Angolino;
vi sono
mancata? -no- Bè,
eccoci qua, già pronti. Mentre finisco la stesura del nuovo
capitolo
di Bad rabbit posto questa cosuccia nuova. In realtà
inizialmente
ero partita con Knocking on the mind, ma che vogliamo farci, io e
l'angst diventiamo sempre più una cosa sola, quindi sotto
con
Minuetto. Canzone non facile, ma ce l'ho messa tutta. A dire il vero
non ero nemmeno sicura di postarlo, Rukia per me è un
personaggio
assai difficile e dar voce ai suoi pensieri mi ha fatta dannare un
po', specie illustrare Lavi coi suoi occhi. Ma Angy_Valentine
ha detto che
va bene, dunque mi
fido, eh!
La
raccolta si ispira alle canzoni che mi porta la modalità
casuale,
quindi non segue necessariamente una linea temporale, a parte la
prima one shot che doveva fare da apripista. Questa tratta dei giorni
che i due cominciano a trascorrere insieme in questa ipotetica
alleanza Soul Society-Ordine Oscuro, e di quanto sia dura per una
come Rukia fidarsi, specie di uno come Lavi che fa della menzogna il
proprio mestiere. Il volume sedici di D.Gray-man mi è stato
di
grande aiuto per quella frase che ormai mi ronza attorno, detta da
Lvellie. “Voi Bookman
siete iene che invadono i campi da guerra”,
e infatti qui il povero Lavi si sentirà spesso chiamare con
quest'appellativo, a dispetto del suo atteggiamento socievole. Spero
di aver fatto un buon lavoro comunque. Mi capitano certe canzoni...
Inoltre
qui il narratore sembra perlopiù un alter ego di Rukia,
nella
speranza di rendere meglio il conflitto che vive quest'ultima. Le
vostre recensioni mi hanno resa un sacco felice e spero di leggerne
altre per questa nuova one shot! *-*
Ringrazio
immensamente, ma proprio tanto, GLOGLOSSY,
Ookami san, Kuchiki chan, Ucha, Haily
e
Angy_Valentine
per
le recensioni! Grazie di cuore!
Ringrazio
inoltre Haily
e
Angy
per
aver inserito la raccolta tra le preferite, Kuchiki
chan per
averla messa nelle ricordate e JennyMatt,
RedCherryFresh e
Shaila
Light per
averla messa tra le seguite!
Buona
lettura, spero davvero che vi piaccia!
[crossover
Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][het][angst][UST][introspettivo][POV
Rukia]
Dieci
volte tanto
Minuetto
«
Rinnegare una passione no, ma non posso dirti sempre sì,
e
sentirmi piccola così tutte le volte che mi trovo qui di
fronte a
te,
troppo
cara la felicità per la mia ingenuità,
continuo
ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore.
Sono
sempre tua, quando vuoi, nelle notti più che mai,
dormi
qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi,
tanto
sai che quassù male che ti vada avrai tutta me,
se
ti andrà, per una notte sono tua,
la
notte a casa mia, sono tua, sono mille volte tua. »
«
E la vita sta passando su noi, di orizzonti non ne vedo mai,
ne
approfitta il tempo e ruba, come hai fatto tu,
il
resto di una gioventù che ormai non ho più,
e
continuo sulla stessa via, sempre ubriaca di malinconia. »
«
Ora ammetto che la colpa forse è solo mia,
avrei
dovuto perderti,
e
invece ti ho cercato. »
[
Minuetto – Mia Martini ]
Ma
chi te l'ha
fatto fare, Rukia? Con tutte le cose a cui devi pensare, dovevi
andare a impelagarti in una cosa del genere? Sei uno shinigami,
d'accordo, ma lo sai, sai meglio di chiunque altro che è una
cosa
troppo grande, anche per te.
Ti
avevano parlato
di lui, ti avevano avvertita. La tua mente si era già messa
sull'attenti. Ma allora cos'è successo? Ti sei rammollita? I
doveri
di luogotenente ti hanno dato alla testa e non ragioni più
come una
volta?
«
Bookman è
colui che si infiltra nella storia per registrarne il lato oscuro. Il
loro compito è trascrivere ogni evento, si infiltrano in
ogni guerra
per descriverne con imparzialità gli avvenimenti e decidere
quali
informazioni possano essere alla portata della collettività.
Il loro
lavoro è di grande importanza anche per gli shinigami,
saranno
ottimi mediatori su cosa deve essere saputo riguardo questa guerra e
voi. Siate accondiscendenti con loro, ma non fidatevi, non sono
alleati, non sono amici, sono solo spettatori e voi non siete che
attori dello spettacolo che hanno deciso di registrare. »
Che
gli stessi
membri dell'Ordine Oscuro, organizzazione con la quale si erano
alleati per questa grande guerra, li considerassero così
dovevano
farti capire che erano pericolosi. Tu lo sai, Rukia, sai quanto
marciume ci sia nelle alleanze, sai bene che gli essere umani sanno
essere freddi, calcolatori, preoccupati solo dei propri interessi.
«
Se ci sono
informazioni che non volete vengano a galla, non fate loro nessun
tipo di confidenza. Non esitano ad aggregarsi con chicchessia per le
loro registrazioni. Vi trattano da amici solo perché per il
momento
fa comodo. Si insinuano con grande maestria tra le persone per
scrutarle e catalogarle nella storia, le prendono in giro
finché non
lo ritengono sufficiente. Considerateli come iene, fate il loro gioco
ma non dimenticate mai che non sono compagni. »
«
Ricevuto. »
«
Soprattutto il
vecchio. » il signore che stava mettendo in chiaro la
situazione
-Rukia non ricordava il suo nome ma sapeva che all'interno
dell'Ordine occupava la posizione di sovrintendente – non si
era
certo fatto scrupoli riguardo la posizione dei Bookman. Aveva
lasciato intendere che lo trovava un lavoro alquanto discutibile e
con quel lungo sermone cercava di inculcare la stessa idea agli
shinigami. Rukia, avresti dovuto dargli retta, avrai anche
esperienza, sarai libera di scegliere i criteri che più
preferisci
per analizzare le persone, ma non sai mai cosa ti aspetta la vita.
Avresti dovuto dargli retta.
«
E quel fanciullo dai capelli rossi che è sempre accanto a
lui? »
Byakuya, tuo fratello, lui sì che è attento, non
si lascia sfuggire
nulla. Perché non hai seguito il suo esempio?
«
Bookman Jr. non
ha la sua esperienza, è più facile che lui faccia
mosse false. È
innocuo, in confronto al vecchio. »
Si
sono sbagliati tutti, anche il sovrintendente. Anche lui si era
sbagliato enormemente sul conto di quel ragazzo. Dì, Rukia,
è stata
una sciagura averlo come compagno di missione, non è vero?
Ti hanno
mandata dritta dritta nelle fauci della iena, ma tu ti sentivi
pronta, hai pensato di potertela cavare. Non sarebbero bastati quei
sorrisi smaglianti e accomodanti, nemmeno quei piccoli complimenti
che si concedeva, quale onta, un comune ragazzino umano che ti
rivolgeva la parola con quella
confidenza,
dicendoti
senza mezzi termini che sei forte, che l'uniforme da esorcista ti
dona molto, stai molto meglio così invece di portare
quell'anonimo
kimono nero, ti esalta, perché non ti accorgi delle
qualità che
hai? Tu non hai tempo per te stessa, Rukia, gli esseri umani,
l'equilibrio, la tua famiglia è molto più
importante, costui vuole
solo beffarsi della tua posizione. Però quei commenti, tutto
sommato, ti fanno piacere. Riaccendono la tua femminilità,
vero? Più
passano i giorni e più ti dice che sei carina, il caschetto
ti
incornicia bene il viso. Ma a lui della tua
vita
cosa gliene
importa? Non c'entra nulla con la guerra, si sta impicciando
spudoratamente dei fatti tuoi e il suo atteggiamento amichevole
è
solo una facciata, quello è una iena.
Rukia,
tu lo
sapevi, ti avevano avvertita. Non dovevi e nemmeno volevi fidarti di
lui. Eppure non hai mai distolto l'attenzione dai suoi discorsi.
È
così giovane e ha una cultura così vasta, sa un
sacco di cose ed è
felicissimo di spiegarti tutto, a lui piace parlare. Avete viaggiato
spesso insieme, in un sacco di posti che tu non hai mai visto e non
si è fatto sfuggire come eri interessata a ciò
che ti circondava e
ti ha spiegato ogni cosa, con quel modo di parlare sciolto, sembra
così serio, così preciso, ha carisma quando si
tratta del proprio
lavoro e tu stai lì ad ascoltarlo, non importa cosa dica, lo
ascolti, perché sarà anche una iena
ma ha un modo di parlare
che ti attira. Rukia, no, non avresti dovuto dargli corda, non
così
tanta, guarda come sei ridotta. Ti rendi conto anche tu di essere
stata stupida, vero? Quand'è che hai cominciato a porgli
domande di
tua iniziativa, andando sempre più sul personale e ricevendo
risposte sempre più evasive?
Sono
passati tanti
giorni, forse troppi per una come te che ha vissuto così
tanti anni.
Perché in tutto questo tempo non ti sei accorta di
ciò che stava
nascendo? Hai così tante cose a cui pensare, ci mancava solo
quel
ragazzo dai capelli rossi che non si sa né da dove venga
né quale
sia il suo vero nome. Te l'aveva detto lui,
ricordi?
«
Lavi è un nome
molto particolare. Vieni forse da qualche isola del... Paciu...
»
«
Pacifico? » ha
ridacchiato, ricordi? Non è per tenerezza, è da
pura presa in giro.
Dovevi considerarlo così.
«
Sì. »
«
No, la sua
origine risale alle civiltà del Medio Oriente. L'ho trovato
bello e
facile da ricordare, così “l'ho preso in
prestito”. Finché non
diventerò il nuovo Bookman, mi farò chiamare
così. C'è anche chi
mi chiama Junior, ma Lavi è più comodo, non
trovi? Ah, poi c'è Yu
che mi chiama “coniglio”. È simpatico, a
modo suo. »
«
Ma anche una
volta diventato Bookman non userai il tuo vero nome, giusto? »
«
Già. È la
regola. »
«
E il tuo vero
nome qual è? »
Ti
ha sorriso,
ancora una volta. Ti ha accarezzato la guancia, sperando di ottenere
una tua reazione incontrollata. È sfrontato, è un
maleducato di
prima categoria, come si permette di toccarti in quel modo e di
parlarti con quel tono confidenziale? E anche tu, Rukia, come ti
salta in mente di porgli certe domande? Ti avevano detto di non
dargli confidenza, è una iena che campa
coi corpi straziati
dalla guerra. Doveva bastarti questo per prendere le distanze.
«
Temo di non
potertelo dire, Ruki. »
Ha
anche il
coraggio di storpiare il tuo nome. Dopo neanche due giorni passati in
giro per il mondo assieme, per distruggere akuma o combattere gli
hollow, si è permesso, senza preavvisarti di nulla, di darti
un
nomignolo. Ormai è passato troppo tempo e questa abitudine
non se la
toglierà mai. Complimenti, Rukia, perché glielo
hai permesso?
E
dire che ci
stavi riuscendo bene. Per un po' eri riuscita a mantenere le
distanze, tu sei Rukia Kuchiki, nessuno ha il diritto di insinuarsi
nel tuo cuore e scrutarci dentro. La storia non doveva permettersi di
sfiorarti. Ci stavi riuscendo, Rukia, poi cos'è cambiato?
Davvero è
bastata la sua parlantina sciolta per farti cedere? Sei una debole,
Rukia, i Kuchiki non cedono mai di fronte a cose del genere.
Eppure.
Hai voluto
spingerti un po' troppo oltre, affidandoti troppo alla tua sicurezza
che evidentemente non è stata sufficiente. Sei combattuta
adesso,
vero? Ti hanno detto centinaia di volte che è un falso, ma
ai tuoi
occhi sembra l'esatto contrario.
Hai
cominciato a
desiderare di capire fino a che punto il suo lavoro avesse la
priorità e hai sbagliato. Aggrappandoti alla sciocca
speranza che
potesse essere davvero un compagno. Che enorme sbaglio, che
umiliazione per te.
Lui
sorride, ti
parla, ti concede un sacco di attenzioni. Non manca mai di darti il
buongiorno, ti invita a fare passeggiate, anche se viene sempre
rifiutato ti chiede di allenarsi con te. Ti chiede sempre se ti
manchi mai casa tua, la Soul Society, chiede sempre com'è
fatta. Si
avvicina a te, anche troppo. E tu lo lasci fare?
«
Ruki, stasera
ci sarà una fiera in un paese poco distante dalla sede
dell'Ordine.
Che ne dici? »
«
“Che ne dici”
di cosa? »
«
Di andarci, che
domande. Così ci svaghiamo un po'. Alla Soul Society le fate
le
fiere? »
«
No. Non diamo
importanza a queste cose. »
«
Ma che
tristezza. Non festeggiate nemmeno i compleanni? »
«
Quello sì, ma
non facciamo feste in grande stile. Siamo troppo occupati e...
»
«
Che razza di
stacanovisti! Siete peggio del vecchio! Allora la tua presenza alla
fiera è d'obbligo. »
«
È così che tu
inviti la gente? »
«
Mettiti un bel
vestito e fatti trovare pronta dopo cena, eh. »
È
sfacciato oltre
ogni limite, è una iena.
Perché hai ceduto al suo invito? Lo
sapevi che se gli avessi dato una mano si sarebbe preso tutto il
braccio. E infatti ti ha invitata ancora e ancora, ti ha fatto vedere
un sacco di cose, e ti ha spiegato tutto, sempre accanto a te, con
quei sorrisi, quelle attenzioni, sono false, Rukia, non cascarci.
Eri
così
splendida una volta, e ora guardati. A far comunella con lui. A farti
toccare. A mandarti nel pallone perché lo vuoi e non lo vuoi.
«
Lavi, tu sai
davvero tante cose. »
«
Eh eh, grazie!
Anche se, credimi, non è poi così tanto. Ogni
giorno c'è qualcosa
di nuovo da imparare. »
«
Cosa ti spinge
a fare tutto questo? A rinunciare al tuo nome, andare sempre in
guerra. Potresti essere una persona normale. »
Ti
ha sorriso,
come ha sempre fatto. Ti ha accarezzato ancora una volta la guancia.
Ma è passato troppo tempo da quando vi siete conosciuti, in
giro per
il mondo a combattere insieme, e tu ormai lo lasci fare, ti sei
abituata a quel modo di fare sfacciato ma premuroso, tu lo vuoi e non
lo vuoi, nell'incertezza lo lasci fare.
«
Io non sono
normale. »
«
Che cosa
intendi dire? »
«
Temo di non
potertelo dire, Ruki. »
«
Parli molto, ma
alla fine non mi dici niente. »
«
Mi dispiace. »
«
Davvero? »
Ti
importa
veramente saperlo? Sì, purtroppo sì. È
che la sua parlantina
sciolta non ti basta mai e si lascia sfuggire le cose che davvero
vuoi sapere. Lo fa apposta, sicuramente, è una
trappola, non
cedere, non cedere, non cedere. Te lo dici, ma poi? Lo lasci fare,
nell'incertezza e nella vana speranza di cogliere qualcosa in
più. È
sfacciato ma gentile nei tuoi confronti, il suo toccarti la guancia
quando vuole eludere una domanda troppo intima per i suoi gusti tutto
sommato compensa la risposta non data.
Lo
voglio non lo
voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.
Non
sai da che
parte pendere. Non sai se lui ti vuole in quel senso o solo per una
ridicola registrazione. Le sue risposte evasive non bastano, non sono
una certezza. Eppure tu ti accontenti comunque, purché
parli, parli
ancora e ti tocchi la guancia come sa fare lui, sa dove toccarti, lo
nascondi ma lui sa che quel tocco qualche brivido te lo da, anche se
non vuoi.
«
Davvero, Ruki.
»
«
Mh. »
«
Ehi, che
cos'hai? Mi sembri assente. »
«
Niente. Stavo
solo pensando. »
«
Ah, e a cosa? »
Non
gli
rispondere. Lui ci campa con quelle informazioni di poco conto che
gli dai. Vedilo da un'altra ottica, pensa che lui ti sta solo usando,
tutte quelle cortesie sono solo una facciata. È accomodante,
ti
porta in giro, ti riaccompagna nella camera dell'Ordine che ti hanno
momentaneamente riservato, poi chissà cosa fa e con chi
spettegola
di ciò che gli racconti. Lui si fa sempre e solo i fatti
suoi,
dovresti farlo anche tu. Ma tu non vuoi.
Lo
voglio non lo
voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.
«
Ho sentito
molto parlare di te. »
«
Immagino cosa
ti abbiano detto. Sono una iena che invade i campi di guerra, non
è
così? »
«
Non ti dà
fastidio che ti considerino in questo modo? »
«
Anche tu mi
consideri una iena? »
Digli
di sì, che
è proprio quello che pensi. Altro che coniglio,
è una iena.
Digli che ti sei accorta che ti sta solo usando per le registrazioni
e già che ci sei digli che se le può scordare,
perché tu non sei
inchiostro su carta. L'inchiostro su carta non si può
accarezzare
come fa lui con te.
«
Ripensando ai
giorni che abbiamo trascorso insieme, in missione, direi di no.
»
«
Va bene così
allora. »
«
Eh? »
«
Ah, non ci
pensare. È tardi, meglio se riposi. Ti accompagno in camera.
»
Più
passano i
giorni e più tu sei nei guai, Rukia. Tu te n'eri accorta
benissimo.
Il carattere che mostra con te non è suo
ma gli fa comodo che
tu la pensi così. Non ti accarezza per sincero affetto, lo
fa
perlopiù per addomesticarti, come un cagnolino obbediente,
poi ti
lascia nella cuccia e si fa i fatti suoi, sapendo che tu lo
aspetterai comunque.
«
Grazie. » gli dici ogni notte quando siete davanti alla porta
della
tua camera. Lui sorride, è sempre lo stesso copione. Aspetta
fino
all'ultimo prima di andarsene, si assicura che tu entri e poi se ne
va, sempre per fatti suoi. Dopotutto le gentilezze si ricompensano e
lui con te è fin troppo gentile. «
Allora a domani. »
«
Mh-mh. » non ti dice quasi mai
“buonanotte”. Pensa che sorridere
sia sufficiente. Lo vedi che è una iena?
Però a te non interessa, non
più,
vero, Rukia? Non importa se ti chiama Ruki, non importa quanti giorni
ancora dovranno passare, scanditi dalle carezze che ti dà
sulla
guancia, ormai hai imparato a conviverci con tutti i pro e i contro.
E tu non sai ancora dire se ti piace davvero questa situazione o no.
Non devi considerarlo un compagno. Così sarebbe tutto
più facile.
«
Lavi. »
«
Che c'è? »
«
Io non so ancora se tu sei un coniglio o una iena. »
«
Di che parli? »
«
Devo riuscire a considerarti in un solo modo per continuare a
viaggiare con te. »
Ti
guarda, non avvicina nessuna mano alla tua guancia, ti fissa e basta,
sempre sorridente. Sorrisi che un po' ti danno fastidio
perché non
c'è niente da ridere, però ormai ti ci sei
abituata, è passato
tanto, troppo tempo.
Lo
voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo
voglio.
Cosa
ti cambia sapere se è un coniglio o una iena? Sai
già qual è la
risposta, Rukia.
L'uomo
che hai davanti agli occhi tu ormai lo consideri un compagno. Una
iena, ma sempre un compagno. Che non ti sbrana e non
ti getta
tra le fauci del nemico, ma ti accompagna in camera e ti dedica
innumerevoli attenzioni. Senza farti capire cosa prova realmente. Fai
come lui, non far capire cosa ti passi per la testa.
Non
avresti dovuto dirgli quelle cose. Gli hai dato modo di pensare che
tu tenga a lui quando non è vero. Non è vero. Non
è vero?
Non
è un tuo compagno. Non è un tuo compagno. Non
è un tuo compagno?
Lo
voglio, non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo
voglio.
Ma
cosa voglio io da uno come lui?
Che
stupida.
È
stata tutta colpa mia.
Già.
Mi
avevano avvisata.
Proprio
così.
E
adesso?
Peggio
per te.
Avrei
dovuto continuare a mantenere le distanze.
Ci
sei arrivata, alla fine.
Sono
una sciocca. Lui non mi considererà mai una compagna.
Probabile.
Probabile?
Lo
voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo
voglio.
Lo
voglio?
Lo
vuoi?
Non
lo so più.
Eccolo
che ridacchia di nuovo. È irritante, è sfacciato,
è maleducato. E
tu che lo lasci fare. Sia maledetto il giorno in cui hai deciso di
volere di più e quando ti sei accorta di non volerlo era
ormai
troppo tardi. Lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo
voglio non lo voglio. Stai pur lì ad affogare nel tuo angolo
di
incertezza, Rukia, te la sei voluta.
«
Non ci pensare, mettiti a dormire. » ti accarezza di nuovo la
guancia. Proprio adesso che non vorresti una carezza di quella iena.
Non
la vorresti?
«
Buonanotte, Ruki. »
Lo
voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo
voglio.
Non
lo sai ancora, Rukia, che cosa vuoi esattamente.
A
te basta che ti accarezzi la guancia e ti sorrida e ti parli con
quella voce sciolta. Comunque vadano le cose.
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