Credo che
l’agitazione stia per raggiungere il livello massimo consentito dai miei nervi.
L’adrenalina pulsa e tutto il resto
anche. Ma insomma, credo che sia abbastanza normale quando ti ritrovi a dover uscire
a cantare le tue canzoni davanti a un pubblico che dovrebbe raggiungere i
65.000 spettatori. Sarà il più grande spettacolo mai visto nella storia del
punk… questo è quello che vorrei sentirmi dire quando il concerto sarà finito,
perché adesso la mia mente sta esaminando tutte le possibili disgrazie che
potrebbero succedere mentre staremo tenendo il concerto. Potrebbe caderci
addosso le luminarie , potrebbe
succedere un black out elettrico, così rimarremo tutti al buio e dire che per
quanto riesca a strillare, non credo proprio di poter arrivare a cantare senza
microfono, potrei cadere dal palco, potrei prendere la stecca più colossale
della mia vita….cosa che alla fine potrebbe essere la cosa più probabile, soprattutto se penso a
quando toccherà cantare Wake me up!!!! Quella canzone la amo e la odio, è la
mia croce e delizia, mi fa provare sentimenti terribili e meravigliosi, e
soprattutto mi fa venire un gruppo in gola, tanto che sembra che un rospo
voglia saltare fuori dalla gola….Cazzo! Lo so, è più forte di me, arriva un
momento che sento la voce tremare, rivivo quei momenti che hanno lasciato quel
segno che poi ha ispirato la canzone….speriamo che questa volta vado tutto
bene. Guardo Mike e Trè che stanno
cercando di mantenere i nervi saldi per quanto è possibile. Trè sta giocando a
fare il giocoliere con le bacchette della batteria, e direi che ci sta
riuscendo anche abbastanza bene, o meglio, mi correggo, sono entrambe cadute e
una è rotolata sotto il divano.
-Cazzo!!!!-
fa Trè, reazione che probabilmente tutta la popolazione mondiale avrebbe avuto.
Le riesce a riprendere spostando il divano e le trova completamente
impolverate.
-Da quanto
tempo non si spolvera qua dietro?-chiede, un po’ infastidito
-Da quando
ti sei licenziato- dice Mike prendendolo in giro, che poi è la prima frase che
dice da mezz’ora.
Mike sta seduto su una poltrona rossa tutta
sgangherata. E’ la poltrona più brutta che abbia mai visto, ma è molto comoda.
A parte la frase di prima si è chiuso in un discreto mutismo, che significa che
sta pensando a una qualche possibile via di fuga, ma ormai non c’è più nessuna possibilità di
fuga.
Jason era
andato a prendere un qualcosa da bere, e non capisco perché non sia ancora
arrivato. Non faccio in tempo a pensare questa frase che entra Jason di corsa e
dice:
-Mi hanno
detto che dobbiamo prepararci-
-Fantastico-
dice Mike sbuffando. Probabilmente il fantastico era ironico.
-Avanti
popolo, alla riscossa- se ne esce Trè, con la sua solita energia –In culo alla
balena a tutti-
-Speriamo
che non- rispondo, senza neanche farci troppo caso. Mike mi guarda bieco, sia
lui che gli altri sanno quanto sia importante per me Wake me up when September
ends.
-Pronto?-
mi fa
-Io sono
nato pronto-replicò io ridendo –Andiamo e facciamo di questa la serata migliore
nella vita di tutte le persone là fuori-
-Puoi
giurarci- risponde lui, con un sorriso di sfida, rivolto non a me, ma al
Destino e a se stesso.
Prendo un bel respiro e partenza, infondo,
cominciamo con American Idiot, una scarica di adrenalina come quella non può
essere un inizio migliore.
Ecco che ci
siamo, siamo arrivati a Wake me up….che abbiamo messo alla fine del concerto,
quando arrivi a un momento in cui sei completamente bagnato di sudore, ma sei
anche pervaso da una strana sensazione che non vorresti finisse mai,
divertimento, gioia, non so neanche bene come descriverla, credo che se non
l’hai mai provata non si può capire.
Beh, adesso
però ricomponiamoci e cominciamo.
-This song
is called “Wake me up when September ends”- tanto vale annunciare a tutti il
titolo, magari c’è qualcuno che non la conosce! Non credo, ma tanto vale!
Comincio a
cantare, e immediatamente le luci si abbassano e le mani dei ragazzi si alzano,
quasi tutte stringono in mano un accendino acceso. Credo che sia uno spettacolo meraviglioso,
tutte quelle luci accese che ondeggiano nell’oscurità che improvvisamente ha
invaso il prato. Le note della mia chitarra si uniscono in un’unica melodia con la mia voce, che per adesso va… It comes to
rain again, falling from the stars….
Adesso Trè
dovrebbe immettersi nel flusso musicale, e io salto su uno dei cubi neri e
batto le mani seguendo il ritmo. Anche i ragazzi fanno lo stesso, sembrano
quasi vivere delle emozioni nuove, le emozioni che noi gli trasmettiamo.
In quel
momento ho un flash, mi rivedo….mi rivedo lì, nella mia camera, rintanato
nell’angolo più lontano dalla porta, che ho bloccato spostando il letto.
Nessuno deve entrare, nessuno deve rompere, ci sono solo io, con la mia
chitarra e il mio dolore e con un’unica domanda….Perchè? Comincio a gridare…Perché,
perché mio padre è dovuto morire? Che giustizia c’è in questo? Ha lasciato sei
figli e sua moglie da soli!!!!Perchè? Grido come un forsennato, ma non me ne
importa niente, niente!!!!
Riapro gli
occhi sul mondo e mi stupisco di non essere nella mia camera, ma si esseri lì a
cantare la canzone del mio dolore, del dolore antico che risale alla ferita che si aprì quando
avevo dieci anni, e non si è mai più risanata. Metto allora più forza nella
voce e nel suonare, per non pensare. Ma non mi riesce, torno sempre a pensare a
quel momento. Sfogo energia gridando:
-Englaaaaaaaand!!!!!-
Ritorna il ritornello e ritorna il dolore. In quel momento mi
ricordo, ho gridato tanto, ho pianto tanto, e, visto che dovevo in qualche modo
sfogare la rabbia, ho preso la chitarra e l’ho sbattuta contro l’armadio, tanto
che ho rotto un’anta. Probabilmente ero spinto da una forza aliena, perché non
credo che un normale bambino di dieci anni potrebbe riuscire a scardinare
un’anta con la sua chitarra. Sento la mamma che corre fino alla porta di camera
mia, prova ad aprire ma non ci riesce, per via del letto, allora, preoccupata,
fa:
-Billie,
Billie!!!-. Io non riesco neanche a parlare. So infatti che se ci avessi
provato sarei scoppiato di nuovo a piangere e se l’avessi fatto sarei diventato
peggio di mia sorella Anne. Allora mi limito a suonare tre corde della
chitarra, per far sentire che sto bene.
-Per
qualunque cosa, chiama-risponde lei, tornando anche lei in camera sua a
piangere, sul letto matrimoniale che ora occuperà da sola.
Vorrei
addormentarmi e svegliarmi quando il fottutissimo mese di settembre sarà
finito!
Riapro gli
occhi, ma li richiudo subito. Non voglio che mi si veda piangere. La voce mi
manca, non so come faccio a essere ancora in piedi, quasi non riesco a
respirare.
Riesco a
aprire gli occhi senza che nessuna lacrima scenda e poi …. vedo tutte le
persone che sono lì per sentirci suonare che vivono con me questa canzone. Vedo
gli occhi dei ragazzi che stanno sotto il palco che mi guardano. Cantano,
gridano e alcuni piangono, perché….? Ma perchè il dolore è comune a tutti, non
solo a me, e questo ci rende una grande famiglia.
Sento
vicino Mike e Trè, che stanno dando il massimo di loro stessi in quella
canzone… Guardo in alto e vedo quante stelle hanno colorato il cielo nero. Non so se c’è qualcuno, ma so che mio padre,
nonostante mi abbia lasciato quando avevo solo dieci anni, è ancora con me e in
me , che mi aiuta nella crescita dei miei figli, la mia ragione di vita. Non mi ha mai abbandonato, lo sento con me….
-Wake me up
when September ends!- gridò come ultima frase della canzone, gridando la stessa
frase che volevo diventasse realtà quando ero piccolo. La canzone è finita, e, mentre faccio
l’ultimo arpeggio, chiudo gli occhi e riprendo fiato. Mi appare l’ultima
immagine di mio padre che custodisco gelosamente nel mio cuore, il ricordo
dell’ultima volta che siamo andati al parco insieme a giocare. Poi siamo
tornati e mi ha fatto trovare la mia
prima chitarra come regalo. Quella giornata rimarrà per sempre un
ricordo carissimo.
Beh, prima
di Boulevard of broken dreams c’è Minority! Meno male, era improponibile mettere
due pezzi da novanta come Wake e Boulevard uno dietro l’altro!
-