Il terzo sospiro
Colonna sonora: Letting go by Sozzi;
Did you ever love somebody by Jessica Simpson
London rain by Heather Nova
I don’t want to wait by Paula Cole (la famosissima sigla di
Dawson’s Creek “anouanauei”)
Cry Ophelia by Adam Cohen
Dediche:
- A Lulù, Vale@ e Strà, che sono simpaticissime
commentatrici e le prime due vecchie amiche. Spero di diventarlo anche
con Strà, eh, non era per fare discriminazioni!
- Ad Holden, sperando che la nostra amicizia non finisca mai. Ma anche
tu hai dei begli occhi!! Un bacio da Ficarra.
- A Salvatore, di cui mi ricordo sempre in questi giorni.
- A George Weasley, fedele commentatore, simpatico e riflessivo.
- Ai triangoli esistenti, se qualcuno ne capisce la stranezza e riesce
a comprenderne la ragione.
- A Fantàsia.
Il primo commento su questa storia: quello di mia cugina Valentina:
“sei proprio una bastarda. Poverino! No, trova una fidanzata
ad Harry, fai più bellina la tua Facfiscion.. no…
“
“Vale, non capisci, è così,
così che deve andare. Così l’ho
progettata.. ovvia!(esclamazione o-via).”
“No!No! Fai che poi lei dice di no e va da Harry, no, devono
stare insieme.. Non scrivere quello che ho detto,
dài!”
“Ma sì, è ganzo.. guarda: ormai
l’ho salvato.”
“E la pubblichi così la tua
facfiscion?”.
“Si dice FANFICTION”.
“Va beh, che ho detto io..”
“Facfiscion, un GROSSO PESCE FAC…”
“Aaaaaaaaargh!”.
Non posso iniziare questo racconto che con un sorriso sulle labbra.
Potrei piangere, scrivendolo. Anche perché so che non
riuscirò mai a renderlo come vorrei. Mi mancano gli
strumenti.. senza dire che non so neanche scrivere bene, quindi sarebbe
sprecato. Ma, dopo mesi, è giunto il momento di scrivere
questa ff. Breve, forse. Ma per me è tanto colma di
significato..
Un trio. Tre amici che sono indispensabili l’uno per
l’altro. Che si vogliono bene oltre ogni immaginazione,
arrivando persino a confondere i loro sentimenti.
Chiunque di voi abbia vissuto un amicizia in trio
può capirlo. Si soffre molto, ma rimarrà per
sempre un ricordo bellissimo, in fondo, nonostante questo tipo di
amicizia ci avvolga in uno strano turbinio di emozioni, infinite.
Se leggerete mi farà piacere. Non è una gran
cosa, forse, ma fa lo stesso. In questo periodo non ho voglia di
scrivere ff lunghe. Forse ci sarà un secondo capitolo, chi
lo sa???
Vedremo i commenti!!!!!!!
*
C’eravamo una volta noi. Noi tre: amici, indivisibili. Noi.
Ripensarci è molto triste. Sembrava allora
un’amicizia così grande, indivisibile, e un
così gran complesso sistema di affetto contemporaneamente,
un rapporto costellato di vicende, amore, affetto che sembrava non
essere mai ricompensato.
Mi sembrava di essere, nel trio, quello più escluso. Ron ed
Hermione sembrano avere interessi così affini in fondo..
erano sempre loro due, per quel che mi ricordi.
Ma adesso, essendo un poco più razionale, non mi
è difficile supporre che quella fosse solamente una mia
impressione influenzata dalla gelosia forte che provavo. Non nei
confronti di Hermione, no, ma di Ron.
Lui si lamentava tanto, sempre, di tutto. Lui che aveva una famiglia
numerosa, che lo amava, lui che sapeva sempre tutto per primo nel mondo
dei maghi, lui che poteva essere sempre vicino e ascoltare frammenti di
discussioni dell’Ordine, lui che era sempre al corrente di
ogni novità, e che si faceva inutili complessi mentali per
cercare di complicarsi la vita.. in fondo, la sua era troppo perfetta.
Poi c’ero io. Io; l’orfano infelice, vissuto nella
casa di zii che neanche si ricordavano della mia esistenza, tenuto
all’oscuro di tutto sino a sedici anni e coinvolto ancora in
questi sadici scherzi sino alla maggiore età. Eh,
d’altronde “ero troppo giovane per
sapere”. Ma finiva che io, il Grande, il Famoso Harry Potter,
era quello escluso, mentre DOVEVO sapere. DOVEVO conoscere.
D’altronde, pensavo nei miei attacchi d’ira, chi
diavolo di quegli imbecilli dell’Ordine aveva fatto
ciò che IO avevo fatto? Nessuno aveva rischiato la vita
così tante volte, probabilmente, né aveva dovuto
lottare in modo così violento ed aspro con se stesso
come me con il mio alter ego posseduto, con i miei sogni, le
mie paure, sensazioni. E poi era giunta la morte di Sirius,
cosicché anche quel poco che avevo potuto conquistare era
crollato. L’affetto, l’amore di una persona
così cara era scomparso. E con quella morte era volata via
anche la SPERANZA di una vita diversa, e di conseguenza era in me la
pura consapevolezza che, per quanto “amato e
stimato”, avrei dovuto cavarmela da solo. Sempre. E non avevo
neanche i miei amici a sostenermi.
La cara Joanne, che si è arricchita su questa mia storia che
le ho narrato una volta alla Testa di Porco, non ha assolutamente
parlato di molte cose, di quelle che avrebbe, in quanto narratrice,
dovuto raccontarvi. Ed ha sbagliato proprio nei protagonisti; ha
sbagliato con noi. Ha tralasciato quello che era l’anello di
sostegno di tutti gli Harry Potter, cioè la nostra AMICIZIA.
Ma non bisogna incolparla. Quella infatti è
l’unica cosa di cui lei non sa proprio niente. Era troppo
personale, troppo.. mia, per spifferarla ai quattro venti. E’
per questo che sono venuto io qui a raccontarvela: perché
SAPPIATE CIO’ CHE E’ STATO.
E’ stato forse molto facile per voi prendere Harry, Ron ed
Hermione come i grandi amici senza problemi, vero?
Forse non vi siete mai chiesti se le cose siano andate davvero
così o se ci fosse stato qualcosa di più
profondo, di diverso, se fosse stato un rapporto dalle così
tante sfumature da diventare impossibile da comprendere, sia per noi
che lo vivevamo, che per voi.
E’ venuto il momento di sapere ogni cosa. E non come fece con
me Silente.. in fondo la maggior parte delle cose rivelatemi erano
sciocchezze, cose perfettamente deducibili.
Saprete CHI erano Harry, Ron ed Hermione, COSA provavano veramente.
Nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontarlo, prima d’ora.
E’ stato un segreto tanto celato.. ma adesso che nessuno
può ostacolarmi nel farlo, ve lo narrerò.
Adesso.
“something in your eyes makes me wanna lose myself.
Makes me wanna lose myself in your arms.
There’s something in your voice makes my heart beat fast//
hope this feeling lasts //the rest of my life”
Chantal Kreviazuk
Feels like home
Hermione. Ragazza saggia, studiosa, sensibile, giudiziosa, orgogliosa.
Se ci pensate bene anche voi avete un’amica così.
Non tarderete a dirmi che questa persona è una buona amica,
una persona tanto meravigliosa, quando la si conosce. Non vi
smentirò. E’ così.
Hermione è la migliore amica che abbia avuto in vita mia, e
sapete perché? E’ rimasta sempre un mistero, per
me.
Per quanto la conoscessi, nonostante indagassi e penetrassi
col mio sguardo il suo, cercando di percepire le sue emozioni, non ci
riuscivo. Quando le facevo domande troppo personali, o si metteva ad
urlarmi contro (credo di non aver mai avuto tanta paura in vita mia!),
oppure arrossiva, si metteva i ciuffi troppo corti dietro le orecchie,
e cominciava a balbettare. Ma non rivelava mai troppo di sé
stessa, anche se, malignamente, cercavo continuamente di provocarla, si
limitava a farneticare o assumeva quell’espressione da
bambina, chiudendo bene la bocca e addolcendo ogni ira o
curiosità con un sorriso malizioso.
Era molto carina, non c’è che dire. I lunghi,
ondulati capelli castani chiari che le ricadevano davanti dandole
un’aria sbarazzina e giovane, senza voglia di crescere. Poi
il mento affilato che dava l’apparenza di una persona
razionale; le labbra erano bellissime, brillavano al sole come quelle
dipinte delle bambole di porcellana, ed erano sempre pronte al sorriso.
Le sopracciglia invece erano severe, spesso inarcate.. erano una
continua contraddizione persino i tratti del suo viso.
Ricordo molte serate con me ed Hermione seduti sul divano rosso ed
arabescato della sala comune di Grifondoro. Davanti al camino, io e lei
che mangiavamo Cioccorane, stando bene attenti che non spiccassero il
loro unico e valido salto per sfuggirci dalle mani. Le fiamme
disegnavano fiumi dorati sul pavimento millenario, e la luce illuminava
a sprazzi e saltuariamente il suo viso, mentre eravamo presi dalla
conversazione, e lei mi ascoltava, silenziosa, reggendosi la testa con
una mano, come se fosse troppo pesante; oppure ero io che la ascoltavo,
e mi scompigliavo ancora di più i capelli, cercando in
qualche modo di assumere un’aria più attraente.
Allora lei rabbrividiva. Non poteva pensare a me come qualcosa di
più che un amico.
Spesso ci abbandonavamo a manifestazioni d’affetto. Anche
quando parlavamo di Cho, la ragazza che mi piaceva, la tenevo stretta a
me, prigioniero della piacevole sensazione di sentire il suo respiro
sul viso. Poi la baciavo ripetutamente sulla fronte quando le mie
speranze crollavano.
Ho vivida in me una sera, in cui Ron non c’era.
Forse era per quello che mi sentivo tanto in pace con Hermione.
Comunque Ron non poteva disturbarci, o unirsi a noi, perché
aveva la febbre alta, e delirava in infermeria. Hermione era scossa,
per questo. Ma devo dire in tutta sincerità che a me non
importava più di tanto. Per una volta, avrei potuto averla
tutta per me.
Per lei non provavo ciò che sentivo per Cho; ad Hermione
riservavo un sentimento dalle sfumature sottili, profondo; strano.
Tanti notti insonni ho passato pensando a lei, cercando di definire
quell’emozione, senza riuscirci.
- Allora.. – disse Hermione freddamente- come va con Cho?
- Mmmmmh.. come vuoi che vada.
- Non hai perso granchè.
- Sei gelosa, dì la verità..- le diedi un
buffetto sulla guancia per provocarla. Lei rimase impassibile, poi
borbottò ridendo..
- Tu sei malato, vatti a curare, Harry.
- Bè, grazie per considerarmi e volermi bene.
- Non sarei qui a rompermi con le tue questioni amorose se non mi
interessassero. Lo faccio per pura amicizia. Certo che se mi accusi di
essere gelosa (di quella lì poi, neanche di una con un
po’ più di classe!) ho cose migliori da fare, come
ripassare Aritmanzia, e provare ancora a trasfigurare una fotografia
magica in una babbana per la McGranitt.
- Bugiarda. Sai perfettamente anche tu che ti riescono già
benissimo tutte quelle cose. Cosa non ti riesce, d’altronde?
- Farti diventare un po’ più simpatico, magari?!
- Potresti. Sei prefetto da quest’anno- dissi sorridendo, e
poi il sorriso svanì-.. con Ron.
Lei sospirò, si schiarì la voce, sorrise e
guardò di lato, esordendo con un
“già” represso dalla coscienza che
quella questione non era piacevole alle mie orecchie in ogni caso.
Se ne stava andando, aveva appena raccolto tutte le sue mappe stellari
per Astronomia, quando la tirai per un braccio e lei mi cadde addosso,
afferrandomi le spalle con le mani. Rise inizialmente, poi ci
guardammo. Se fosse stata un’altra ragazza, se solo non fosse
stata la mia migliore amica.. se non fosse stata Hermione, ci saremmo
baciati.
Nel suo sguardo notai un’espressione di attesa, come se si
aspettasse che facessi il primo passo. Comprendendo che non avrei mai
tradito la nostra amicizia in quanto tale, mise una delle sue mani
affusolate fra i miei capelli, e mi baciò sulla guancia.
Sentii le gambe cedere. Non per l’emozione di un suo bacio
sulla guancia, ma perché sentivo in me le parole latine
“Carpe Diem”. Avrei potuto cogliere
l’attimo. Sarebbe stato un incidente e niente più.
Invece no. Avevo paura di ferire lei, e di ferire me. Temevo di darle
false illusioni, e poi c’era Ron.
In fondo era lui il problema.
Infatti, anche se Hermione aveva un rapporto così con me,
con lui aveva certamente più confidenza, nonostante io e lei
fossimo più simili.
Ho sempre sospettato una particolare relazione fra loro, ma non
riuscivo mai a confermarla, o a darne prova certa a me stesso,
perché la mia confidenza, la mia fiducia verso di loro
sconfinava.. come avrei potuto accusarli di tradirmi? Senza considerare
che sarebbe stato incredibilmente sciocco. Mi avrebbero riso in faccia,
come minimo. Prima…!
Ricordo Grimmauld Place. Quello strano odore che invadeva
l’intera casa, avvolta in una strana atmosfera.. ogni cosa
là sembrava essere un ricordo, e pareva che il quadro della
mamma di Sirius che strillava ogni secondo ce lo ricordasse,
continuamente: “ L’antica e nobile Casata dei
Black!”.
Maghi purosangue finiti in rovina per ideali sconnessi. Che sciocca
cosa. Sirius pareva essere a disagio in quella casa. Ricordo che mentre
parlavamo si guardava intorno e rabbrividiva. Povero Sirius. Per lui
quelle mura non erano altro che la memoria vivida di
un’infanzia infelice.
Per qualcun altro invece no.
Era la quarta notte che passavo a Grimmauld Place.
La prima immagine che mi sovviene di questo ricordo lontano
è il buio; un’oscurità impalpabile che
riempiva la stanza rendendola più macabra e solitaria di
quanto già non fosse, con tutti quei rumori sospetti che si
sentivano in lontananza. La prima cosa che pensai fu che quegli
scricchiolii non fossero altro che i movimenti nel dormiveglia del
pazzo elfo domestico Kreacher, ma poi, per accertarmene, mi misi a
sedere sul letto e inforcai gli occhiali.
Avevo il largo pigiama a righe appartenuto a Dudley aperto. Dovevo
essermi sbottonato per il caldo durante il sonno, e non me ne ero
accorto. In pochi secondi mi ricomposi rendendomi quasi
presentabile. Constatai davanti allo specchio sul cassettone
della stanza che l’unica cosa che non andava in me erano i
capelli scompigliati, ma non me ne ero mai curato: sono così
per natura, non starebbero mai fermi in alcun modo.
Mi stirai, tenendo i pugni verso l’alto. Temevo di colpire
Ron. Poteva diventare terribilmente noioso se lo si svegliava nel cuore
della notte. Stavo pensando al sogno del corridoio con la porta chiusa
in fondo, che mi tormentava in quelle notti estive, che sentii un altro
rumore. Spalancai la porta con un botto, e sentii qualcuno bisbigliare
dopo aver sussultato. Scesi giù per avvisare Kreacher che
aveva proprio rotto le scatole, quando mi fermai in cima alle scale.
Nell’ingresso potevo benissimo scorgere due figure. Pensai a
due membri dell’ordine appena arrivati e così, per
curiosità, mi feci avanti nel buio. Le due figure si
diressero verso il salotto.
Indossavano due lunghi mantelli scuri. “per confondersi
meglio col buio di Londra”, pensai.
Non avrebbero tardato a rivelare le loro identità.
- Smettila di fare casino, o ci sentiranno e si sveglieranno tutti-
disse una voce, tenuta bassa per timore di essere scoperta.
- .. hai ragione- disse qualcuno che stava mangiando- seofpo angdio
febtsta..
- See Ron, muoviti. Accendi la candela che abbiamo portato.
- La luce normale no, eh?
- Cretino! Vuoi che ci scoprano tutti?!
- Tanto fra un po’ ce ne andiamo ad Hogwarts.
Passami le cioccorane.
- Hai il senso di responsabilità di una forchetta, guarda,
non ci si può mica parlare con te..
- Vai a quel paese, Hermione. Vattene dal tuo Harry, allora.
- Con – piacere- distinse lei in modo razionale.
Mi ritirai dietro la porta per non essere visto, ma lei non
uscì. Passai dall’altra parte dell’uscio
per osservare meglio la scena. Hermione teneva la mano di
Ron. Erano uno di fronte all’altra. I capelli di lei erano
scomposti, le andavano davanti agli occhi a ciocche.
Ron mi sembrava più alto e maestoso, più grande e
responsabile.
Lui l’aveva fermata nel suo atto di fuga. Le si
avvicinò piano. Vedevo un po’ di timore negli
occhi di Hermione. Conscio del suo spavento e della sua
curiosità di sapere cosa sarebbe successo dopo, il mio
istinto mi trascinava ad entrare, tirare un pugno a Ron e portarla via.
- Ron! Lasciala in pace!- voce furiosa.
- Harry! Perché sei qui? Dovevi essere a dormire,
in modo da non turbare la nostra tranquillità!
- La nostra?- una terza voce femminile- La TUA, vorrai dire!
Harry ed Hermione si abbracciarono.
- Guai a te se la tocchi di nuovo- disse il ragazzo minaccioso puntando
la bacchetta all’altro. Ron rimase sul tappeto e cadde in
ginocchio, piangendo.
- Grazie Harry- lo ringraziò lei, salendo sulla punta dei
piedi per arrivare alle sue labbra..
- Grazie Ron.
- Di cosa?
- Della cioccorana.
I due ragazzi si erano seduti su un divano. Una fioca luce illuminava
la stanza. L’unica fiamma che permetteva di vedere si
proiettava danzante sul muro di fronte.
Hermione, nella sua camicia da notte azzurra, sembrava una Wendy
perduta in un mondo sconosciuto. Al lato sinistro del divano, teneva le
ginocchia abbracciate.
Il ragazzo, gli occhi color nocciola che scrutavano lei (la ragazza
reagiva con la più totale indifferenza) mangiava una
cioccorana e gliene aveva appena lanciata una.
Due mantelli neri con il leone dorato della casa di Grifondoro erano
buttati malamente su una poltrona scura, che rimaneva
all’angolo della stanza e che non era perciò
rischiarata dalla tremolante luce della candela, che si consumava pian
piano in un antico candelabro disusato su un piccolo tavolo ben
lavorato: le tre gambe su cui quello si sosteneva erano particolari,
poiché tre serpenti di mogano scuro intagliato si snodavano
lungo il legno liscio.
Mi sentii pervadere dalla gelosia e dalla sensazione che una certezza,
quella della più completa fiducia dei miei amici, fosse
diventata illusione.
Ron le andò più vicino.
Lei sembrava assorta nei suoi pensieri, e guardava verso
l’alto. Forse non si accorgeva dello sguardo di Ron fisso su
di lei. Era troppo, troppo orgogliosa, per far mostra dei suoi
sentimenti, per farne qualcosa di mondano, una Fiera delle
Vanità.. era questo che mi piaceva incredibilmente del suo
modo di fare.
Era una persona così tremendamente colma di emozioni.. e
invece nessuno lo sapeva. Nessuno tranne me, e forse Ron.
Sono sempre stato convinto che non conviene fare amicizia con una
persona dell’altro sesso, perché accade qualcosa
di molto semplice, di umano. Se si conosce fino in fondo qualcuno, se
se ne scrutano tutte le facce, non si può non innamorarsene.
Ma sarà un sentimento controverso, strano, che
farà soffrire.
Trovai la soluzione a quelle mie notti insonni molto tempo dopo. Tanto,
tanto tempo dopo; da pochi giorni a questa parte. Ma da quel giorno
passai tante notti a girarmi e a rigirarmi, accorgendomi di riflettere
e di non dormire.
Chiudevo gli occhi durante la notte per non affrontare la paura
dell’oscurità, o me ne sarei stato a guardare le
tende del mio letto a baldacchino ad Hogwarts.
Allora pensavo a lei, e mi chiedevo se meritasse tanta considerazione;
ma, soprattutto, se avrebbe desiderato essere per me più di
un’amica.. se a lei non importasse niente di Krum…
che era solo un montato troppo babbeo per mettere due parole in fila.
Giusto a Karkaroff poteva piacere; però, piaceva anche ad
Hermione.
- Sei triste?- le chiese Ron sempre quella sera.
- Non mi hai ancora detto perché non hai detto ad Harry di
venire- disse Hermione severamente, mordendosi le labbra e
avvicinandosi le unghie alle labbra. Ricordandosi del suo vizio, le
mise dietro la schiena, credendo che non fosse appropriato, forse.
- Te l’ho detto, invece. – disse Ron con la
più completa indifferenza. Probabilmente non gliene
importava niente di me. Il mio cuore ricominciò a battere
invece sentendo che Hermione aveva chiesto di me.
- Se ogni volta che parli mangi, mi spieghi come fa la gente a capirti?
Silenzio.
- Ron, caspita, rispondi!
- Era stanco..
- Stanco?- spalancò gli occhi- Stanco di cosa, di me e di te?
- Delle disinfestazioni.. tutti quei Dixie.. l’avranno
distrutto.
- Ooooooh- disse lei alzando il petto sarcasticamente- che animo
gentile!
- Senti Herm, vallo a svegliare, che ti devo dire!- Lui assunse
un’espressione offesa, come se si sentisse colpito nel
profondo.
Lei rimase dov’era, poi azzardò:- Non è
che magari sei geloso?
Notai io stesso un’aria compiaciuta nella sua voce e nel suo
atteggiamento che mi infastidì. Anche Ron doveva essere
stato colpito da quel suo atteggiamento. Rimasero in silenzio per due
minuti, contai persino i secondi per vedere per quanto tempo sarebbero
riusciti a reggere gli sguardi l’uno dell’altra.
- Non posso mai stare con te!- disse infine Ron un po’ ad
alta voce. Spostò lo sguardo verso il soffitto; capendo di
non aver svegliato nessuno, riabbassò la voce:- Tu vuoi
Harry, sempre Harry! Non posso mai averti tutta per me! Anche per Me
sei importante!
- Ma per me tu sei un amico, te ne rendi conto?- disse lei commossa. Le
lacrime le riempivano gli occhi nocciola.
Si abbracciarono sul divano. Lui le diede un bacio sul collo. Lei
rabbrividì, poi gli dette uno schiaffo scherzoso.
Io non dormii più. Pensavo a loro.. Rimasero lì
tutta la notte.
Non pensate male. Non è successo NIENTE allora.. scherziamo!
Erano così giovani! Lei troppo razionale, lui troppo
timoroso ed io troppo sofferente.
Durante il mio quinto anno dedicai ingiustamente il mio cuore
unicamente a Cho. Solo a lei, per lei. Contemporaneamente comprendevo
benissimo che la realtà era ben diversa.
Negli anni a venire a volte io ed Hermione stavamo assieme, a volte lei
stava con Ron o con altri ragazzi.
- Ah, bentornato!- disse Hermione a Dean Thomas- ero così
preoccupata.. ma allora, come sta tuo nonno? Ti ho pensato tanto in
questi giorni! Sai che a Natale mi hanno regalato quel libro che
cercavi ad Hogsmeade? Già! Te lo presto, se vuoi!!!! Povero
Dean, pensavo.. Quest’anno che siamo tutti a Hogwarts e lui
non c’è! Oh, Dean, vieni qui e abbracciami!!!!
Era una mattina di gennaio; era domenica. Il solito trio era in
biblioteca. Ruf ci aveva assegnato una ricerca su Seramante il goblin,
e ci aggiravamo per la biblioteca con Madama Pince che con sguardo
perentorio seguiva i nostri movimenti attraverso i corridoi di scaffali
colmi di volumi.
- Trovato!- esclamò Hermione, indicandoci un grosso libro
verde con una scritta latina dorata sulla costola.
- Vengo!- esclamai.
- Dov’è Ron?
- Sinceramente?
Lei annuì sorridendo.- Credo che se ne sia andato
nel parco.
- Sempre il solito fannullone- sospirò.
Cominciò a leggere con abnormale interesse (via, a chi
interessa Storia della Magia?), ed io la guardavo. Alla luce del sole,
che filtrava dalle finestre attraverso il vetro a mosaico, sembrava che
avesse gli occhi grigi. Lei sapeva che la stavo fissando. Mi
degnò di una rapida occhiata. Era seria, pensierosa.
- sei giù- affermai apprensivo.
- No.. Sono concentrata!
Sorrise. Non ho mai visto un sorriso più falso e fugace sul
volto di una persona.
Questi sono i miei ricordi. E ce ne saranno altri che dovranno essere
raccontati, piano piano.
Anche il momento che sto vivendo ora è un ricordo. O lo
diventerà presto. Hermione è appena entrata nel
mio ufficio.
- Disturbo, forse? – mi chiede sorridendo. Ogni volta che la
guardo negli occhi rivedo in lei la bambina, la amica. Ma so che
è stata molto, molto di più.
Il suo sorriso lascia intravedere i denti davanti, un po’
grandi, ma non tanto come al primo anno, quando.. no, basta ricordi. Ho
una tale nostalgia!
Non mi accorgo subito di come sia vestita. Avevo dimenticato..
- Che ne pensi?- chiede lei girando su se stessa.
- Bello.. sei.. sei bellissima. – Sto arrossendo. Proprio
ora.. Dio, arrossire adesso no!
- Grazie Harry! Vieni, vero, sei il nostro testimone…
- Certo. Sei emozionata?
- Un po’- comincia a giocherellare con le mie mani come fa
quando è ansiosa mentre parliamo- Ma chi non lo
è?
- Sì, hai ragione. Anch’io sono un po’
nervoso.
Devo sembrare incredibilmente triste, perché lei solleva il
mio viso dolcemente e inarca le sopracciglia, chiedendo con voce
flebile:- C’è forse qualcosa che non va? Harry, se
non vuoi venire.. se.. no, devi esserci! Sei la persona più
importante, per noi-esita- e lo sai anche tu.
- Speravo di essere la persona più importante per Te..
- Harry, cerca di capire.. Ti prego. Ne abbiamo parlato. Sei il
migliore amico che abbia mai avuto e..
- Oddio! E’ tardissimo! Se non faremo presto, addio!- cerco
di essere convincente nella mia esclamazione. Amico, pfui!
Perché, LUI cos’era??
- Porta Fanny con te.
- Non è al massimo della sua forma- dico io lasciando che la
fenice mi salga sulla spalla. Indosso un mantello scuro, simile a
quello che aveva Silente quando ero studente ad Hogwarts. Chiudo la
porta dell’ufficio, ed intravedo il campo di Quidditch dalla
finestra presso cui sono solito pensare.
*
EPILOGO
Tutti sono vestiti a festa, nel parco di Hogwarts. E’ luglio,
e non si odono i vocii degli studenti.. Peccato, avrebbe ravvivato
l’atmosfera un po’ di giovinezza. Non che ci siano
pochi ragazzi.
C’è Harry Potter, con uno strano bagliore nello
sguardo. Ron Weasley sospira, guardandosi intorno nervoso. Ecco
arrivare Hermione Granger, una delle streghe più brillanti
del mondo Magico, a braccetto con “L’uomo dalla
cicatrice” come lo soprannominano i giornalisti malevoli
della Gazzetta del Profeta.
C’è una strana atmosfera. Nessuno sembra essere
pienamente felice.
La cerimonia ha inizio.
§ IL narratore ritorna ad essere Harry § Nd Owe
Ci sono anch’io. In questo marasma, saluto distrattamente i
volti noti. Incrocio persino Luna, che mi sorride di sottecchi e si
unisce a noi. Decidiamo di sederci accanto. E’ lei
l’altro testimone. I suoi occhi sognanti e le sue fantasie
trovano banchetto qui, in questo parco dove tutti abbiamo
scorrazzato. Riconosco il luogo in cui fu umiliato Piton nella sua
giovinezza da quaggiù, e mi sembra di sprofondare.
Hermione mi sembra tesa. Guardo il sole estivo posarsi su di lei, i
raggi del sole non se ne andranno mai dal suo viso… nel suo
bellissimo vestito scuro, sorride senza molta convinzione a tutti
durante la cerimonia. Per un attimo i nostri occhi si incrociano. Lei
sospira, e si volta. LA signora Weasley, dietro di noi,
è irrimediabilmente commossa. Credo che dovremmo sorbircela
per tutta la durata del matrimonio.
Quando confermano i loro voti, mi sento cedere. Chiedo permesso a Luna,
e mi rifugio ancora una volta nel mio ufficio. E’ solo allora
che arriva il mio sospiro, il TERZO sospiro. L’ultimo.
Fanny vola libera sulle teste dei miei amici. Forse loro si chiederanno
dove sono andato. Non mi interessa.
Forse anche Silente è stato molto infelice,
obbligato dai suoi doveri.
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So che è triste, e anche che poteva essere migliore. Ma
comunque.. che dirvi.. commentate, commentate!!!!!!
Owe
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