La Sfortuna di Bulma

di Silene Nocturna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


L'ora è tarda, amici, ma credo si possa definire il preludio di una mia nuova fan fiction sul fandom che seguo di più… A differenza di End of an Era, questa credo si concluderà in due o massimo tre capitoli. Ma non potevo resistere dato che su italia uno mi stanno plagiando con DB prima serie e DBZ XD Buona lettura!

 

 

 

La sfortuna di Bulma

 

 

Non credeva di sopportare ulteriori interruzioni durante l’importante viaggio che aveva deciso di intraprendere inizialmente da sola, alla ricerca delle preziose Sfere del Drago, e poi secondo la leggenda, tutti i suoi guai sarebbero finiti. Ora al seguito aveva un bambino con la coda, particolarmente forte e per questo importante, ed un volgare maialino che fino al giorno prima credeva si trattasse del suo uomo… Il principe tanto agognato.

“L’ennesimo buco nell’acqua, dannata sfortuna!” si era ritrovata a pensare vedendo l’aitante uomo maturo, vestito di tutto punto, tramutarsi in quell’essere disgustoso. Sospirò sonoramente.

-Insomma Goku! Sto cercando di riparare questa dannata macchina da quasi un’ora, tu e Oscar potreste anche aiutarmi invece di poltrire!

Ma probabilmente i complici di quel viaggio erano troppo presi dai loro bisogni anche solo per controbattere ciò che l’amica dai capelli azzurri sbraitava con la testa rinchiusa nel cofano giallognolo.

- Ho troppa fame, non riesco a muovere neanche un muscolo e poi… sei tu il meccanico.- rispose mestamente il bambino passandosi una mano sullo stomaco.

- Scienziata, Goku, sono una scienziata!- si ritrovò ad urlargli stizzita.

Non solo doveva svolgere tutto il lavoro da sola –lavoro tipicamente maschile-, non le veniva neanche donato un minimo segno di gratitudine da quegli scansafatiche; la propria sfortuna, pensò, non avrebbe mai avuto fine.

- Ehilà, salve! Volete un passaggio?

Ed eccolo rispuntare dal nulla il suo aitante predone del deserto. Rispondeva al nome di Iamko ed anche se aveva un aspetto troppo rozzo per essere un principe, lo considerava irrimediabilmente carino; era stufa di trascorrere il tempo con un tipo immaturo come Goku –dopotutto si trattava di un bambino- e con quel maniaco di Oscar; bastava il Genio a darle i nervi, anche se pareva che il ragazzo con le cicatrici nascondesse un altro e più recondito problema. Non credeva di essere così brutta da irrigidirlo, ogni qualvolta gli si avvicinasse; aveva sempre curato il suo aspetto più di ogni altra cosa, più della sua brillante ed arguta mente, eppure Ianko non la degnava di uno sguardo, anzi, si scansava evitando ogni contatto. Forse non era lui il principe che cercava, nonostante fosse il dominatore di quel deserto sconfinato.

- Voglio chiedere al Drago di trovare il mio principe!- ripeté ad Oscar durante la traversata, in cerca dell’ultima, mistica sfera.

- Ma sei diventata matta?! Ci fai correre rischi per esprimere questo insulso desiderio?- domandò il maialino interdetto.

Quella pazza era senza speranze, ma non gliel’avrebbe fatta passare liscia: prima di tutto si sarebbe liberato del maledetto farmaco ingerito che gli provocava stimoli fisiologici a comando di quella strega e poi avrebbe espresso lui il desiderio. Goku li guardò senza capire.

Ma la ragazzina si poneva sempre la stessa domanda: cosa c’era allora di sbagliato in lei? Nonostante ci tenesse al suo aspetto, non era stata in grado di trovare nessun principe che le chiedesse la mano. Le sfere del drago erano l’unico rimedio per trovare il tanto desiderato uomo in grado di donarle la felicità, adorandola più di ogni altra cosa; incrociò le braccia al petto facendo trasportare quei pensieri dal vento che sferzava scompigliandole i capelli. Sorrise sbiecamente, inconsapevole di avere sotto il naso l’oggetto dei suoi desideri, o almeno colui che avrebbe ritenuto tale per qualche tempo.

***

A distanza di anni che parvero trascorrere in un breve frangente, tanto da farle conservare gran parte della propria giovinezza, si ritrovò a formulare lo stesso pensiero, seppur in una situazione decisamente diversa. Viveva di confort nella grande Capsule Corporation con il temibile predone che, assuefatto dalla vita cittadina, aveva svelato la vera indole, e con un guerriero decisamente primitivo, suo ospite per puro caso. L’ultima impresa si era svolta su Namek, il pianeta natio del Supremo e di Junior, rivelandosi l’ennesimo buco nell’acqua; aveva incontrato un giovane avvenente, dai modi regali e l’aspetto ancor più sublime, seppur presentasse un colorito decisamente diverso dal suo. L’alieno in questione era uno dei seguaci di Freezer, chiamato Zarbon, morto durante lo scontro con il suo momentaneo ospite. Anche l’alieno si era rivelato l’emblema della sfortuna che da anni ormai la rincorreva perfino su pianeti sconosciuti con il suo volto mostruosamente butterato.

Era ormai certa che Ianko non fosse il principe tanto bramato e di conseguenza la sua presenza gli pareva inopportuna, soprattutto perché quell’ostentata gelosia cominciava ad opprimerla più di ogni altra cosa; dopotutto il guerriero non mostrava il sentimento nei suoi confronti, ma soltanto avversione per il saiyan. E Bulma era certa che un vero principe non facesse gli occhi dolci ad ogni avvenente fanciulla che calcava il suo stesso suolo.

Il vero principe doveva avere portamento regale, fiero, orgoglioso; gli era concesso anche di non degnare d’attenzione chi non riteneva alla sua altezza. Lei invece doveva esserlo.

Il vero principe doveva tenerle testa.

Alzò la testa dal davanzale, puntando lo sguardo verso il cielo limpido. Dopotutto era cambiata da quando aveva intrapreso quell’avventura a sedici anni, seppur il desiderio fosse lo stesso. Per fortuna in quel momento Iamko era assente, probabilmente alle prese con uno dei suoi incontri sportivi e la donna si ritrovava nella grande casa in compagnia dei genitori, anche se la madre passava più tempo ad occuparsi del giardino preistorico, e suo padre fosse concentrato sugli aggiusti dei robot da combattimento per Vegeta: ragion per cui toccava a lei preparare il pranzo.

Si destreggiò in poco tempo ai fornelli imbandendo la tavola nell’ampio giardino, conscia che di lì a breve sarebbe giunto un guerriero dal cipiglio severo e dall’umore tetro per commentare quanto fosse lenta, sciocca, terrestre: il repertorio ormai lo conosceva a memoria. E lo vide. La capsula gravitazionale si aprì fischiando e facendo fuoriuscire la pressione, mentre il saiyan fece il suo ingresso da una coltre di fumo. La donna finì di servire qualche piatto per poi scivolare distrattamente incespicando e riversando il contenuto di una bottiglia in parte sul prato ed in parte sui propri vestiti.

- Che dolore…- mormorò massaggiandosi impercettibilmente il fondoschiena, puntando poi lo sguardo limpido sulla figura a cui appartenesse l’ombra che l’aveva schermata dal sole. Il ghigno derisorio di Vegeta l’indusse a rimettersi in piedi ignorando il fastidio causato dalla caduta, ma non avena intenzione di farsi vedere in una condizione simile da quello scimmione.

- Insulsa terrestre.- le riservò ignorandola e prendendo posto a tavola.

- Questa insulsa terrestre ti offre vitto e alloggio, signor Pri-

La giovane corrugò le sopracciglia, umettandosi le labbra con cui stava pronunciando quella parola. Parve che la gola le si fosse seccata tutto ad un tratto e le mani soggette a brividi indussero il saiyan ad inarcare un sopracciglio.

- Che hai da guardare?- i suoi pensieri si potevano riassumere nello sguardo penetrante che aveva assunto: soltanto il giorno prima aveva deciso di ritornare sulla Terra accettando il rinnovato invito, mescolandosi a quei buoni a nulla e già non ne poteva più dell’atteggiamento incomprensibile dell’isterica e vanitosa padrona di casa. Osservò l’increspatura delle sue labbra rosee acquisire tratti ancor più marcati; perché adesso sorrideva?

Bulma si diede della sciocca per non averci pensato prima, eppure aveva inteso da qualche tempo di quale titolo fosse investito il cinico guerriero.

- Vegeta…- disse con l’aria più seria che avesse. – Potresti, di grazia, dirmi chi sei tu?- domandò guadagnandosi un’espressione ancor più sconcertata da parte del saiyan, il quale dovette racimolare tutta la calma che possedesse per evitare di metter fine al dialogo in modo cruento, dato che la donna pareva intenzionata a non lasciargli godere il pranzo. Dopo un allenamento così intenso al quale si era sottoposto più volte, non aveva la minima intenzione di stare a sentire le assurde chiacchiere di quella svitata.

- Spero tu ci tenga a tenerti stretta la vita, donna, perché io, Principe dei Saiyan, non tollero la tua presenza.- rispose tagliente.

Il sorriso della scienziata si spense tutto ad un tratto, dopo aver gioito alla pronuncia così musicale di quel titolo, si ritrovò quindi ad osservare la bottiglia ormai vuota sul verde prato. La raccolse, tornando mestamente sui propri passi per raggiungere la cucina e servire altre bevande fresche, anche se i suoi genitori parevano intenzionati a non unirsi al banchetto così meticolosamente preparato.

- Oh tesoro, tuo padre sta lavorando al nuovo progetto e mi ha chiesto di portargli qualcosa in laboratorio.- cinguettò Bunny Brief riempiendo un vassoio, ma quando puntò lo sguardo vacuo sulla figlia, fu colta dall’enigmatico stupore. – Ma… Bulma! Cosa ci fai con quei cocci di vetro? Sei tutta bagnata, povera cara.- constatò con ovvietà portando una mano lievemente sulla guancia. La giovane riversò ciò che restava della bottiglia nella pattumiera non badando a quello che aveva detto sua madre.

- Potresti portare dell’acqua a Vegeta? Io vado a cambiarmi- l’avvertì soltanto prima di sparire oltre le scale e raggiungere il piano superiore.

Decisamente il saiyan non rappresentava l’emblema per coronare il suo sogno, piuttosto appariva come la nemesi; era l’unico che avesse incontrato possessore di quel titolo, ma a parte il portamento fiero ed orgoglioso, in lui non c’era nient’altro di regale… solo morte. Sospirò ancora, dando quasi sfogo alla sua frustrazione prima di cambiarsi il vestito a righe, indossando qualcosa di altrettanto comodo. Quel giorno avrebbe lavorato, sì: avrebbe lavorato fino a sfinirsi nei laboratori della Capsule Corporation. Avrebbe così allontanato quella irrimediabilmente presente sfortuna in grado di farle crollare i presunti pensieri su di un futuro interamente completo. Scese al piano sottostante raggiungendo velocemente il giardino, dopotutto anche lei possedeva uno stomaco che aveva silenziosamente cominciato a reclamare, inducendola a raggiungere il tavolo, pregando che il saiyan le avesse lasciato qualcosa di commestibile. “Non mangerò di certo i suoi avanzi”, pensò assumendo l’aria più seria che avesse. Osservandolo di sottecchi concludere il cosciotto di maiale, si sedette cominciando a tagliare ed ingurgitare piccolissimi bocconi della sua carne; a dispetto di quanto si potesse pensare, Bulma appariva più aristocratica del previsto, eppure quasi tutti avevano sperimentato il ronfare o i modi violenti con cui ripagava i suoi amici maniaci. Fatto sta che il principe lì presente, aveva più volte denigrato l’inferiorità che ella si portava dietro; béh, ogni scusa era buona per la scienziata che accolse quella sorta di sfida col mutismo impostole per il resto dei giorni a venire, in cui avrebbe ospitato quell’essere. Sorseggiò piano la propria bevanda ed infine si preparò alla prima mossa della disputa: - Vuoi che ti versi dell’acqua?

Il saiyan deglutì sonoramente un boccone prima di alzare lo sguardo sul sorriso limpido della terrestre che reggeva la bottiglia tra le esili dita; non rispose, limitandosi a mangiare ignorando la sua presenza. Ma la scienziata era almeno testarda quanto lui stesso e si prodigò di versargli il liquido fresco senza emettere una parola di troppo. Vegeta non rimase per niente sorpreso del repentino cambiamento d’umore, anzi, non rientrava nei suoi interessi cosa pensasse quella donna. Era soltanto compiaciuto di averle finalmente fatto chiudere il becco con la minaccia pronunciata pochi istanti prima; peccato che non aveva fatto i conti con i piani di conquista di Bulma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Pensieri e le Parole dell’Autrice:

Volevo esternare il mio disappunto sul PLAGIO. Non credevo che a distanza di così tanto tempo si trovassero ancora persone simili, senza un briciolo di fantasia. Magari proprio in questo fandom siamo state un pò tutte soggette al tipo di “affronto”, ma oltre l’amaro in bocca, è sempre spiacevole osservare il frutto di un accurato lavoro nelle mani di qualche altra persona. *Vegeta non mi degna di uno sguardo ed annuisce.*

Impressioni su questo capitolo? Béh, mi duole ammettere che sono una delle poche persone che non vuole vedere Ianko morto e soprattutto che esprime l’interruzione del fidanzamento non come qualcosa di estremamente brusco. E qui mi accingo a rivelare un segreto… Quando ero piccola e seguivo la prima serie dell’anime, sì, avevo un debole per questo temibile predone del deserto! (Errori di gioventù) Passione scemata con l’avvento dello Z.

Ho deciso di creare questi piccoli spazi per interagire ancor più con le persone che mi seguono^^

Con questo passo e chiudo!

Al prossimo capitolo!

Nihila

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Ecco concluso anche il secondo piccolo capitolo della mia nuova fanfic… Penso che procederò così, con scritti brevi e quindi allungando un po’ il brodo, anche perché sto cercando di non trascurare le mie altre long: L’Ospite e la Terrestre –che da moltissimo non aggiorno- ed End of an Era… Sono indecisa su quale capitolo regalarvi per primo XD

Passando a questo, inserisco la noticina proprio quassù: *la mia idea di moto dragonballiana è quella di una larga, a due ruote, un po’ come già visto nella prima serie… non vi anticipo nulla!

Grazie a chi mi segue, in particolare chi recensisce e soprattutto ad Arancina, BellaLuna, billrussell, GioPanda, kry333, Lady Nazzumi, lady nix 94, Refia, Silvia_sic1995 per aver inserito la fan fiction tra le seguite!

Buona lettura e perdonatemi per eventuali errori di distrazione ma nella smania di pubblicare mi faccio sfuggire alcune cose.

 

 

La sfortuna di Bulma

 

Incrociò le mani facendo scricchiolare rumorosamente le ossa prima di sorseggiare un’ultima volta la lattina di birra che poggiò sul tavolo da lavoro, a debita distanza dai suoi progetti. Il computer lavorava incessantemente, stampandole ogni volta nuovi grafici e producendo un fastidioso ticchettio al quale era da anni abituata; stava lavorando a nuove Capsule porta oggetti non prestando attenzione al fatto che Vegeta distruggesse ogni suo robot da combattimento. Ma non era stata lei a costruirli, contraria alla creazione di congegni pericolosi o che in qualche modo avessero a che vedere con la guerra, ecco perché la sua passione sarebbe sempre stata l’ingegneria meccanica. Si affaccendava stringendo bulloni e viti in una comoda divisa da lavoro: nient’altro che canottiera e mutandine rigorosamente colorate. Era da sempre abituata a destreggiarsi in quel modo, come era successo nella navicella insieme a Gohan e Crilin. Spesso dimenticava che in casa ci fosse un’altra presenza ben più discutibile, ma poco importava dato che trascorrevano giorni in cui il saiyan non si faceva neanche vedere per i pasti. Asciugò una minuscola gocciolina di sudore, spingendo il carrello nuovamente sotto la carrozzeria* della motocicletta rossa che aveva quasi completato: più veloce, più salda, estremamente appetibile per i compratori, passando prima nella catena di montaggio col marchio Capsule. Osservava soddisfatta il prototipo, conscia che prima o poi avrebbe dovuto provarlo su di una strada deserta, testandone anche la velocità. Dopo minuti di piacevole fatica si drizzò stiracchiandosi, mentre con occhi brillanti faceva scorrere lo sguardo su ogni pezzo saldato, cromatura o marmitta che la faceva scalpitare in quanto prodotto modellato interamente dalle sue esili mani; si decise, era pronta a testare il motore portando l’oggetto al di fuori della Capsule Corporation per cavalcarlo controvento… forse con un abbigliamento più consono.

Era in procinto di afferrare il pantalone della tuta lasciato in mezzo agli attrezzi da lavoro, quando la presenza del saiyan le si palesò dinanzi facendola sussultare e al contempo riempire i polmoni per riversargli addosso quanto fosse maleducato.

- Ma dico! Non lo sai che si bussa, soprattutto quando in casa c’è una signora?!

Lo sguardo di Vegeta rimase imperscrutabile, nonostante le lamentele di lei, quell’assurdo modo di lavorare in biancheria intima non gli sortì alcun effetto; fece scorrere le iridi d’inchiostro osservandola dalla punta dei piedi, percorrendo le gambe sottili lievemente piegate per poi giungere al busto e soffermarsi sulla scollatura… Un corpo prosperoso che racchiudeva in sé lo spirito di una volgare umana!

- Signora?- pronunciò incrociando beffardamente le braccia al petto, alludendo al modo in cui si era rivolta, accompagnato dalla solita mania di gesticolare.

- Si può sapere che cosa…- ma Bulma s’interruppe bruscamente maledicendosi per aver fatto emergere quel suo dannato modo di approcciarsi quando veniva colta in flagrante. – Volevo dire… Cosa posso fare per te, Vegeta?- domandò coprendosi ingenuamente col camice e sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

Per tutta risposta l’uomo la sorpassò ignorando la domanda, osservando accigliato ciò che vi fosse sulla scrivania. Passò in rassegna della moltitudine di attrezzi, prestando attenzione ai progetti e constatando che i robot utilizzati durante i suoi allenamenti fossero un mucchio di ferraglia. Si voltò minaccioso verso la scienziata.

- Che cosa diavolo hai fatto per tutto questo tempo, donna?! I miei allenamenti non sono mai proceduti così a rilento, e questo perché tu ed il vecchio siete soltanto dei buoni a nulla!- inveì scagliando i marchingegni giù dalla scrivania e imbrattando i progetti con la lattina di birra rovinosamente caduta sopra di essi.

Gli occhi di Bulma si spalancarono impercettibilmente; in parte la sensazione di occlusione allo stomaco era dovuta al fatto che quelle carte non sarebbero più state recuperate ed in secondo luogo, ma non per ordine d’importanza, dinanzi a sé aveva un temibile guerriero più agitato che mai. Boccheggiò prima di ritrovarselo addosso, pronto inevitabilmente a toglierle quanto più ossigeno potesse con il solo respirarle contro il viso. La donna si ritrovò a dover sopportare il suo peso, costretta con la schiena contro la sua preziosa invenzione, finché Vegeta non digrignò i denti elargendo l’ennesimo ammonimento:

- Forse avete sottovalutato la mia pazienza. E soprattutto, dimentica che i tuoi sciocchi modi possano abbindolarmi, insulsa terrestre.

Bulma abbassò lo sguardo incapace di sostenere quello dell’uomo, seppur la sua espressione rasentasse la più recondita rabbia per le parole che aveva più volte sentito pronunciare da quelle labbra, così spietate da metterla a nudo e renderla vulnerabile. Una vulnerabilità che si riduceva con la paura di non osare rispondergli finché il suo formidabile intuito non avesse captato i giorni in cui il suo ospite fosse più calmo: e questo avveniva poiché gli ordini erano stati eseguiti da tutti i membri della famiglia. Corrugò le sopracciglia, decisa a non rivolgergli l’occhiata pregna del risentimento provato, quando avvertì la durezza delle sue dita nude avvinghiate pericolosamente intorno al proprio collo; poggiò lievemente le mani sui pettorali saldi come una roccia, ma il saiyan le alzò velocemente il volto esercitando una debole pressione, simbolo che l’avvertimento non era concluso: - Hai capito?- ma più che una domanda, pareva volesse dire che l’esito di quello scontro fosse dipeso dalla risposta affermativa ed obbediente di Bulma, la quale si ritrovò ad annuire semplicemente. Nonostante ciò, lui non allentò la presa avvertendo il corpo della giovane teso come una corda, permettendosi il piacere di giocare contro quella pelle bollente con un ghigno compiaciuto. E la scienziata avvertì i propri ansiti, dovuti alla restrizione intorno alla gola, divenire più spasmodici; le mani si ancorarono al solido materiale mentre in quel momento respirava Vegeta. Se lui espirava, lei andava alla ricerca d’ossigeno, e non per il piacere del pericolo che stava provando, quanto per gli scatenati sentimenti che scalpitavano facendole pulsare il sangue nei timpani e maledicendosi per l’ennesima volta si ritrovò a constatare quanto avesse sottovalutato l’indole del saiyan. Doveva allontanarsi… Doveva mettersi in salvo!

- Bulma tesoro, hai bisogno di… Oh! Mi spiace, ho interrotto questo delicato momento- cinguettò la signora Brief facendo capolino sulla porta del laboratorio.

Per tutta risposta Vegeta mollò la presa con una disinvoltura tale da indurre la giovane ad afflosciarsi contro la parte anteriore della motocicletta, finché il guerriero, scoccata un’ultima occhiata, attraversò le porte metalliche oltrepassando la donna intenta ad offrirgli un pasticcino. Bulma sospirò scaricando la tensione accumulata durante quegli attimi e quando anche la madre si fu eclissata per lasciar spazio ai bianchissimi corridoi della struttura, gli occhi chiari saettarono immediatamente sugli attrezzi. Strinse la chiave inglese tra le mani tremanti prima di scagliarla nel vuoto.

- Maledetto saiyan!

L’indomani stesso si svegliò di buonora e senza destare nessun abitante della casa, escluso un minuscolo essere nero pece e i grandi occhioni vispi, riuscì a recarsi fuori dalla Capsule Corporation con al seguito la nuova invenzione. La trascinò con l’aircar lontano dai confini della Città dell’Ovest, assicurandosi che nessuno vedesse l’esperimento, dopodiché, ritrovatasi su di un rettilineo immerso nel deserto più arido, nonostante i nuvoloni grigi, si apprestò a scendere dall’auto per sollevare il telone che ricopriva la motocicletta; il sole freddo le ferì gli occhi, scintillando sulla carrozzeria fiammante cosa che l’indusse ad indossare prontamente gli occhiali protettivi e montare in sella. “Ci siamo!” pensò determinata. L’odore di vernice penetrò nel nasino a punta mentre stringeva saldamente le mani intorno al manubrio… Poi soltanto un rombo squarciò quella quiete.

Una saetta rossa fu visibile ad occhio nudo; ruote nuove di zecca sfregarono l’asfalto surriscaldandolo al veloce passaggio di una Bulma più entusiasta che mai. Un altro successo, un nuovo modello che portasse la sua firma. Controllò più volte i quadranti, ma quando alla milionesima occhiata tutto procedeva secondo manuale, decise di rilassarsi ed osservare soltanto l’infinito orizzonte dinanzi a sé. Era decisa ad arrivare fino a Città Centrale e poi fare ritorno a casa, non c’era nessun impegno che la vincolasse, dopotutto; anche se la traversata sarebbe stata spiacevolmente interrotta di lì a breve.

Percepì il freddo intensificarsi e pungerle il viso, quando cogliendola di sorpresa, un tuono squarciò il silenzioso paesaggio, accompagnato da una serie di fulmini provenienti proprio dalla direzione in cui Bulma si stava incoscientemente avvicinando. La giovane non si perse d’animo difatti, corrugando lo sguardo percorse ancor più velocemente il rettilineo finché una lieve pioggia rese il suolo completamente scivoloso; fortunatamente stavolta era decisamente ben organizzata, avendo indossato un comodo giubbotto imbottito e pantaloni altrettanto spessi. L’unica pecca era stata non trovare qualcosa che preservasse la sua acconciatura, quasi interamente rovinata dall’acqua. Qualcosa le disse che sarebbe stato meglio non continuare il viaggio, dopotutto la strada di casa era ugualmente lunga; decise di fermarsi in un villaggio vicino composto da poche e minuscole abitazioni, probabilmente si trattava di una delle tribù nomadi stanziatesi nel deserto. Constatò di dover riempire il serbatoio di carburante… quell’aggeggio era un gioiello ma si faceva pagare a caro prezzo. Sostò al primo distributore trovato e proseguì quindi rifugiandosi presso una locanda: gli anziani signori che l’accolsero risultarono estremamente ospitali, anche se la casa non offriva particolari pietanze. Una zuppa le bastò a recuperare un po’ di energie. “Chissà cosa sta facendo Vegeta…” pensò la donna sorseggiando dal cucchiaio; in fondo non era difficile fare un collegamento cibo-saiyan, cosa che le fece balenare quel pensiero in mente.

- Per bacco, che aggeggio portentoso! Signorina, non dovresti andare in giro con questo tempaccio, potrebbe essere pericoloso.- pronunciò solennemente il padre di famiglia osservando estasiato la motocicletta fiammante posteggiata all’ingresso della propria piccola struttura. Bulma si esibì in una scrollata di spalle:

- Non preoccupatevi, ci sono abituata. Grazie per l’ospitalità.- disse prima di saltare a bordo e sgommare lungo il selciato.

Pioveva a dirotto. Anche se la visibilità era piuttosto scarsa, la giovane proseguiva imperterrita, mossa anche dal desiderio di rimettere piede in casa propria; percepiva le dita ghiacciate, quasi prive di sensibilità e perfino il suo corpo era pervaso da brividi. Faceva freddo. Il vento sferzante non rendeva le cose migliori; i capelli azzurri, dapprima quasi asciutti, divennero nuovamente grondanti d’acqua piovana. Sbuffò stizzita. Il giorno precedente non aveva dato conto alle previsioni meteorologiche. Un sobbalzo interruppe la marcia regolare facendole quasi staccare la mani dal manubrio; si ritrovò ad imprecare prima di perdere quasi del tutto il controllo ed osservando la ruota anteriore oscillare pericolosamente a destra e a sinistra, sentì viva la consapevolezza di aver sbagliato i suoi calcoli quando impattò violentemente con l’asfalto. Il mezzo di trasporto scivolò distanziandosi di qualche metro, ma la caduta di Bulma non fu eccessivamente dannosa in quanto lei stessa si era ritrovata a curvare verso terra, capendo il malfunzionamento dell’aggeggio. Riempì i polmoni tentando di rimettersi in piedi, dolorante e ancora lievemente sconvolta dall’accaduto.

- Sei proprio sfortunata, Bulma.- si disse con sforzo, tenendosi la parte che maggiormente le doleva in quel frangente: di lì a breve avrebbe dovuto curare vistosi ematomi e graffi. Dove diavolo era il suo principe in quelle circostanze?! Si stupì di pensare ancora ad un sogno fanciullesco.

Trovò la forza di rialzarsi, appurando che l’aircar non fosse molto lontana e con un ultimo sforzo mise in moto, diretta verso casa. Il nuovo marchingegno sarebbe rimasto su quella strada deserta.

In un altro luogo, invece…

L’ennesimo tuono lo convinse ad abbandonare il trainer gravitazionale e rientrare in casa; neanche lui sopportava percorrere il giardino tra la moltitudine di pozzanghere venutesi a creare. Con passi lenti raggiunse l’ingresso, varcando la soglia e non indugiando a raggiungere la cucina; i due vecchi avevano già preso posto, anche se pareva che il pranzo fosse già stato consumato. Della terrestre non vi era l’ombra. La signora si prodigò di servirgli molte e sostanziose porzioni prima di portarsi una mano sul viso, osservando la finestra.

- Caro, non credi che Bulma dovrebbe già essere tornata?- domandò con la sua voce stridula, facendo alzare lo sguardo sia al compagno che al saiyan.

- Sai com’è fatta tua figlia; è sempre in giro a combinare una delle sue.- rispose sbrigativo lo scienziato, tornando a volgere l’attenzione alle notizie sul giornale.

L’ennesimo tuono fece tremare la donna che si esibì nel consueto acuto, tanto alto da far corrugare la fronte di Vegeta.

- L’hai lasciata partire per un viaggio alla ricerca di quelle sfere magiche!- l’accusò accigliandosi la signora Brief; era raro vederla più seria che tremendamente svampita, tant’è che il marito dovette nuovamente rivolgerle l’attenzione, stavolta facendo penzolare la sigaretta quasi spenta.

Il saiyan si ritrovò ad ascoltare quell’insulsa conversazione, come se i due terrestri stessero parlando di una ragazzina, nonostante Bulma avesse quasi la sua stessa età; dovette riconoscere dopotutto che la scienziata non temeva immischiarsi in affari che non erano di certo alla sua portata… Compreso il gesto di invitarlo in quella casa.

D’un tratto si udì, proveniente dal giardino stesso, un conosciuto rombo attenuarsi sempre più, sovrastando i chiassosi rumori della natura.

- Vedi, moglie? Non era partita per andare a cercare le sfere del drago!- disse il signor Brief col suo solito tono imperturbabile.

Nonostante le aspettative però, qualcosa attirò maggiormente l’attenzione del guerriero silenzioso, che captò l’aura della terrestre –ormai riversatasi nell’ingresso- più debole del solito; non poté nascondere di essere incuriosito quando Bulma si palesò sull’uscio della cucina ricoperta di fango, acqua ed escoriazioni. Quell’oca di sua madre gridò per l’ennesima volta, svenendo sulla poltrona mentre lo scienziato, non degnandola d’attenzione stavolta, rimase impietrito di fronte alla vista della figlia conciata in quel modo.

- M-ma Bulma! Che cosa… Cosa ti è successo?- articolò alzandosi in piedi pronto per raggiungerla e sostenerla circondandole le spalle.

- Oh… Papà,- mormorò lei stringendolo in un abbraccio. – ho freddo. Etciù!- ripeteva scossa da quelli che parvero singulti.

“Ma che tenera scena di famiglia” pareva volesse dire il volto inespressivo di Vegeta, rimanendo seduto ad occhi chiusi. Non ricordò di aver mai assistito a simili manifestazioni; decisamente troppo per il modo in cui i piccoli saiyan venivano allevati e per la pazienza poco presente nel suo essere. Quando aveva fatto visita a quella donna, non era sfuggito ai suoi occhi il marchingegno rosso a cui stava lavorando e probabilmente era stato l’unico ad avvertire ogni movimento quella mattina, quando Bulma aveva varcato la soglia portandosi la suddetta diavoleria dietro.

Il padre l’accompagnò in infermeria, la stessa in cui ricordò di aver trascorso qualche giorno di convalescenza a causa dell’esplosione della gravity room ed in cui aveva constatato che la terrestre, come i membri di quell’assurda famiglia, si fossero prodigati di riservargli le cure necessarie. Nella mente gli balenò l’immagine di una chioma folta cosparsa quasi del tutto sulla scrivania adiacente al letto. Era da quel momento che aveva deciso di issare una barriera ancor più spessa intorno a sé, impedendole di avvicinarsi; la detestava quando si preoccupava per lui. Odiava dimostrare la propria vulnerabilità ad un essere così inferiore; finì noncurante il proprio pasto, abbandonando la stanza per dirigersi al piano superiore e rifugiarsi in quella che ormai sembrava fosse diventata la sua camera da letto. Si sdraiò sul materasso, percependo il ritmico ticchettio delle gocce di pioggia cadere sul balcone. Pareva che ogni cosa gli fosse avversa da quando aveva incrociato il cammino con quella terza classe; rimuginò sul fatto che anche se i giorni trascorsi dall’esplosione della camera gravitazionale ammontassero a tre, avvertiva distintamente i muscoli indolenziti quando li sottoponeva a sforzi maggiori. Si dannava per quello, ma a malapena riusciva a sostenere la gravità come prima ed era certo che se ci fossero stati gli scienziati di Freezer a quell’ora con una delle vasche sarebbe tornato completamente in sesto. La meditazione? Da infermo non era capace di concentrarsi ed incrementare a proprio piacimento l’aura e soprattutto, non quando al piano sottostante erano intenti a badare ad un oca accecata dal dolore provocato da qualche graffio.

- Ma dov’è che ti fa male, cara?- domandava lo scienziato osservando la figlia contorcersi sulle coperte, dopo averla accuratamente fasciata insieme alla moglie quasi del tutto ripresa dallo shock.

- Dappertutto! Etciù… e continuo a starnutire- constatò la giovane con le lacrime agli occhi.

- Dove ti eri cacciata, si può sapere?

- Sono andata a testare la mia nuova invenzione, ma a quanto pare non ha funzionato come doveva.- confessò Bulma incrociando le braccia al petto. Raccontò come erano andate le vicende, sbadigliando infine per la stanchezza.

- Manderò un assistente a recuperare la motocicletta.- concluse lo scienziato lisciandosi il mento.

- Oh Bulma, ero così in pensiero! Hai anche la febbre, povera cara- disse la signora Brief facendola distendere ed intimando di non muoversi finché non fosse guarita. Ma pareva che la ragazza fosse del tutto contrariata.

- Se non lavoro, quel pazzo di un saiyan manderà all’aria la nostra casa ed il nostro pianeta, è chiaro?!- urlò accentuando l’espressione astiosa.

- E’ bello da parte tua preoccuparti di Vegeta!- concluse Bunny venendo trascinata dal marito al di fuori della stanza.

Con un ringhio furente, Bulma si ritrovò a scalciare contro le coperte, dimenticandosi dei dolorosi traumi e con tutta l’intenzione di "accogliere" Vegeta, che presto le avrebbe fatto visita… Almeno, quello era il suo pensiero dato che il saiyan era pazzo, egocentrico e maniaco della guerra, no? Gli serviva, era utile fin quando non avrebbe raggiunto il suo scopo primario; già, si disse, prima di sospirare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola domanda fuori luogo >.> Guardando la prima serie di DB… Crili non sembra “puccioso” anche a voi??? Ricorda un pupazzetto di neve XD

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Perdonate per questo ritardo così esagerato, ma ho dei buoni motivi che mi hanno spinta a non scrivere per un po’… So di aver pubblicato la fan fiction sul Natale e vorrei dire un enorme GRAZIE alle persone che l’hanno apprezzata: è stata scritta qualche tempo prima, agli albori del contest a cui partecipa, stavo solo aspettando il momento opportuno per pubblicarla; purtroppo a causa di svariati –e forse stupidi- motivi ho perso la voglia di scrivere, di punto in bianco. Perdonatemi questo sfogo, odio creare una sorta di muro del pianto sul web. Tuttavia certi favoritismi mi rendono… “cupa”, concedetemi il termine. Avevo addirittura pensato di continuare questa storia, dato che ho sempre voluto realizzare qualcosa che mettesse a confronto un Mirai Trunks con il padre ancora avverso ed inesperto al rapporto familiare! Non so se questo accadrà, magari il tempo mi farà sbollire, so solo che tenterò di astenermi dall’iscrivermi a certe cose, d’ora in avanti XD

Dopo questo sproloquio vi lascio al capitolo… Buona lettura.

 

 

 

 

La sfortuna di Bulma

 

Quel giorno, dopo la notte di riposo trascorsa in infermeria, s’era destata talmente presto da udire una sorta di uccello stonato emettere dei gemiti strozzati, forse provenienti dal reparto in cui suo padre aveva ricreato l’habitat del cretaceo; non aveva mai capito l’utilità di tenere dei dinosauri addomesticati nella propria casa, fatto sta che quell’innovazione scientifica aveva gonfiato ulteriormente le tasche di tutti i componenti della famiglia. Sbuffò Bulma, ancora distesa tra quelle coltri con le fasciature opprimenti a cingerle gli arti. La sua moto era stato un vero fallimento, anche se non le era ben chiaro cosa non andasse nell’invenzione ma non vedeva l’ora di tornare nei laboratori, una volta portato a termine il lavoro avrebbe potuto dedicarsi solo ed unicamente a sé stessa. Già, sé stessa che aveva trascurato da quando si era decisa a troncare quel rapporto immaturo con Iamko, una sorta di relazione abitudinaria che col tempo era scemata per lasciare il posto all’ennesima, salda amicizia. Vederlo girovagare per la Capsule Corporation però non la rendeva irritabile, le faceva piacere ricevere visita dato che Goku, alle prese col suo allenamento da eroe, non si sarebbe fatto vivo finché i cyborg non fossero comparsi; poco male, si disse nel tentativo di poggiare un piede sul pavimento, un saiyan ingordo, altezzoso e sanguinario bastava a renderle la vita ancor più complicata.

- Donna!- l’oggetto dei suoi pensieri si manifestò come un fulmine e senza preavviso nel momento esatto in cui era riuscita a stabilire un equilibrio precario, facendola quindi ricadere sul morbido materasso.

L’osservò accigliata e furente per un istante interminabile, indecisa se fosse opportuno rispondergli a tono o soggiacere alla sua pericolosa volontà. Decise infine di limitarsi a sostenere il suo sguardo, ammorbidendo l’espressione del volto per riservargli una sommessa risposta.

- Non mi sembra così difficile varcare la soglia con velocità percettibile ad occhio umano.

Vegeta l’osservò da cima a fondo storcendo la bocca, prima di replicare a sua volta:

- Non mi sono mai piaciuti gli inetti che poltriscono. Eppure su Namecc non mi eri sembrata così incline a gettare la spugna, terrestre!- ultimò riservandole un ghigno derisorio. Bulma digrignò i denti; quell’essere era capace di cancellare ogni suo proposito di pace, tregua o armistizio che potesse stipulare almeno per qualche giorno, godendosi quella vita tanto desiderata da quando si era immischiata nelle faccende di Freezer e dei suoi orridi seguaci.

Ma cosa diavolo ci faceva Vegeta nell’infermeria? Lanciandogli l’ennesima occhiata rispose a quella domanda pensando che fosse un personale fardello giunto dallo spazio per torturarla. Eppure si era perfino prodigata di incoraggiarlo quando l’aveva visto sbucare da quelle macerie, completamente ferito, fin dentro al suo tormentato spirito.

- Poltrire?! Non lo vedi come mi sono ridotta, razza di screanzato? Non sono uno scimmione maniaco della guerra, non puoi pretendere che mi metta a lavoro in queste condizioni. – Bugia, Bulma, la verità è che non vorresti dargliela vinta. – Quindi sei pregato di uscire, non sopporto la tua presenza- La facciamo finita con queste assurdità? – e neanche il tuo orribile odore!- Inutile nascondere quanto invece l’incuriosisse avere un soggetto come il principe dei saiyan da studiare.

Resasi conto troppo tardi di aver esternato il pensiero più contraddittorio di sempre, in quanto lei stessa l’aveva invitato a stabilirsi nella struttura senza limiti di tempo, tentò l’ardua impresa di non incrociare lo sguardo tracimante di sfida che le riservò Vegeta, ancora irto dinanzi al letto con tutta l’intenzione di spuntarla; la giovane ebbe appena il tempo di chiedersi cosa avesse intenzione di fare che si ritrovò intrappolata in un groviglio di lenzuola più simile ad un sacco, in cui il saiyan l’aveva intrappolata per mettere fine alle urla stizzite che aveva sempre odiato ascoltare durante la permanenza sulla Terra, insopportabili quasi quanto la presenza di quel traditore che aveva osato salvarlo. Vegeta trasportò la scienziata fino alla cucina, luogo in cui la portafinestra fungeva da collegamento tra l’ambiente ed il grande giardino in cui spiccava la biancastra navicella utilizzata come mezzo d’allenamento. Si guardò intorno e poi lasciò finalmente andare Bulma che per prima cosa inspirò a pieni polmoni, massaggiandosi le zone maggiormente dolenti finché un biglietto le svolazzò davanti al naso leggermente all’insù, piombandole in grembo.

- “Cara figlia, c’è stato un problema alla sede della Città del Nord e saremo di ritorno tra qualche giorno. P-Prenditi cura di te stessa e soprattutto… di Vegeta. Mamma”- la giovane lesse ad alta voce, conscia che almeno in quel modo potesse dare più senso ad un’azione così avventata; era reduce di un incidente, di un malore dovuto al freddo intenso della stagione e adesso le toccava anche quella piaga. Badare al saiyan senza sua madre che almeno preparava ottimi pasti le avrebbe preso molto tempo.

- La navicella non funziona come dovrebbe- disse Vegeta prima che Bulma si rimettesse in piedi, massaggiandosi il fondoschiena.

- Te l’ho già detto, non ho intenzione di assecondarti come se fossi una schiava.- dette un’occhiata alla pendola posta sulla parete oltre le spalle del guerriero prima di continuare. – E poi è quasi ora di pranzo.

Detto ciò diede inizio ai preparativi per un banchetto reale, in quanto l’ennesima dote che poteva vantare era senz’altro la propria esperienza ai fornelli; attese qualche istante in cui l’uomo la liquidò con l’ennesima frase sprezzante, per raggiungere il giardino e sdraiarsi sull’erba in procinto di iniziare una nuova serie di flessioni. Bulma fece spallucce, convinta che, non avendo replicato, probabilmente quel pazzo non toccasse cibo dalla sera precedente. Procurandosi poi tutti gli ingredienti necessari cominciò ad impastare, friggere, arrostire con mesti pensieri riguardanti anche la scelta dei genitori di lasciarla alla mercé di Vegeta, badando alla casa, alla gravity room e perfino alle ferite che si era procurata il giorno prima; e va bene, non poteva incolpare loro per un’azione decisamente avventata e per il lavoro che così meticolosamente svolgeva suo padre. Lasciò i robot ad occuparsi del resto, smaniosa di dare un’occhiata al garage, dove era sicura di trovare la motocicletta fiammante quasi del tutto distrutta. Fece saettare lo sguardo in ogni dove, col pensiero di tornare a lavorarci su, finché un odore di bruciato giunse, acre ed insopportabile, prepotentemente alle sue narici. – Oh no!- disse cominciando a correre veloce quanto un fulmine per, superando un Vegeta alquanto dubbioso, raggiungere la cucina in balia dei robot che tentavano di spegnere il minuscolo incendio causato da un loro simile. La donna imprecò, proprio quel giorno doveva capitare una cosa simile. Cominciò a sventolare con un panno le fiamme provenienti dal forno, non rendendosi conto di aggravare ancor più la situazione; aprì quindi il rubinetto concludendo il disastro con una cortina di fumo che si propagò velocemente nella stanza. Bulma tossì nel tentativo di uscire dalla portafinestra, attendendo che quell’odore insopportabile sparisse del tutto. Infine osservò l’ennesimo disastro causato dall’inappagabile sfortuna che la perseguitava da anni; percepì indistintamente due occhi squadrarle la schiena, un simulacro dell’ennesimo fallimento. Si voltò, sentendosi per la prima volta nuda di fronte allo sguardo inquisitorio che le riservò Vegeta: con quel suo ghigno pareva mostrarle ogni volta l’inferiorità, unita ad una schiacciante consapevolezza che vi era un abisso a separarli.

Thump Thump

Da quando in qua desiderava non fare la figura della sciocca davanti a lui? Scacciò immediatamente quel pensiero. Dopotutto cosa importava se risultava impossibile oltre ogni dire interloquire con il saiyan? Lui era un nemico, che aveva ospitato nella propria casa; era un assassino, che si era prodigata di aiutare nel momento di difficoltà; e sarebbe sempre stato un guerriero… “Béh, dopotutto anche Chichi ha sposato un maniaco della guerra, peccato che Goku non farebbe del male ad una mosca! Devi smetterla Bulma…”

Assassino

Assassino

Assassino

- Ti decidi o no?!

La giovane sobbalzò intimorita, non lo stava neppure ascoltando presa com’era dai battiti irregolari del proprio cuore; tentò di calmarsi, balbettando qualcosa a proposito del pranzo, sgusciando poi in cucina per salvare il salvabile. Alla fine, a parte il pollo arrosto, tutto era andato secondo i suoi piani ed era riuscita a focalizzare l’attenzione verso qualcos’altro, piuttosto che pensare a due occhi neri come la pece che nascondevano mille e più domande di quante la sua mente potesse immaginare. Gustò solo un terzo del cibo disposto sulla grande tavola e mentre i robot riassettavano l’ambiente si prodigò finalmente di chiedere al saiyan cosa ci fosse nella gravity room che non andasse, concludendo che avrebbe dato un’occhiata al cervello madre il prima possibile; si diresse ciondolante verso il divano e prima di sdraiarsi del tutto scoprì le bende, controllando in che stato fossero gli ematomi, infine si concesse un meritato riposo. Vegeta e i suoi regali capricci potevano attendere ancora un po’.

***

- Ehilà, Bulma!

La donna urtò la fronte contro il freddo metallo che ospitava gran parte del suo busto, colta evidentemente di sorpresa. Presa com’era ad avvitare viti e bulloni al di sotto della postazione di comando aveva perfino perso la cognizione del tempo dato che, al di fuori degli oblò, pareva quasi l’ora del tramonto.

- Ma cosa vi prende oggi?! E’ buona educazione bussare invece di spaventarmi!

Iamko alzò le mani in sua difesa pronto a scusarsi, anche se non le era chiaro perché Bulma avesse parlato al plurale.

- Mi spiace, non credevo di spaventarti- disse tendendole la mano, notando poi le svariate fasciature sul corpo sinuoso della scienziata trovò opportuno chiederle come se le fosse procurate. – Ma… Cosa ti è successo? Non c’entrerà quel saiyan, vero?!

Bulma stropicciò i suoi abiti passandosi poi una mano tra i voluminosi capelli.

- Lui non c’entra nulla,- rispose aprendosi una lattina di birra ed offrendone una anche al nuovo ospite. – Ti ho mai parlato di quel prototipo di motociclo a cui stavo lavorando?

Il giovane si grattò la nuca, probabilmente era capitato in passato ma non vi aveva dato molta importanza. – Lascia perdere. Ho avuto un incidente- ultimò sbrigativa.

- Non dovresti lavorare in queste condizioni, è lui che ti costringe?- Bulma inarcò un sottile sopracciglio, trovandosi per l’ennesima volta a difendere quell’essere che non meritava neanche una simile cortesia da parte sua.

- No, Iamko, non mi ha costretta, vorrei portare a termine le riparazioni prima di sera- sbadigliò stiracchiandosi. – Sono molto stanca e voglio concedermi qualche momento per me stessa.

- Oh… capisco.

Lei gli si avvicinò facendolo sobbalzare.

- Non mi hai ancora detto perché sei venuto qui.- elargì addolcendo il tono di voce, facendolo quasi arrossire.

Era chiaro che la Iena del deserto provasse ancora qualcosa nei suoi confronti, anche se le pareva scorretto fare bella mostra di sé per rimediare a tutte le volte che il saiyan l’aveva palesemente ignorata. Quando si era messa a lavoro non aveva badato al fatto che indossare una succinta gonna potesse destare qualche perplessità riguardante il suo ambiguo comportamento, ma Vegeta non era incline ad assecondare quella sorta di provocazione, e come poteva lei divertirsi altrimenti? Talvolta accantonava il suo lato scientifico per lasciare ampio spazio ad uno estremamente vanesio… e con un uomo così affascinante sotto lo stesso tetto era chiaro che volesse sfoggiare ogni sua dote, adesso che era un partito libero. Ma voleva di più: sentiva che aver lasciato Yamcha, ancora alle prese con quel lato infantile caratteristico di un Don Giovanni, fosse stata la scelta opportuna per lei che nutriva il bisogno di un legame più profondo e… Perché no, l’augurio di Goku poteva essere la svolta della sua vita, ma mancava ancora il tassello più importante.

“Mi raccomando, partorisci un bel bambino!”

Il giovane dinanzi a sé aveva preso in parola l’amico di sempre, ma non Bulma. E per quanto riguardava Vegeta ciò che aveva ottenuto erano scarsi risultati, se si eccettuavano le continue minacce: eppure non poteva essere fatto di pietra, accidenti! Scosse la testa ancora una volta per scacciare gli assurdi pensieri riguardanti il guerriero, concentrandosi il più possibile sul presente.

- Avanti, andiamo dentro. Ti andrebbe di cenare insieme?- propose avviandosi fuori dalla camera gravitazionale che non aveva più bisogno di supporto tecnico, e stavolta non c’era malizia nelle sue parole. La notte le incuteva maggior timore, soprattutto perché nell’ombra percepiva la presenza sempre vigile del saiyan.

- Volentieri.

Qualche istante più tardi la tavola era nuovamente imbandita e all’appello mancava –ovviamente- soltanto quel misantropo di Vegeta. Iamko si era accomodato a capotavola, Bulma al centro; l’ultimo posto d’onore era proprio riservato al principe.

- Perdonami, vado a cercarlo. Altrimenti la cena si fredda e non ho voglia di sentirlo sbraitare.- L’uomo aveva annuito prima di lanciarle un sorriso bonario.

La Capsule Corporation era quasi interamente avvolta da un buio pesto e ad ogni passo la giovane si prodigava di accendere una tenue luce; non aveva idea di dove potesse essere il guerriero, dato che non lo vedeva da quando avevano concluso il pranzo. Per prima cosa pensò a dirigersi verso la zona notte, al piano superiore, con l’intenzione di controllare la sua camera. Bussò piano, non ricevendo alcuna risposta. Deglutì poi facendo scattare la maniglia e riversandosi nell’ambiente saturo di inquietante silenzio con piccoli passi, ma pareva tutto in ordine e unicamente pregno dell’odore di Vegeta. La giovane si avvicinò al letto, sfiorando le lenzuola fresche e concentrandosi sul satellite troneggiante nel cielo scuro: un panorama stupendo che poteva ammirare da quella stanza così spartana. In un angolo vi era l’armatura, quella sfondata, che gli aveva visto indossare su Namecc, forse conservata come unico cimelio della precedente vita da mercenario. Si abbassò per percorrerne i contorni con le dita, scoprendo ancora tracce di sangue rappreso sui bordi di quella spaccatura e come se un fulmine la folgorasse ritirò i polpastrelli colta dalla consapevolezza che fosse incuriosita, irrimediabilmente attratta da un essere pericoloso. Si diede della pazza. Doveva uscire.

Girandosi verso la porta la riscoprì chiusa, e con un sobbalzo studiò la sagoma di Vegeta poggiata di fianco allo stipite con le braccia conserte: ne ebbe paura perché suscitava la onnipresente sensazione che potesse penetrarle la mente con facilità, leggendovi anche quella sorta di ambigui pensieri che le stavano lentamente contaminato il cervello.

Thump Thump

“E non solo, maledizione!”

Tutto ad un tratto il motivo per cui lo stava cercando divenne sfocato e le mani sudate, che stava palesemente torturando, accompagnarono delle frasi quasi prive di senso nel tentativo di spiegare gli atti compiuti poc’anzi; ma Vegeta non era un ingenuo che si potesse abbindolare con l’oratoria, piuttosto la trapassò con una singola occhiata dandole la consapevolezza che in fondo tutto gli fosse chiaro… e ciò non faceva presagire nulla di buono.

- Che diavolo stavi facendo, donna?- sibilò ogni parola accertandosi che ella non mancasse di trovare una scusa plausibile.

- I-Io…- articolò Bulma conscia che, assottigliando lo sguardo, Vegeta volesse lanciarle un avvertimento. – La cena, sì, la cena… E stavo controllando in che stato fosse la tua tuta! Ecco perché qui dentro l’aria è irrespirabile.- E adesso perché avanzava pericolosamente nella sua direzione? Pensò Bulma stringendo le nocche fino a farle sbiancare. –Ehi! Che intenzioni hai?!- urlò infine incapace di trattenere oltre il nervosismo crescente.

Attese che il saiyan sferrasse una sfera d’energia, un colpo letale, qualunque cosa la svincolasse da quell’imbarazzante situazione, ma appena sentì le dita ruvide e stranamente prive dei guanti stringersi intorno alla sua gola, il battito impazzito del cuore divenne un unico e terrificante rumore. L’aria le mancò quasi del tutto e nel momento in cui tentò di arrovellarsi su cosa avesse intenzione di fare Vegeta, percepì distintamente il caldo respiro penetrarle fin dentro la gola occlusa. Non aveva mai avuto un contatto così diretto con lui, e non doveva. Eppure trovò quell’odore inebriante, tanto da farle quasi perdere l’equilibrio, ritrovandosi a toccarlo a sua volta: aveva inavvertitamente poggiato una mano sul suo petto scultoreo e l’altra cingeva il polso con cui la teneva ancorata a sé, in un mero tentativo di svincolarsi. Era caldo, troppo caldo. E la infinitesimale porzione masochista di Bulma la fece fremere a quel tocco prima di mutare la sua espressione, ora intimorita dal tono di poche e semplici parole: - Qualsiasi cosa tu abbia, fattela passare.

Delusione, rabbia, indignazione provate all’unisono dalla donna che fulminea si ritrovò quasi a schiaffeggiargli il volto dai tratti perfetti e marcati, senza successo. Vegeta le bloccò il polso a mezz’aria e strattonandola l’indusse a poggiarsi contro un oggetto d’arredo; dandole le spalle si avviò quindi oltre la porta, deciso a raggiungere la cucina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Impressioni riguardanti questo capitolo: ma povero Iamko lasciato da solo in cucina mentre Bulma è alle prese con le sue palpitazioni! A parte gli scherzi, dal prossimo capitolo in poi non vedremo una Bulma così condiscendente verso il saiyan poiché ha capito che col fuoco non si scherza! E Vegeta? Adesso gli è chiaro che la donna sia attratta da lui (poveri noi) chissà come reagirà in proposito… Io ovviamente lo so XD Béh, dico solo che nella cena che seguirà lascerò uscire un mio lato più comico. Avviso fin da ora che almeno un capitolo avrà dei risvolti hot, quindi è probabile che il rating verrà alzato per questo motivo… Almeno spero, a causa degli ultimi avvenimenti da me citati all’inizio del capitolo che mi inducono ad abbandonare per un po’.

Ancora un enorme grazie a chi segue questa storia!

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Opinione su questo orrido capitolo: prima di tutto mi devo scusare per il ritardo e per il fatto che mi presento con un capitolo non corretto, veloce e alquanto vago… O meglio, le faccende si altalenano tra i tre personaggi, passando un po’ troppo spesso dall’uno all’altro, ma mi piace rendere il tutto quasi simile ad un fumetto.

Impressioni si questo capitolo: prima di tutto grazie infinite alle 19 persone che hanno inserito la fan fiction tra le seguite *^* Ecco l’elenco… Arancina, Bella Luna, billrussell, Fluffyhersh, frefro, Gen_X7, GioPanda, Killy, kry333, Lady Nazzumi, lady nix 94, lisa93, marylacerda, NeDe, Pinklink, shanpu, Shiokaze, Silvia_sic1995, Speechless. Il mio ringraziamento va ad ognuna di voi, fa piacere che anche queste storie non molto complicate e quasi scontate riescono comunque a interessarvi^^ Sinceramente, ribadisco che ho sempre voluto scrivere una cosa simile da quando mi sono registrata, lascio alla parte adulta di me fanfic come L’Ospite e La Terrestre (prossimo aggiornamento) ed EOAE!

Come ultimo avvertimento, dico che ho alzato il rating: ebbene sì, non so ancora se riuscirò a raggiungere il rosso, ma ci vado piano per mantenere almeno IC i personaggi e non ridurre il tutto ad uno squallido “sesso senza trama”, il cosiddetto PWP.

Bando alle ciance! Buona lettura.

 

 

 

 

La sfortuna di Bulma

 

Non seppe dire per quanto fosse rimasta ad osservare la porta spalancata, ancora nel buio in cui era immersa la camera del saiyan. Tirò un sospiro mentre i muscoli più rilassati tornarono alla carica rispecchiando il suo focoso temperamento, e si decise quindi a raggiungere velocemente il piano sottostante: forse sedando una possibile rivoluzione tra due esemplari della specie maschile col carattere peggiore di tutto l’universo, capaci di distruggerle la cucina e l’intera Capsule Corporation. Scese in tutta fretta le scale, mettendo piede nel punto ristoro, notando già gli sguardi insostenibili che parevano lanciarsi i due guerrieri, soprattutto Iamko, perché Vegeta rimaneva a braccia conserte con la sua tipica –e terrificante- espressione.

- Ah, sei qui Bulma! Potresti dire a Vegeta che questa sera io cenerò con te?- disse tra i denti, mentre la scienziata si poneva un interrogativo, non trovando necessario aprire bocca in quanto era sicura che l’udito del saiyan non era certo peggiorato con l’età.

“Oh! Chissà quanti anni ha Vegeta.”

- Non dividerò di certo la mia cena con un perdente.- asserì tagliente il guerriero mentre Bulma prese a rovistare forsennatamente nel frigo.

- Sentite voi due, ho abbastanza cibo per sfamare un esercito. Che problema c’è se Iamko resta a cena? Non sono così screanzata come i miei genitori che hanno lasciato la loro povera ed indifesa figlia da sola con il peggior nemico di Goku!

- Ben detto.- intervenne Iamko guadagnandosi l’ennesima occhiataccia.

- Quindi,- continuò la giovane poggiando tutti gli ingredienti sul ripiano da lavoro. -se non vuoi rimanere senza nulla sotto i denti, vi conviene smetterla di blaterare!

Iamko la osservò dispiaciuto per quell’ultima affermazione, dopotutto lui non aveva fatto nulla di male e di certo in qualche modo avrebbe anche protetto Bulma dalla brutalità di quell’assassino; pensava, arrovellandosi il cervello… Certo, ponendosi il limite di sfidarlo soltanto con il suo ricco vocabolario, non poteva rischiare nuovamente di far visita a Re Kaio. Deglutì avvertendo lo sguardo tagliente che avrebbe potuto carbonizzarlo, finché la scienziata non si sedette precisamente tra lui ed il saiyan, alleggerendo la tesa atmosfera venutasi a creare. Inutile precisare che lo scopo di Bulma era quello di annoiare, fargliela pagare e prendersi la rivincita su quello scimmione, impresa non certo facile, ma sapeva quanto lui odiasse i terrestri.

- Dimmi, Iamko, come procedono gli allenamenti?- domandò con un sorriso sornione.

- Oh, a meraviglia! Il Genio vorrebbe insegnarmi una nuova tecnica ma…

- Fantastico! Sai, pensando ai vecchi tempi mi viene nostalgia di tutti i tornei a cui avete partecipato tu, Goku e Crili.- asserì guardando con la coda dell’occhio Vegeta. Il timer del forno scandiva gli interminabili secondi.

- Già. Mi rendo conto che prima erano sfide alla nostra portata, adesso con tutti questi saiyan in giro mi sento quasi…

- Inutile?

Entrambi si voltarono verso l’ospite, riscoprendo il ghigno derisorio con cui era stata pronunciata quella parola. Bulma corrugò le sopracciglia decisa ad ignorarlo; di tutt’altro parere fu il terrestre che accolse nuovamente la sfida.

- Non all’altezza.

- E dimmi, come stanno il Genio e gli altri?- continuò la ragazza accavallando seducentemente le gambe, facendo scendere una goccia di sudore freddo dalla fronte del giovane.

- B-Bene, come al solito.- pronunciò distogliendo lo sguardo, incrociando le dita tamburellanti di Vegeta. Osservò poi i movimenti della scienziata, la quale si prodigò di servire una sorta di antipasti per placare il brontolio che il saiyan tentava di coprire con colpi di tosse. Bulma sghignazzò guadagnandosi l’ennesima minaccia, che parve ignorare: a volte non riusciva neanche ad odiarlo.

- E’ stata fin troppo gentile ad accoglierti nella sua casa!

L’ilarità del saiyan fu talmente palese da irritare ancor più Iamko, che non era di certo noto per essere un docile ragazzo; al contrario di Goku sapeva accogliere la sfida ovunque essa si presentasse, non solo nel combattimento, anche se provava un senso opprimente d’inferiorità e invidia da quando quell’alieno si era introdotto in quella casa, nella vita della sua Bulma. Dovette abbassare mestamente lo sguardo. Lei non era più sua, ciononostante provava ancora un remoto e fievole sentimento, capace di renderlo partecipe ancora della sua vita.

- Voi terrestri siete senza speranza!- esclamò il saiyan dopo le sue risa. Quegli inutili esseri riuscivano a divertirlo ed al contempo stomacarlo con quelle subdole parole: era palese che il mollusco pendeva dalle labbra di quella femmina.

Dal canto suo, ella voleva intervenire, mettendo fine alla discussione prima che degenerasse, anche se il suo gigantesco ego desiderava arrivare fino alla fine, non le importava chi si facesse “del male” con quelle frasi di puro astio.

- Anche tu, principe dei miei stivali.- borbottò il ragazzo, incrociando le braccia al petto con un ghigno.

Il timer scattò con un fastidioso suono, simile ad un campanello.

Nel medesimo istante Bulma non riuscì a percepire neanche lo spostamento repentino del saiyan, l’attimo dopo in cui puntò lo sguardo nella direzione d’entrambi, lui era già su Iamko, tenendolo saldamente per il colletto della camicia. La rabbia scalpitante era tutta concentrata nei suoi occhi neri come la pece, due pozzi senza fondo, terribilmente accigliato e la mascella contratta. Istintivamente la scienziata scattò in piedi raggiungendoli nel tentativo di distogliere entrambi da quello che poteva essere l’inizio di un combattimento, che avrebbe distrutto l’intera cucina.

- Ehi ragazzi, smettetela, non ho voglia di assistere ad uno scontro per verificare chi è il più forte e...

- Su questo non ci sono dubbi.- esclamò derisorio Vegeta, e Bulma si ritrovò ad osservarlo stupefatta; anche lui possedeva senso dell’umorismo.

- …Per far colpo su di me- ultimò la giovane smuovendo la sua folta chioma azzurra, nel tentativo di alleggerire quell’aria così irrimediabilmente tesa.

Con tale affermazione, il saiyan appurò nuovamente di essere finito in una gabbia di matti, mentre Iamko la osservò interdetto. Come faceva a rimanere impassibile di fronte ad un assassino in procinto di mettere fine alla sua vita?

- D’accordo, chi è che vuole l’arrosto nel frattempo?

I contendenti si voltarono simultaneamente verso la donna che aveva già estratto il grosso pezzo di carne dal forno, il quale emanava un invitante odore. Ma come poteva pensare all’arrosto mentre aveva due energumeni pronti a farsi fuori? Vegeta mollò la presa emettendo un gutturale verso, anche se la sua mente era volta a disfarsi di quell’essere, non prendendo mai più parte ad una simile buffonata, ma soprattutto, ucciderli uno dopo l’altro come delle mosche; prima avrebbe fatto fuori il terrestre, sotto gli innocenti occhi di lei. E con uno schiocco di dita, le avrebbe cancellato anche quell’espressione sicura, tramutandola in una maschera di terrore, mentre lo pregava di avere salva la vita; diventando super saiyan, la rivalsa su Kaaroth non era neanche poi troppo lontana.

I discorsi si susseguirono monotoni, Vegeta non aveva più aperto bocca, se non per mangiare ed entrambi parevano decisamente a disagio con la sua presenza. Quando infine si alzò per riversarsi nel buio della sua camera, i due vecchi amici trascorsero del tempo nel salotto potendosi permettere anche delle più intime chiacchiere:

- Ascolta Bulma, frequento una ragazza in questo periodo e… Mi piacerebbe fare colpo, ma non posso ancora permettermi una di quelle bellissime macchine di tua produzione.

- Non cambi mai!- disse bonariamente la scienziata, alzandosi. – Aspettami qui, vado a prendere le chiavi di un nuovo modello. Devo averle lasciate in laboratorio.

Iamko accese distrattamente la tv mormorandole riconoscente un grazie.

Lasciatasi alle spalle l’ex fidanzato, la giovane imboccò sicura la via che conduceva alle stanze sottostanti la struttura, decisamente più asettiche rispetto all’arredo di casa: le aveva percorse così tante volte che le pareva d’essere più sicura lì dentro. Doveva ammettere che la cena non era stata come si aspettava: ma che pretendeva? Avrebbe dovuto lasciar stare Iamko, dopotutto la sua vita continuava pur senza di lei, era sempre stata a conoscenza del suo essere infantile, sotto certi aspetti. Voleva godersi la vita da scapolo, quella che aveva sempre condotto anche quando stavano insieme. E lui… Neanche si poteva instaurare un discorso con Vegeta, il cui unico scopo era quello di distruggere tutti: per il momento aveva soltanto necessità di essere ospitato alla Capsule Corp. Che ne sarebbe stato dopo? Bulma sospirò, il corridoio non le era mai sembrato così lungo. Puntando poi lo sguardo dinanzi a sé compì un balzo all’indietro per la sorpresa, o forse per lo spavento. Non si aspettava certo di veder materializzato l’oggetto dei suoi pensieri.

- Sei forse impazzito?! Mi hai spaventata!- disse dandosi un contegno. Che diavolo ci faceva Vegeta nei laboratori?

- Ti serve qualcosa per la Gravity Room? L’hai rotta di nuovo?- domandò mentre la lingua pareva volesse attorcigliarsi; il cuore sussultò. Il saiyan non rispondeva, piuttosto continuava ad avanzare: era già stato nei laboratori. Ecco perché avanzava dalla direzione opposta, pensò la giovane.

- Tu e il terrestre l’avete fatta franca questa sera- proferì con raggelante calma. I lenti passi vibrarono nel corridoio e Bulma preferì togliersi dalla sua traiettoria, mettendosi spalle al muro. Pareva avesse intenzione di sorpassarla, invece il pugno la colse talmente impreparata, riuscendo a paralizzarla; nella parete a pochi centimetri di distanza dalla sua testa venne a formarsi un grosso foro.

- Ti avevo detto che volevo quel maledetto aggeggio migliorato. Ma non hai messo mano al progetto.- disse voltando di poco il capo nella sua direzione. - Sai, credo che nessuna delle tue brillanti spiegazioni adesso può scagionarti.

Ed era vero; purtroppo aveva accantonato i miglioramenti richiesti a causa di quei frivoli pensieri. Non le era mai successo prima, il lavoro era sempre stato una sua priorità e, abbassando la testa colpevole, convenne che sarebbe stato meglio non sfidare troppo la pazienza di quel suo ospite.

- D’accordo.- riuscì a rispondere sommessamente.

- Non ho capito bene.- rincarò la dose Vegeta, sfilando molto lentamente il pugno dalla parete.

- D’accordo, ho detto d’accordo! Finirò il tuo progetto ma… Non farmi del male.- disse mal celando il suo timore, seppur i suoi occhi chiari scaturissero lampi.

- Questo dipende da te- esclamò sprezzante. Bulma sperò che quell’incontro finisse così, senza altri giri di parole o terribili minacce, dopo ciò che era accaduto nella sua camera non voleva un altro contatto simile, anche se Vegeta non sembrava intenzionato a lasciare il corridoio.

La mano che dapprima aveva frantumato la spessa porzione di parete scivolò lentamente nella sua direzione; la giovane s’irrigidì, non distogliendo gli occhi dagli spicchi di tenebra del saiyan che le sfiorò la guancia con il ruvido pollice. Bulma fremette, percependo un unico brivido percorrerle la schiena con la stessa esasperante lentezza utilizzata dal guerriero dinanzi a sé. Nonostante guardasse le sue iridi, era incuriosita da quel nuovo contatto e allo stesso tempo spaventata, non credeva che ciò stesse accadendo sul serio.

- Dipende solo da te- ripeté con tono più pacato, avvicinandosi provocatoriamente al suo orecchio.

Sembrava che Bulma volesse essere assorbita dalla parete, mentre col braccio sinistro Vegeta andò a chiuderle la sua seconda via di fuga; interrompendo improvvisamente il contatto visivo poi, si chinò leggermente in avanti, i crini scuri andarono a sfiorare la pelle nivea della donna, la quale fu pervasa dall’inebriante odore, finché un sospiro si perse tra le parenti quando il saiyan appoggiò le labbra sottili sul suo collo.

Mille interrogativi affiorarono nella mente di Bulma, primo fra tutti, si chiese perché quel momento fosse arrivato così inaspettatamente, quando poco prima della cena lui stesso aveva ribadito che il muro spesso costruito tra se e qualunque altra forma di vita presente in tutto l’Universo, non poteva essere abbattuto, non era nei suoi piani. Anche se dovette ammettere a se stessa di aver desiderato qualcosa di molto simile, allo stesso tempo riuscì a rendersi conto di quanto fosse malsano ciò che stava avvenendo. Vegeta le stava lasciando una scia umida ed allo stesso tempo infuocata lungo la carotide, poggiandole poi la mano sul fianco intimandole di rimanere ferma: anche quando le dita scoprirono il perfetto seno, tirando con malagrazia la larga t-shirt, non vi era più nulla di razionale nella mente di Bulma, soltanto il ribollire caldo del sangue. Percepiva le guance in fiamme, le ginocchia tremare e a stento riusciva a mettere a tacere quei sospiri che, si maledì definendoli “di piacere”, perché non c’era violenza in quel tocco, anche se il sentore che il guerriero si stesse divertendo a trattarla come un giocattolo privo di volontà, più volte le aveva fatto visita come un insistente tarlo: doveva ribellarsi.

- Cosa stai facendo?- riuscì a formulare nel tentativo di coprirsi, ma ciò le venne immediatamente negato da Vegeta, il quale le intrappolò facilmente i polsi al di sopra della testa con sguardo di sfida. Non ritenne neanche opportuno risponderle, dato che aveva palesemente manifestato che la cosa le facesse piacere, prima di interromperlo con quell’insignificante frase.

La vera tortura ebbe inizio in quel preciso istante, poiché le proteste della donna si persero nell’eco di quell’ambiente solitario; non parevano neanche pregne di disperazione, ma Bulma aveva una buona spiegazione da dare a tutto ciò. Se Iamko li avesse sentiti, sarebbe stata una vergogna troppo gravosa da sopportare, ma sembrava che il saiyan provasse ancor più piacere vedendola tra l’abisso e la ragione. Continuava la sua estenuante discesa percorrendole il seno e sfiorando il capezzolo ormai nudo, mentre la scienziata continuava a mordersi le labbra nell’insulso tentativo di strattonare i propri polsi da quella presa; era stufo di giocare, ciò che gli spettava da troppo tempo andava preso immediatamente.

- Lasciami!- tentò ancora di divincolarsi Bulma prevedendo le sue malsane intenzioni. Nonostante fosse chiaro che ambisse a desiderare Vegeta, la sua mente ed il suo corpo l’indussero a contrastare ciò che stava avvenendo con irruenza e soprattutto in quel subdolo modo.

- Lasciarti? E’ vero, terrestre, mi hai offerto la tua casa, il tuo cibo, perfino il tuo ingegno per accrescere il mio livello combattivo, ma hai dimenticato qualcosa…- sussurrò malignamente contro la pelle della giovane.

- Se pensi che io possa permetterti…- provò a contestarlo, ma fu costretta ad interrompersi quando la pressione sul fianco aumentò, sospinta anche dal bacino dell’uomo.

- Non ne ho bisogno.- commentò gelido prima di affondare i denti tra la spalla ed il collo, la mano già pronta a farsi spazio tra le gambe di Bulma.

Ella si ritrovò ad esercitare la sua misera forza, nonostante fosse oppressa dai poderosi muscoli del saiyan; il corpo imprigionava il suo, forzandola prepotentemente ad un contatto non eccessivamente violento. Ciò a cui ambiva Vegeta era ben altro: forse, pensò la donna, gli sarebbe bastata anche la piccola soddisfazione di sentirla gemere sotto di se, provocandole piacere nonostante il modo ignobile con cui spingeva le dita contro il suo ventre.

- I-Iamko è ancora qui, potrebbe sentirmi!- ma nuovamente il saiyan si prodigò di troncare la sua frase: sfiorò i pezzi di stoffa che ancora la proteggevano, puntando le sue iridi in quegli occhi che mal celavano una sorta d’ansia, soppressa dai tentativi di ribellione che morivano sulle sue rosee labbra, inibiti dalla potenza del guerriero.

Bulma lo sapeva che non c’era scampo, ma allo stesso tempo non ci pensava neanche lontanamente a demordere, mentre Vegeta innervosito dall’ennesimo affronto la spingeva contro la parete come ultimo monito, prima di carezzarle lascivamente l’inguine con la mano libera, facendosi spazio oltre la succinta gonna della giovane. Ella deglutì colta dal panico.

- Adesso basta, Vegeta, smettila immediatamente.- pronunciò poi socchiudendo le palpebre. – Per favore.- infine sussurrò attendendo l’esito di quella vicenda e piombando nella colpevolezza, per aver commesso il subdolo errore di mettere piede in camera di quell’assassino, assecondando una stupida e remota speranza.

- Sul mio pianeta non te la saresti cavata così facilmente, terrestre.- affermò allontanandola velocemente da sé, e Bulma ne approfittò per ricoprirsi, non si era neanche resa conto di rabbrividire a causa del freddo.

L’attimo successivo entrambi, dandosi le spalle, s’erano lasciati indietro quegli avvenimenti come se fossero stati vissuti già in un passato molto sfuocato per paragonarlo alla realtà. La scienziata sentiva scie bollenti solcarle l’epidermide, laddove il saiyan l’aveva violata con le proprie mani; allo stesso tempo quelle terribili sensazioni l’incuriosivano e la spaventavano. Non aveva provato nulla di simile insieme a Iamko, si ritrovò perfino a provare paura per se stessa, per quei pensieri così anomali. Non riusciva a comprendere cosa le fosse accaduto, né a riconoscere la Bulma di un tempo che si era sempre accontentata di timidi baci, pensò recuperando le chiavi dalla miriade di cianfrusaglie che teneva celate nel laboratorio. Si affrettò poi a raggiungerlo, era decisamente trascorso troppo tempo da quando l’aveva lasciato in salotto, ma non ebbe bisogno di compiere altra strada, perché se lo ritrovò davanti l’uscita del corridoio con aria stranita.

- Va tutto bene?- le chiese inarcando un sopracciglio.

- Certo!- rispose troppo sicura, mostrando il fiatone che aveva. – Ecco le chiavi.- gliele porse nel tentativo di non destare troppi sospetti e soprattutto per cambiare argomento. Il ragazzo le osservò per un attimo nel palmo della propria mano, sfoderando poi un insicuro sorriso.

- Grazie mille, Bulma.

- Spero che questa strana cena ti sia piaciuta. Ora scusami, ma sono molto stanca…

- Oh, certo! Anche io domani devo alzarmi presto, se non voglio trascurare gli allenamenti- pronunciò il guerriero avanzando verso la porta, eppure la sua ex fidanzata sembrava pensierosa.

- C’è qualcosa che non va’?- ripeté prima di varcare la soglia, guardandola intensamente negli occhi.

- Nient’affatto!- rispose serafica Bulma sentendosi colpevole, ma Iamko non demorse.

- Sei sicura di voler rimanere da sola con lui?

- So badare a me stessa.- asserì con una scrollata di spalle.

- Io invece non mi sento affatto sicuro a lasciarti tutta sola. Potrei…- la sua interlocutrice inarcò un sopracciglio. – Non importa.

- Cosa stavi cercando di dire?

- Beh, sai, il divano non è come il mio comodo letto, ma potrebbe bastare!- elargì velocemente, le guance già colorite.

La giovane sorrise riconoscente, osservando quei lineamenti così umani solcati dalle profonde cicatrici. Nonostante avesse deciso di interrompere il suo rapporto con Iamko, qualcosa li avrebbe per sempre legati: ne avevano passate tante insieme e forse, alla stregua di Goku, lui avrebbe sempre fatto parte della sua vita.

- Non credo sia il caso. Insomma, come la prenderebbe la tua ragazza?

- Come vuoi che la prenda? E’ solo una donna.- dopo quell’affermazione Bulma lo guardò male.

- Avevo dimenticato il motivo per cui non stiamo più insieme.- affermò incrociando le braccia al petto.

- Sai benissimo che è stato diverso- rispose Iamko con aria offesa. – Eri… Sei diversa.

Così dicendo lasciò che la mano scivolasse sulla spalla della donna, la quale l’osservò sorpresa; infine si ritrovò ad accogliere una lieve carezza sulla guancia. Bulma socchiuse gli occhi, tentando di reprimere il primo impulso di sottrarsi a quel tocco così naturale, familiare, diverso, mentre Iamko la scrutava con interesse. Come destatasi da un sogno, la scienziata compì un passo indietro, rabbuiandosi.

Stupida.

Egoista.

Chi era il peggiore tra lei e Vegeta? Almeno il saiyan non faceva finta di essere una persona buona…

- Bulma?

- C-Certo, non vedo quale problema ci sia! Dopotutto, noi siamo amici.- scandì invitandolo a rientrare mentre lei si appropinquava a preparargli una stanza. – Oh, non c’è bisogno che tu dorma sul divano.- ultimò più dolce, salendo velocemente le scale. Il terrestre sorrise di rimando, deciso ad aspettare un suo cenno per raggiungerla.

- Ah, mi è andata proprio bene.- sospirò buttandosi sul divano, ignorando che da un angolo buio, il solitario ospite aveva udito l’intera conversazione.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Ragazze, per farmi perdonare avevo cominciato a scrivere il continuo di questa long, anche perché l’ispirazione non perdona… Vi ringrazio infinitamente, dopo ho ricevuto anche i commenti delle persone che seguono “La sfortuna di Bulma” e che hanno commentato un altro mio lavoro facendomi sapere quanto fossero dispiaciute. Purtroppo ho davvero poco tempo da dedicare ad EFP in questo periodo. Tuttavia sono riuscita a concludere un unico capitolo lungo ^^

Cito irrimediabilmente Danaee e VegetaBulma4e; spero vivamente che il seguito vi piaccia e soprattutto un grazie particolare per aver commentato anche la mia AU. Sono davvero di fretta, data l’ora, ma un grazie lo riservo a BloodyEmily, kry333, Bella Luna, Proiezioni Ottiche e Forgio90. Cito anche le persone che seguono la storia, grazie di cuore! Arancina ;BellaLuna ;billrussell ;Doc_ ;Filira Hyuga ;FluffyHersh ;FORGIO90 ;frefro ;Gen_X7 ;Giocchan ; kagura ;Killy ;kiragreen ;kla_cat92 ;kry333 ;lady nix 94 ; lisa93 ; marrrry; marylacerda; NeDe ;Pinklink ;Rudy Nazzumi ; shanpu ; Shiokaze ;silviaelamigliore98; Silvia_sic1995; Speechless; steph2301 tisifone21; venere7610 .

SPAZIO PUBBLICITA’: una mia piccola creazione su Nana http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1002317&i=1 se qualcuno conosce l’anime/manga, può essere così gentile da lasciarmi un piccolo parere? ^^

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

La sfortuna di Bulma

 

 

Stupida. Stupida. Stupida.

Ma cosa le passava per la mente quando aveva invitato Iamko a dormire nella stanza degli ospiti? Poco distante da lei ma vicinissima a quella di Vegeta.

“E’ casa mia e faccio ciò che voglio!” gli aveva risposto quando il saiyan era pronto a lanciarle un’occhiataccia prima di sbattere sonoramente la porta. Voleva stare il più lontano possibile da quegli insulsi terrestri; già trovava alquanto scomoda la posizione di trovarsi presso il pianeta che aveva cercato di distruggere insieme a Napa. Era un guerriero, dannazione, quella vita era assolutamente deleteria e priva di significato. Da quando Kaaroth era tornato non aveva più avuto modo di rivederlo, nonostante ambisse a una rivalsa. La priorità era diventata raggiungere dapprima il livello di super saiyan e poi disfarsi di tutti loro nel modo più cruento. Distendendosi pesantemente sul materasso stava rimuginando di prendere la navicella e sparire nuovamente nello spazio.

Necessitava di un massacro.

Non avrebbe mai potuto arrestare la sua sete, lo sapeva bene. Neanche ora che addosso sentiva l’odore di pulito emanato da quei vestiti, da quella stanza, dall’aria tersa e leggera scaturita dalla Terra. Trascorse una notte insonne, mentre il mattino seguente suo malgrado non riuscì a destarsi tanto presto da trovare il silenzio da sempre agognato. I due erano già in cucina e, anche se lo stomaco reclamava in continuazione la moltitudine di dolci dall’insensata forma tonda e il buco al centro che la donna stava sfornando, non disse una parola, limitandosi ad avanzare. Il terrestre rideva, osservando dapprima il sedere, poi le pagnotte zuccherate e infine il petto della scienziata, tanto presa dai suoi pensieri da non rendersi conto della situazione. Il principe fece una smorfia disgustata: non credeva possibile d’essersi mescolato con simili individui. Attraversò la stanza facendo arrestare le loro inutili chiacchiere. Entrambi lo guardarono spalancare la porta e riversarsi in giardino, verso la gravity room, verso tutto ciò che rappresentava il mondo che era abituato a conoscere. Quello razionale, in cui non c’era spazio per nient’altro.

Stupida. Stupida. Stupida.

Pensò ancora Bulma prima di addentare voracemente una ciambella.

- Che muoia di fame!- disse tra un boccone e l’altro.

- Oh, a proposito. Oggi che ne diresti di venire a seguire i miei allenamenti con la squadra? Potrebbe essere divertente. Lavori troppo, Bulma. Dovresti distrarti un po’. Da quando è arrivato quel saiyan non fai altro che rinchiuderti tutto il giorno nei laboratori. Quasi non ti riconoscevo ieri. Forse trascuri anche il tuo aspetto: ho letto su una rivista che lo stress fisico e mentale possono far spuntare le rughe. Ma ci pensi? Quanti anni hai? Trentuno, trentadue? Non sei più una ragazza e dovresti seriamente pensare di… Sì, insomma, pensare a sistemarti. Nel senso che, beh, non vorrai gravare per sempre sui tuoi genitori? C-Conosco, o meglio, conosciamo una donna che alla sua età è già sposata… Da ben sei anni. Ed è più giovane di te. Ecco, l’ho detto.

Un sospiro da parte del giovane.

Il silenzio da parte di lei.

Bulma si alzò di corsa dalla sedia raggiungendo il primo specchio e, dall’espressione terrorizzata, cominciò a tirare la pelle del volto da svariati punti e angolazioni.

- Oh, per fortuna…- commentò sorridendo, ma non troppo da far uscire i segni d’espressione. Dopodiché si volse a Iamko già pronto a ricevere una sonora sfuriata, invece fu soltanto capace di sbattere più volte le palpebre.

Sposata. Matrimonio. Unione.

- Ne ho trenta.

- Che?- chiese il ragazzo timidamente.

- Ho trent’anni.

Quindi abbandonò la stanza con l’aria più pensierosa che potesse assumere.

Come poteva anche solo pensare a una cosa simile? Lei che si era lasciata toccare da quello stesso assassino, mossa da un’insana voglia che non avrebbe mai portato a nulla di concreto, ma soprattutto di buono. Anche se era trascorso del tempo da quando Vegeta aveva fatto irruzione nei laboratori, marchiandola a fuoco con il suo morso -che le sembrava ancora pulsare, quando inconsapevolmente lo sfiorava-, il tocco deciso delle mani ruvide con cui le aveva divaricato le gambe, continuava a tentare in tutti i modi di espellere il ricordo. Non si era neanche accorta di reggersi alla parete della propria camera da letto, carezzandosi il collo.

Si era sentita attratta da quell’alieno pericoloso. Sciocca e incosciente Bulma, altro che principe, stava davvero scherzando col fuoco e non voleva neanche pensare cosa avrebbero detto i suoi amici se avessero potuto leggerle nel pensiero. Si vergognava. Mordicchiò il labbro. E, dopotutto, avevano ragione a biasimarla, perché da un’unione simile non sarebbe mai potuto nascere qualcosa di buono, umano. Soltanto lei poteva invaghirsi di un essere come Vegeta. Era stanca, dopotutto, talvolta ci ripensava e soffriva la solitudine; Iamko in quel frangente aveva avuto ragione. Ormai prossima a compiere trentun anni non si era ancora decisa a mettere la testa a posto, rischiando la vita su motociclette impazzite o sfidando uno dei più pericolosi assassini in circolazione. Calciò quella stessa parete su di cui era appoggiata e rimuginò che la maggior parte delle donne alla sua età erano davvero coscienziose, mature, felicemente sposate. E lei pensava al matrimonio pur non avendo nessuno con cui condividere un simile vincolo. Rise di se stessa: probabilmente era l’unica che per un attimo aveva immaginato un principe dei saiyan pronto a saltarle addosso senza ritegno. Arrossì al pensiero e definendosi ingenua tornò seria. Sarebbe stato decisamente un inferno se gli avesse permesso di continuare quell’abuso. Sarebbe stato decisamente meglio tornare da Iamko e accettare l’invito, distraendosi. Sarebbe stato tutto più semplice se solo Vegeta non fosse stato così terribilmente interessante…

Al piano sottostante invece, il terrestre continuò a sfamarsi alzando gli occhi al cielo, anche lui irrimediabilmente pensieroso.

- Io le donne proprio non le capisco.- borbottò finché un fruscio attirò la sua attenzione.

- Ehilà, salve!

- Goku! Che cosa ci fai qui?- l’espressione sorniona dell’amico di sempre mutò facendolo sembrare alquanto dubbioso.

- Tu che cosa ci fai ancora qui?

- Che vorresti dire?- domandò inquisitorio Iamko alzandosi dalla sedia.

- C-Cioè, volevo dire, non mi aspettavo di trovarti qui. Ecco. Non dovresti allenarti?- si affrettò a sistemare le cose il mitico eroe che come suo solito aveva peccato d’ingenuità. Doveva stare attento: se avesse rivelato la verità a proposito di Trunks e del suo futuro, le cose sarebbero andate decisamente a scatafascio.

- In verità sono rimasto per far compagnia a Bulma. I genitori l’hanno lasciata da sola con quel pazzo di Vegeta.- commentò sprezzante, facendo sgranare gli occhi al suo interlocutore.

- Cosa?! E dov’è Bulma ora?- “Non ti rendi conto, ma non stai affatto aiutando, amico mio.”

- Sarà andata in camera sua. Stavo quasi chiedendole di sposarmi, facendo notare che non è più una ragazzina. E lei mi ha semplicemente risposto quanti anni ha. Ma dico, ti sembra normale?

Goku impallidì al solo pensiero del matrimonio.

- No… affatto.

- Inoltre credo abbia avuto una discussione accesa con quello scimmione. Sai, quando è tornato qui pareva mansueto, ma da qualche tempo ha cominciato a essere più dispotico: non fa altro che allenarsi, mangiare e tratta Bulma come se fosse una schiava!

Il ragazzone si grattò la nuca. Quel genere di cose non facevano affatto per lui, anche se la situazione pareva di per sé disperata; certo, la sua amica probabilmente era l’unica da non possedere senno e provare qualcosa per uno come Vegeta, pensò, ma dopotutto la loro unione era necessaria, se avrebbe generato Trunks. Sbuffò. Era davvero un bel guaio.

- Ma ancora non mi hai detto perché sei qui.- disse Iamko.

- Oh… Oh! Beh, sono soltanto venuto per… Quelle sono ciambelle?

Il predone del deserto sospirò.

- Sì, sono ciambelle. Accomodati pure.- “Non cambierà mai.”

Il saiyan quindi non se lo fece ripetere due volte e, una volta che nel vassoio furono rimaste soltanto piccole briciole impossibili da afferrare, trasse un respiro soddisfatto.

- Bene!- esclamò alzandosi dalla sedia che solitamente occupava Vegeta. – Sarà meglio che vada a trovare sua altezza.

- Goku, aspetta.- lo richiamò Iamko, estremamente serio.

- Eh? Che c’è?

- Tu… Tu sei sempre stato amico di Bulma, la conosci da più tempo di me.

- S-Sì, ma…

- Io voglio davvero sposarla, Goku! La voglio da sempre! E la scusa che ho utilizzato per stare qui è soltanto il pretesto per avere una seconda occasione.

Il saiyan arrossì violentemente, non soltanto per l’imbarazzo, ma si era ritrovato anche in una situazione decisamente fuori luogo senza volerlo. Era dispiaciuto per Iamko, anche se sapeva perfino lui delle sue continue scappatelle… e il ragazzo del futuro era la testimonianza che per il momento Bulma non era destinata a lui. Si limitò a mettergli una mano sulla spalla, mentre l’altro abbassava la testa.

- Lei saprà cosa fare.- asserì prima di voltargli le spalle.

Dalla rampa di scale, invece, la giovane aveva assistito alla discussione, meditando... Il suo ex fidanzato aveva detto di volerla; dalle sue parole era trapelato qualcosa che le era giunto dritto al cuore, maledizione. Forse perché trovava ingiusto il modo in cui l’aveva trattato, anche se lui dedicava più attenzione al fondoschiena di qualcun’altra, ma non era mai stata sicura di un vero e proprio tradimento. L’unica che si sentiva sporca era lei. Per quanto ne sapesse, Iamko non aveva permesso a una femmina aliena di mettergli le sue grinfie nei pantaloni. O toccarlo, lasciando impresse le sensazioni che mai nessuno era stato in grado di fargli provare… Bulma socchiuse le palpebre. Vegeta era un mercenario, un assassino, un uomo… Lei era una povera illusa intrappolata dalla bellezza selvaggia, creando un misterioso personaggio che forse non esisteva neppure. Se si fosse concessa, probabilmente lui avrebbe anche accettato, ricordandole costantemente con il suo sguardo quanto fosse inferiore e inutile, come un oggetto. Non l’avrebbe permesso mai, neanche per sogno! E Iamko? Lui la voleva: nonostante tutto la voleva. Si trattava solo di accettare il suo invito. Dopotutto, che aveva da perdere?

Forse anche Bulma Brief voleva essere di qualcuno, in fondo.

***

Dovette battere più volte il pugno contro il portellone della camera gravitazionale per ricevere finalmente risposta. Le luci rosse si spensero e dinanzi a lui comparve il guerriero più orgoglioso con cui avesse mai incrociato il cammino. Il volto di Vegeta era madido di sudore, contratto dall’incredibile sforzo a cui si sottoponeva ogni giorno; Goku ghignò. Dopotutto era piacevole vedere qualcuno così simile a lui.

- Salve.- lo salutò alzando una mano.

- Visite dai bassifondi?

Era la prima volta che lo vedeva, da quando entrambi avevano intrapreso strade diverse con un unico e comune scopo. Lo superò contenendo il respiro affannoso, finché la terza classe gli si parò nuovamente dinanzi; la sola espressione di quell’essere lo faceva irritare.

- Che diavolo vuoi, Kaaroth?- sibilò truce.

- Non ti andrebbe di allenarti con me per un giorno soltanto?

Il principe inarcò un sopracciglio, squadrandolo. Un agglomerato arancione, l’involucro più umano e inutile che avesse mai visto si ritrovava a detenere il potere che a lui era stato negato, nonostante fosse il prescelto.

- No.- asserì duro, togliendosi con disinvoltura l’asciugamano dal collo, deciso a rientrare in casa. Se avesse osato dire anche solo una parola di troppo, era sicuro di spaccargli quel brutto muso con un solo, violentissimo, colpo.

- Aspetta, Vegeta!

Il diretto interessato inchiodò. Come osava rivolgersi in quel modo? Approfittando della distanza coperta dall’avversario, il saiyan fulmineo gli afferrò il collo stringendo brutalmente.

- Ti ho detto no. Sparisci.- scandì ogni singola lettera mentre Goku, incrementando l’aura e indurendo lo sguardo continuò l’opera di convincimento, incurante di svincolarsi dalla presa per non sfidarlo ulteriormente.

- E io ti sto semplicemente proponendo un allenamento. Non desideravi avere la rivincita? L’hai detto stesso tu che abbiamo un conto in sospeso.- riuscì ad articolare flebilmente.

Vegeta lo scaraventò sul prato in un istante.

- Sei venuto qui per prenderti gioco di me?! Lo sai benissimo che io non sono ancora un super saiyan.

Goku sogghignò massaggiandosi il collo dolorante.

- Se è questo che ti preoccupa, sappi che non mi conterrò affatto.

Per quanto fosse orgoglioso, il principe dei saiyan covava un dubbio: dopotutto non gli era mai capitato di rifiutare una sfida, anche se ostinatamente l’imbecille lo definiva “allenamento”. D’altro canto si trattava di mescolarsi ancor più con quei maledetti terrestri e non seppe se attribuire la colpa all’odiato guerriero di terz’ordine o alla scienziata che fin da subito lo aveva accolto in casa sua. Fece un verso rabbioso, senza rispondergli apertamente. Lo vide rialzarsi e rivolgergli quel maledetto sorriso.

- Se cambi idea, sai come trovarmi. Sono quello con l’aura più potente dell’intero universo.

E sparì alle sue spalle usando la tecnica del teletrasporto, sicuro che la provocazione avrebbe sortito il suo effetto.

- Dannato Kaaroth!- urlò Vegeta stringendo convulsamente i pugni fino a ferirsi, mentre l’aura sprigionata spianava il prato della Capsule Corporation.

***

- Iamko…

- Ah, Bulma, sei qui! E’ venuto a trovarci…

- Accetto l’invito. Quando c’è l’incontro con la squadra?

Il volto del giovane parve riaccendersi di quello stesso sorriso che per lungo tempo aveva caratterizzato anche l’atteggiamento ingenuo del Iamko vissuto nel deserto, in preda ai suoi problemi con le donne.

- Sono contento tu abbia accettato.- rispose prendendole le mani.

Nello stesso istante Vegeta rientrò in cucina, più incazzato del solito, diretto verso il bagno con l’intenzione di placare la voglia di sangue che lo stava spingendo a spiccare il volo verso i Monti Paoz; non gli importava nulla se Kaaroth fosse diventato il leggendario guerriero, la soddisfazione di sferrargli numerosi cazzotti si faceva sempre più palpabile, tramutandosi in potenza nelle vene ardenti di fuoco vivo. Non si era neanche accorto del momento intimo tra la padrona di casa e il mollusco.

- Credo sia meglio uscire fin da ora! La strada per Città Centrale è lunga.- propose Bulma con un gesto stizzito del volto.

Dopodiché, congedandosi per un attimo dal suo interlocutore, raggiunse la propria camera dove cominciò a svuotare l’armadio per scegliere un abito decisamente succinto: si era rinchiusa in quella prigione per troppo tempo. Fonò i capelli tagliando alcuni ciuffi della frangetta sbarazzina che se non altro la faceva sembrare ancor più giovane. Poi scese, volutamente incurante del destino di Vegeta.

- Io esco, scimmione, guai a te se mi distruggi la casa!- urlò nel silenzio inquietante dell’intera struttura.

Quindi si riversò fuori con al seguito un Iamko meno perplesso; probabilmente vedeva la situazione come una sorta di rivalsa personale.

***

Un colpo. Poi il secondo.

Violento, maniacale e preciso.

Aveva provato un sinistro piacere quando il sangue era affiorato dalle minuscole ferite arrecate all’avversario e che lui stesso s’era procurato a causa delle estenuanti ore trascorse a scrutarlo, occhi negli occhi. Non aveva mai interrotto quel contatto visivo. Neanche una parola da quando lo scontro era iniziato. Adesso necessitava di fiato e la stupida prerogativa di Kaaroth era sempre quella di fare l’altruista; anche lui fluttuava, i muscoli sempre tesi ma la caratteristica espressione distesa sul volto. Vegeta sputò saliva mista al suo stesso sangue voltandosi in direzione del muso verde che assisteva o forse meditava, mentre alla sua sinistra se ne stava il moccioso che gli riservava continue occhiatacce.

- Hai paura che riprenda le vecchie abitudini? Per questo motivo hai richiamato i tuoi preziosi alleati?

Per controllare l’animale selvatico.

Goku sorrise.

- Sei un avversario temibile. Ma credo che se avessi voluto, la Terra l’avresti distrutta cominciando dalla Capsule Corporation. Soprattutto stando a stretto contatto con Bulma…

- Mi preme combattere e sconfiggere quei pezzi di latta, poi toccherà a te.

Il saiyan più giovane si ritrovò a deviare un improvviso colpo energetico capace di sbilanciarlo. Ancora un altro lo costrinse a rispondere, finché furono troppi, perfino da contare. Vegeta si stava battendo con furia: attaccava alla cieca, nel tentativo di distrarlo per comparire a gran velocità alla sue spalle riservandogli un calcio sulle scapole. I polmoni di Goku si svuotarono, poi l’ennesimo pugno lo rispedì a terra, sul terreno umido e impattò violentemente con il proprio petto.

- Perché non ti trasformi?! Avanti, fammi vedere quello che è capace di fare un super saiyan!- gridò il principe fino a ferirsi la gola, finché un lampo dorato l’abbagliò avvolgendolo nella luce.

Portò un braccio a coprirsi gli occhi, ma agognando la visione del guerriero che si era preso la sua vendetta, i suoi anni di indomiti allenamenti, smise di schermarsi; perfino lui, il grande Vegeta, per un singolo istante avvertì il cuore accelerare i battiti che si confusero nei timpani con un unico e martellante suono. In preda alla rabbia si lanciò all’attacco, rimembrando il maledetto sogno di quando si era ritrovato in fin di vita, ma stavolta non c’era posto per una visione portatrice di calma, né per il fastidioso azzurro delle iridi, in netto contrasto con quelle arroganti dell’acerrimo rivale. Lo colpì ancora, con un pugno, volendo saggiare la potenza del leggendario guerriero con le proprie mani; combattevano a terra, ora. Lo scrutò ancora, e l’ennesima volta si scagliò contro il muro impenetrabile di quello sguardo diventato la sua ossessione.

- Combatti con rabbia, Vegeta. Non riusciresti a battermi neanche se fossi al mio livello. Concentrati!

- Nessuno può darmi degli ordini! Come osi rivolgerti a me in questo modo?!

Dopo il corpo a corpo che lo vide in netto svantaggio, Vegeta non demorse, nonostante Goku avesse caricato una luminescente sfera piatta che velocemente scagliò contro l’avversario: incurante del pericolo, il saiyan non aveva arrestato la sua corsa e, evitando all’ultimo momento il colpo, venne gravemente ferito al fianco destro. I tessuti si lacerarono, rivelando il taglio procuratosi e una scia di sangue colorò l’erba sottostante, ma neanche ciò contrastò il suo intento. Assestò un pugno sullo zigomo di Goku riuscendo a farlo arretrare; la trasformazione si estinse ed entrambi caddero esausti sul terreno.

- Sarà meglio per te tenere il becco chiuso, Kaaroth.

- Vegeta… Stai…

- Sta’ zitto.- ridisse abbassando le palpebre, la mano convulsamente premuta sul fianco. Si concesse la debolezza di riprendere fiato, conscio che avrebbe nuovamente spiccato il volo alla volta della Capsule Corporation di lì a breve.

Goku, dal canto suo, sogghignò ansimante. Almeno aveva trovato il pretesto per parlargli.

- Ascolta, prima che tu vada, c’è una cosa che volevo chiederti.- asserì mettendosi seduto. Il principe, alzandosi a sua volta notò fieramente quanto fosse ridotto male. La tuta ormai a brandelli mal celava innumerevoli ferite.

- Il ragazzo del futuro… Chi potrebbe essere suo padre?

Il guerriero fece una smorfia infastidita.

- Cosa vuoi che m’importi.

- E’ un super saiyan anche lui. Io… Io credo che potrebbe essere…

- Apri bene le orecchie: voglio sperare che tu non stia insinuando nulla.- disse abbassando la voce, ma non abbastanza per il namecciano che schiuse improvvisamente le palpebre.

- Dopotutto non assomiglia per niente a Gohan e dato che tu sei l’ultimo saiyan rimasto…

- Non lascerei mai in vita un bastardo!- lo interruppe nuovamente assottigliando poi lo sguardo. Goku s’incupì. – Non è mio figlio. E anche se lo fosse, se solo dovesse capitare di ritrovarmelo tra i piedi, lo ucciderò.

- Dovresti esserne soltanto fiero.- commentò l’eroe della Terra sommessamente.

Non c’era razionalità nelle sue parole, quel discorso era insensato anche per uno come Vegeta, tanto orgoglioso e fiero da perire dinanzi ai suoi occhi serbando rancore verso colui che aveva distrutto il suo pianeta e fatto di lui uno schiavo.

Egli si alzò in volo subito dopo, nel cielo plumbeo: il sole era ormai tramontato.

- Non puoi farci nulla.- affermò Junior raggiungendo il guerriero ancora seduto sull’erba.

- Io credo che qualcosa l’abbia già fatta.- rispose poi con l’espressione spensierata di sempre.

***

Quando fece ritorno, le luci erano ormai spente. L’intera casa era avvolta nel silenzio, una strana quiete permeava i grossi ambienti della struttura; e lì che fecero irruzione i due giovani, trattenendo a stento delle grasse risate.

Bulma appariva più colorita: le guance diafane erano solcate da un lieve rossore dovuto probabilmente alla medesima cosa in grado di generarle tanta ilarità. Iamko la seguiva a ruota, trattenendosi su di una parete per non piegarsi in due, finché la scienziata si buttò pesantemente sul divano sfogandosi con un cuscino premuto sul volto.

- Oh, non avevo idea che potesse essere così divertente!

- Già.- concordò il giocatore di baseball agitando la sua mazza e colpendo involontariamente un vaso.

- Iamko, ma sei impazzito?! Quello era di mia madre e… Era decisamente orribile!- esclamò Bulma continuando a ridere.

- Ti chiedo scusa, ma… Non hai detto tu che sono il migliore tra quelle schiappe? Volevo mostrartelo di nuovo!

La giovane annuì convinta. – Gli hai detto di aver combattuto contro il figlio del supremo che è in realtà un alieno? Queste sono bazzecole al confronto!

Iamko le fece segno di fare silenzio, raggiungendola sul divano mentre accennavano dei sogghigni.

- Tu, mia bella scienziata, hai decisamente bevuto!

- Ma davvero? Io dico che tu hai bevuto!- asserì Bulma chinandosi sulle sue spalle; improvvisamente la stanchezza aveva cominciato a pervaderla dalla punta dei piedi, fasciati dal costosissimo decolté rosso, alla testa ormai in preda a vorticosi capogiri.

- Voglio andare a letto…- mugugnò infantilmente.

Il guerriero non se lo fece ripetere due volte e con uno scatto di lucidità fu in grado di accoglierla tra le sue braccia, trasportandola con attenzione fino alla sua camera.

- Sai Bulma, non potevo passare una serata migliore.- affermò sorridendole, mentre la donna si sistemava il cuscino dietro la testa.

- Dici? Secondo me…

Non riuscì a terminare la frase che inconsapevolmente si era ritrovata le labbra di Iamko premute contro le sue, tanto intensamente, mettendola a tacere; una sensazione conosciuta, ma decisamente inaspettata. Fu soltanto capace di spalancare le palpebre, nell’oscurità della propria camera da letto. Ma c’era qualcosa, una maledetta sensazione che la spinse a esercitare forza contro il petto del giovane.

- Ma dico, che diavolo ti prende?!- inveì contro di lui, le labbra ostinatamente serrate.

- I-Io…- stava cercando di giustificare il suo gesto insensato? – Ho sbagliato.

Rimasero in silenzio, muti come non lo erano mai stati prima.

- Non avrei dovuto, anche se…- digrignò i denti con forza.

- Cosa?- chiese più dolcemente Bulma.

- Lascia perdere!- esclamò duro prima di varcare la soglia e imboccare l’uscita.

Un lurido cane. Stava soffrendo come un cane. Si disse, riversandosi nel freddo della notte. Perché ogni volta che osservava gli occhi tempestosi di Bulma, vedeva solo Vegeta.

***

Una lacrima solitaria le rigò il volto; il mal di testa esplose ancor più imperdonabile di quanto ricordasse, costringendola ad andare in bagno per svestirsi e magari buttarsi una buona dose d’acqua ghiacciata addosso, capace di farle passare quelle terribili sensazioni. Compì piccoli passi, accendendo la luce che le ferì gli occhi. Nella stanza regnava il caos più totale. L’armadietto contenente i medicinali era aperto, numerose pillole, barattoli di creme erano riversi sul pavimento… Macchiato di sangue. Per un attimo arretrò spaventata, finché le immagini della cosa più plausibile che fosse accaduta la investirono come un fiume in piena. Dopotutto ospitava un maniaco della guerra in casa.

- Vegeta…- mormorò tra sé.

Aveva tentato tutta la serata di tenerlo lontano, non volendo ripercorrere i suoi tratti, né ricordando la sua voce. Magari dimenticarlo in quel modo non le avrebbe fatto male: e c’era riuscita. Per tutta la sera non aveva fatto altro che divertirsi, parlando, cantando al karaoke, ridendo e non pensando neanche una volta a quel saiyan. Eppure, inconsciamente, i suoi piedi stavano inconsapevolmente muovendola in direzione della camera assegnatagli fin dall’inizio. Entrò decisa, ignorando i suoi dubbi o perplessità: dopotutto si trattava delle condizioni di salute di un ospite. Si sorprese di non trovarlo dormiente, e istintivamente si voltò verso la porta, dove l’aveva accolta il giorno prima. Non era neppure lì. Raggiunse quindi il bagno; deglutendo spalancò la porta ritrovandosi dinanzi una scena che non seppe se definire inquietante, a causa dello squarcio sul fianco dell’uomo, o estremamente preoccupante, sempre a causa della ferita che era stato in grado di procurarsi.

- Vegeta!- ripeté per l’ennesima volta, mentre il saiyan l’ignorò, intento com’era a tamponare il fianco con un asciugamano, l’ennesimo di quelli che erano finiti sul pavimento.

- Fammi vedere.- non demorse, seppur un ringhio la costrinse ad arretrare. – Stai perdendo sangue nel mio bagno!- gli fece notare con le mani sui fianchi. In cambio ricevette soltanto un altro silenzio.

- Che ti prende? Hai deciso di fare il difficile?- chiese stizzita, ignorando l’espressione che indurì i lineamenti del suo interlocutore. Decise quindi di agire.

Sospirando si apprestò a raggiungerlo nel tentativo di togliergli l’asciugamano ormai completamente impregnato del liquido vermiglio, ma quando le dita sfiorarono il tessuto, in un istante si ritrovò imprigionata contro il muro, nella morsa più dolorosa che avesse mai provato. Vegeta si era avventato su di lei più veloce di un predatore, gli occhi furenti, il respiro affannoso… Dettagli che riuscì a distinguere mentre la teneva sollevata da terra, sorretta per la gola. Annaspò, si dibatté afferrandogli il polso nel vano tentativo di liberarsi, per un attimo il suo unico pensiero fu quello che l’assassino avesse deciso di ucciderla.

- L-Lasciami!- disse in preda agli spasmi e soprattutto, in balia del terrore.

Era capitato in passato che l’avesse minacciata in tal modo, ma la fredda determinazione che possedeva in quel momento ben si distingueva dal ghigno arrogante di sempre; aumentava la presa solo per zittirla, strozzandole la voce. Stavolta stringeva per farle del male. Come se non bastasse, l’impatto era stato di per sé forte, almeno, troppo per le condizioni in cui era e, con rammarico e rabbia si era ritrovata a lasciar scivolare dagli occhi due sole lacrime.

- Credi di impietosirmi?

Un suono rauco, tagliente. Il cuore sussultò al solo udire la sua voce. Ma scosse la testa con decisione. No, non voleva affatto impietosirlo.

Vegeta la scrutò per un altro istante, corrugando le sopracciglia. Chissà se il suo gesto era dovuto alla rabbia covata durante lo scontro con Kaaroth; se così fosse stato, uccidere la terrestre senza motivo, o meglio, ucciderla per lui non era la fine che si meritava. Allentò la presa fino a farla cadere ai suoi piedi, osservandola tossire e massaggiarsi il collo laddove si accorse di averle lasciato impressi i segni delle proprie dita. Ma non piangeva.

Bulma tenne lo sguardo basso, priva della forza necessaria per rimettersi in piedi. E si rese conto che per la prima volta per lei quell’uomo aveva rappresentato il nemico più temibile. Ma perché non accennava ad andarsene? Fremette all’impulso di scacciarlo, provocandolo forse, incurante più che mai della sua reazione. Dopotutto la odiava, desiderava vederla morta. Magari se la sarebbe fatta prima di strapparle la vita e lei non poteva far altro che provare lo stesso sentimento, poiché stupidamente gli aveva permesso di toccarla.

- Alzati.

Un ordine, soltanto questo.

- Alzati.- ripeté più forte, vedendola immobile.

E dopo qualche istante, la scienziata si resse sulle proprie gambe, alzando lo sguardo per fronteggiarlo ancora. Si sentiva stremata, nonostante ciò ebbe il coraggio di scrutare qualche istante quel volto imperscrutabile, finché gli fece cenno, indicando il kit medico poggiato malamente sulla vasca; Bulma assottigliò lo sguardo, mentre Vegeta abbandonava la stanza, riversandosi nella zona notte per sedersi sul materasso a braccia conserte. Comprese che quello fosse il suo permesso, quindi si affrettò a recuperare l’occorrente raggiungendolo. Inspirò profondamente sedendosi di fianco al lui e silenziosamente bagnò dell’ovatta candida con l’antisettico.

“Va bene, concentrati. E’ soltanto Vegeta… Che prima di acconsentire ha provato a strangolarti.”

- Non ci riesco.- sibilò sconfitta.

La distanza davvero troppo poca: il corpo nudo e incandescente del saiyan, insieme alla miriade di sensazioni provate quel giorno, furono capaci di annientare il suo autocontrollo. Chiuse gli occhi esercitando pressione sul vistoso taglio, il tempo necessario di avvertire un verso infastidito da parte di Vegeta. Passò quindi in rassegna delle bende, indicando al saiyan di premere affinché s’arrestasse l’emorragia.

- Sono ore che lo faccio.- sbottò come un animale ferito, capace di strapparle un sorriso che si spense incrociando il suo volto.

Maledizione, adesso arrivava la parte difficile. Avrebbe dovuto circondargli il busto, almeno abbastanza forte da fare un’emostasi, per quanto ne sapeva di certe cose… Facendo appello a tutto il coraggio rimastole, si sporse verso di lui poggiandogli il palmo della propria mano sugli addominali, duri come la roccia. Non si trattenne dal respirare, volendo ancora una volta percepire il suo odore.

“Che diavolo fai?! Sei appena uscita con Iamko, ti ha baciata! Ti ha chiesto di sposarlo!”

- Sposarlo…- mormorò inconsapevolmente, attirando lo sguardo dell’uomo.

- Ho quasi finito.- si giustificò arrossendo. – Potresti dirmi come hai fatto a procurartela? Sembra che qualcuno ti abbia attaccato con una spada…

Vegeta storse la bocca, chiuso nei suoi pensieri. E dopotutto quella donna non aveva tutti i torti.

- Oggi sei davvero di pessimo umore.- ma Bulma non demorse. – Sei meno loquace del solito e ti faccio presente che io ti sto aiutando nonostante nel bagno mi stessi soffocando.

Ancora nulla. La giovane finì di fasciare il busto stringendo con eccessiva forza le garze.

- Come se io avessi bisogno del tuo aiuto. Come se tu avessi potere decisionale.- asserì prendendole il mento con una mano, costringendola a guardarlo negli occhi.

C’era qualcosa di strano, appurò la scienziata costretta ad incrociare le iridi che parevano ardere, nonostante apparissero più cupe della notte. Improvvisamente le venne in mente la visita di Goku, dopotutto dopo aver fatto visita a Vegeta si era congedato senza neanche salutarla.

- Goku…- esclamò titubante. Il principe assottigliò lo sguardo per un istante, udendo proprio quel nome.

- E’ stato Goku!

Quelle singole parole sortirono l’effetto simile al disco d’energia in grado di recidergli l’epidermide; rafforzando la presa intorno al volto di Bulma, inconsapevolmente era tornato al momento in cui nello spazio, nonostante tutti i suoi sforzi, la rabbia scaturita da un unico ricordo non era bastata ad eguagliare l’infima terza classe che l’aveva superato, lo stesso che aveva avuto il coraggio di sub classare il proprio principe!

- Mi fai male!

Era sempre stato il numero uno: gli abitanti dei pianeti lontani temevano ancora il suo nome, ma su un miserabile sasso chiamato Terra era vincolato, costretto a non seguire il proprio istinto a causa di quello che la donna e i suoi patetici amici consideravano l’eroe. D’impeto la lasciò.

- Se te ne volessi fare davvero, a quest’ora staresti già implorando pietà.

- Non lo farei mai. Che cosa hai fatto a Goku perché ti ferisse in questa maniera?- gli inveì contro alzando il tono di voce.

Il guerriero si voltò nella sua direzione: non c’era creatura nell’universo tanto fastidiosamente insistente e soprattutto incosciente. Una sadica risata s’infranse nell’ambiente in penombra facendole schiudere la bocca per la sorpresa.

- Che cosa gli ho fatto io? Probabilmente non conosci Kaaroth bene quanto credi, razza di stupida terrestre.- ultimò sprezzante, prima di alzarsi dal materasso. Gesto che stava a significare che per lui la discussione era finita.

“E’ durata anche troppo.”

Bulma fece lo stesso, mettendosi barcollante sulle proprie gambe e toccandosi la fronte trafitta da innumerevoli fitte che le stavano procurando un’innaturale sonnolenza. Nonostante ciò volle fronteggiarlo ancora; era stufa di quel comportamento meschino. Non credeva a una singola parola e soprattutto, se le cose fossero andate avanti così, sarebbe stato difficile averlo sotto lo stesso tetto, dato che necessitava di tempo per abituarsi all’idea della proposta di Iamko.

- Io ti voglio fuori di qui.

Vegeta si voltò nuovamente nella sua direzione; si era trattato di un semplice sibilo, ma abbastanza forte da raggiungergli la mente che stava elaborando le parole. Neanche per uno come lui era difficile comprendere quale fosse il vero motivo per cui la donna volesse allontanarlo; probabilmente si era resa conto di desiderare qualcosa al di fuori della sua portata.
E questo la spaventava.

- Dovevi pensarci prima di ospitarmi. Com’è che hai detto?- si avvicinò di qualche passo, poi chinandosi a pochissima distanza dal lobo le disse: - “E tu che intenzioni hai?”

Bulma rabbrividì, avvertendo il respiro del guerriero sul proprio collo, ma non si ritrasse. Inaspettatamente, quando Vegeta poggiò le proprie labbra sulla sua pelle così pericolosamente esposta, costringendola a reclinare la testa all’indietro esercitando pressione sui capelli, non si sottrasse, socchiudendo appena le palpebre. Il saiyan le percorse la schiena con la mano nuda, facendo combaciare i loro corpi; la sensazione dei muscoli premuti contro il petto, divenuto ansante a causa della scia infuocata che si stava divertendo a tracciarle, l’indusse ad abbandonare il muro d’indifferenza che ostinatamente avrebbe voluto issare. Anche se stava ricadendo nella stessa trappola del giorno prima.

- Allora è vero.

La stava squadrando ora, il sadico ghigno nuovamente affiorato sui suoi lineamenti. Sapeva perfettamente a cosa si stava riferendo. Quella era una risposta, soltanto una risposta al discorso secondo cui Bulma avrebbe dovuto stare attenta a non provocare l’assassino. Strinse i pugni, puntando gli occhi limpidi sul pavimento. Maledisse Vegeta e lei stessa che si era nuovamente concessa.

- Bastardo.

- Attenta, terrestre.

- Almeno noi non siamo una razza estinta.- cominciò scossa da un lieve tremolio. Tanto valeva andare all’inferno. - Non ci siamo mai piegati di fronte ad un lurido verme come Freezer. Goku è un terrestre, e che ti piaccia o no è il guerriero più forte dell’universo, saiyan.

Era bastato un battito di ciglia, o forse erano i propri sensi a non essere completamente vigili da captare il veloce movimento dell’uomo che la sovrastava su quello stesso materasso su cui poco prima l’aveva medicato. Il kit cadde a terra, mentre Bulma sperimentava la terribile sensazione di ritrovarsi addosso un saiyan provocato dalla sua boccaccia. Vegeta le tratteneva con facilità, bloccandole il bacino con il proprio peso. La donna si divincolò tentando di scalciare, ma la ribellione risultò inutile quanto le sue proteste verbali. Non aveva idea di cosa sarebbe successo, anche se pregò con tutta se stessa che fosse solo una minaccia, un monito per farle comprendere di stargli alla larga; non c’era nient’altro che volesse in quel frangente.

- Toglimi le mani di dosso!- continuò, la gola ormai secca, finché, incrociando per l’ennesima volta lo sguardo del suo aguzzino, lesse soltanto un’asfissiante indifferenza, tramutata subitamente in fastidio quando ultimò la frase. – Ti stai divertendo, non è vero?- espose per la prima volta con rabbia. – Sei un sadico bastardo!

Dal canto suo il saiyan si limitò ad osservarla inerme, muovendosi nel vano tentativo di allontanarlo da sé; eppure trovava di proprio gusto la tortura a cui aveva deciso di sottoporla, perché a differenza delle molteplici vittime che aveva fronteggiato in passato, la terrestre risultava ben più interessante. Anche se ostentava una certa sicurezza, caratteristica radicata nel suo essere, il fatto che si contorcesse sotto il suo peso gli dava soltanto conferma che in realtà lo temesse più di quanto volesse dare a vedere. Ma non abbastanza. Si chinò per sorriderle contro la clavicola, risalendo lungo la sua gola percependo il frenetico pulsare del cuore.

“E tu devi essere pazza, terrestre.”

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