Rewind the heart.

di Flaesice
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Buonasera a tutte, bentrovate. Sono di nuovo qui, mi sento quasi emozionata come se fosse la prima volta che pubblico. All'ultimo capitolo di questa storia vi avevo chiesto se preferivate un prologo o un epilogo, molte di voi con tanto entusiasmo mi hanno chiesto di scrivere un prologo per un eventuale sequel, bene questo sarà il prologo che segnerà il continuo di quest'avventura. Ricapitolando Bella ha lasciato Edward perchè lui gli ha nascosto un importante verità del suo passato, questo prologo è ambientato 3 settimane dopo la loro separazione. Credo che il primo capitolo arriverà tra una quindicina di giorni, non vedo l'ora di sapere le vostre impressioni. Colgo ancora l'occasione per ringraziarvi tutte, bacioni.

Isabella Pov.
 
Guardo le luci soffuse del locale, le strobo che si accendono e spengono ad intermittenza illuminando la pista gremita di gente. Ragazzi e ragazze che ballano tra di loro, si strusciano, flirtano, senza freni inibitori, aiutati dal trasporto dell’alcool il cui odore forte mi penetra prepotente nelle narici, mi da alla testa. Continuo a muovermi anch’io al ritmo incessante della musica, sento le guance bollenti a causa del caldo, raccolgo qualche secondo i capelli tenendoli su con la mano. Un ragazzo si avvicina, mi cinge la vita da dietro, ci ballo qualche istante, lascio che si illuda, prima di andare via per avvicinarmi al bar.
 
-Un mojito, grazie.-
 
Vedo il barman prendere un bicchiere, pone sul fondo le foglie di menta, lo zucchero di canna ed il succo di lime. Con il pestello comincia ad amalgamare il tutto, inserisce i cubetti di ghiaccio ed infine il rhum. Prende una cannuccia e la inserisce nel drink prima di porgermelo.
 
Lo prendo, inizio a sorseggiarlo. Sento il rhum fresco scivolarmi lentamente lungo la gola, è forte, brucia lievemente. Cammino facendomi strada tra la gente, mi avvio verso il tavolo dove Rosalie ed Alice sono sedute, bevono i loro drink chiacchierando tranquillamente.
 
-Oh bene, sei tornata. Hai finito di scatenarti?- Rose mi guarda, una strana luce negli occhi.
 
-Che senso ha venire in un locale se non balli?- dico spontaneamente, riferendomi al loro atteggiamento noioso.
 
-Che senso ha venirci quasi tutte le sere?- s’intromette Alice, quasi fosse un richiamo.
 
Sbuffo, le ammonisco con un gesto della mano e riprendo a sorseggiare il mio drink, continuo a muovermi sul posto a ritmo di musica, ignorandole.
 
E’ vero, quasi tutte le sere questo è diventato routine, ho bisogno di vagare con la mente, sopprimere per qualche ora i pensieri. Sfogare il vuoto che sento dentro, sentire la musica perforarmi i timpani a tal punto da non sentire più nulla, annullarmi, evadere da me stessa.
 
Non faccio altro, oramai, cercare di annullare i pensieri, in ogni modo, con ogni mezzo. Sono consapevole che è un atteggiamento infantile, che non mi porterà a nulla comportarmi in questo modo, ma nel momento esatto in cui mi sono chiusa alle spalle la porta di quella casa ho sentito come se in contemporanea si chiudesse una parte di me. I miei sentimenti, il mio dolore, le mie frustrazioni, sono rimasti lì, rinchiusi in quella parte del mio essere, e, nonostante ci abbia provato con tutta me stessa, non riesco a trovare il modo di esternarli.
 
Ricordo ancora quando l’ho detto ad Alice, la voce atona, l’espressione impassibile. Mi guardava come fossi un alieno. A nulla sono servite le ore trascorse a parlare con lei e Rosalie, ne una lacrima, ne una scossa, costretta a rimanere dal mio stesso dolore nella più totale indifferenza, nella fredda gabbia che mi sono costruita intorno.
 
Un automa, un cuore privo di battito, questo è quello che sono diventata. Delusa, confusa, incapace di donare amore e riceverne.
 
-Bella dobbiamo andare. E’ davvero tardi, domani si lavora.- Alice si avvicina, mi urla all’orecchio per farsi sentire.
 
-Ok, prendo il soprabito.-
 
Mi avvicino al guardaroba, porgo il biglietto numerato al ragazzo, lo prende, mi sorride.
 
-Prego Signorina.- me lo porge con gentilezza, si protende verso di me con fare accattivante.
 
Gli sorrido a mia volta –Grazie.-
 
E’ sul punto di aggiungere qualcosa ma viene interrotto da Rosalie che arriva come una furia, mi prende sottobraccio trascinandomi con se – Andiamo Bella.-
 
La guardo perplessa, la mano stretta alla sua mentre mi porta fuori dal locale – Rose ma sei ammattita? Stavo parlando con quel ragazzo, stava per dirmi qualcosa.- infastidita.
 
-Oh mi dispiace di avervi interrotto, me ne saprò fare una ragione.- ironica.
 
Sento Alice dietro di noi ridere di gusto, arriviamo alla macchina, prende posto accanto a Rosalie che è alla guida, io mi accomodo sui sedili posteriori. In un quarto d’ora siamo sotto casa, do la buona notte ad entrambe prima di salire.
 
Le scale sembrano un ostacolo insormontabile, i piedi pulsano a causa della serata trascorsa a ballare su queste scarpe dal tacco vertiginoso, le tolgo, il contatto con il pavimento freddo riesce a donarmi un minimo di sollievo.
 
Apro la porta di casa, entro, è tutto così buio. Sento le orecchie fischiare maledettamente per l’improvviso passaggio dalla musica assordante al silenzio più assoluto. Poggio le chiavi sul tavolino, arrivo fino al divano, mi stendo stremata, lascio che le luci restino spente.
 
Mi soffermo a guardarmi intorno, avverto dei brividi lungo la schiena, sulle gambe nude, mi stringo forte nelle braccia, nel vano tentativo di scaldare questo gelo inaspettato che avverto dentro, uno strano senso di inquietudine.
 
Un senso di vuoto, di solitudine, lo stomaco si restringe su se stesso. La testa pulsa ulteriormente, porto le mani alla fronte, stringo gli occhi cercando di placare il dolore.  Nella mia mente si materializzano i suoi, verdi, profondi, luminosi. Mi scrutano intensamente, decisi, quasi a penetrarmi fin nell’anima, mettermi totalmente a nudo dinnanzi alla loro fierezza.
 
Si avvicina, le sue labbra sono ad un soffio dalle mie, avverto il suo calore, l’ardente voglia di sfiorarlo, sta per baciarmi quando riapro gli occhi di scatto.
 
E’ già mattina, il sole entra debole attraverso le imposte, illumina il mio volto umido, rigato dalle lacrime, quelle stesse lacrime che mi risvegliano ogni giorno, quelle lacrime che solo la notte, guidata dal mio inconscio, riesco a versare.

La storia proseguirà qui: 
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