The guardian angel 1
Era accaduto tutto così velocemente…
Madre e figlio che tornavano a casa dopo una giornata tra scuola e lavoro.
Il piccolo Kurt, sei anni, occhi azzurri, capelli di un bel castano
chiaro e un enorme sorriso perennemente stampato sulle labbra, stava
dormendo sul sedile posteriore della vettura, avvolto in una copertina.
Stringeva tra le mani il suo tenero orsetto di peluche, dagli occhi
coloro miele e un piccolo papillon posso a pois bianchi chem a sentire
il bimbo, gli dava un tocco di classe.
Era sera inoltrata e in autostrada non c'era praticamente anima viva.
Nessuno, se non qualche macchina che passava ogni tanto lasciando intravedere
una striscia di luce diversa dal quella proveniente dai fari della
propria auto.
Uno di quei giorni in cui sei talmente stanco che non
vedi l'ora di tornare a casa, magari bere una cioccolata calda davanti
al fuoco scoppiettante e poi andare a letto e addormentarti cullato dal
tepore delle coperte.
Ma quella sera purtroppo, per qualche crudele gioco del destino, non ci
sarebbero stati né la cioccolata né il letto caldo su cui
riposare.
Anzi, a dire il vero non ci sarebbe stato neanche un ritorno a
casa.
Sì, era successo davvero troppo velocemente.
La strada bagnata e ghiacciata a causa del freddo di quegli ultimi
giorni, un colpo di sonno forse, o una frenata improvvisa.
Quello che
successe dopo, beh non lo seppero neanche loro: solo un improvviso buio
totale, un forte mal di testa e il suono martellante e ripetitivo della
sirena dell ambulanza che si avvicina.
“C'è un bambino qua dentro! È privo di conoscenza, bisogna tirarlo fuori immediatamente!”
Le grida dei medici che correvano da una parte all’altra diventavano lontane fino a svanire del tutto
lasciando nell’aria solo un suo ultimo respiro, mentre
la donna stava stesa sull’asfalto bagnato con il corpo sempre
più freddo
Dentro l'ambulanza, il piccolo Kurt stava sdraiato su un lettino dalle
lenzuola bianche, con le braccia lungo i fianchi e l'orsetto ancora
stretto nella manina.
“La madre non ce l'ha fatta, come sta il bambino?”
Il medico scosse la testa con aria quasi rassegnata.
“Non sappiamo quando aprirà di nuovo gli occhi…”
Avete presente quella sensazione di paura che avreste se poteste
sentire tutto quello che vi accade intorno, ma non poteste muovere
neanche un muscolo per dire almeno che in un certo senso state bene e
che state lottando per la vita?
Quella, purtroppo, era una sensazione
terribilmente reale per il piccolo Kurt, che sarebbe rimasto steso in un
letto di ospedale ancora per molto, molto tempo.
Solo un bambino, una vita spezzata in una sera.
Quella stupida e
maledetta sera, per colpa di un altrettanta stupida fatalità.
Un
corpo che non funziona ma che è vivo e può sentire, come
una prigione dalla quale però un piccolo spirito si libera.
Forse era questo quello che chiamano un angelo custode, lui nonostante
tutto sapeva di avere un compito e presto non sarebbe stato più
tanto solo.
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