Note:
Attenzione, potrebbe essere troppo sdolcinata, se volete arrischiarvi a
leggere, mi fate solo un piacere XD Tutto ciò che
è scritto qui, è solo frutto della mia mente
bacata, e non c'è in nessuna serie (Q^Q).
Phelesmon e JetSilphymon
avevano bisogno d'amore U_U
La fic partecipa anche alla challenge: Chi,
con chi, che cosa facevano, con il prompt: (7)
Piemon/Piedmon e (3) Phelesmon finiscono nei guai. Ci deve essere un
piede di porco o un pappagallo o un cane impagliato.
Vamdemon sarebbe Myotismon (devo ricordarmi di mettere il corrispettivo
americano dei nomi originali d'ora in poi ^^'') e lui e e Phelesmon
sono fratelli, ma hanno un pessimo rapporto. Pardon per chi lo sapeva
già che viaggi mentali si fa il criceto del mio cervello, ma
non voglio spaventare i nuovi lettori xD
Ah, ho messo la serie Adventure perché ci sono Pie e Vamde,
il periodo sarebbe dopo la seconda serie, se vogliamo essere pignoli. E
il rubino di cui parlo esiste davvero, è uno dei gioielli
della corona inglese.
Grazie in anticipo a chi leggerà!! ^_-
Aera
Zafir
-Piano! Fai piano!- si lamentò Piemon.
Vamdemon si fermò, gli lanciò
un’occhiataccia assassina e riprese la medicazione.
-Potresti cortesemente fare piano?- ribadì il clown
ostentando una smorfia sorridente e il vampiro strinse le bende con
più forza, facendolo gemere di dolore.
-Ora, vuoi spiegarmi dove diavolo sei stato per ridurti
così?!-
-Ho affrontato un tizio molto, molto potente.- rispose con aria
drammatica, forse troppo drammatica per i gusti di Vamdemon che non
batté ciglio, ma mostrò all’altro un
oggetto.
-E l’hai combattuto con un piede di porco arrugginito?-
Interdetto, Piemon si grattò la testa, era inutile mentire a
Vamdemon. Era troppo intelligente e i suoi occhi erano come schegge di
vetro, troppo affilati perché non potessero penetrargli
nella mente e carpire ogni recondito segreto.
-Diciamo di sì.- rispose, evasivo.
Senza dire una parola, Vamdemon si diresse verso il cassettone con
specchiera dell’altro ed estrasse lo scrigno dei preziosi.
Frugò fra anelli e monili vari e trovò un
pacchettino accuratamente nascosto nonostante l’apparenza
anonima. Piemon chinò il capo, meditando sul come rispondere
all’accusa che sicuramente gli sarebbe stata fatta di
lì a pochi secondi.
Il vampiro, infatti, senza neppure chiedere il permesso,
scartò il pacchetto e gli mostrò una pietra
preziosa di discrete dimensioni.
-E questo da dove viene?- Vamdemon gli leggeva dentro, sapeva da dove
veniva e riconosceva l’oggetto anche senza dover indagare, ma
voleva sentirsi dire da Piemon cosa diavolo c’era andato a
fare da suo fratello con un piede di porco arrugginito.
-Non è come pensi.- disse Piemon mettendo le mani avanti,
imbarazzato -Prima che tu possa farti idee strane, sappi che non
è come sembra.-
-La pianti di dare fiato alla bocca?- l’Evoluto
s’appoggiò pesantemente alla specchiera -Sei
talmente ambiguo che ti dai la zappa sui piedi da solo.-
Dopo qualche secondo d’imbarazzante silenzio, Piemon si
ributtò sul materasso, gemendo per il dolore alla schiena e
al braccio. Rotto… si era rotto il braccio e lussato una
spalla e tutto per una stupida pietra!
Era filato tutto liscio come l’olio, non l’avrebbe
mai immaginato, ma era uno scassinatore provetto e quando aveva visto
quello zaffiro, si era sentito davvero molto fortunato. Tutto quel ben
di Goddramon era davanti ai suoi occhi e sarebbe bastato solo un gesto
per possederlo. Ma si era saputo controllare e perciò era
riuscito ad evitare di far scattare l’allarme.
Certo, poi era scattato comunque e tutto perché mister
pizzetto non poteva aspettare per prendere il regalino alla sua morosa!
Piemon voleva ammazzarlo, ma prima d’ogni altra cosa, doveva
riportare a casa la pelle, dopodiché avrebbe preso il rubino
e poi avrebbe ucciso Phelesmon, restituito
l’eredità a Vamdemon e sarebbe andato a vivere con
lui. Poi avrebbero avuto tanti bambini e…
Si rimangiò l’ultimo pensiero, niente bambini,
Vamdemon li avrebbe traumatizzati.
Insomma, morale della favola, si erano ritrovati circondati dai digimon
di Barbamon, l’essere più taccagno
dell’universo. Anche la nomina di Demon Lord
dell’Avarizia era solo un eufemismo, quello era capace di
morire di fame pur di non spendere un solo quattrino. Un essere davvero
insopportabile.
Ma benché l’idea di vederlo saltellare in preda
alla rabbia per quel piccolo, innocente, furto l’avesse
istigato, la vera ragione era il rubino che Phelesmon gli aveva
promesso in cambio di quello zaffiro.
Non sarebbe bastata una vita di duro lavoro molto ben retribuito per
acquistare una pietra del genere e l’offerta che il diavolo
gli aveva proposto era oltremodo svantaggiosa. Lui si prendeva la fetta
grossa del colpo, lo zaffiro, e in cambio del suo aiuto Piemon poteva
sgraffignarsi qualcos’altro e avere il rubino.
Ovviamente si era preso anche quel qualcos’altro, ma
ciò che più l’aveva gratificato era
aver chiuso la questione con quella sottospecie di ricattatore e aver
rotto nuovamente i ponti con lui.
-E’ una storia un po’ complicata, ma adesso
è tuo.- disse indicando il rubino.
Vamdemon se lo rigirò fra le mani.
-Non c’era bisogno, prima o poi sarei tornato a
riprendermelo.- disse, duro, ma Piemon lesse nei suoi occhi una
scintilla di commozione, una piccola vampata nel buio scuro e freddo di
quelle iridi glaciali.
-Non c’è di che.- gli disse sorridendo e Vamdemon
arrossì, impercettibilmente, mise il gioiello in tasca e si
sedette nuovamente accanto all’altro.
-Mi fai male!- esclamò Piemon digrignando i piedi dal dolore
mentre quello proseguiva la dolorosa medicazione senza provare
pietà alcuna.
-Non rovinare tutto facendo il poppante, stringi i denti!- gli
sbraitò contro, non più arrabbiato. Solo
meravigliato di quanto Piemon potesse essere schifosamente romantico e
anche masochista, perché di coraggio e pazzia doveva averne
avuti a livelli esorbitanti per fare quel che aveva fatto.
Gli occhi di Phelesmon brillavano per l’emozione mentre
rimirava estasiato il prezioso per cui aveva rischiato non solo la
testa ma anche la tessera alla confederazione dei “Nemici dei
Digiprescelti”. Ammesso che esistesse davvero una
confederazione e si chiamasse così, ma alla fine non
facevano che tentare di schiacciare quei “quattro”
mocciosi (un paio di centinaia di mocciosi, ma dettagli) e i loro
digimon, visto che tutti i piani di conquista venivano inevitabilmente
mandati a gambe all’aria, quindi più che
“I conquistatori del mondo digitale e della terra e
dell’universo intero e parallelo”, se ci fosse
stato da scegliere un nome per quella sgangherata alleanza, avrebbe
optato per “Nemici dei Digiprescelti”.
Ad ogni modo, era stato scoperto dai digimon di Barbamon, ma aveva
fatto in modo di eliminare le tracce, grazie anche all’aiuto
di quel pagliaccio e finalmente aveva lo zaffiro. Veniva chiamato Aera,
dal colore azzurro e limpido come il cielo, una pietra assai rara
quanto differente dalle altre. Poteva definirla difettosa, ma sono
proprio i difetti a far lievitare i prezzi dei preziosi, talvolta. Lo
stesso Rubino del Principe Nero che aveva restituito a Vamdemon non era
un rubino e valeva un occhio della testa come minimo.
Ma a lui certo non serviva, visto che era usato dai vampiri della sua
famiglia per proteggersi dagli effetti della luce solare. Il fatto che
gli aveva appena messo in mano un’arma a proprio svantaggio
era secondario, aveva ben altre preoccupazioni.
Tipo trovare le parole giuste.
-Dunque… - si schiarì la voce -Ho trovato questo
e visto che a me non serve… te lo regalo, ecco.-
annuì, convinto. Era abbastanza indifferente come frase.
Poteva andare, sì.
-Questo cosa?- fece una voce alle sue spalle che lo fece irrigidire
come un manico di scopa.
-Je…JetSilphymon?!- balbettò.
-Chi dovrei essere?- disse lei inarcando il sopraciglio.
Phelesmon non rispose, si sentiva già abbastanza stupido in
quel momento, figurarsi se doveva pure trovare giustificazioni.
-Quello non è lo zaffiro che è stato rubato al
Maestro Barbamon?- domandò maligna lei.
-Ah, sì? In effetti, ci somiglia.- finse indifferenza lui,
sperando lei non notasse le fasciature sotto i guanti, ma soprattutto i
lividi che aveva provveduto a coprire con del fondotinta rosso
fiammeggiante. -Se vuoi te lo regalo.- concluse porgendoglielo con un
sogghigno malizioso dipinto sul volto -Trovo che ti doni.-
Lei fissò prima il diavolo, poi lo zaffiro.
Lui le girò intorno strusciando lievemente la coda sui suoi
fianchi, senza smettere di fissarla negli occhi. Lo istigava, lo
“maltrattava”, lo derideva, ma non poteva non
vedere come sorrideva quando riuscivano ad entrare in sintonia.
Insomma, le schermaglie verbali erano divertenti con la persona giusta
e, che se ne dicesse, a lui JetSilphymon piaceva. Le mise la pietra fra
le mani e la strinse a sé, stranamente senza ricevere calci
a gioielli di famiglia (quelli veramente importanti).
Le tolse piano la maschera che le copriva la bocca e le sue labbra
erano una tentazione così forte che per una volta decise di
caderci. Forse lo stesso valeva per lei, o non si spiegava
perché era ancora vivo o perché ricambiava. Chi
l’avrebbe mai detto?
Aveva delle labbra morbidissime, esattamente come se le aspettava,
forse anche meglio. Certo il fatto che non si lasciasse condurre e
quasi lo soffocasse era un dettaglio trascurabile… forse.
Quando si separò da lei, ansimando appena, le sorrise
soddisfatto e socchiuse gli occhi. Increspò le labbra per
proporle un seguito, nella sua stanza. Il momento era arrivato, molto
sdolcinato, ma sono cose della vita.
-La riunione è iniziata da dieci minuti!- tuonò
una voce.
Entrambi, imbarazzati per l’esser stati colti in flagrante,
si voltarono verso una Lilithmon che si avvicinava a passo svelto.
-Maestra…- disse JetSilphymon coprendosi immediatamente la
bocca e avrebbe accaparrato una qualche plausibile scusa se la digimon
non le avesse preso dalle mani la pietra e, dopo averla scrutata con
occhio critico, non l’avesse scagliata fuori dalla finestra
-Non perdere tempo con queste stupidaggini.- la ammonì.
Phelesmon rimase pietrificato per lo shock e la disperazione. Quanta
fatica sprecata per quella pietra! E quanto ci avrebbe messo Barbamon a
scoprire che era stato lui? Se Lilithmon apriva bocca, era
semplicemente FOTTUTO!
Intanto, il vero oggetto del suo desiderio lo precedeva nella sala
delle riunioni, ma per una volta la fortuna gli arrise,
poiché prima di entrare la digimon gli rivolse un sorrisetto
malizioso che senza dubbio era una garanzia di tempi supplementari.
Ok, forse non era stato poi tutto inutile, poteva morire felice, almeno
quello!
|