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Lo ricordava bene.
Dopo tutto quel tempo, lui non era cambiato.
Eppure, c’era qualcosa di diverso…
Qualcosa che non sapeva descrivere pienamente.
Jinkoo no Bisho
di suzako
C’era qualcosa di strano.
Sakura ne era fermamente convinta, e quel pensiero di faceva sempre più
insistente nella sua mente, man mano che si addentravano nella foresta che circondava
il deserto di Sunakagure. Stavano correndo fra i tronchi imponenti e il fitto
fogliame, e lei riusciva a vedere chiaramente il maestro Kakashi a pochi passi
da lei, mentre Naruto era solo una macchia sfocata, in perenne movimento.
<< Naruto! Aspettaci, dannazione! >>, urlò con tutto il
fiato che aveva in corpo, aumentando ancora la spinta alle gambe.
Soffermò lo sguardo sul giovane ninja, e non poté fare a meno
di ripensare al rischio che stava correndo. Al pericolo che aveva sempre corso,
per tutto quel tempo.
Itachi Uchiha, l’Akatsuki, il demone volpe. La forza portante…
La morte.
Poche ore prima, di fronte alle sue lacrime e alla sua preoccupazione, Naruto
aveva sorriso, quasi schernendola. Ed era stato in quel momento, che Sakura
aveva capito.
Lui non era cambiato, non molto, perlomeno. Però… Cos’era
successo, al modo in cui sorrideva? Ricordava bene i suoi sorrisi, le sue risate
aperte ed esagerate, spesso e per i motivi più stupidi, ai tempi del
Gruppo 7; ricordava gli occhi stretti, la bocca tirata e le qualche stupide
posa.
Ma adesso…
Quel sorriso era una copia, una copia mal riuscita per emulare la spensieratezza
che li aveva accompagnati, nonostante le frequenti ombre, per tutto il tempo.
Un modo come un altro per nascondersi, per non ammettere che forse, un pochino,
se desiderava così fortemente riportare Sasuke indietro, non era solo
per il desiderio di sconfiggerlo, mostrargli la sua superiorità e tornare
a battibeccare con lui come due bambini, ma qualcosa di più.
Il suo primo, vero, migliore amico, colui che lo aveva tradito senza pensarci
due volte. Come si sarebbe sentita, lei, di fronte a lui, a una volontà
omicida così forte? Cosa avrebbe provato se le dita del ragazzo tanto
sospirato e che considerava alla stregua di un compagno, con cui ne aveva passate
tante, si fossero strette fermamente attorno al suo collo, e il suo sharingan
le avesse cavati gli occhi? Sarebbe riuscita a sorridere, ancora?
Sempre più spesso, le sembrava di non capire. Di non poter capire.
Naruto e Sasuke si erano scontrati per lungo tempo prima di riuscire ad incontrarsi,
in quell’inferno nero e freddo, quella solitudine che conoscevano solo
loro, che solo loro erano stati in grado di riconoscere anche negli occhi di
Gaara, dove tutti gli altri, lei inclusa, non vedeva altro che un’egoistica
furia omicida e una pazzia oscena, mostruosità condannata senza giudizio
né comprensione.
Non poteva capirli, per quanto si sforzasse, perché loro erano così
lontani, come Naruto adesso, che correva davanti a lei. Ma perlomeno, questa
volta, li avrebbe protetti.
Assorta com’era nelle sue riflessioni non si accorse subito del Maestro
Kakashi, che gridava qualcosa nella sua direzione, facendo ampi gesti con le
braccia per richiamare anche l’attenzione di Naruto, che impiegò
parecchi secondi a capire la richiesta di fermarsi. Si misero così ai
piedi di un grosso albero dal tronco scuro, che proiettava la lunga ombra sul
terreno smosso. Sakura si sedette, mantenendosi comunque vigile con lo sguardo,
gli occhi spalancati nonostante la stanchezza. La vecchia Chiyo si era seduta
in un angolo, mentre il maestro restava sospeso su un ramo, controllando la
situazione dall’alto. Fino a quel momento non avevano incontrato nessuno
dei loro oppositori, e il silenzio nella boscaglia stava lentamente sfibrando
i loro nervi. Una pausa era necessaria. Non erano passati neanche dieci minuti
che Naruto era già balzato in piedi, piazzandosi davanti a loro, fissandoli
coi penetranti occhi azzurri, cerchiati da accennate occhiaie.
<< Allora, dobbiamo stare qua fermi ancora per molto?! >>, esclamò
incrociando le braccia al petto. Sakura sbuffò, innervosita, prima di
rispondere con tono di superiorità: << Siamo fermi da dieci minuti,
se proprio hai energie da buttare vai a rincorrere qualche coniglio, stupido!
>>, ma si tirò comunque in piedi, appoggiandosi al tronco dell’albero.
Naruto non abbassò lo sguardo, rispondendole a tono.
<< Non abbiamo neanche un secondo da perdere, Gaara rischia la vita, noi
possiamo riposarci più tardi. Non ti facevo così ottusa, Sakura.
>>, borbottò con astio.
La ragazza restò senza parole, mentre Kakashi le sfrecciava davanti,
guardandola di sbieco con una strana espressione. Naruto… Che le rispondeva
in quel modo?
“Ottusa a me?! ME?? Ma come diamine si permette, quel deficiente!
Gliela farò pagare!”
Ma oltre a quello, c’era una cosa che aveva notato subito, e che l’aveva
decisamente messa a disagio. Lui l’aveva chiamata ‘Sakura’.
Non Sakura-chan, non Cara Sakura o Sakura-Sakura o qualche altro stupido nomignolo
che era solito darle, per suo fastidio e rabbia. Era sembrato così serio
e deciso, che non era riuscita a rispondere come avrebbe voluto. O forse era
la stanchezza. Con uno ultimo sforzo, diede slancio alle gambe, incominciando
a piroettare fra i rami spezzati e gli alberi che impedivano loro la vista.
Una cosa era evidente: qualcuno era già passato di lì, e sembrava
aver preceduto esattamente i loro passi. Si guardò intorno, cercando
Naruto. Era lontano.
Lontano… Sì, così lo sentiva.
Per tutto quel tempo… Per quei due anni erano stati lontani, divisi. Entrambi
erano cambiati molto, era normale. Eppure, cos’era quello strano peso
che sentiva sul petto, che le soffocava il respiro e le riportava alla mente
ciò che più l’aveva fatta soffrire? Non voleva. Non voleva
che anche lui si allontanasse da lei, non voleva perdere un altro amico per
la proprio stupidità e superficialità. Ora, anche se si atteggiava
spesso da adulta, dandosi grandi arie per essere allieva della leggendaria Tsunade,
c’erano dei momenti in cui si sentiva fragile più che mai, inutile,
esattamente come allora. E non voleva. Non doveva commettere gli stessi errori
che aveva fatto in passato. Ne era forse valsa la pena, buttare al vento l’amicizia
con Ino, per una sciocca cotta infantile? Quel sentimento così inutile
e disprezzato, era forse valso la prima amica che avesse mai avuto? Aveva rincominciato
a pensarci durante gli esami dei Chunnin, ma non si era mai pentita di quella
scelta. Adesso, sapeva che era troppo tardi. Dopo tutto quel tempo, anche solo
pensare di poter essere amica di quella lì, le faceva
storcere la bocca. Continuarono ad avanzare per molte ore, ma senza che il paesaggio
cambiasse. Il verde delle chiome degli albere, l’azzurro opaco del cielo,
il marrone grigiastro dei sentieri sotto di loro. Non sentiva minimamente la
fatica, e suppose di dover ringraziare la tecnica di controllo del chakra
che le era stata insegnata, uno dei risultati del il duro allenamento degli
ultimi due anni. Ne era decisamente valsa la pena, per quello.
<< Sakura, a cosa stai pensando? >>, la ragazza sobbalzò,
girandosi di scatto verso la direzione della voce.
<< N-Naruto! Ma cosa…? >>
<< Ah! Ti ho preso di sorpresa vero?! Sono un vero Ninja adesso! >>,
rispose lui con un ghigno soddisfatto.
Sakura si riebbe dal momentaneo spavento.
<< Sì, immagino sia così… In fondo, in due anni dovrai
pur aver imparato qualcosa! >>, mormorò ironica, con una scrollata
di spalle.
<< Cooosa?! Ti dico che di tecniche ne ho imparate decine, altro
che qualcosa! Vedrai… >>, esclamò decisamente infastidito
dal suo tono di scherno.
<< Non sei cambiato affatto. >>, mormorò Sakura, senza guardarlo
negli occhi. Bugiarda…
Naruto la fissò qualche secondo, un’espressione imperscrutabile
sul volto.
<< Davvero? Tu invece, da quando siamo in missione sembri un po’
strana. >>
<< Eh? Perché dici questo? >>
<< Perché è vero! >>, disse con tono di ovvietà.
Cadde fra loro un pesante silenzio, intervallato solo dai respiri leggeri di
Sakura, e il rumore appena percettibile delle loro scarpe quando saltavano da
un ramo all’altro.
Dopo qualche minuti così, inaspettatamente, e come da molto lontano,
le giunse la voce di Naruto.
<< Stavi pensando a Sasuke? >>
La ragazza trasalì, voltandosi per guardarlo negli occhi. Lui teneva
lo sguardo fisso davanti a sé, calmo, ma non impassibile. Sembrava leggermente
accigliato. Sakura si soffermò qualche secondo sul suo volto, prima di
rispondere.
<< Ho pensato molto, a lui, per tutto questo tempo… Ma adesso,
a dire il vero, c’è qualcos’altro che mi preoccupa. >>
Il ragazzo la squadrò con aria interrogativa.
<< Io… - si morse il labbro, sforzandosi in tutti i modi di andare
avanti a parlare - …Ho paura. >>
Naruto assunse una buffa espressione, per poi rifare quel suo strano sorriso…
Falso.
<< Andiamo! Abbiamo affrontato pericoli maggiori, non credo ci sia da
preoccuparsi, adesso. >>
La ragazza scosse con forza la testa, senza alzare lo sguardo. Lui non capiva.
<< Non intendo quello. Voglio dire, ho paura di quello che succederà,
adesso. Ho paura di sbagliare tutto di nuovo, che succeda qualcosa, ho paura
di non farcela, che falliremo tutto e… E che niente sarà più
come prima. Questi due anni ci hanno cambiato tanto. E non voglio che anche
tu… Te ne vada via… Così… >>
Aveva paura di non vedere mai più Sasuke. Lo temeva davvero.
E adesso, di fronte a lui, di fronte a quello che credevo lo stesso bambino
di un tempo, temeva che anche lui cambiasse e la lasciasse in quel modo, dandole
le spalle.
Si morse il labbro fino a farlo sanguinare, ed esercitò tutto l’autocontrollo
che possedeva per fermare la voce che le si era incrinata. Era diventata forte,
adesso. Non poteva già lasciarsi andare così.
Naruto non aveva detto nulla, guardandola con un’intensità che
l’aveva turbata, impedendole di guardarlo a suo volta. Sorpassarono una
pozza d’acqua e i resti di un fuoco, mentre il sole incominciava a tramontare.
Andarono avanti così, in silenzio, mentre cresceva fra loro quel senso
di disagio, quella distanza.
Questa volta, fu lei a rompere il silenzio.
<< Mi sbagliavo: sei davvero cambiato, Naruto. >>
Lui, inizialmente non seppe cosa dire. Strinse forte i pugni.
<< Io… Mi dispiace. >>
<< Per cosa? >>, rispose Sakura sinceramente sorpresa.
<< Tutto quanto. Per esempio, essere stato sempre un completo stupido.
E averti dato fastidio. Scommetto che non mi sopportavi. E molte volte sono
stato solo un peso. E alla fine, non sono riuscito neanche a fare l’unica
cosa che tu mi abbia mai chiesto. >>
Lei adesso lo fissava con occhi sgranati, senza parole.
<< Insomma, come Ninja finora mi sono rivelato un fallimento. E’
per questo – proseguì, dopo aver respirato profondamente –
che questa volta voglio farcela… Almeno Gaara, voglio riuscire ad aiutarlo.
Perché anche lui, come te, come Sasuke, Shikamaru, Kiba, Choji e tutti
gli altri, è mio amico. Ed è solo grazie a voi che ce l’ho
fatta, finora. >>, concluse gettandole un occhiata veloce, evidentemente
nervoso all’idea di una sua reazione.
<< Sarai anche cambiato… Ma sei sempre il solito stupido. >>
<< Eh? >>
<< Davvero l’hai sempre pensata così? Davvero hai sempre
pensato che ti considerassi un fastidio? Insomma, se davvero non avessi potuto
sopportarti, stai certo che non avrei esitato due volte a farti calmare con
un calcio roteante! >>, disse Sakura, sorridendo con una punta di malizia.
<< G-già, suppongo che tu abbia ragione. >>, mormorò
lui, arrossendo leggermente, tirando le labbra in un tentativo di emulare un
sorriso.
Ancora una volta, Sakura fu colpita dalla sua falsità.
Ma non voleva dirglielo.
Non era quello il momento, e neanche il luogo.
Forse un giorno gli avrebbe parlato. Forse un giorno avrebbe riso e scherzato,
tutti e tre insieme, e le sue paure sarebbe state solo fantasmi lontani.
Sicuramente, voleva che Naruto tornasse a sorridere come prima. Anche lei, voleva
esserne capace.
Ma per il momento, anche il solo essere lì, loro due, a combattere fianco
a fianco, sarebbe stato abbastanza.
* * *
Mh. La mia prima fanfiction su Naruto. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Il titolo significa "sorriso artificiale".
L'Akatsuki è il nome originale del gruppo Alba.
suzako
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