Tutto bene

di Rota
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Autore: margherota
Titolo: Mai
Fandom: Wild Adapter
Personaggi: Kubota Makoto, Tokito Minoru
Generi: Fluff, Introspettivo
Avvertimenti: Missing Moment, Shonen ai, What if...?
Rating: Verde
Set: 7
Prompt syllables of time: Ho pianto per te sul pavimento della cucina
Note: Ultimo capitolo della raccolta, e finalmente si conclude l'opera <3
Volevo dedicare quest'ultimo capitolo a Nemeryal, che è venuta a conoscenza da poco tempo di questo fantastico manga. Tesoro, hai appena scoperto un nuovo eden ç//////////ç (L)



Tokito non era solito fare simili gesti – lui che difficilmente si mostrava debole, lui che faceva di tutto perché non gli si rivolgesse come a un bisognoso, un ammalato, un infermo. Eppure era arrivato allo stremo e non riusciva a sopportare oltre.
Tutta colpa di quello stupido di Kubota.
Perché come al solito aveva fatto le cose senza dirgli nulla né spiegargli cosa stesse accadendo, mantenendo per sé tutti i pensieri e condividendo con lui solo la parte necessaria. Perché come al solito gli aveva chiesto come impossibili e senza senso, “Non uscire di casa per un po' di giorni, tutto il cibo che ti serve è nella dispensa”, e a lui rimaneva solo l'amaro in bocca e una sensazione di forte disagio addosso. Perché come al solito lui si vedeva costretto a ubbidire senza capirne davvero il motivo.
Al quinto giorno di assenza, aveva cominciato a fargli male la mano, all'improvviso. Stava cominciando a preparare da mangiare, una di quelle stupide scatolette che aveva lasciato per ultime perché proprio non gli piacevano, e all'improvviso era stato colto da un forte malore. Aveva lasciato cadere a terra tutto quello che teneva tra le mani e si era accucciato sul pavimento.
Faceva male, tutto, e gli girava fortissimo la testa. Il corpo prese a tremargli, persino le ossa a fremere per il nervoso – gli occhi a inumidirsi per la rabbia e la frustrazione.
Non seppe quanto tempo stette lì, a rantolare dal dolore senza capire altro, tuttavia alzò il viso di scatto quando una voce lo chiamò, trattenendo a stento una certa nota di preoccupazione.
-Ehi, stai bene?-
Kubota lo guardava dall'alto, con lo sguardo di chi non sa se essere sorpreso o dispiaciuto da una scoperta, entrato chissà quando nella stanza.
Gli avrebbe molto volentieri dato un pugno in faccia, se solo ne fosse stato capace; invece si limitò a rantolare ancora e a stringersi la mano al petto. Kubota si inginocchiò accanto a lui, senza osare toccarlo o smuoverlo.
E non importò più il perché, il percome, il quando e il dove. Se di un passato non si poteva avere ragione, Tokito voleva solo vivere un presente che si chiamasse tale, con l'unica persona che lo faceva sentire davvero vivo. Per questo era arrabbiato, per questo era felice che Makoto fosse lì.
Gli prese il colletto della camicia con la mano e se lo tirò addosso, facendolo cadere a terra. E mentre quello cercava di alzarsi per scansarsi di dosso a lui, Tokito gli arrivò vicino al viso e sibilò, con occhi cattivi.
-Mai. Mai più devi lasciarmi solo a questo modo. Non lo sopporto.-
Prima di prenderlo tra le braccia e calmare ogni suo tremore, Makoto impiegò qualche secondo per rispondergli – ma lo fece con quel mezzo sorriso che rendeva persino le sue bugie verità.
-Mai.-




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