati su consiglio di Chichi a pranzare da loro la
Domenica prossima, ed egli non aveva fatto in tempo a fermare la
maledetta lingua di Bulma, la quale aveva accettato senza nemmeno
pensarci.
Ed ora la camera gravitazionale, che rappresentava la sua salvezza, il
suo spazio personale nella quale poteva ripararsi da quella frivola vita
terrestre, non dava nessun cenno di vita.
Vegeta vi era entrato con l'intenzione di sfogare tutta la rabbia
repressa in un allenamente estenuante e soddisfacente, in grado di
occupare i suoi pensieri e calmargli la nervatura, ma oggi nemmeno
questo gli fu concesso.
Sferrando un pugno dettato dall'esasperazione misto alla rabbia sempre
più crescente, Vegeta lasciò un buco ampio e ben
visibile nel bel mezzo della tastiera elettronica che serviva ad
azionare la camera ed una serie di marchingegni; irritato
uscì, camminando a grandi passi in cerca della scienziata ed
urlando a gran polmoni il suo "nome".
- Donna! - sbraitò innumerevoli volte, senza mai ricevere
risposta.
Prossimo a buttare giù l'intera casa in preda alla nervatura
crescente, pensò di poterla certamente trovare nel suo
laboratorio, al piano di sotto.
Con una vena pulsante sull'ampia fronte, arrivò finalmente
nella grande stanza, varcando la soglia e fermandosi poi qualche metro
dopo di essa.
Come si aspettava, lei era lì; quando la vide
arrestò immediatamente i suoi passi, inarcando un
sopracciglio ed assumendo un espressione perplessa.
Bulma maneggiava alcuni attrezzi e, sulle note di qualche assordante
canzone il cui suono rimbombava dalle cuffie bianche collegate al suo
Mp3, si muoveva vivacemente in una coreografia tutta sua che risultava
decisamente ridicola.
Ballava allegra e spensierata, più attenta alla musica che
al progetto che le aveva fatto passare notti insonni impegnandola nella
sua lavorazione costante.
Vegeta restò in disparte; in una frazione di secondo la
mente fu invasa da ogni tipo di insulto ed indignazione, che da
lì a poco avrebbero preso ad uscire dalla bocca sotto forma
di parole amare ed offendenti.
Fu sul punto di muovere un primo passo verso di lei con l'intento di
attirare la sua attenzione, strattonandola rudemente o meglio ancora
rompendole quell'arnese che la rendeva tanto euforica e porre fine a
quello spettacolo patetico.
Gli occhi però, dettati da quel tipo di
istinto maschile che si faceva sentire ogni volta che incontrava la
donna e sfuggendo al suo ferreo controllo di provare anche la
più minima e piacevole sensazione nei confronti di un essere
appartenente ad un livello vortiginosamente inferiore, cominciarono ad
osservarle il corpo snello e formoso che si muoveva ritmicamente a
pochi passi da lui.
E siccome egli le era di spalle, gli fu inevitabile - e a questo punto
se lo concesse volentieri - un'occhiata al sedere sodo e tonico messo
in risalto dagli attilati pantaloni neri che indossava.
Quando poi lei cominciò ad abbozzare qualche parola della
canzone con un tono troppo squillante e decisamente stonato,
trasformando il cacciavite in un microfono improvvisato, Vegeta le si
avvicinò a grandi passi, tirandogli poi irritato una cuffia
dall'orecchio.
- Ma che fai? - sbottò Bulma visibilmente infastidita,
voltandosi di scatto ed incontrando gli occhi scuri del Saiyan;
sbuffò automaticamente, conscia del fatto che avesse
sicuramente rotto qualcosa e dunque pretendeva il suo aiuto, o
altrimenti non se lo sarebbe ritrovato davanti. Non ora e non in quel
contesto.
- Che hai rotto stavolta? - domandò quindi frettolosa,
togliendo l'altra cuffia dalle orecchie e posando l'Mp3 sul tavolo.
- Proprio nulla. La camera gravitazionale non va ed io ho bisogno di
allenarmi. Aggiustala.
- le ordinò il Saiyan con fare freddo e prepotente,
ottenendo in risposta un occhiata torva che preannunciava il sicuro
affronto che sarebbe scaturito da lì a poco.
- Ora non posso, sto lavorando ad un progetto molto più
importante della tua camera gravitazionale. E non darmi degli ordini! -
sbraitò infatti la scienziata, corrugando la fronte e
mostrando i denti.
Assunse quella sua tipica posa arrogante, appoggiando una mano sul
fianco e fissandolo con sfida dritto negli occhi, come a volergli
mostrare che lei non aveva timore di nessuno, nè tanto meno
di un Saiyan dalla pazienza inesistente e con perenni istinti omicida.
Vegeta resse lo sguardo con fierezza e superiorità, prossimo
a mandarla all'altro mondo ma altrettanto deciso a contenere la sua
rabbia che andava crescendo ogni secondo sempre di più.
Ai tempi d'oro avrebbe ammazzato chiunque gli avesse anche solo rivolto
la parola non essendo interpellato; adesso si ritrovava a tener testa
ad una terrestre che non rispettava la sua persona e si permetteva il
lusso di ribadirlo.
Per quanto la cosa non gli piacesse affatto, d'altra parte era rimasto
sin da subito stupito ed attratto
da quello sfacciato coraggio di rispondergli a tono e riprenderlo come
se fosse una persona qualunque.
- Ti ho detto di aggiustarla. - sibilò digrignando i denti,
irritato e al tempo stesso curioso di vedere fino a che punto la
terrestre avesse retto quella sfida improvvisata.
Bulma si sentì spaesata per un attimo; la
superiorità del Saiyan cominciò a farsi avvertire
con forza nell'aria e sul suo corpo.
Drizzò quindi la schiena, petto in fuori e sguardo fiero;
Bulma Brief non si piegava certo con così poco.
- Hai problemi di udito forse? O vuoi che te lo ripeta? -
Sorrideva sfacciatamente e con una fierezza palpabile, cosa alla quale
Vegeta rispose inizialmente sorpreso; successivamente ghignò
nella sua maniera, soddisfatto e provocatorio.
Mosso dall'istinto si ritrovò ad esserle più
vicino; gli occhi scivolarono ad osservare il corpo che la donna,
consapevolmente, aveva messo a disposizione della sua ammirazione,
decisa ad accogliere la sfida e svelando la sua carta vincente.
Vegeta osservò compiaciuto quel seno perfetto che conosceva
fin troppo bene, messo in risalto dall'ampia scollatura della canotta
rosa pallido che Bulma era solita indossare nei giorni particolarmente
caldi.
Gli occhi proseguirono poi sul ventre piatto e i fianchi formosi, le
gambe lunghe e toniche, e poi tornarono ad ammirare il seno.
Lei non indietreggiò a quegli sguardi maliziosi; essere per
un momento nei pensieri del Saiyan le dava una soddisfazione non
comprensibile a terzi.
Perchè col tempo aveva cominciato lentamente a capire
quell'uomo ed a conoscere ogni sua sfaccettatura, compreso i punti
deboli, meravigliandosi di quanta facilità ci avesse messo
nel riuscire a catturare la sua attenzione, in ogni senso, consapevole
della persona che era e del suo carattere freddo e distaccato,
indifferente a qualsiasi cosa tranne che a sè stesso.
Se ne rallegrò mentalmente.
- Allora? - gli disse, frantumando il silenzio creatosi e distraendo
Vegeta dalle sue occupazioni, mentre in bocca cominciava a gustare il
sapore della vittoria.
Mentre attendeva una risposta, che non arrivò, si
ritrovò in un battito di ciglia seduta goffamente sul tavolo
da lavoro, tra bulloni ed attrezzi sparsi un pò ovunque, in
balia delle mani rudi ed impazienti di Vegeta che cominciarono a
percorrere chilometri sui suoi fianchi e sulla schiena.
Tentò di riprendersi dallo stupore iniziale, con la mente
ancora confusa e il viso immerso nella chioma scura dell'uomo,
boccheggiando e farfugliando qualche mezza parola.
Le mani di Vegeta si fermarono sui fianchi larghi, stringendoli in una
morsa possente e sicura e Bulma, approffittando di questa piccola
pausa, portò le proprie mani su quelle dell'uomo con
l'intendo di placare la foga e riprendere in mano la situazione.
- E' mai possibile che non riesci a contenerti? - gli disse secca,
cercando di incontrare i suoi occhi che erano invece occupati a
guardare altro.
Sapeva che quella era stata una risposta alla sua provocazione, come
sapeva fin troppo bene che Vegeta non era amante delle chiacchiere e
preferiva esprimersi con i fatti, e probabilmente in altro momento
avrebbe risposto in maniera diversa, mostrandosi più
interessata.
Ma il contesto e sopratutto il luogo in cui si trovavano non era adatto
a fare da sfondo a quello che sarebbe potuto essere un loro intimo
momento.
Chiunque avrebbe potuto varcare la soglia della stanza e vederli; il
solo pensiero le mise addosso un ansia terrificante.
Vegeta intanto, concentrato su ben altro, aveva avvicinato la bocca
all'incavo tra la spalla e il collo, bramoso di pelle fresca e morbida
da assaporare; Bulma fremette nel momento in cui sentì i
denti del Saiyan sfiorarle la pelle, ed automaticamente
portò una mano a cingergli il collo possente, in un gesto
che voleva attirare la sua attenzione misto alla naturale reazione del
corpo il quale godeva di quelle sensazioni.
- Vegeta, aspetta... - ansimò, ripetutamente scossa dai
brividi di piacere che le percorrevano in corpo.
Vegeta sfiorò con la lingua pochi centimetri di pelle,
salendo su per il collo fino ad arrivarle all'orecchio.
- Cosa vuoi, hai da ridire anche su questo? -
Quando con la coda dell'occhio Bulma intravide la mano del Saiyan
stringere la stoffa della canotta rosa, decise di ascoltare il cervello
e si scostò bruscamente da lui prima che potesse stracciarle
l'indumento, come spesso capitava.
Vegeta rimase dritto davanti a lei, con le braccia ancora alzate ma
ferme e con un velo di stupore negli occhi che lasciava trapelare la
sua delusione.
- Che diavolo ti è preso? - sbottò poi irritato,
profondamente indignato ed offeso; era la prima volta che succedeva una
cosa del genere, e non era affatto piacevole.
Bulma sistemò con un codino i capelli sconvolti, alzandoli
in un una coda sbarazzina. Guardò poi l'uomo con
determinazione e serietà, scendendo dal tavolo ed
appoggiandosi ad esso incrociando le braccia al petto.
- Qui no. - disse secca, decisa ed irrimovibile sulla sua decisione.
Il Saiyan sentì una vena pulsargli frenetica sulla fronte e
l'irritazione mista allo stupore che crescevano sempre di
più.
- Ma tu sei matta! - le disse infine, abbozzando una risata dettata dal
nervosismo.
Si voltò e prese a camminare a grandi passi, curvando la
schiena e stringendo i pugni, deciso a lasciare quel maledetto
laboratorio prima che la rabbia potesse avere la meglio; e borbottanto
a denti stretti, maledisse quel giorno infame con parole amare e colme
di astio, domandandosi cosa avesse fatto di male per meritarsi
così tante scocciature.
Bulma riuscì a sentire il tonfo dei suoi passi pesanti e l'
amara imprecazione che eccheggiò per tutto l'edificio.
- Che giornata di merda! -
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Ecco il terzo capitolo.
Piaciuto?
Ho inserito qualcosa di più spinto -
finalmente, oserei dire - ma spero che la decisione di Bulma di
interrompere il momento e la passione di Vegeta non abbia alimentato in
voi rancori nei miei riguardi! :P
Come sempre ringrazio chi commenta la Raccolta e chi l'ha messa nelle
storie Seguite.
Recensite, se vi va.
Alla prossima!
MellyVegeta.
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