Guardian Demons I: Evil Angel

di nightmerd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Epliogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Che cosa stupenda. Cambio per la millesima volta scuola. Che pizza, mi ero fatta delle amiche nell’altra scuola e subito dopo, l’ho cambiata. Perché? Mio padre è nomade. No vabè scherzo. Fa il militare e per qualche motivo a me oscuro, si deve sempre trasferire.

Entro nella scuola. Il lungo corridoio brulica di ragazzi dai quattordici ai diciotto anni. Mi guardano tutti con una certa curiosità. Lancio occhiatacce a chiunque mi guardi troppo. Mica sto facendo i Raggi-X no?

Un ragazzo sui diciotto anni un po’ più intraprendente mi sorride. Mi fermo e socchiudo gli occhi scoccandogli un’occhiataccia.

-Ehi ciao!-, mi dice una ragazza dai corti capelli ricci, rosso scuro. Ha grandi occhi gialli che sinceramente sono inquietanti.

-Ciao-, dico diffidente.

-Mi chiamo Esther-, dice ancora portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Tu sei?-.

-Beatrice-.

-Ah sì! Quella nuova! Non fare caso agli altri, ora ti prenderanno come un giocattolo nuovo-.

-Tanto ci sono abituata-.

-Hai cambiato altre volte scuola?-. Annuisco. Esther mi porta fino alla classe dove c’è una professoressa orrenda. Ha i capelli rossi, crespi e gonfi, il naso adunco e al posto degli occhiali due fondi di bottiglia. Ha la pelle del viso cadente e mi sembra un bulldog. Di corpo è secca un chiodo e porta un vestito orrendo, medievale quasi.

-Salve-, saluta alzando i cosiddetti occhi dal registro. –Chi è lei, Esther?-.

-Quella nuova, prof-.

-Aaah! Beatrice Gonzalés. Benvenuta, cara-.

Oddio mi fa impressione. Sorrido timida ma non so se è uscito fuori un sorriso. Penso più una smorfia di disgusto o di orrore.

Ebbene, da qui comincia la mia nuova avventura in questa squallida scuola, con squallidi studenti e squallidi prof. Eeeeh Beatrice, che vuoi farci? E’ il destino della figlia di un militare. Bisogna portare pazienza.

 

*

 

E’ passato un mese e stranamente mi sono trovata bene con tutto e tutti. A parte quel rapace della prof di matematica (che è quella che ho incontrato il primo giorno). Lei mi odia e io odio lei. Non a caso ho 5 in algebra, scienze e geometria. Neanche vuole farmi passare l’anno quella specie di avvoltoio rinsecchito!

Mi sistemo svogliatamente la frangia mentre esco dalla classe. Poco dopo vengo, come dire?, investita, da una studentessa dell’ultimo anno. Sapete, di quelle popolari che invitano tutta la scuola anche se ne conosce la metà dei studenti. Di quelle che fanno le feste di compleanno in grande, come il suo caso.

E’ una riccona sfondata e abita in una specie di castello in cima alle colline. Una festa in maschera eh? Chi vuole si veste eh? Bene! Non mi maschero.

-Ehi, Bea! Da che ti vestirai?-, mi chiede Esther.

-Non mi maschero-.

-Daaaai! Facciamo che tu ti vesti da demone e io da angelo?-. L’idea di vestirmi da demonio non mi piace.

-Perché io da demone?-.

-Perché hai i capelli neri, la pelle abbronzata e gli occhi blu-.

-I demoni hanno gli occhi rossi-, le faccio notare.

-E allora? Dai, Bea, vieni! Ce l’hai scritto anche sulla maglietta no? “Da domani faccio la brava”-.

-E sotto c’è scritto “Non lo so”!-.

-Dai vieni!-.

-Che palle, va bene! Basta che mi lasci in pace per il resto della giornata-.

-Tanto tra un’ora si esce. Vieni a pranzo con me?-. Annuisco ed entriamo nella classe.   

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


La musica rimbomba ovunque, mi sembra che persino i bicchieri si muovano.

Esther mi ha costretto ad indossare queste ridicole ali di finte piume nere e commentava anche che mi davano un aspetto inquietante! La vedo davanti al tavolo delle bibite mentre parla con un ragazzo vestito da panda. Ma si può andare ad una festa vestiti da panda?! Forse è meglio se non commento io.

La canzone mi rimbomba nel petto e ho bisogno di una boccata d’aria.

Raggiungo il grosso balcone e mi appoggio alla ringhiera di marmo. E’ una serata bellissima. Le stelle brillano padrone del cielo blu come i miei occhi. E’ una serata di novilunio, fresca e rassicurante.

D’improvviso la musica cambia. Ora hanno messo un lento. Accanto a me, sento la presenza di qualcuno. Mi giro. C’è un ragazzo, sui diciotto anni, con i capelli neri e gli occhi color argento. Guarda il cielo, le stelle, con un sorriso soddisfatto.

Si gira lentamente verso di me e mi dedica un sorriso così bello da farmi gelare il sangue.

-Bella serata eh?-. Rimango impietrita poi sorrido e annuisco. Dalla sua schiena spuntano due enormi ali che sembravano fatte di fumo.

A quanto pare qualcun altro oltre a me ha deciso di vestirsi da demone. Meglio così, mi sento meno ridicola.

-Come ti chiami?-, mi chiede tornando a guardare le stelle.

-Beatrice-.

-Dai l’aria di essere una che l’ha ripetuto un sacco di volte-, commenta.

-Infatti è così. Tu sei?-.

-Nicholas, per gli amici Nick-.

Lo osservo. Emana uno strano fascino misterioso, e un po’ pericoloso, forse. Ha una voce particolare: roca ma che ti fa pendere dalle sue labbra.

Ha una frangia tutta sparata da una parte, che gli da’ quel tocco in più di mistero. Solo allora noto il suo abbigliamento. Ha uno smoking che lo rende ancora più affascinante.

Io ho un misero vestitino senza spalline, corto, nero e gli stivali alti, neri.

-Ti va di ballare?-, mi chiede tutt’a un tratto fissandomi speranzoso. Mi porge la mano con un sorriso sghembo.

-D’accordo-. Gli prendo la mano e lui mi attira a sé. Ok, sono certa di essere diventata rossa come un pomodoro.

E’ più alto di me, gli arrivo a malapena sotto il mento.

Mentre balliamo a ritmo di musica (lento e snervante), continua a guardarmi negli occhi.

La musica finisce e ne comincia un’altra, lenta. Lui si allontana e guarda l’orologio da taschino.

  -Ops, si è fatto tardi. Devo andare-.

Le dieci di sera. Tardi?

-Ok. Ciao Nicholas-.

 

Ride. –Chiamami Nick, Bea! Ci si vede-, mi fa l’occhiolino e si allontana tra la folla.

Rimango sola sul balcone e mi vado a sedere sulla ringhiera, facendo penzolare i piedi nel vuoto mentre guardo le stelle.

Che strano tipo.

 

 

*

 

 

-Di nuovo in ritardo Gonzalés?-, mi rimprovera il rapace.

Sorrido, colpevole. –Scusi-. Vado a sedermi vicino ad Esther e la saluto con un sorriso.

-Sei di buon umore oggi? Strano, dobbiamo chiamare l’ambulanza-, commenta con un ghigno.

Non rispondo ma seguo la lezione.

Alla fine, quando esco dalla classe per fare ricreazione, mi ferma la festeggiata che ha fatto il compleanno ieri sera.

-Oh, Gonzalés! Proprio te cercavo! Mi chiamo Valeria-. Riduco gli occhi a due fessure e la squadro. –Sì lo so-.

C’è qualcosa sotto. Infatti… -Sai, ieri sera ti ho vista sul balcone-.

-E quindi?-.

-Mentre ballavi con un ragazzo che mi ha fatto praticamente sciogliere!-, esclama lei mettendosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. –Come si chiama?-.

-Chi?-.

-Quel tipo!-.

-Ah. Nicholas-.

-Che nome da fico! Era così bello! Me lo fai conoscere?-.

Ferma tutto! –Aspetta, ma non l’hai invitato tu?!-.

-No. Ma non importa. Uno bello così può stare alla mia festa-.

Oddio mio, chi era quello?! Ho ballato con un perfetto sconosciuto?!

-Allora, me lo fai conoscere o no?-, ripete.

-Ehm… se lo rivedo sì-.

Che nervi.

-Ok, tieni, ecco il mio numero-, mi porge un bigliettino con scritto il suo numero di cellulare. –Dimmi quando è disponibile quel ragazzo, fammi pubblicità-, mi fa l’occhiolino e se ne va con i suoi amici. Alcuni sono usciti nel giardino per l’intervallo e allora esco pure io.

Appoggiato al muretto della scuola, noto un ragazzo familiare. Porta una giacca di pelle nera, i jeans blu e la catenella. Ha i Ray-Ban sempre neri. Mi vede, sorride e si tira su gli occhiali da sole, scoprendo gli occhi d’argento.

-Bea!-, mi saluta allegro.

-Che ci fai qui?-.

-Ti sono venuto a trovare-, dice facendo spallucce e rimettendosi gli occhiali.

-Come mai? Non dovresti essere alla tua scuola ora?-.

-Oggi non ci sono andato-, risponde annoiato e si toglie per la millesima volta gli occhiali, per poi farli mettere a me.

-Come non ci sei andato?-, dico mentre me li appoggia sul naso.

-Non mi andava-, fa una pausa poi tira fuori due caschi da dietro il muretto. –Ti va di fare un giro?-.

-Al contrario di te, io ci vado a scuola-, ribatto. Poi noto che sulla schiena ha ancora le ali. –Ma, perché non ti sei tolto le ali?-.

Mi guarda stupito. –Togliermi le ali?-, ripete senza capire.

-Sì, le ali. La festa è finita da un pezzo-.

Sbatte diverse volte le palpebre mentre abbassa lo sguardo. Noto che anche le ali si muovono, sbattono velocemente, come se fossero agitate.

-Wow hanno anche dei begli effetti-, commento.

-Quali effetti?-. Ma non capisce?

-Le ali! Hai ancora le ali da ieri sera e si muovono! Che begli effetti!-, ripeto lentamente e accompagnando le parole con un gesto della mano.

Il suo sguardo si fa pensieroso, poi serio ed infine mi blocca la mano stringendola tra le sue.

-Vieni con me-, dice con voce pericolosamente dolce e sensuale. Mi viene la pelle d’oca.

-Vieni Beatrice-, ripete sempre con lo stesso tono di voce. Sono tentata, ma non lo conosco.

Suona la campanella e tolgo la mia mano dalle sue. –Devo andare-.

Gli ridò gli occhiali, che lui si rimette, e me ne vado a testa bassa.

 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTRICE: Ok, è cortissimo e spero che non mi ucciderete. E’ solo che sinceramente non so che altro scrivere .____.

Vi ringrazio per la pazienza e alla prossima =3 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Nicholas non si fece vedere il giorno dopo. Meglio così. Sentivo che quel tipo era pericoloso, che non dovevo prenderci confidenza.

-Che lezione hai ora?-, mi chiede Esther riportandomi alla realtà.

-Religione. Che bello, oggi spiega i demoni-, dico senza entusiasmo.

Noto che Esther si irrigidisce leggermente e cerca di nascondere il nervosismo. –Ah-.

La guardo con gli occhi socchiusi. C’è qualcosa che non so. Non faccio altre domande ma la saluto ed entro in classe.

La lezione comincia che ci parla dei demoni. Che sono figli di Lucifero e Lilith, ma che sia più probabile siano figli di Adamo e Lilith…. Come caspita hanno fatto ad uscire fuori dei demoni da due umani?! Bah! Poi ci spiega chi sono i Nephilim, che sono dei meticci tra demone o angelo con un umano. Ho capito solo il cinquanta per cento della spiegazione, forse, perché stavo sonnecchiando. E proprio mentre finisco il mio sonnellino sento un sibilo. Prima leggero e insulso, poi sempre più acuto e fastidioso. Mi tappo l’orecchio destro, ma il sibilo è nella mia testa e non vedo l’ora di uscire per andare a sciacquarmi la faccia.

La campanella della salvezza suona e mi fiondo in bagno per bagnarmi il viso con l’acqua fredda. Appena metto piede dentro però vedo che davanti al lavandino, che si guarda allo specchio c’è una ragazza. Già l’ho vista. Nei corridoi, girava ridendo con i suoi amici. Ha una bella casa, due genitori che si amano, dei bei voti e tanti amici.

Vedo che stringe in mano un coltellino, che alza e si taglia la vena del polso. Oddio è matta?! La afferro per il polso grondante di sangue e questo comincia a sporcarmi tutta la mano. –Sei pazza?!-, grido. Sembra in trance, ha gli occhi appannati e profonde occhiaie. E poi è bianca come un cadavere!

La strattono e si riprende, mentre la sua ombra si fa più nera di qualsiasi altra ombra. –Perché il mio polso sanguina?-.

-Te lo sei tagliato!-, sbotto mentre mi sciacquo le mani dal sangue.

-Io non farei mai una cosa simile!-.

Poco dopo cade a terra e si contorce mentre grida disperata e annaspa per rimettersi in piedi. E’ in preda alle convulsioni e il suo braccio fa un movimento umanamente inimmaginabile. Rimango un po’ scossa ma credo che sia posseduta. Corro verso la prof di religione che, grazie a Dio, è ancora in corridoio. –Professoressa! L’acqua santa, presto!-.

Mi guarda senza capire, poi sorride e prende la boccetta dell’acqua santa. Me la porge, la ringrazio e me ne vado.

Quella ragazza è ancora a terra, tremante. Le verso sul corpo tutta l’acqua e sento come se bruciasse. Come temevo. E’ posseduta. Sento un assordante stridio, come se qualcuno graffiasse con le unghie una lavagna. Grido e mi tappo le orecchie ma quello stridio è fortissimo.

La ragazza mi guarda con gli occhi da pazza e un sorriso sadico. –Vedi? Vedi che ti sto avvertendo? Vedi che la tua fine è vicina?-, sibila. Questa è fuori di testa!

Cado in ginocchio mentre continuo a gridare, poi vedo entrare Esther. Con il viso preoccupatissimo. Si lancia sulla ragazza e poi… Un lampo di luce.

 

 

 

*

 

 

-Beatrice?-, mi scuote Esther. Apro gli occhi. Sono distesa sul pavimento del bagno e la prima cosa che vedo è la chioma riccioluta della mia amica.

-Esther? Cosa è successo?-.

-Sei svenuta. Forse un calo di pressione-. No. Non è stato un calo di pressione. Mi ricordo tutto, perfettamente.

-Non cercare di farmi credere a queste cose. Mi ricordo cosa è successo-.

Mi metto seduta e mi massaggio le tempie. No, non me la bevo. So cosa ho visto… e cosa ho sentito.

-Quella ragazza… Quella ragazza era posseduta, Esther. Mi ha detto che la mia fine è vicina. Non capisco niente di quello che succede…-.

Aggrotta le sopracciglia e li aiuta ad alzarmi. –Forse-, comincia. –Te lo sei solo sognato-, conclude a bassa voce.

-No. Era troppo reale-.

-Comunque non farne parola con nessuno, Beatrice. E’ una cosa seria-. Certo che non lo dico a nessuno! Mi prenderanno per pazza visto che sento i sibili nella mia testa! Mi metteranno la camicia di forza e mi chiuderanno in un manicomio. Ma prima prenderanno quella tipa. 

Il resto della mattina continua tranquillo. All’uscita se ne vanno tutti, rimango solo io a parlare con Esther, come se non fosse successo niente poche ore prima.

Sento delle voci, ma non mi preoccupo, sarà qualche ragazzino nei dintorni. Però c’è qualcosa che non mi convince. Sono tremendamente vicine. Mi accorgo che in realtà sono dei sussurri, alcuni disperati, altri minacciosi. Sbatto le palpebre senza capire e Esther mi guarda preoccupata.

I sussurri diventano grida disperate e mi lacerano tutti i timpani, neuroni o quel che è! Fatto sta che mi stanno uccidendo il cervello. Grido e mi tappo le orecchie mentre cado a terra. –Fatele smettere!-.

-Beatrice!-, grida Esther accovacciandosi su di me e scuotendomi come se fossi un salame. Dopo se mi riprendo glielo dico di non farmi rotolare così, come se fossi un mattarello.

Le grida si fanno più distinte, non più confuse, e diventano come un unico grido disperato. Pronunciano il mio nome. Sgrano gli occhi quando riesco a capirlo ma poi continuo a gridare. –Ti prego, Esther! Falli smettere!-.

-Smettere chi?-, grida lei preoccupata.

-Non lo so! Gridano il mio nome! Digli di smettere, mi stanno uccidendo!-.

-Beatrice, non sta gridando nessuno!-. Vedo che qualcuno si è fermato a guardarmi, con le mani sulla bocca e un’espressione preoccupata.

Stringo i denti e smetto di gridare, anche se le urla nel mio cervello sono sempre più forti. Mi alzo in piedi e piano piano tolgo le mani dalle orecchie, tanto so che non serve a niente.

-Tutto ok?-, chiede Esther.

-No. Non è niente ok. Le grida ci sono ancora, ma non posso farci niente, devo farmi trapanare il cervello-. Appena finisco di pronunciare questa frase le grida cessano immediatamente.

-Sono finite-, dico. Ma non canto vittoria. Potrebbero tornare e il pensiero di ricontorcermi a terra come un verme non mi piace affatto.  

 
 
 

 
 
 
 
 

La diavolessa risponde al telefono. –Sì?-.

-L’hai presa?-, dice una voce.

-No, signore. E’ arrivato l’arcangelo e mi ha fermato. Comunque la ragazza non è da sottovalutare. Ha preso subito l’acqua santa-.

-Neanche tu sei da sottovalutare. Sei un Demone Segugio, no? Colei che Gioca con le Ossa-. La diavolessa sorride, malvagia.

-Porterò a termine il mio incarico-.

-Attenzione, Kyra. Quella ragazza ha trovato già un demone che la custodirà. E’ un demonio giovane, ma fai attenzione-.

-Chi è?-.

-Non si è capito. Ma fra un po’ di tempo farò una visitina a casa della ragazza-,e riattacca.

 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO AUTRICE: Ok, il capitolo oltre ad essere corto fa anche schifo e sa molto di film horror .___.

Ringrazio comunque chi legge, chi recensisce, chi sopporta, chi segue, ecc. XD

LizThompson 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Nicholas non si fece vedere per giorni, il che è meglio. Non mi fido di lui.

Purtroppo però le voci nella testa tornano ogni giorno. Ma durante le lezioni stringo i denti e mi prendo la testa fra le mani.

Torno a casa esausta dopo una partita di tennis e butto la borsa davanti al letto ancora sfatto.

E’ sera e si sente odore di cucinato. Annuso l’aria. Carne. Ma c’è anche un profumo che non mi convince. Non ho mai sentito questo odore.

-Beatrice!-, mi chiama mio padre. Ok, è pronta la cena. Scendo le scale e mi tuffo sulla carne.

-Calma gli animi, tigrotta-, sorride.

Durante la cena, mi chiede cosa ho fatto durante il giorno. Non gli ho mai parlato di Nicholas, e neanche voglio farlo. Comincerebbe a preoccuparsi e dirmi che non devo frequentare persone che non conosco. Ma tanto non lo frequento, anche perché a me di Nicholas non importa una benemerita mazza.

Torno in camera mia dopo cena e appena entro capisco che c’è qualcuno che si muove nell’ombra. E’ una certezza, di quelle che si avvertono a pelle, come il cambio di temperatura o quando qualcuno ti sfiora la mano.

Mi chiudo la porta alle spalle lasciando la luce spenta. Un’ombra più scura dell’ombra stessa, si mette sul mio letto. Vedo degli occhi luminosi, che riconoscerei fra mille. Accendo la luce. –Che ci fai qui?-, chiedo irritata.

Nicholas è sdraiato sul letto e guarda il soffitto. –Ti salvo la pelle-, risponde muovendo un’ala scura. Le ali! Le ha ancora!

-Ma quando te le togli quelle ali?-. Mi guarda irritato, forse perché ha capito che ancora non ho assimilato quello che ha detto prima. Schiude la bocca per ribattere ma un grido terrorizzato e un rumore di bicchieri rotti lo blocca.

E’ mio padre! Prima che posso fare qualcosa come scendere, mi afferra un polso e mi trascina di sotto.

Il lavandino è aperto, e a terra, riversato in una pozza di sangue e pezzi di vetro, c’è il corpo di mio padre.

-Papà!-, grido e mi porto le mani alla bocca mentre sento le lacrime che scendono. Noto che Nicholas fa scattare la testa di lato, come se avesse visto qualcosa. Mi afferra il polso ma io lo strattono via. –Lasciami stare!-, mi copro il viso e comincio a piangere. Nicholas mi toglie la mani dal viso e mi afferra le spalle. Fissa i suoi occhi nei miei e dice:- Beatrice, ascoltami. Quello stava cercando te, ma evidentemente ha ucciso tuo padre per renderti più debole. Mentalmente, s’intende. Vieni, andiamo a vendicare la morte del tuo caro paparino-, mi riafferra il polso e mi trascina fuori da casa, passando per la finestra.

In un lampo siamo dall’altra parte della strada, in un vicolo buio.

Nicholas mi lascia il polso e si guarda intorno furtivo, drizzando le ali sulla schiena, all’erta. Sembra poterle muovere a suo piacimento. Vedo che qualcosa si muove nell’ombra, come quando Nick era in camera mia.

-Nicholas-, dice una voce in tono pericolosamente dolce. Ok ho paura. Tanta paura. Improvvisamente ho la sensazione che non dovrei essere qui e mi viene l’incontenibile voglia di scappare ma prima che potessi fare una sola mossa, Nicholas si piazza di fronte a me e sguaina una spada che non ho mai notato. E’ tutta nera e ha l’elsa che sembra una farfalla.

-Alawanis-, saluta freddamente. –Che cosa vuoi?-.

-La ragazza. Non mi va di combattere contro di te, quindi consegnamela-. E questo che vuole da me ora? Sono una ragazza normale, orfana di padre, mia madre chissà dov’è andata, vado a scuola, ho voti piuttosto brutti, una condotta non eccellente ma non ho mai fatto niente di male.

-Non posso-, risponde Nicholas.

-Suvvia, ragazzo-, dice ancora la voce e dall’ombra sbuca un uomo di mezza età, dai capelli rosso fuoco e gli occhi scuri. Ha due enormi ali nere sulla schiena, come quelle di Nicholas. –Perché ti dai tanta pena per questa insulsa umana? Un ragazzo sveglio come te che si abbassa a certi livelli-. Perché mi ha chiamata “umana”? Se mi chiama così vuol dire che allora loro non lo sono. Ma allora che cosa sono questi due?

-Non ti permetto di allungare un solo dito su di lei. Mi hai stufato-. L’uomo ride e si lancia su Nick. Faccio uno scatto indietro e mi tappo la bocca con le mani per non gridare.

Si muovono alla velocità della luce. Non riesco a distinguerli. Mi sembrano due ombre frenetiche che si rincorrono. E non so dire chi stia avendo la meglio ma Alawanis fa un salto indietro e si aggrappa alla ringhiera di un balcone.

-Non credere che sia finita, ragazzino. La protetta di Mikael morirà, come tutti gli altri protetti degli arcangeli. E un giovane demone non riuscirà a fermarmi-, e scompare mimetizzandosi nell’ombra. Nicholas ha il fiatone e rinfodera la spada.

-Casa tua non è più un posto sicuro-, esordisce. –Stavolta ti tocca venire con me-, si allontana di qualche passo.

Sono troppo scioccata per muovermi o pensare qualcosa di sensato.

Nicholas mi spinge. –Ti sbrighi? La gente potrebbe affacciarsi e se mi vede con una spada e una ragazza minorenne mi prendono per assassino o qualcosa simile-.

Lo fisso. –Ma che cosa sei?-.

Sospira. –Ne riparliamo poi. Ora seguimi-.

Obbedisco e dopo un po’ raggiungiamo il suo appartamento.  Ha un arredamento moderno e confortevole. E’ tutto buio e lui si siede su una poltrona. Accende la lampada sul tavolinetto e mi dice di sedermi sul divano. Obbedisco e attendo che mi da spiegazioni.

Sembra che si sia scordato di me e allora fingo un colpo di tosse. –Quello è Alawanis-, si riprende. Oh, si è ricordato che esisto!

-L’avevo capito. Ma che cosa diavolo sei tu?-.

-E’ un demone. Molto, molto potente-, risponde ignorando la domanda. Mi sto snervando. –E io anche lo sono-, continua con un sorriso colpevole. I miei neuroni sono ancora troppo scioccati per reagire in modo normale.

-Ah-, dico come una deficiente. Mi guarda stupito.

-Ti ho appena detto che sono un demone e tu dici solo “ah”?-.

-Scusa sai, se sono troppo scioccata per gridare!-, ribatto diffidente. –Quindi ora immagino che tu mi ucciderai-.

Sembra ancora più stupito. –Perché dovrei? Ti ho difeso da un demone per ucciderti, secondo te?-.

-Non lo so, non ho la mente contorta come la vostra-.

Schiocca la lingua sul palato, scocciato. –Non posso ucciderti. Mi hanno incaricato di proteggerti-.

-Perché dovrei essere protetta da un demonio?! Ci sono gli angeli custodi per queste cose!-, esclamo. –Non ha senso-.

-poi ti dico meglio-.

Ancora con questo “poi”?! Mi ha veramente stufato. –Senti, bello, ho avuto una giornata difficile! Ho scoperto che sei un demonio, ho assistito a un combattimento tra di voi e hi visto il cadave…-, non riesco a finire la frase. Scoppio in lacrime un’altra volta e mi nascondo il viso fra le mani.

L’unica persona su cui posso contare adesso è Esther o Nicholas ma quest’ultimo è un demonio quindi dovrò fare affidamento sulla mia amica riccioluta.

Sento un braccio che mi cinge le spalle e mi attira a sé. Affondo la testa nella spalla di Nicholas e cerco di calmare un po’ le lacrime. Ma non ci riesco. Sono sola, con un demone che mi fa da custode. La mia casa non è più sicura, mio padre non c’è più, e non capisco cosa cavolo sta succedendo. Non posso fare altro che piangere e farmi cullare da Nicholas con i suoi sussurri che mi dicono di calmarmi.

 
 
 
 
 
 
 
 

Il mattino dopo mi sveglia la calda luce del sole. Apro gli occhi e mi ritrovo in un letto molto comodo. C’è un orologio sul comodino. Caspita sono le dieci di mattina! … La scuola! Tanto ho anche la scusa per non andarci: “Scusi professoressa ma mi è morto il padre”. Se la berranno? Chissene, in fondo è verità no?

Mi alzo e noto con dispiacere che sono ancora vestita come ieri. Apro la porta per andare in salone che c’è Nicholas che guarda il notiziario, assorto.

-Ciao-, mi saluta senza distogliere lo sguardo dallo schermo. Non rispondo e mi metto a guardare anche io la tv. Dopo una manciata di secondi, Nick spegne la tele. –Non hanno ancora trovato il corpo di tuo padre. Ma suppongo che lo troveranno presto-.

Rimango in silenzio. Non ho tanta voglia di fare conversazione, ad essere sincera.

-Hai fame?-, chiede.

-Un po’-, dico di malavoglia. Lui si alza e va in cucina. Si è cambiato. Ora indossa una felpa rossa, i jeans neri, la catenella da una parte e le converse rosse. Ha ancora i capelli spettinati. Quando si è alzato ho sentito un profumo che conosco bene. L’ho sentito in camera mia la sera prima. Il profumo della Play Boy, maschile (sì c’è anche quello femminile). Che razza di demonio è questo?

Dopo diversi minuti lo sento fischiare e mi giro. Quel fischio era rivolto a me, mi stava chiamando. –Che sono un cane che mi chiami col fischio?-, borbotto. Ho la voce roca e la gola secca. Mi ci vuole qualcosa da mangiare.

Quando finisco la colazione, sotto lo sguardo attento e curioso di Nicholas, che sta seduto sul bancone della cucina, mi rialzo. –Posso andare a casa mia?-, chiedo.

-Te l’ho detto, non è più un posto sicuro. E suppongo che tu non voglia rivedere tuo padre in quello stato-.

Ha ragione. Questo maledetto demonio ha ragione. –Devo cambiarmi-, protesto.

-Vado a prenderteli io i vestiti. Tu non uscire, chiaro? Alcuni demoni ti stanno cercando per ucciderti quindi non muoverti-. Scompare.

E che faccio tutto il tempo da sola? Mi giro i pollici? No. Vedo che ha la PSP questo tipo col profumo della Play Boy. Va bene, giochiamo con la PSP.

Quando la accendo vedo che ha il gioco di Fifa 2012. Ma sono tutti uguali questi maschi?

Comincio a giocare. Dopo un po’ sento la sua presenza accanto a me e metto pausa.

-Non sei male a giocare. Peccato che io non giocherei mai con il Real Madrid-.

-Perché?-.

Fa spallucce. –Porto il Barcellona io-.

-Guarda che ho giocato anche con il Barcellona ho vinto 3-0 contro il Real Madrid e volevo fargli recuperare-, ribatto spegnendo la PSP.

-Grande!-, prende una borsa e me la mette sulle gambe. –Ecco i vestiti. Vatti a cambiare-.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Nel pomeriggio sono andata al parco con Nicholas e i vestiti cambiati. Ora ho una maglietta a fascia bianca, con un coprispalle blu e un bracciale sempre blu a pallini bianchi. I jeans grigi e le converse nere.

Mi sono portata anche un libro e mi sono appoggiata a un muretto mentre leggevo. Nicholas si è seduto vicino a me e intravedo che allunga il collo per leggere.

Richiudo il libro e mi guardo intorno. E’ una splendida giornata e c’è molta gente al parco. Alcune ragazze guardano Nicholas, civettuole, e noto dal loro atteggiamento che cercano di attirare la sua attenzione.

Una di loro ride forte, mentre lo guarda. Nick non ci fa caso e mi toglie il libro dalle mani per leggere.

-Ehi!-, protesto e cerco di riacciuffarlo. Alza le braccia mentre continua a leggere, fregandosene altamente.

Dopo un po’ me lo restituisce. –Che pizza-, commenta. –Tu leggi queste storie noiose?-.

-I gusti sono gusti. E poi questo libro parla sempre di angeli e di demoni-, ribatto. Me lo aveva regalato mia zia per compleanno due anni fa, ma non l’ho mai letto perché certe cose non mi interessavano.

-Appunto è noioso-.

Mi allontano indispettita ma quando arrivo al cancello del parco mi sento strattonare. Nessuno mi toccata, sfiorata o che altro. Mi giro verso Nicholas. Sta sorridendo divertito, facendo squagliare le ragazze che lo guardavano prima.

Sento che non posso più andare avanti, non voglio risentire quello strattone così torno indietro.

-Perché non posso andare dove voglio?-.

-Sono il tuo custode. C’è un legame che ci unisce e più di tanto non puoi allontanarti-.

-bene, ora sono anche il tuo cagnolino-, borbotto e mi siedo sul muretto vicino a lui. Scocco un’occhiata a quelle ragazze che muoiono di invidia.

-Ora mi spieghi il fatto che tu sei il mio custode?-.

-D’accordo-, dice tranquillo e si mette comodo, come se ci attendesse una lunga chiacchierata. –Gli angeli si sono estinti tutti. Sono rimasti solo quattro arcangeli. Uriel, Mikael, Raphael e Gabriel. Questi qui, per rimanere in vita uniscono la loro esistenza a quella degli umani, facendogli da ‘angelo custode’. Così, se muore il loro protetto muoiono anche loro-.

-Frena un secondo, play boy!-, lo interrompo. –Come si sono estinti gli angeli?-.

-Li avete uccisi voi umani. Con l’inquinamento uccidete la natura e di conseguenza gli angeli-. Annuisco e lui continua. –Però molti demoni potenti, tra i quali Alawanis, vogliono distruggere la razza angelica e per farlo devono uccidere i protetti degli arcangeli. Tuttavia, Lucifero è al corrente di questo complotto e ha inviato noi demoni minori a proteggere i protetti degli arcangeli, perché questi ultimi sono troppo deboli per farlo-.

-E’ una cosa contorta-, commento corrugando la fronte.

-Lo so-.

-Ma perché Lucifero vuole preservare gli arcangeli?-.

-Per divertimento, suppongo-, fa spallucce. –Senza gli angeli il mondo per noi demoni non è divertente-.

-Siete degli egoisti-. Fa un sorriso da squalo, mettendo in mostra i canini da vampiro. Nota la mia espressione nel vederli e fa spallucce con aria di superiorità.

Guardo di nuovo quelle ragazze, che ridono civettuole poi mi viene in mente una domanda. –Ma chi è il mio arcangelo custode?-.

-Mikael, il Principe degli Angeli, nonché nemico numero uno di Lucifero-.

-Quindi mi ucciderà per prima?-.

-Sei stupida? Ti ho appena detto che vuole preservare gli arcangeli proteggendo i loro protetti! Sei sotto la protezione del Signore dei Demoni. Tu e la tua amichetta angelo-. Non mi fido di lui, e ho bisogno di continue conferme. Non sono stupida come dice lui, semplicemente non mi fido.

-Ma Mikael non è un maschio?-, chiedo trattenendo la voglia di rispondergli male.

-No-, risponde corrugando la fronte mentre scocca un’occhiata infastidita al gruppo delle ragazze che gli sbava dietro. –E’ una ragazza. Meglio così almeno non avresti fatto storie per rapportarti con lei, visto quanto sei scorbutica-.

-Sta’ zitto-, ribatto incrociando le braccia. –Ma allora chi è? Valeria?-.

-Chi è Valeria?-.

-Quella che ha organizzato la festa dove ci siamo conosciuti-.

-Aaah! La bionda che ti ha detto di farle pubblicità con me-, sghignazza. –Comunque no, non è lei-.

Ci penso su. –Non dirmi che è Esther!-.

-Indovinato. Hai conosciuto Mikael-, ghigna ancora. Questo tipo mi fa saltare i nervi. Non so spiegarne il motivo ma è così.

-Comunque mi tocca la gran rottura di proteggerti e non posso lasciare che ti accada niente altrimenti Lucifero mi uccide con le sue stesse mani-, rabbrividisce. Non pensavo che Lucifero si sporcasse le mani in questo modo.

Rimango in silenzio. Poi Nicholas si alza. Si è fatto il tramonto mi sta venendo fame. Mentre passiamo accanto a quelle ragazze, una di loro fa finta di cadere.

Il mio cosiddetto amico la sorregge al volo e lancia uno sguardo di rimprovero. Credo che questa ragazza in questo momento si stia letteralmente sciogliendo. Se solo sapesse che è un demonio…

-Come ti chiami?-, gli chiede lei, suadente.

-Nicholas-, risponde freddo. Mette la mano in tasca ed emana ancora di più il suo profumo della Play Boy, questa specie di demone.

Mi mette la mano sulla schiena e mi da una spintarella avanti. –Dobbiamo andare. Ciao-, la saluta con diffidenza.

Appena usciti, esclamo: –Wow quella era proprio cotta!-.

-Il fascino di noi demoni-, dice con un sorriso mentre fa spallucce. Ecco, mi ha ricordato che è un demonio e ora rimango diffidente. Perché devo fidarmi di lui?

-Voglio andare da Esther-, dico mentre camminiamo nella strada affollata di ragazzi dai quattordici anni in su.

Si ferma di colpo. –Mikael? E che le dirai?-.

-Le parlo di te e chiedo un consiglio che non ti dirò-.

-D’accordo. Vieni, andiamo dal tuo angelo-, borbotta qualcos’altro ma non riesco a sentirlo. Anzi, non riesco a capire che lingua ha usato.

Attraversiamo praticamente mezza città e arriviamo in una piazza piena di locali. C’è qualche demonio, alcuni accompagnati da un’umana o un umano. Nicholas si guarda intorno e mi tira verso di sé prendendomi per il braccio. –Non ti allontanare-, mi dice a denti stretti.

-Ma perché posso vedere i demoni e non gli angeli?-.

-Quando sei sotto l’influsso angelico riconosci solo i demoni, come un istinto di protezione. Non so se mi spiego-.

-Ah ho capito, come se devo imparare prima a vedere il pericolo-.

-Esatto. Lo stesso vale per quelli sotto l’influsso demoniaco. Vedrai che presto riuscirai a vedere anche gli angeli-.

Entriamo in un locale affollato, piuttosto buio e pieno di gentaccia. Mikael frequenta questi posti?

Nicholas si avvicina a una ragazza. Mikael. O meglio, Esther.

-Mikael-, dice il demonio. Lei alza la testa e mi guarda stupita.

-Beatrice?-. Sorrido e lei capisce. –Sapevo che sarebbe andata a finire così. Ti saresti trovata il tuo demone custode-.

-Senti, Nicholas, ti potresti allontanare?-, dico scoccandogli un’occhiata. Lui annuisce e se ne va. Mi siedo davanti a Mikael. Mi fa strano vedere quella ragazza che mi è tanto amica e guardarla con occhi diversi.

-Come va, Bea?-, mi chiede.

-Male, mio padre è morto e mi tocca un demone come custode-, sorrido amaramente.

-Mi dispiace molto per tuo padre. Ma ora è in un luogo migliore di questo-.

-Senza dubbio-. Rimaniamo in silenzio. –Senti Mikael, ma io posso fidarmi di Nicholas?-.

-Ricordati che è un demonio però siccome è diventato il nostro custode direi di sì. Ma lui lo fa solo per non essere ucciso da Lucifero. Non gli importa niente di te, il suo unico scopo è mantenerti in vita, non deve fare altro-.

Se Mikael si fida, allora devo fidarmi anche io. L’arcangelo sorride. –Sai, Nicholas è un demonio molto giovane e molte cose dell’umanità ancora le deve imparare quindi è anche molto curioso-.

-Stai cercando di farmelo andare a genio?-.

-E’ un demonio. Non ti andrebbe a genio comunque-, ridacchia e si alza.

-Suppongo che non tornerai a scuola. Allora dirò agli insegnanti che ti è morto il padre e tua madre ti è venuta a prendere per portarti in Florida con lei-.

-Grazie Mikael, e non farti uccidere!-.

-Noi arcangeli moriamo solo se muoiono i nostri protetti-, ribatte con un sorriso e si allontana.

Esco dal locale e trovo Nicholas con le mani in tasca, appoggiato al muro.

-E’ durata poco la conversazione eh-, commenta. –Che vi siete detti?-.

-Fatti gli affari tuoi-, mi allontano nella direzione della casa di Nick ma lo sento sghignazzare e mi giro.

-Che c’è?-.

-Stasera ti offro una pizza-.

  

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


-Detesto ammetterlo, ma mi sono divertita stasera-, dico mentre entriamo nel suo appartamento. Sbadiglio e mi strofino un occhio. Lui sorride e accende la TV. Ha messo su MTV.

Osservo con attenzione i videogiochi che ha e quando mi rigiro lo trovo a petto nudo, mentre butta su una sedia la sua felpa rossa.

-Ma che cavolo fai?!-, esclamo.

-Mi faccio una doccia-, e mi guarda come se fossi stupida.

-Ma ci sono io!-.

-Non ti ho mica detto di venire con me nella doccia!-, sbotta. -E poi questa è casa mia, vatti a fare un pisolino tu-.

Lo guardo diffidente e continuo a guardarmi intorno mentre lui se ne va nel bagno. Dopo un po’ che mi faccio gli affari suoi frugando nei cassetti, sento lo scroscio dell’acqua.

E’ pieno di roba. Un sacco di cellulari chiusi in un cassetto, i videogiochi. Ha anche un computer portatile nero.

Non possiede molti libri, e quelli che ha sono perlopiù gialli o thriller. Sugli angeli e i demoni uno solo, proprio perché lo annoiano. Chissà che espressione ha fatto leggendo questo libro… Forse è scoppiato a ridere o forse ha fatto la faccia disgustata.

Gli piace andare al cinema. Lo capisco vedendo un cassetto pieno di biglietti per il cinema. Dai film muti a quelli più moderni. E’ persino andato a vedere Charlie Chaplin! Non so se lo conoscete, ma Charlie Chaplin fu un grande attore del cinema muto. Lui e anche un certo tipo di nome Buster Kiton. Nicholas ha visto anche “La Vita è Bella”, “Il Bambino col Pigiama a Righe”… Non mi aspettavo che uno come lui andasse a vedere certe cose. Persino il Titanic, ha visto! Chissà quanti anni ha Nick.

-Che stai facendo?-, mi chiede. Mi giro e lo vedo con un paio di jeans scuri, la camicia bianca ancora slacciata.

-Hai visto un sacco di film-, commento.

Fa un sorriso a metà fra il malizioso e il sornione e va a sedersi sul divano.

-Ma non hai sonno?-, gli chiedo sbucando da sopra lo schienale. Nicholas scuote la testa e abbassa il volume della tele.

-No. Noi demoni non dormiamo mai. Massimo chiudiamo gli occhi ma io mi annoio a morte e preferisco guardare la televisione-, mi guarda con la coda dell’occhio. –Tu, piuttosto, non hai sonno?-.

-Un po’-.

-E allora vai a dormire-. Ho sonno, sì, ma non ho voglia di dormire. Lui lo intuisce e sospira. –Senti, voglio stare tranquillo. Fammi il piacere, vai a ninna eh-.

Sbuffo e me ne vado in camera, almeno per mettermi il pigiama.

Sono quasi pronta, mi manca solo la maglietta da mettere. –Beatrice!-, mi chiama improvvisamente facendomi fare un salto. –Corri vieni!-.

Infilo la maglietta al volo e corro di là. Ora che vuole?

-Che c’è?-.

-Guarda!-, e indica lo schermo. E’ il telegiornale. Hanno trovato il corpo di mio padre ma non sanno chi l’abbia ucciso, anche perché non riescono a trovare impronte digitali. L’uomo che parla dice che ora gli faranno l’autopsia. Poi parla di me.

-Aveva una figlia, Beatrice Gonzalés, di sedici anni che frequentava la scuola superiore di Barcellona-, fanno vedere una mia foto di due anni fa e non sanno che sono cambiata molto da allora. Nicholas mi scocca un’occhiata divertita nel vedere quella foto. –Eri bruttina eh-, commenta.

Non gli rispondo. Poi il giornalista dice:-Probabilmente è stata rapita dall’assassino di suo padre Antonio-. Già, mio padre si chiamava Antonio. Antonio Gonzalés.

Fanno rivedere la foto di mio padre e mi riviene da piangere nel vederlo. Aveva la pelle così chiara, in contrasto con i capelli nero corvino. Gli occhi erano marrone scuro ed era alto, molto alto, con le spalle larghe. Beh, dopotutto era militare.

Nicholas capisce che mi viene da piangere e cambia canale, poi mi guarda incuriosito.

-Che cosa c’è?-, gli chiedo bruscamente mentre mi salgono le lacrime agli occhi.

-Devi piangere?-.

-Perché me lo chiedi?-.

Non risponde. Ho sonno, me ne vado in camera a dormire. Forse è anche meglio.

Mi butto sul letto e affondo il viso nel cuscino, mentre calde lacrime mi escono dagli occhi. L’hanno ucciso solo per arrivare a me. Forse la sto facendo troppo lunga, ma il fatto è che mi dispiace. Sono triste e posso contare a stento su Mikael perché è debole. Posso contare solo su quel tizio che sta seduto di là.

…E che ora è seduto accanto a me.

-Dai, non piangere. Ormai è successo, non puoi riportarlo in vita-, dice. Ha un tono stranamente affettuoso.

Mi calmo un po’ e alzo la testa per girarmi a guardarlo. –A te non è mai successa una cosa simile quindi non puoi capire. So che non si può riportare in vita ma gli esseri umani piangono quando muore una persona cara, e quando muore un genitore quando si è giovani è pure peggio. Io avevo solo lui-.

Nicholas rimane in silenzio e abbassa la testa. I ciuffi di capelli neri gli ombreggiano il viso, dandogli un aspetto ancora più demoniaco.

-Purtroppo-, comincia. –Non sono la persona più indicata per consolare le ragazze sedicenni-, mi concede un sorriso di scuse, venato di ironia.

-Lo so, e infatti non ti ho chiesto di consolarmi-, gli faccio notare girandomi. E’ assurdo parlare di certe cose con lui.

Dopo un po’ di silenzio, si alza. –Buonanotte-, ed esce chiudendosi la porta alle spalle.

Che strano che sia venuto a vedere come stavo. Non è da lui. Cioè, è un demonio, non dovrebbe interessargli.

E’ proprio un tipo strano.

 

 

Apro gli occhi. Che ore sono? Fuori è ancora buio. Mi alzo a sedere, mi stropiccio un occhio e vado di là. Nicholas ha appena posato un cellulare su un mobile. –Ma guarda, stavo giusto venendo a svegliarti-.

-E perché?-. Sbadiglio.

-Lucifero mi ha appena chiamato. Ha detto che dobbiamo cercare la tana di quello che vuole uccidere voi protetti-.

Mi siedo sul divano. –E dobbiamo farlo ora?-.

-Io preferivo di sì perché con il buio mi è più facile muovermi-.

-Ti ricordo che ci sono anche io-.

Sbuffa spazientito. –Il buio rende invisibili i movimenti. E per noi due sarà più semplice. Tu sei più scura di pelle, potresti passare inosservata se ti vesti di nero. Quanto a me… Beh sono un demonio, potrei passare al mio stato naturale ma preferisco evitarlo. Sai, noi demoni stiamo perdendo energie come è successo agli angeli. Se loro muoiono, in realtà moriamo anche noi-.

-Ecco il vero motivo-, concludo. Lui sorride.

-Senti Nicholas-, dico quando si siede vicino a me. –Devo rivelarti una cosa-. Mi guarda con curiosità.

-Dimmi-.

-Non pensare a chissà che eh!-, meglio chiarire subito. –Però, beh prima che uccidessero mio padre io sentivo delle strane voci nella mia testa. Dicevano il mio nome-, gli racconto l’episodio della ragazza nel bagno e lui si irrigidisce. Ha stretto le labbra e allargato leggermente le narici.

-Tipico di Kyra-, commenta infine.

-Di chi?-.

-Allora, il demone che sta cercando di uccidervi tutti, Alawanis, ha ingaggiato quattro Demoni Segugi. Com’è che si chiamavano… Ah, ecco sì. Kyra, Proserpina, Dagon e Sytry. Kyra, essendo la più forte, è stata incaricata di uccidere la protetta di Mikael. Proserpina quello di Uriel, Dagon quello di Raphael e Sytry quello di Gabriel-, fa una pausa. –Ed è tipico di Kyra presentarsi di fronte al protetto che deve uccidere dopo essersi impossessata del corpo di qualcuno. Inoltre, annuncia il suo arrivo, la sua presenza con delle voci nella testa-.

-Ti avverte anche…-.

-In realtà, ti rende vulnerabile. Perché tu credi di essere pazza, e quando per lei arriverà il momento di ucciderti, crederai che lei, la sua spada, e tutto il resto siano frutto della tua pazzia. E’ una cacciatrice spietata, un’assassina a sangue freddo. Appena me l’hanno detto che dovevo proteggerti da lei ho capito subito che saresti finita male-.

-Come?!-. No, frena! Questo già tira le somme! Già mi ha vista morta!

Scoppia a ridere. Una risata totalmente fuori luogo visto che me la sto facendo sotto dalla paura.

-Stavo scherzando!-, calma le risate e sospira, ancora col sorriso. –Figurati se una come Kyra può farmi paura! Per quanto possa essere spietata ed abile, è prevedibile. Però devi dirmi quand’è che senti quelle voci-.

-Veramente è da quando sono con te che non le sento più-, ammetto.

Nicholas fa un sorriso pericoloso. –Che razza di codarda. Quel Segugio non appena ha percepito la mia presenza accanto a te se l’è squagliata-.

-Io ho paura lo stesso-.

-Tranquilla, sei sotto la protezione del Signore degli Inferi e mia. Soprattutto mia. Darò del filo da torcere a quel demone da quattro soldi-.

-Non direi proprio da quattro soldi-, osservo aggrottando le sopracciglia. E’ diventato egocentrico tutt’a un tratto?

-Devo farti una domanda. Ma tu hai mai visto….-.

-Visto chi?-, sembra un bambino. Ha una faccia curiosa che gli da un tocco infantile.

-Lucifero. L’hai mai visto?-.

Sbatte le palpebre ripetutamente, poi socchiude gli occhi cercando di ricordare.

-Sì, e non è stato nemmeno tanto tempo fa. Diciamo che è successo una settimana prima di trovarti-.

-E com’è?-. Non capisco tutta questa mia curiosità a sapere com’è quel demonio…

-Un tipo normale. Mi somiglia un po’-, sogghigna. –Odio ammetterlo, ma forse è più bello lui di me-. Ok, ammetto che Nicholas è un gran bel pezzo di figliolo quindi Lucifero deve essere tipo una cosa stupefacente.

-A cosa devo tutto questo egocentrismo?-. Fa spallucce.

-Sono di buon umore. Spero di contagiarti un po’, sei sempre così scorbutica. Sembri una vecchia zitella-.

-Ma piantala!-, poi assimilo le sue parole. –Davvero sembro una zitella?-.

Scoppia a ridere e mi spinge da una parte mentre si alza. –Certo che no. Stavo scherzando. Bene, volgiamo andare?-.

Sorrido e mi alzo.

  
   

ANGOLO AUTRICE: Salve a tutti! ^^ 
We Genibuz, purtroppo un disegno che ho fatto di Beatrice non me lo fa mettere T.T ma troverò il modo di fartelo vedere! ;D Grazie mille a tutti e alla prossima :)

  



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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


-Ehi, Nick!-, lo chiamo. Lui si gira. Stava camminando attaccato alla parete e mi ha detto di fare lo stesso. Tipo super spie.

-Perché Lucifero ha dato a noi questo incarico? E’ assurdo! Finiremo dritti nella tana del lupo!-.

-E io che ne so? Il boss a volte è strano. Però credo che l’abbia fatto perché… Ci sta usando come esca. Bah, non ne ho idea. Però sono sicuro che abbia dato questo incarico anche agli altri-.

-Altri?-.

-Demoni custodi e i loro protetti-. Tutti strani questi demoni, eh? Ma Lucifero il più strano di tutti.

-Ah, Bice-, mi richiama. Wow era un sacco che qualcuno non mi chiama Bice. –Ovviamente non dovremmo cercare nel senso letterario la base segreta. Solo informazioni-.

E me lo dice ora?!

-E perché ci stiamo muovendo come due deficienti nell’ombra?-. In un secondo mi sta davanti e mi guarda male mentre mi tiene una mano sulla bocca. Lo guardo interrogativa. E’ imbarazzante, anche perché non stacca gli occhi dai miei.

-C’è qualcuno-, dice in un sussurro. Dall’angolo del vicolo spunta un barbone. Credo sia anche un po’ ubriaco.

Ci guarda e sorride. –Ohoho ragazzo, non è un po’ troppo giovane quella ragazza per te?-. Nicholas fa un sorriso sornione:-Due anni di differenza non sono niente signore-, lo dice mentre continua a guardarmi. Ovviamente per due anni intende, duemila. Almeno credo. Dopotutto è un demone. Lo sento che sibila qualche parola in una lingua sconosciuta e il vecchietto cade a terra addormentato. Solo allora Nicholas si allontana.

-Che lingua era quella?-, chiedo.

-La lingua demoniaca-.

-Forte-. Si gira un attimo per guardarmi sorridendo poi si rigira.

-ohi, ma dove stiamo andando?-, chiedo.

-Qui c’è l’entrata per raggiungere una setta demoniaca. Qui dentro, troveremo molti libri e forse anche l’informazione che cerchiamo-.

Sposta un cassonetto con una semplice spinta della mano. A terra c’è una botola. Certo che Barcellona possiede segreti che io neppure conosco. Anche se questo tipo di segreti è meglio non conoscerli.

Apre la botola e mi fa cenno di entrare. –Vai prima tu no?-, obietto.

-È uguale per me. Però se vado prima io poi mi tocca prenderti in braccio per farti scendere e non mi va-.

Idiota. –Ok vado-. Mi affaccio dalla botola. È tutto buio in fondo, non vedo niente. Lancio un’occhiata supplichevole a questo demone da quattro soldi che sta in piedi accanto a me e lui risponde con uno sbuffo ma non dice niente.

Mi decido ad entrare. L’interno è buio, non vedo niente. Nicholas non si decide a venire e io me la sto facendo addosso dal terrore. Un’ombra scura si muove. Più scura dell’ombra stessa. Ok ho paura, me la sto facendo addosso. Ne vedo un’altra di ombra. Sono tre. Aiuto, ma Nicholas dov’è?! Dietro di me sento un tonfo. Sono talmente terrorizzata che non oso neppure voltarmi.

-Ehi, Bea, sei tu?-, mi sussurra l’ombra dietro di me. Mi fossilizzo e respiro profondamente. Ok, Beatrice, non è successo niente. Non ancora, almeno. Su consolati, Nicholas arriverà.

In un incredibile scatto di coraggio, mi giro. Due occhi luminosi mi osservano in attesa di risposta. E’ una cosa inquietante. Tanto anche, ma quegli occhi li conosco bene.

-Ce ne hai messo a venire! Caspita, Nick me la stavo facendo sotto!-.

Lo sento sghignazzare, poi si blocca e lancia un’occhiata alle altre ombre nella stanza, che non si sono accorte di noi. Stanno frugando tra i cassetti.

Nicholas mi afferra il polso e mi fa avvicinare a lui. –Ora, devi starmi accanto. È buio e non sappiamo chi sono questi tizi quindi seguimi verso l’interruttore della luce-.

-Ohi, ma tu dovresti vederci nell’ombra-, osservo.

-Vedo tutto grigio scuro, non nero come te. Ecco la visione di un demone quando è buio. Tipo quando metti la modalità notte ad un cellulare. Noi vediamo così. Cioè, io per lo meno vedo così. Poi c’è Lucifero che è un fenomeno a vedere nel buio-, mi tira. –Dai vieni, e fai silenzio o ci faremo scoprire-.

-Guarda che stai parlando tu!-.

-Dettagli, dettagli-. Dopo qualche passo siamo già davanti all’interruttore della luce. Lui lo spinge e le lampade attorno alla sala si accendono. Mi lascia il polso e si mette le mani sui fianchi, con un sorriso soddisfatto. Le due ombre erano un demone, una ragazza, dai capelli castano scuro lunghi fino alle spalle, ondulati e con la riga da una parte. Ha gli occhi verde acceso, chiarissimi. Ci guarda stupita e poi impassibile. L’altro è un ragazzo sui diciotto anni. I capelli biondo cenere e gli occhi marrone chiaro.

-Un altro demone?-, dice. Sorrido come a sfotterlo. Anche Nicholas.

-La cosa non dovrebbe stupirti, Mattia-, dice la sua custode. Sembra che ha diciassette anni anche lei. Mi sento la più piccola.

-Io sono Nicholas e lei è la mia protetta, Beatrice. Piacere-, fa Nick. –Voi siete?-.

-Io sono Angie. Lui è Mattia-. Ha un tono suadente, come se ci stesse provando con il mio demone. Mi scocca un’occhiata critica poi torna a guardare Nicholas. Ok, carina, sarai pure bella quanto ti pare ma che cavolo fai, ti metti a flirtare con lui proprio ora?!

-Allora, come mai siete qui?-, fa Nick, distaccato. Lei sorride con una vena di ocaggine stampata in viso.

-Cerchiamo delle info-.

-Magari “informazioni”-, la correggo roteando gli occhi.

-È uguale-. Non la sopporto. No, se viaggiamo con loro commetterò un omicidio.

-Che informazioni state cercando?-, fa Nicholas pronunciando la parola corretta lanciandomi un’occhiata divertita.

-Dove si trova la tana di Alawanis-, risponde Mattia.

-Anche noi-.

-Fantastico, potremmo cercare insieme-, s’intromette Angie. Sì ho deciso. La ucciderò prima o poi. Mi da proprio sui nervi. Per fortuna sembra che Nicholas non le dia corda. Infatti annuisce soltanto, senza dire niente.

Io e lui ci mettiamo a cercare in un angolo della stanza, Angie e Mattia dall’altro. Anche se lei cerca continuamente di avvicinarsi a noi. Perché Nicholas fa cadere ai suoi piedi tutte le ragazze? E perché io sono “immune” al suo fascino? Comunque tutte quelle che gli vanno dietro pare che lui non le noti proprio, per esempio Angie.

Nicholas prende un mattone di libro con un titolo scritto elegante, di colore oro. “Demoni”. Gli lancio un’occhiata che lui ricambia. –Beh secondo me è qui-.

-E vediamo allora no?-. Appoggia il libro su un comodino e inizia a sfogliare. Ci sono le caratteristiche principali dei demoni (il suo commento è stato una risata sommessa e amara), i loro poteri, ciò che fanno (altro commentino come: “Pff ma questi non se la fanno una vita?” ).

Inarca le sopracciglia in un’espressione sorpresa, poi soddisfatta. –Non è proprio quello che mi aspettavo, ma è già tanto-, poi guarda. –Ora spengo la luce e ce la squagliamo. Non dobbiamo dirlo a quei due-.

-Ehi aspetta, che cosa abbiamo trovato?-.

-Te lo dico quando usciamo da qui-. Mi afferra di nuovo per il polso (a quanto pare ha un debole per i polsi) e mi trascina all’interruttore della luce. La spegne, facendo alzare dei gridolini sorpresi e con un balzo esce fuori, facendomi volare.

Richiude la botola e ci mette sopra il cassonetto. –E ora quelli come escono?-, chiedo.

-Escono come sono entrati-.

-Non che mi dispiaccia se quella tipa crepa-. Alza un sopracciglio con fare malizioso. –Gelosina eh?-.

-Gelosa di te? Io? Che fai, mi prendi in giro?-, lancio un’occhiata sulla sua mano ancora intorno al mio polso. –Ehi, ti costa tanto mollarmi?-. Lo lascia e incrocia le braccia.

-Comunque, andremo a Tokyo-.

-A Tokyo?! E perché?-.

Mi guarda con gli occhi ingranditi ma non per la sorpresa, probabilmente per sembrare più bambino. –Sul libro c’era scritto che a Tokyo c’è un tipo che sa tutto. Andiamo lì e il gioco è fatto. Riporteremo le notizie a Lucifero e lui andrà a massacrare Alawanis!-.

-Ti piace tanto l’idea di squartare la gente, torturarla o sottometterla al tuo volere?-.

-Non piace solo a me-, sghignazza. –Piace molto anche a Lucifero. E alla maggior parte dei demoni. Sai com’è, siamo demoni-.

-Ma va?-, faccio sarcastica. –Comunque quella tipa era veramente inopportuna-.

-Già, farti ingelosire così. Non è gentile da parte sua-.

-Lo sai-, dico tranquilla. –Certe volte vorrei tanto strangolarti-.

-E se ti strangolo io?-.

-Non puoi-. Mi lancia un’occhiataccia ma sospira e mi sorride. –Non posso-, ammette. –Non solo per Lucifero-.

-E perché allora?-.

-Mi sto affezionando a te. Mi dispiacerebbe ammazzarti-.

Che? –Davvero?-.

Annuisce. –Anche se il tempo che passo con te è solo un battito di ciglia in confronto alla mia lunga vita. Ma credo che ricorderò questo battito di ciglia. Non mi è mai capitata una tipa così nervosa, scorbutica, antipatica-.

-Ho capito!-, borbotto. –Che profumo hai messo oggi?-, lo prendo in giro.

-Eternity. Buono eh?-.

-Ti piace improfumarti-, ridacchio. –Come a una ragazza-.

-Ma ti prego. Andiamo a comprare il biglietto aereo-.

-Quando hai intenzione di partire?-.

-Subito se si può-.

-Ma tu non pensi? Dove alloggeremo? Il fuso orario?-.

-Esistono gli alberghi e il fuso orario non è un problema. Non per me. Ma tu ti ci abituerai-.

-Quanto staremo lì?-. Gonfia le guance e guarda il cielo, riflettendo. –Vuoi che te lo dico con sincerità?-.

-Certo-.

-Ok allora… Boh!-. Mi casca la mascella.

-Ma come “Boh”?!-.

-Dipende. Tokyo è veramente big quindi dovrai starmi sempre dietro o ti perdi-.

-Tanto ti devo seguire per forza. Sono il tuo cane ora-, borbotto. Lui ridacchia e intreccia le dita dietro la nuca mentre comincia a fischiettare.     

 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Mi sveglio con un grosso sbadiglio. Quando vado in salotto trovo Nicholas con gli occhi chiusi, sdraiato sul divano. Lo osservo confusa. I demoni dormono? Da quando? Lui aveva detto che non dormiva. Mi avvicino e lo scuoto leggermente per un braccio.

Nicholas apre lentamente gli occhi e arriccia il naso. Si alza a sedere e si allaccia la camicia. Poi sbadiglia e si stropiccia un occhio, mentre mi guarda con quell’altro da sotto la frangia. Sorride e si gratta la testa. –Mi sono abbassato a tanto eh-.

Alzo le spalle. –Tutti hanno bisogno di dormire. Evidentemente eri stanco-.

-Il bello è che non me ne sono nemmeno accorto. Beh vado a farmi una doccia. Hai fame?-.

-Sì-, lo vedo che sta andando verso la cucina per farmi la colazione ma lo blocco. –Faccio io, tu va’ a lavarti che puzzi di Eternity avariato-, ridacchiò. Lui sorride divertito e se ne va in bagno.

Comincio a scaldarmi il latte e mentre aspetto, l’occhio mi cade su due biglietti poggiati sul tavolo. Dobbiamo partire fra poco. Non è un problema. Quando finisce lui, vado io. Ci metto un attimo.

Quando finisco la colazione lui esce dal bagno. Porta dei jeans blu scuro, leggermente calati, una camicia bianca ancora sbottonata e sbadiglia.

-Mannaggio, che sonno che ho-.

-Dormi sull’aereo. Quante ore di viaggio sono?-.

-Non meno di otto. Probabilmente dieci se non dodici-.

-E io devo stare con te per tutto questo tempo?-.

-Beh mica puoi buttarti di sotto. Dormirai o ti guarderai qualche film. O ti metti a giocare a fruit ninja-, sghignazza.

-Beh poi ci penso. Vado a lavarmi-.

 

Esco dalla doccia poco dopo, metto l’accappatoio e mi asciugo. Mi guardo allo specchio e noto con tristezza che ho delle occhiaie parecchio profonde oltre che a una faccia sciupata. Neanche a dire che ho passato le pene dell’inferno. Solo qualche giorno con quel demone da quattro soldi.

Mi vesto in fretta, cerco di coprire le occhiaie con un po’ di fondotinta. Ho pensato anche di mettere la matita ma tanto non si noterebbe, ho le ciglia scure, tanto che pare che ho il mascara.

Esco dal bagno e mi ritrovo Nicholas davanti. Con una giacca a vento nera, e un’altra giacca bianca appoggiata sul braccio. Me la porge. –E’ tua. Andiamo-.

Ci avviamo verso l’aeroporto in silenzio. Una volta arrivati lì. Sento il sibilo nella mia testa. Evidentemente c’è Kyra nei paraggi. E dire che non l’ho mai vista a questa qui. Mi porto una mano sulla tempia e con l’altra chiamo Nicholas.

-Oh che è successo?-.

-Il fischio-, riesco a dire. Cado in ginocchio e mi tappo le orecchie con una smorfia di dolore. Mi sento trapanare il cervello. Nick si china su di me e mi avvolge con le braccia, stringendomi a lui. Sento che alza leggermente la testa e si irrigidisce.

Che succede? Mi allontano leggermente e vedo il suo viso pericolosamente serio, che guarda di fronte a lui. Seguo il suo sguardo. Una donna sui ventitrè anni ci guarda con un ghigno. E’ un demone. Ha i palli neri con i riflessi rossi, la frangia para, i capelli lisci. Gli occhi sottili e rossi, dalla pupilla obliqua. Ha i jeans strappati dove è legata una catenina con un piccolo teschio vero.

-Secondo te un semplice abbraccio serve per allontanarmi?-, dice. Nicholas emette un ringhio basso.

-Sei proprio vigliacca. Appena hai visto che lei stava con me non l’hai più cercata. Sei patetica Kyra-. E così è lei Kyra! Beh ha la faccia da spietata cacciatrice, in effetti.

Sorride sprezzante. –Io patetica? Nicholas, ti ricordo che sei tu che ti sei abbassato a fare il Custode-.

-Questi non sono affari tuoi. Me l’ha ordinato Lucifero, se davvero ti interessa-.

Kyra ghigna mettendo in mostra la sua dentatura perfetta. –Questo lo sapevo. E lo sa anche Alawanis. Mmmmh… vediamo. Potrei uccidervi ora oppure farvi prima soffrire un po’. Voi che mi consigliate?-.

-Ti consigliamo di andartene-, ringhia Nicholas e mi appoggia una mano sulla nuca per attirarmi ancora di più a lui. Infatti il suo braccio si stringe ancora un po’ intorno alla mia vita.

-Temo che questo non sia possibile. È mio dovere uccidere la ragazza. Come si chiama? Non ricordo. Ah sì. Beatrice-.

Ok ho una fifa tremenda quindi tento in tutti i modi di distrarmi. La gente si è fermata a guardare. Alcuni sorridono e commentano. Sicuramente dicono che io e Nicholas siamo dolcissimi. Bah… Se solo sapessero come stanno le cose se ne andrebbero. Se sapessero che davanti a loro c’è un’assassina a sangue freddo e per di più un demone, gli verrebbe un infarto.

-Kyra, è me che cerchi no? Uccidimi-, dice una voce. La conosco bene. Questa è Esther.

-Mikael-, la saluta freddamente. –Non muori se non crepa la tua protetta-.

-Che ne sai? Magari muoio con una spada infilata nel petto-.

-Proviamo un po’-. Giro la testa per vedere Esther e la vedo. Ha due ali di luce sulla schiena, semplicemente meravigliose. Le muove inquieta e sguaina una spada liscia, sottile, perfetta. La spada di un angelo.

-Nicholas… Sto bene ora-, gli dico. Lui si allontana, mi guarda un attimo e si alza. Mi afferra il poso e corre verso l’aereo.

-Ehi mezze tacche!-, grida Kyra. –Non pensate che non vi troverò-. E fa una risata che mi fa gelare il sangue nelle vene. So perfettamente che ci troverà, non a caso è il Segugio più forte di tutti, altro motivo per farmela sotto. Il mio pensiero va su Esther che rischia di morire. Mi volto per guardarle e vedo la chioma rossa dell’arcangelo che ondeggia leggiadramente. E’ uno spettacolo mozzafiato. Angelo e demone si scontrano, come è sempre successo. La lotta più antica dell’universo stesso. Il Bene e il Male. L’Ordine  e il Caos. La Nascita e la Morte.

E solo ora mi rendo conto che noi umani non siamo proprio niente in confronto a questi esseri eterni. Guardo Nicholas. Ora sta salendo le scalette dell’aereo, sempre stringendomi il polso.

Ci andiamo a mettere seduti e lui rimane in silenzio. Con lo sguardo basso. È iperteso, lo vedo. Ha le sopracciglia aggrottate, lo sguardo che vuole incenerire qualsiasi cosa e le ali drizzate sulla schiena.

-Tutto a posto?-, chiedo. Nick mi guarda e sorride. –Io sì. Tu, piuttosto, come stai?-.

-Il fischio è passato. Ma perché mi hai abbracciata?-.

-Un po’ per darti forza, un po’ perché dovevo “ovattare” le voci-.

-Sempre nella lingua demoniaca?-. Annuisce e si rilassa. Chiude gli occhi con un sospiro e si passa la mano fra i capelli spettinati.

-Senti Nicholas, ma quel Mattia era il protetto di quale arcangelo?-.

-Di Raphael. Lo sai che anche Uriel è una ragazza?-.

Impallidisco. –Eh?-.

-Già. L’ho scoperto per caso prima di incontrarti-.

-Beh comunque grazie dell’abbraccio-, mugugno incrociando le braccia. Fa strano dire grazie a un demone.

Lui sorride soddisfatto e appoggia il meno sul palmo della mano mentre guarda fuori. –È mio dovere in fondo, no?-.

 

 

Mi sveglio di soprassalto. Qualcuno mi ha solo sfiorato la mano ma siccome stavo facendo un incubo, dove ovviamente sognavo Kyra che mi squartava, anche il minimo tocco mi fa paura.

Nicholas mi guarda diffidente poi rilassa la fronte. –Siamo arrivati-.

E infatti l'aereo era appena atterrato. Due minuti di attesa prima che si fermasse del tutto, poi scendiamo.

Tokyo è una cosa assurda. Sapevo che era moderna, ma non pensavo così tanto! Oh caspita qui tra pcoo avranno anche le macchine volanti, altro che no!

-Forte eh-, dice Nick come se non fosse niente.

-Tu ci sei già stato vero?-.

-Certo. E devo dire che le ragazze giapponesi sono brutte, ma se trovi quella bella ti fa girare la testa per una vita-.

-E tu ti eri innamorato di una di queste?-, indago.

-Innamorato è una parola grossa, Bea. Infatti non mi sono proprio innamorato. Mi piaceva, tutto qui-.

Rimango in silenzio. Allora Nicholas sa provare qualche sentimento. Lo vedo sorridere maliziosamente. –Che c’è?-, dico.

-Perché ti interessava saperlo?-.

-Era solo una curiosità!-.

-Mmmh… Che altro posso dirti. Ah sì. Forse non te l’ho detto, ma l’unica ragazza che sapevo che ero un demone e che mi ha amato veramente si chiamava proprio come te. Beatrice. Ed era la figlia della Regina Vittoria-.

-Wow…-. Vi prego, non ditemi che è destino…!

-Evidentemente è destino-, dice lui. Ok… Dopo questa posso anche andarmene. –Inoltre-, continua. –Sua sorella, Rebecca mi sembra, era stracotta di me e pensava fossi solo il loro scudiero. Mentre Beatrice mi amava, nonostante sapesse che sono un demone. Aaah, Beatrice. Se fosse ancora qui…-.

-E smettila! Sembra che stai parlando di me-.

Mi guarda storto. –Figuriamoci se una come te può piacermi-.

-Te la tiri proprio eh-. Sorride malizioso e mi scompiglia i capelli. –Stavo scherzando, comunque-.

Ok sento che sto diventando rossa. –Scherzavi? Che vorresti dire?-.

-Uffa che noia. Devo spiegarti sempre tutto. Chissà se lo capirai prima o poi, Bea-, e si allontana. Allungo il passo per stargli dietro. –Ohi, meno male che dovevo starti dietro perché sennò mi perdo! Vai più piano!-.

Rallenta il passo, poi entra in un hotel lussuosissimo. A quanto pare gli piace trattarsi bene.

Comincia a parlare perfetto giapponese e l’uomo alla reception gli da la chiave della stanza.

-Non dirmi che hai preso una suite!-.

Sghignazza. –Mi piace fare le cose in grande-.

-Ma tu non hai bisogno di dormire!-.

-Ma tu sì-, obietta. –E poi è qualche giorno che ho sonno. Voglio dormire anche io-.

-Contento tu-.

La camera è semplicemente bellissima. Non a caso è una suite.

Le camere sono separate, grazie al cielo, così porto la mia borsa nella mia stanza, che si affaccia su Tokyo e si vede anche il mare. Mentre la camera di Nicholas si affaccia sulla città. Alla faccia sua, io ho anche vista mare!

-Ehi, Beatrice-, mi chiama. Mi affaccio dalla porta della sua stanza e lo vedo che guarda fuori. –Stasera ti porto a cena fuori. Ti va?-.

-Certo che mi va!-.

-Anche se il cavaliere sono io?-.

Sorrido. –Non importa-. Ricambia il sorriso e sbadiglia.   

  

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Quando cala la sera, Nicholas mi porta in un ristorantino davvero carino. Certo, prima abbiamo vagato un po’ per Tokyo perché lui non ricordava dove fosse ma alla fine l’abbiamo trovato. Ed ora eccoci qui, a mangiare del sushi. Ad essere sincera non amo molto il pesce crudo però mi dispiace anche lasciarlo. E poi ho paura che qualcuno possa tagliarmi la testa, come i samurai.

A Nicholas piace il sushi, a quanto pare. Perché lo mangia con appetito. –Voi demoni mangiate anche?-, chiedo.

-A dire il vero, non ne abbiamo bisogno. Ma se ci va lo facciamo. Dormire è una cosa molto più impensabile per noi, ma anche per gli angeli-.

-E perché tu hai sonno?-.

Storce la bocca e fissa il piatto. –Non lo so. Anzi, a dire il vero ho paura. Temo che sto cominciando a morire-.

-Eh?!-, ditemi che è uno scherzo…

-Eh già. È quello che temeva Lucifero. La teme e cerca di prevenirla. Te l’ho già detto, se si estinguono gli angeli, ci estinguiamo pure noi. Moriamo così, piano piano. Prima ci viene sonno, poi anche fame, infine diventiamo umani e ci si azzera totalmente la memoria, tanto che non sapremo neppure parlare. E lì altri demoni sono costretti a farti fuori-.

Rimango in silenzio. Nicholas sta morendo…? E io che farò? –Quanto… Quanto ti rimane ancora?-.

-Beh siccome siamo appena al primo sintomo direi… Su per giù, almeno mille anni-.

Avete presente quelle scene dei cartoni animati dove al personaggio cade la mascella dallo stupore? Beh, la situazione è quella.

-Hai ancora una vita bella lunga eh?-.

-Tsk! Mille anni non sono niente per un demone. E’ come per voi un anno. Ti piacerebbe morire tra un anno? A me no. E l’idea di morire mi innervosisce-.

-Ma diventerai solo umano…-.

-È anche peggio della morte diventare umano e non sapere più niente, per noi-.

-Quanto intervallo c’è fra un sintomo e un altro?-.

-Mah, io direi una decina d’anni. Ma questo cambia da demone a demone-. Mi sono stufata di parlare di morte, malattie, sintomi. Che argomento potrei prendere? Non mi va di rimanere in silenzio.

-In che epoca sei nato?-, chiedo. Alza un sopracciglio, vagamente divertito da quel cambio improvviso di discorso.

-Cento anni dopo la nascita di Cristo. Ho conosciuto Dante, Leopardi, la Regina Vittoria, le sue figlie, la regina Elisabetta I, anche-.

-Wow eri conosciuto fra le regine e gli scrittori famosi eh?-.

-Ehehe questo perché so farmi amare, nonostante tutto-. Mi strozzo col pesce e mi batto una mano sul petto.

-Come?-. Mi lancia un’occhiata assassina. –Hai sentito-.

-Già, solo che non riuscivo a credere alle mie orecchie-. È  la cavolata più grossa che io abbia mai sentito in tutti i miei sedici anni di vita!

-Però a quanto pare hai conosciuto molte donne. Anzi, soprattutto donne-, aggiungo. –Avevi lo stesso aspetto di adesso?-.

-No, Sembravo un cinquantenne-, dice con sarcasmo.

Faccio una smorfia e bevo un po’ d’acqua. Però davvero, chissà com’era Nicholas a quei tempi, che voce aveva.

Uno squillo di cellulare mi fa sobbalzare. È il telefono di Nick. Risponde e aguzzo le orecchie per sentire meglio. Lui annuisce e basta, o dice “Ok”. Prima ti attaccare sorride maliziosamente e dice:-A tra poco-.

-Chi era?-, indago mentre rimette il telefono in tasca.

-Vieni. Dobbiamo andare da una persona-. Si alza e neanche mi aspetta. È già fuori. –Ehi, ma… il conto-, gli ricordo.

-Uffa voi umani siete così ordinari-.

-Questa è una questione di rispetto. Noi mangiamo e gli diamo dei soldi. Funziona così sai?-.

Mi scocca un’occhiata scocciata. Poi sospira e rientra per poi riuscire poco dopo.

-Contenta? Ora andiamo-. Ci avviamo. Chi avrebbe mai pensato che un giorno sarei finita a Tokyo? Certo, viaggiavo spesso con mio padre ma mai avrei pensato di arrivare a Tokyo. Massimo in Russia.

Anche quando è mezzanotte la città brulica di persone. Sì siamo stati parecchio in quel ristorante, ma considerate che io alle otto non avevo fame. Abbiamo girato per la città, mi sono comprata un paio di magliette e abbiamo giocato a biliardo in una sala giochi. Infine, siamo andati a cena che erano le nove, poi abbiamo aspettato che venissero a prendere l’ordinazione, che ci portavano i piatti. Insomma tra una cosa e un’altra si è fatta mezzanotte ma la città sembra più viva.

Nicholas entra in un casinò americano, pieno di occidentali. Le scritte qui non sono in giapponese, ma in inglese. Meglio, almeno questo lo capisco.

Si avvicina a un uomo seduto al bancone, sulla trentina. Ok è un demone e le sue ali sono persino più grosse di quelle di Nicholas. Ha i capelli scuri, è vestito elegante.

-Ehilà ragazzo-, dice salutando Nick. Poi mi guarda. –È la tua protetta?-.

-Eh già-.

-Ciao, piccola. Non fare caso a questo demone che ti tocca seguire. Ci farai l’abitudine col tempo-.

Sbatto le palpebre. –No, aspetta. Per quanto tempo sarà il mio custode?-.

Nicholas grugnisce e si gira dall’altra parte. Il demone gli lancia un’occhiata di disapprovazione. –Fino a quando non finirai di vivere-.

Checcosa?

–Davvero?-, dico soltanto. Quel demone annuisce. –Mi chiamo Orias. Tu devi essere Beatrice. Nick mi ha parlato di te. Sai, lui fa tutto il duro ma sotto sotto è un tenerone-.

Le mie povere orecchie non sopporteranno un’altra cavolata… -I demoni sanno essere teneri?-.

-Alcuni sì. Com’è vero che non tutti i demoni sono cattivi, allora nemmeno tutti gli angeli sono buoni no?-.

Rimango in silenzio. Se si chiamano angeli c’è una ragione. È impossibile che ci sia un angelo cattivo. Anche perché sono rimasti in quattro.

-Ma sono solo quattro-, obietto.

-Io non ne sarei così sicuro-. Sinceramente, non mi fido molto. Dopotutto è un demone. Viene spontaneo non fidarsi. Nick si rigira con uno sguardo annoiato. Non riesco a credere che questo demone da strapazzo sia un tenerone. È impossibile.

-Allora, Orias, ci vuoi dire o no dove si trova Nergal?-.

-Nergal?-, ripeto.

-Il demone più pettegolo di tutti gli Inferi-, sghignazza Orias. –Sa tutto di tutti. Comunque si trova a Berlino-.

-Ok grazie-. Saluta con la mano ed esce. Faccio lo stesso e lo seguo.

-Fammi capire-, comincio. –Noi siamo venuti fin qui solo per chiedere a un tizio dove si trova questo Nergal?!-.

Mi guarda come se fossi stupida. –È l’amico più caro di Nergal. Solo Orias sa dove trovarlo perché Nergal non si mostra mai a nessuno. Quindi era indispensabile-.

-Bastava una telefonata!-.

Sorride con aria di sufficienza. –Sì ma volevo tornare a Tokyo. E quindi ne ho approfittato-.

-Mah… Contento tu-.

Intreccia le dita dietro la nuca e si mette a guardare il cielo, mentre torniamo all’albergo. –Non sei contenta di essere venuta a Tokyo?-.

È stranamente serio, pensieroso, forse anche preoccupato. Lo guardo un attimo poi abbasso gli occhi. –Sì effettivamente sì. Beh ti ringrazio-.

Si gira verso di me e mi guarda stupito. –Che cosa hai detto?-.

-Ti ho ringraziato-, alzo un sopracciglio. In un attimo mi ritrovo le sue meni sulle mie spalle che mi scuotono.

-Perché hai mangiato Beatrice?! Oooh, sono un pessimo Custode!-.

-Ehi, la smetti? Guarda che tra poco rigurgito tutta la cena-, lo avverto. –E poi mica è la prima volta che ti dico grazie-. Mi molla e io mi porto le mani sulla testa. Mi gira tantissimo. –Idiota-, borbotto.

Lo vedo sghignazzare e allungare il passo. Che cavolo ma si ricorda che sono umana e non sono super veloce?

Nell’albergo, comincia a sbadigliare. Quando arriviamo nella suite fa uno scatto verso la sua stanza e non esce più.

Aggrotto le sopracciglia, preoccupata. Non riesco a credere che Nicholas sta morendo. Ehi, non pensate che mi piaccia. È solo che… Beh ormai mi ci sto affezionando e so che non dovrei perché un demone, ma cercate di capirmi. È l’unico su cui posso contare…

 

  

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


L’alba a Tokyo è molto più luminosa di quella in Spagna. O di qualsiasi altro paese. Beh, non a caso è il paese del sol levante.

Ancora mezza rimbambita, vado nella cucina. A quanto pare Nick dorme ancora. Accidenti, sono così preoccupata…

Ma infine eccolo che esce. Si stropiccia un occhio e con l’altro mi guarda da sotto la frangia, con un sorriso riposato.

-Buongiorno-, e si stiracchia.

-Hai fame?-.

-No-. Ok, ora posso farmi la colazione. Beh, questo prima che Nick mi bloccasse.

-Ma che fai?-.

-La colazione. Ho fame-.

Fa un sorriso di sufficienza e mi da un buffetto sulla testa. –Siamo in un albergo, Bea. Dai scendiamo-.

A volte è così… così perfettino. Che nervi. Ma malgrado tutto, decido di seguirlo. La sala da pranzo è piena zeppa di gente. Sembra assurdo che ce ne sia così tanta nell’albergo. Oltretutto la stragrande maggioranza di loro è in pigiama, quindi non mi vergogno del mio pigiama di Tom e Jerry.

Mi prende un po’ di latte e cioccolato, un paio di biscotti e mi vado a sedere al tavolo che ha preso Nicholas, anche lui in pigiama. Ha un pigiama dalla maglia bianca, col le maniche arrotolate fin sopra i gomiti, e i pantaloni neri. Oltretutto è scalzo. Beh quello pure io.

-Solo noi andiamo in giro scalzi-, dico.

Alza le spalle, noncurante. –Pazienza. Tanto ora dobbiamo risalire, vestirci e andare a fare una passeggiata. È impossibile vedere Tokyo in una sola notte-, e mi fa l’occhiolino.

Sorrido e gli offro un biscotto, che ovviamente accetta. Meno male che non aveva fame. –Lo mangi l’altro?-.

-Certo che lo mangio! È la mia colazione-.

-Ok aspettami un attimo-. SI alza e indovinate dove va? A prendere i biscotti!

-Ehi Nick! Io salgo!-, lo avverto. Lui fa “ok” col pollice. Quando salgo, mi chiudo la porta alle spalle e rifletto.

…Oddio… Il secondo sintomo! Prima il sonno, e ora la fame! Sento la preoccupazione che aumenta, la tristezza della consapevolezza che mi lascerà presto, a quanto pare. Diceva che tra un sintomo e l’altro c’è un intervallo di dieci anni, ma per lui è di pochi giorni! Quindi fra quanto morirà?

Sento bussare alla porta e gli apro. Entra e si accomoda sulla sedia del tavolo. Io mi metto su quell’altra, di fronte a lui. In mano ha l’intero barattolo dei biscotti. –Nick…-, comincio, cercando di usare il tono più gentile possibile. Mi guarda con una faccia da bambino. –Sì?-.

-Ti sei accorto che hai il secondo sintomo di quella strana malattia che colpisce voi demoni?-.

Si fa scuro in volto e deglutisce. –Sì… Sì certo…-.

-Non hai paura di sparire troppo presto?-.

Guarda il soffitto e sospira. –A dire il vero… Non ho paura di scomparire. Ho solo paura per te-.

Che storia è questa? –Per me?-, ripeto.

Annuisce e chiude gli occhi. Dei lampi di luce sbucano da sotto la sua pelle e improvvisamente mi sento morire.

Salto dall’altra parte del tavolo, per raggiungerlo. Gli casco addosso e comincio a scuoterlo. Vi prego ditemi che è vivo! Non riuscirei a sopportare l’idea della sua morte.

…Oh no… Che sensazione è questa..?

Apre gli occhi, scuote la testa con energia e mi guarda fisso. Poi sorride maliziosamente. –Che ci fai sopra di me?-.

I lampi di luce sono spariti…

Deglutisco e sento le guance e le orecchie accaldarsi. Ok sto arrossendo. –Eri… Ti eri illuminato…-.

Rimane in silenzio e abbassa lo sguardo. Non so cosa stia fissando di preciso, ma credo il mio ginocchio, in quel momento piegato accanto al suo bacino.

-Beatrice, tu… Tu mi hai salvato?-.

Aggrotto le sopracciglia e tolgo le mani dalle sue spalle, lasciando che si metta appoggiato sui gomiti.

-A quanto pare…-.

Sorride. Un sorriso strano, devo dire. È dolce, tenero, triste. –Grazie-, mi guarda. –Davvero-.

Mi sposto di lato e lui incrocia le gambe, poi si porta una mano sulla tempia. –Sai-, dico. –Mi è passata la voglia di girare per Tokyo. Voglio tornare a casa-.

Stavolta il suo sorriso si fa più astuto. –A Barcellona? Lo sai vero che ora andiamo a Berlino?-.

Sbuffo e appoggio la testa sulla mano. –Non mi va per niente-.

-Quando si parla di demoni una cosa ti deve andare per forza. Nergal non ci aspetterà in eterno. Ha la pazienza molto limitata-.

-Lo conosci?-.

-Ci ho solo parlato una volta o due-.

 

 
 

Arrivati a Berlino, Nick si guarda intorno. È una città molto pulita, ordinata. Rimango stupita, infatti. Mentre sembra che a Nicholas non importi niente. Beh, è nato cento anni dopo Cristo dopotutto, chissà quante volte è venuto qui.

Si guarda attorno attento e comincia a camminare. Sono sicuro che sappia dove va.

-Da che parte stiamo andando?-, chiedo fiduciosa.

-Non lo so-. Mi rimangio quello che ho detto prima. Non sa assolutamente dove stiamo andando.

-Demone da strapazzo-, commento. Fa un sorrisetto e si ferma di colpo. Da’ un’occhiata in giro e imbocca una stradina buia. Beh, è tutto buio. Siamo arrivati di sera.

-Ora vaghi ancora a caso oppure sai dove andare?-, gli chiedo, seccata.

-So esattamente dov’è Nergal in questo momento. Sta tenendo una conversazione alquanto interessante con un demone e il suo protetto. Anzi, protetta-.

-E come fai a saperlo?-.

-Sciocca umana, noi demoni abbiamo i sensi molto più affinati di quelli degli animali. Percepiamo tutto molto più amplificato. Quindi se urli adesso mi trapani un timpano-, aggiunge con un sorrisetto falsamente cordiale. Sono molto tentata di gridargli nelle orecchie, tanto per sfizio.

-E se invece grido?-.

-E se invece gridi preparati psicologicamente a respirare grazie a un macchinario-. Ok mi ha convinta.

-Avresti davvero il coraggio di strapparmi i polmoni?-, lo sfido. Da dove viene tutto questo coraggio?! Mai avuto!

Si gira e mi guarda con un sorriso sadico. –Non sfidarmi. Lo farò, dovessi marcire all’inferno per sempre per averti quasi ammazzato-.

Scuoto la testa. Non è vero. Ne sono certa. Infatti chiede. –Non ci credi?-.

-No-, ridacchio.

Addolcisce il sorriso. –Non potrei ucciderti comunque. Mi hai salvato a Tokyo no? Ti devo la vita e non lo dico solo perché sei la mia protetta-.

-Non esagerare-.

-Dico sul serio-, e infatti sul suo viso scompare il sorriso. Rima! Ok, sorvoliamo.

Continuiamo a camminare lungo le vie di Berlino e alla fine, raggiungiamo un portone. Suona il campanello e ci aprono subito.

È un palazzo messo male. Fatico a credere che un demone ci abiti. A quanto ho potuto vedere, ai demoni piace trattarsi bene.

Al terzo piano, c’è un portone con tutte candele intorno. Emana un’aura terrificante. Nicholas bussa proprio a quella porta e ci apre un uomo alto, magro, con i capelli arancioni e il pizzetto. Inoltre ha un paio d’ali nere sulla schiena. Ok, è Nergal.

-Ciao-, ci saluta freddo. Entriamo e ci sediamo sulle poltrone rattoppate. Sul divano di pelle marrone (dove non mi siederei mai) ci sono due ragazzi. Un tipo sui vent’anni, demone. Con capelli castano scuro spettinati e gli occhi gialli, dallo sguardo freddo e truce. E una sui diciotto che ha capelli castano chiaro, lisci, legati in una coda di cavallo e gli occhi verde chiaro. Ha l’aria di essere una dura.

-Guarda chi si rivede! Nicholas!-, esclama il demone dai capelli castani. Nick sorride entusiasta e si abbracciano, dandosi pacche sulla schiena. Si conosco?

-Ehilà Garrett! Non pensavo di rivederti!-.

-Io nemmeno! Che ci fai qui?-.

-Probabilmente per lo stesso motivo per cui anche tu e la tua protetta siete qui. Mi servono informazioni sulla tana di Alawanis per Lucifero-.

-Già, anche io sono qui per questo. Come vanno le cose?-.

Nick mi lancia un’occhiata. –Beh vanno… vanno alla grande! Ehi, che fai non mi presenti la tua protetta, vecchio zoticone?-.

-Ahah scusa!-, fa quello ridendo allegro. –Lei è Diana. La tua?-. Parlano di noi come se fossimo degli oggetti.

-Lei è Beatrice-, mi presenta Nicholas annuendo. –È la ragazza più scorbutica mai conosciuta in tutta la mia vita-, mi guarda sorridendo. Sì lo so che sono scorbutica, non c’è bisogno che continua a ripeterlo a tutti.

-Beh ma a te sono sempre piaciute quelle incazzose-, dice Garrett.

Nicholas rimane in silenzio e si va a sedere. Sulla porta del salotto, si staglia la figura precisa e composta di Nergal, con le mani unite dal semplice contatto dei polpastrelli, il viso serio, le ali immobili. Sembra una statua.

-Allora dove sta la tana di Alawanis?-, chiede Diana impaziente squadrando il demone con occhiata truce.

Il demonio respira lentamente. –A Roma. La sua tana si nasconde a Roma, sotto al Vaticano-.

-Non scherziamo!-, sbotto. –Come può un demone rifugiarsi sotto a una chiesa?! E per di più il Vaticano!-.

Nicholas mi da una gomitata. –Sei impazzita?!-.

-In effetti non ha senso-, commenta freddamente Diana.

Nergal fa una risatina sommessa. –Avete ragione. Ma è proprio quest’assurdità che non farebbe destare sospetti a nessuno-.

-Quel tizio è idiota?-, chiede Nicholas.

-Sai, Nick, credo che non lo sia poi tanto-, ribatte Garrett.

-Che stolto-, commenta Diana incrociando le braccia. Nergal fa un passo avanti e lo vedo sorridere debolmente. Ammetto che è inquietante.

-A Firenze c’è una casa dove potete nascondervi. Ora che avete trovato le informazioni che cercate vi daranno tutti la caccia. Sbrigatevi ad avvertire il Signor Lucifero e andate a Firenze. Non vi troveranno e potrete convivere con gli arcangeli, i demoni custodi e voi umani. Ci sono già le squadre di Angie e di Fanny-.

Nicholas fa un fischio di ammirazione e batte le mani. –Bene, si va a Firenze-.   

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Firenze è spettacolare! Piena di roba storica! Dovrò assolutamente tornare. Peccato che è notte fonda e non veda bene…

Nergal è rimasto a Berlino ma ci ha detto che avremmo alloggiato in una casa offerta da Azazel, che da quel che ho capito, è un demone veramente fortissimo.

Ho capito anche che i demoni non hanno una gerarchia. O meglio una ce n’è: Lucifero è il capo di tutti e se la comanda, sotto di lui, ci sono tutti gli altri che cercano di diventare i più forti. Ovviamente, sotto di lui. La vita di molti demoni è quindi un continuo complotto contro Lucifero, per spodestarlo. E sembra che finora quelli che ci sono quasi riusciti sono: Nebiros, Alawanis, Astaroth, Azazel e Belial. Ma finì tutto con insuccesso. Ohi, stiamo parlando del signore degli inferi, mica cavoli!

Tornando a noi, siamo atterrati con Diana e Garrett e durante il viaggio Nicholas ha parlato molto con la protetta del suo amico. Ho notato che vanno molto d’accordo, che hanno molte cose in comune.

Garrett sembra orientarsi bene a Firenze e dopo qualche giro siamo arrivati di fronte ad un museo.

-Che ci facciamo qui?-, chiede Nick, annoiato.

-La servetta di Azazel dovrebbe venire a prenderci e portarci nella casa-, risponde il suo amico. Noto uno strano movimento sui tetti. Un’ombra, per meglio dire.

Oh no… Kyra mi ha già trovato! Tremo come una foglia e mi aggrappo a Nicholas.

-Che c’è?-, fa lui preoccupato.

-Credo che Kyra ci abbia già trovati…-. Il mio custode drizza le ali, all’erta. Però… Non sento le voci nella mia testa. O ha deciso di non usare quel metodo o non è Kyra.

-Non è Kyra-, dice Garrett sguainando la spada, che tiene a tracolla e che io non noto mai(!). –Questa è Proserpina-.

-Chi?-.

-Un altro Segugio potentissimo che da la caccia alla protetta di Gabriel, cioè Diana-.

La sua protetta cade mollemente a terra e le esce il sangue dal naso. Subito dopo compare una donna. Gli occhi sottili color viola acceso, i capelli blu scuro. Così scuro da sembrare neri. È indubbiamente bella ma quale demone non è maledettamente affascinante?

Sorride sadica e accarezza la spada che tiene allacciata alla cintura. –Da quanto tempo. E loro chi sono?-.

-Non sono affari che ti riguardano-, ringhia Garrett. Proserpina fa una risata che mi gela il sangue. Anche se, chissà perché, trovo molto ma molto più agghiacciante quella di Kyra. Sarà perché è quella che da la caccia a me. In ogni caso, la diavolessa che mi sta di fronte non sembra interessata a me. Tiene gli occhi fissi su Diana, priva di sensi.

Garrett si lancia sulla donna e fanno cozzare le spade. È un qualcosa di sovraumano, davvero! Fanno salti che sfidano la forza di gravità e poi, invece che combattere, sembra che danzano. Sono così aggraziati che qualsiasi felino sembrerebbe goffo in confronto a loro.

Per non parlare degli angeli! Loro si muovono come fate. Mi è bastato vedere Esther combattere contro Kyra per capirlo. I movimenti dei demoni sono aggraziati, ma anche aggressivi. Quelli degli angeli sono aggraziati, certo aggressivi anche i loro ma mai quanto quelli dei demoni. Anche perché loro giocano sporco.

Altra cosa che non sapete sui demoni: li si accusa di essere dei gran bugiardi ma in realtà non è così. Questo perché sanno trarre a loro vantaggio qualsiasi cosa su cui un umano mentirebbe.

Un’altra cosa sui demoni: sono molto discreti. Quindi se un demonio dovesse farvi visita per i suoi contorti motivi sappiate che non lascerà strani simboli sul pavimento, puzza di zolfo o tende bruciate. Semplicemente sembrerà come se non fosse mai venuto.

Il combattimento fra Proserpina e Garrett sta giungendo all’apice. Sembra che non possano ammazzarsi. Il compito del Custode è proteggere il suo protetto, non uccidere il Segugio. Anche perché, a quanto mi ha detto Nicholas, non si possono uccidere a vicenda. Le spade demoniache non hanno effetto su altri demoni.

Proserpina grugnisce e salta su un tetto, per poi scomparire nel buio della notte. Sembra che per il momento abbia vinto Garrett.

Diana si rialza e si pulisce il sangue dal naso, mentre borbotta qualche maledizione.

Il combattimento è durato massimo cinque minuti. Molto intensi. Poco dopo appare una ragazza dal visino delicato come quello di una bambola di porcellana. Ha lunghi capelli biondi, lisci. Occhi piegati un po’ in giù, grigi. Fatico a credere che sia un demonio.

-Buonasera! Mi chiamo Fanny. Prego, venite con me-. E si gira per addentrarsi in una stradina.

La seguiamo in silenzio per quasi un’ora ma alla fine usciamo dalla stradina e ci ritroviamo nel giardino ben curato di una villa.

Diana trattiene un’esclamazione. Garrett e Nicholas si limitano ad aprire la bocca. E io? Beh, io non sono sorpresa. Dopotutto è una semplice villa, un po’ rustica.

Entriamo e ci ritroviamo in un salotto molto carino. Le pareti sono rivestite di pietre, c’è un camino spento, una televisione accesa, due divani e due poltrone. Intravedo una porta che conduce alla cucina. Ma… Le camere da letto?

Solo allora noto le persone sedute sul divano e sulle poltrone. Uno ha i capelli rossi e grandi occhi verdi. Porta una camicia verde slacciata, con sotto una maglia nera. Un altro invece è… Mattia?! Sono sorpresa di rivederlo.

C’è anche Angie con lui, che come vede Nicholas si alza e va verso di lui. Ma dov’è il Custode del ragazzo coi capelli rossi? Che sia Fanny?

-Nicholas caroo!-, fa Angie abbracciandolo. Ora le strappo tutti i capelli dalla testa…

Il mio custode fa una smorfia schifata e le afferra le spalle per allontanarla ma lei sembra incollata a lui come una cozza.

Fortuna che compare una donna a tirarla per i capelli al posto mio! Una donna dai capelli neri e i riflessi grigi, dovuti probabilmente alla vecchiaia, gli occhi dalla palpebra calata, non si vedono bene ma sono di un celeste molto intenso.

-Datti una regolata-, sibila la donna a Angie. Non la saprà mai questa diavolessa, ma mi deve un favore!

-Ciao ragazzi. Io sono Azazel-, continua con un sorriso. Azazel… Azazel?! Non pensavo fosse una donna. Quante cose che non so.

Ci presentiamo e Azazel sorride allegramente. –Lo so chi siete! Avete fame ragazzi?-.

-Io sì!-, dice Nicholas e si fionda in cucina.

-Loro invece chi sono?-, chiede Garrett indicando il tipo dai capelli rossi, Angie e Mattia.

-Lui è Samuel, il protetto di Uriel e di Fanny-, risponde Azazel indicando il rosso. –Loro invece sono Angie e Mattia-.

-Ma… le camere da letto e il bagno?-, chiedo.

-Al piano di sopra. Condividerete la camera con il vostro custode-.

Faccio una risatina nervosa. Non scherziamo… -No…-.

-Beh, ragazza cara, è così. Tra pochi giorni arriveranno gli arcangeli, che non hanno bisogno di dormire, e ho saputo che tutti i Custodi hanno sentito la necessità di riposare-.

Già… E di mangiare… A proposito di Nicholas, voglio vedere come sta. Da quando ha fatto amicizia con Diana non abbiamo più parlato.

Entro in cucina e lo vedo arrampicato sul bancone, per raggiungere una mensola piuttosto in alto. Si gira verso di me, e ha due biscotti in bocca. –Come stai?-, gli chiedo alzando un sopracciglio. Lui scende e si appoggia al tavolo.

-Bene, sono solo affamato-.

Rimaniamo in silenzio. La tensione fra di noi è palpabile. Ma non voglio essere io a rompere la calma.

-Che ne pensi-, comincia lui con lo sguardo basso. –Che ne pensi di Diana?-.

-Non me la filo-, replico con calma.

-È simpatica-.

-Sì lo vedo. Ma non me la filo ugualmente-. Sorride e si gira un biscotto fra le mani. –Sei molto severa sui giudizi delle persone, vedo-.

-Dico solo quello che penso-, ribatto. –Perché non sei con lei ora?-.

-Non posso passare tutto il tempo con lei no? Se non sbaglio, esisti anche tu-.

Sbuffo spazientita ed esco dalla stanza. Sicuramente si chiede che mi è preso, ammesso che gli interessi il mio stato d’animo. Che in questo momento è ancora più scontroso di quanto non lo sia di solito.

Passo per il salotto e me ne vado di sopra, in perlustrazione. Le stanze sono belle, tutte uguali però. Finestra rettangolare, letti singoli posti ai lati opposti della stanza, tappeto al centro, due cassettiere. Semplici ma belle. Su ognuna c’è una targa. “A&M” o “D&G” o anche “S&F”. Le iniziali delle “coppie”. Ecco che trovo la mia. Anzi, nostra. “N&B”. Non  perdo neppure tempo a vedere com’è la stanza, tanto è come le altre.

Annoiata, riscendo e mi metto a guardare la tv seduta sul divano. Nicholas è seduto sulla poltrona e vedo con mi guarda con le sopracciglia aggrottate. Poi ovviamente spunta Diana e cominciano a parlare di moto.

Cerco di non prestare attenzione e mi concentro sul documentario e noto con sorpresa che parla di alieni. –Stiamo scherzando?-.

-Mh? Non ti piace?-, fa Samuel.

-Per carità!-. Poi cominciano a dire che il Golfo persico era il Giardino dell’Eden un tempo, che la costellazione del cigno è l’entrata per il paradiso. Bah…!

 

Non capisco proprio. Ok che ci stanno cercando, ok quello che ti pare. Ma perché dobbiamo vivere come gli ebrei impauriti durante il periodo nazista?

Almeno una passeggiata si potrebbe fare. Ma questo non è possibile.

Sono passati almeno tre giorni da quando siamo qui dentro e ho imparato a conoscere gli altri. Samuel è un tipo sveglio, intelligente e allegro. Fanny è dolce, gentile. Ancora fatico a credere che sia un demonio. Mattia a volte è un po’ impacciato e timido ma se si impara a conoscerlo può essere simpatico. Angie sempre la solita oca. Garrett è un tipo ribelle, distaccato. Persino teppista se non viene controllato. Diana è una dura, una maschiaccia. Le piace la lotta, le moto. Ha la passione per le armi da fuoco ma siccome non le conosce, spesso chiede a me come si chiama un fucile, una pistola o roba così. Su questo campo sono un’esperta, grazie a mio padre. Azazel è severa, fredda. Ma può essere gentile e comprensiva. Forse Orias non aveva torto a dire che alcuni demoni erano capaci di amare le cose più di un angelo. Il caso di Fanny. Ama la natura ed è sempre gentile con tutti. Anche se Angie la tratta come uno straccio da piedi… Povera. Ma tanto a quella diavolessa glieli strapperò i capelli e poi vediamo. Ma c’è una cosa che mi turba. Si tratta di Nicholas. Non ci siamo più parlati da quella volta in cucina e lui passa ogni minuto con Diana. Chissà se si sono messi insieme. Beh non importa. Io devo pensare a me.

È ora di cena ma siccome ancora nessuno decide a prepararla, mi dirigo in cucina per mangiare qualcosa. Sì esatto, non so cucinare.

Prendo gli ingredienti per farmi un panino ma noto con tristezza che il pane è su una mensola alta. Magari chiamo Samuel.

Però qualcuno che non è il rosso mi prende il pane. –Serve una mano?-, dice Nicholas.

Gli strappo il pane di mano e lo apro. –Grazie-, faccio freddamente.

-Stavo pensando se ti andava di venire a cena fuori-, sento il suo sguardo sulla mia nuca.

-Dipende. Dipende da chi viene con noi-.

-Solo noi due. Ti va?-.

Mi fermo un attimo e alzo lo sguardo dal panino. Piego la bocca ma non mi giro. Solo noi due dice eh?

-E perché lo chiedi a me di venire a cena con te?-.

-Che intendi?-. Mi volto verso di lui. Ha le sopracciglia aggrottate. No. Non mi incanta. Questa sottospecie di demonio.

-Intendo perché non lo chiedi a Diana-.

-Perché dovrei chiederlo a lei?-.

-Ci sei così amico in questi ultimi tempi. Stai sempre con lei, non mi degni nemmeno di uno sguardo per sapere come sto. E non vorrei intromettervi nella vostra dolce amicizia-.

Sospira e si appoggia al bancone davanti a quello dove sto io. Vediamo che ha da dire. E se fa giochetti di parole mi sente.

-Ma Diana non è te-, replica con tranquillità. Quella risposta mi lascia… basita. Straluno gli occhi ma torno subito seria, in preda alla collera.

-Non prendermi in giro-, sibilo sporgendomi leggermente verso di lui. –Ma come? Ci vai tanto d’accordo e poi non la inviti a cena?-.

Nicholas mi guarda più intensamente. Non so se è preoccupato, scosso, o che altro. Non so decifrare la sua espressione fino a quando non aggrotta le sopracciglia, malinconico. Ma non dice niente.

-Senti-, continuo con calma. –Se vuoi prendere lei come protetta a me va bene-.

In realtà non mi va bene per niente. Tutto sommato mi piace la compagnia di Nicholas e se non è più il mio custode… Beh ci sto male.

Si passa una mano tra i capelli e sul viso. Chiude gli occhi con un sospiro e quando li riapre li fissa nei miei con uno sguardo inquisitore. Mi sento come se stesse leggendo tutti i miei pensieri, come se stesse scavando nelle profondità della mia anima.

-È questo che vuoi? Cambiare custode dopo tutto quello che abbiamo passato?-.

Abbasso la testa, come in un improvviso eccesso di pudore. –No ovviamente. Ma tu sei sempre felice con lei. Sembra che preferisci lei a me, quindi facciamo a cambio. Io vado con Garrett e tu prendi Diana-.

-Questo no-. Mi alza il viso per guardarmi meglio. Stavolta ha uno sguardo dolce, un sorriso rassicurante. Sento le lacrime che salgono ma cerco di tenerle a bada.

-Ehi-, mormora. –Tu sei Beatrice. La mia protetta. Non ti cambierei con niente al mondo-. Ecco, ora cedo. Porca miseria… Scoppio in lacrime come una scema e lui mi abbraccia.

Mi sento una stupida. Solo per il fatto che sto piangendo. Piangere mi fa sentire fragile e odio questa sensazione.

Nicholas non lo sa, ma io avevo davvero bisogno di un suo abbraccio. Di sentirlo vicino, che posso contare su di lui anche se è un demonio. Ma ora, la cosa non mi importa più. Demone o no, lui rimane sempre Nicholas. In qualsiasi modo sarebbe nato, sarebbe stato lui. Questo ragazzo a volte arrogante e menefreghista, sveglio, sarcastico. Ma che sa essere amichevole e, come ha detto orias, un gran tenerone. Sotto questa corazza fatta della più nera oscurità si nasconde un cuore di panna.

E improvvisamente capisco perché non posso separarmi da lui. –Nick io…-.

-Va meglio?-, mi interrompe sorridendo mentre scioglie l’abbraccio. Tiro su col naso e mi pulisco la guancia col dorso della mano.

-Sì grazie-.

Sorride. –Non preoccuparti più ok? Nessuno può sostituire la tua compagnia. E dico che sei scorbutica perché mi piace questo lato di te-. Mi scompiglia i capelli e fa per uscire ma si rigira verso di me.

-Quindi stasera vieni a cena con me?-.

Abbasso lo sguardo e sorrido. –Sì-.

    

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Non torniamo tardi dalla cena. Erano tipo le nove e mezza. Mi sono divertita. Mi mancava stare con lui e ora mi sento così felice. Nicholas l’ha capito perché sorrido sempre. E sembra che anche lui abbia fatto piacere passare il tempo con me perché è molto allegro stasera.

Entriamo nel salotto e noto qualcosa di diverso. C’è più gente. All’inizio non realizzo chi sono le facce conosciute e quelle no ma poi sì. Perché riconosco un viso che non vedo da un po’.

-Esther!-, esclamo e corro ad abbracciarla. Lei ride e ricambia l’abbraccio. Le sue ali splendenti illuminano tutta la stanza. È un po’ che non sento il suo profumo. Non riconosco mai la marca. Ah sì! È quello della Frankie Garage.

-Come andiamo?-, chiede.

-Benone! Tu sei riuscita a non farti ammazzare eh?-, ironizzo.

-Come ha detto Kyra, non crepo se non muori tu-. Punto lo sguardo sugli altri tre nuovi arrivati. Tutti angeli.

Una ragazza guarda annoiata la tv. Ha i capelli molto scalati e abbastanza lunghi argentei, con la frangia, gli occhi viola. Un altro è un ragazzo alto, magro, dal viso gentile e delicato. Ha i capelli biondo scuro e occhi blu. L’altro è un tipo dal viso annoiato, impassibile. Capelli biondo platino e occhi verde acqua.

Esther indica la ragazza dai capelli argentei. –Lei è Uriel-, poi indica il tipo dal viso gentile. –Lui è Gabriel-, infine indica l’altro biondo. –E lui è Raphael-.

Fanny mi si avvicina, muovendo placidamente le ali. –Vuoi un biscotto?-, chiede gentilmente. Non faccio in tempo a rispondere che Nicholas si è già impossessato del vassoio. –Li prendo io!-.

-Nick non è gentile da parte tua-, ridacchia la bionda. Poi si rivolge a Gabriel. –Dimmi, quand’è che siete arrivati?-.

-Tu non c’eri-, risponde l’arcangelo con gentilezza. –Non da molto comunque. Forse mezz’ora-.

-Dov’eri andata Fanny?-, le chiede Samuel.

-A vedere il cielo-, risponde lei con le guance arrossate. Che pisola! Però mi chiedo, se lei è un demone che deve combattere contro un segugio, come fa? Cioè è così dolce. Mi farebbe impressione vederla con una spada in mano.

Però Nick mi ha detto che più è forte l’arcangelo custode, più sono forti i segugi che ti mettono alle calcagna e quindi di pari forza sono anche i demoni custodi.

Quindi vediamo. Mikael è l’arcangelo più forte di tutti e quindi mi hanno messo alle calcagna Kyra, che è una fortissima. La più forte diavolessa esistente. E per proteggermi mi hanno assegnato Nicholas. Quindi Nick è uno fortissimo! Solo che per il momento non mi ha ancora dimostrato tutta la sua forza. E so che può fare molto di più di quello che fa ora.

Poi, Uriel. Uriel è il secondo arcangelo più forte e quindi le hanno messo alle calcagna un segugio spietato e furbissimo, mi ha detto Nicholas. Ha detto che si chiama Sytry e noi comuni mortali credevamo che fosse il demone maschio che conduce alla lussuria e che crea l’amore fra uomo e donna. Ora come ora non riesco a crederci visto il suo livello di forza. Tornando al ragionamento, come custode a Samuel è stata affidata Fanny per contrastare Sytry. Quindi sono di pari forza. Quindi (di nuovo) Fanny è una maledettamente forte! Non si direbbe mica.

Poi c’è Gabriel. Sarebbe il quarto arcangelo più forte, ma prima di lui c’era Raguel che ora è morto. Raguel era la ‘polizia’ del Paradiso. Quello che guardava l’Eden impedendo a Lucifero di intrufolarsi dentro. Cosa del tutto inutile perché alla fine quell’angelo c’è riuscito. Sapevate che Lucifero era un arcangelo una volta? Superava persino Mikael in forza.

Comunque, Gabriel ora è il terzo classificato nella lista dei più forti. Gli hanno messo alle calcagna una forte, Proserpina, e hanno assegnato a Diana un custode forte, Garrett. Anche Raphael è forte, forse al pari di Gabriel, chi lo sa? Se non combattono tra di loro, questi angeli! Comunque a Raphael hanno messo alle calcagna un tizio, Dagon, che dicono sia il terzo demone più forte di tutti.

Perché vi sto ammazzando con questa storia? Perché con tutti questi demoni custodi, arcangeli e protetti mi si impiccia il cervello. Ricapitoliamo, quindi. Mattia è il protetto di Angie e di Raphael, e il suo Segugio è Dagon. Diana è la protetta di Gabriel e Garrett, il suo segugio è Proserpina. Samuel è il protetto di Uriel e di Fanny, il suo segugio è Sytry.

Ora mi scervello un altro po’. Anzi no. Il demone custode più forte di tutti è Nicholas, il secondo è Fanny, il terzo è Garrett e la ultima è Angie, che sono sicura non sappia impugnare nemmeno una spada. Sorvoliamo. Il demone Segugio più forte è Kyra, il secondo Sytry, il terzo Dagon e anche Proserpina è al pari della forza.

Ok ho finito di torturarvi.

Mi stiracchio e saluto tutti per andare a dormire. Stasera sono molto più insonnolita del solito.

Nicholas mi segue in camera e si siede sul suo letto. –Sono felice che stasera ti sia divertita-.

Sorrido e prendo il mio pigiama. Ne metterò uno più leggero visto che comincia a fare caldo. Era anche ora, siamo in giugno.

Mi rigiro e mi trovo Nicholas davanti con un sorriso sghembo. –Contenta di rivedere Mikael? Come ti sembrano gli altri?-.

-Non c’è male. Mi sta simpatico Gabriel. A te invece? Anche dei demoni custodi-.

-mmmh… Fanny è troppo dolce per i miei gusti. Molto carina, devo ammetterlo, ma è troppo tranquilla. Uriel già per il fatto che non si fila nessuno mi sta sulle scatole. Poi Mikael lo sai, mi è simpatica. Raphael è troppo apatico e gli tirerei volentieri qualcosa contro. Angie… Mamma mia. È una bella ragazza, per carità, ma a me non piace. È troppo gallina-.

-A te piacciono quelle matte, in sintesi?-, sghignazzo.

Alza l’indice. –No. Quelle che si arrabbiano facilmente. Quelle, come dice Garrett, incazzose-, ride.

-Anche Diana è incazzosa…-,commento.

-Ma a me non piace lei-, ribatte sorridendo.

Vado a vestirmi e quando torno lo vedo che è piombato nel sonno più profondo. Dorme con la canottiera e i pantaloncini. Inoltre ogni mattina trovo sempre il letto incasinato. Si agita un sacco quando dorme! E parla anche. Fa interi discorsi col cuscino e spesso scoppia anche a ridere, o si incavola e toglie l’imbottitura di piume. Quando vedo tutto quel casino non posso fare a meno di ridere!

 

 

Il mattino dopo, Nicholas si sveglia carico di energie e mi sveglia strattonandomi. Borbotto qualche maledizione e mi metto seduta. –Idiota-.

-Dobbiamo fare un sacco di cose, Beatrice! Su, in piedi, vatti a vestire!-.

-Lasciami in pace-, e mi rimetto sotto le coperte.

-Devo vestirti io?-. Mi tolgo le coperta da dosso e lo guardo male. Vede la mia espressione e sgrana gli occhi:-Oh, ma ti prego! Mica sarebbe la prima volta che…-, gli lancio il cuscino in faccia, interrompendolo. Non mi interessa quello che ha da dire. Ha già preso i pantaloni che ieri sera avevo buttato ai piedi del letto. Gli strappo i jeans di mano.

-Non sono invalida, so vestirmi da sola! E non ti azzardare più a fare certe richieste-.

Sghignazza e si gira, per andare verso la sua parte della camera. Si toglie la canottiera, sbadiglia e si mette una T-shirt nera.

-Che cavolo fai?-, sbotto.

Mi guarda come se fossi stupida. –Mi vesto-.

-Qui?! Va’ a vestirti da un’altra parte-.

-Io al contrario di te non mi vergogno a stare in mutande!-.

-Ma io mi vergogno a vederti, quindi fuori da qui!-.

-Esci tu no? Invece di rompere le scatole a me-.

Sospiro. –Molto bene. Mentre aspetto che ti vesti dormo un altro po’-.

Mi rimetto sotto le coperte. Non sono passati nemmeno cinque minuti e già lo sento che mi scuote. –Sveglia!-.

-Non sto nemmeno dormendo. E poi, dove dobbiamo andare?-.

-Torniamo a Tokyo. Gli angeli mi hanno riferito alcune cose e devo parlare con Orias-.

-Mi spieghi che ha di speciale quel demone?-.

-È un demone veggente-, mi spiega.

-Ah. Verrà anche Esther?-.

-Al cospetto di un demonio? Scherzi? E poi se Mikael vedrebbe Orias lo ammazzerebbe-.

-Perché?-.

-Nessuno lo sa, ma sembra che Orias e Mikael abbiano un conto in sospeso. Un po’ come lei ce l’ha con Lucifero. Ma loro sono destinati a un’eterna rivalità-.

-Capisco. E quindi saremo solo noi due?-.

-Sì, solo noi due-, sorride. Esce e io posso vestirmi in pace.

Infilo i miei jeans e tolgo la maglia del pigiama. Uffa, non trovo la T-shirt che avevo ieri… Inizio a cercare nella borsa, sotto il letto. Infatti è proprio qui sotto al materasso. La afferro e mi alzo in piedi. Mi siedo sul letto e appena un secondo prima che la infilassi, la porta si apre. Mi viene un colpo e indovinate chi è? Nicholas! Mi copro il petto con la maglietta.

-Ah, per favore!-, borbotta. Corro verso la porta e gliela chiudo in faccia. Da fuori lo sento dire. –Svelta che l’aereo sta per partire!-. Metto la maglietta al volo ed esco.

-Cretino! Ma vuoi bussare?!-, sbotto scendendo le scale per raggiungere le scarpe.

-Quanto rompi. Come se non avessi mai visto una donna in reggipetto-, borbotta. Lo guardo furente ma lui sembra divertito da quell’occhiata.

-Pervertito-.

-Ehi, l’eternità da il tempo di fare tutto ciò che vuoi. E poi io ho milleottocentonovantasei anni pi di te, quindi certe cose già le ho viste-.

-Questo è certo. Con tutte le donne che ti sei fatto…!-.

Mi allunga un’occhiata infastidita ma non dice niente e mette la spada a tracolla Questo mi fa capire che probabilmente l’ho colpito sul vivo. Uno a zero!

In casa solo gli angeli sono svegli. Ci salutano e Esther mi raccomanda di essere prudente. Non capisco, ma non faccio domande e mi limito a fingere di capire.

Ci avviamo all’aeroporto in silenzio.

Passiamo tutti i controlli senza che nessuno si accorga della spada di Nicholas. Sull’aereo guarda sempre fuori dal finestrino mentre io lo osservo con attenzione. Lui e la spada ovviamente.

-Come mai nessuno si accorge di…di quella?-, gli chiedo.

-Gli umani non possono vedere le spade angeliche o demoniache. Tranne i protetti, questo è ovvio. Sono costantemente sotto l’influsso angelico e demoniaco-.

-Che intendi per influsso angelico o demoniaco?-.

-Non te l’ho mai spiegato?-.

Scuoto la testa. Beh è vero. Non me ne ha mai parlato. Sospira paziente s i mette comodo.

-Gli angeli e i demoni sono fatti di due essenze differenti. Gli angeli di luce e noi di ombra, il che spiega perché la stragrande maggioranza di diavoli ha i capelli e gli occhi scuri. L’essenza in eccesso si manifesta sottoforma di ali. Il nostro corpo emana come un’aura, tipo una lunghezza d’onda dell’anima. Questo si chiama “influsso”. Chi è sempre sotto l’influsso angelico sa riconoscere i demoni e le spade demoniache. E chi è sotto l’influsso demoniaco la roba angelica. L’influsso modifica anche il modo di essere delle persone. Prendiamo per esempio io, te e Mikael. Hai passato un mese in compagnia di quell’arcangelo, quanto basta per permetterti di riconoscere un demone. Anche perché la sua aura è molto forte rispetto a quella degli altri. Tuttavia, l’influsso può indebolirsi e non permetterti più di vedere i demoni. Se non vedessi più Mikael per un mese l’influsso angelico sparirebbe e vedresti tutti come semplici esseri umani-, fa una pausa e si prende qualche biscotto che gli offre l’hostess. –Comunque-,continua mentre mastica.

-Ora non riuscirò più a prenderti sul serio-, commento.

-Comunque-, ripete fulminandomi con un’occhiata. –L’influsso demoniaco funziona allo stesso modo. Con l’unica differenza che dipende tutto da quanto è forte un demonio. Essendo io un demonio giovane-.

-Ma tu sei anche forte-, lo interrompo e mi becco un’altra delle sue occhiate inceneritrici. –Sì, ma rimango comunque un giovane demonio inesperto. Di conseguenza la mia aura non è grande come quella di Kyra, o Orias, o Nergal. In sintesi, l’aura sono le ali. Più grandi sono le ali, più grande è l’aura-.

-Wow-, commento. –E quindi?-.

-E quindi molti demoni crederanno che tu non sei in grado di vederci perché sei sotto l'influsso di un demone minore-. Poi improvvisamnte fa un sorriso machiavellico. E, improvvisamente, mi sento terrorizzata e ho una gran voglia di scappare. Quel sorriso mi ricorda Kyra e sinceramente mi fa una paura tremenda!

-Su, Nick, non dovresti fare così, spaventare una povera umana. Che sgarbato!-, dice una voce melliflua e sento un tocco freddo e affilato sul mio collo. Una spada.

Abbasso lo sguardo sulla lama. È nera, lucida, perfetta. Ha un’incisione nella lingua demoniaca, che, con mia grande sorpresa, sembra arabo.

Riconosco quella spada. E quell’incisione. È la spada di Nicholas e quello è il suo nome.

Il mio custode non sembra essere preoccupato, anzi. Sorride beffardo e mette le mani in tasca. –Hai rotto la spada?-.

-In questo momento la sta usando qualcun altro-, risponde Kyra con un tono sprezzante.

-Interessante. E chi è questo qualcun altro?-.

-Che t’importa? Sei solo un demone minore-. Preme leggermente la lama sul mio collo. Ho una visione agghiacciante che non riporto perché non è adatta a stomaci delicati. Rabbrividisco.

Nick muove le ali irritato. –Occhio Kyra. Anche tu sei un demone minore-.

-Questo non è vero. Sono un Segugio. Ovvero di rango superiore al tuo, stupida imitazione di diavoletto-.

Il mio custode lancia un’occhiata alla spada e sorride, facendosi beffe di Kyra. –Parli tu, che non sai nemmeno individuare i difetti di una spada. Che squallore-.

Il Segugio emette un ringhio basso e preme ancora un po’ la lama sul collo. Giuro che se divento un fantasma perseguiterò Nicholas.

-Quella spada è stata forgiata per proteggere la mia protetta-, continua tranquillo.

-Parli come un angelo-.

Alza una spalla, noncurante. –Sarà che con l’età sto diventando tenero-.

-Sei solo un marmocchio che ha appena compiuto millenovecento anni-.

-Millenovecentododici, prego. Sii più precisa con le età-.

-Non mi frega una mazza di quanti anni hai!-, sbotta Kyra e alza la spada per colpirmi al collo. In effetti mi prende ma non accade nulla. La spada si è trasformata in fumo, oltrepassandomi il collo.

Io e Kyra rimaniamo perplesse. Nick invece fa un sorriso astuto e affascinante, che mi ricorda un gatto che si lecca i baffi prima di saltare sul topo.

-Te l’avevo detto. Non prenderti gioco di me, le conseguenze non ti piacerebbero-.

-Tu giochi troppo-, e scompare trasformandosi in un’ombra. Guardo Nick, ancora scossa. Lui sembra aver già calcolato tutto e quindi è tranquillo. –Che stupida-.

-Ammetto che me la sono fatta sotto però-.

-Non sarebbe naturale se non te la facessi sotto appena la vedi. No?-.

Ci rifletto su poi gli do ragione e mi accoccolo sul sedile per farmi una bella dormita.

  


  

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


È il tramonto, qui a Tokyo. Sono sveglissima, e da sotto le palpebre chiuse riesco a percepire la luce del crepuscolo. Nicholas mi scuote piano.

Di solito per svegliarmi mi strattona. Segno che è ancora mezzo addormentato pure lui. Apro gli occhi e vedo che è l’hostess ad avermi svegliato. Nicholas è in piedi dietro a lei, sveglio come un grillo.

-Pronta?-.

-Certo-, mugugno. Scendiamo dall’aereo e ci dirigiamo in fretta verso il casinò dove stava Orias. Lo troviamo di nuovo lì, intento a parlare con una donna dai tratti orientali.

Quando ci vide fece un largo sorriso. –Sapevo che saresti tornato, Nick-.

-L’avevi previsto?-, ridacchiò l’altro. Previsto?

-E sai anche il perché sono venuto?-, chiede Nicholas.

-Certamente no. Non sono Nergal io. A proposito com’è andata con quella vecchia volpe?-.

-Niente di che. Ci ha rivelato subito dove si trovava Alawanis. Temo che quel demonio sia entrato in combutta con altri demoni potenti-.

-Dubito che Astaroth o Belial o addirittura Belzebù si abbassino a tanto. In fondo, Alawanis non è nulla in confronto a loro-. Quindi c’è qualcuno più forte di Alawanis! Da una parte sono felice, dall’altra terrorizzata.

-Veniamo al punto-, taglia corto Nicholas. –Mikael mi ha riferito che un demone è venuto da te per una visione e io sono venuto per vedere quale futuro gli hai mostrato-.

-Mh. Interessante. Che mi offri in cambio?-.

-La spada di un arcangelo-. Orias sembra molto interessato, visto il suo sguardo acceso.

-Se è la spada di Gabriel o Raphael non mi interessa. Le spade più forti sono quelle di Mikael e Uriel-.

-Ti ho portato la spada della Principessa degli Angeli, Mikael-. Scherza o dice davvero?!

-Cosa?!-, sbotto. –Hai ucciso Mikael?!-.

Nicholas mi guarda come se fossi stupida. –L’avrebbero uccisa comunque-.

-Idiota! Non può morire se non crepo io!-.

-Non è esatto-, mi corregge Orias. –Gli angeli possono morire anche senza che muore il loro protetto. Ma è molto difficile quel procedimento. Solo Lucifero, Belial e Belzebù sanno come fare. Quindi Nicholas come hai fatto ad avere la spada di Mikael?-.

Ecco sentiamo che ha da dire in sua difesa questo idiota che non pensa nemmeno che l’avrebbero scoperto!

-Ok lo ammetto. L’ho rubata-, dice sorridendo. Mi batto una mano sulla fronte.

-Fammi vedere-, fa Orias. Nick gliela porge e l’altro demonio chiude gli occhi, cercando di captare qualcosa. Poi sorride soddisfatto e gliela restituisce.

-Mikael non ha mai combattuto con questa spada. L’ha solo toccata. Inoltre non è la spada della Principessa. È una copia molto ben fatta. Scacco matto, Nicholas-.

Lui non sembra prendersela. Anzi ha uno sguardo ammirato, anche se venato di ironia come sempre. –Scacco matto-, conferma.

-Quindi ora che intendi offrirmi?-.

-La mia spada-.

-La spada di un demonio minore non mi interessa-.

-Allora facciamo che la visione è gratis!-, sbotta. Orias ride.

-Ovviamente no. Vendo care le mie visioni-. Quindi Orias è il demone delle visioni. Quindi se ha qualche visione va in preda alle convulsioni e farfuglia parole senza senso? Non mi stupisce che le vende care, visto che deve andare in trance.

-Ti interessa sapere dove si trova Alawanis?-, chiede allora Nick.

-Perché me lo chiedi?-.

-Se non sbaglio, hai un conto in sospeso con quel tipo-.

Orias rimane in silenzio. –Quindi in cambio vuoi darmi informazioni-, conclude dopo un po’. Sorride. –Nicholas, sei contorto e manipolatore-.

Nick non risponde, si limita a sorridere. Quindi  l’altro prosegue. –Bene. Dimmi dove si trova-.

-Come faccio a sapere che rispetterai l’accordo?-.

-Non puoi dare del bugiardo a un demone. Lo sai. Noi non mentiamo mai, al contrario di quanto si pensa. Quindi dammi quelle informazioni e ti mostrerò quella visione-.

Nicholas gli dice dove si trova Alawanis e Orias fa un sorriso a metà fra il disgustato e il minaccioso. –Quel bastardo non si smentisce-.

-La visione-, gli ricorda Nick. Il demonio gli prende il polso e gli fa appoggiare la mano sulla mia spalla. Entrambi lo guardiamo confusi.

-La visione deve vederla anche lei. Quindi dovete stare in contatto-. Appoggia le mani sulle nostre teste. E improvvisamente il paesaggio cambia.

 

  

Sono sospesa in cielo, come un angelo. Dall’alto vedo tanti cadaveri e mi si gela il sangue. Che succede? Perché Tokyo è diventata una città fantasma?

I cani, i gatti, i topi, regnano sovrani della città senza essere disturbati. Questo fino a quando delle ombre passano veloci nelle strade. Gli animali fuggono e si rifugiano altrove mentre i demoni rallentano la loro corsa e sbattono le ali con una calma letale. C’è un gruppo di quattro demoni  tra i quali riconosco Kyra e Proserpina. Un altro ha i tratti felini, capelli neri, occhi gialli, pelle abbronzata e un canino che sporge un po’ fuori dal labbro. L’altro ha un lungo mantello nero, e il cappuccio gli copre il viso. Devono essere Sytry e Dagon.

C’è anche Alawanis che sta appoggiando il piede sul corpo di un demonio che somiglia vagamente a Nicholas, solo che le ali sono letteralmente enormi.

Che sia Lucifero?

 
 
 

Il ritorno alla realtà mi lascia profondamente scossa. Mi accorgo solo dopo qualche minuto che Nick ha spostato la mano. O meglio, sono io che gliel’ho spostata…?! Infatti stringo la sua mano tra le mie e quando me ne accorgo la mollo di colpo.

Scuote la testa energicamente e sbatte le palpebre. –Cosa è successo?-.

-Alawanis ha trionfato. Ha ucciso Lucifero, distrutto la razza umana e polverizzato gli angeli-.

-Ci riuscirà?-, chiedo.

Orias si stringe nelle spalle. –Il destino non è scritto nella pietra. Infatti un altro cliente è venuto da me per avere la stessa visione, come conferma. Ma non l’ha avuta. Era una visione diversa. Per modificare il futuro c’è bisogno di un’azione grandiosa, che stravolga ogni cosa-.

-Ed è quello che è successo tra una visione e un’altra-, conclude Nicholas.

-Esattamente-, conferma.

-Ma cosa è successo?-, chiedo.

-È nato Samuel. Il primo protetto degli arcangeli e dei demoni. Nonché il primo meticcio della storia-.

-Come?-.

-Poi ti spiego-, dice Nicholas. –Mostraci la seconda visione-.

-No. Non hai nulla da offrirmi. Torna quando avrai qualcosa da darmi in cambio-.

Nick grugnisce, innervosito. Saluta e se ne va. Lo seguo a ruota e chiedo spiegazioni sul fatto dei meticci.

-Da un umano e un demone o un angelo nasce un meticcio. Da un angelo e un demone un umano. Da due angeli un demone, e da due demoni un angelo. Soddisfatta?-.

-Non hai risposto alla domanda-.

Mi allunga un’occhiata infastidita. –I meticci hanno sangue angelico o demoniaco ma non hanno poteri. Sono semplicemente più resistenti rispetto agli altri umani. Quindi se a una persona qualunque gli viene un tumore incurabile muore. Se invece viene a un meticcio riesce a sopravvivere anche se non si cura. Tutto qui-.

-E ti pare poco?!-.

-tuttavia, sono pur sempre umani quindi se gli dai una coltellata muoiono-.

-Mi piace il tuo tatto quando parli di morte-, commento sarcastica. Sorride. –ne sono nati sette di questi meticci angelici. Ma ora sono solo quattro-.

C’è qualcosa di strano. Non so spiegarmi cosa, ma è come un’intuizione.

Nicholas vede che ci sono quasi arrivata e dice:-Sono nati come supporto. Una specie di esperimento, in sintesi. Servivano, e servono, a far restare gli arcangeli in vita-.

Mi paralizzo di colpo. Siamo noi. Noi protetti siamo i meticci. Dal mio sguardo capisce che ho capito.

-Tu sei nata per ultima, essendo più piccola rispetto agli altri-.

-Mio padre era un angelo?-.

-No era umano. Tua madre era un angelo-.

-La conoscevi? È viva?-.

-Sì è viva. E anche i genitori degli altri-. A quanto pare Orias aveva ragione. Gli angeli non sono solo quattro. Sembra ci sia una bella comunità angelica da qualche parte.

-Ma tu conoscevi mia madre?-.

-Sì. Quando seppe che lavoravo come Custode mi chiese lei personalmente di diventare il tuo custode una volta che saresti cresciuta-.

Rimango un po’ scossa. È una grande notizia sapere che mia madre è viva quindi spero di incontrarla.

-Tu mi conoscevi già allora-, concludo.

-Esatto. È stata Mikael a dirmi chi eri e quando ti rividi rimasi sorpreso. Ancora di più quando scoprii che non assomigli nemmeno un po’ a tua madre di carattere-.

-La vedrò?-.

-Certo che sì! Infatti ora andiamo da Nergal a dirgli della visione e in cambio chiediamo di sapere dove si trovano quegli angeli-.

-Mi hai detto che da un angelo e un demone nasce un umano. Ma allora tutti gli umani sono figli di angeli e demoni-.

-No. I primi umani sono nati da angeli e demoni poi la razza è aumentata nel corso degli anni. Ma noi demoni e gli angeli non ci abbiamo più messo lo zampino. Sono milioni di anni ormai che nessun demone o angelo si accoppiano. A noi demoni piacciono molto di più le donne umane quindi nascono moltissimi meticci demoniaci che poi vengono accuditi dal genitore umano, perché noi non ci prendiamo certe responsabilità-, fa una pausa. –Invece gli angeli non hanno mai procreato con gli umani. La prima volta che lo fecero fu diciannove anni fa, quando nacque Samuel, e fu un esperimento quello, per sostenere almeno gli arcangeli. Videro che il bambino cresceva forte, guariva in fretta dalle malattie, quindi constatarono che l’esperimento era andato bene. Così, diciotto anni fa, nacquero Diana e un altro ragazzo che morì tre anni fa, il protetto di Raguel. Il terzo esperimento, diciassette anni fa, andò bene. Nacque solo Mattia. Sedici anni fa, nacquero tutti gli altri, e tu-.

-I bambini meticci vengo separati alla nascita allora-.

-Beh nessuno ha mai pensato di farli crescere insieme. Ma comunque vengono separati dal genitore angelico perché crescerebbero da angeli fino a diventarlo. E a quel punto l’esperimento sarebbe inutile, no?-.

-Ha senso-, approvo. –Quindi ora si va a Berlino di nuovo?-.

-Esatto-.

 

 

Arriviamo a Berlino il giorno dopo. È una fresca mattinata, ma nonostante questo, Nicholas mi dice che devo rimanere nella camera dell’hotel perché lui deve uscire. Ha detto che Nergal non riceve mai prima del tramonto e ha aggiunto con una certa severità:-Quindi ora te ne rimani qui fino a quando non vengo a prenderti al tramonto-.

In sintesi, mi sento una prigioniera. Ma forse mi conviene ascoltarlo. Così aspetto il tramonto chiusa nella camera a guardare la tv e a mangiare quello che mi portano le cameriere.

Che noia. Mi alzo e decido di farmi una bella doccia. Tanto per non stare sempre seduta.

Esco dalla doccia-vasca e mi guardo allo specchio. Vi ho mai detto come sono? Mmmmh… allora, per cominciare ho i capelli lunghi, dal taglio paro e corvini, quindi così neri che hanno i riflessi blu, ho la frangia di lato, ma non para. Ho gli occhi… Mmmh… Allora, avete presenti quelle notti di luna piena e il cielo è sereno? Ecco, ho gli occhi di quel colore. Di un blu molto scuro, tanto da sembrare nero. Ho la pelle abbronzata perché passo molto tempo fuori casa. Anche quando mio padre era vivo, lui lavorava e io nel pomeriggio facevo lavoretti part-time, per guadagnarmi qualcosa in caso avessi avuto bisogno di qualche spicciolo. E poi quando nn avevo niente da fare andavo in giro. Quindi mi sono abbronzata. Per questo ho anche qualche lentiggine sotto gli occhi. Di corporatura sono di statura leggermente più bassa rispetto alla media, ho un corpo piuttosto magro anche se forse un po’ più sviluppato rispetto ad altre.

Bussano alla porta. Chi può essere? Nicholas ha detto che tornava al tramonto. Mi vesto al volo e vado a vedere. È un angelo… è un angelo?! Che storia è mai questa? Pensavo che fossero rintanati in chissà qualche luogo. È un ragazzo che non dimostra più di quattordici anni, anche se probabilmente ne ha cinquecento. Ha capelli biondi, arruffati e occhi turchesi. Apro leggermente la porta. –Che c’è?-.

-Vengo da parte di Mikael. Ha detto che ha scoperto dove si trovano gli altri angeli e puoi tornare a Firenze-.

Lo guardo diffidente. –E Nicholas?-.

-È un demone. Ti ritroverà-.

-Sappi che non posso allontanarmi da lui. Siamo legati-.

-Oh… Beh allora vieni, andiamo  cercare Nick e lo portiamo con noi-. Rimango ferma. Non lo so perché non mi fido.

-Come ti chiami?-, indago.

-Ruben-, sorride. Un sorrisetto astuto e affascinante. Un sorriso che non dovrebbe stare sul viso di un angelo. Non mi fido affatto. Tantomeno dopo quel sorriso.

-Sicuro di essere un angelo?-.

Scoppia ridere. –Certo! Non le vedi le ali?-. E le muove più energicamente.

-Non mi ispiri fiducia, ragazzino-. Che cosa stupida chiamare un angelo centenario “ragazzino”.

-Me lo dicono in molti-, si stringe nelle spalle.

-Non mi va di seguirti-, mi impunto. Lui fa un’espressione esterrefatta.

-Mi ha mandato Mikael. Inoltre c’è Kyra in questo albergo, ti sta cercando-. Mi si gela il sangue nelle vene ed esco dalla stanza. Mi ha convinto. Sissignore!

Sorride soddisfatto e scendiamo le scale di corsa. Usciamo dall’albergo e andiamo verso la metropolitana. Ancora nessuno strattone.

-Perché stiamo andando alla metropolitana?-, chiedo.

-Nicholas si trova lì-. Che ci fa Nick là?

Arriviamo di fronte ai binari e mi guardo intorno per cercare il mio custode. Ruben sembra perfettamente tranquillo e aspetta. Io sono ansiosa invece. Non so dove caspita è finito il mio custode e non mi fido di questo moccioso che ha appena compiuto cinquecento anni!

Improvvisamente, la metro arriva e subito dopo mi sento spingere verso i binari. Mi giro e vedo l’angelo che sorride machiavellico. Gli angeli non fanno queste cose. Gli angeli non uccidono le persone.       

    

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Gli angeli non fanno queste cose. Gli angeli non uccidono le persone. Non fanno sorrisi machiavellici. Certe cose le fanno i demoni.

Tutta la mia vita mi passa davanti in un secondo. L’attimo prima di venire travolta dalla metro.

…E un attimo prima che qualcuno mi tirasse via. È stata una fortuna. Il mio naso era appena a cinque centimetri di distanza dalla metro.

Mi giro verso il mio salvatore e scopro che è stato Nicholas. Mi guarda severo e mi molla la mano, che aveva stretto per afferrarmi.

Ruben non c’è più.

-Che cavolo facevi?-, mi rimprovera Nick cominciando ad allontanarsi.

-Ti cercavo-.

-Perché hai dato retta a quel ragazzino? L’hai visto tu stessa che non ha proprio un’anima angelica!-.

-E che ne sapevo? Era un angelo nell’aspetto-.

Si passa una mano tra i capelli e si ferma, poi si gira a guardarmi. –Dimmi cosa ti ha detto-.

-Allora, mi ha detto che lo aveva mandato Mikael perché aveva scoperto dove si trovavano gli angeli rintanati. Io non gli ho creduto subito ma l’ho seguito perché aveva detto che all’albergo c’era Kyra e mi stava cercando-, confesso sentendomi una stupida per avergli creduto.

Sembra intuire il mio umore e annuisce. –Sì sei stata stupida. Kyra non c’è. Le notizie dei nostri spostamenti le arrivano troppo tardi e ora è ancora a Tokyo-.

-È una fortuna-.

-Assolutamente sì. Dai andiamo. Nergal ci aspetta-. Accenna un sorriso e continua a camminare.

Si è fatto buio per quando arriviamo al palazzo del demone pettegolo e noi siamo rimasti in silenzio tutto il tempo.

-Nicholas, senti io volevo ringraziarti per avermi salvato la vita-.

Prima di suonare al campanello si gira verso di me sorridendo come se fosse una cosa ovvia, ma non dice niente.

Saliamo le scale e arriviamo alla porta dell’appartamento che mi fa tanta paura.  Di nuovo ci apre Nergal. Sento una voce civettuola. Mi si gela il sangue, e sembra che anche Nicholas abbia avuto la stessa reazione.

Entriamo scambiandoci un’occhiata disperata. E sapete perché? Perché nel salotto del demonio c’è Angie con Mattia.

-Uccidetemi-, borbotto abbassando la testa. La diavolessa corre verso Nick e lo abbraccia.

-Sì, uccidete anche me-, fa il mio custode. Angie ride.

-Il solito spiritoso. Su, su, che ho trovato alcuni nomi carini da dare ai nostri figli-.

Figli? Ma non corre un po’ troppo?! Mi scambio un’occhiata con Nicholas e lui si stacca quella da dosso.

-Non affrettare le cose. Chi ti ha detto che voglio avere figli con te?-, dice le ultime due parole con disgusto.

-Angie, Angie, Angie…-, mormora Mattia scuotendo la testa. –Corri un sacco con chi non ti si fila-.

-Ben detto!-, commento. La diavolessa mi guarda furente e noto dal suo sguardo se sta optando di uccidermi o no.

-E comunque-, dice Nicholas. –Noi siamo venuti per cose importanti quindi non dateci fastidio-. Si va a mettere seduto sulla poltrona e io mi metto sul divano.

-Nergal ci serve da sapere dove sono gli angeli superstiti-, dice ancora.

-Che mi offrite in cambio?-, chiede freddamente Nergal, in piedi davanti alla porta, con i polpastrelli che si toccano.

-Informazioni-.

-Bene. Dimmi pure-.

-Orias ha avuto una visione. L’intera razza umana sterminata e Lucifero abbattuto. È ciò che tramava Alawanis ma è una visione di più di diciannove anni fa. Poi è nato Samuel, il protetto di Uriel, e la visione è cambiata. Non conosciamo anche la seconda visione ma Orias ci ha detto che è cambiata-.

-Molto interessante-, commenta Nergal. –Allora posso dirti due cose. Che colui che era andato a vedere la seconda visione, come conferma del piano iniziale, era uno dei luminosi. E che gli angeli si trovano in Siberia-.

-Che cosa?! Io non ci vado in Siberia!-, si lamenta Angie.

-Quanto ti lamento-, sbuffa Nicholas. –Sii più adattabile-.

 
 
 
 
 
 
 

-Mai più! Non metterò mai più piede in Siberia!-, esclama Nicholas tremando dal freddo.

-Quanto ti lamenti-, lo prendo in giro ripetendo le parole che lui stesso disse a Angie.

-Ho freddo!-, esclama lui, difendendosi. Come avete intuito, siamo arrivati a destinazione. Fa un freddo cane, ci saranno venti gradi sottozero se non di più!

Siamo andati con il resto della banda, arcangeli, protetti e demoni custodi. Sarebbe rischioso per loro ma non importa. Caspita siamo in Siberia, nessun Segugio penserebbe di venirci. Il freddo non fa per i demoni. Persino la dolce Fanny, quella che non si lamenta mai, ora sta lanciando maledizioni a tutto spiano.

-Perché quegli angeli hippie hanno deciso di venire qui a farsi la base segreta?!-, esclama Garrett  strofinandosi le braccia.

-Gli angeli stanno dove c’è la natura quindi nessun demone si sognerebbe di trovare un angelo in un luogo desolato come questo-, spiega Raphael con aria sapiente.

-Ma almeno lo sapete dove sono nascosti?-, chiede Samuel. Solo alcuni angeli sanno dove stanno rintanati, ma di questi angeli ne è rimasto uno. Dev’essere un combattente. Dev’essere Mikael.

-Seguitemi-, dice infatti Esther. Si incammina lungo una stradina grigia e deserta. Non c’è vegetazione. Non c’è niente. Non nevica nemmeno, nonostante faccia molto freddo.

Come non detto. Piccoli fiocchi di neve cadono dal cielo e si poggiano dolcemente a terra. Gli altri non ci fanno caso, ma io che ho visto la neve una sola volta quando ero piccola, rimango di sasso.

Nicholas, che cammina davanti a me, si gira e mi guarda sorridendo. Alzo la testa verso il cielo, e metto le mani a coppa. La neve che si poggia sui guanti non si scioglie subito. Nick rimane in silenzio, con le mani in tasca, il naso e le guance arrossate, e guarda il cielo.

Sono stati pochi attimi di quiete poi un grido. –Un orso!-, è Angie. Dalla steppa si avvicina un orso bianco con tutta l’intenzione di sbranarci. Forse siamo nel suo territorio. Forse siamo vicini alla tana coi sui cuccioli. Forse non mangia da tanto.

Nicholas mi afferra la mano e corre via, verso gli altri. Mentre passa accanto a Esther, le afferra il braccio e trascina via. –Dov’è questo rifugio?-, esclama.

-Dietro la collina-. Accelera la corsa e fatico a stargli dietro. Mi guardo alle spalle e vedo che Garrett ha afferrato la mano di Diana, Raphael quella di Angie, Samuel ha preso sia Fanny che Uriel per il polso. E infine, dietro tutti, c’è l’orso affamato che corre velocissimo.

-Cavolo Beatrice, così mi rallenti!-, borbotta Nicholas. So che può andare molto più veloce di così ma non posso farci niente se sono umana!

-Scusa sai, se non posso correre alla velocità della luce!-. SI blocca di colpo e in un attimo mi ritrovo in braccio a lui. Le cose intorno a noi sono solo strisce di colore. Mi gira la testa e mi tappo gli occhi. Sento il petto di Nicholas muoversi come se stesse sghignazzando. Davanti a noi, vedo una chioma rossa. Mikael. In un attimo abbiamo seminato l’orso e abbiamo passato la collina. Il mio demonio si ferma e mi mette giù.

Non ha il fiatone, non è sudato. Emana sempre il profumo di One Milion. Anche gli altri angeli e demoni hanno corso a velocità della luce, facendo in modo che il loro protetto non gli sia d’intralcio per la corsa.

Mi guardo intorno e noto con sorpresa una lastra di metallo, ai piedi della collina. Esther la tira su e ci si butta dentro.

La seguiamo tutti. L’interno è buio, freddo, umido. Ma in fondo a questo corridoio noto una lucina, fioca come quella di una candela.

Andiamo verso quella luce e ci ritroviamo in una sala abbastanza buia, ma ben arredata. Con il pizzo sul tavolino, i fiori in ogni angolo. Ci sono due angeli. Un uomo e una donna. Lui ha i capelli rossi, gli occhi neri. Lei ha i capelli biondi, gli occhi marrone chiaro, dal taglio come quello di Mattia.

L’uomo guarda Samuel e si avvicina. –Samuel?-.

-In persona-, risponde l’altro, con diffidenza. L’uomo lo abbraccia, scoppiando a piangere. –Figlio mio…-.

Samuel rimane in silenzio. Non sa che dire, che fare, perché guarda Uriel e Fanny come a chiedere consiglio ma loro si limitano a sorridere.

-Com’è possibile? La mamma mi ha detto che tu eri morto in un incidente d’auto pochi mesi dopo che sono nato-.

-Capisco. Beh in realtà tua madre ha detto solo quello che doveva dire. Non potevo vivere con voi altrimenti tu saresti diventato un angelo e l’esperimento sarebbe stato nullo-.

-Sono un esperimento?-, mormora un po’ amareggiato. È brutto pensare che sei nato con la funzione di essere un esperimento. In sintesi, tutti noi meticci abbiamo vissuto una vita particolare. Il nostro destino era già segnato. Era già tutto scritto da chissà quale parte che avremmo dovuto incontrare gli arcangeli, poi i demoni custodi e infine i Segugi. Gli angeli sono come i parassiti quindi? E noi meticci non siamo altro che la loro fonte di vita. Siamo solo un esperimento.

Mi allontano un po’ dal gruppo e vago per il rifugio. Trovare mia madre ora non mi interessa più come prima.

-Ehi-, dice la voce di Nicholas alle mie spalle. Mi giro. –Che c’è?-.

-Non prendertela. Dopotutto hai vissuto una vita felice, senza sapere di essere un esperimento-.

-Tu non capisci. Non è bello vivere perché fa comodo a qualcuno. E anche se non lo sapevo, ora che me ne rendo conto, capisco che ho vissuto per far vivere qualcun altro-.

Nicholas rimane in silenzio, abbassa lo sguardo. Quando lo rialza mi appoggia una mano sulla spalla. –Vuoi conoscere tua madre?-.

-No-.

Mi da una spintarella avanti. –Lo senti questo suono?-.

-No, che suo…. Ah, questo suono-, mormoro. C’è una dolcissima melodia nell’aria. È il suono di un flauto.

Saliamo delle scale e arriviamo in un corridoio pieno di porte, dove Nicholas ne apre una che si affaccia in una stanza particolarmente illuminata. È piccola e vuota. In fondo alla stanza c’è una finestra da dove filtra la luce. Le tende arancioni sono legate ai lati da due grossi fiocchi rossi. Di fronte alla finestra però c’è una donna (un angelo) seduta su uno gabellino, che suona un flauto traverso. Ha i capelli ondulati, bianchi non di vecchiaia, ma perché è albina. Ha la pelle diafana, che quasi splende al sole. Porta un lungo abito blu cobalto, stretto sul busto da una fascia bianca.

Smette di suonare e apre gli occhi. Occhi troppo scuri per appartenere a un’albina. Occhi troppo familiari, troppo… troppo miei. Occhi blu come una notte di luna piena.

-Beatrice, Nicholas-, dice con un sorriso. Ha una voce maledettamente dolce e smielata.

-Nives-, la saluta Nick. Mia madre si chiama Nives? Nives vuol dire neve. Nome adatto.

-Mamma?-, mormoro ancora scossa. Lei mi guarda con un sorriso e mi appoggia le mani sulle spalle.

-Piccolina, come sei cresciuta-. È molto alta, mia madre! Caspita è alta quasi quanto Nicholas. E lui è uno e ottanta, forse un pochino di più.

-Sono passati sedici anni-.

-Eh già. Ricordo perfettamente tutta la gravidanza, la tua nascita e il giorno in cui tuo padre ha dovuto portarti via-.

-Ricordi anche quando hai conosciuto questo qui?-.

-Ehi, “questo qui” ha un nome!-, protesta Nicholas. Io e mia madre gli lanciamo un’occhiata divertita ma lui ammutolisce. –Siete sicure di essere madre e figlia? Voglio dire, siete così diverse. E perché Beatrice non ha preso da te?!-, sta cominciando ad agitarsi. Muove le dita come se fosse un ragno, ha alzato un sopracciglio. Ammetto che è una scena comica ma gli lancio comunque un’occhiataccia. –Sei proprio un idiota-.

Si afferra la testa fra le mani e borbotta qualcosa nella lingua dei demoni. Nives spalanca la bocca e gli da uno schiaffo in testa. –Queste cose non si dicono!-.

-Perché che ha detto?-, chiedo.

-Le tue tenere orecchie non dovrebbero saperlo-.

-Ma perché capitano tutte a me?-, si lagna Nick ed esce dalla stanza massaggiandosi la testa. Ma ricompare subito dopo. –Piuttosto, ce l’avete i biscotti qui?-.  

-Cerca in cucina-, risponde la mamma.

-Subito! Che fame-, e se ne va’. Mia madre torna a guardarmi con un sorriso.

-Come vi siete conosciuti?-, le chiedo.

-All’epoca portavo in grembo te. Mikael voleva farti nascere così andai a Roma, perché è lì che si trovava. Al mio arrivo a Roma, era notte. Ero partita da Madrid, dove avevo conosciuto tuo padre. Insomma, mentre camminavo per le strade vuote, mi accarezzavo la pancia. Sentivo che eri viva. Sentivo il tuo cuoricino battere. E, come tutti i cuori meticci, batteva molto più veloce di un cuore umano-. Mi porto una mano sul petto per sentire. Effettivamente ha ragione. Ricordo quando mi sono misurata i battiti cardiaci un giorno. 200 battiti al minuto. Mio padre ci era rimasto di sasso.

-Comunque, mentre camminavo mi si para davanti un ragazzo. Aveva tratti infantili ma non dimostrava più di diciotto anni. Non aveva la barba, e nemmeno un lieve accenno. Sembrava proprio un ragazzino. I suoi occhi color argento brillavano di una luce sinistra. Era un demonio e aveva la spada sguainata, pronto a uccidermi-. Fa una pausa e sorride. –Guardò la mia pancia e abbassò l’arma. Rimasi molto colpita. Un altro demone mi avrebbe ucciso, non gli sarebbe importato niente della mia condizione-.

Ma guarda che tipo magnanimo…

-Sorrise. Un sorriso così tenero da far impallidire un angelo. Rinfoderò la spada e si avvicinò. Io continuavo ad avere paura. I demoni sono grandi ingannatori. Però lui aveva qualcosa di diverso. Mi toccò lievemente la pancia ed ebbe un brivido. Anche tu rabbrividisti. Entrambi nello stesso istante. Capii che lui sarebbe stato il tuo Custode-.

-No aspetta. Come facevi a saperlo?-.

-I demoni custodi sono diversi dai demoni normali. Sono demoni speciali, ma non si nota la differenza fino a quando non incontrano il loro protetto-.

-Io ero già affidata a Nicholas?-.

-Sì. Non so che cosa scaturisce questo legame, nessuno lo sa. Comunque diciamo che lui, senza saperlo, era nato Custode e dal momento in cui è nato era già assegnato a te, anche se tu saresti arrivata solo moltissimo tempo dopo. È destino che Custodi e protetti si incontrino-.

-Ma lo stesso non è per gli arcangeli?-.

-No gli arcangeli lo scelgono. I Custodi no. Il legame che i protetti hanno con gli arcangeli si può spezzare ma quello che hanno con i demoni è per sempre. Ovviamente, Nicholas e gli altri Custodi non le sanno queste cose-.

-Io viaggiavo spesso con papà ma non sentivo lo strattone che sento ora se mi allontano troppo da lui-, osservo.

-Se Custode e protetto non si conoscono il legame c’è ma è quasi nullo. Dal momento in cui conosci il tuo Custode il legame si rafforza mano a mano che passate il tempo insieme-.

Mi torna in mente quando a Firenze ho detto a Nick se voleva fare a cambio con Garrett: lui si prendeva a Diana e io andavo col suo amico. Ora capisco che anche volendo non avremmo mai potuto.

-Ma comunque non devi fidarti troppo dei demoni-, prosegue.

-Perché? I demoni sanno essere gentili se vogliono-.

Rimane sbigottita. Poi sorride. –Ti stai affezionando in modo molto particolare al tuo Custode, cara. Anzi, io direi che si tratta di…-.

Ha ragione. Ma non voglio ammetterlo. Tanto, non posso fare a meno di arrossire quindi mi scopre subito. Tento comunque di raccogliere gli ultimi pezzi della mia dignità perduta e mi difendo:-Non dire quella parola!-.

  

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Non trovo più Nicholas. Quell’ora passata a parlare con mia madre evidentemente è stata troppo lunga. Poi lui già ha la pazienza limitata, aspettare un po’ di più lo avrebbe sicuramente stressato.

Così, dopo aver girato in lungo e in largo per tutto il rifugio, salgo in cima alla collina e infatti eccolo lì. Con le mani in tasca, la giacca leggermente gonfiata dal vento.

-Non pensavo che saresti uscito. Odi il freddo-, osservo mettendo le mani sotto le ascelle per scaldarle.

Sorride. –Sì ma dopo un po’ mi manca l’aria lì dentro-.

-Capisco-.

Dopo un lungo silenzio, piega leggermente la testa, mentre continua a guardare l’orizzonte desolato. –Tua madre ti ha parlato di quando ci siamo conosciuti vero? Ti ha detto anche di quando ho sentito il nostro legame?-.

Mi sento improvvisamente in imbarazzo. Lui lo capisce e fa una risatina. –Ragazza sedicenne sottopressione?-, alza la testa e sospira, diventando improvvisamente serio. –Ti è passata la tristezza di prima?-.

Mi siedo su un masso lì vicino e appoggio il mento sulla mano. –Non proprio-.

-Lascia stare. Non vale la pena rimuginarci su-.

-Sai Nick, non sembri la persona più adatta per queste cose-, sorrido.

Mi dedica un largo sorriso. –Perché? Credi che noi demoni siamo incapaci di provare affetto? Abbiamo emozioni molto più complesse delle vostre. E un’altra cosa. Se gli angeli possono uccidere, perché noi non possiamo amare?-, sorride malizioso. –Guarda Fanny. Tutti noi fatichiamo a credere che sia veramente un demonio, anche se è la pura verità-.

Non so che rispondergli. Mentre rifletto mi porto le ginocchia al petto, e appoggio la fronte su di esse.

-Che razza di situazione-, sussurro. Sono sicura che lui mi ha sentito. –Questo è il mondo degli eterni. Un perenne casino-, sdrammatizza lui.

-Sì ma… ma tu non sei eterno-.

-Invece sì. Se tutto va bene-.

-Come “se tutto va bene”?-.

Non risponde. Storce solo la bocca.

Si alza un vento gelido e rabbrividisco. –Entriamo?-. Annuisce e mi aiuta ad alzarmi.

Quando entriamo, vediamo che nel salottino ci sono due angeli mai visti prima. Si stringono nelle coperte e bevono la cioccolata calda.

-Chi sono?-, chiede Nicholas.

-Angeli in fuga-, risponde Uriel. –Erano inseguiti da un gruppo di demoni e hanno trovato questo rifugio-.

Il mio custode non sembra fidarsi ma annuisce lo stesso. –Da dove venite?-.

-Da Mosca-, risponde uno di loro.

-Come vi chiamate?-, indaga.

-Io sono Nathan, lui è mio fratello Jonathan-.

-Interessante-, commenta Mikael accarezzandosi il mento. I due la notano e si inchinano ai suoi piedi. –Principessa degli Angeli. Che onore vederla-.

-Finora l’ho vista solo in dipinti dov’era raffigurata come un maschio. Che scandalo non è vero?-, continua Jonathan.

-E portava anche un’armatura!-.

-Quella la portavo davvero-, sibila Esther infastidita dai commenti.

-Ah, beh però la spada di fuoco era davvero poco aggraziata-.

-Ehi!-, protesta Uriel –Quella è la mia spada-.

-Oh! Ma tu sei Uriel! Il Giudizio Universale, la Conoscenza di Dio!-, esclama Jonathan andandosi a prostrare ai piedi della povera Uriel, che è sul punto di mollargli un ceffone.

-Se non la smettete immediatamente vi faccio a fettine-, ringhia Mikael. –Mi avete stufato-. Sembra che la rabbia di Esther si rifletta con il clima perché comincia veramente a fare caldissimo nella stanza. Sembra di stare nel Sahara non in Siberia.

-Ci scusi-, dicono all’unisono.

-Sono così goffi-, commenta Uriel incrociando le braccia e scostandosi una ciocca di capelli argentei dagli occhi viola.

-Avete dei fan-, sghignazza Gabriel appoggiandosi al tavolo.

-Sono fastidiosi-, dice Diana.

-Io direi simpatici-, sorride Fanny. Accidenti questi due angeli non mi dicono nulla. Non sono neanche carini. Potrebbero passare inosservati.

I demoni sono il contrario. Sono di una bellezza che non passa inosservata. La maggior parte dei demoni è di una bellezza straordinaria e ti un magnetismo assurdo, un fascino quasi selvaggio e indominato, il fascino dei cattivi ragazzi no? Gli angeli sono molto più… più umili, si può dire. Ed è difficile trovare un angelo veramente bello. Questo per gli angeli normali. Gli arcangeli sono tutti molto belli. Basta vedere Mikael, splendente e raggiante come il Sole. Oppure Uriel, misteriosa e imperscrutabile come Urano, o Gabriel, il semplice e delicato fascino della Luna, o Raphael, fragile ma affascinante come Mercurio.

 

 
 

Credo siano passati due o tre giorni da quando siamo qui. Io e Nicholas passiamo molto tempo in cima alla collina. Magari anche senza parlare, l’importante è rimanere uniti. Me l’ha detto mi madre. “Devi sempre mantenere un forte legame col tuo Custode. Ricorda che è l’unico su cui puoi veramente contare e conoscendo Nicholas posso assicurarti che non ti tradirà mai, qualunque cosa accada”. Parole sue.

Ora siamo sulla collinetta, come sempre. Lui se ne sta sdraiato sull’erba, con le mani dietro la nuca e guarda il cielo annuvolato. Io me ne sto seduta accanto a lui, con le gambe incrociate.

-Quanto dobbiamo stare qui?-, chiedo.

-Non lo so. Dipende quanto vuoi vedere la tua adorabile madre-, dice ironico e alza gli occhi per guardarmi da sotto la frangia.

-Allora possiamo anche andarcene-, borbotto. Si mette seduto e si spolvera i capelli. Appoggia il gomito sul ginocchio e mi guarda con un sorrisetto malizioso.

-Ti ha stufato eh-.

-Puoi dirlo forte!-.

-Beh, la maggior parte degli angeli è cos…-, viene interrotto e allora noto perché. Un fiore di sangue gli sta uscendo dal petto. Abbassa la testa per guardarsi la ferita e si porta una mano del punto in cui esce il sangue.

-Nicholas!-.

Lui non risponde. Sembra concentrato, anche se è molto sorpreso. Sento la preoccupazione che aumenta.

-Ti fa male?-, gli chiedo ansiosa.

-Un po’… Ma che cavolo…?-. Si alza in piedi e si guarda intorno furtivo. Si sente un botto. Poi, senza che neppure me ne sono accorta, Nicholas mi ha buttato a terra. Il suo viso dai tratti così infantili e apparentemente innocenti, si deforma in una smorfia feroce. Sembra aver individuato l’aggressore e scompare. In realtà non è scomparso. È solo corso verso quel tipo e, pum!, è morto. Non ho neppure capito se era umano o demone. Nick torna sulla collina e continua a toccarsi la ferita.

-Tutto ok?-, gli chiedo.

-Fa male…-, sussurra e stringe la camicia zuppa di sangue. Sembra preoccupato.

-Esce ancora sangue?-.

-No. Ma fa un male cane-.

-Fa’ vedere-. Sbottona la camicia e mi mostra il pettorale destro. C’è un forellino ma si sta richiudendo in fretta.

-Fortuna che sei un demonio e non ti uccidono con le armi da fuoco-, commento guardandolo.

-Era un diversivo-, dice allora.

-Cosa?-.

-Volevano distrarmi e ci sono riusciti-. Un altro sparo. Nicholas si allarma e si gira per guardarsi intorno.

Intanto sento una corda che mi scivola lungo il collo, come un cappio, e altre corde che mi bloccano tutto il busto e le braccia. Mi tolgono la corda dal collo e mi tappano la bocca con un fazzolettino per addormentarmi. È successo tutto in una frazione di secondo. Trattengo il fiato, quanto basta per far girare Nicholas.

Emette un ringhio basso e sguaina la spada. –Kyra-.

Lei, dietro di me, ride sadica. –Ciao di nuovo, Nicholas. Che sorpresa trovarti in Siberia. Pensavo che tu odiassi il freddo-.

Dopo quelle parole spuntano altri demoni, che bloccano Nicholas. Lui si dimena e ne stende due con una testata. Ma i demoni sono troppi e lo fermano definitivamente, puntandogli una spada angelica al collo.

-Fai il bravo eh-, dice Kyra. –Oppure Jonathan sarà costretto ad ucciderti-. Jonathan?!

Spuntano altri demoni. Alcuni sono i segugi che tengono fermi i protetti, altri sono demoni normali che tengono fermi gli arcangeli. Ma, con mia sorpresa, ci sono anche alcuni angeli, che tengono bloccati i Custodi e puntano le spade angeliche contro di loro.

Mikael è stata addormentata per prima, essendo la più pericolosa.

-Che succede?-, chiede Nicholas fingendosi tranquillo.

-Te lo riassumiamo in poche parole. Sai troppo Nicholas. È vero che Lucifero è a conoscenza del piano di Alawanis ma non conosce la cosa nei dettagli e non ha mosso un dito per farlo fuori perché lo prendeva sottogamba. Poi arrivi tu e sai nel particolare ogni cosa-, sibila Sytry lanciando un’occhiata a Samuel per vedere se è crollato nel sonno.

-Quindi avete organizzato tutta questa pagliacciata per me? Interessante-.

Kyra ringhia minacciosa e avvicina la lama della sua spada al mio collo. Un’espressione di terrore si dipinge sul volto di Nicholas.

-Ci seguirai vero, Nick? A meno che, tu non voglia morire sedutastante-. Jonathan avvicina la lama della spada al collo del mio custode.

-Va bene-, si arrende e si lascia legare.

 

 

-Ma tu non ce l’hai una dignità?-, gli rinfaccio una volta dentro la cella. –Arrenderti così! Senza neppure scendere a patti-.

-In caso non avessi notato, avevo una spada angelica puntata al collo e tu eri nella stessa situazione. Quindi la situazione in generale era abbastanza critica e non mi sembrava il momento per scendere a patti con una Kyra furibonda-.

Rimango in silenzio. Ho la schiena appoggiata al muro, le ginocchia al petto. Nicholas è appoggiato al muro opposto, con un ginocchio piegato verticalmente e uno orizzontalmente e ha le braccia incrociate.

-Comunque non è un problema essere qui-, dice tranquillo.

-Sì ma qui dove?-.

-South Carolina-.

-Fantastico, siamo in America- borbotto sarcastica. –Però tu sembri troppo tranquillo per una situazione così critica-, commento sporgendomi un po’ verso di lui-.

Mi dedica un sorriso a metà fra l’astuto e il sornione, il suo sorriso. -Non ne sono sicuro ma ho come un’intuizione-.

-Del tipo?-.

Non mi risponde. –E comunque, sembra che l’obbiettivo di Alawanis ora non siate più tu e gli altri protetti, ma le informazioni che nasconde-.

-A questo c’ero arrivata anche io. Ma ci uccideranno lo stesso. Sappiamo troppo. E già che ci stanno, uccideranno anche gli altri-.

-Questo è ovvio-, commenta inarcando un sopracciglio.

Dopo un lungo silenzio mi alzo in piedi e comincio a camminare per tutta la cella. –E così questa è la tana di Alawanis eh. Ma non si trovava sotto il Vaticano?-.

-Evidentemente questa è una delle tante-.

-È piuttosto squallida-, commento.

-Non credo. Le pareti sono fatti di essenza angelica quindi se me la voglio dare a gambe, passare allo stato immateriale e oltrepassare le pareti non posso sennò schiatto-.

-Quanto sei delicato-, dico con sarcasmo.

La porta della cella si apre e un angelo che riconosco subito si affaccia. È Ruben. Quello che ha tentato di uccidermi a Berlino.

-Alawanis vi ucciderà questa notte. Preparatevi-. Mi sorride sadico. –Sarà un’esecuzione divertente-, ed esce.

-Stronzo-, mormoro. Nick sghignazza e si sdraia sul pavimento freddo.

-Che senso ha continuare ad arrabbiarsi se stanotte finirà tutto?-.

-Purtroppo, sono una semplice umana e, purtroppo, ho delle emozioni molto forti e incontrollabili quindi non posso farci niente-, replico.

-Samuel non ha tutta questa forza emotiva, per esempio. Devi tutto questo al tuo carattere irascibile-.

-Parli proprio tu di irascibilità?!-.

-Però sai, io ti stimo molto-. Ci rimango di sasso.

-Tutta questa forza di volontà, nonostante tutti i problemi affrontati. Non riesco a capire da dove la tiri fuori. Spesso molti umani in situazioni del genere si abbattono, si chiudono in se stessi, rimangono in silenzio tutto il tempo. È il caso di Diana. È simpatica ma è chiusa. Samuel e Mattia rimangono sempre zitti. Tu sei rimasta te stessa tutto il tempo. Sei… autentica-, continua.

-Sarà perché rimuovo gli eventi brutti con grande facilità-.

Scuote la testa. –Il solo fatto di essere la protetta di un demonio è un evento brutto, Bice. E non puoi averlo rimosso. Hai una grande forza interiore e sei autentica. Sei sempre te stessa. Se non ti piace una cosa, lo dici. Beh, in realtà, dici tutto quello che ti passa per la testa, ma è anche questo che ti rende autentica. Non fingi e non nascondi nulla. Fai sempre quello che vuoi. Mi piace molto come sei-.

-Quindi ti sono simpatica-, concludo.

-Certamente. Non so se te l’ho mai detto, ma se non fossi così non mi saresti mai andata a genio. Chiamala attrazione, o come ti pare, ma è così-.

-Quindi…?-.

-Quindi cosa?-.

-Hai finito qui?-.

-Sì ho finito di farti i complimenti-, sghignazza. –Siccome stanotte moriremo, pensavo che era giusto dirti ciò che pensavo-.

-Certo-, approvo e spero che non mi chieda che cosa ne penso io di lui.

-Invece tu? Devi dirmi qualcosa no?-, ridacchia. Le mie speranze muoiono col mio sorriso.

-Io…ah, ehm….-.

-Ok, ho capito. Non vuoi dirmelo? Non ha importanza. Tanto già ho capito-.

-C…come?-. Oh no…

-Certo! Ho capito che sei troppo orgogliosa per farmi un complimento-, sorride trionfante e ho di nuovo quella sensazione di imbarazzo. Ovviamente non ha capito che non voglio dirgli cosa penso di lui per un altro motivo ma comunque devo fingere che sia come dice lui quindi annuisco.

 

 

  

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


Qualcuno mi sveglia con un leggero tocco sulla spalla. Apro gli occhi, assonnata, e vedo il viso preoccupato di Nicholas.

-Mh? Che succede?-, chiedo stropicciandomi gli occhi.

-È quasi mezzanotte, tra poco verranno a prenderci-, mormora.

-Ah-. Sbadiglio e mi stiracchio. Certo, morirò veramente troppo giovane. Non proverò mai nemmeno i dolori più grandi della vita, le gioie più belle, le esperienze più emozionanti. Ma che c’è di più emozionante che avere a che fare con il mondo degli eterni?

-Sarà dura vederti morire-, dice Nick.

-Uccideranno anche te-, gli faccio notare con calma.

-Certo, ma prima faranno fuori te. O gli angeli. Chi lo sa?-.

-Gli angeli? Sono qui?-.

-Già. Pare che Alawanis non si fidi a lasciarli in vita per paura che si riproducano ancora con gli umani. Sai, gli arcangeli sono furbi e abbastanza in forze per vivere per qualche anno senza il sostegno di un umano, quindi prima che uccidano voi protetti loro spezzeranno il loro legame con voi e si uniranno a un altro umano. Anche non meticcio, basta che è in forze-.

Provo una certa ripugnanza verso gli angeli ora, e, a giudicare dalla mia smorfia disgustata, Nicholas lo ha capito e ridacchia. –Lo so, lo so. Sono scorretti e parassiti. Ma, sai com’è, istinto di sopravvivenza. Noi demoni faremmo la stessa cosa-.

-Ma loro sono angeli!-.

-Istinto di sopravvivenza-, ripete in tono canzonatorio. Sbuffo seccata e incrocio le braccia. –Un momento. Come hanno fatto gli angeli normali a sopravvivere senza il sostegno di qualcuno e in quel posto desolato?-.

-Ce l’avevano eccome un sostegno-, risponde. –Gli abitanti della Siberia, anche se erano lontani, gli facevano da sostegno-.

-Sono proprio dei parassiti-.

-Istinto di sopravvivenzaaa-, ripete quasi ridendo.

-Ho capito, cribbio! Non c’è bisogno che lo ripeti ogni benedetta volta!-, sbotto.

Sta per schernirmi, ma la porta della cella si apre e si fa avanti un demone alto e grosso, che mi mette i brividi.

-Il Custode di Beatrice, è chiamato per l’esecuzione-.

Nicholas mi guarda, con un ultimo sorriso sornione che non dimenticherò mai, anche se dovessi morire.

-A quanto pare vado prima io-, si gira verso l’omone. –Senti, bello, ci sono anche gli altri Custodi? Chi mi ucciderà?-.

-Nicholas verrà ucciso da Kyra. Gli altri Custodi sono nelle loro celle ad attendere il loro momento-.

-Capisco. Bene. Semmai c’è vita dopo la morte, allora ci rivedremo lì. Ciao Bea!-, ed esce sorridendomi.

Come fa ad affrontare la morte col sorriso stampato in viso?! Mi sento così triste per lui. Scoppio in lacrime e affondo il viso tra le ginocchia.

Un momento. Che cos’è questa sensazione? È terribile, ho paura. Mi guardo intorno allarmata e scorgo nell’ombra, un’altra ombra.

Lancio un grido terrorizzato e quella mi fa cenno di stare zitta. E’  come un’enorme nuvola nera dalle sembianze quasi umane. Ha due ali enormi che sembrano quelle di un pipistrello e due occhi rossi, ardenti e luminosi, come braci.

È un demone allo stato immateriale.

-Chi sei tu?-, chiedo terrorizzata.

-Mi chiamo Belial-.

Belial… BELIAL! È uno dei pochi che è quasi riuscito a spodestare Lucifero! Assurdo. Ed è qui, che mi parla!

Non so se essere felice e sollevata, o se sentirmi terrorizzata.

-Perché sei qui?-, gli chiedo con una punta di coraggio.

-Sono qui per aiutare te e Nicholas. Ma solo perché voglio salvare Mikael-.

-Hai una relazione con lei?-, indago.

-In realtà no però mi piacerebbe-, confessa piegando quella che dovrebbe essere la testa. –Ascoltami attentamente, Gonzalés. Tu mi crei un po’ di scompiglio nella sala dove stanno per giustiziare Nicholas. Sa giocare bene con le parole quel ragazzo, e sta guadagnando tempo per te. Dunque, sfondi la porta io esco subito dopo di te ma mi allontano. Tu vai nella sala e guadagni altro tempo. Chiaro?-.

-Cristallino-, annuisco. Fantastico! Un demonio potente innamorato della Principessa degli Angeli che usa me per salvarla. Dopotutto mi sta facendo un favore senza saperlo no?

Ma… -Ehi, signor Belial, ma come faccio a sfondare la porta? Non sono abbastanza forte-.

-Fortunatamente, qui c’è uno che sta dalla mia parte. Un infiltrato, una spia. Ha allentato i bulloni di questa cella per aiutarmi nel piano. Riuscirai ad aprire la porta con una semplice botta-.

-Chi è questo infiltrato?-, indago.

-Basta con le domande. Nicholas ti sta aspettando-. Giusto. Mi avvicino alla porta e gli do una spallata. Come previsto, quella si apre leggermente. La spingo un po’ per aprirla e Belial esce fluttuando. Esco anch’io e mi dirigo furtivamente nella sala dove hanno portato Nicholas.

…Ma qual è la sala? Non mi resta che affidarmi all’udito e all’istinto.

Ci trovavamo in una cantina quindi devo salire le scale che portano al piano superiore. Metto il cappuccio della felpa e comincio ad aggirarmi per le sale. Si direbbe che sia un centro di ricerche scientifiche. Impressionante, non c’è che dire.

È enorme però, non so se riuscirò a trovare Nicholas in tempo. E quest’ultimo stringe, devo affrettarmi.

Accelero il passo e ogni volta che passo accanto a una porta aguzzo bene le orecchie. C’è una porta particolarmente nascosta e rivolgo molta della mi attenzione a quella. Nessun rumore. Apro leggermente e do una sbirciata dentro. È uno sgabuzzino piccolissimo e buio. Richiudo la porta frustrata.

Il corridoio è vuoto ora, posso correre verso le altre porte. Mi scoppia la testa, e ho la nausea, come se stessi per svenire. Ho l’adrenalina a mille.

Ispeziono tutto il piano terra, ma non c’è nessun rumore. Raggiungo l’ascensore e salgo al primo piano. Ora sì che sento dei rumori. Una risata sinistra e una voce di scherno. Nicholas e Kyra.

Raggiungo la porta da cui provengono le loro voci e la apro. –Basta così. Kyra, tu è me che vuoi no? Uccidimi allora. Che aspetti?-.

-Beatrice!-, esclama Nicholas. Sa che c’è un piano sotto ma è sorpreso veramente.

Intanto, il Segugio sorride machiavellica. E gira la spada. –Essere rinchiusa non ti ha fatto molto bene, zuccherino. O forse ti sei solo affezionata troppo al tuo Custode?-, scuote la testa. –Non si fa così. Siamo demoni, noi venderemmo chiunque per due soldi. Siamo quelli che pugnalano alle spalle-.

-Non è vero! Sapete anche essere gentili, io lo so!-.

-Lo sai anche meglio di un demonio?-, domanda fingendosi sorpresa.

-No, ma…-.

-Ma cosa? Ma Nicholas è diverso? Ma Fanny è diversa? Ma, ma, ma. Quanti ma non è vero?-, si avvicina. –Ascolta, siamo demoni. Molti di noi sono lupi vestiti da pecore. Non cadere nel tranello di un demonio. Sei una ragazza sveglia, sarebbe un peccato ucciderti. Ma gli ordini vengono dai piani alti, quindi non posso discutere o posso dire addio alla testa-, si stringe nelle spalle. –Non credere che io voglia difenderti. La tua vita mi interessa anche meno di quella del mio peggior nemico e poi è il mio lavoro: uccidere, uccidere e ancora uccidere. È la cosa che so fare meglio, e me ne vanto. Che vuoi farci, sono un demonio senza né scrupoli né principi-.

Quando arriva Belial?! Quando arrivano gli altri?! Un momento. C’è qualcun altro nella stanza. È un angelo. Gli lancio una fugace occhiata e noto che ha i capelli bianchi, corti, gli occhi color ghiaccio hanno uno sguardo freddo e distaccato. Se non fosse per le ali, non penserei mai che fosse un angelo. Piuttosto, un demonio.

-Oh-, fa Kyra e si gira verso l’angelo. –Stai guardando Metatron? Sei sorpresa, vero, di trovare il Re degli Angeli in un luogo come questo? Ti capisco. Mi sentivo anche io così confusa appena lo vidi diciannove anni fa-.

Re degli Angeli? Metatron… l’angelo più saggio di tutti. Al di sopra di Mikael c’era solo lui, oltre a Dio, certo. Effettivamente sì, sono sorpresa. Pensavo che fosse un angelo come tanti quindi non mi stupivo più di tanto. Ma ora che so che è Metatron mi viene un colpo. Il Re degli Angeli ha tradito Dio e i suoi fratelli? Come ha potuto? Non sta facendo la stessa fine di Lucifero, certo, ma siamo quasi lì.

Kyra appoggia la spada sulla spalla e mette l’altra mano sul fianco. –Bene, ora che vi ho un po’ terrorizzato, posso lasciare un attimo Nicholas da solo e fare l’interrogatorio a te, visto che il tuo amichetto non vuole rispondere-, mi punta la spada al collo. –Cosa sapete?-.

-Non parlerò mai-, mi oppongo. Kyra storce la bocca e sorride. Si avvicina a Nicholas e gli alza il viso con la mano. –Bene, in tal caso, non ci sarete più molto utili. Ucciderò prima lui, così con te dopo mi diverto un po’ a torturarti-.

Deglutisco mentre Kyra si alza e punta la spada al collo di Nicholas. Solo ora noto una cosa straziante. Quella è una spada angelica. Probabilmente la spada di Metatron. E un’altra cosa. Nick ha le catene ai polsi, che gli hanno corroso la pelle, infatti anche ora ha uno sguardo che cerca di nascondere il dolore. Catene fatte di essenza angelica, senza dubbio.

Alza il braccio per sferrargli il colpo mortale e allora non riesco più a trattenermi. Non posso lasciarlo morire così.

-Sappiamo del vostro progetto di eliminare l’umanità per ristabilire l’ordine nel mondo. Del vostro piano per spodestare Lucifero-.

Kyra si blocca di colpo. Metatron fa una faccia stupita. Poi entrambi sorridono soddisfatti. –Molto bene-, dice la diavolessa. –Vado a chiamare Alawanis per la tortura. A tra poco-.

Appena esce dalla stanza, corro da Nicholas. Non l’avevo notato prima, ma gli hanno strappato la camicia e lacerato la pelle del petto.

Lo abbraccio, scoppiando a piangere. Lo sento rabbrividire così mi allontano un po’, forse gli ho fatto male.

-Non mi avrebbe ucciso-, dice allora. Ci rimango di sasso.

-Cosa?-.

-Non l’avrebbe fatto-, scuote la testa. –Ma adesso sì che lo farà-.

-Mi dispiace tanto, io… io non volevo vederti morire…-.

-Non preoccuparti. So perché l’hai fatto-.

-Davvero?-.

-Certo. Temo di aver sottovalutato la forza dei tuoi sentimenti e so che non avrei dovuto, visto il tuo temperamento un po’… avventato-.

-Mi dispiace-.

-Mi hai già chiesto scusa. Ormai non c’è più nulla che possiamo fare se non sperare che…-, lancia un’occhiata a Metatron, che ascolta interessato. –Che avvenga un miracolo che non arriverà-, taglia corto Nicholas.

-Io… Mi dispiace, non mi perdonerai mai-. E se proprio devo essere sincera è la cosa che temo di più.

Mi dedica il suo primo sorriso autentico. È un sorriso così… così… bello. È bello perché, beh Nick ha un bel sorriso, però è bello anche perché è un sorriso vero, un sorriso che sfida la sua natura demoniaca.

-Non potrei non perdonarti. Sei la mia protetta, no? Ti ho visto nascere e anche prima, quando eri ancora nella pancia della tua cara mammina-.

Due timide lacrime mi rigano di nuovo le guance e non posso fare a meno di abbracciarlo di nuovo. Anche in una situazione così, lui continua a fare battute su mia madre. Che vogliamo farci? È Nicholas.

-Belial non arriverà in tempo-, mi sussurra per non farsi sentire da Metatron. –È troppo occupato al momento-.

Continuo a stringerlo tra le braccia, per sentire un conforto, per sentire un’ultima volta un cuore che batte oltre al mio. Ha il battito veloce come il mio. 200 battiti al minuto.

Ecco che torna Kyra, seguita da Alawanis e da un tipo dai capelli grigi, tirati indietro. Gli occhi grigi duri e severi. Ci squadra e fa una smorfia disgustata.

-Questi umani, si affezionano a chi è la loro rovina-.

-Gliel’ho già detto io-, dice Kyra alzando una spalla con noncuranza.

-Vogliamo procedere?-, dice Alawanis, spazientito.

-Procediamo-, confermano lei e l’altro.

-Nebiros, lega anche la ragazza-.

-Non azzardarti a mettermi quegli aggeggi-, lo avverto.

-Spiacente. Siamo demoni, gli avvertimenti non fanno effetto su di noi-.

Mentre mi puntano la spada al petto sento una presenza assolutamente terrificante. Molto più di quella di Belial. È veramente terribile. Ti fa desiderare che esista l’inferno per andarci a marcire.

I demoni si inchinano davanti a qualcuno o qualcosa. Alzo la testa ed eccolo lì. Ma… Non è Belial.      

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


Non è Belial.

È un ragazzo dai tratti infantili e adolescenziali, che non dimostra più di vent’anni. Ha i capelli neri, spettinati. I suoi occhi brillano rossi e ardenti come braci da sotto la frangia. Indossa una camicia leggermente sgualcita ma che porta con naturale eleganza, i jeans neri e… le converse?!

Sulla schiena ha un paio di enormi ali. Lo riconosco. L’ho visto nella visione di Orias. Eppure, non riesco a dire il suo nome.

-Signor Lucifero-, mormora Nebiros inginocchiandosi. Ecco, l’ha detto lui. Lucifero, il Principe dei Demoni e Imperatore degli Inferi, è qui, in persona. Mai mi sarei aspettata di incontrarlo, né tantomeno di trovarmi di fronte un tipo così bello! Ma dopotutto è il Diavolo, lui deve tentare le persone no? Non dimentichiamo che ha anche peccato di lussuria in passato. Con Lilith, vi ricordate?

Lucifero fa un sorriso astuto e affascinante, come un gatto che si lecca i baffi prima di saltare sulla preda. –Molto interessante, davvero. Prima volevate solo sterminare gli angeli, ora anche l’umanità? Davvero interessante-, dice. Ha una voce magnetica, che ti fa pendere dalle sue labbra. Nello stesso istante entra Mikael seguita da Belial. È un tipo normale, capelli neri e occhi gialli. Normalissimo proprio.

Esther rimane sorpresa. –Lucifero?!-.

Lui stringe le labbra, sorpreso anche lui. –Mikael? Che sorpresa-.

-Che ci fai qui?-.

La fulmina con un’occhiata. –Tu che ci fai qui? Io ci sono sempre stato. Ringrazio Belial che ha avuto il riguardo di avvisarmi-.

-Ma tu guarda, di nuovo insieme nello stesso posto. Era tanto che non accadeva-.

-Calmati, Principessa. Non sono venuto per combattere contro di te come ai vecchi tempi, ma per fare un po’ di giustizia-.

-Giustiziero come sempre, eh Lucifero?-, sorride Esther. Si scambiano un sorriso complice, come se non fossero nemici giurati. Come se fossero due amiconi.

Lui si stringe nelle spalle con noncuranza poi punta il suoi occhi furiosi su Nebiros e Alawanis. –Comunque, volevate anche spodestarmi eh? Molto bene-.

-Sciocchi-, commenta Mikael scambiandosi un’altra occhiata con il demonio, che sorride astuto.

-Dunque, vediamo di mettere un po’ d’ordine-, comincia Lucifero camminando verso di noi. –Alawanis voleva sterminare gli angeli uccidendo i protetti ma si è rivolto a Nebiros, perché…?-.

-Mio signore-, dice Nebiros. Lucifero lo ascolta squadrandolo. –Metatron voleva eliminare gli umani per far tornare il mondo al suo antico splendore, Alawanis voleva eliminare gli angeli e io ho solo cercato di attuare il loro piano creando un virus che elimini gli umani-.

-È un discorso degno di un demonio del tuo calibro, Nebiros. Un discorso contorto-.

-Fatico a capirlo-, commenta Mikael passandosi una mano nei capelli rossi.

-Te lo spiego subito, Principessa-, si schiarisce la voce. –All’inizio, Alawanis voleva eliminare gli angeli uccidendo i protetti, ma non era a conoscenza di una comunità di angeli in Siberia. Così ingaggiò i Segugi per cercare i protetti. E fino a qui ci siamo. Intanto, Metatron voleva eliminare gli umani per far tornare il mondo al suo antico splendore, per far tornare il Giardino dell’Eden-, aggiunge con un lampo di tristezza negli occhi. –Così si è rivolto a Nebiros per farsi fabbricare il virus. Tuttavia, i meticci sono molto più resistenti e guardacaso li stava cercando anche Alawanis. Si allearono per ucciderli, così poi avrebbero sterminato la razza umana e anche gli angeli, già che ci stavano. Oltretutto, volevano spodestarmi-, finisce la frase con rabbia controllata.

Tremo dalla testa ai piedi. Non oso nemmeno pensare a cosa succederebbe se Lucifero lasciasse sfogare la sua ira.

-Orias-, continua sospirando. –Mi ha mostrato la visione dello sterminio dell’umanità, degli angeli e la mia sconfitta. La visione che hanno visto o Nebiros o Alawanis una ventina d’anni fa. Mi mostrò anche la visione che fu mostrata a Metatron diciannove anni fa, dopo la nascita del primo meticcio Samuel, dove i loro piani non avrebbero avuto successo. Il che fece scattare l’allarme e il via alla caccia ai meticci-.

Sono sorpresa. Lucifero sembra aver capito tutto questo in pochi attimi. Forse ora capisco perché è praticamente impossibile spodestarlo. Perché, nonostante l’aspetto adolescenziale, è molto più astuto di tutti i demoni messi insieme, molto più contorto e manipolatore. Sa tutto ciò che riguarda i suoi, è impossibile nascondergli qualcosa perché riuscirà sempre a infiltrarsi senza che nessuno se ne accorga. Non desta sospetti, e si fa credere un ingenuo per poi fregarti.

-Ottima sintesi-, sorride Esther rinfoderando la spada. Sembra aver capito che Lucifero stavolta non vuole incrociare le spade con lei, ma solo metterla al corrente per filo e per segno di ogni cosa.   

-Pertanto, Mikael, ci conviene portare avanti l’esperimento dei meticci senza ovviamente far sapere nulla agli umani. Conviene a tutti, per mantenere l’equilibrio nel mondo-.

-Mi sorprendi Lucifero-, esclama sorridendo allegramente. –Non è da te uno spirito così conciliante-.

Lui fa un sorriso di sufficienza e si stringe nelle spalle. –Chiamalo come vuoi-, la guarda per un lungo istante poi fa un sorriso malizioso. –E comunque, spero che questa spiacevole situazione non si ripeta più. Sono stato chiaro?-.

Cristallino. Lucifero ci sta dando un’ultima opportunità per tutto e tutti. Se mandiamo in fumo anche quella, il Diavolo stesso ci combinerà un bello scherzo.

-Ah, Principessa-, la chiama. –Volevo scusarmi per il danno che ti hanno arrecato questi tre incompetenti-, le sorride e lei ricambia il sorriso annuendo. Forse mi sbaglio, ma Mikael e Lucifero hanno uno strano rapporto amore-odio.

-Ehi Lucifero! Io non sono uno dei tuoi, parla per te! Non hai nessun potere su di me-, protesta Metatron e sento che gli accadrà qualcosa di orrendo.

Il demonio lo squadra con attenzione, come se lo esaminasse. Lo guarda con sguardo machiavellico, e fa un sorrisetto cinico. Sguaina una lunga spada dalla lama nera, l’elsa dorata è a forma di ali d’angelo spiegate.

-Ti ucciderò comunque-, dice gelido. Per Metatron è come una doccia fredda. Ci rimane di sasso e noto un lampo di terrore allo stato puro nei suoi occhi di ghiaccio. Lucifero si avvicina con calma letale all’angelo ma Mikael corre dal demonio, e gli blocca il braccio.

-È uno dei miei, ci penserò io a lui-.

Il demone esamina la situazione e intuisco dal suo sguardo che vorrebbe uccidere Metatron per l’affronto ma abbassa la lama e sorride a Mikael. –Mantieni la promessa, d’accordo?-.

-Come ho sempre fatto, d’altronde-.

-Certo, certo-, annuisce. –Bene-, posa i suoi occhi infernali su me e Nicholas. Ora sì che tremo dal terrore. Ma Lucifero sorride.

-Ma guarda. Non avevo mai visto la tua protetta Nick. Molto graziosa, devo dire. Hai svolto bene il compito che ti ho affidato. Hai trovato la tana di Alawanis sotto il Vaticano, che purtroppo era stata abbandonata per venire qui, in South Carolina, dove si trova quella di Nebiros. Ma nel frattempo hai difeso bene Beatrice. Complimenti-.

Nicholas inarca le sopracciglia e sorride, ringraziandolo.

-Lucifero, tu i tuoi e io i miei-, dice Mikael lanciandogli uno sguardo d’intesa. Lui annuisce. –Come sempre-.

Il demonio afferra per i capelli Nebiros, Alawanis e Kyra e li trascina via, in un angolo buio, mentre ci saluta con la mano. Intanto i tre demoni chiedono clemenza, ma sarà tutto inutile. Se Lucifero manterrà la promessa, e niente ci fa dubitare che non lo farà, loro subiranno le peggiori torture esistenti in questo mondo per molto, moltissimo tempo.

Appena Lucifero scompare, nella sala appare Uriel che tiene stretta in pugno una lunga spada infuocata. Squadra Metatron con sguardo sprezzante, ma l’angelo scoppia in lacrime e si getta ai piedi delle due ragazze. –Io… io volevo solo riportare il mondo al suo antico splendore. Non vi mancano le specie che sono state abbattute dagli umani? Com’è stato vedere una foresta che fino a qualche secolo fa era rigogliosa e imponente, ora quasi inesistente?-.

Uriel e Mikael si scambiano un’occhiata. –Gli umani fanno parte della Creazione, come lo fanno parte anche le piante e gli animali. È vero, hanno disboscato moltissimo, danneggiato in maniera irreversibile l’ambiente, ma tu faresti lo stesso errore che hanno fatto loro se li sterminassi. Uccideresti un elemento della Creazione-, replica Uriel, gelida.

-Loro non fanno parte della Creazione! Sono ibridi! Sono nati dall’innaturale unione di angeli e demoni! Ora è impensabile che accada, ma gli umani sono pieni di meticci demoniaci! Sono ibridi, Uriel! Non fanno parte della Creazione, non sono figli di Dio come si credono-.

Ha ragione. Non posso negarlo. Noi sappiamo essere molto più crudeli e distruttivi di un demonio, ma possiamo essere gentili e tolleranti molto più di un angelo. Abbiamo preso il meglio da entrambe le specie. Siamo ibridi. E ormai di umani puri ce ne sono ben pochi. Quasi tutti sono meticci demoniaci e in minuscola parte, meticci angelici. Non nascono più angeli da due demoni perché loro preferiscono le donne o gli uomini umani a quelle/i della loro specie. Lo stesso vale per gli angeli, ma loro non si sono mai legati a un umano. Solo diciannove anni fa, quando nacque Samuel.

-Ma questo non ti da il permesso di ucciderli-, ribatte Mikael. –Vedi di stare in pace con te stesso, Metatron-.

-Grazie-, mormora l’altro angelo accasciandosi a terra. Solo allora noto che Uriel l’ha infilzato con la sua spada infuocata.

-Ecco il tuo Giudizio Divino-, sussurra Uriel. –Riposa in pace, Re degli Angeli-.

Mi avvicino a Nicholas e gli tocco leggermente una spalla. –Come stai?-.

-Beh sono stato meglio-, mugugna lui. Si alza e fa una smorfia di dolore. Le catene continuano a corrodergli la pelle. Mikael usa la spada per spezzarle poi torna da Uriel. Belial  rimasto in silenzio tutto il tempo. Chissà a cosa stava pensando.

Come non detto, Belial ci saluta e se ne va’. Che vi aspettate da un demone? Sono molto diretti.

Scendiamo nella cantina e ritroviamo gli altri. Samuel tiene in braccio Fanny, svenuta. Sono molto preoccupata per lei.

-Che le hanno fatto?-, chiedo.

-Guarda i segni sulle sue gambe. È stata maltrattata molto più degli altri. Questo perché è la più dolce e tollerante di noi. Prepotenza, bullismo, in sintesi-, risponde Garrett rabbioso.

-Usciamo di qui ora, prima che ci trovino i Segugi-, mormora Angie.

-I Segugi non ci sono-, dice Raphael. –Li ha portati via Lucifero. Tutti tranne uno. Ovvero l’infiltrato di Belial-.

-Chi è?-, chiedo.

-Sytry-.

Ci rimango di sasso. Sytry è il Segugio più forte dopo Kyra. Nessuno può contestare le sue decisioni se non i demoni potenti.

Vediamo un demone che corre verso di noi. Ha capelli neri, con una piccola cresta sopra la testa, la frangia che gli copre un occhio. L’altro occhio, quello scoperto, è giallo e sotto lo zigomo ha una cicatrice. Ha i canini così affilati che uno sporge un po’ fuori da labbro. Ha tratti infantili, che se non fosse per la cicatrice lo farebbero sembrare innocente, ma sono anche tratti quasi felini: i canini troppo aguzzi rispetto a quelli degli altri demoni, la forma delle labbra.

È Sytry.

Si avvicina e ordina di far stendere Fanny a terra. Si accovaccia su di lei e la guarda in modo molto particolare. Forse è solo un’impressione, ma sembra addolorato dalla situazione di colei che fino a qualche giorno fa lo combatteva per difendere il suo protetto.

-È stata ferita da una spada angelica-, dice con la sua esse strascicata. Aggrotta le sopracciglia e le sfiora la piccola mano.

-Si può fare qualcosa?-, domanda Samuel preoccupato.

-Certo. Belial mi ha insegnato come curare le ferite angeliche. È come una magia-, sorride, mettendo in mostra i canini inquietanti.

-Allora, già che ci sei potresti curare anche Nicholas?-, chiedo timidamente e mi stupisco della mia sfacciataggine.

Sytry mi guarda sorridendo. –Certo. Ah, Nick, mi dispiace per la scenata che ti ho fatto in Siberia, recitavo-.

-Figurati-, risponde il mio custode. Si tocca il petto ancora martoriato con una mano, mentre con l’altra si appoggia a me. Mi ha preso come bastone della vecchiaia e lo capisco: gli arrivo a malapena sotto il mento.

-Non toccarti le ferite-, gli dico. Abbassa la testa per guardarmi e sorride. –Non preoccuparti, tanto più infetta di così…-.

Sytry accarezza delicatamente la ferita di Fanny e noto con stupore che quella si illumina di una luce azzurra. Quando la luce si spegne, la ferita c’è ancora.

-L’ho disinfettata-, spiega Sytry. –Però bisogna fasciarla-. Si strappa un lembo della felpa e fascia le gambe di Fanny. Poi la prende in braccio. In quell’istante lei si risveglia, ed emette un gridolino di paura appena lo vede.

Lui le sorride. –Tranquilla sono dei vostri-.

-Non capisco-.

-Ero solo un infiltrato, una spia. Mi dispiace di averti attaccato per tutto questo tempo, io…-. Con nostra grande sorpresa, gli si spezza la voce e scoppia a piangere.

-Io non volevo farti del male. Nemmeno a Uriel, nemmeno a Samuel. Stavo solo recitando, ma ero dei vostri. Se ti avessi fatto male davvero, soprattutto a te, Fanny, non me lo sarei mai perdonato-.

Si lascia cadere in ginocchio, facendo dare una sederata a Fanny. Lei però non fa una piega, lo guarda sorpresa ma poi sorride.

-Sytry…-. Appoggia la fronte su quella del demonio e lo abbraccia.

Sento lo sguardo di Nicholas addosso, ma cerco di ignorarlo e mi concentro sulla scena. Ora Fanny gli ha stampato un bacio sulle labbra e lui sorride. La scena ha lasciato sconvolti un po’ tutti ma poi, volontariamente o no, ognuno di noi sta sorridendo.

-Mai visto un Custode e un Segugio innamorati. Siete così diversi. Lui è uno spietato assassino (che farebbe del male a tutti tranne che a te) e tu una dolce amante della natura-, osserva Mikael accarezzandosi il mento.

-Com’è vero che gli opposti si attraggono-, sospira Angie lanciando occhiate a Nicholas sperando che lui ricambi. Lui invece, in tutta risposa, la manda a quel paese. Scoppio a ridere, seguita a ruota dal mio Custode e Mikael, mentre gli altri sono rimasti impietriti.  

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


-Mi fai male, brutta stupida!-, esclama Nicholas ritirandosi dal contatto di Esther mentre tenta di fasciarlo.

-E smettila di lamentarti. Sei un uomo no? Resisti-, lo schernisce Mikael.

-Ma che vuol dire che suono un uomo?! Fa un male atroce!-, sospira e mentre l’angelo cerca di continuare a fasciargli il petto, lui la allontana con un gesto della mano. –Non toccarmi. Basta così, sono esausto-.

-Se continui ad agitarti ogni dieci secondi, ci credo che sei stanco. Sono due ore che tento di fasciarti!-. Ed è vero! Sono stata tutto il tempo appoggiata al muro, con le braccia incrociate a guardare la scena senza che nessuno dei due mi abbia notato.

-Rimango senza fasciatura. Non mi seccare e smamma, stupido arcangelo-.

Esther sibila infastidita e io mi lascio sfuggire un sospiro rassegnato. Mikael si accorge della mia presenza e sorride maliziosa. –Ehi, Beatrice, vieni a fasciarlo tu l’uomo coraggioso. Io ci rinuncio-.

Fregata. Mi avvicino e prendo le bende, mentre Nicholas lancia contro Mikael i peggiori insulti.

-E smettila-, lo rimprovero. –Non se lo merita-.

-Ma mi faceva male!-.

-Sopporti. Sei un uomo no?-, scherzo.

-Comunque sono felice che ci sia tu a fasciarmi e non quella strega. Tu sei molto più delicata e quasi non sento dolore-, e mi dedica un sorriso da squalo.

-Che ti serve?-, taglio corto. Di solito quando fa così è perché deve chiedermi qualcosa.

-Niente, volevo solo sorriderti-, mi fulmina con un’occhiata.

-Alza il braccio, Play Boy-. Lui obbedisce e gli fascio tutto il busto. –Ok abbiamo finito-. Aveva tutti tagli molto profondi sul petto, alcuni partivano dalla spalla e finivano sul fianco, altri erano per orizzontale sui pettorali, e altri vari. Ora invece il suo busto è coperto da bende e guariranno presto. Spero.

Prendo la sua maglietta appoggiata ad una sedia e gliela porgo. Lui la indossa poi sbadiglia.

-Mi raccomando, Sytry ha detto che devi stare a letto per un po’ prima di poter di nuovo entrare in azione o fare lo stupido-, gli dico.

-Quando potrò togliermi queste bende? Mi viene difficile respirare-.

-Non toccarle. Toglile solo quando devi fare la doccia e poi quando le devi rimettere mi chiami e ti rifascio. Come una mummia-.

-Una mummia molto carina però vero?-.

Roteo gli occhi e mi giro per cercare di non far vedere le guance rosse. Sì, una mummia veramente molto carina, non posso negarlo.

-Ma stasera posso andare al cinema?-, chiede.

-No, Nick, devi restare a letto. Almeno qualche giorno-.

-Ma starò sempre solo, sai che noia-.

-Ma va! Ci sarò io no? Porto su le carte, o qualche altro gioco se vuoi, così non ti annoi-.

-O magari potresti farmi compagnia in un altro modo…-. Ma che cavolo dice?!

-Scordatelo, idiota. Si gioca a scacchi tra poco, decido io-.

-Cheeee?! Scacchi?! No a scacchi no, ti prego!-.

-Invece sì, così magari diventi più intelligente-, e gli batto l’indice sulla fronte.

 
 
 
 
 
 

-Ma non possiamo fare altro? Scacchi mi annoia-, mugugna muovendo la torre.

-Dipende da quello che vuoi fare-, lo squadro minacciosa.

-Avevo in mente un paio di cosette da fare insieme ma tu non vuoi-.

-Senti, ora perché te ne sei uscito con questa storia?! Ho sedici anni sai? Sono minorenne-.

Arriccia il naso. –Perché…. Senti Bea, io sto per scomparire e tu sei l’unica che mi sta accanto dalla mattina alla sera senza mai stufarsi della mia compagnia. Non che mi dispiaccia stare con te, ma sei l’unica con cui potrei gustarmi ancora i piaceri della vita-.

Faccio una smorfia. –I piaceri della vita sono anche altri. Non capisco perché ora ti sei fissato proprio con…quello! Scordatelo, toglitelo dalla testa. Sono troppo giovane per una cosa del genere-, sospiro. –E comunque, per stasera avevo in mente pizza e film, che ne pensi? Samuel mi presta il portatile-.

-Mi va bene. Che film ci vediamo?-.

-Non lo so. Tu che film vuoi vedere?-.

-Horror! Voglio vedere Il Rito!-.

-Scordatelo! Io l’horror non me lo vedo!-.

Scuote la testa. –Non si fa così con un ragazzo che sta per scomparire. Dovresti sempre accontentarlo. Posso capire che ti opponi per quella cosa, ma per un misero film horror. Mi stupisce che dopo tutto quello che hai passato ti facciano ancora paura i film. Vedrai che quando vedrai i film di paura non ti faranno più terrorizzare, non dopo aver visto com’è davvero Lucifero o qualsiasi altro demone-.

CI scambiamo un lungo sguardo. Ha senso. Maledizione, ha troppo senso. Ma non posso fare a meno di sorridere. –Vada per Il Rito-.

 Quando viene l’ora di cena, lascio solo Nicholas per andare a prendere la pizza e quando torno lo trovo che gira per la stanza come un lupo affamato.

-Ci hai messo tanto-, mi fulmina con un’occhiata. Alzo un sopracciglio infastidita.

-C’era la fila e poi ricordati che sto accontentando ogni tuo capriccio, caro principino-. Si rimette sul letto con un sospiro. Gli appoggio la pizza sulle gambe. –Aspettami. Vado a prendere il portatile, metto il film e mangiamo-. Annuisce con un sorriso.

Scendo di sotto. Gli altri stanno tutti a tavola a mangiare. Azazel mi guarda. –Ti serve qualcosa, cara?-.

-No grazie. Samuel potrei prendere il portatile?-.

-Certo!-.

-Come sta Nick?-, mi chiede Garrett col boccone in bocca.

-Come sempre. Vorrebbe fare un sacco di cose, ma ancora non può-.

-Beatrice… Un nome latino che vuol dire “colei che rende felici” ed è vero: stai facendo una bella cosa per Nicholas. Presto lui non ci sarà più. Goditelo ora finché puoi-, mi dice Azazel molto seria. Ha ragione. Nick…il mio Nick… presto scomparirà e non lo rivedrò mai più. La nostra avventura finirà per sempre.

…Come sarà la mia vita senza di lui? Non riesco a immaginarmela. Lui doveva crescere insieme a me, starmi sempre accanto, qualunque cosa accada. Perché proprio lui doveva scomparire? Non poteva succede ad Angie?!

Ringrazio Samuel, prendo il pc e salgo di sopra.

Appoggio il computer sulle gambe di Nick e mentre il film sta per partire gli dico: -Fammi un po’ di posto, dai-.

Lui si sposta un po’ e iniziamo a vedere il film mentre mangiamo la pizza.

Aveva ragione Nicholas. Il film, anche se parla del Diavolo, non mi fa paura. Ormai so che chi aveva fatto il film, era su una falsa pista. Ho conosciuto Lucifero, ed è molto più prudente del Lucifero che fanno vedere nei film. Inoltre non si impossessa della gente.

Vicino a me, Nick guarda il film assorto. Come farò senza di lui? Senza le sue battutine fuoriluogo, senza sentire la sua voce, senza vedere le sue ali, senza affondare il mio sguardo nei suoi occhi d’argento. Come farò? Sarò solo Beatrice.

Sento le lacrime che salgono ma non faccio in tempo a ricacciarle indietro. O meglio, non ci riesco. Piango in silenzio per qualche secondo, poi Nick si gira verso di me, allarmato.

-Perché piangi?-.

-Mi andava-, taglio corto. Non voglio dirgli la verità.

Lui sorride mi avvolge le spalle col braccio per poi attirarmi lui. –Non mi inganni, Bea. Perché piangi? Il film ti fa paura?-.

-Non è per il film-, riesco a dire. Prende il pc con l’altra mano e lo appoggia terra. Si gira verso di me.

-Allora perché?-.

-Lo sai perché. Me lo ripeti spesso nelle ultime otto ore-.

Appoggia la testa al cuscino. –Ti fa soffrire così tanto?-.

-Certo. Cosa farò io dopo, senza di te?-. Il poche parole, gli riesco a dire il mio ragionamento di prima e lui si rimette seduto. Noto che nei suoi occhi c’è un barlume di lucidità, come se stesse per piangere.

 -Vivrai come ogni essere umano, Beatrice. Se il destino ha voluto questo dobbiamo subire-.

Mi guarda con molta attenzione.

…Impossibile. Una lacrima scivola lungo il suo viso e cade sul lenzuolo. Il suo viso però rimane serio, il suo corpo non trema. È un pianto immobile.

-Nicholas tu…-. Ricordo quello che mi aveva detto riguardo i demoni che piangono. Disse che le lacrime di un demone sono molto più sincere di quelle di un angelo, molto più vere, più autentiche. Le lacrime di un demonio sono molto più sconvolgenti di quelle di un angelo.

Si asciuga il viso con un sorriso. –Beh, come potrei non piangere in una situazione del genere? Non voglio abbandonarti, lo sai. Chiamala attrazione, o come ti pare, ma non voglio lasciarti sola. Ti voglio molto bene, Beatrice, dovresti averlo capito ormai-.

Cerco di trattenermi ancora ma è troppo forte. Lo abbraccio forte, e tento di rimanergli aggrappata. Voglio scomparire con lui. Non importa se lo rivedrò dopo, l’importante è che non rimango sola senza di lui, qui, in questo mondo.

Mi allontana leggermente. –Ehi, non puoi scomparire con me. Non è possibile. È il mio di destino, non il tuo-.

-Nicholas…-.

-Sì?-.

-Niente. Volevo solo dire il tuo nome-. Mi allontana e mi guarda molto attentamente. Mi asciuga le lacrime dal viso e sorride. –Ora devi farmi il sorriso più bello della tua vita-.

-Mh? Perché?-.

-Così mentre scompaio mi torna in mente e sono tranquillo no? Avanti sorridi, Gonzalés-.

Rifletto un attimo, poi cerco di sorridere ma non so cosa è uscito fuori. Infatti lui scoppia a ridere. –Quello non era un sorriso!-.

Riprovo e probabilmente mi è venuto perché lui mi guarda con occhi sorridenti. –Benissimo-, si fa serio. –Devo scomparire proprio sul più bello… Che peccato-.

-Nick io devo veramente ringraziarti. Sei stato catturato, minacciato, ferito e quasi morto a causa mia-.

-Sono io che devo ringraziarti. La mia vita cominciava a farsi noiosa e per noi la noia è un cosa insopportabile. Poi arrivi tu e mi stravolgi l’esistenza. Erano secoli che non parlavo così con qualcuno, che niente stimolava la mia curiosità. Per questo sono sicuro che mi mancherai, qualunque cosa ci sia dopo la mia morte, e anche per questo ti auguro ogni bene-.

Mi abbraccia di nuovo. Un abbraccio vero, sincero, carico di tristezza. Alzo leggermente una mano e gli sfioro il petto. Vorrei sentire l’ultima volta il suo battito. Con mia grande sorpresa, i nostri cuori battono all’unisono. Credo che sia per via del legame.

È vero. È un demone ma è pur sempre Nicholas. Aveva ragione quando diceva che se io non fossi stata come sono non gli sarei mai andata a genio. Lo stesso vale per lui. Se non fosse così sciocco, a volte, così buffone… se non fosse così non mi sarebbe mai piaciuto. Mi piace per quello che è, demone o no. Di Nicholas ce n’è uno solo e non posso credere che ora se ne vada così. Tutto troppo in fretta, tutto troppo ingiusto. Ho aspettato per qualcuno come lui. Non ve l’ho mai detto, ma è così. Ho aspettato per qualcuno come lui.

Ho aspettato per lui. Per qualcuno che mi stravolgesse la vita. Ero stufa di viaggiare sempre con mio padre. Sì, vedevo sempre visi nuovi ma non attiravano la mia curiosità. Poi arrivo a Barcellona. Credevo fosse la mia città natale, ma in realtà ho scoperto da poco che non lo era. Fino a quando mia madre non mi disse che sono nata a Roma, io non sapevo dove fossi nata e, a giudicare dal cognome spagnolo, optavo per Barcellona o Madrid, o comunque altre città spagnole.

Barcellona è una splendida città, e lo è ancora di più ora visto che mi rendo conto che è lì che ho conosciuto il demonio che mi stringe tra le braccia.

Voglio dirgli ciò che provo. Ora o mai più, giusto?

-Nicholas, io… tu…-.

Mi allontana un po’ e sorride. –Lo condivido Bea. E credimi, è più forte di tutto quello che ho provato nella mia lunga vita. Con te ho vissuto esperienze fantastiche e momenti indimenticabili, sarebbe comunque andata a finire così-, un’altra lacrima gli bagna le guance e un lampo di sorpresa gli attraversa gli occhi per un istante. –Voglio farti una promessa-, dice dopo un attimo di riflessione. -Tranquilla, sembra impossibile, ma ho avuto come un flashback proprio ora e quindi questa promessa la rispetterò-.

-Di che si tratta?-, chiedo ansiosa.

Allarga il sorriso e mi accarezza il viso. Poi si ferma,appoggia la fronte sulla mia e i nostri nasi si sfiorano leggermente. Si allontana di pochi centimetri. Se voleva baciarmi evidentemente ha cambiato idea. Fissa i suoi occhi nei miei e mi dice. –Tornerò-,sorride.

-Non mi sembra il momento migliore per fare delle battute-, gli faccio notare.

-Non era una battuta-, replica con un sorrisetto astuto. Arrossisco di botto e lui mi alza la frangia per baciarmi sulla fronte.

-Allora ti aspetterò-.

 

C’è un ragazzo, sui diciotto anni, con i capelli neri e gli occhi color argento. Guarda il cielo, le stelle, con un sorriso soddisfatto.

Si gira lentamente verso di me e mi dedica un sorriso così bello da farmi gelare il sangue.

-Bella serata eh?-. Rimango impietrita poi sorrido e annuisco. Dalla sua schiena spuntano due enormi ali che sembravano fatte di fumo.

A quanto pare qualcun altro oltre a me ha deciso di vestirsi da demone. Meglio così, mi sento meno ridicola.

-Come ti chiami?-, mi chiede tornando a guardare le stelle.

-Beatrice-.

-Dai l’aria di essere una che l’ha ripetuto un sacco di volte-, commenta.

-Infatti è così. Tu sei?-.

-Nicholas, per gli amici Nick-.

Lo osservo. Emana uno strano fascino misterioso, e un po’ pericoloso, forse. Ha una voce particolare: roca ma che ti fa pendere dalle sue labbra.

Ha una frangia tutta sparata da una parte, che gli da’ quel tocco in più di mistero. Solo allora noto il suo abbigliamento. Ha uno smoking che lo rende ancora più affascinante.

Io ho un misero vestitino senza spalline, corto, nero e gli stivali alti, neri.

-Ti va di ballare?-, mi chiede tutt’a un tratto fissandomi speranzoso. Mi porge la mano con un sorriso sghembo.

-D’accordo-. Gli prendo la mano e lui mi attira a sé. Ok, sono certa di essere diventata rossa come un pomodoro.

E’ più alto di me, gli arrivo a malapena sotto il mento.

Mentre balliamo a ritmo di musica (lento e snervante), continua a guardarmi negli occhi.

La musica finisce e ne comincia un’altra, lenta. Lui si allontana e guarda l’orologio da taschino.

  -Ops, si è fatto tardi. Devo andare-.

Le dieci di sera. Tardi?

-Ok. Ciao Nicholas-.

Ride. –Chiamami Nick, Bea! Ci si vede-.

 
 

Il respiro mi si strozza in gola. Ho sentito una parte della mia coscienza sparire. Una parte di me se n’è andata. Mi sento con un vuoto nello stomaco. Quella parte di me si è volatilizzata. E quella parte di me era proprio Nicholas. Non tanto perché non sento più il contatto, ma perché… non so spiegarlo, è stata proprio una sensazione interiore. Come si avessero portato via una parte della mia coscienza. Come se avessero portato via una parte di me. Solo ora mi rendo conto che non ho mai provato questa sensazione perché anche se non lo conoscevo, eravamo legati e ora che il legame si è spezzato, bye bye parte di coscienza.

Il ricordo di quando ci siamo conosciuti e tutti gli altri vissuti insieme mi assalgono e scoppio a piangere. Il mio Nicholas….

Stringo il suo cuscino al petto, bagnandolo un po’ con le mie lacrime. È una cosa straziante. Fino a pochi attimi fa sentivo le sue labbra sulla mia fronte, le sue braccia intorno a me ma ora sono sola nella nostra stanza.

Non ho neppure una foto di lui. O meglio, sì ce l’ho: tatuata nella mia memoria. Il suo sorriso, le sue espressioni, la sua voce, i suoi occhi. Mi mancherà il suo contatto, la sua mano quando stringeva all’inizio il mio polso, poi ha cominciato a stringermi la mano, sempre per tirarmi via dai guai. Orias aveva ragione, come sempre. Sotto la corazza fatta della più nera oscurità, Nicholas ha un cuore di panna. Anche mia madre aveva ragione. I Custodi sono demoni speciali e ora capisco perché. Da come parlava, Nives dava l’idea di stimare molto Nicholas proprio perché, oltre l’apparenza e l’atteggiamento, lui è un tenerone. L’ha detto anche lei: ‘Guardò la mia pancia e abbassò l’arma. Rimasi molto colpita. Un altro demone mi avrebbe ucciso, non gli sarebbe importato niente della mia condizione. Sorrise. Un sorriso così tenero da far impallidire un angelo’.

Comunque ha promesso che tornerà e io, in tutta risposta, gli ho promesso che l’avrei aspettato. Ed è esattamente quello che farò. 


 
  

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Capitolo 19
*** Epliogo ***


Involontariamente, ho sempre creduto agli angeli e ai demoni. Sentivo che c’era una forza superiore a noi nel mondo, che si mescolava agli umani. Chiamatelo sesto senso, o come volete. E sempre involontariamente, riconoscevo gli angeli e i demoni, ma non perché gli vedevo le ali. Sto parlando di quando ero bambina, prima che incontrassi Esther.

I demoni sono senza dubbio di una bellezza che non è di questo mondo, sono schivi, chiusi. Gli angeli sono quelle persone che con uno sguardo riescono a mangiare gratis in un ristorante di lusso. I demoni usano tattiche che fanno centro nella parte più intima del nostro essere. Non a caso sono cacciatori di anime. Sono i predatori più pericolosi che esistano. E sapete come predano le anime? Facendo leva sui nostri sentimenti, sfruttando la loro bellezza. Qualunque umana li definirebbe “déi scesi in terra”, ma di divino c’è ben poco. Sono solo angeli caduti, del resto. La loro parte divina si è esaurita nel momento in cui Lucifero ha alzato il ciccio con Dio.

E per stuzzicarlo ancora di più, ha messo in testa a Caino l’idea di uccidere Abele. Beh, ammettiamolo, Lucifero è stato un gran rompiscatole in passato, che si divertiva sempre a sfidare Dio, o per lo meno, a sfidare Mikael. Però forse dovremmo anche ringraziarlo quel moretto tutto trasandato. Lucifero, il portatore di luce. Non luce vera, s’intende. La luce della ragione. La mela della conoscenza, il frutto proibito. Se non fosse stato per lui, a quest’ora saremmo ancora ignoranti come capre. Forse è anche per questo che non va d’accordo con Dio. Magari si è pentito ma non potrebbe mai tornare in Cielo. Lui è la mente, la ragione, la conoscenza. Dio è l’amore, i sentimenti, le emozioni. E si sa, cuore e cervello non sono mai andati d’accordo.

Quanto all’origine dell’umanità, credo davvero che siamo frutto di un’innaturale unione fra angeli e demoni. Per questo, oggi, per farmi un regalo andrò in luogo abbastanza insolito.

In realtà, non posso permettermi una macchina, una vacanza alle Hawaii, niente del genere. Vivo da sola ormai, oggi compio vent’anni. Fino ai diciotto ho vissuto con gli altri protetti e i Custodi presso Azazel, a Firenze. Poi, ho deciso di andarmene a Barcellona, di nuovo, fino a quando non mi stufo. Ovviamente in affitto. Sono uno spirito libero, e l’ho capito solo da due anni. Come ogni spirito libero, non riesco a starmene in un posto per tanto tempo. Devo sempre cambiare, sono sempre alla ricerca di cose che stimolino la mia curiosità. Quando mi fermo una città, prendo una casa in affitto, faccio lavoretti part-time e con quello che guadagno, pago l’affitto della casa, faccio la spesa e quel che rimane lo spendo per accontentare i miei capricci. Ahimé, mi piace vestirmi bene. Magari in modo semplice, ma almeno che quando passo per strada qualcuno mi dica: “Carina la maglietta!”. Quindi qualche spicciolo lo spendo per i vestiti, mentre gli altri li uso per i libri. Ed è proprio quello che farò oggi.

C’è un negozio un po’ vecchio, che vende articoli che non sono più sul mercato da molti anni, magari anche secoli. Ci sono moltissimi carillon dell’ottocento, se non prima, libri antichissimi.

Il negozio però è sempre vuoto, ed è un vero peccato. Io mi sto dirigendo proprio lì. Vorrei trovare un libro che parli degli angeli e dei demoni, del peccato più grande che hanno commesso. Beh, lo so qual è, ovvero l’amore. L’amore è la stessa cosa che ha fatto scomparire gli angeli e la stessa che fece iniziare a scomparire i demoni.

A questo punto vi aspetterete che parli di Nicholas. Beh non lo farò. È doloroso per me ricordarlo pertanto preferisco sorvolare l’argomento.

Entro nel negozio e saluto il vecchio signore che lo gestisce. Sono venuta così tante volte qui che alla fine ho fatto amicizia con il vecchio Felipe.

Mi avvicino alla sezione libri e con un po’ di fatica leggo i titoli dei libri. Accidenti, l’avevo visto l’altro giorno.

-Senti, Felipe, ma il Libro di Enoch l’hai venduto?-.

-No, nessuno lo cerca più. Ne ho solo una copia, come ben sai. E te l’ho tenuta da parte.

Mi sembravi molto attratta da quel libro-.

-Grazie mille-.

Va nel retrobottega e mentre lo aspetto faccio un giro nel settore libri. Sento la porta che si apre ma non ci faccio caso. Magari è suo figlio che è venuto a salutarlo. Raul è un uomo sulla trentina, con due figlie piccole molto carine. Però sono l’uno l’opposto dell’altra. Ma questo non è problema per loro due. Vanno molto d’accordo. Sono le due facce della medaglia, quelle due.

Felipe ritorna e io vado al bancone molto antico e rovinato, ma pur sempre un pezzo d’epoca.

-Quanto viene?-, gli chiedo tirando fuori il portafogli.

-Oggi è il tuo compleanno no? Perché devi pagare?-, mi sorride e la rete di rughe si fa più fitta.

-Grazie mille, ti sei ricordato eh-.

Mi impacchetta il libro e dice:-Dovrebbe essere un regalo che ti fai da sola, ma, se permetti, consideralo un mio regalo-.

-Apprezzo molto-. Prendo il libro che mi porge, lo stringo al petto e mi avvio verso la porta.

Ma qualcosa mi blocca. Uno strattone.

 Mi allontano indispettita ma quando arrivo al cancello del parco mi sento strattonare. Nessuno mi toccata, sfiorata o che altro. Mi giro verso Nicholas. Sta sorridendo divertito.

-Nicholas…-, sussurro sconcertata. Mi giro verso Felipe. C’è un qualcuno al bancone. Lo stesso qualcuno che io pensavo fosse il figlio di Felipe. È un ragazzo. O meglio, è un demonio. La sua voce mi è molto familiare. Il timbro della voce è basso e profondo, magari anche roco, ma ti fa pendere dalle sue labbra ogni volta che dice qualcosa.

-Avete una copia del Libro di Enoch?-, chiede gentilmente il ragazzo. Rabbrividisco.

-Mi dispiace, ma abbiamo appena venduto l’ultima copia-.

-Ne arriveranno altre?-.

-Temo di no. Quello era un pezzo d’epoca-. Il demonio sbatte le ali irritato ma non dice niente.

Mi sento così potente a possedere un pezzo antico. Ma comunque quel ragazzo ha un che di familiare e cerco di attaccar bottone con la scusa di regalargli il mio libro.

Un atto di generosità ingiustificata, si può definire. O anche un atto da manicomio. Come preferite, per me non fa molta differenza.

Mi avvicino titubante al demonio e faccio per toccargli la spalla ma lui si gira, si porta una mano sulla nuca e arrossisce. Sembra sorpreso.

Lui è sorpreso, ma io sono in stato di shock irrecuperabile. Questo ragazzo, anzi, questo demonio è Nicholas. Quegli occhi così familiari, così argentei, li riconoscerei fra mille.

‘Tornerò’. Aveva detto. L’ha detto e l’ha fatto. Il mio demonio ha mantenuto la promessa che mi aveva fatto quattro anni fa.

Ma non so se si ricorda di me, quindi meglio andarci piano.

-S…Se vuoi posso darti il mio libro-, gli dico.

Lui fa un sorriso sornione, che mi è molto familiare. –No, non ti preoccupare. Servirà molto di più a te-.

-Vi conoscete?-, chiede Felipe. Il demonio non mi stacca gli occhi di dosso. –Certo. Ci conosciamo da un sacco di tempo ma ci rivediamo solo ora dopo quattro anni-.

Non so perché l’ho fatto ma gli ho sfiorato una spalla. Entrambi abbiamo un brivido. Una scossa elettrica penetra nelle mie e nelle sue ossa. Ritiro in fretta la mano, spaventata.

-Nicholas…-, mormoro. Lui fa un largo sorriso.

-In persona-, mi fa l’occhiolino. –Come hai potuto vedere, ho mantenuto la mia promessa. E pare che anche tu hai mantenuto la tua… Beatrice-.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE: Ebbene ecco la fine della storia T.T

Ho in mente di scrivere un continuo. Beatrice più grande, Nicholas ritornato. Avevo intenzione di scrivere una storia più urban style XD tipo feste, cose così. Certo, non finirà qui perché la parte delle feste ecc, la intreccerò alla storia vera e propria che mi sembra anche più lunga di questa e speriamo più... suspanse magari XD Io ho già scritto il primo capitolo (mi era venuto in mente e l’ho scritto per non scordarlo XD) quindi se volete, ditemelo che metto il seguito, sennò no, non fa differenza :)

Alla prossima e vi ringrazio tutti quanti di cuore, davvero!! :D

 LizThompson  

  

 

 

 
 

  

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