Ciao! ^ ^.. Ritorno con un’altra fic, tutta SasuNaru. Lo so,
devo finire ancore le altre storie ma non potevo non condividerla con
voi questa. È una cavolata scritta di getto, quando ero
immersa nella mia più totale depressione pre trasloco, (odio
traslochare quando poi la mia cameretta è un gioiello di
design,… uffi!) ed è finita, devo solo aver tempo
di postarla.
Sperando di non annoiarvi volevo solo scrivere alcune cose
sulla storia, cercando di non svelarvi niente in anticipo.
È una MPREG - si tratterà su una gravidanza tutta
maschile, e se non amate questo genere di cose questa non è
storia per voi. Si parlerà soprattutto di come questo
“incidente” incida sulla psiche di Naruto. Non
sarà la solita storia dove la gravidanza viene accettata
senza problemi o roba simile, anche se poi verso la finmphhhn.. *
qualcuno ha imbavagliato l‘autrice.* .. Cof.. Cof.. Scusate
per il disagio, riprendo da dove ha lasciato quella pazza
dell’autrice… stavamo dicendo, ah si!
L’aborto sarà al centro di tutto, alla fine.
La storia è ambientata dopo alcuni anni dalla fine dello
Shippuuden. Sasuke è tornato al villaggio, ed è
stato accettato, insieme a tutti i suoi psicopatici amici. Che altro
dire..*rumori strani provengono alla destra del ragazzo che
indifferente guarda l‘autrice imbavagliata e legata alla
sedia. Scrolla le spalle riprendendo a scrivere* Se vi ho incuriosito
leggete e fateci sapere.
Buona lettura.
Lui vive in
te.
Si muove in te
con mani cucciole.
Respira in te. Gioca e
non sa che tu vuoi buttarlo via.
La sera poi con noi due
farà il bagno e vi insaponerò.
.. La notte ci
sarò perché non resti solo, mai.
Lo
proteggerò, aiutami.
Lui si
accuccerà, con i pugni vicini tra noi dormirà e
un po’ scalcerà; saremo i cuscini noi due.
Lui vive in te, si culla
in te con i tuoi battiti.
È in te, lui
nuota in te.
È lui il
figlio che non vuoi.
Nek - Lui vive in te.
***
Amo il suono della tua
voce.
Il suono del tuo cuore è la mia ninnananna preferita.
Nell’aria c’era puzza di morte. Il sole era alto
nel cielo, illuminando la foresta sottostante. Gli uccelli stavano
volando, nervosi, scappando da una direzione dove sette ninja, invece
si stavano recando.
-... Non mi risponde.
Sibilò Sakura, saltando più velocemente da un
tronco all’alto; i capelli rosa svolazzavano dietro di lei,
come il lungo mantello grigio.
Accanto alla ragazza, correva Sai, anch’esso coperto con la
cappa grigia di lana, del villaggio, così come tutti gli
altri ninja.
Kakashi guardava attentamente, con l’occhio di Obito, attorno
a se, cercando di captare qualsiasi segno del ninja scomparso.
Dietro di loro correvano, seguendoli silenziosamente, altri quattro
ninja.
Era stata la squadra che aveva terrificato il paese del fuoco nella
guerra e che ora, avuto asilo, erano rimasti dalla parte di Konoha,
dove si erano arruolati come ninja del villaggio.
Capo della squadra Taka, vi era Sasuke. Ex traditore.
Il suo sguardo era distante, freddo e senza alcuna emozione.
L’aria accarezzò il viso dei ninja, trasmettendo a
loro, l’odore del sangue fresco.
Si fermarono, quasi allarmati nel scoprire cosa poteva esserci
più avanti.
Sakura si voltò verso il maestro, guardandolo.
-Cosa facciamo...
-Può essere ferito... Sai, ricognizione dall’alto.
Riferiscici se ci sono superstiti e se lo vedi.
Il moro annuì, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un
rotolo rosso e verde, srotolandolo e disegnandovi sopra un uccello, che
prese vita.
Saltò sul volatile e si alzò su nel cielo,
diretto oltre la fitta vegetazione del bosco.
Quando arrivò abbastanza in alto e vicino al punto dove ci
sarebbe stato il ninja, si ammutolì. La pelle chiara divenne
ancora più bianca, mentre gli occhi neri si aprivano
sbalorditi e terrorizzati.
Posò una mano verso l’orecchio destro e premette
il pulsante dell’auricolare nero.
-... Kakashi sensei?
Chiamò. La voce tremava.
-Cosa vedi?
Sai non sarebbe riuscito a spiegare quello che stavano vedendo i suoi
occhi. Era inconcepibile una cosa del genere.
-Il campo è libero... Procedete altri 150 metri e vi
troverete davanti ad una vallata... Non sarà un bello
spettacolo... Io atterro.
Riattaccò, sfilandosi l’oggetto e planò
sul campo.
Sakura era sbiancata e guardava allarmata davanti a lei.
-Cosa voleva dire?
Domandò Karin, avanzando verso i due.
Kakashi scosse la testa, i capelli argento che si mossero lenti.
-Andiamo...
Sussurrò.
Cosa ci avrebbero visto oltre quelle mura di alberi?
Ha sangue tra i capelli, ha sangue tra le dita affusolate.
La katana era stata abbandonata al suo fianco, sporca, dove scie di
sangue fresco scorrevano tutta la lunghezza della lama.
Ne sentì il sapore in bocca, ferroso e caldo e, in quel
momento non poté che amarlo.
Si avvicinò una mano al viso, fermandola a pochi millimetri
dalle labbra e poi, con estrema cura, leccò la sostanza
vischiosa, assaporandola lentamente.
Lui era sempre stato quello oscuro, il mostro e ora lo credeva
fortemente.
Tutti lo paragonavano al sole, luminoso e caldo, ma lui era tutto
l’opposto.
Adesso sentiva solo un gran freddo dentro di lui, era così
vuoto che piano piano stava congelando.
Neanche i raggi solari dell’astro riuscivano a riscaldarlo.
Quel freddo se l’era sempre portato dietro e piano piano, con
il passare degli anni e delle situazione era aumentato, fino ad
esplodergli dentro, iniziando a corroderlo.
Era come una malattia, una semplice influenza. Non aveva mai curato
quel freddo e ora ne pagava le conseguenze.
Quando sulle dita non rimase altro che un colore sbiadito, riprese la
katana, rinfoderandola.
Le iridi azzurre, vuote e prive di qualsiasi luce, guardavano i corpi
intorno a lui.
Mentre combatteva ne era riuscito a contare più di una
trentina, tutti ninja di livello s.
I corpi erano a terra, senza vita. Lo sguardo degli uomini era vitreo,
bianco e ogni singolo corpo era stato squarciato.
Sangue scorreva ancora dalle ferite, e macchiava l’erba
sottostante, colorandola.
Ma quello che più colpiva era lo sguardo di puro terrore
degli uomini. Ancora visibile anche dopo la morte.
Il vento lo accarezzò, e fece svolazzare la lunga coda
bionda dietro alla schiena, tenuta unita da un nastro di raso rosso.
Le labbra carnose e rosee, in un angolo macchiate di rosso, si
schiusero e un piccolo gemito di fastidio ne uscì, mentre il
ragazzo si portava una mano al ventre, stringendo la stoffa della tuta
con disperazione.
Morirà...
Morirà come quello stupido legame...
Il vento aumentò all’improvviso, un battito
d’ali e un chakra familiare lo fecero voltare e
incontrò lo sguardo sorpreso del compagno.
-Naruto kun… stai bene?
Domandò Sai, scendendo con un balzo dal volatile che
scomparve, e si avvicinò al ragazzo che lo guardava con
estrema calma.
-Si... Non ti preoccupare.
Rispose, forzando un sorriso.
Sai si guardò intorno, i corpi mutilati erano ancora li.
Erano i ninja che stavano cercando.
-Li hai uccisi...
Naruto seguì lo sguardo verso i morti e annuì.
-Mi hanno scoperto mentre li seguivo e mi hanno attaccato.
I ninja, oltrepassati gli alberi, rimasero senza parole.
Sakura si tappò la bocca, un conato di vomito la prese
all’improvviso ma resistette.
Kakashi e gli altri avanzarono lentamente guardando i corpi senza vita
che giacevano davanti a loro.
Era come se ci fosse stata una battaglia all’ultimo sangue,
senza esclusioni di colpi, ma quello che più sorprendeva i
ragazzi era vedere Naruto al centro di quel massacro, coperto di sangue.
Si avvicinarono e Sakura corse verso il compagno abbracciandolo di
slancio.
-Dio Naruto... Eravamo così preoccupati... Stai bene?
Domandò, guardando il ragazzo da testa ai piedi, cercando di
trovare una qualsiasi ferita di arma, e la cosa la sorprese molto
quando non ne trovò.
-Si Sakura chan ... Non preoccuparti.
Sorrise Naruto, lisciandosi la lunga ciocca bionda che gi ricadde sul
viso.
-Perché non hai chiamato, Naruto?
Lo ammonì Kakashi, avanzando, mentre gli altri stavano
guardando scioccati i corpi.
Naruto lo guardò, rimanendo in silenzio.
-Quando mi hanno attaccato, l’auricolare mi deve essere
caduto da qualche parte e non sono riuscito a contattarvi.
-... Sei stato imprudente... Hai sempre le tue copie.
Naruto scrollò le spalle, indifferente.
-E’ andata bene però... No? È questo che
conta.
Rispose, stiracchiandosi e allontanandosi dal gruppo, avviandosi verso
Konoha.
Sasuke guardò le spalle minute ma forti di Naruto e si morse
l’interno della guancia a sangue. Era colpa sua se Naruto era
cambiato così. Lo aveva reso diverso. Senza volerlo, per la
prima volta, aveva reciso il legame stoico che li legava da
un’eternità.
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