Seduto sul tavolo della sala da pranzo di casa Weasley
Harry aveva appena finito di piangere. Severus, in un silenzio che
preannunciava tempesta e scuro in viso, stava pulendogli le ferite aperte sulle
ginocchia: sangue misto a polvere e terra nascondevano due grosse abrasioni. A
completare il quadro clinico del bambino c’erano un taglio sulla testa, già
medicato, e un ematoma sullo zigomo sinistro. Ron osservava la scena attaccato
alle gonne di Molly: da quando era arrivato il professore si era ammutolito,
perché il professore non aveva una faccia allegra, per niente.
- Severus sono
bambini, queste cose capitano. –
- Molly, forse tu ci sei abituata considerando la numerosa
prole che vive in questa casa, ma io non ero mai stato interrotto durante una
lezione per soccorrere un bambino disobbediente! – Aveva alzato la voce verso
la fine.
Harry ricominciò a piangere mentre Ron provava timidamente
a prendere le difese dell’amico:
- Non è stata colpa sua. E’ colpa di Ric Tritaossa. E’ lui
che ha cominciato.–
- Non mi avevi detto che c’era di mezzo Ric. – Molly guardò
suo figlio con rimprovero.
- Non dovevi dirlo Ron! – sussurrò Harry mentre tirava sul
col naso.
- Per quale motivo doveva essere un segreto? – Severus ora lo
stava guardando duramente e la sua voce non era incoraggiante. Intervenne
Molly:
- Ric è un ragazzino più vecchio… è problematico, più in
Presidenza che in classe. Non viene da una buona famiglia. Ma questo non è di
certo colpa sua… anche se non giustifico il bullismo in ogni caso. –
Di bulli Severus Piton non voleva nemmeno sentire un
accenno: vittima di bulli anch’esso, il professore non aveva avuto a sua volta
un comportamento esemplare una volta cresciuto. Non era quella la strada che
Harry avrebbe preso, non lo avrebbe permesso.
- Quando saremo a casa mi racconterai ogni cosa, tutto, e
dall’inizio. –
- Ma io… -
- Ma tu obbedirai a me. E qui finisce la discussione. –
Harry si fece ancora più triste. Ron lo guardava
compatendolo perché anche se mamma Molly era terribile era niente paragonata all’uomo
nero che insegnava pozioni ai suoi fratelli più grandi. Ma l’uomo nero non
stava affatto godendo di tutta quella situazione. Solo mezz’ora prima l’uomo
nero era in aula, avvolto dai fumi dei calderoni e in preda ad un attacco di
sana rabbia da cattedra: poi era entrato Gazza. Il vecchio custode, tossendo e
con voce gracchiante gli aveva detto che c’era una missiva per lui che
proveniva dalla Tana. Molly lo richiedeva lì con una certa premura perché Harry
si era fatto male a scuola. Fatto male… ecco una di quelle cose che prima o poi
devi affrontare quando ti occupi di un marmocchio. L’iniziale insofferenza per
quella improvvisa seccatura divenne immediatamente ansia appena il pozionista
realizzò che doveva essere successo qualcosa di grave. Perché altrimenti
interrompere la sua lezione? Viveva con
Harry da un anno e mezzo e aveva finito col maturare quell’istinto protettivo
di cui si era sempre vantato d’ essere
sprovvisto. In pochi minuti aveva passato le consegne al Preside, che
accolse con allegria quella mezz’ora inaspettata di supplenza, per trasferirsi
subito dopo dai Weasley. Molly aveva iniziato
da poco a medicare Harry: era vero, ci era abituata, erano operazioni
che svolgeva ormai ad occhi chiusi. Non Piton però. Severus si sentì subito meglio
quando vide che il bambino era vivo e cosciente e tutto intero. Altrettanto in
fretta però assunse l’espressione più torva che mai gli fosse riuscita: da
qualche parte doveva pur scaricare la tensione e c’era un contegno da mantenere
di fronte agli estranei. Che la vita con Potter lo avesse un po’ intenerito non
doveva assolutamente divenire di dominio pubblico.
- Severus!? – Molly lo prese per un braccio e lo allontanò
dai bambini, verso un angolo della grande cucina.
- Severus non serve versare benzina sul fuoco o l’incendio
non lo domerai più! – Aveva parlato sottovoce gettando ogni tanto lo sguardo a
Harry. Che diamine voleva dire quella donna?
- Di che stai blaterando Molly? Quale incendio?-
- Oh questo è il rischio di essere troppo intelligenti! Ti
manca il senso pratico Severus! –
- Molly – e qui iniziò a ringhiare – ancora non capisco! Io
non sono una bambinaia e non ne comprendo il gergo! –
- Non sgridare Harry adesso! Ti è chiaro così? O ti devo fare
lo spelling…? – Lo guardava spazientita.
- Donna insopportabile... – Ma sapeva benissimo che Molly
doveva avere ragione. Poteva dire tutto sui Weasley ma non che non amassero i
figli e che non si facessero in quattro per loro. Molly era la classica madre
che tutti vorrebbero avere. Ma non lo avrebbe mai riconosciuto davanti a lei.
Nemmeno in punto di morte.
- Perché non dovrei sgridarlo! Dovrebbe essere ancora a
scuola a quest’ora e senza le ginocchia sbucciate, invece è evidente che si è
azzuffato con un compagno. Ha un occhio nero per Merlino! –
- Appunto, è spaventato. Si sente in colpa nei tuoi confronti
e si sente umiliato per quello che è successo. –
- Io non so ancora cosa sia successo. –
- Quindi non puoi partire subito in quarta incolpando il
piccolo! – Piton corrugò la fronte. Era vero: aveva dato per scontato che Harry
si fosse messo nei guai volontariamente. Eppure conosceva il bambino, se aveva
fatto a botte con un compagno, e più grande, doveva esserci una ragione a suo
favore. Ma temeva che gli abusi subiti dai Dursley iniziassero a far sentire le
loro conseguenze.
- D’accordo, non lo sgriderò. A meno che la motivazione che
Harry porterà non lo richieda in un secondo tempo. Al contrario di quanto
possiate pensare, io non insegno ad Harry la violenza. –
- Nessuno di noi lo pensa Severus. Tu sei troppo prevenuto. –
Adesso lo sguardo di Molly era, come dire…. dispiaciuto. Severus si sentì in
imbarazzo e preferì chiudere la discussione. Tornò verso Harry, ancora seduto
sul tavolo, lo prese in braccio e si avviò al camino. Prima di entrare si voltò
verso la padrona di casa che si era riavvicinata a Ron:
- Comunque… grazie per avermi fatto chiamare… -
- C’è qualcos’altro Severus. – L’uomo si voltò nuovamente.
- L’insegnante di Harry vuole vederti. –
- Che cosa?! –
- Vuole parlare col tutore del bambino. Per via di quello che
è accaduto. Ti consiglio di andarci in abiti babbani…- Severus non disse una
parola ma dalla sua espressione si capiva chiaramente la cosa non lo rendesse
affatto felice.
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Da quando erano rientrati a casa Harry non aveva ancora
detto una parola. Severus aveva finito di medicarlo con le pozioni adatte, poi
gli aveva fatto il bagno. In pratica era già pronto per andare a letto, non
fosse che erano solo le due del pomeriggio. Severus sedette nella sua solita
poltrona verde, Harry in piedi di fronte a lui era pronto per l’interrogatorio.
- Perché ti sei azzuffato con quel Dic… -
- Ric… -
- Va bene, Ric…. Allora cosa ti ha fatto questo Ric? Sai che
voglio la verità, perché se dici le bugie te lo leggo negli occhi . – Era così
anche con Lily, le bastava guardarla negli occhi per sapere quello che le
passava nella testa, e nel cuore.
- Lui è prepotente . Viene sempre a disturbarci e ci obbliga
a fargli dei piaceri se no dice che ci spezza gli ossi. –
- Le ossa… Harry. –
- Sì, e poi ci ruba le cose.-
- Cosa vi ruba? Le penne? –
- Ma no Severus, lui è un somaro, continuano a bocciarlo. Che
se ne fa delle penne? Ci ruba la merenda. Stamattina l’ha rubata alla sorellina
di Ron, lei è piccola, fa la prima, si è messa a piangere e io allora sono
andato a riprendergliela. –
Un Grifondoro… non avrebbe potuto che diventare che un
Grifondoro una volta sotto il cappello parlante.
- E sentiamo… grand’uomo….come intendevi riprenderla la
merenda di Ginevra Weasley… di nascosto? –
- Ma no… io sono andato là e gli ho detto di ridarmela.
Allora lui si è messo a ridere e io gli ho detto che non c’era niente da
ridere. Allora lui mi ha detto “Perché, se continui a ridere cosa mi fai? Mi
dai un pugno?” e io gli ho detto “no ti do un calcio” e gli ho dato un calcio
negli stinchi. –
Sì di Serpeverde non ha proprio nulla…. Severus era quasi
divertito ma rimaneva il fatto che quello che era accaduto non era in sintonia
con l’educazione che stava impartendo al moccioso.
- Quindi tu gli hai dato un calcio e lui così si è difeso e
ti ha riempito di botte… è più grande di te Harry!–
- Lo so ma non è giusto che lui fa sempre quello che vuole! –
- “Faccia” Harry…si dice “faccia”… dobbiamo studiare meglio i
verbi… -
- Sei arrabbiato con me? –
- Perché sbagli i verbi? –
- Ma no…. Perché mi sono azzuffato. – Adesso lo stava
guardando col musetto davvero in pena. Eppure a Severus non sembrava di avere
assunto un fare minaccioso.
- Harry, non sono arrabbiato. Mi sono preoccupato per la tua
incolumità, per prima cosa. Sul fatto di arrivare a calci e pugni non sono
contento, questo no. Ti fa onore il gesto di cavalleria verso la piccola
Weasley ma potevi risolverlo in modo pacifico. –
- E come?
- Beh, potevi andare a dirlo all’insegnante. Lo sa che
succedono queste cose fuori dall’aula? –
- Non lo so se lo sa ma io ho fatto quello che mi è
venuto spontaneo… - Sì, Grifondoro
senza nessun dubbio.
- Parlerò con la tua maestra visto che mi vuole vedere, ma
non ci vado con entusiasmo. –
- Mi dispiace. -
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Ti fa male l’occhio? – Severus si allungò verso il
bambino e con il pollice gli sfiorò leggermente lo zigomo.
- Un pochino… -
- Dopo ci mettiamo un unguento speciale che ho preparato
apposta per le zuffe…. –
- Tu hai fatto a botte qualche volta? –
- Quando ero piccolo no… ma quando sono cresciuto ho fatto
anch’io delle cose non belle. –
- Hai fatto sesso? –
Severus per poco non cadde dalla poltrona. La sua
espressione sembrava quella di un pesce. Bocca semiaperta e occhi fissi sul
bambino. Quanti anni aveva Harry? Sette e mezzo? Dove diavolo l’aveva imparata
quell’espressione?
- Scusa Harry… ehm hai detto… sesso? – con la voce gli era
tornata anche la mobilità del viso.
- Sì. Tu hai fatto sesso qualche volta Severus? Perché Ric ci
dice che suo fratello ha fatto sesso nel bagno della scuola e l’hanno cacciato
via. Non è una bella cosa vero? –
- In …quale scuola Harry? !–
- Boh. –
- Quanti anni ha il
fratello di Ric?! –
- Boh… -
- Harry credo che sia il caso invece che io con la tua
maestra ci parli, e al più presto anche. –
- Mi vuoi ancora con te? – Severus tornò con la sua attenzione
al piccolo lasciando per un attimo la baraonda di pensieri che lo aveva
assalito.
- Certo che ti voglio ancora. Molly ha mai messo alla porta i
suoi bambini quando fanno qualcosa di sbagliato o che la fa preoccupare? –
- No, anche se Ron dice che a volte scapperebbe di casa… -
- E tu, scapperesti? – Il piccolo Potter scosse la testa. Era
arrivato il momento della conciliazione, se mai ci fosse stata vera discordia.
- Allora adesso voglio un abbraccio di quelli che mi fai
mancare il respiro. – Prima che Severus finisse la frase Harry era già
avvinghiato attorno al suo collo: – Va bene così stretto? – mugolò felice.
- Puoi fare di meglio pulce. – Harry ridacchiò e aumentò la
presa. Mingherlino com’era, più piccolo rispetto ai bambini della sua età, spariva
quasi fra le braccia di Severus. Mamma mia quanto gli piaceva starsene lì.
Sentiva quell’odore strano, uno di quelli che gli abiti dell’uomo avevano di
tanto in tanto quando tornava dal lavoro mentre i suoi capelli erano sempre
profumati. Harry prese un grosso respiro . Severus faceva delle grandi magie
nel suo laboratorio. E lui gli voleva un mondo di bene. Adesso poi aveva anche
imparato ad abbracciarlo. Ma c’era una cosa ora, una domanda che gli frullava
per la testa.
- Severus? – chiamò senza cambiare posizione.
- Dimmi Harry. – rispose rinforzando la stretta sul piccolo.
- Cosa vuol dire fare sesso? -
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- Severus non c’ è bisogno che tu sia così sconvolto. – Molly
guardava il burbero professore tanto detestato dai suoi figli più grandi scolarsi
un bicchiere di whisky come fosse un bicchiere d’acqua di fonte. Nel giro di
poche ore aveva dovuto rivedere tutti i suoi pregiudizi su quell’uomo: la
vicinanza con Harry Potter lo aveva decisamente cambiato.
- Ti sembra così “normale” che un bambino di sette anni se ne
esca a parlare di sesso? –
- Beh, certe curiosità nascono anche prima Severus. – L’uomo
la guardò. Molly aveva avuto sette bambini a poca distanza uno dall’altro,
ovvio che fossero nate domande in quella casa. Di sicuro i giovani Weasley
avranno voluto sapere perché ogni tanto alla mamma cresceva la pancia a
dismisura….
- Arthur ha iniziato molto presto a parlarne con i nostri
figli. – Già, cose “tra padre e figlio”: con Tobias non era andata esattamente
così. Tutto quello che Severus aveva saputo lo aveva scoperto e imparato da
solo.
- D’accordo, la curiosità può starci ed Harry ha vissuto come
un animaletto selvatico fino a un anno e mezzo fa… ma questo non toglie che
quella scuola mi sembra l’appendice di un riformatorio! –
- Il fatto a cui ha accennato Harry è accaduto in un’altra
scuola Severus. –
- Non mi interessa finché ci sono i Rick di turno che
rovinano l’infanzia alla gente. Voglio per Harry il meglio. E’ una mia
responsabilità… perché mi guardi così Molly!-
- Perché sei peggio di una chioccia ansiosa Severus, e non
sei bravo a dire bugie… -
- Io sono un campione in fatto di bugie, credo non ci sia
bisogno di ricordartelo. –
- Oh certo, come spia dai il meglio di te, ma come tutore mi
sembra che tu stia prendendo il tuo compito più a cuore del necessario… non è
che vuoi bene a quel bambino?- Il pozionista si irrigidì sulla sedia e si versò
dell’altro whisky.
- E solo che quando mi viene affidato un compito voglio
svolgerlo bene. Che nessuno abbia poi a recriminare! –
- Tu non prendi in giro una madre…una del mio calibro per lo
meno…- Molly vide Severus sull’offensiva quindi si prese quella piccola
soddisfazione e cambiò discorso:
- La scuola è una buon istituto e l’insegnante sa il fatto
suo. Ci sono passati tutti qui… Severus non ti azzardare a fare battute ingrate
sui miei ragazzi…-
- Non ho emesso un suono. –
- Perché l’ho stroncato sul nascere! Allora abbiamo già fatto
presente all’insegnante che forse sarebbe il caso che gli alunni più grandi e
in particolar modo quelli più problematici vengano seguiti da vicino e tenuti
lontani almeno da quelli più piccoli. Rick e gli altri del suo gruppetto
purtroppo non avranno un gran futuro se queste sono le premesse. Harry ti ha
raccontato come è andata?–
- Sì, ha un debole per le bambine con i capelli rossi… - e
sorrise di un sorrise amaro…
- Io voglio che sappia difendersi all’occorrenza,
considerando i soprusi subiti. Ma che lo faccia in modo intelligente e comunque
nel rispetto del prossimo! Lui non si chiama Ric fortunatamente. –
Molly guardava il mago col naso adunco, gli occhi neri e i
capelli lunghi. Con lui aveva avuto fino ad allora più occasione di scontro che
di confronto.
- E soprattutto non voglio che mi torni a casa sanguinante e
con la testa rotta. Ho da rendere conto a Silente di quello che capita a
Potter. – Molly inarcò le lebbra in un sorriso.
- Sì… certamente…. è di Albus che ti preoccupi… - Senti, dai
un’occhiata a questo. – Gli allungò un libro che aveva recuperato con un
incantesimo di appello.
- Forse ti può aiutare nel difficile compito di capire i
bambini e quindi di crescerli nel modo più sano e sereno possibile.- Si
intitolava Il genitore “quasi” perfetto.
- Ah, e ovviamente non mancano i capitoli dedicati
all’educazione sessuale. – E mentre a Severus scappava un provvidenziale colpo
di tosse Molly si mise in attesa dell’inevitabile reclamo:
- E’ scritto da due babbani! –
- I babbani hanno svolto ottimi studi in materia e siccome i
bambini maghi non sono in nulla diversi dai bambini babbani non vedo perché non
utilizzare questi strumenti. – Severus scorreva l’indice e dalle smorfie non
sembrava convinto.
- Vuoi essere pronto o no a rispondere ad Harry quando ti
chiederà se i bambini arrivano con i gufi o le cicogne? –
Sbuffando Severus chiuse il volume, lo ridusse alle
dimensioni di una caramella e se lo mise in tasca.
- Se al secondo capitolo riterrò che sono tutte idiozie te lo
farò riavere con gli interessi per il tempo che mi hai fatto perdere… E io, ci
tengo a sottolinearlo, non sono un genitore. – Detto questo si avviò verso il
camino.
- Severus? – la voce di Molly lo raggiunse melensa.
- Ah già dimenticavo, grazie per il whisky. –
- Ricordati la cravatta domattina. – E con un sorriso
sornione, ma che voleva essere soprattutto divertito, fece ciao con la mano
mentre Piton spariva dietro ai mattoni borbottando qualche insulto.
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- Perché sei vestito così stamattina? – Harry guardava
Severus dallo specchio del bagno mentre in bilico su di uno sgabello si lavava
i denti. Severus si stava annodando la cravatta e la cosa non gli riusciva, con
suo inevitabile nervosismo.
- Maledetti abiti babbani… - ma si ricordò di Harry che lo
stava fissando con attenzione e che sicuramente si stava anche divertendo vista
l’espressione che aveva sulla faccia.
- Dimentica quello che ho appena detto… e muoviti se no fai
tardi a scuola. –
- Perché sei vestito così se non ti piace? – ci riprovava,
visto che non aveva ricevuto risposta.
- Perché devo andare a parlare con la tua insegnante. –
Harry era contento. Finalmente anche lui aveva qualcuno
che andava a parlare con l’insegnante. La mamma di Ron ci andava spesso. Ma Ron
non era molto contento di questo. Particolarmente non ne erano contenti George
e Fred, i suoi fratelli.
- Allora vengo via con te stamattina? – fremeva già all’idea,
però la risposta di Severus placò ogni entusiasmo.
- No, io andrò più tardi, con la mamma di Ron. – Vide lo
sguardo deluso del bambino. Lasciò perdere il nodo che non veniva e gli andò
incontro. Si sedette sul coperchio della tazza del gabinetto mentre Harry
asciugava diligentemente, come gli aveva insegnato, lo spazzolino e lo riponeva
nel bicchiere.
- Cosa c’è che non va ? -
- Volevo farti vedere i miei compagni… – Piton non resisteva
più di pochi minuti a quel faccino.
- Harry… la nostra situazione è un po’… strana… io non sono
un genitore e nessuno deve sapere che lavoro faccio… sai che questa è una
condizione essenziale. Lo è anche per Ron e per gli altri maghi che frequentano
scuole normali. Non possiamo rivelare chi siamo. –
- Ma io non lo dico che sei un mago. –
- Non potresti nemmeno se volessi Harry, voi bambini avete un
“incanto di discernimento ” che vi evita di fare dichiarazioni non appropriate.
Il fatto è che meno mi collegano a te, meglio è per tutti. Io non sono come la
mamma e il papà di Ron. –
- Perché? – Harry non capiva tutte quelle difficoltà, non le
aveva mai capite dall’inizio solo che adesso iniziava a farsi domande.
- Perché… io appartengo ad Hogwarts e basta Harry. La mia
vita non può che svolgersi qui. Quando sarai più grande qualcuno te lo
spiegherà. –
- Perché non tu? –
Piton si alzò dal suo sedile improvvisato: - A momenti
vengono a prenderti Harry, su veloce. – Harry ancora una volta rimase senza
risposte.
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L’aula degli insegnanti in cui Severus e Molly vennero
fatti accomodare era un ufficio non molto grande con sei scrivanie a formare un
unico grande tavolo e schedari lungo tre pareti su quattro. La finestra era
aperta perché la primavera sembrava essersi camuffata da estate quell’anno e
l’arietta che entrava era gradevole, oltre che profumata. L’insegnante di Harry
e di Ron era giovane e aveva un aspetto gentile. Il tipo di insegnante di cui
solitamente i bambini si innamorano. Di certo non avveniva la stessa cosa con
Severus Piton. Dopo le presentazioni, solo per il pozionista perché Molly non
ne aveva bisogno, si parlò dell’accaduto. Severus prese le difese del bambino
pur riconoscendo che il comportamento dimostrato andava giustamente corretto.
- Conosco la situazione signor Piton, e credo di dovermi
complimentare con lei per il lavoro che ha svolto finora. – Severus non si
aspettava un elogio quindi non trovò le parole per rispondere.
- Mi rammarica solo non averla vista solo oggi, considerando
che Harry frequenta questa scuola da più di un anno. – Il nodo di quella
maledetta cravatta che Molly, trattenendo a fatica una risatina, gli aveva
sistemato prima di lasciare la Tana adesso lo stava strozzando. Aumento di
salivazione dovuto allo sforzo che stava compiendo: tutelare Harry Potter era
complicato per tanti motivi e non ultimo quello di dover rapportarsi con il
mondo babbano.
- I miei impegni di lavoro mi trattengono spesso, e ho la
“piena fiducia” nei coniugi Weasley. – guardò Molly sicuro di trovarci uno
sguardo compiaciuto. Infatti non si sbagliava. Ammettere certe cose, ecco un
altro motivo di grossa difficoltà.
- So anche questo. Harry ha recuperato tutto il ritardo di
apprendimento che accusava all’inizio del primo anno. Significa che lei,
nonostante gli impegni, lo segue attentamente a casa.-
- Faccio il possibile. –
- Me lo aspettavo diverso sa? –
- In che senso? – per Salazar che cosa diceva di lui Harry?
- Più rilassato … Harry nonostante la perdita dei genitori e
il rifiuto degli zii ad accudirlo (questa era la versione confezionata da
Silente per i babbani) sembra sereno. Lei invece non lo sembra affatto. –
Intervenne Molly, del resto era lì apposta per questo, per evitare che si
dicesse troppo o troppo poco. Il fatto accaduto non doveva attirare
l’attenzione su di loro.
- Il signor Piton è stato scelto per la scrupolosità con cui
tratta ogni incarico e per la serietà che lo contraddistingue. Harry con
lui è al sicuro e sta ricevendo una
buona educazione, in tutti i sensi. Il fatto che il signor Piton non sia un tipo
diciamo … allegro… beh è questione di carattere ma quando è con Harry si
“rilassa” molto mi creda… è quasi irriconoscibile.-
- Il classico duro dal cuore tenero insomma. –
- Esatto.- A Molly rideva anche il fondoschiena perché sapeva
che Severus si stava mordendo la lingua. Lo stava smascherando impunemente e
lui non poteva difendersi. Tanto a chi voleva ancora darla a bere? Lei lo aveva
visto medicare Harry due giorni prima, e quello sguardo non era lo sguardo di
un semplice esecutore di compiti. Smise di ridere dentro di sé nel momento in
cui sentì un dolore lancinante al piede: l’uomo in nero non poteva parlare o
usare la bacchetta, ma poteva colpire basso e aveva addosso un paio di scarpe
adatte all’occasione.
La conversazione continuò sull’argomento Harry Potter:
Severus venne assicurato che lo sconfinamento dei ragazzini più grandi
nell’area giochi dei piccoli era stato un caso e che fortunatamente di bullismo
in quella scuola se ne vedeva di rado. L’insegnante ne approfittò per suggerire
a Severus qualche attività extra scolastica da fare col bambino: ad Harry per
esempio sarebbe piaciuto andare al mare. Cosa passò per la testa al pozionista
si può solo immaginarlo, quello che passò invece nella testa a Molly Weasley fu
palese:
- Sarebbe magnifico Severus. Farebbe bene anche a te un po’
di sole… - il secondo pestone sui piedi fu ancora più doloroso del primo.
Prima di lasciare la scuola Piton chiese se poteva dare
un’occhiata ad Harry:
- Senza che lui mi veda però. – Venne accontentato: si avvicinò
alla porta dell’aula e dal vetro guardò all’interno. Il giovane Potter stava
dicendo qualcosa nell’orecchio al suo compagno di banco, che non era, tra
l’altro, Ron Weasley. Una confidenza probabilmente, forse un piccolo segreto.
Socializzava, era a suo agio. Tutte quelle testoline sedute al loro posto, i
banchi piccoli, i disegni alle pareti, un giovane uomo che stava spiegando a
quanto pareva i rudimenti della geometria. Tutto normale, tutto felicemente
normale. Piton si sentì sollevato. Quella scuola era la scelta giusta.
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Rimaneva da risolvere l’altro, di problema. Se Harry non
avesse fatto più domande poteva per il momento accantonarlo. Il mago si
chiedeva però se non fosse il caso invece di ritirare fuori il discorso. Meglio
che ne parlasse con lui invece che con i compagni. Meglio dare le informazioni
corrette. Già, ma come? Il libro che gli aveva prestato Molly era chiuso sulla
sua scrivania. Lo aveva letto, non gli era nemmeno apparso malaccio. Forse
gliene serviva qualche altro. In pochi giorni i libri si accumularono ma
Severus ancora non aveva trovato la “formula” che lo convincesse. Del resto non
che lui avesse chissà quali esperienze. Di certo su questo Arthur Weasley era
avvantaggiato. Se ci fosse stata Lily… L’aveva baciata una sola volta. L’unica.
Dopo di lei il vuoto, l’assenza assoluta. Gli avrebbe parlato dell’amore. Di
quello sì, di quello avrebbe potuto. Trovando le parole giuste. Gliele avrebbe
dettate l’occasione, e un’occasione infatti si presentò.
Una domenica di libertà nel grande parco di Hogwarts. Gli
studenti erano quasi tutti ad Hogsmade. Poche ore ma erano un regalo gradito
perché finalmente poteva uscire col bambino senza preoccuparsi di nulla.
Presero la strada per il lago: quel posto Harry lo adorava, come era piaciuto a
sua madre del resto, e come piaceva a lui. Scoprì che non erano i soli ad
apprezzarlo: due studenti, del settimo anno avevano optato per una sosta in
mezzo alla natura invece che rinchiudersi al Paiolo Magico dietro a un boccale
di burrobirra. Lui era un Corvonero, la ragazza una Serpeverde. Strana
accoppiata. Lei, tra l’altro, era una delle migliori della sua Casa. Approfittò
del fatto che i due giovani non li avessero visti e lanciò sul piccolo un
incantesimo dissimulante: Harry, ai loro occhi, si sarebbe confuso
perfettamente con i cespugli o i tronchi d’albero. Severus e il bambino
occuparono una sponda protetta da vegetazione. Seduti sul ciglio l’uomo
raccontava ad Harry strane storie di pesci parlanti, di donne con le squame al
posto della pelle, di fiori che crescono sul fondo del mare. Poi il piccolo si
era tolto le scarpe e aveva iniziato a correre avanti e indietro dalla riva,
gridando ogni volta che veniva a contatto con l’acqua gelida. Severus, lo guardava e si sentiva bene. Iniziava a
pensare che forse, un giorno, avrebbe anche potuto portarcelo al mare… Poi
Harry tornò urlando: - Si baciano Severus! Si baciano! –
- Chi si bacia?! –
-Quei due là, li ho visti.! –
Era eccitato, come uno che vede qualcosa per la prima
volta.
- E tu come sai che si stavano baciando? – Harry diventò
rosso.
- Una volta ho visto un pochino di televisione di nascosto
dai miei zii… solo poco, loro non volevano farmela guardare perché dicevano che
solo Dudley poteva. E c’erano due che facevano come quei due e lei gli ha detto
“baciami ancora”. Si sono baciati per un sacco di tempo. Forse un’ora!-
- Uhm, film piuttosto noioso…- trattenne un sorriso di fronte a tutta quella esuberanza: Harry
ingigantiva sempre le cose. Poi superò la tentazione di andare immediatamente
dai due e di investirli di parole: pensò invece a tutti i buoni motivi per
starsene lì buono buono. Quante coppie erano nate nei cortili e nei corridoi di
Hogwarts? Del resto quei due si erano baciati in riva al lago (quale posto più
romantico?), in un giorno di festa e convinti di essere lontani da occhi
indiscreti. Così tornò al piccolo.
- Harry, sai perché due persone si baciano come hai visto
fare nel film? –
- Perché…. perché si piacciono? –
- Ecco, sì è già una buona risposta. Ma di solito si baciano
quando sono innamorate. –
- E quand’è che uno è innamorato Severus?
- Quando si accorge che l’altra persona è importante per la
propria vita, come e il sole e la pioggia sono importanti per gli alberi:
vorresti non separarti mai questa persona, e desideri abbracciarla e baciarla
in continuazione. –
- Ma loro si baciavano sulla bocca! Fa mica schifo? –
- No Harry anzi… le persone innamorate parlano un linguaggio
speciale: parlano con i baci e con le carezze e con altri gesti che ti fanno
sentire felice. –
- Tu hai dato un bacio sulla bocca a qualche ragazza? –
Severus sentì lo stomaco chiudersi, ma sapeva che quella
domanda poteva arrivare e sapeva che doveva rispondere.
- Sì è successo. Tanto tempo fa. –
- E poi? –
- E poi quella persona si è innamorata di un altro ragazzo. –
- Per questo a volte sei tanto triste? Perché non la puoi più
baciare? -
Si chiese per quale motivo aveva intrapreso quella
conversazione che lo stava portando su sentieri pericolosi e dolorosi. Harry
nel frattempo si era seduto sulle sue gambe e adesso lo fissava con attenzione,
incuriosito dalle confidenze che il suo tutore gli stava facendo. Ultimamente
era più chiacchierone con lui.
- In un certo senso sì, ma sono cose che succedono tra le
persone. – Allora Harry gli fece una carezza e quel gesto di vera compassione
schiacciò il cuore dell’uomo in una morsa. Era un dolore felice però. Un
bambino ancora così piccolo ma già abbastanza grande da comprendere la
sofferenza. Con uno sforzo, ma aiutato dalla situazione,il pozionista riprese:
- E poi Harry, quando i baci e le carezze si fanno più forti
e grandi le persone innamorate si uniscono e così possono nascere i bambini. –
Harry sembrava perplesso.
- Ho preso un libro che ti spiega come, quando rientriamo te
lo mostro. – Adesso il giovane Potter sembrava già più soddisfatto.
- Sei frutto dell’amore Harry. – Lo sguardo del bambino tornò
interrogativo.
- Tu esisti perché i tuoi genitori erano innamorati. – Era
lì, di fronte, il frutto dell’amore che non era toccato a lui. Severus si sentì
terribilmente affranto.
- Sei triste perché tu non hai bambini? Harry lo guardava
intensamente. Davanti agli occhi di
Lily Severus si sentiva venire meno. Come aveva potuto mettersi in quella
situazione?
- Se ti va posso farlo io il tuo bambino. Vuoi? – E gli
sorrise e in quel sorriso c’era tutto il sole di quella splendida giornata.
Severus dovette lottare con tutte le forze per mandare giù il nodo che gli si
era formato in gola. Perché le cose non potevano essere così semplici e genuine
come le parole dei bambini? Restituì ad Harry la carezza e lo fece con tutta
la dolcezza di cui era capace. Il viso
del bambino gli stava in una mano.
- Harry io non posso essere il tuo papà, ma ti prometto che
farò di tutto per renderti un bambino felice. - glielo bisbigliò per non
tradire l’emozione della voce. Severus non si riconosceva più: era stato un
uomo umiliato, ferito e biasimato. Si era sentito vuoto di ogni bene, pieno
soltanto di rabbia e dolore. Ma con l’arrivo di Harry era cambiato tutto. A
piccoli passi.
- Severus, domani posso darti anch’io un bacio sulla guancia
prima di andare a scuola come fanno Ron e Ginny con Molly e Arthur? –
- Beh…. direi che si può fare. –
- Sei mitico! – e rimessosi in piedi corse via fino all’acqua
lasciando Severus per l’ennesima volta sorpreso. Lui non gli aveva insegnato
quell’espressione. Poi lo vide tornare velocemente ancora più animato di prima:
- Severus…. Severus adesso quei due che sono innamorati sono
stesi per terra tutti appiccicati come quando io e Ron facciamo la lotta sul suo letto!-
Severus fu in piedi in un nano secondo. Baci appassionati va
bene ma amplessi all’aria aperta assolutamente no per tutti gli Ungari spinati!
-
- Tu aspettami qui e non muoverti! – intimò ad Harry e sparì fra gli alberi augurandosi che avessero
ancora i vestiti addosso. Quando tornò aveva un’espressione tra il serio e il
faceto ed Harry subito lo interrogò:
- Li hai
sgridati? Cosa stavano facendo? –
- Fa parte di
quelle cose che ti spiegherò una volta a casa…-
- Allora non
facevano la lotta… -
- Non
precisamente.-
- E quella cosa
lì non si può fare? –
- Si può fare, ma
in tempi e luoghi più consoni. –
- Cioè? –
- Anzitutto non a scuola! – e raccolte le cose abbandonate
sul prato si predispose a parlare di ovuli e spermatozoi.
Quando a fine giornata il professore passò a dare l’ultima
occhiata ad Harry, che dormiva pacifico dopo averlo messo in imbarazzo una
ventina di volte con domande più o meno lecite sulla sua vita sessuale, Severus
assoporò il silenzio delle tarde ore
della sera abbandonandosi ai ricordi.
Finalmente il suo cuore iniziava a sentirsi in pace. Prima di addormentarsi
Harry gli aveva chiesto il bacio della buona notte. Tutto quel parlare di baci quel
giorno, baci di mamma, baci di bambini, baci di innamorati, baci di amici…come
poteva sperare che Harry non ne venisse conquistato? E allora lui, un po’
impacciato, gliene aveva posato uno sulla fronte facendo al bambino un dono più
grande di quanto potesse immaginare. Il cuore di Harry scoppiava di felicità,
quello di Piton si riempiva di emozioni nuove. Erano in credito di baci
entrambi in fin dei conti. Pensava a quanto li aveva desiderati da Lily e a
quanto si era sentito venire meno nell’immaginarla fra le braccia di James.
Eppure tutta la rabbia e la frustrazione accumulata in quegli anni adesso
svaniva. Nelle favole babbane, le principesse tornavano in vita grazie a un
bacio; si sentiva anche lui un po’ miracolato in fin dei conti. Il suo piccolo
principe era un bambino di poco più di sette anni che gli stava insegnando
l’abc dell’amore. A lui, quel bambino, non l’aveva portato una cicogna, e
nemmeno un gufo. Lo aveva portato una cerva d’argento.
Angolo
di FloraMoss:
voglio ringraziare tutti quelli che leggono le mie storie dandomi grande
soddisfazione. Un grazie speciale a Mocchi, Rosa_Linda, MartinaSnape, Tinax86,
Biancalupin, Eden garden che hanno lasciato un pensiero sull’ultima mia ff
(ponti sulla corrente).