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di xMoonyx
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Pov: Sam Winchester
Personaggi (presenti o solo nominati): Sam, Gabriel, Dean
[Possibili] Pairings: Winchest, Sabriel
Conteggio parole: 392
Disclaimer: I personaggi, purtroppo, non mi appartengono, ma sono di proprietà di Kripke e Samble.

1. Sam


Sam parlava tanto.
Sam parlava continuamente. Senza sosta.
Continuava a snocciolare concetti come se ne dipendesse la sua stessa vita, eppure era più che consapevole del fatto che Dean lo ignorasse ripetutamente, e che non ascoltasse una sola delle parole che diceva.
Ma a Sam non importava.
Continuava a rimproverarlo, a correggerlo, a suggerirgli prudenza, ad articolare discorsi profondi e descrittivi per intraprendere il ruolo del professore universitario
Tuttavia, di Sam si potevano dire tante cose, ma non che fosse stupido, o masochista.
Dean non gli prestava minimamente attenzione, concentrato a fare tutt'altro -che fosse fissare la strada oppure proprio tentare di ignorare le parole del fratello-, e probabilmente aveva desiderato, dal primo momento in cui aveva iniziato a lavorare al suo fianco, che una strega o qualche altra creatura togliesse al fratellino il suono dalle corde vocali; ma Sam non si fermava.
Perché?
Perché Dean era il suo opposto, e se Sam era logorroico il fratello era di poche parole. Erano come il bianco e il nero, loro due, come il giorno e la notte, il freddo e il caldo.
 Però... senza la sua voce il silenzio nell'Impala diventava opprimente e Sam non voleva abbandonare suo fratello nelle sue spire sature di disperazione.
Perché se anche Dean non seguiva la discussione -o meglio, il suo soliloquio- Sam era sicuro che il ronzio della sua voce fosse per lui un conforto, un qualcosa di famigliare, una compagnia, senza la quale si sarebbe sentito troppo solo.
E così Sam proseguiva a parlare, incurante delle occhiatacce e degli insulti.
Perché "jerk" e "bitch" era il loro modo di scambiarsi una promessa. Che mai si sarebbero separati.


Gabriel avrebbe potuto mozzargli la voce in gola in qualsiasi momento; Gabriel era capace di tantissime cose, solo schioccando un dito. Del resto era un Arcangelo, lui, e gli umani non erano altro che formichine nelle sue mani.
Però...
Però Gabriel non era crudele. E non sarebbe stato divertente smorzare l'atmosfera di quella famigliola disadattata e stracciata, che cercava in tutti i modi di ricomporre i pezzi del proprio affetto in quel modo personalissimo.
E così Gabriel continuava ad osservarli, e a chiedersi se forse il mondo sarebbe stato migliore se fossero esistite più persone come Sam e Dean, che si prendevano cura l'uno dell'altro senza chiedere niente in cambio, semplicemente perché era giusto così, perché lo volevano.


~

Pov: Dean Winchester
Personaggi (presenti o solo nominati): Dean, Sam, Castiel
[Possibili] Pairings: Destiel, Wincest
Conteggio parole: 323



2. Dean


A Dean non piaceva parlare.
Era un tipo che andava subito al sodo, lui, che odiava girare intorno ad un argomento, che preferiva mettersi all'opera ed in azione all'istante.
Se apriva la bocca, era per imprecare, bestemmiare, insultare qualcuno oppure fare una battuta di spirito, più che consapevole che l'unico a ridere, alla fine, sarebbe stato lui.
Eppure, le parole che continuava a celare gli scavavano lunghi solchi nel cuore, come animali in gabbia che bramano ferocemente di vedere la luce.
Ma lui non poteva permettere che uscissero... non voleva.
Essere forti significa anche questo.
Ma forse si sbagliava... forse era solo debole, forse non era in grado di lasciare andare quelle parole perché sapeva che l'avrebbero ferito, o avrebbero ferito qualcun altro.
Fortunatamente a ricoprire l'aria di lettere e suoni ci aveva sempre pensato suo fratello Sammy, che svolgeva il lavoro per entrambi, in quel senso.
Tuttavia, da quando quel problematico angelo in trench era apparso nella loro vita, i ruoli si erano invertiti.
Dean non era mai stato un tipo molto loquace, ma Castiel lo superava nettamente.
E così, quando si trovavano assieme, Dean capì cosa doveva provare Sam quando parlava con lui senza ricevere risposta.
Nel suo caso però ciò accadeva perché Castiel scompariva nel nulla, all'improvviso, proprio nel mezzo di un discorso particolarmente imbarazzante -quando cioè Dean lasciava andare quella levetta del suo cuore che racchiudeva tutte le parole non dette, e le filtrava fuori cautamente-, oppure continuava a fissarlo con quei suoi grandi occhi blu da bimbo ingenuo, senza cogliere l'ironia di una certa battuta di spirito o un particolare aneddoto divertente.
Però Dean doveva ringraziare quel pennuto dalla voce roca col senso d'umorismo di uno scolapasta, se adesso dalle sue labbra si levavano più spesso delle parole.
Non gentili.
Dean non usava parole gentili, Dean non amava spiegare le cose, come le battute. Preferiva che gli altri cogliessero il sottinteso in esse.
E gli andava bene così.

~

Pov: Castiel
Personaggi (presenti o solo nominati): Dean, Sam, angeli
[Possibili] Pairings: Destiel
Conteggio parole: 419




3. Castiel



Castiel, di parole da dire ne aveva tante, così come tanti erano gli anni che si era lasciato alle spalle.
Più che tanti erano infiniti... e ogni secolo portava con sé tante di quelle considerazioni che avrebbe potuto ricoprire l'atmosfera di parole se solo avesse avuto un pennarello per poterle scrivere nell'aria.
Però...
Però non ne aveva mai parlato con nessuno. Di cosa? Di tutto.
Di tutto ciò che gli passava per la mente... così aveva imparato a tenere le proprie diatribe per sé e a parlare solo se strettamente necessario.
In paradiso gli angeli non si distinguevano certo per la loro versatilità al dialogo, si limitavano ad eseguire ordini e a far in modo che tutti li rispettassero.
Le loro parole erano comandi, incantesimi, avvertimenti, avvisi di guerra e minacce di pace.
Non c'era spazio per lo svago, per il "del più e del meno" degli umani...
E Castiel era esattamente come loro.
Almeno prima di incontrare i Winchester.
Sam aveva la capacità di parlare anche per ore e Dean quella di mostrarsi distratto per altrettante ore. Ma Castiel sapeva che Dean, in fondo, apprendeva ogni singola sillaba pronunciata dal suo fratellino.
Ovviamente, però, l'orgoglio gli impediva di ammetterlo, come gli impediva di ammettere tante cose.
Gli umani erano strani, e Castiel lo sapeva.
Gli umani mentivano.
Gli umani fingevano.
Gli umani non davano peso a ciò che dicevano.
Gli umani se ne dimenticavano dopo appena poche ore.
Gli umani sembravano trovar un oggetto di discussione in qualsiasi cosa.
Gli umani parlavano tanto per farlo, per condividere interessi e discutere determinate questioni.
Gli umani spesso dicevano tutto l'opposto di quello che avrebbero voluto dire, e Castiel l'aveva imparato a sue spese.
Gli umani, insomma, vivevano.
Ma gli angeli no. Non l'avevano mai fatto... avevano continuato a sopravvivere e basta.
Adesso però Castiel lo sa, sa cosa significa vivere, sa cosa significa ridere, sa cosa significa bere e lasciarsi andare alle emozioni.
 Adesso Castiel sa cosa significa parlare.
Perché Dean gli parla, si confida con lui, e Castiel ha imparato a fare altrettanto, anche se Dean continua a sostenere di dovergli strappare le parole con le pinze.
Lui non capisce il senso, non sa cosa c'entrino le pinze con le sue parole, ma preferisce non indagare oltre a riguardo, perché Dean dice spesso cose strane, e si aspetta che anche lui le capisca.
Così lui finge di capirle.
Ma in realtà non gli interessa sul serio il senso... perché lui si fida di Dean, e questo gli basta.
Per l'eternità.


~

Pov: Robert (Bobby) Singer
Personaggi (presenti o solo nominati): I fratelli Winchester, Jonh
[Possibili] Pairings: //
Conteggio parole: 540





4. Bobby


Robert Singer non era mai stato bravo con le parole, e aveva rinunciato a perderci tempo da ormai troppi anni, per iniziare a preoccuparsene adesso.
Le parole, però, a volte possono esprimere tanto.
Non c'era bisogno di essere poeti per dare voce alle emozioni; questo almeno Bobby l'aveva capito, dalla sua vita.
E tutto incominciava dal suo soprannome: era stato Dean ad affibbiarglielo, alla tenera età di sei anni, quando era andato a fargli da baby-sitter poiché Jonnh -per cause maggiori altrimenti chiamate lavoro- era dovuto partire in fretta, portando via con sé l'Impala e la gioia dei suoi due figli.
Ricordava ancora quel giorno...
Sam, il piccolo di appena un annetto scarso, dormiva placidamente nel box, e il fratello maggiore non ne voleva sapere di andare a dormire.
Aveva preso troppo sul serio le parole del padre  -già, parole, era quello che Jonh Winchester sapeva dispensare meglio- e aveva promesso di non staccare gli occhi da Sam per nemmeno un istante.
Era ancora fresco nella sua memoria il ricordo dell'incendio che gli aveva rubato la mamma insieme all'infanzia.
Quel bambino era cresciuto in fretta... era avvizzito, come un fiore che è stato troppo tempo al sole.
Aveva bruciato la sua innocenza ed era un piccolo uomo in quelle gambette corte e in quel volto paffuto coperto di lentiggini.
Eppure, la maturità dimostrata da quel bambino era riuscita a impressionarlo, fin da subito.
Era stata quella giornata, dopo aver domandato per la millesima volta -e non era nemmeno un eufemismo- dove fosse il padre, che Dean lo aveva chiamato in quel modo.
«Papà tornerà a casa?» aveva chiesto, senza guardarlo, affacciato al box del fratello.
Ma nei suoi occhi di bambino Bobby era riuscito a scorgere quell'ombra scura che da sei mesi a quella parte li aveva offuscati, rendendoli opachi, lividi... tremendamente tristi.
Quello sguardo puntato sul ciuffo di capelli di Sammy, ma che in realtà si perdeva nei lidi del vuoto.
«Sì, tornerà.» gli aveva risposto, semplice e schietto, forse un po' burbero, più di quanto avesse voluto.
Se fosse stato un altro bambino, Dean gli sarebbe corso tra le braccia piangendo. Ma Dean non era come gli altri bambini.
L'affetto e l'amore erano stati sradicati dal suo cuore, che il bimbo aveva tramutato in ligio dovere e dura pietra, per sfuggire alla sofferenza.
«Grazie, Bobby.» aveva risposto, con quella voce ancora così limpida, tipica dei ragazzini, ma insieme così cupa.
Bobby avrebbe voluto stringerlo tra le braccia e comunicargli un po' di quell'affetto che al bimbo mancava, e mentalmente biasimò Jonh Winchester: l'uomo era stitico di abbracci e dimostrazioni d'affetto, si limitava a parole e ordini, e non capiva, non capiva quanto invece i suoi figli avessero bisogno di un padre e non di uno scudo.
Da quel giorno Bobby decise che mai, mai, avrebbe commesso lo stesso errore. E Dean e Sam lo capirono al volo perché in fondo, anche se non troppo in fondo, erano come lui: Dean e Sam sapevano che dietro i suoi modi scontrosi e le sue parole rudi si celava il loro vero legame.
Sam e Dean sapevano che "Idioti" era il suo modo per comunicargli quanto volesse loro bene.
Lui, un padre mancato. Loro, i figli che non aveva mai avuto.






~•~



~•~Angolo Autrice~•~

E' la terza ff del fandom, dove ho voluto analizzare il rapporto dei quattro principali personaggi di Supernatural con le parole [e siccome è questo il tema portante, ho anche fatto il conteggio delle parole :) ]
Ora, l'idea mi era venuta pensando a Sam e Dean nell'Impala, e doveva riguardare solo Sammy. Poi ho deciso di ampliare il tutto, ma per non tediarvi ulteriormente ho scelto di accorparle in un'unica fic one-shot, invece di pubblicare quattro capitoli. Anche perché così non si perde il senso del discorso, come altrimenti sarebbe successo, invece, con la suddivisione.
Note: 1. non so se si è notato, ma ho voluto analizzare anche il rapporto che hanno i tre personaggi (Sam, Cass e Bobby) con Dean in particolare.
Perché?
Beh... questo non l'avevo premeditato, a dire il vero ma... probabilmente è stata una cosa inconscia perché adoro Dean *-* E' un personaggio così ricco che... okay la smetto, mi sto dilungando troppo!
2. Per quanto riguarda Sam... dati gli ultimi episodi (ma perdonatemi, quando ho scritto questa raccolta erano ancora fermi alla 7x14!), il nostro piccolino di casa è piuttosto silenzioso, specialmente causa Lucifero. Ma ho preferito non aggiungere questo fatto poiché ho preferito concentrarmi sul bellissimo rapporto fraterno che ha con Dean. (Quante emozioni quando cantano "Dead or Alive" in macchina ç__ç) E... niente, questo >>
Comunque mi auguro che la storia sia di vostro gradimento, è solo un esperimento, e quindi aspetto il vostro parere! :D
A presto (forse)!!
 

















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