Il marinaretto in congedo e il ninfomane pronto a farselo.

di MrBadGuy
(/viewuser.php?uid=124389)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


(David).
Lo aspettai pazientemente nel posto in cui ci eravamo congedati.
“Dove sono?” mi chiese, guardandosi attorno; avevo capito benissimo a cosa, o meglio, a chi si riferisse, ma se glielo avessi lasciato intendere, il mio piano sarebbe andato al diavolo.
“Chi?”chiesi, accendendomi una sigaretta, anche lui ne sfilò una dal mio pacchetto e l'accese contro la punta rovente della mia.
Colonia.
Aveva lo stesso profumo della volta in cui...


(Freddie).
Mi fissava con quegli occhi di ghiaccio.
C'era un velo di sofferenza e di vuoto che offuscava la solita luce che gli faceva brillare le pupille, mancava la passione, l'amore.
Dovevo smetterla di bere, mi stavo addirittura intenerendo nei confronti di una persona che mi aveva ferito tremendamente, per cui io non provavo alcun sentimento.
Mai l'avevo provato.
“Dove vuoi arrivare?” tagliai corto,
“Dove devi arrivare? Ti accompagno fino a casa”
“è stato un piacere rivederti, Dave, ma ora devo proprio andare. Ci vediamo”.
L'avrei fatto soffrire, e, se ci fosse stata una possibilità per cui mi sarei concesso a lui ancora una volta, gliela avrei fatta sudare. Il fatto che fosse bello non giustificava la sua bastardaggine.
Mi incamminai, non mi girai per guardarlo negli occhi in cerca di una scusa per poi correre fra le sue braccia, non lo volli guardare in viso, perché ero consapevole che probabilmente non avrei potuto resistere.
Anche se mi sarebbe piaciuto godermi la sua espressione spiazzata: avevo smontato il grande adone, l'avevo lasciato di stucco; “Aspetta” aveva tentato lui, ma non lo ascoltai.
Gliela avevo fatta pagare con qualche anno di ritardo, ma il mio ego ne era completamente e ugualmente rigenerato.
Parentesi David Bowie?
Chiusa.


(David).
Non potevo crederci, come poteva essere possibile una cosa del genere? Freddie mi avevo piantato lì
come un fottuto albero, cazzo!
L'umore mi era sceso sotto le suole delle scarpe, con una velocità incredibile.
La situazione era stata talmente traumatica che persino il mio ego ne aveva risentito.
Mi morsi il labro inferiore e calcai gli occhiali da sole sul naso, nonostante fosse notte fonda.


Mi chiusi la porta di casa alle spalle, cercando di essere il più silenzioso possibile,
“Ciao zio David!!!”
“Tu che ci fai, sveglia, a quest'ora?” chiesi alla ragazzina, cercando l'inalatore, la voce di quella mocciosa era talmente acuta da farmi venire gli attacchi d'asma.
(O forse era per via di quel che era successo con Freddie, furbone?).
Martha teneva stretto nella mano sinistra un bicchiere verde chiaro marchiato Coca Cola, un biscotto al cioccolato nella destra, era in piedi sotto all'arco a sesto ribassato dopo cui si accedeva alla cucina; Jane si affacciò dal lato destro.
Che cazzo di ora era?
“...Potreste mettermi a conoscenza dell'orario, gentilmente?”
“Sono le sei e un quarto, oggi dobbiamo andare al parco naturalistico per la visita delle otto, ricordi?”
“Ah” esclamai, piuttosto spiazzato
“Ma se non te la senti... Non sarai mica stato in giro fino a ora?”.
Sorrisi sornione e mentre sopprimevo uno sbadiglio mi passai una mano fra i capelli, “Io? No! Ho smesso con le nottate completamente in bianco, in genere torno verso le due, dormo un po' e poi per smaltire quello che ho bevuto vado a farmi una corsetta alle cinque e mezza”, mentii talmente spudoratamente che quasi speravo che non mi credesse, mi desse una pacca sulla schiena assicurandomi di non preoccuparmi e mi mandasse a letto,
“Ma sei in jeans!”
“Corro in modo piuttosto particolare!”
(Seh, dietro a Freddie Mercury).




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=982131