Bonsoir, mon coeur di Ely79 (/viewuser.php?uid=61615)
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Bonsoir, mon coeur
Titolo della storia: Bonsoir, mon coeur
Tipologia: triple-drabble, 300 parole
Binomio scelto: 1° scalino, La tana e… il portinaio
Genere: fantascienza, romantico, slice of life
Avvertimenti: -
Rating: per tutti
Credits: -
Note dell'Autore:
l’ambientazione è steampunk. Questa storia prende le mosse
da un’altra che ho scritto -al momento in fase di partecipazione
ad un contest-, ma può essere letta indipendentemente da essa.
Introduzione. Un giorno come altri per Caspar, tra i rituali delle pulizie e dell’amore.
Caspar terminò di ripulire il cortile. Lastre di pietra grigia
contornavano aiuole gelate, finalmente libere dalla neve accumulatasi
nei giorni precedenti. Minute stalattiti ornavano i davanzali dei piani
alti.
Attraversò l’androne con la scopa sottobraccio,
stropicciando le mani intirizzite. Scrutò soddisfatto la lucida
scalinata che conduceva ai piani superiori. Verificò il ritiro
della posta dalla piccola mensola dove l’aveva divisa con
solerzia e sistemò una piega della passatoia scarlatta.
Aprì il portone su un chiassoso gruppo di monelli che zigzagava
tra i passanti, rubacchiando da tasche e borsette. Cavalli meccanici
trainavano omnibus sferraglianti, gli occhi vacui che mandavano
bagliori cupi. Cameriere occhieggiavano dalle finestre, garzoni
marciavano sull’acciottolato ghiacciato, dame in crinolina si
reggevano a distinti sconosciuti.
Vide passare mademoiselle Bracca.
L’attempato portinaio di Rue Lelièvre aveva un debole per
quell’italiana garbata e risoluta, che aveva preferito
l’uggioso Namur alle solatie terre mediterranee. L’orafa
viveva pochi civici più in là, in un grazioso edificio
incuneato fra dimore ampie e tronfie, dall’altro lato della via.
Eppure, Caspar disapprovava la scelta di vivere in un buco simile: i
suoi prodigiosi gioielli erano i più ricercati della
città, come provava il continuo viavai di clienti. Possibile che
non potesse permettersi null’altro che una tana di poche stanze?
Stanze che, peraltro, avrebbe amato tenere in ordine con la massima
devozione.
Mise il piede in strada, fingendo di tormentare con la saggina un
ostinato monticello di neve. La pulizia dell’ingresso era sempre
un’ottima scusa per osservarla di nascosto.
La donna aprì la porta e la sua sagoma si dissolse nella calda luce del negozio. Pochi istanti dopo, l’alone dorato migrò al piano superiore.
Lui rimase qualche istante al freddo. Il sole calava, ingigantendo le
sue fantasie sulla taumaturga e gli angusti spazi in cui la immaginava
muoversi.
«Bonsoir, mon coeur» le augurò sottovoce, prima di rientrare.
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