La sera era calata già da tempo, l'oscurità
regnava sovrana su quel limpido cielo primaverile, nemmeno una nuvola
si arrischiava ad ostacolarlo. L'aria era frizzante, giovane, dopotutto
la primavera era chiamata "la stagione degli amori". Non era di questo
pensiero Victoria, che era china dietro un albero ad aspettare che la
sua vittima - se tale la si può chiamare- arivasse. La luce
argentea della luna illuminava il suo bel volto pallido, gli occhi
castani-verdi apparivano argentei anch'essi e brillavano di
determinazione, come due stelle incastonate nelle scure ciglia. I
capelli di uno strano marrone tendente al rossiccio erano legati in
un'altra coda, non si sarebbero mossi di un centimetro, nemmeno durante
lo scontro. Victoria sbuffò infastidita, aspettare non era
il suo forte. Avvertì dei brividi dietro al collo,
involonatriamente tutti i suoi sensi si misero all'erta. Eccoli.
Stavano arrivando. E lei li avrebbe presi tutti, dal primo all'ultimo
bevitore di sangue. Dimenticavo di informare il lettore che la nostra
bella protagonista è una cacciatrice di vampiri e discende
dal puro sangue dei Venatores, ovvero i
cacciatori.
Ma riprendiamo la storia dall'inizio.
Era un freddo pomeriggio d'autunno, l'aria stava diventando invernale e
in Natale era alle porte, ma prima di questa celebre festa ce n'era
un'altra, probabilmente meno amata. La notte delle streghe, dei
fantasmi, di tutte le creature oscure si stava avvicinando: mancavano
solo due giorni ad Halloween. Quei due giorni per Victoria sarebbero
stati gli ultimi giorni di spensieratezza, la data del suo debutto nel
mondo della notte era stata definita e il destino voleva che fosse
proprio la notte di
Halloween.
Victoria discendeva per stirpe paterna dai Gardella, la famiglia che
aveva avuto il dono di poter sconfiggere i vampiri. Sua nonna le aveva
raccontato tutte le peripezie della sua famiglia e poichè
era raro che una donna diventasse cacciatrice, le aveva parlato di
Victoria Anastasia Gardella Grantworth, la famosa lady-cacciatrice di
vampiri che aveva combattuto in abiti aristocratici dell' 800. Lei
portava il suo nome e sperava di essere altrettanto
forte.
I due giorni passarono veloci e allo stesso modo lenti, mentre i suoi
compagni di classe pensavano a come festeggiare Halloween, da quale
mostro vestirsi, Victoria si accingeva ad allenarsi ad uccidere quei
mostri. Durante quei dieci mesi- da quando le era stata detta la
verità sulla sua origine ad adesso- si era allenata a
saltare, fare giravolte, ad usare la spada e soprattutto il paletto.
Fortunatamente era il 21esimo secolo e c'erano molti posti dove
nascondere un paletto di
frassino.
La giovane donna si stese sul comodo letto di sua nonna, il rito
d'iniziazione stava per iniziare, delicatamente la signora Gardella
forò un lembo dell'ombellico di sua nipote con un ago, in
seguito mise al posto dell'ago il piccolo cerchio d'argento da quale
pendeva una piccola croce. Quello era il simbolo dei cacciatori di
vampiri, il quale donava forza straordinaria a colui che la indossava,
era la Vis Bulla. "Il dado è tratto" pensò la
ormai anziana donna e sperava nella forza della
nipote.
Da quella notte in poi Victoria sperimentò la forza e la
velocità dei cacciatori di vampiri, era un'abile e testarda
guerriera, ogni notte uccideva almeno quattro vampiri.
Arrivò la fine di aprile e la giovane cacciatrice era
inarrestabile. I vampiri che abitavano nella capitale italiana stavano
via via scomparendo; Magdalene, una vampira di origine francese, aveva
da poco festeggiato il suo centesimo compleanno. Benchè la
ormai non più tenera età la vampira era molto
attraente; i lunghi capelli neri ricci le arrivavano fino alle
caviglie, pobabilmente avrebbe dovuto dal loro una spuntatina, gli
occhi vampireschi erano di un verde luminoso, le labbra erano carnose e
abbastanza grandi da nascondere i canini. Magdalene era abbastanza
alta, circa un metro e settanta, ed era molto magra, la sua
trasformazione era avvenuta quando aveva solo diciotto anni, ai tempi
della Prima Guerra Mondiale. La vampira era stata convocata in presenza
di sua Oscurità Ade, pronipote dell'ultima regina dei
vampiri : Lilith l'Oscura. Dopo la morte del padre aveva preso lui il
potere su tutti i vampiri. Il suo nascondiglio era in Alaska,
lontano dal mondo moderno che tanto odiava, pur essendo lontano
dall'Italia, egli aveva molto potere a Roma, poichè essa era
la culla del vampirismo; uno dei più importanti centri di
seguaci di vampiri risiedeva proprio nella capitale italiana, vicina al
Vaticano. Del resto era risaputo :"gli opposti si attraggono". Per
impedire altre morti, Ade aveva "chiesto gentilmente"- pena la morte
immediata- a Magdalene di eliminare la causa delle continue morti,
così la centenaria vampira ebbe una brillante e malvagia
idea.
Victoria era stata convocata al Consilium, ovvero la sede principale di
tutti i cacciatori di vampiri, il motivo le era ancora ignoto, ma la
ragazza aveva qualche sospetto al riguardo. Sua nonna, infatti, le
aveva detto che di recente erano stati ritrovati dei corpi mutilati e
questo poteva significa solo che i vampiri volevano vendicarsi delle
continue perdite. Victoria entò nella piccola chiesa dove
risiedeva il Consilium, andò nel confessionale e premette
una sporgenza, la scala a chiocciola comparve, la giovane donna scese
le scale e lascio il giubotto di pelle nera nell'armadio all'entrata,
infine si diresse verso la Grande Sala, non appena varcò la
soglia la sua Vis Bulla vibrò per la vicinanza alla fontana
posta al centro della sala, la cui acqua era santa. Un senso di
benessere abbracciò lo spirito della cacciatrice, era a
casa, adesso lo sapeva, quella piccola chiesa sarebbe stata sempre la
sua casa.
Era appena uscito da scuola quando il telefono di Max vibrò,
era arrivato un messaggio dal Consilium, doveva recarsi alla sede dei
cacciatori. Il ragazzo sbuffò salendo sul motorino, durante
le ultime due ore aveva fatto un test di matematica. "Cavolo"
pensò Max " un attimo di tregua!" Mise il casco in testa e
rapido partì verso la piccola chiesetta.
<< COSA?! >> Victoria quasi
urlò. Uno dei cacciatori più anziani stava
parlando a nome di tutti gli altri, ma la ragazza si era soffermata su
una frase detta dall'uomo: "Victoria dovrebbe sposarsi al
più presto e procreare, del resto potrebbe essere l'ultima
cacciatrice di sangue puro." Procreare! Sposarsi! Oddio! A quel punto
il cervello della ragazza aveva smesso di fare di fare pensieri
coerenti, o meglio lei aveva deciso di smettere di ascoltarlo. Non
poteva sposarsi, aveva solo diciotto anni, diamine! E poi con chi?!
Dall'attegiamento dell'uomo sembrava che fosse stato già
programmato tutto. Ma lei non poteva sposare un tizio senza nemmeno
conoscerlo! Non si erano accorti che erano nel 21esimo
secolo?!
<< Victoria, capisco la tua giovane età, ma
per il bene della società dovrai fare questo sacrificio. I
vampiri stanno progettando qualcosa, sanno che tu sei una donna, ovvero
l'unico cacciatore in grado di procreare un altro cacciatore leader. E
prima di rischiare e di affrontare una guerra, dovrai assicurarti un
erede .>> Il tono della voce non ammetteva
nè dubbi nè perplessità.
<< Tranquilla, abbiamo anche pensato a chi dovrai
sposare! >> Aggiunse un altro cacciatore
più giovane. Bene, era tutto fatto e Victoria non poteva
fare niente e non potè nemmeno astenersi dall'imprecare
mentalmente.
Max arrivò al Consilium circa mezz'ora dopo aver ricevuto il
messaggio, quando entrò nel confessionale segreto si accorse
che il passaggio dei cacciatori era aperto. E questo poteva solo
significare una cosa: un estraneo era entrato nel luogo sacro dei
cacciatori. Probabilmente erano stati dei vampiri, Max prese il suo
paletto nero che conservava sempre in una tasca interna della felpa,
mise il casco al braccio a mò di scudo e percorse la scala a
chiocciola con tutti i sensi all'erta pronto ad attaccare. Il silenzio
regnava nell'ingresso del Consilium, il raazzo si mise sull'uscio della
porta che aptiva la Grande Sala, fece alcuni passi indietro per
prendere una breve rincorsa, poi con la forza delle pelle si
abbattè sulla porta aprendola. Capì di essersi
sbagliato, i cacciatori stavano tutti bene, il silenzio era dovuto alla
riunione. Ma chi era stato così stolto da non chiudere il
passaggio?! Sorpreso si accorse che tra i cento cacciatori c'era una
ragazza e la conosceva. Quegli occhi marrone-verde, i capelli color
mogano, quello sguardo attento...Che diamine ci faveva una studentessa
del suo stesso liceo nel Consilium?
Victoria avvertì dei passi fatti di corsa, provenivano dalla
scala a chiocciola, non fece in tempo ad avvertire gli altri
cacciatori, che la porta si aprì e un ragazzo con un paletto
in mano e un qualcosa di nero sul braccio sinistro- probabilmente un
casco?!- entrò. Il volto era contratto in un'espressione
concentrata e sorpresa, gli occhi azzurri come il mare che prima
apparivano determinati adesso erano confusi, le spalle contratte si
rilassarono, le gambe leggermente muscolose fasciate dai jeans neri
persero la posizione di
lotta.
Victoria sperò con tutto il cuore che non fosse lui il
ragazzo che avrebbe dovuto sposare. La ragione era una sola, conosceva
quel ragazzo, frequentava il suo stesso liceo. In primo superiore le
piaceva, in seguito dopo vari incontri aveva capito che quel tizio era
antipatico, scontroso e polemico, insomma non andava bene per lei.
Queste sue congetture furono interrotte dalla voce del cacciatore
più anziano. << Max,
perchè sei armato di paletto e casco?! >> .
Tutti i cacciatori- compresa Victoria- iniziarono a ridere. La ragazza
captò dal suo posto in prima fila la rabbia del giovane. Gli
occhi divennero fiamme blu ardenti e Max sbaitò
<< Chi diamine ha lasciato il passaggio aperto?
>> . La risata generale si fermò e le teste
dei cento cacciatori si girarono verso Victoria. Il viso della ragazza
divenne color porpora << Scusa
>> balbettò. Il cacciatore
più anziano ruppe la tensione che si stava creando tra i due
ragazzi. << Suvvià, Max. E' solo la
sua seconda volta al Consilium. Potrebbe capitare a tutti.
>> Dall'espressione furente del ragazzo
Victoria capì che stava per ribattere, ma l'altro cacciatore
non glielo permise. << Vorrei presentarti, per
l'appunto, Victoria. Lei sarà la nuova Signora dei
cacciatori. E come già sai, sarà la tua sposa.
>> Victoria si aspettava che la furia del
ragazzo si abattesse su di lei un'altra volta, ma il giovane si
limitò a scrutarla e a dire << La
conosco. >>
Secondo il consilium i due promessi sposi dovevano passare del tempo
insieme e quindi andare insieme di notte a sconfiggere i vampiri.
Victoria e Max si incontravano quasi ogni notte da circa due mesi, la
situazione non era poi così cambiata, i due si detestavano.
Però quando combattevano erano una coppia formidabile,
riducevano in polvere circa dieci vampiri a notte. L'uno si fidava
dell'altro e forse col tempo sarebbero andati d'accordo. A scuola si
ignoravano come sempre, dopotutto erano entrambi concentrati sugli
esami di stato, mancava poco a giugno. Una notte, però,
avvenne qualcosa di diverso, i due cacciatori non trovarono nemmeno un
vampiro. Tutto ciò secondo Max - il quale era cacciatore da
un anno- non era mai successo. Visto che non c'erano nemmeno delle
vittime, i due si sedettero su un muretto basso ad
aspettare.
<> fu Victoria a rompere
il silenzio. <>
rispose il ragazzo assonnato. La ragazza scosse la testa
<< No. Parlavo del matrimonio .
>> Max si girò verso di lei, la
scrutò a lungo come se cercasse di leggere i suoi pensieri.
<< Non ne ho la minima idea. Ho deciso di far fare le
cose al destino. E' più semplice. >>
notando l'espressione infastidita di Victoria aggiunse <<
Tranquilla, dopo la nascita dell'erede, potremmo anche non vederci
più. >> Quelle parole furono un pugno allo
stomaco e Max lo sapeva, ma voleva testare la sua compagna.
<< Quanto sei scemo! Stavo pensando che...
>> La frase non fu ultimata. <<
Che? >> ripetè Max con tono
interrogativo. Victoria gli fece cenno di stare zitto, dei vampiri si
stavano avvicinando. Balzarono entrambi, pronti con il paletto in mano.
Dall'oscurità uscì una donna, alta e magra
appariva quasi fragile. Magdalene si avvicinò ai cacciatori
con la sinuosità di un serpente pronto ad uccidere la
propria preda. << Non ho mai bevuto il sangue di un
cacciatore >> la voce della vampira era cristallina,
Victoria la definì come il cinguettio di un
passerotto. << Ti assicuro che non lo assagerai
per il momento. >> A confronto con la
precendente, la voce di Victoria era forte e decisa. Una risata
malefica uscì dalle dolci labbra della vampira.
<< Non credo >> con
velocità vampiresca Victoria fu bloccata da due vampiri e
Max non ebbe il tempo di alzare il paletto che la vampira lo morse e
tutto si fermò per Victoria. Con agilità
soprendente uccose i due vampiri che erano dietro di lei. Altri vampiri
si stavano avvicinando, riuscì ad ucciderli tutti tranne
uno, o meglio una: Magdalene era fuggita con Max.
Il giorno seguente Victoria si trovava al Consilium, aveva da poco
finito di raccontare la vicenda della notte precedente. Il cacciatore
più anziano la scrutava e sapeva che la giovane stava
combattendo contro le lacrime, la sua espressione era triste, vuota.
Forse voleva bene a Max, stava iniziando a pensare a lui come un amico.
Ma proprio quando il piano del Consilium stava andando a buon fine,
t'oh una stupida vampira entra in scena e prende Max e da quello che
Victoria aveva detto l'aveva pure morso. A quest'ora probabilmente Max
era diventato un vampiro. C'erano solo due cose da fare; primo mandare
via Victoria e secondo trovare un'altro a cui assegnare il compito di
Max.
Max avvertì il gielo dietro a collo, dov'era finito?!
C'erano troppi vampiri, senza dubbio si trovava nel covo di quella
strana vampira. Prese l'acqua santa salata che conservava all'interno
delle Converse e si disinfettò i morsi, i quali iniziarono
ad ardere. Il bruciore era insopportabile e l'oscurità
colpì di nuovo il cacciatore.
" Dovrai andare via di qui, ti troveremo un'altro cacciatore ".
Così avevano detto, ma cosa erano delle macchine senza
cuore?! Victoria - la quale era molto incazzata - aveva già
programmato un piano, sarebbe fuggita e avrebbe salvato Max, o meglio
la sua anima, se un vampiro non aveva bevuto sangue umano la sua anima
era salva. Victoria pregò che fosse così. Era
fuggita via dal Consilium e portava con sè tre paletti e una
decina di fiale con dell'acqua santa salata. Sarebbero morti tutti.
Mentre correva captò la presenza di un vampiro, gli chiese
dov'era il covo dei vampiri. Il bevitore di sangue impaurito
dall'espressione assassina della cacciatrice, le disse dov'era il covo
di Magdalene, il vampiro non ebbe il tempo di pregare per la sua vita
che fu trasformato in polvere. Victoria seguì il percorso
indicato dal vampiro, una grande villa scura torreggiava sui grandi
alberi, il cancello era aperto...entrò. La sera era calata
già da tempo, l'oscurità regnava sovrana su quel
limpido cielo primaverile, nemmeno una nuvola si arrischiava ad
ostacolarlo. L'aria era frizzante, giovane, dopotutto la primavera era
chiamata "la stagione degli amori". Non era di questo pensiero
Victoria, che era china dietro un albero ad aspettare che la sua
vittima - se tale la si può chiamare- arivasse. La luce
argentea della luna illuminava il suo bel volto pallido, gli occhi
castani-verdi apparivano argentei anch'essi e brillavano di
determinazione, come due stelle incastonate nelle scure ciglia. I
capelli di uno strano marrone tendente al rossiccio erano legati in
un'altra coda, non si sarebbero mossi di un centimetro, nemmeno durante
lo scontro. Victoria sbuffò infastidita, aspettare non era
il suo forte. Avvertì dei brividi dietro al collo,
involonatriamente tutti i suoi sensi si misero all'erta. Eccoli.
Stavano arrivando. E lei li avrebbe presi tutti, dal primo all'ultimo
bevitore di sangue.
Magdalene era sul suo bel trono rosso e aspettava la giovane
cacciatrice, sapeva che sarebbe arrivata, quando aveva morso il
cacciatore aveva percepito in quegli occhi castano-verde un'ira
paragonabile solo a quella di un innamorato. Il piano era pronto, la
discendenza pura dei Gardella stava per finire. Cinque vampiri
divennero polvere e Magdalene si accinse a recitare la sua parte.
Victoria stava per uccidere il suo decimo vampiro della serata quando
venne bloccata da sei vampiri robusti, due dei quali uccise
all'istante. Era una furia. La vampira che aveva ucciso Max le si
avvicinò << Il destino ci ha fatto
rincontrare, mia cara. Per quale motivo sei qui? >> .
Quelle parole, quella leggerezza fecero infuriare ancora di
più Victoria. << Dov'è Max?
>> Urlò con tatnta rabbia da far allontanare
la vampira. Ella si mise a ridere << Oh tesoro! E'
diventato uno di noi. Era carino, ma adesso è diventato
proprio un bel vampiro! >>
Max avvertì il rumore di lotta, proveniva dal basso, forse i
vampiri stavano lottando tra di loro. Poteva provare a fuggire via da
quell'inferno. Prese l'ultimo paletto che aveva e zoppicante si
recò verso la porta, con grande sopresa essa non era chiusa
a chiave e non c'era nemmeno un vampiro nelle vicinanze. "Stupidi
succhiasangue" pensò il cacciatore.
A Victoria fu strappata la Vis, adesso era più lenta e
debole. Ma non pensava a questo, fissava con sguardo vuoto, il vampiro
che le era di fronte. Assomigliava in una maniera impressionante a Max,
ma non era lui, non poteva essere lui, c'era qualcosa di diverso.
Certo, il fisico era uguale, magro, alto lievemente muscoloso, il naso
alla francese, la bocca rosea, i capelli biondicci. Ma gli occhi non
erano come quelli di Max. Erano insignificanti, al contrario gli occhi
del suo compagno erano ipnotici, belli e luminosi. Mentre stava
pensando a tutto ciò una figura magra e alta
saltò da piano superiore.
Max era stupito, no incazzato, no era... preoccupato per lei.
Sinceramente, non sapeva quali emozioni provasse, ma lei non doveva
essere lì, riconobbe immediatamente la chioma color mogano e
la posizione di lotta che lui le aveva insegnato. Per la seconda volta
in più di due mesi si stava ponendo la seguente domanda "Che
diamine ci faveva Victoria in quel posto?!" Un vampiro era posto di
fronte a lei, era biondo e alto quanto lui, notò che una
lacrima scendeva solitaria dal volto della cacciatrice, sembrava debole
e stanca. Il vampiro si chinò verso di lei allora Max
saltò giù pronto ad uccidere tutti quelli che
avrebbero provato a toccare la sua Victoria.
Fu come un uragano, corpi si tramutarono in polvere e quando Victoria
vide Max, il suo Max, sentì il cuore battere all'impazzata.
Era umano! Era vivo! Prese il suo paletto e iniziò a ridurre
in polvere quegli "stupidi succhiasangue". Ne rimaneva solo una,
Magdalene, Victoria vide Max che la bloccava da dietro, la cacciatrice
prese la mira e lanciò con tutte le forze che le rimanevano
il paletto contro il cuore della vampira, l'ultimo corpo esplose in
polvere. I due cacciatori si guardarono, per poco Victoria non
iniziò a piangere, vide Max chinarsi per terra a prendere un
qualcosa. Le si avvicinò e aprì la mano
contenente la Vis Bulla di Victoria. << Dovrebbe essere
la tua >> aveva la voce roca ed era molto stanco,
Victoria annuì e prese il suo amuleto. << Non
dovevi venire qui! >> Il tono della voce di Max era
arabbiato, ma il ragazzo era troppo esausto e troppo felice di
rivederla. Era una sensazione strana, non sgradevole, ma strana.
Victoria annuì ancora << Lo so.
>> disse. << Ma l'hai fatto lo stesso.
>> Max era fatto così doveva polemizzare.
<< Scusa, non sono riuscita a lasciarti andare.
>> Quella frase fece sorridere Max teneramente, era la
prima volta che qualcuno zittiva le sue polemiche in quel modo.
Victoria era stanca, ma il suo cuore danzava di gioia e nella sua mente
c'era solo una frase " Max è vivo! Max è vivo!
Max è vivo!". << Forse dovrei baciarti.
>> la frase di Max la soprese, con una risata isterica
rispose << Forse. >>
Salve a tutti. E' il mio primo racconto messo on-line, quindi imploro
la vostra pietà. Scusate per gli eventuali errori di
battitura eccetera. E grazie per essere arrivati fino a qui
giù, significa che avete letto la storia. Ciao! :D
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