Unusual white nightmare

di S e n
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Unusual white nightmare - Prologo T i t o l o Unusual white nightmare
F a n d o m  The vampire diaries
P e r s o n a g g i / P a i r i n g  Damon Salvatore, Elena Gilbert, Alaric Salzman, Damon/Elena
G e n e r e  Romantico, sovrannaturale, triste
A v ve n i m e n t i  Long-fic (non troppi capitoli) What if?
T i m e l i n e  Post 3x10
P r e m e s s a  d e l l ' a u t o r e Weilà, belle. Come andiamo? Io, beh, non mi lamento. Comunque sia, ho trovato l'ispirazione per scrivere questa long mentre nuotavo, perciò premetto che sarà una cosa strana e soprattutto priva di senso.
Vorrei solamente fare alcune piccole premesse prima di lasciarvi al prologo:
1) Tutti gli avvenimenti post 3x10 non sono mai esistiti.
2) Stefan NON è MAI ritornato a Mystic Falls.
3) Elena e Damon, dopo quell'ultimo bacio, sono rimasti amici e passano molto tempo inisieme, niente di più.





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Correva. Correva con il cuore impazzito nel petto e le mani strette in pugni ferrei; la paura di ciò che di lì a poco avrebbe visto la stava letteralmente facendo impazzire, togliendole il respiro e annebbiandole la vista. Non riusciva a capire se tutto quel bianco che vedeva fosse la neve caduta la notte precendente o fosse solo un frutto della sua immaginazione, ormai troppo stanca e sconvolta.
Le esili braccia scoperte venivano ripetutamente graffiate dai rami degli alberi spogli, ma lei non se ne curava, continuando a correre nonostante i delicati rivoli di sangue che piano scorrevano lungo la candida pelle. Il freddo le intorpidiva tutto il corpo e i brividi si erano ormai impossessati di lei, ma continuava ad avanzare perchè doveva trovarlo, doveva salvarlo.
Una serie di voci e di immagini che vorticavano nella testa, lasciandole pochi attimi di annebbiamento totale prima di ricominciare, se possibile, ancora più fastidiose e più lei cercava di scacciarle, più queste ritornavano.
Il terrore divenne disumano e incontenibile, mentre continuava a correre in quel percorso a ostacoli fra alberi e felci bagnate. E proprio quando meno se lo aspettava, il bosco finì all'improvviso e si ritrovò nella radura, così diversa dall'ultima volta in cui ci era stata. La neve cospargeva tutta la superficie, quasi brillando sotto il nuvoloso cielo grigio; i neri alberi spogli tutt'intorno. Le parve un altro posto, diverso, completamente. Si ricordava ancora il verde prato e il cielo azzurro, i rami ricchi di foglie e fiori, il cinguettio degli uccellini.
Ma in quel momento sentiva solo silenzio. Inquietante e disarmante silenzio che non faceva altro che incrementare la sua angoscia.
E poi, lo vide.
Un corpo inerme disteso su un soffice mantello bianco e freddo. Le mani lungo i fianchi e la giacca di pelle nera ancora indosso. Le mancò il respiro e la testa iniziò a girarle velocemente; provò più volte a gridare, ma la voce sembrava morirle in gola e le gambe parevano paralizzate.
Avrebbe voluto piangere come non mai, disperandosi fino a star male, fino a vomitare. Ma sembrava che persino le lacrime fossero così spaventate da non uscire. Fece un passo in avanti e poi un altro, lentamente. Il silenzio continuava a far rumore in quell'incubo senza fine e il cielo diventò sempre più scuro.
Più si avvicinava, più riusciva a scorgerne i duri ma affascinanti tratti del viso e il corpo muscoloso. I capelli corvini in un perfetto contrasto con la neve bianca e gli occhi color cielo chiusi.
Sussurrò il suo nome piano, più e più volte, velocemente e senza sosta, ma lui non si alzava, non rispondeva, non si muoveva. Riprovò, questa volta quasi dolcemente, mentre stringeva una mano a pugno pregando di vederlo reagire.
Ma era fermo, immobile.
"Damon!" Un grido disperato che rieccheggiò in tutta la radura.




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