Buonasera
a tutti voi lettori di EFP! Questa è la mia prima fanfiction
su Naruto e sono oltremodo emozionata!
PS: I
personaggi (molti dei quali del maestro Kishimoto) non sono
maggiorenni, e più avanti ci saranno -penso- alcune scene
poco caste, e linguaggio volgare quindi metterò raiting
rosso. Grazie per l'attenzione!
Lasciate una
recensioncina, per farmi sapere che ne pensate *__*
BUONA LETTURA!
Tu
chi sei?
1. Prologo.
Heizo era
probabilmente, senza alcun ombra di dubbio, l'unico studente che quel
particolare giorno di primavera non vedeva l'ora di arrivare a scuola,
entrare dentro quelle quattro mura scolastiche, e mettere il naso nei
libri di testo, per restare sei ore e mezza seduto dentro la classe al
primo banco, ad ascoltare le spiegazioni dei professori che parlavano,
attento ad ogni parola che dicevano, dal primo semplice ''Buongiorno
ragazzi'' all'ultimo ''Arrivederci ragazzi''.
Heizo aveva la
capacità di memorizzare tutto e di non scordarsi niente.
Amava studiare, amava passare il tempo chiuso in camera, amava leggere
ed immaginare mondi fantastici e lontani che in una sola vita non
sarebbe mai riuscito a vedere, ed a conoscere. E sopratutto, quel
giorno finalmente avrebbe ricominciato la sua vita da studente normale
nella periferia di Osaka, dopo sei lunghi anni passati in Italia,
lontano da casa sua, e lontano dalle sue due migliore amiche.
***
Quella mattina
si era svegliato di buon'ora, si era infilato le pantofole di pelo raso
bianco calde ai piedi ed era sgattaiolato in bagno lesto, si era fatto
la doccia e si era vestito di tutto punto, infilandosi e stirando i
vestiti della divisa scolastica con cui sarebbe dovuto andare a scuola.
Infilò prima di tutto la camicia bianca, mettendo ogni
bottone dritto nelle rispettive asole, poi la cravatta blu a righine
sottili ed i pantaloni grigi. Sicchè scese alle 7 e 30 in
punto per fare colazione.
''Buongiorno
zia Lù'' aveva detto all'unica persona familiare che aveva
ancora in casa, che dopo la morte dei suoi genitori l'aveva accudito,
cresciuto ed accompagnato fino ad oggi,ovvero sua Zia Luisa. Con lei
era partito nella sua casa in Italia nella campagna Toscana, per
scappare al dolore che entrambi aveva sofferto dopo quel tragico
incidente che aveva strappato la vita ad una madre ed un padre per lui,
e una sorella ed un cognato per lei.
''Buongiorno
tesoro'' aveva risposto lei, sorridendo al nipote ''Con cosa preferisci
fare colazione? Biscotti o pane e marmellata? '' gli chiese, prendendo
nel frattempo con la mano destra un bicchiere di vetro pulito, e
versando il caffelatte con l'altra mano.
Il ragazzo ci
pensò un istante, poi disse ''Prenderò dei
biscotti zia, grazie'' quindi aprì lo sportello della
piccola credenza e si servì la colazione da solo, mentre la
zia sorseggiava tranquilla il suo caffelatte.
''Allora? sei
emozionato per oggi?'' gli chiese, e si sedette sopra la sedia che
aveva di fronte, facendogli cenno di accomodarsi davanti a lei, per
fare colazione insieme e parlare un poco, visto che a causa del suo
lavoro nel negozio di souvenir di suo fratello, sarebbe tornata
soltanto per la cena.
''Tantissimo!''
rispose Heizo, sedendo di fronte a lei ed addentando il primo biscotto
inzuppato nel latte. ''Spero davvero di trovarmi bene con i miei
compagni e con tutti i miei professori! Inoltre dovrei stare in classe
con Sakura e Ino, quindi non ci dovrebbero essere problemi!'' E lui non
vedeva l'ora di rivedere le amiche e farsi raccontare per filo e per
segno quello che era successo quell'estate durante il viaggio nel
college di Londra.
''Meno male,
così sono tranquilla'' disse lei, rassicurata. Le amiche del
nipote le erano sempre state simpatiche, avevano accettato la sua
omosessualità con trasparenza e semplicità, senza
far sentire il suo Heizo...diverso, o strano o contronatura. Inoltre
lei era amica di entrambe le rispettive mamme, che l'avevano aiutata
quando era in difficoltà, sopratutto dopo la morte della
sorella e del cognato. ''Sei sicuro che non vuoi che mi prenda un
giorno di permesso dal lavoro? sono sicura che zio Alberto non si
arrabbierà poi molto se mi assento per un solo giorno, in
fondo oggi è il tuo primo giorno di scuola!''
''Ma no zia!
Non ti preoccupare, appena esco da scuola corro a casa e faccio un po'
i compiti, tranquilla'' annuì convinto il biondino,
allungando una mano sul tavolo per toccare quella gemella della zia,
che lo guardava con uno sguardo apprensivo ed una ruga di
preoccupazione che le solcava la fronte spaziosa.
''Va bene...se
ne sei sicuro..'' esalò un sospiro, quindi sorrise piano.
''Oramai sei cresciuto, hai 17 anni. Mi sembra soltanto ieri che ti
accompagnavo alle elementari per il tuo primo giorno di scuola, dopo la
morte di tua madre e tuo padre....eri un bambino così carino
ed educato! Il destino è stato così ingiusto con
te...'' mormorò, con la voce incrinata dal pianto, mentre
timide lacrime nascevano dagli occhi ramati della giovane donna e
scivolavano silenziose sulle sue guancie.
Heizo
saltò in piedi, correndo ad abbracciare la zia,
accogliendola tra le sue braccia robuste ed accoglienti, e donandole un
piccolo bacio tra i capelli. ''Coraggio zia, non piangere! Oggi
è uno splendido giorno, sono sicura che mamma e
papà sono fieri di come mi hai cresciuto da sola e di come
ti sei dimostrata forte, e sopratutto oggi mi saranno vicini.'' gli
sussurrò lui, accarezzandogli la schiena con affetto.
La donna si
asciugò le lacrime e tirò su con il naso,
sorridendo al nipote più maturo di quanto volesse
dimostrare, e sicuramente più forte e coraggioso di lei. Gli
diede un buffetto sulle guancie e si alzò dalla sedia,
avviandosi verso la porta. Si chinò ed afferrò la
cartella del ragazzo, aspettandolo sull'uscio aperto.
Heizo la
raggiunse, si sistemò il capello ben calcato in testa e
prese il borsone di scuola che la zia gli porgeva, ringraziandola.
''Grazie zia, ci vediamo stasera va bene? E non ti preoccupare!''
proferì, guardandola serio negli occhi, con uno sguardo
più che elequente. Quindi si addolcì, e prima di
uscire per dirigersi all'edificio scolastico, le diede un altro bacetto
sulle guancie poi finalmente, si incamminò.
Sarebbe stata
una giornata bellissima, ne era certo!
O
almeno, così sperava.
***
To be continued..
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