Amelie

di Leyton_Nenny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lascio la parola all' accusa ***
Capitolo 2: *** Con l' innocenza del pudore che non hai ***



Capitolo 1
*** Lascio la parola all' accusa ***


Mi chiamo Amelie.
E sono una cortigiana.
Mi chiamano la mangiatrice di uomini.
Ma non è la verità: io non mangio gli uomini, mi nutro solo del loro amore.

Conobbi Harry al suo compleanno.
Al suo diciottesimo compleanno.
I suoi amici mi avevano pagato: dovevo soltanto passare la notte con lui.
Non vi dirò come sono andate le cose, non lo ricordo.
Ricordo solo che era ossessionato dal pensiero che dovessi essere pagata per ogni singola cosa.
Ma noi cortigiane non ci facciamo pagare per ogni cosa.
Ci sono cose che concediamo gratis.
Come le domande.
Siamo donne, parlare è nella nostra natura.
E non ci facciamo pagare per delle domande.
Mi osservava e mi studiava come se fossi un qualcosa di... etereo e innocente.
Ma non capiva: non sono mai stata innocente.
E non sono mai stata innamorata.
Forse un giorno lo sarò.
Ma fino ad allora continuerò a nutrirmi dell' amore che gli uomini mi danno, con l' illusione che andando a letto con loro io possa ricambiarli.
Sono una cortigiana, e non conosco cosa sia l' amore.
Non che per me sia importante il conoscerlo o meno.
L' amore è solo una cosa per deboli.
E nel mio mestiere non c'è spazio per le debolezze.
E' proprio questo il trucco per essere una brava cortigiana: non avere debolezze.
Questo e anche sapersene andare quando il partner si dichiara innamorato.
Che poi, come si fa a innamorarsi di una cortigiana?
Noi vendiamo il nostro corpo, non si può innamorarsi di qualcuno che conta il proprio “amore” in base ai soldi che può ricavare.
Una cortigiana non ama.
Una cortigiana non sogna.
Una cortigiana è solo un corpo senza vita.
E c'è qualcosa da biasimare in questo?
Lascio la parola all' accusa.

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Capitolo 2
*** Con l' innocenza del pudore che non hai ***


Mi chiamo Harry.
E dicono che sono un donnaiolo.
Mi hanno sempre chiesto perchè sono così.
Sono diventato così tanto tempo fa, quando ho conosciuto una ragazza.
Anzi, una donna.
E mi sono innamorato di lei.
Il suo nome?
Amelie.

Era il giorno dei miei 18 anni.
E i miei amici mi avevano preparato il classico regalo dei 18: una ragazza.
Anzi, non una semplice ragazza.
Mi hanno regalato Amelie.
Amelie era una ragazza.
Amelie era una donna.
Amelie era tutto ciò che un uomo poteva desiderare.
Amelie era una prostituta.
Si dava agli uomini, nonostante il suo fascino da bambina.
Amelie amava gli uomini, ma non amava la vita.
Amava essere vista come un qualcosa di innocente, nonostante fosse tutto tranne che innocente.
Mi sono sempre chiesto come facevano le donne a cambiare un uomo ogni sera e non amare mai nessuno.
Semplice: amavano ognuno di quegli uomini.
Era un' adulta imprigionata in un corpo da eterna bambina.
Il sogno di ogni uomo e l' incubo di ogni donna.
Indossava gonne larghe, che si alzavano col vento liberando gambe magrissime.
E adorava le cose che adorano le bambine: adorava i dolci.
E adorava i peluches.
Aveva un fascino tutto suo, ma che poteva essere considerata bellissima senza difficoltà da ogni uomo.
Era una prostituta.
Ops, cortigiana.
Preferiva essere chiamata così.
La cortigiana era l' amante delle corti di altri tempi.
E tutti sapevano della sua esistenza.
La prostituta, invece, si nasconde nell' ombra.
E tutti sapevano della sua esistenza, quindi era una cortigiana.
Lei era Lesbia, e io ero Catullo.
E come Catullo, mi lasciavo divorare il cuore.
Ancora oggi, a distanza di tempo, lei lo divora lentamente. E' entrata nella mia testa, e nei miei pensieri.

Era entrata in casa nostra al mio compleanno: indossava un paio di grossi occhiali da sole, una canottierina e una delle sue gonne. Niente tacchi, niente di eccessivo. Indossava delle semplici ballerine.
L' unica cosa eccessiva era il rossetto che incorniciava le sue labbra: rosso cupo.
Ma non stonava, non su di lei.
Le rendeva le labbra invitanti, un qualcosa di proibito ma eppure così desiderabile.
Forse era desiderabile perchè proibito.
O forse era desiderabile perchè proibito all' apparenza, ma in realtà le sue labbra erano di tutto il mondo.
Le sue labbra erano l' ottava meraviglia del mondo.
Lei era l' ottava meraviglia del mondo.
“Lei è il tuo regalo.”
Louis aveva detto così.
Lei si era tolta gli occhiali e mi aveva guardato: i suoi occhi rossastri mi avevano inchiodato al muro.
Si era avvicinata a me e aveva sussurrato.
“Piacere. Mi chiamo Amelie.”
Odorava di vaniglia: un profumo da bambini.
Aveva preso un bicchiere di spumante e ne aveva vuotato il contenuto.
Poi si era inumidita il dito e lo aveva passato lungo i bordi: come i bambini quando tentano di sentire se il bicchiere suona o no. E lo faceva per sentirne il suono, non per sapere se era di cristallo o meno.
Dopo la torta, mi portò in camera.
Non mi ci trascinò, come se fosse vogliosa di me. Mi ci portò con l' innocenza che ha una bambina nei confronti del suo primo amore.
Indossava una canottiera e spesso le cadeva uno spallino.
Lei lo tirava su.
Proprio come una bambina.
Proprio come a simulare un pudore che in realtà non aveva.
O forse era il suo lavoro a non permetterglielo.
“Quanto costa una domanda.”
Lei rise e si sedette sul letto invitandomi a fare lo stesso.
“Non costano le domande.”
“Quando sei nata?”
“Il 12 Maggio 1989. E tu?”
Credevo fosse più piccola, credevo fosse una bambina.
“Il 1 Febbraio 1994.”
“Oh Auguri”
E rise.
“Dunque tu sei...”
“Una cortigiana. Non mi piacciono gli altri termini.”
M' interruppe lei.
E l' avrebbe ripetuto più volte, il fatto di essere una cortigiana, come se ne andasse fiera.
Aveva un' ossessione tutta sua per quel termine, un po' come le bambine la hanno nel farsi chiamare principesse.
Mi avvicinai e la baciai delicatamente.
Quando mi allontanai, lei rise.
“Non sono mica di porcellana”
Eppure a me sembrava così fragile.
Mi sganciò la camicia, bottone dopo bottone, mentre le mie mani si intrecciavano ai suoi capelli. Era perfetta.
Mi avvicinai al suo collo, baciandolo.
Lei spostò la testa all' indietro, e i suoi capelli neri le scivolarono lungo la schiena.
E, beh. Il resto lo potete immaginare.
Una volta finito, lei si alzò e si avviò verso la cassettiera recuperando i suoi vestiti per potersi rivestire.
“Quanto costa restare abbracciati?”
Lei rise. Rideva sempre.
Anche la sua risata era da bambina.
“Non costa niente.”
Tornò a letto: indossava quella canottiera. La abbracciai stringendola a me.
I suoi capelli odoravano di pesca.
E il suo corpo di vaniglia.
Pesca e vaniglia: due profumi dolci, da bambina.
La strinsi di più a me,come a dirle di non andarsene.
Lei si alzò.
“Lo sai che sono una cortigiana?”
“Lo so.”
“Okay.”
Indugiò un istante prima di continuare.
“Lo sai che domani, quando ti sveglierai, non ci sarò perchè sarò andata via durante la notte?”
“Lo so.”
Lei non aggiunse altro e si mise a dormire accanto a me.
“Posso chiamarti per un gelato?”
“Sono una cortigiana.”
“Guarda che il gelato te lo pago.”
“Noi non prendiamo gelati in compagnia delle persone.”
“Okay.”
Si alzò di nuovo.
“Guarda che puoi restare a dormire.”
“Lo so. Devo prendere la pillola. Alle volte ci sono... chiamiamoli disguidi, e non voglio rischiare di restare incinta.”
“Okay.”
Tornò a letto.
“Posso chiamarti?”
Lei rise.
“Solo se ti servo per il mio lavoro.”
Servire? La mia mente elaborò l' informazione come “aver bisogno.”
E io avrei avuto bisogno di lei ogni istante.

Andavo da lei ogni giorno.
E la pagavo.
Alle volte le dicevo che non volevo niente, solo parlare. E che l' avrei pagata.
Lei rideva.
Però si lasciava pagare.

“Non andare.”
“Non posso. Ho un cliente che mi attende.”
Io non aggiunsi altro e mi girai dall' altra parte: non volevo vederla uscire.
Volevo poter ignorare il fatto che era una “cortigiana”. E che il suo amore non valeva niente. E che si sarebbe data a centinaia di uomini.

“Harry, ma che hai?”
Eravamo a cena e Louis si era accorto che c' era qualcosa che non andava.
“Stasera Amelie era con un altro uomo.”
“E che ti aspettavi? E' una prostituta.”
Io mi alzai.
“No, è una cortigiana!”
“Harry, calmati.”
Io tornai a sedermi.
“Harry, lei vende il proprio amore agli uomini. E' il suo lavoro. Non conosce amore, non conosce niente. Non puoi innamorarti di lei.”
Erano le stesse parole che diceva la mia coscienza, ma lei era più facile da zittire. Louis no.
“Parli come se avessi scelta.”
Louis sospirò.
“Diglielo, magari a qualcosa servirà.”

Tornò da me il giorno dopo.
Non parlammo nemmeno un istante.
La spogliai lentamente, osservando il suo corpo.
E poi facemmo l' amore.
E restammo abbracciati, come volevo io.
“Ti amo”
dissi respirando sui suoi capelli.
Lei si allontanò da me, senza rispondere.
“Dimmi che mi ami.”
Le ordinai quasi implorandola.
Lei non rispose, mi voltava le spalle e si stava rivestendo.
“Quanto costa farmi dire che mi ami anche tu?”
“Sono una cortigiana, non dico a nessuno che lo amo. Anche perchè io non amo nessuno.”
Aveva finito di vestirsi.
Ed era uscita.
Uscita dalla porta di camera mia.
E uscita dalla mia vita.
Ma non dal mio cuore.

Tuttora, nella notte, io cerco Amelie.
Tuttora, nella notte, io desidero Amelie.
Tuttora, nella notte, io sogno Amelie.
Tuttora io amo Amelie.
Ed è per questo che sono un donnaiolo: per dimostrarle che posso giocare con le sue regole.
E forse anche per poter credere di avere un'altra possibilità.
Una possibilità che non sia lei.


Salve!
Alloraaaa è un po' che pensavo a questa storia, anche perchè mi son stufata di trovare gente troppo perfetta per Harry.
E da lì è nata Amelie.
E anche dal Moulin Rouge.
Così Sem sarà contenta, dato che grazie a me è il suo film preferito.
Beh, spero vi sia piaciuta.
Anche questa non ha un lieto fine.
Sarà la primavera che mi fa venir voglia di robe tristi, chi lo sa!
Spero che vi sia piaciuta.
-J

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