Parole

di PeaceS
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Correre diventava sempre più difficile, le gambe cominciavano a cederle, e respirare era diventato agonioso, era come se degli artigli le straziassero lo sterno. Più si convinceva che se non avrebbe accelerato il passo l'avrebbero ammazzata, più si ritrovava ad arrancare con fatica.

- Bu! 

Si bloccò di scatto, tremando impercettibilmente; era come ritrovarsi faccia a faccia con il diavolo. Due occhi bianchi, opachi, libidinosi, scivolarono lungo il suo corpo, divorandola, infiammandola, lacerandola.

Non mostrò paura, né sobbalzò. Lo conosceva, sapeva che si nutriva di terrore, che amava rendere reale gli incubi della sua vittima; l'uomo accarezzò lentamente la sua guancia, lasciando una scia infuocata, gelata, sulla sua guancia.

Un livido che rincorreva le sue dita, che andava a formarsi alla scia del suo tocco. - Ciao, Lils. - mormorò, inclinando il capo. Quei capelli biondi, simili a fili di grano, gli ricaddero in sinuose onde sulle spalle larghe, forti, sinonimo di lussuria, piacere, potere.

Denholm Cavendish, un nome, una garanzia. - Lily Luna Potter. - scandì il suo nome quasi con dolcezza, masticando ogni singola lettera con delicatezza; la cercava da tempo, e questo Lily lo sapeva. Era sulle sue tracce da mesi, e finalmente era riuscito a toccarla.

Lui stava sfiorando l'intoccabile.

La figlia di Harry Potter. L'introvabile. Dopo mesi di estenuante ricerca, dove l'aveva riconcorsa in capo al mondo, dove lei era riuscita a ferirlo con la magia, finalmente l'aveva acciuffata. - Sì, mi chiamo così. - rispose annoiata, guardandolo e sogghignando.

- Sai da quanto tempo tuo padre ti cerca? - mormorò Denholm, tirandole con dolcezza una ciocca di capelli rosso fuoco. Ribelli come il suo animo, come quella voglia di imparare e distruggere. Due occhi bruni, senza fondo, senza sentimento, vuoti, lo fulminarono.

- Questi non sono fatti tuoi. - sibilò Lily, allontanandosi. Den sapeva di zolfo, e inferno. Sapeva che suo padre la cercava, che agognava sapere di lei, che sperava che stesse bene. Sapeva che prendeva informazioni, che frustrato si ritrovava in un posto senza trovarla.

- Beh, la tua paura di affrontarlo è quasi ridicola. - mormorò, sorridendo e mostrando gli incisivi laterale superiori, simili a zanne. 

- I tuoi trucchetti non funzionano con me. - sbuffò Lils, riavviandosi i capelli con un gesto secco. Gli occhi di Den si fissarono sulle labbra dell'avversaria, che si tesero in modo subdolo.

- Non sono qui per combattere con te. Sono qui per portarti via con me; so che ti stai allenando molto duramente, ma per conoscere i punti deboli di alcuni mostri, devi allenarti con quei mostri. - disse Den, guardandola poi negli occhi, serio.

- Dovrei fidarmi di un vampiro? - rise la ragazza, scuotendo il capo. 

- Tu sei pazzo. - disse poi, stringendo le labbra.

- Io sono un vampiro, conosco ogni mio punto debole. Conosco ogni punto debole di demoni, licantropi, insetti. Posso far di te una vera cacciatrice, e rendere orgoglioso tuo padre da parte tua. - sussurrò, stringendole con delicatezza il polso.

Sapeva di aver colto il punto. Sapeva di averla tra le mani, come creta. La vide abbassare lo sguardo, sconfitta, e quando fu sicuro di averla completamente in suo potere si materializzò lontano da lì, dove avrebbe potuto nasconderla agli occhi di tutti.

 

 

 

Un suono soave, dolce, cominciò ad espandersi con delicatezza a Malfoy Manor. Le mani di Scorpius Malfoy accarezzavano languide i tasti del pianoforte a coda che maestoso si eregeva al centro del salone; alla sua sinistra una grande libreria, alla sua destra una grande finestra che lasciava entrare un delicato sole che accarezzò l'epidermide chiara del rampollo di casa Malfoy.

Sembrava essere dappertutto, tranne che lì, a suonare una melodia sconosciuta, che suonava quel cuore così chiuso, addolorato, tanto da far rabbrividire gli abitanti di quella casa. Draco Malfoy, seduto nel suo studio, stringeva spasmodicamente un libro tra le mani.

Gli sembrava di essere ritornato indietro nel tempo, dove quel suono rimbombava ogni secondo nella sua testa. Dove il dolore regnava sovrano, dove quell'amore non corrisposto si ribatteva dentro lui, incatenato, imprigionato.

Era ancora lì, assopito, con catene e spine addormentate che non riuscivano a graffiargli più l'anima. L'aveva dimenticata, almeno cercava di convincersene. Ora c'era un altra donna nella sua vita, una donna che gli aveva regalato due bellissimi bambini.

Ma sapeva che... dimenticare era difficile. Non l'aveva mai fatto, quell'amore malato e insensato continuava a dibattersi dentro. 

Ed era sempre la stessa storia, era come una maledizione. Lui aveva sofferto perché aveva amato qualcuno che non avrebbe mai ricambiato, qualcuno che era bene, mentre lui era male. Ma ora i ruoli si erano invertiti.

Scorpius era bene, ma quell'essere che era scappato, dopo aver quasi sterminato mezza Hogwarts, era male. Lily Potter era male, questo lo sapeva tutta la comunità magica. Ma lui, ai suoi tempi, era davvero male? 

Beh, se Hermione Granger era bene, lui doveva per forza essere il suo opposto. 






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