Il bacio! Un rituale? di Rebychan (/viewuser.php?uid=61532)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
1
Ecco qui il primo
capitolo di questa mia nuova storia. Oggi avrei dovuto postare quello
nuovo di Futuri incerti (Grigio) – Ritrovarsi ma non piacendomi
come era uscito, ho deciso di prendermi un po’ di più
tempo per rileggerlo e vedere se era migliorabile.
Mi sono resa conto inoltre
che avevo bisogno di scrivere qualcosa di più leggero per
staccare la spina e quindi è nata questa storia. Una fic
semplice, senza grosse pretese e che sulla carta dovrebbe essere
composta da pochi capitoli. D’ora in poi questa fic fino a quando
non si concluderà si alternerà al giovedì con
Futuri incerti, e spero che vi possa piacere un pochino.
Per maggiori delucidazioni vi aspetto sull’angolo di Rebychan.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio in anticipo chi
metterà la storia tra le preferite, ricordate e seguite (se ce
ne saranno) e soprattutto chi commenterà il capitolo. Grazie di
cuore.
Ringrazio anche le persone
che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che
mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 1
Finalmente Gokudera stava ottenendo tutto quello che aveva sempre desiderato.
Mancava pochissimo
alla conclusione del rituale, ancora quei sei baci di cui uno tanto
atteso e bramato e gli altri cinque una fastidiosa costrizione ed il
ruolo di braccio destro dell’ultimo boss della famiglia Vongola
sarebbe stato ufficialmente suo.
Lui era lì,
fremente, in ginocchio sul freddo pavimento di quella sontuosa stanza,
a dimostrazione della sua totale sottomissione al volere del suo Capo e
unico signore. Aveva il viso rivolto verso l’alto e gli occhi
spalancati in attesa di ricevere quell’agognato contatto di
labbra. Ed ad un tratto la bocca impacciata del Decimo seppure fosse
titubante e rosso fino in cima ai capelli fu sulla sua. Gli
alitò il suo fiato in bocca segno della sua anima che sarebbe
rifluita in lui e ci sarebbe rimasta per sempre creando un legame
vincolante e perpetuo tra loro e lui ricambiò.
Poi le labbra si
separarono e mentre il Decimo tornava a sedersi nel suo scranno
d’onore sinonimo del suo potere, Gokudera si rialzò in
piedi.
Era confuso, anche se non lo voleva dare a vedere.
Per diversi anni
aveva agognato quel bacio con il suo boss, perché sebbene
sapesse di non essere ricambiato per lui il Decimo non era mai stato
solo il suo capo ed un amico.
A Gokudera era sempre stato chiaro di essere gay. Le donne non gli erano mai interessate.
E così quando
aveva conosciuto il Decimo e lo aveva accettato come capo, giorno per
giorno si era fatto affascinare da lui, finendo con
l’infatuarsene.
Se diventare braccio
destro del Decimo boss dei Vongola era sempre stato il suo sogno, per
lui il ragazzo che ricopriva quella carica era tutto il suo mondo.
Aveva combattuto con
i denti per raggiungere la sua posizione, per potergli stare accanto
per sempre, per poterlo proteggere, consigliare, per diventare speciale
per lui se non come innamorato almeno come il suo uomo più
indispensabile.
Aveva studiato come
un dannato, si era allenato superando i suoi limiti, aveva sputato
sangue per raggiungere quello scopo. Ed infatti ora era il suo braccio
destro. C’era riuscito! Ed era felice come mai nella vita.
Tuttavia con quel
bacio, sebbene fosse sulla carta solo un rituale mafioso con cui si
affidava la propria anima all’altro, facendoli diventare
fratelli, essendosi convinto di essere innamorato del Decimo pensava
avrebbe provato qualcosa in più.
Aveva pensato che
avrebbe sentito il cuore battergli nel petto più in fretta,
mentre le sue gote si sarebbero colorate di porpora. Aveva creduto che
avrebbe sentito il mondo intorno a lui scomparire, ed avrebbe dovuto
farsi violenza per non chiudere gli occhi, visto che l’etichetta
costringeva a tenere le palpebre bene aperte. Aveva creduto che avrebbe
sentito le farfalle ballargli nello stomaco mentre le sue gambe si
sarebbero fatte molli e per fortuna che era inginocchiato perché
se no, avrebbe corso il rischio di cadere.
Aveva pensato che
quel bacio lo avrebbe così sconvolto da legarlo al Decimo non
solo come fedele e perpetuo braccio destro com’era stato, ma
anche come innamorato fino a quando morte non li avrebbe separati.
Un innamorato che
non pretendeva di essere corrisposto, ma solo di poter amare e stargli
accanto anche solo come amico e confidente.
Ed invece non era successo.
Il suo cuore non
aveva accelerato i battiti, le sue gote erano rimaste pallide, il mondo
intorno a loro non era scomparso, le palpebre era stato facile tenerle
aperte, le farfalle non avevano ballato a festa nello stomaco, e le sue
gambe erano ancora ferme come non mai.
Era felice
perché il suo sogno si era realizzato. Era soddisfatto per aver
raggiunto la posizione che aveva sempre voluto e sapeva che avrebbe
dato la vita per il Decimo se fosse stato necessario, ma quel bacio non
aveva assolutamente scatenato il suo sentimento d’amore,
palesandolo del tutto ai suoi occhi interiori. C’era stato solo
affetto e nient’altro. Non amore!
Perché?
Si voltò verso le cinque persone che avrebbe dovuto baciare per consolidare la sua posizione.
Gli altri guardiani
del Decimo erano lì in piedi e stavano aspettando il loro turno
per farla finita con quello stupido rituale che tutti avevano accolto
con un cipiglio.
Nessuno voleva ricevere quel bacio eppure Reborn era stato categorico. La tradizione mafiosa doveva essere rispettata.
Mentre si avvicinava
al primo dei suoi compagni per affidargli la sua anima unita a quella
del boss e ricevere quella dell’altro in segno di rispetto, che
vincolavano quest’ultimo ad accettarlo come braccio destro, e
quindi come vice capo, non faceva che chiedersi perché non
avesse provato nulla nel baciare il Decimo.
Meccanicamente
costrinse le sua labbra ad unirsi a quelle imbronciate del ragazzo che
aveva davanti, che lo guardava furente con i suoi occhi grigi.
Il tocco fu leggero e veloce.
Ed entrambi appena ebbero finito anche se tentarono di non darlo a vedere, tirarono fuori la lingua schifati.
Nel constatare
quello Gokudera se non altro si consolò dicendosi che per lo
meno il bacio del Decimo non lo aveva disgustato, come quello con
Hibari.
E per fortuna che
quest’ultimo aveva accettato di partecipare al rituale, anche se
all’inizio aveva detto di no. Era stato Reborn ad organizzare il
tutto, e chissà cosa gli aveva detto per costringerlo.
Senza infatti una
giusta arma di ricatto, dubitava che Hibari sarebbe stato presente. Non
era nel suo carattere. E la sua defezione avrebbe di sicuro rovinato la
cerimonia.
Sinceramente Gokudera non
ci teneva poi più di tanto a sapere con cosa Reborn lo avesse
ricattato. In quel momento per lui infatti l’importante era
concludere quel rituale quanto prima.
Era la sua festa.
Era diventato braccio destro e tutto doveva andare per il meglio,
seguendo il protocollo e la tradizione in modo che nessuno potesse
avere a che ridere in futuro sulla sua nomina.
Si avvicinò
al secondo ragazzo. Mukuro lo guardava ironico. Gokudera avrebbe
preferito che ci fosse stata Chrome al suo posto, ma l’altro non
aveva voluto sapere ragioni. Le labbra della sua piccola Chrome
dovevano rimanere immacolate. Si sarebbe sottoposto lui anche se a
malincuore a quel fastidioso rituale.
Sì, se non ci
fosse stata in ballo Chrome che aveva accettato di presenziare alla
cerimonia, di sicuro Mukuro non si sarebbe mai presentato.
Era lì solo per sostituire lei.
Il bacio fu veloce
quanto quello con Hibari, se non che Mukuro scherzosamente provò
ad infilargli la lingua in bocca e lui si staccò di scatto,
guardandolo furente, mentre l’altro ridacchiava divertito.
Come aveva osato?, fu il suo pensiero.
Stavolta nonostante il rituale non riuscì a resistere e si pulì la bocca con le mani.
Anche quel bacio lo aveva schifato. Pensò. Ancora tre persone e sarebbe tutto finito. Si disse per farsi forza.
Il suo pensiero ritornò al Decimo mentre faceva i pochi passi che lo separavano dal terzo guardiano.
Forse il non fastidio era sinonimo d’amore?, si chiese incerto.
No. Significava solo che i suoi sentimenti per il Decimo erano più forti di quelli che lo univano a Hibari e Mukuro.
I baci d’amore
dovevano essere più coinvolgenti altrimenti non si sarebbe
spiegato il perché agli innamorati piacesse così tanto
soffermarsi in effusioni.
Si piazzò di
fronte al terzo ragazzo. Lui era stato facile convincerlo. Era bastato
dirgli che quel gesto era sinonimo di fratellanza perenne e subito si
era dimostrato sì imbarazzato, ma anche entusiasta.
In quel momento per
dimostrare la sua buona volontà, infatti, invece di aspettare
che Gokudera appoggiasse lui la bocca sulla sua come prevedeva il
rituale, lo afferrò per le spalle e gli stampò due baci
con lo schiocco sulle labbra. Poi, lo lasciò e ridacchiò
urlando: “Sono stato estremamente bravo, vero?”
Quell’imbecille
aveva rovinato la cerimonia, pensò Gokudera, mentre finalmente
arrossiva sì, ma di sicuro non per il piacere, ma bensì
per il disgusto.
Si ripulì la
bocca, mentre Reborn dichiarava che andava bene così, che il
protocollo era stato rispettato lo stesso.
Gokudera
lanciò un’occhiataccia a Ryohei che rideva ancora come se
non avesse capito cosa aveva combinato, e lo superò per andare
dal quarto guardiano.
E quello che fu costretto a fare con lui per il povero nuovo braccio destro fu ancora più traumatico.
Fu costretto infatti
ad afferrare Lambo per la collottola e sollevarlo di peso visto che
tentava di divincolarsi con tutto se stesso, urlando a squarciagola che
lui Goku-scemo non lo voleva baciare.
Era lì solo
perché gli era stato promesso una buna cenetta e nuovi
giocattoli, non di sicuro per quelle sconcezze.
Ci vollero dieci minuti buoni a Gokudera per immobilizzarlo e finalmente dargli il bacio del rito.
Tuttavia il bambino
non si era ancora arreso, perché mentre univano le labbra invece
di dargli il suo fiato, Lambo gli sputò in bocca.
Gokudera subito
mollò il bambino, mentre sputava a terra la saliva
dell’altro unita alla propria, e si ripuliva la bocca nel
tentativo di cancellare quel brutto sapore.
Ancora una volta Reborn stabilì che il rituale tutto sommato era stato rispettato per cui si poteva andare avanti.
Fu allora che
Gokudera capì che il famoso killer appartenente agli Arcobaleno
si stava divertendo un mondo in quella cerimonia, mentre lui invece
affrontava quel supplizio con stoicismo.
Già era confuso per
via della faccenda del bacio con il Decimo, in quanto dentro di
sé una vocina che tentava di scacciare continuava a ripetergli
insistentemente che probabilmente in tutti quegli anni lui aveva
semplicemente confuso l’amore con l’ammirazione ed il
rispetto ed era per quello che quel bacio non gli aveva procurato
nessun piacere.
Ed ora anche quegli idioti dei suoi compagni sembrava facessero di tutto per rovinargli la giornata.
Anche a lui
l’idea di baciarli lo disgustava, ma visto che avevano tutti
accettato di fare quel rituale, ognuno per i suoi motivi, almeno
potevano dimostrarsi più rispettosi.
Per fortuna che gliene mancava ancora solo uno. Tirò un profondo respiro di sollievo.
Quando però
si piazzò di fronte all’ultimo guardiano rimasto, si rese
conto che per lui era proprio questi il più difficile da
baciare.
Era in fin dei conti
la persona con cui aveva legato di più dopo il Decimo,
nonostante il loro rapporto fosse sempre stato conflittuale e pieno di
rivalità.
L’altro non
aveva mai combattuto contro di lui per ottenere il posto di braccio
destro, eppure visto il legame che aveva con il Decimo sapeva che
l’unico altro candidato possibile per quel ruolo sarebbe stato
proprio lui.
Se l’altro avesse fatto sul serio per aggiudicarsi quella posizione sarebbe mai riuscito a sconfiggerlo?
Gokudera aveva sempre avuto quel dubbio.
Se Yamamoto
avesse deciso di lottare, nonostante in intelligenza lo battesse come
niente, ora forse sarebbe stato l’altro al suo posto, sarebbe
spettato a lui svolgere quel rituale.
Yamamoto era infatti
più intuitivo di lui, e sapeva trattare con gli altri meglio di
come faceva lui. E quelli erano doti eccezionali per un buon braccio
destro.
Tuttavia così non era stato.
Yamamoto non aveva combattuto, e lui era diventato braccio destro.
Ed ora doveva svolgere fino in fondo il suo dovere.
Era però
titubante, perché a dirla tutta non era mai riuscito a capire
perfettamente quali erano i suoi sentimenti per l’altro.
Gli piaceva, non gli
piaceva, lo guardava, non lo guardava, era preoccupato per lui, ma
pretendeva con se stesso che non fosse così tentando di non
darlo a vedere.
Il loro rapporto era complesso.
Yamamoto lo guardava
senza nessuna ombra nello sguardo e sorridente. Al contrario di tutto
gli altri guardiano era davvero felice per lui. E sapeva quanto
importante fosse quel giorno per il guardiano della tempesta.
E Gokudera si fece ancora più incerto.
Sapeva che avrebbe dovuto darsi una mossa ma non riusciva a sollevare il capo e baciarlo.
Con gli altri era stato facile ma con lui le cose si complicavano sempre e non capiva il perché.
Yamamoto dovette
accorgersi che c’era qualcosa di sbagliato. Sembrava sempre
capirlo meglio di chiunque altro. E quando ne aveva bisogno c’era
sempre. E per spronarlo non esitava a dirgli in faccia i suoi sbagli in
modo franco e spiccio.
Era la persona più vicina ad un amico vero che avesse mai avuto.
Anche il Decimo era
suo amico, ma la loro amicizia era macchiata dal rispetto per la
posizione dell’altro. Con Yamamoto invece erano alla pari.
Yamamoto notando il
suo turbamento decise come sempre di corrergli incontro, prendendo in
mano la situazione, in modo da aiutarlo.
Se lui era titubante nel baciarlo, allora gli avrebbe dato una mano per rendergli le cose più facili.
Il solito sorriso
dolce ma anche sfrontato che attraversava quasi sempre il volto del
guardiano della pioggia svanì mentre gli appoggiava le mani
sulle spalle, per poi chinarsi verso di lui.
Visto che lui non si dava una mossa, voleva baciarlo lui?, fu quello il pensiero di Gokudera.
Il ragazzo dai
capelli argentati a quel punto si ritrovò istintivamente a
porgergli le labbra. Quelle di Yamamoto nel frattempo si
avvicinavano sempre di più alle sue e…
FINE CAPITOLO 1
Yamamoto bacerà
davvero Gokudera? Oppure no? Cosa succederà? Tutto quello lo
scoprirete leggendo il prossimo capitolo.
L’ANGOLO DI REBYCHAN:
Come avevo annunciato nello
scorso capitolo in un piccolo avviso, sentivo il bisogno di
novità e quindi ho deciso di iniziare a scrivere una nuova
storia su Reborn. Una storia semplice senza grosse pretese. D’ora
in poi credo infatti che scriverò sempre due fic
contemporaneamente su questo manga, che si alterneranno al
giovedì, tempo permettendo. Avendo tante idee per la testa,
sento il bisogno di sfogarle.
L’ispirazione della
fic è un’immagine che ho visto di un bacio sulla bocca fra
due camorristi mentre il giornale ne spiegava il principio. Ora
sappiamo tutti che le vere organizzazioni mafiose non sono per nulla
una bella cosa, ma il senso di quel bacio è davvero profondo
ovvero lo scambio di anime e così è nato il rituale della
storia, che è decisamente inventato.
L’ostentazione del
bacio mafioso invece ha una valenza diversa, e più
dispregiativa, ma quella sarà un’altra storia se mai
deciderò di scriverla, per cui mi tengo la bocca cucita.
Ed ora passiamo
all’altra decisione che ho preso per le fic nuove. Ho deciso
infatti che d’ora in poi se una mia storia su EFP non dovesse
avere un certo riscontro, la toglierò per proseguirla solo nel
mio forum. Se infatti a nessuno dovesse interessare qui, per me ho
intenzione di continuarla lo stesso ma almeno mi libero un po’ di
tempo (preparazione del file, postaggio, controllo) che potrei
impiegare in altro. Queste mie parole non vogliono spingere nessuno a
commentare, uno perché fin’ora sono sempre stata molto
contenta dei commenti ricevuti in questo fandom, e secondo
perché chiunque volesse continuare a leggere la storia
può sempre farlo nel mio forum che è accessibile a tutti.
E’ solo una questione di tempo. Se sembra che a nessuno
interessi, infatti, tanto vale guadagnarne un po’ e postarla una
sola volta e la scelta non può che essere il mio archivio
privato. Spero sia tutto chiaro, ma se qualcosa non è stata
capita ditemelo pure, che tenterò di essere più precisa.
Grazie per l’attenzione.
Con questo mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia, ed è un POV di Yamamoto.
Spero vi piaccia.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la
storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha
commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone
che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che
mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 2
Gokudera ci aveva dato
dentro pesantemente con l’alcol quella sera. Era la sua festa per
festeggiare la nomina a braccio destro per cui tutti si aspettavano che
fosse euforico, tuttavia nessuno avrebbe mai creduto che si sarebbe
ridotto in quello stato.
Aveva bevuto
così tanto che ormai le gambe non lo reggevano più,
parlava dicendo frasi sconnesse e senza senso e gli occhi gli si
chiudevano inesorabili.
Fu proprio quando la sua
testa cadde in avanti, sbattendo contro il tavolo e perse conoscenza
che Yamamoto si decise ad intervenire.
Tutti i presenti
pensavano che Gokudera bevesse per festeggiare la realizzazione del suo
sogno, che avesse deciso per una volta d’indugiare
nell’alcol anche se questo significava perdere le proprie
capacità cognitive perché entusiasta della sua nomina a
braccio destro, ma Yamamoto sapeva che tutto ciò non era dovuto
solo a quello.
Al ragazzo era chiaro che la maggior parte della colpa per il fatto che l'altro beveva così tanto era sua.
Gokudera doveva aver
pensato che lui gli avesse rovinato la cerimonia di nomina e non lo
ritenesse degno di essere il vice capo visto quello che aveva combinato
durante il rito del bacio.
Doveva pensare che avesse a che ridere sulla sua nomina, ma invece non era così.
Lui pensava che Gokudera fosse fantastico e che fosse degno di tutto il successo che riusciva ad ottenere.
Era migliorato
tantissimo in quegli anni e se già da ragazzo lo apprezzava ora
gli piaceva milioni di volte di più.
Lo avrebbe seguito e appoggiato sempre, in tutto e per tutto, se fosse stato in suo potere. A parte ovviamente per quello.
Il guardiano della
pioggia sospirò. Yamamoto a dirla tutta era stata la persona che
più era rimasta sconvolta all’idea di dover baciare
Gokudera alla cerimonia di nomina.
Avrebbe fatto di tutto per l’altro, ma quello gli era sembrato proprio uno strano scherzo del destino.
Aveva provato a
prendere quel gesto come un gioco come di solito riusciva a fare con
tutto, ma quella volta non c’era proprio riuscito.
Tuttavia l’avrebbe accettato se quello fosse stato l’unico mezzo per rendere felice l’altro.
Ma poi Gokudera
quando era stato il suo turno per il bacio, se con gli altri si era
dimostrato determinato, aveva mostrato titubanza ed allora lui…
Sospirò di nuovo al ricordo di quello che aveva fatto.
Si sentiva in colpa
per aver macchiato con quell’ombra la giornata perfetta di
Gokudera, ma l’aveva fatto anche per lui.
Proprio
perché provava dei rimorsi per aver ingannato tutti,
però, quando Hayato svenne per il troppo bere fu il primo ad
avvicinarsi a lui e non avendo bevuto quasi per niente si offrì
ben volentieri di scortare l’altro fino a casa.
Tsuna fu felice di affidarglielo e così la festa per il festeggiato ed il guardiano della pioggia finì.
Yamamoto si
sistemò bene in spalla Gokudera, e uscito all’aria aperta,
respirando a pieni polmoni quel venticello fresco, cominciò a
camminare a passi fermi e sicuri verso la casa dell’altro.
Non prese un taxi. Sentiva il bisogno di andare a piedi per godersi ogni attimo di quel momento.
Quando gli sarebbe mai capitato ancora di avere così vicino Gokudera?
Era inutile negarlo.
E siccome Yamamoto era sempre sincero con se stesso ormai da diverso
tempo lo aveva ammesso. A lui Gokudera piaceva e non come amico ed era
per quello che il bacio della cerimonia lo aveva terrorizzato.
Aveva temuto, mentre
le loro labbra si univano, di rivelare troppo sui suoi sentimenti. E
sapendo che Gokudera non lo corrispondeva, avrebbe preferito evitarlo.
All’altro infatti piaceva Tsuna.
Quella era
un’altra cosa di cui Yamamoto era certo. L’aveva capito per
come lo guardava, per come desiderasse sempre stargli vicino, per come
aveva accolto entusiasta il bacio con il suo boss, per poi però
fare una faccia disgustata quando aveva saputo che avrebbe dovuto
baciare anche gli altri guardiani.
Era palese per
Yamamoto che l’unico bacio che Gokudera avesse agognato fosse
quello con Tsuna. Gli altri li aveva visti solo come una semplice
costrizione.
E quello gli aveva fatto male.
Per essere sinceri,
lui non era geloso del legame che univa Tsuna e Gokudera. Anche lui
riconosceva tutti i meriti del primo e poteva capire perché
piacesse così tanto all’altro.
Tsuna era un ragazzo
eccezionale, che avrebbe fatto di tutto per i suoi amici. Anche se per
molto non era riuscito a metterlo a frutto, poi il suo talento era
dilagato rendendolo una persona d’ammirare e apprezzata da tutti.
Sì, poteva benissimo capire perché Gokudera amasse Tsuna.
Il problema
però era che invece lui amava Gokudera, e non riusciva ad
accettare che l’altro vivesse quel bacio con le labbra che lui
avrebbe tanto desiderato ricevere come pegno d’amore, sapendo che
non l'avrebbe mai ottenuto, solo come una formalità.
Aveva provato a
convincersi ad accettare la situazione, dicendosi che il rito stabiliva
così e non ci si poteva fare niente, che era solo un modo
metaforico per unire per sempre in un’ideale famiglia le anime
delle persone che se lo scambiavano, ma non c’era riuscito.
Per lui un bacio con Gokudera era un bacio d’amore punto e basta visto i suoi sentimenti.
E poi di sicuro non
aveva bisogno di quel gesto per unire la sua anima a quella di Tsuna e
Gokudera. Lui era già convinto che sarebbe stato con loro per
sempre. Aveva già giurato eterna fedeltà a Tsuna come
capo ed a Gokudera come braccio destro.
E così quando
aveva visto Gokudera titubante nel baciarlo, all’improvviso gli
era venuta quell’idea ed aveva agito in quel modo.
Se lui era già convinto della sua fedeltà e quel rito era solo una proforma perché doveva per forza farlo?
Dalla posizione in
cui si trovava poteva benissimo comportarsi in quel modo e nessuno a
parte Gokudera si sarebbe accorto di niente.
Tanto nemmeno l’altro sembrava così voglioso di appoggiare le sue labbra sulle sue.
Aveva pensato di
fargli un piacere visto il disgusto che aveva provato con gli altri
guardiani ed invece dopo l'accaduto l’altro lo aveva guardato
furente.
Perché?
Avrebbe dovuto essere felice di quel suo espediente visto che a parte
forse un po’ di amicizia non provava niente per lui, ed invece si
era incavolato tanto che aveva cominciato ad insultarlo pesante,
chiamandolo con le più colorite offese del suo repertorio.
Reborn doveva aver
pensato che lo facesse perché era stato lui a baciarlo e
chissà in che modo, e così aveva stabilito che il rito
era stato concluso in modo appropriato e si poteva andare a
festeggiare.
Gokudera aveva
guardato sia il killer degli Arcobaleno sia Yamamoto in malo modo e
solo facendo leva sulla sua forza di volontà si era girato di
scatto per andare dal suo Decimo in modo da affiancarlo quando
avrebbero lasciato la stanza.
Anche gli altri li
avevano seguiti e Yamamoto era rimasto da solo per un po’ a
riflettere sul motivo per cui Gokudera aveva reagito così
rabbiosamente con lui pochi istanti prima. Ed alla fine pensò di
averlo capito.
Probabilmente Hayato
pensava che lui non lo avesse accettato come braccio destro ed avesse
fatto quello che aveva fatto per rovinargli la festa.
Aveva preso un grosso granchio.
Non c’era infatti niente di più falso.
Yamamoto si era
così reso conto che doveva chiarirsi con Gokudera ma la
festa visto la confusione non era di sicuro il posto adatto.
E poi l’altro
si era ubriacato togliendogli così la possibilità di
parlarci anche una volta che fosse finito tutto.
Sospirò.
Yamamoto stava ancora riflettendo su quelle cose quando la voce di Gokudera riuscì a sorprenderlo e farlo sussultare.
Era ancora
lievemente impastata a causa dell’alcol, ma dopo un po’ di
sonno sembrava aver ritrovato la proprio lucidità ed infatti le
parole gli uscirono normali, non se le mangiò.
Yamamoto
sentì le braccia di Gokudera appoggiarsi sulle sue spalle mentre
si metteva più comodo, ma non tentò di scendere dalla sua
schiena e ciò rese felice Yamamoto perché significava che
tutto sommato l’altro si fidava ancora di lui, nonostante
l’episodio intercorso tra loro quel giorno.
Era palese però che Gokudera necessitava di spiegazioni circa il suo comportamento.
Ed infatti quando riuscì a comprendere cosa gli aveva chiesto a bruciapelo, non ne rimase sorpreso.
“Perché non mi hai baciato sulla bocca?”, gli aveva domandato Gokudera.
E Yamamoto
sospirò per l’ennesima volta quella sera rendendosi conto
di dovergli una risposta. Non poteva infatti lasciare che l’altro
pensasse che non lo ritenesse degno di essere il braccio destro di
Tsuna.
Ma cosa poteva dirgli per giustificare quel mancato bacio?
Ebbene sì!
Quando lui aveva avvicinato il suo viso a quello di Gokudera durante la
cerimonia approfittando della posizione favorevole che non permetteva
agli altri di controllare la situazione, invece di baciarlo come
stabiliva il rito, aveva solamente appoggiato lievemente le sue labbra
sulla sua guancia.
Ed anche lì l’aveva solamente sfiorata.
Era stato un bacio innocente, e non un bacio sulle labbra.
E nonostante quello
il tocco leggero era riuscito a produrre in Yamamoto dei deliziosi
brividi di piacere. Il ragazzo aveva sentito la colonna vertebrale
fremere. Per fortuna che era durato solo un attimo e si era tirato
indietro in fretta perché se no, di sicuro anche senza baciarlo
in bocca, avrebbe svelato lo stesso i suoi sentimenti.
L'amore chissà infatti cosa l'avrebbe spinto a fare.
E quindi eccolo il problema.
Come poteva giustificarsi con Gokudera, senza rivelargli il vero motivo che lo aveva spinto a tirarsi indietro?
Era difficile trovare le parole giuste.
Fu per quello che
abbassando lo sguardo triste, si decise di rimanere sul vago e disse
semplicemente: “Da come eri titubante, ho pensato che non volessi
baciarmi e quindi ho deciso di usare un espediente per tirarti fuori da
quella situazione.”
Poi Yamamoto si
sforzò di ridere come al suo solito, ma quella risata era
talmente forzata che chiunque si sarebbe accorto che c’era
qualcosa che non andava. Chiunque sì, ma forse non un Gokudera
ancora parecchio brillo.
FINE CAPITOLO 2
Come ha vissuto la festa
Gokudera? Cosa l'ha portato a fare quella domanda di spiegazioni a
Yamamoto? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il
prossimo capitolo.
L'ANGOLO DI REBYCHAN:
In questo POV di Yamamoto
si è chiarito cos'è successo alla cerimonia del bacio, e
sono già fin da subito chiari i sentimenti che il patito del
baseball prova per Gokudera.
Nel prossimo invece
tornerà il POV di Hayato per rendere chiari quali sono i suoi
sentimenti dopo il mancato bacio e speriamo in bene.
Spero che la fic continui a piacervi.
Con questo anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:
Un ringraziamento speciale va a:
Dead Master: Grazie!
Sono felice di sapere che ti sembra che questa semplice storiella
promette bene. Spero di non deluderti con il proseguo.
E' più forte di me,
interrompere i capitoli sul più bello. Lo "stacco bastardo"
è il mio marchio di fabbrica.
Sono contenta di sapere che
è ti è piaciuta l'idea del rituale, e che ti sembra ne
abbia spiegato bene le finalità. Tiro un profondo respiro di
sollievo.
Diciamo che io sono una
tipa cui piace incasinare le situazioni, per cui a volte Gokudera
potrebbe anche sembrare innamorato di Tsuna nelle mie fic, ma poi tutto
si rivelerà essere un abbaglio oppure verrà spietatamente
scaricato. Sono una Yamagoku fan convinta fino al midollo. E se anche
Yamamoto e Gokudera all'inizio potrebbero sembrare provare qualcosa per
altre persone, alla fine non potranno che rendersi conto che sono loro
due ad essere follemente innamorati tra loro. Sono la coppia perfetta!
Sono felice di sapere che
hai trovato divertente il modo di agire degli altri guardiani al bacio.
Mukuro è sempre il solito, sfrontato ed irriverente.
Il rapporto tra Takeshi e
Hayato è ambiguo anche nell'opera originale, per cui è
naturale renderlo ambiguo anche nelle fic, no?
Addirittura dipendente
dalle mie storie? Troppo buona! Sono felicissima di sapere che ti
piacciono così tanto e che aspetti gli aggiornamenti con
così tanta trepidazione. Grazie!
Grazie per le tue belle
parole su "Futuri incerti", per le tue rassicurazioni e la tua
pazienza.. Alla fine ho postato il nuovo capitolo ed è piaciuto
più di quello che credevo per cui tiro un profondo respiro di
sollievo.
Grazie per il commento.
lightdragon 91: Mi
dispiace! Ma è il mio marchio di fabbrica finire i capitoli con
uno "stacco bastardo" e poi per come doveva iniziare questo, non avrei
nemmeno potuto fare altrimenti, perché quel tentativo di bacio
doveva rimanere sfumato. Eh eh eh!
Per fortuna, non hai messo il broncio con me. Mi sarebbe spiaciuto. Sigh. Sigh. Sob.
Grazie! Sono felice di sapere che la storia ti è sembrata interessante, e che ti piace come scrivo. ^^
Già! Reborn è
stato un grande sadico ad organizzare quella cerimonia. Deve essersi
divertito tantissimo nel vedere Hayato alle prese con quei baci,
sopportando di tutto pur di diventare il braccio destro. Poveretto!
Soddisfatta di scoprire come è finita la cerimonia? Spero di sì.
Grazie per il commento.
Milli Milk: Grazie! Sono felice di ritrovarti qui.
E sono stra contenta di sapere che il primo capitolo di questa mia nuova storia ti è piaciuto.
Diciamo che il bacio
camorristico, ed il bacio mafioso differenziano di significato. Il mio
rito prende spunto dal primo che ha un senso più positivo.
L'ostentazione del bacio mafioso,invece, è un vero bacio di
Giuda, senza possibili dubbi.
Sono felice di aver reso
chiaro il rito, e più che su Reborn e le sue intenzioni (ognuno
può pensare quello che vuole sul perché ha portato la
situazione così allo stremo) essendo una fic corta, ho preferito
concentrarmi su Yamamoto e Gokudera e vediamo come andrà a
finire.
Ebbene sì, era mia
intenzione creare un contrasto tra le serietà del bacio con
Tsuna e la comicità di quello con gli altri guardiani e mi
rassicura sapere di esserci riuscita.
Sapere di averti coinvolta
nelle vicende tanto da farti sentire come una spettatrice (Reborn)
è il complimento più bello che mi potessi fare. Sono
davvero felice di avere raggiunto un tale risultate, e che hai
apprezzato il modo in cui ho reso le frasi e strutturato la fic per
conseguirlo.
Questo capitolo invece
è molto più classico per il mio stile ed introspettivo,
ma d'altra parte è in capitoli come questi che mi trovo meglio.
E' più forte di me. Spero di non averti delusa.
Sono felice di sapere che
hai apprezzato la suspense finale derivata dal mio stacco di fine
capitolo. Diciamo che per come doveva iniziare questo capitolo, l'altro
non poteva che finire così, con quel tentativo di bacio appena
sfumato.
Veramente in questo
capitolo c'è stato il POV di Yamamoto, per leggere cosa passa
per la testa di Hayato dopo gli eventi finali della cerimonia dovrai
aspettare il prossimo.
E come avrai letto, la
cerimonia non è stata interrotta, Gokudera non ha fermato il
bacio, ma è stato Yamamoto a decidere di usare un trucco. Mi
sembra d'intuire che non avevi pensato a questa eventualità,
vero? Eh eh eh! Se è così, sono felice di averti
sorpresa. ^^
In effetti come fic
è leggera, senza grosse pretese, ma ogni tanto per staccare la
spina le storie così sono l'ideale.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento ed i complimenti ondeggianti.
Willow: Grazie! Sono felice di sapere che l’idea ti è piaciuta e che sono riuscita a farti ridere. ^^
Già! Hayato farebbe proprio di tutto per il Decimo. Eh eh eh!
Diciamo pure che la fic
è molto più semplice di quello che sembra, per cui il
discorso del rituale è solo un pretesto per… beh capirai.
^^
In effetti, Gokudera era in
difficoltà a baciare Yamamoto, ma poi quando l’altro aveva
preso l’iniziativa, non sembrava gli spiacesse. Hi hi hi!
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
Hibari Kyoite:
Già! Lo so! I miei finali di capitolo sono molto particolari e
di solito “fanno mangiare le unghie”, ma sono convinta che
quando finisco una storia poi un po’ vi mancano. Ci si abitua
dopotutto a tutto, anche al male. Eh eh eh!
Sì, in effetti
questa è un storiella leggera, leggera, senza grosse pretese, e
non dovrebbe nemmeno durare a lungo. Solo qualche capitolo, anche se
non ho ancora deciso quanti. Si sa, infatti, che a me le storie molto
spesso sfuggono di mano.
L’ispirazione arriva
sempre in modo imprevisto. A volte basta un’immagine, una frase
ed ecco una fic. E trovo sempre giusto indicare lo spunto, rende tutto
più chiaro, no?
Povero Gokudera! Cosa non
farebbe per il suo Decimo? E Reborn sì, credo proprio si sia
divertito un mondo ad organizzare tutto quello. E’ proprio degno
del Killer che è. Eh eh eh! Sono felice di sapere che la parte
dei “baci” ti ha divertita.
Come avrai letto, stavolta
è stato proprio Yamamoto a rivelare le più grande
sorprese. Non ha poi così tanto tolto dagli impicci Hayato, anzi
forse lo ha ancora di più incasinato. Vediamo come andrà
avanti la storia e speriamo in bene.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
Un bacione
Rebychan
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
3
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia e i pensieri ovviamente spettano a lui.
Spero vi piaccia.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la
storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha
commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone
che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che
mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 3
Gokudera era profondamente
deluso. E quando era deluso reagiva sempre in modo scostante e
rabbioso. Ma quando a causa di forze maggiori non poteva sfogare la sua
frustrazione lanciando dinamite o prendendo a pugni chi l'aveva
oltraggiato, finiva sempre con il commettere qualche sciocchezza, tipo
bere come il peggiore degli ubriaconi, riducendosi in uno stato
pietoso.
E tutto ciò era quello che gli era capitato quel giorno.
Tutto era andato storto.
Il bacio con il
Decimo non gli aveva fatto provare le sensazioni che aveva creduto, gli
altri guardiani si erano divertiti a prendersi gioco di lui, e poi...
Il ricordo di quell’ultimo episodio riusciva ogni volta che ci pensava a mandarlo in bestia.
Afferrò un
altro bicchiere e se lo portò alla bocca per berne il contenuto
tutto d'un fiato e per un po' ogni pensiero svanì dalla sua
mente, per poi l'attimo dopo però tornare.
E pensare che lui
aveva sempre creduto che Yamamoto lo avesse capito ed accettato, ed
invece era stato proprio quest’ultimo il più crudele
di tutti durante la cerimonia.
Perché non aveva ufficializzato la sua nomina baciandolo ed invece gli aveva solo sfiorato con le labbra la guancia?
Era ingiusto!
Bene che Reborn
aveva decretato che la cerimonia si era svolta lo stesso correttamente,
ma il fatto che Yamamoto non avesse scambiato la propria anima con la
sua in quell'antico rituale gli faceva male.
Era come se la sua gioia per la nomina fosse stata di colpo dimezzata.
Ed il motivo era semplice, non poteva che domandarsi il perché
di quel comportamento dell'altro. E la sua testa si riempiva di stupidi
dubbi.
Avrebbe
voluto prenderlo a pugni ed insultarlo fino a quando non avesse avuto
una degna risposta, ma in quel momento non poteva.
Se avesse insistito
troppo con le sue "parolacce" avrebbe fatto capire a tutti che c'era
qualcosa che non andava. E tutta la cerimonia sarebbe stata
compromessa.
E non voleva rovinare la festa a tutti.
Aveva quindi dovuto sopportare in silenzio quell'oltraggio. E per dimenticare...
Afferrò un altro bicchiere e lo svuotò tutto d'un fiato.
La sua mente era annebbiata, eppure come un tarlo il pensiero tornava sempre là.
Perché l'idiota del baseball non l'aveva baciato?
Possibile che non lo ritenesse degno di essere il braccio destro del Decimo?
Il solo pensiero che fosse così lo faceva sentire incredibilmente triste.
La sua rabbia anche
se fosse stato solo per quel dubbio quindi era altamente giustificata.
Yamamoto gli aveva tirato proprio un brutto scherzetto.
Eppure più
beveva, e più i suoi freni inibitori scomparivano, più si
rendeva conto che sotto, sotto se era così nervoso c'era anche
dell'altro.
Il fatto era che
quando Yamamoto aveva fatto il segno di baciarlo, lui all'improvviso si
era reso conto di volere che lo facesse.
Aveva sporto le
labbra e abbassato le palpebre quasi dimentico che quello che stava
facendo era semplicemente un rito, bramoso solamente di sentire quelle
labbra sulle sue.
E quella era una cosa incomprensibile!
L'unico bacio che
aveva atteso di quel giorno era quello con il Decimo, eppure quello che
gli aveva scatenato dentro le emozioni più forti era stato
quello che non c'era stato con Yamamoto.
Nell’attesa, mentre
l’altro si chinava su di lui, in effetti, anche il suo cuore gli
aveva giocato un brutto scherzo, visto che aveva cominciato a battere
furiosamente nel petto, mentre le sue gambe erano state scosse da degli
strani tremori.
Sarebbe bastato solo
che fosse arrossito e avesse sentito ballare le farfalle nello stomaco
e sarebbe stato a posto, era stato costretto a dirsi, ed era per
quello che aveva reagito con tutta quella furia nei confronti
dell'altro.
Non era solo
perché l'altro aveva rovinato il rito che si sentiva così
frustrato, ma era perché non capiva più le sue emozioni.
Fino al giorno prima era
tutto così semplice: amava il Decimo, e provava una sorta
d'amicizia inspiegabile e piena di rivalità con Yamamoto.
Ora invece a causa di quello stupido rituale non sapeva più cosa provava né per l'uno, né per l'altro.
Un altro po' di alcol scivolò lungo la sua gola arsa a quella confessione ansiosa.
Ed ora cosa doveva fare?
Fare finta che tutto quello non fosse mai capitato o investigare sul motivo per cui Yamamoto non l'aveva baciato?
E con i suoi sentimenti come doveva comportarsi?
Era così
confuso! E l'unica cosa che avrebbe voluto davvero in quel momento era
staccare la spina da tutto e non pensare più.
Bevve un altro bicchiere e poi un altro ancora.
E stavolta il ritmo
in cui buttò giù tutto quell'alcol fu così
frenetico che smise di pensare del tutto, finalmente. La sua mente si
fece sempre più pesante, mentre il suo corpo rispondeva con
sempre più difficoltà agli ordini del suo cervello.
Non era tuttavia ancora abbastanza, ogni tanto il pensiero di Yamamoto tornava ancora a fare capolino nella sua mente.
Doveva bere di
più, fino a quando la sua testa si sarebbe svuotata del tutto e
solo il caos più completo ne avrebbe fatto da padrone. O meglio
fino a quando le tenebre l'avrebbero avvolta con le loro spire e
finalmente avrebbe trovato pace nel nulla assoluto.
E finalmente dopo
l'ennesimo bicchiere tracannato il cui contenuto finì più
sul tavolo, che sul suo stomaco, ottenne il risultato sperato.
La sua mente fu invasa dal nero più assoluto e svenne.
Per un po' non ci fu più niente per lui. Finalmente aveva trovato pace nel vuoto assoluto.
Poi però tra le coltri dell'incoscienza aveva cominciato a provare strane sensazioni.
Il suo torace era venuto a contatto con un calore piacevole, e gli sembrava che il suo corpo si stesse muovendo.
Corrugò la fronte, non trovando però la forza di aprire gli occhi per sapere cosa stesse succedendo.
Stava bene in quello stato di sonnolenza. Era senza pensieri.
All'improvviso però cominciò a farsi delle domande frutto della sua confusione.
Quali erano i pensieri da cui si stava proteggendo stando in quel piacevole vuoto di sensi? Non se lo ricordava!
Anche se non avrebbe voluto, la sua mente cominciò a sforzarsi di rammentare.
Una parte di lui aveva paura dei ricordi, ma l'altra sentiva che era importante sapere. Era curiosa!
All'inizio il suo sforzo non ottenne nessun risultato. La sua mente era troppo annebbiata e combattuta.
Poi, però
oltre al tatto che sentiva qualcosa comprimergli lo stomaco, un altro
dei suoi sensi si risvegliò ovvero l'odorato.
L'odore di un
dopobarba che avrebbe riconosciuto tra mille, e che ancora persisteva
nel proprietario nonostante i bagordi della serata, gli
solleticò il naso.
E l'oscurità si dissolse, mentre apriva gli occhi, pensando ad un nome: 'Yamamoto.'.
Avendo aperto gli
occhi troppo in fretta, una fitta dolorosa gli spaccò in due il
cranio, tanto che dovette richiudere le palpebre per tentare di
resisterle.
Per un po'
continuò a rimanere così, mentre ritornava abbastanza
lucido per ricordare cosa era successo e finalmente capire il
motivo per cui Yamamoto lo portava sulla schiena.
Dopo i fatti della cerimonia aveva bevuto troppo e doveva essere svenuto.
E a quel punto Yamamoto doveva essersi offerto di scortarlo fino a casa.
Riaprì gli occhi e stavolta lo fece lentamente.
Lasciò che anche tutti gli altri sensi si risvegliassero completamente in lui: vista, udito, gusto.
Quando si rese conto
che i suoi occhi si erano adattati a vedere al buio, che la sua bocca
impastata dall'alcol era amara e che le sue orecchie captavano ogni
più piccolo scricchiolio che le scarpe di Yamamoto producevano
sulla strada capì di essere abbastanza in forze per decidere il
da farsi.
Fino a quel momento,
aveva ancora finto di essere svenuto, per cui l'idiota del baseball non
doveva essersi reso conto del suo risveglio.
Ed ora cosa doveva fare?
Forse poteva
continuare la sceneggiata fino al suo appartamento. Avrebbe fatto
lavorare come un mulo Yamamoto per lui obbligandolo a portarlo
fino a casa in modo da vendicarsi per il mancato bacio.
Quando il suo
pensiero si soffermò su quell'episodio della cerimonia,
però, all'improvviso capì di voler sapere perché
non l'aveva baciato.
Forse se non avesse
bevuto così tanto e fosse stato del tutto lucido, non si sarebbe
mai comportato in quel modo, si ritrovò infatti istintivamente
ad appoggiare le mani sulle spalle di Yamamoto per sistemarsi meglio.
Normalmente si
sarebbe allontanato dall'altro ragazzo come se la sua pelle fosse stava
rovente, ora che aveva parcheggiato l'idea della vendetta, ed era stata
sostituita dalla voglia di sapere.
Ed invece non lo fece.
Rimase lì in groppa all’altro.
L'alcol che aveva in
corpo gli permetteva infatti di essere abbastanza onesto con se stesso,
per ammettere che farsi scorazzare in giro così da Yamamoto
tutto sommato era piacevole.
Sentire la sua schiena muscolosa e solida contro il suo torace gli dava sicurezza.
Il suo modo di camminare deciso ma nel contempo leggero era quasi ipnotico, e gli donava pace.
Il suo profumo che gli arrivava alle narici lo faceva sentire bene.
Probabilmente fu per
quello, perché si sentiva in pace con se stesso che si
ritrovò a dare voce ai suoi pensieri quasi senza accorgersene.
Le parole gli vennero fuori con naturalezza, perché il desiderio
di sapere il motivo per cui la persona di cui più di ogni altra
alla cerimonia si era fidato, pensando che l'avesse accettato come
braccio destro, l’avesse tradito, era troppo forte.
Voleva saperlo
perché se ora i suoi sentimenti erano in subbuglio, in quanto
non riusciva a capire perchè avesse desiderato quel bacio
così tanto, e la sua mancata concretizzazione lo avesse
abbattuto fin troppo, forse con una risposta dell'altro finalmente
avrebbero trovato pace.
Gli chiese: “Perché non mi hai baciato sulla bocca?”
Rimase in attesa della risposta che l'avrebbe liberato da ogni dubbio.
Purtroppo fu quella sbagliata! Aveva sperato che Yamamoto avrebbe parlato di sé per giustificarsi ed invece...
"Da come eri
titubante, ho pensato che non volessi baciarmi e quindi ho deciso di
usare un espediente per tirarti fuori da quella situazione.”,
rispose l'idiota del baseball, prima di cominciare a ridere come un
idiota, appunto!
E Gokudera non notando niente di strano in quella risata a causa dell’alcol a quel punto non ci vide più.
Quale diritto aveva
su di lui quello scemo per prendere delle decisioni al suo posto,
pensando di testa sua a quello che lui avrebbe voluto? Soprattutto
quando in verità non capiva un accidente di quello che voleva?
Poco importava che
di solito riuscisse sempre a intuire le sue esigenze prima che lui le
esprimesse, stavolta aveva sbagliato su tutta la linea.
Se era stato titubante non era perchè non aveva voluto quel bacio, ma era perché doveva baciare lui.
Ed i suoi sentimenti per l’idiota erano sempre stati indecifrabili.
Non era mai riuscito
a definirli con assoluta certezza e li aveva per cui sempre etichettati
sotto il nome di un'amicizia strana.
E poi per essere sinceri quando l'altro aveva preso l'iniziativa, lui invece quel bacio lo aveva desiderato.
Era l'alcol che lo
portava ad essere onesto probabilmente, ma Gokudera era stufo di
rifiutarsi di pensare a quel suo desiderio, così come era stufo
dell'interferenze da parte dell'altro nel suo libero arbitrio.
Yamamoto doveva
capire una volta per tutte, che non aveva nessun diritto di fare cose
che lui non gli chiedeva, giustificandosi dietro al fatto che era per
il suo bene.
Lui aveva il diritto di scegliere anche di sbagliare se avesse voluto.
Fu quindi per frustrazione e rabbia che si ritrovò ad agire in quel modo.
Cominciò a divincolarsi ed ad urlare per farsi mettere giù dall’altro.
Poi, lo
afferrò cominciando a stringere ed urlò: "Anche se non
avessi voluto, e non ho mai detto che fosse così, avresti dovuto
baciarmi lo stesso. Così hai rovinato la cerimonia. Dovevi
sapere che per me era la cosa più importante. Pensavo avessi
capito quanto per me fosse stato importante diventare il braccio destro
del Decimo. Pensavo mi avessi accettato. Ed invece hai rovinato tutto.
Chi mi dice che in futuro tu non abbia a che ridire, e riveli a tutti
che non mi hai baciato. In questo modo la mia nomina verrebbe messo in
discussione. Sei un idiota! Perché continui a farti gli affari
miei, anche quando non ti è richiesto?"
A quel punto, mentre
Gokudera cominciava a ripetere senza sosta:" Idiota! Idiota! Idiota!"
Yamamoto fu costretto a lasciarlo cadere dalle sue spalle, mentre con
le mani andava ad allentare la presa dell'altro sul suo collo. La
risata gli era morta in gola, ed il fiato gli si era fatto pesante.
Se continuava così infatti Gokudera stavolta avrebbe corso sul serio il rischio di strangolarlo.
FINE CAPITOLO 3
Yamamoto riuscirà a
salvarsi la vita? Cos'altro si diranno lui e Gokudera? Cosa
succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo
capitolo.
L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Ecco qui i pensieri dell'altra metà del cielo.
Gokudera come sempre è contorto e spero di averlo reso bene. Incrocio le dita.
Ve l'aspettavate che sarebbe andata così? Fatemi sapere.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:
Un ringraziamento speciale va a:
kury: Purtroppo
non sono riuscita ad aggiornare domani. Spero però che il nuovo
capitolo sia arrivato comunque abbastanza presto.
Sono felice di sapere che trovi la storia kawai!
Già! E' impossibile non volere del bene a Yamamoto. Gokudera spicciati a svegliarti e consolalo.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
Dead Master: Sono felice di sapere che anche lo scorso capitolo ti è piaciuto.
Sì, anch'io provavo molta tenerezza per Yamamoto mentre scrivevo. Povero caro! E così innamorato!
Che ci vuoi fare? Per gli
occhi innamorati di Takeshi, Gokudera è fantastico! E come
dargli torto? Ho voluto ribadirlo e sono felice che la frase ti sia
piaciuta.
Ho pensato che quando si
ama si odia vedere sviliti i proprio sentimenti. E quindi il bacio per
Yamamoto non poteva che avere una valenza importante, visto che
riguardava Gokudera. Ho preferito quindi che trovasse un modo per non
darglielo, anche perché in fin dei conti quel bacio mancato ha
creato più problemi al ragazzo dai capelli argentati, che se
fosse stato dato. Eh eh eh!
Sì, Yamamoto
è rassegnato, ma forse quando si renderà conto di una
cosa, proverà speranza. Vediamo come andrà avanti la
faccenda.
No! Come hai letto,
purtroppo Gokudera non si è accorto di quanto forzata fosse la
risata, e come al solito è partito per la tangente, adottando un
atteggiamento brusco. E chissà ora come reagirà Takeshi.
Speriamo in bene.
Sono felice di sapere che hai apprezzato la storia tanto da farti coinvolgere in modo così profondo. Grazie!
Sì, vedo che noi due
ci capiamo benissimo. Ci piace far soffrire i personaggi che
amiamo, ma tanto prima o poi gli daremo una qualche ricompensa,
no?
Grazie! Troppo buona! Sono
felice di sapere che le mie fic ti piacciono così tanto da
aspettarle con ansia e da sentirtene quasi drogata. Spero di non
deluderti mai.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
lightdragon91: Grazie! Sono felice di sapere che hai trovato tenero lo scorso capitolo.
Sì, il povero
Yamamoto è un sentimentalone e quindi non se la sentiva di
baciare Hayato pensando che non lo amasse.
Già! Il pensiero di
Dante su Hayato à perfetto. Yamamoto può essere il
ragazzo più ottimista del mondo, ma quando si tratta di lui
è naturale essere pessimisti, anche perché nei suoi
confronti non ha mai mostrato un vero e proprio interesse. Vediamo
però come andranno le cose in futuro e speriamo in bene.
Soddisfatta di scoprire tutte le paranoie che l'italiano si è fatto alla sua festa? Spero di sì! Eh eh eh!
Spero che la fic continuerà a piacerti, visto che così continuerai a commentarla. Che approfittatrice!
A parte gli scherzi, sono contenta di sapere che questa mia storia ti piace così tanto.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
Willow: Grazie! Sono felice di sapere che hai trovato lo scorso capitolo dolce e tenero.
Anche a me Yamamoto piace
moltissimo, per cui sono felice di averlo reso bene. Tiro un profondo
respiro di sollievo. Povero caro! E' così innamorato, ma
è anche così sicuro di non essere corrisposto.
Chissà però se è davvero così. Vediamo!
Diciamo che un po' di
incomprensione tra Yamamoto e Gokudera ci sarà, ma essendo una
fic non troppo lunga non credo sarà una saga infinita. Speriamo
in bene.
Già! Tutto sommato
anche Gokudera fa tenerezza, visto che lui per primo non riesce a
capire i suoi sentimenti. E l'alcol è stato un palliativo.
In effetti sul primo
capitolo volevo proprio divertire, e sul secondo volevo far provare
tenerezza. Sono felice di esserci riuscita.
Beh già! Baciare
qualcuno che non t'interessa è naturale che ti turbi, ma ti
turba ancora di più baciare chi ti piace. Eh eh eh!
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
Scribak: Grazie per aver recensito questa mia storia.
Sono felice di sapere che
ti è piaciuto il plot base (il bacio), lo svilupparsi della
faccenda (l'analisi del legame che unisce i guardiani), l'introspezione
di Yamamoto e Gokudera (la caratterizzazione che ti sembra fedele,
visto che sono stati enfatizzati i lati più tipici dei loro
caratteri), l'espediente di non far capire subito se Yamamoto aveva
baciato o meno l'altro lasciando con il fiato sospeso, il bacio sulla
guancia che hai trovato profondo.
Spero di non deluderti con
i prossimi capitoli, perchè quello è sempre il rischio
che si corre quando una storia viene accolta con tutto questo
entusiasmo. Incrocio le dita e rimango in attesa di un tuo responso.
Spero che questo capitolo sia arrivato abbastanza presto.
Grazie per il commento.
Un bacione
Rebychan
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che
hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia,
commentando o mettendo me o la fic sui preferiti, ricordati e seguiti.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 4
Yamamoto non si sarebbe mai
aspettato una risposta ed una reazione del genere da parte di Gokudera.
O meglio immaginava che ce l'avesse con lui perché temeva che
avesse a che ridire sulla sua nomina a braccio destro. La prima parte
del suo discorso quindi non l'aveva stupito, il problema però
era la seconda. L'aveva accusato di farsi troppo gli affari suoi e da
come l'aveva detto gli sembrava che la cosa gli pesasse di più
di tutto il resto.
Davvero non sopportava minimamente l’idea che lui interferisse nella sua vita? Lo detestava così tanto?
Takeshi aveva sempre
creduto che con gli anni l'altro avesse iniziato ad apprezzarlo un
pochino tanto da considerarlo un amico, ma forse si era sbagliato.
Se odiava essere
aiutato da lui infatti probabilmente era perchè non voleva avere
debiti di riconoscenza nei suoi confronti e quello implicava che da lui
non voleva amicizia, ma solo un rapporto di collaborazione reciproca
dovuto al fatto di essere co-guardiani.
Quella
consapevolezza lo colpì come un pugno nello stomaco, mandandolo
KO. E fu per quello che reagì con un attimo di ritardo al
tentativo di strangolamento da parte dell'altro.
Le dita di Gokudera sul suo collo strinsero con forza, mentre continuava a ripetere: "Idiota! Idiota!"
Yamamoto dovette fare leva su tutta la sua forza per liberarsene.
Stavolta Hayato sembrava intenzionato sul serio ad ammazzarlo.
L'alcol doveva aver
fatto emergere l'odio per lui che si era tenuto dentro per anni e se
quando era sobrio il raziocinio lo spingeva ad apparire tranquillo, ora
la rabbia lo guidava in quel tentato omicidio.
Takeshi con le dita
riuscì ad insinuarsi sotto quelle dell'altro, ed ad
allontanarle. Ogni centimetro fu conquistato sudando copiosamente,
mentre il fiato seppure corto a causa della fatica, riprendeva vigore
perché non c'era più niente che ostruiva le vie
respiratorie.
Quando le mani di
Gokudera furono distanti una ventina di centimetri, Yamamoto ne
approfittò per sfuggire dalla sua presa, mettendo diversi passi
tra lui e l'altro ragazzo.
Solo allora si voltò per guardare negli occhi Hayato che non l'aveva seguito.
Anche il ragazzo dai
capelli argentati aveva preso a respirare a fatica. Teneva ancora le
mani sollevate come se non avesse capito esattamente cosa fosse
successo. Poi se le portò davanti agli occhi e le guardò
per diversi secondi, prima di lasciarle cadere lungo i fianchi.
Solo allora fissò di nuovo l'attenzione su Takeshi.
Le sue iridi erano
appannate, dopotutto era impossibile che dopo aver bevuto così
tanto fosse di già tornato completamente lucido in così
poco tempo.
Gokudera ci mise qualche istante a mettere davvero a fuoco Yamamoto.
E con un cambio
d'umore repentino, il suo sguardo si fece triste. La rabbia scomparve,
mentre guardava l’altro con due occhi umidi, quasi preda delle
lacrime.
"Perchè non
mi hai baciato?", chiese di nuovo con voce scossa. "E non dirmi che
l'hai fatto per me. Io non ti ho mai chiesto di non farlo."
Yamamoto abbassò lo sguardo titubante non sapendo più cosa rispondere.
La sua prima
risposta infatti aveva fatto andare fuori di testa Hayato. E se
l'avesse ripetuta chissà come se la sarebbe presa.
Tuttavia non poteva nemmeno dirgli la verità circa i suoi sentimenti.
Se gli avesse confessato che l'amava l'altro l'avrebbe allontanato e lui non voleva essere costretto a stargli distante.
Anche se Gokudera lo
odiava, lui lo amava e quell'amore lo spingeva a volerci essere per
l’altro indipendentemente dai sentimenti che provava nei
suoi confronti.
Come doveva quindi rispondergli?
Aveva le mani legate.
Vederlo così
ferito da quella faccenda, rendeva però triste anche Yamamoto
che sentiva il forte impulso di consolarlo.
Ma come poteva fare?
L'altro era ubriaco e quindi le sue reazioni erano inaspettate.
Forse poteva
sdrammatizzare la situazione con qualche battuta, ma non sarebbe stato
giusto. Prima era meglio chiarire alcune cose.
Sospirò e
disse: "Voglio rassicurati sul fatto che se non ti ho baciato non
è perché non ti considero degno di essere il braccio
destro di Tsuna, anzi penso che quel ruolo ti calzi a
pennello. Credimi non troverai mai nessuno più fedele di me
a lui ed a te."
Lo guardò intensamente negli occhi per fargli comprendere la sua sincerità.
Gokudera sembrò credergli visto che inclinò il capo in segno di assenso.
Poi però
scostò lo sguardo pensieroso, gli si avvicinò lievemente
e di nuovo gli chiese: "Se è così però non capisco
perché non mi hai baciato. Avresti potuto farlo, avresti
suggellato il nostro legame."
"Ho pensato che trattandosi solo di uno stupido rituale, potevo evitarlo visto che tu non sembravi volerlo."
Fu Yamamoto a quel punto ad abbassare lo sguardo. Gli faceva male pensare a tutto quello, visto che l'amava.
Lui in verità
avrebbe voluto davvero baciarlo, ma sapendo che l'altro non lo
desiderava, come avrebbe potuto approfittarsi così di un rituale
stupido ma innocente, solo per assaggiare per la prima ed unica volta
le sue labbra? Non poteva!
Gokudera non sapeva quali sporchi pensieri si annidavano in lui.
Piacendogli,
infatti, non poteva impedirsi di desiderarlo. E più di una volta
aveva fantasticato su di loro, ben sapendo che quel sogno non sarebbe
mai diventato realtà.
Eppure in quei
pensieri l'aveva sporcato tante volte baciandolo e leccandolo in tutto
il corpo e di quello si sentiva in colpa. E non voleva sporcare anche
un bacio dal significato bellissimo che avrebbe dovuto unire l'anima
delle due persone che se lo scambiavano, con quei suoi vili desideri.
Lui non poteva unire la sua anima con quella di Gokudera, non nel modo in cui l'altro voleva.
L'altro voleva solo "servilismo", lui voleva "amore".
Lo sguardo di Hayato
si era fatto pungente, anche se a causa dell'alcol sembrava sempre sul
punto di potersi riaddormentare di nuovo da un momento all’altro.
Probabilmente
Gokudera si stava sforzando di capire il significato recondito delle
parole e degli sguardi di Yamamoto, non riuscendoci però a causa
della mancanza di lucidità e quindi captandone solo il senso
più diretto.
"Non ti ho mai detto
che non lo volevo. Ogni volta intervieni nelle mie faccende pensando di
farmi piacere, ma non è così. Lasciami libero di prendere
le mie decisioni.", fu infatti il suo commento.
"Mi dispiace. Non
sapevo ti pesasse così tanto la mia ingerenza.", si scusò
Yamamoto non riuscendo più a nascondere il suo
rammarico. Cominciò a giocare con un piede con un piccolo sasso
che si trovava in mezzo alla strada per concentrare la sua attenzione
su qualcos'altro e non far vedere quanto tutto quello lo facesse
soffrire, mentre aggiungeva: "Non lo farò più."
Passarono alcuni
istanti di silenzio e poi Gokudera improvvisamente gli si fece ancora
più vicino, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Chiese un'altra volta: "Perché non mi hai baciato?"
Yamamoto risollevò lo sguardo con un cipiglio.
Gokudera lo guardava in un modo strano.
"Te l'ho già detto.", disse incerto.
"Davvero? Non mi
ricordo.", esclamò Hayato pensieroso, poi ridacchiò.
Quando tornò serio la sua testa ondeggiò pericolosamente
per qualche secondo, e ripeté come un chiodo fisso e fosse
l'unica cosa che gli interessasse, mentre tutto il resto passava in
secondo piano e gli entrava da un orecchio e gli usciva dall'altro a
causa dell'ubriacatura: "Perché non mi hai baciato?"
Yamamoto a quel punto capì che era inutile fare un discorso serio con lui, non era nello stato adatto per comprenderlo.
Anche se in certe circostanze sembrava lucido, invece era ancora straubriaco.
Fu per quello che si
sforzò di sorridere mentre si decideva a lanciare una battuta,
in modo da tenere la mente contorta dell'altro occupata. Gli disse:
"Ehi, non credevo ci tenessi così tanto ad un mio bacio?"
L'aveva detta per
alleggerire la tensione perché se anche Gokudera si fosse
incavolato, finalmente avrebbe smesso di chiedergli spiegazioni che poi
si dimenticava o fingeva di dimenticarsi.
Ma Gokudera non si arrabbiò.
A quella sua battuta, si fece serio.
La sua testa si
perse in pensieri incomprensibili che poi sfociarono in quella battuta:
"Già! Nemmeno io credevo l'avrei voluto così tanto."
Poi di nuovo il ragazzo dai capelli argentati cambiò umore.
Yamamoto era ancora impegnato a capire cosa significasse quella frase, quando se lo ritrovò schiacciato addosso.
Stavolta non però per picchiarlo o fargli male ma per abbracciarlo.
L'impeto fu così forte che Takeshi venne sbilanciato e cadde a terra di schiena.
Per fortuna che era
abituato a certe cadute, visto tutti i combattimenti fatti,
perché non si fece poi più di tanto male.
Gli ci volle
però qualche secondo per riprendersi ed in quei secondi,
Gokudera che gli era rovinato addosso, si sedette a cavalcioni su di
lui.
Quando Yamamoto
riuscì a fissare la sua attenzione su di lui, vide che il suo
volto era attraversato da un'espressione maliziosa, mentre le sue iridi
verdi erano diventate più scure, a causa della frenesia.
Hayato biascicò: "Finiamo il rituale. Baciamoci ora.", prima di chinare il viso per avvicinarlo a quello dell'altro.
Yamamoto inclinò però il capo per impedirgli di baciarlo.
Non capiva perché Gokudera si stava comportando così, ma sapeva che era l’alcol a parlare e non lui.
"Gokudera.",
provò a dirgli mentre, muovendo la testa, evitava anche il
secondo tentativo di bacio dell'altro, che finì sui suoi
capelli. "Non so cosa ti sia preso ma è meglio se ti alzi. Hai
bisogno di tornare a casa e dormire."
"Dopo!", disse con
autorità Gokudera, tanto che improvvisamente sembrò
essere tornato il solito ragazzo burbero che era diventato degno di
stare al fianco di Tsuna come suo vice comandante.
I suoi occhi però erano ancora annebbiati e carichi di un'emozione che Yamamoto non riusciva a spiegarsi.
"Ora voglio che mi baci. Sì, voglio un bacio.", disse l'attimo dopo.
Il tono di voce
deciso di prima venne dimenticato, sostituito da uno petulante, tipico
dei bambini che fanno i capricci per avere un giocattolo.
"Non credo sia una buona idea.", si rifiutò Yamamoto tentando di divincolarsi dalla presa a terra dell'altro.
Gokudera però
essendo in una posizione vantaggiosa, premette il proprio corpo contro
il suo per bloccarlo definitivamente.
Poi con le mani
andò ad afferrargli la testa che continuava a muoversi per
impedire alle sue labbra di posarsi dove volevano.
"Sì, bravo
così. Stai fermo.", esclamò il ragazzo dai capelli
argentati diventando improvvisamente sadico. "Mi piaci di più
quando obbedisci."
Il suo viso si
avvicinò di nuovo a quello di Yamamoto che si rese conto di non
poter più fare niente per impedire quello che sarebbe successo.
Era immobilizzato lì in mezzo alla strada.
Se solo fosse
passata qualche macchina avrebbero dovuto spostarsi e l'altro forse si
sarebbe risvegliato dall'incantesimo che l'aveva reso così
voglioso nei suoi confronti.
Certo essendo
innamorato di lui sulla carta tutto quello a Takeshi avrebbe dovuto
fare piacere, ma aveva il dubbio che Gokudera agisse così non
perché sul serio desiderasse baciarlo, ma semplicemente per
puntiglio personale. Lui non l'aveva fatto alla cerimonia, l'aveva
ingannato, ed ora voleva appropriarsi di qualcosa che riteneva fosse
suo di diritto.
Hayato quando ormai
le sue labbra erano a pochi centimetri da quelle dell'altro, infatti,
dichiarò: "Ed ora concludiamo definitivamente la cerimonia."
E poi premette la propria bocca su quella di Yamamoto.
Di prassi il rito
della nomina avrebbe previsto che Hayato alitasse in bocca a Yamamoto e
poi ricevesse il suo fiato, ed all'inizio infatti Gokudera fece proprio
quello. Gli respirò in bocca, facendo quasi vomitare Takeshi
visto che sapeva di alcol.
Tuttavia il bacio non durò pochi secondi come da previsione. No, durò molto di più.
Gokudera infatti
pochi istanti dopo gli infilò la lingua in bocca e quello non
centrava proprio più niente con il rito.
Quello era diventato un bacio a tutti gli effetti.
E se prima aveva provato una forma di rifiuto, Yamamoto si ritrovò suo malgrado coinvolto.
Sentì le mani
di Gokudera lasciargli il viso per andargli a cingere il collo in un
abbraccio possessivo. Le sue braccia invece si liberarono da sotto il
corpo dell'altro per andarlo ad abbracciare lungo la vita.
Si baciarono con
trasporto per diversi minuti, come se fosse stata l'unica cosa di cui
avessero bisogno per sentirsi felici. E per Yamamoto era davvero
così.
Aveva sempre sognato baciare in quel modo Gokudera e finalmente la fantasia era diventata realtà.
Lo amava così
tanto, e più le loro lingue giocavano tra loro, più i
suoi sentimenti diventano più forti, più avrebbe voluto
che tutto quello durasse per sempre.
Purtroppo però non durò, perché proprio in quel momento accadde quello.
FINE CAPITOLO 4
Quali sono i pensieri che
hanno affollato la mente di Gokudera mentre faceva certe cose? Come
proseguirà il bacio? Cosa succederà? Tutto quello lo
scoprirete leggendo il prossimo capitolo.
L'ANGOLO DI REBYCHAN:
In questo capitolo Gokudera si è comportato in modo molto strano. E' passato da un estremo all'altro.
Vorrei giustificare tutto
dicendo che è perché è ubriaco, ma probabilmente
il suo atteggiamento è strano anche per una persona brilla.
E' lui che è contorto ed io non ho saputo renderlo meglio di così. Mi dispiace!
Ed ora vediamo come proseguirà la storia. Speriamo in bene.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:
Un ringraziamento speciale va a:
Dead Master: Grazie! Sono felice di sapere che aspetti questa mia storia con tutta quell'aspettativa. Tutto ciò mi rende orgogliosa.
Diciamo che per il momento,
i pensieri di Gokudera e Yamamoto si alterneranno capitolo per
capitolo, e poi si vedrà. Eh eh eh!
Esatto! Gokudera è contorto, ma se non lo fosse non sarebbe più lui, non credi?
Come avrai letto, complice
gli ormoni alti, un tarlo fisso, e l'ubriacatura, Gokudera in questo
capitolo ha agito. Eccome se ha agito. E chissà ora cosa
combinerà, sarà pronto a scendere a patti con i suoi
sentimenti per Yamamoto, oppure no? Speriamo in bene!
Sono felice di sapere che
ti piace come rendo l'emotività dei personaggi. Spero di
continuare così e di non deluderti.
Diciamo che Gokudera
è passato nel giro di due capitoli, da un estremo all'altro,
prima infatti ha provato ad uccidere Yamamoto, e poi l'ha baciato. E'
veramente strano, oltre che incomprensibile.
In uno dei tuoi filmini mentali avevi considerato questa svolta? Sono curiosa di saperlo.
Anch'io soffro sempre con i
personaggi quando leggo e scrivo certe cose, ma se in una storia
andasse tutto bene sarebbe monotona per cui purtroppo per peparla
bisogna creare delle situazioni di rottura, che colpiscono come un
pugno nello stomaco o peggio.
Spero sul serio di non deluderti.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
lightdragon91: Sono felice di sapere che le paranoie di Gokudera ti hanno soddisfatta. ^^
In effetti le sue conclusioni erano anche logiche, non sapendo i sentimenti che l'altro prova per lui.
Io direi che dopo la
dormita Gokudera aveva trovato un minimo di coerenza di pensieri, ma
poi la sbornia si è rifatta sentire facendolo agire in modo del
tutto sconclusionato. Ha un unico tarlo fisso il bacio, ed il resto gli
passa attraverso senza sentirlo. Che brutta situazione! Eh eh eh!
Mi sa che proprio
perchè non riesce a definire il loro rapporto, per Gokudera
Yamamoto è uno dei più grandi misteri. Non riesce a
capire se stesso, per cui non capisce nemmeno l'altro.
Come avrai letto, sì
Yamamoto è sfuggito alla morte, e no, non c'è stata la
sfuriata, ma qualcos'altro. Eh eh eh! Avevi ipotizzato una cosa del
genere? Sono curiosa!
Spero che questa storia continuerà a piacerti e non ti deluderà nel proseguo.
Grazie per la disponibilità a commentare. Mi fa piacere poter contare sul tuo.
Grazie per il commento.
Hibari Kyoite: Sono felice di sapere che questa storia ti piace così tanto. Spero di non deluderti con il proseguo.
Mi dispiace per i tuoi problemi di salute. Spero che ora tutto si sia risolto e tu possa stare meglio. E' così?
E non preoccuparti! Commenta pure quando riesci.
Sì, per il momento i
punti di vista di Gokudera e Yamamoto si alterneranno di capitolo in
capitolo per creare un piano completo di quello che succede, poi si
vedrà e speriamo in bene.
Diciamo che dire che
Yamamoto è un idiota, è una cosa molto semplice, visto
che Gokudera non fa che ripeterlo. Eh eh eh! A parte questo, in
effetti, Takeshi sa essere disarmante. Sembra che non pensi nulla, ma
in verità certe volte pensa troppo ed alla fine si complica la
vita. Se in questo contesto infatti avesse permesso al suo istinto di
portarlo dove voleva, probabilmente avrebbe baciato Hayato, ma a quel
punto la storia sarebbe finita, non credi?
Non preoccuparti! Io la
penso come te per quanto riguarda le 5927. Quello che Gokudera prova
per Tsuna non è amore, è adorazione ed è una cosa
diversa perché manca quello che in un rapporto è
basilare, il confronto.
Vedrai, al più
presto (spero) Gokudera scenderà a patti con i suoi sentimenti
per Yamamoto, già in questo capitolo, infatti ha fatto una cosa
imprevedibile che fa pensare. Ed ora vediamo come si svilupperà
la vicenda. Incrociamo le dita.
No, per ora Yamamoto è salvo ed in futuro si vedrà. Incrociamo le dita.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.
Un bacione
Rebychan
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Nell'angolo di Rebychan c'è un piccolo avviso, per chi è interessato a leggerlo.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che
hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia,
soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic sui preferiti,
ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Dead Master, lightdragon91, Milli Milk, Hibari Kyoite che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri ai vostri bellissimi commenti.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 5
Gokudera alternava momenti
in cui gli sembrava di essere perfettamente lucido, ad altri in cui era
preda della confusione più totale.
Al risveglio era
stato lucido, quando aveva provato a strangolare Yamamoto era confuso,
quando ci aveva parlato per chiarire il motivo per cui non l'aveva
baciato era ancora una volta lucido, poi però ad un certo punto
di nuovo la confusione lo aveva avvolto con le sue spire.
Ad un tratto le
parole di Yamamoto che sentiva avrebbero dovuto essere rassicuranti si
erano volatilizzate dalla sua testa, lasciandogli in gola ancora e solo
la stessa domanda che per lui era diventata un tarlo fisso.
"Perchè non mi hai baciato?", si era ritrovato a richiedergli.
L’altro doveva avergli già risposto, oppure no?
Non se lo ricordava.
O meglio qualcosa si ricordava, ma non era abbastanza.
Voleva un'altra
risposta da Yamamoto, una risposta che mettesse a tacere i suoi
sentimenti ingarbugliati, che lo spingevano a desiderare l'altro.
Ecco!, era quello il problema. Si era accorto di desiderare una cosa. E l'alcol non gli permetteva di negarlo.
Voleva Yamamoto,
voleva che lo baciasse e siccome sentiva che tutto quello non era una
buona idea, cercava una risposta da parte dell’altro che lo
spingesse a raffreddare i bollenti spiriti.
E quella risposta non poteva essere 'pensavo che tu non lo volessi', perchè invece lui lo voleva.
Tentò di allontanare quel pensiero dalla sua testa, e per un po' ci riuscì.
Poi però l'altro gli rispose in un modo che lo fece letteralmente impazzire di fronte ai sentimenti che provava.
Se Yamamoto gli
avesse detto che non l'aveva fatto perché gli faceva schifo
l'idea di baciare un uomo, avrebbe potuto cancellare dalla sua mente
definitivamente ciò che provava.
Lo stesso sarebbe stato se gli avesse detto che in particolare non voleva baciare lui.
Se invece gli avesse
detto che non voleva baciarlo nel rito, perchè considerava un
loro bacio importante, allora... No, quell'ipotesi anche se era ubriaco
e non riusciva a connettere bene le sue sinapsi celebrali che andavano
dove volevano non voleva nemmeno considerarla.
Eppure dopo i primi
due botta e riposta, in cui Yamamoto gli diceva che gli aveva
già spiegato tutto e lui rispondeva ancora una volta con la
fatidica domanda, la nuova battuta dell'altro sortì un effetto
analogo in lui, come se avesse indugiato in quell’ipotesi.
"Ehi, non credevo ci
tenessi così tanto ad un mio bacio?", fu il commento lanciato
alla leggera da Yamamoto. E Gokudera non riuscì più a
celare ciò che voleva.
Per un attimo si
fermò pensieroso ed alla fine dalle sue labbra uscì la
verità: "Già! Nemmeno io credevo l'avrei voluto
così tanto."
E poi cadde nella
confusione più totale, perché solo quello avrebbe potuto
giustificare ciò che accadde successivamente.
Lui normalmente e se fosse stato lucido non si sarebbe mai e dico mai comportato in quel modo così imbarazzante.
Si schiacciò addosso a Yamamoto, facendolo cadere a terra.
Gli si mise a cavalcioni desideroso di baciarlo.
L'altro gli si oppose con le parole ed i gesti, o meglio provò ad opporvisi ma lui non gli lasciò scampo.
Il suo animo in
pochi istanti alternò diversi stati d’animo:
l'esaltazione più completa, il dolore per la ritrosia
dell'altro, una voglia quasi bambinesca, un imbarazzo dilagante che
però non riusciva a fermarlo, il desiderio più cocente,
un volere implacabile.
Immobilizzò
sotto di sé Yamamoto, gli afferrò la testa, e, con
l’ultimo barlume di lucidità rimastogli, si
giustificò usando la scusa del rito prima di baciarlo.
All'inizio
provò sul serio a suggellare il loro legame attraverso il rito.
In quel momento era tornato abbastanza lucido per fare quel tentativo,
in modo che se ci fosse riuscito, avrebbe potuto ancora fingere che
quella fosse l'unica cosa che desiderava.
Quando però
le sue labbra toccarono quelle dell'altro, la loro morbidezza ed il
loro sapore annullarono completamente di nuovo le sue facoltà
mentali e si lasciò guidare dall'istinto.
Gli infilò la lingua in bocca per dare avvio ad un vero bacio.
Fu appassionato e disperato.
Le sue mani si strinsero intorno al collo di Yamamoto per non permettergli di allontanarsi.
Non che in
verità fosse necessario, visto che il patito del baseball dopo
il primo attimo d'incertezza, iniziò a corrispondere al suo
bacio con una foga inaspettata.
Riuscì a liberare le sue braccia da sotto il suo corpo e gli cinse la schiena.
Fu impossibile per Gokudera capire quanto durò quel bacio.
Forse pochi istanti, oppure ore.
Non lo seppe mai.
Il suo tempo interiore era sballottato, e si dilatava e restringeva a causa della sbornia, ma anche del piacere che provava.
Tuttavia ben presto
un altro momento di lucidità si affacciò alla sua mente,
facendogli capire quello che stava combinando.
Stava baciando Yamamoto! E lo stava facendo come se fosse la cosa più bella che avesse mai fatto.
Era vero!, gli disse una vocina sulla sua testa, poche volte era stato così sereno nella sua vita.
Per un attimo si crogiolò di nuovo nelle sensazioni che quel bacio gli avevano fatto nascere dentro.
Era sereno e tranquillo come non mai.
Mentre la sua lingua danzava con quella di Yamamoto, si sentiva in pace con se stesso.
La sua testa era come svuotata, e gli influssi della sbornia sembravano annullati.
Ma c'erano eccome perché se no, non si sarebbe mai trovato in una situazione del genere con l'altro.
Non si sarebbero mai baciati in quel modo. Lui non l’avrebbe permesso.
Solo allora si rese conto che non era solo lui che baciava Yamamoto, ma anche l'altro lui.
Perchè? Durante la cerimonia non aveva voluto farlo ed ora che era diventato un bacio vero, sì.
Non riusciva più a capire niente.
Sapeva solo che non poteva continuare così.
Se prima non capiva
il perché di tutto quel desiderio reciproco, non poteva
indugiare in quel gesto intimo, com'era quel bacio.
Doveva farla finita. Ma non aveva la forza per farlo.
Di nuovo un momento di confusione lo colse, pochi istanti dopo invece ritornò lucido.
E gli arrivò come un fulmine a ciel sereno la soluzione.
Era ubriaco e lo si
vedeva da quello che faceva e da come si sentiva, per cui non ci
sarebbe stato nulla di male se si fosse riaddormentato di nuovo.
E così fece, finse di cadere tra le braccia di Morfeo.
Chiuse gli occhi e si accasciò su Yamamoto, allontanando le loro labbra.
Per un attimo il guardiano della pioggia non fece niente.
Il suo respiro era pesante, a causa del bacio, e tentò di tranquillizzarlo.
Continuò a stringerlo a sé teneramente, poi lo chiamò: "Gokudera?"
Lui non gli diede risposta.
Addirittura la sua
voce gli arrivò da molto distante, forse si stava per
addormentare sul serio. Ed infatti nel giro di pochi secondi, il
fatto che avesse messo in uno stato di relax il suo corpo produsse
proprio quell'effetto.
E la finzione divenne realtà.
Tuttavia quel sonno non durò a lungo.
Si risvegliò
e si rese conto di essere di nuovo in spalla a Yamamoto. Stavolta non
tentò di fargli capire che era sveglio. Non ne aveva la forza!
Era ancora molto
stanco e confuso, tant'è che per un po' non si ricordò
minimamente di quello che era successo pochi istanti prima.
E quando se ne ricordò, la sua mente lo protesse dall'imbarazzo facendolo riaddormentare ancora una volta.
Quando i suoi sensi
si risvegliarono per l'ennesima volta, nonostante tenesse gli occhi
chiusi, si accorse di essere adagiato su qualcosa di soffice.
Era un letto, e dal profumo che emanava di fumo e spezie doveva essere il suo di letto.
Yamamoto doveva finalmente essere riuscito a portarlo a destinazione.
E per entrare in casa doveva essersi impadronito delle chiavi che teneva in tasca.
Stava per aprire gli occhi, ma per fortuna non lo fece.
Pensava che Yamamoto se ne fosse già andato ed invece non era così.
Era ancora lì.
Qualcuno infatti trafficò con le sue scarpe per togliergliele e metterlo più comodo e non poteva che essere lui.
All'improvviso si chiese, perché fosse così importante per lui celare il suo risveglio all’altro ragazzo.
E fu allora che si ricordò di nuovo del bacio.
Quello che era
successo pochi istanti prima tra lui ed il patito del baseball, aveva
soppiantato il suo problema primario di poco fa. Ora non era più
il perchè non lo avesse baciato alla cerimonia il dilemma per
lui ma perché si erano baciati in quel modo così carico
di passione non appena ne avessero avuto l'occasione.
Era stato tutto così appassionante e vivido.
Si sentì avvampare al ricordo ma riuscì a trattenersi dall'arrossire anche all'esterno.
Doveva apparire addormentato fino a quando Yamamoto non se ne fosse andato.
Sentì il materasso abbassarsi e cigolare.
Yamamoto doveva essersi seduto vicino a lui.
Poi un tocco leggero gli accarezzò la bocca dolcemente.
Un dito fresco di Yamamoto cominciò a giocare teneramente con le sue labbra.
E Gokudera si
ritrovò a trattenere il fiato. Poi però si rese conto che
essendo addormentato non avrebbe dovuto farlo.
Rilasciò il respiro e si lasciò andare permettendo all'altro di fare quello che voleva.
E fu dannatamente
facile agire così, visto che si ritrovò ad aprire le
labbra come in trance per permettergli di accarezzarle meglio.
Con il dito Yamamoto
ne saggiò i contorni sia interni, sia esterni in modo irregolare
come se volesse imprimersi al tatto la loro morbidezza.
Poi all'improvviso sostituì quel dito con le labbra.
Fu un bacio casto e durò solo pochi istanti.
Appoggiò la
propria guancia destra su quella dell'altro, e gli sussurrò
teneramente all'orecchio: "Non troverei mai il coraggio di dirtelo da
sveglio Gokudera, ma visto che sei addormentato ed oggi mi hai baciato
ora lo posso fare. Con quel bacio, hai trasformato per una volta i miei
sogni in realtà. Ti amo. Ti ho sempre amato."
Poi Yamamoto si alzò dal materasso, si voltò e se ne andò.
Solo quando fu uscito dalla stanza, gli occhi di Gokudera si spalancarono dalla sorpresa.
Il suo cuore alla
confessione di Yamamoto aveva cominciato a battergli furiosamente nel
petto, tanto che il ragazzo si ritrovò a chiedersi se non
volesse abbandonare la cassa toracica arrivandogli in bocca.
Il secondo nuovo
bacio era stato qualcosa di tenero e dolce che gli aveva scaldato
l'animo, ma quelle parole invece gliel'avevano distrutto.
Yamamoto lo amava, continuava a ripetersi.
E lui invece cosa provava per l’altro?
No!, si rispose. Fino a quella mattina aveva creduto di amare il Decimo e quindi no, non poteva essere innamorato di Yamamoto.
Eppure...
Eppure cosa?
Si urlò nella testa martellata da un dolore sordo.
I postumi della
sbornia cominciavano a farsi sentire, e non era nello stato
adatto per riflettere su quanto era appena accaduto.
Che poi cosa c'era da riflettere?
Yamamoto lo amava, si ripeté di nuovo.
E lui?, fu ancora una volta la sua successiva domanda.
Doveva capire i suoi sentimenti, ecco su cosa doveva riflettere.
Baciare il Decimo non gli aveva provocato nessuna emozione, baciare Yamamoto invece sì.
Ora poteva ammetterlo, mentre era lì ancora un po' brillo, disteso al sicuro sul suo letto.
Prima si era
concentrato solo sullo stare bene, ma ora doveva essere onesto con se
stesso fino in fondo, e quindi ammetterlo, sia durante il bacio
appassionato, sia durante quello lieve che Yamamoto gli aveva dato da
addormentato lui aveva provato quello che pensava avrebbe dovuto
provare con il bacio del Decimo.
Le sue gambe si
erano fatte molli, il cuore gli aveva battuto forsennatamente nel
petto, le farfalle avevano ballato nello stomaco, era avvampato mentre
il suo animo si era riempito delle emozioni più belle mai
sperimentate.
Perché era successo tutto quello?
Ancora non lo sapeva, ma doveva capirlo perché se no, avrebbe fatto soffrire sia lui, sia Yamamoto.
Ed il pensiero di far soffrire quest'ultimo se fino a poche ore prima gli sarebbe risultato indifferente, ora lo rattristava.
L'altro anche se non lo sapeva gli aveva rivelato i suoi sentimenti e lui non poteva fingere di non saperli.
Doveva capire come
doveva comportarsi d'ora in poi con lui e per farlo era giunto il
momento che capisse cosa provava sul serio per l’altro.
Solo che in quell’istante non ci sarebbe mai riuscito.
Doveva dormire, e farsi passare la sbornia.
In quel momento gli era infatti facile ammettere le cose, ma difficile riflettere.
E se l'indomani al risveglio avesse dimenticato tutto?
Sarebbe stato bello,
così non avrebbe dovuto riflettere su cose che l’avrebbero
angustiato, tuttavia si rese conto che al pensiero il suo cuore gli
faceva male.
No, capì, anche a costo di soffrire, non voleva dimenticare.
Si alzò in
piedi resistendo al mal di testa, e afferrò un foglio per
scrivere gli eventi della serata come promemoria.
Gli bastò scrivere:
“Ho baciato Yamamoto e lui ha ricambiato e mi è piaciuto. Ho finto di addormentarmi per interrompere il bacio.
Lui mentre mi credeva addormentato mi ha ribaciato e mi ha confessato di amarmi.
Io cosa provo per lui?”
Conclusa quell'incombenza, appoggiò il foglietto in bella mostra sulla scrivania.
Poi si ridistese sul letto.
La consapevolezza
dei sentimenti di Yamamoto per lui lo avevano reso più sicuro di
sé,ora infatti non temeva più di non essere stato
accettato come braccio destro.
A dirla tutta,
però, continuava ad avere molta paura del domani, ma in modo
diverso. Era terrorizzato infatti più che altro da quello che
avrebbe potuto scoprire su se stesso se avesse analizzato la sua
emotività.
Non poteva però più fingere che andasse tutto bene.
Aveva sempre detto
di non sopportare Yamamoto ma invece lo considerava un amico, almeno
quello lo poteva di già affermare con forza e quindi non poteva
lasciare che soffrisse per ciò che provava per lui.
Doveva capire cosa lui provava per l'altro in modo da aiutare entrambi, a superare quel momento.
Era giunto il
momento che affrontasse quella parte della sua emotività che
aveva sempre avuto paura di esplorare, nascondendo tutto dietro "un
amicizia piena di rivalità."
Presa la sua decisione, stanco e spossato da quelle riflessioni si riaddormentò e poi arrivò il mattino.
FINE CAPITOLO 5
Come andrà il giorno
dopo il bacio? Yamamoto cosa farà? Cosa succederà? Tutto
quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.
L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Ora si sanno i pensieri di
Gokudera nel momento del fattaccio. E' pieno di confusione ed ansia, e
nemmeno lui sa cosa vuole o non vuole, per cui si lascia guidare da
qualsiasi cosa lo faccia sentire un po' meglio.
Verso la fine del capitolo
invece il ragazzo dai capelli argentati è molto più
lucido, quello perchè la dichiarazione di Yamamoto è
stata un vero shock che per un po' ha cancellato la sbornia e poi
avendo dormito parecchio, a fasi alterne, la sua mente è
più riposata, non così tanto però di permettergli
di pensare subito ad una soluzione.
Ed ora i due protagonisti
si ritrovano davanti ad una situazione particolare, in cui uno sa e
l'altro non sa che sa. E chissà cosa succederà. Speriamo
in bene.
Piccolo avviso.
Siccome ultimamente ho
molti impegni, d'ora in poi ho deciso che aggiornerò le mie fic
a random, senza un ordine preciso, in base all'ispirazione del momento.
Ho intenzione di portare tutte le mie storie a conclusione, ma i tempi
di alcune dilateranno. E' mia intenzione dare la precedenza infatti
alle storie che sono più seguite tramite commenti, perché
almeno so che interessano. Le altre verranno portate avanti in tempi
più lunghi. Mi dispiace, ma purtroppo mi vedo costretta a fare
così. Nel mio forum domenica sera, comunque riporterò in
un apposito topic le fic che hanno più possibilità di
essere aggiornate nella settimana.
Per quanto riguarda i
commenti d'ora in poi risponderò direttamente dal sito EFP, nel
giorno stesso od al massimo uno o due giorni prima di quando
posterò il nuovo capitolo, in modo così che chi segue la
storia saprà che presto verrà aggiornata. Ieri
infatti ho risposto ai commenti di questa storia.
Vediamo se in futuro
riuscirò a recuperare la tranquillità che avevo fino al
mese scorso, e quindi gli aggiornamenti torneranno ad essere regolari.
Ora però non posso che fare così.
Grazie per l'attenzione.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Chi vuole contattarmi, può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che
hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia,
soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti,
ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: kury, Hibari Kyoite e lightdragon91 che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri ai vostri bellissimi commenti.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 6
Erano passati due giorni
dalla cerimonia di nomina del braccio destro, e Yamamoto e Gokudera non
avevano avuto più modo di incontrarsi. O meglio sarebbe stato
più giusto dire che entrambi facevano di tutto per evitarsi
perché erano ancora troppo scossi a causa degli eventi di quella
notte.
Se si fossero
trovati l'uno di fronte all'altro sarebbero stati costretti a parlare
ed anche se non l'avessero fatto sarebbero stati così tesi che
qualcuno di sicuro si sarebbe reso conto che in loro c'era qualcosa che
non andava.
Preferivano quindi
stare lontani per trovare un nuovo equilibrio prima di affrontare
l'altro, e ritornare ad agire in modo naturale, come era sempre stato.
Hayato secondo i bene
informati non faceva che dedicarsi alle pratiche lasciate in sospeso
dei Vongola. Leggeva documenti su documenti, scrivendo relazioni e
telefonando agli alleati per stabilizzare ed incrementare il potere
della famiglia. Non usciva quasi mai dal suo ufficio. Sembrava colto da
un raptus di follia lavorativa che niente riusciva a scalfire, nemmeno
le parole del Decimo che gli chiedevano di andare a mangiare con
lui qualcosa da qualche parte.
Aveva preso troppo
sul serio il suo ruolo di Braccio Destro secondo tutti, e Reborn a quel
punto aveva suggerito a Tsuna di lasciarlo fare, intanto il suo slancio
si sarebbe esaurito presto, non appena avesse trovato un equilibrio ed
avesse compreso che il suo sogno era diventato realtà e quindi
poteva prendersela alla leggera. Nessuno sapeva il vero motivo per cui
Hayato si comportava così, e lui ne era contento. Aveva infatti
bisogno di riflettere su alcune cose ed il lavoro lo aiutava a farlo.
Certo visto tutto il
suo impegno, nessuno avrebbe mai pensato che solo due giorni dopo, alla
sera, si sarebbe conclusa la sua clausura.
Eppure invece fu così.
Aveva preso
finalmente una decisione su una certa faccenda, o meglio più che
una vera decisone si poteva dire che era arrivato ad un bivio ed aveva
bisogno di una piccola spinta per capire da che parte doveva andare.
Fu per quello che quella sera si precipitò dove sapeva avrebbe trovato Yamamoto.
Doveva vederlo e...
Yamamoto da parte sua in
quei due giorni si era dedicato più che altro al ristorante di
famiglia. Non era qualcosa di strano che sparisse per qualche tempo per
dare una mano al padre, per cui nessuno poi più di tanto aveva
fatto caso a quella sua solerzia improvvisa. Tsuna sia a pranzo, sia a
cena trascinandosi dietro Reborn, o Kyoko o Haru, o Lambo e I-pin, o
ancora Ryohei era andato spesso a trovarlo per mangiare e fare quattro
chiacchiere.
Era un periodo abbastanza tranquillo per la famiglia Vongola per cui ci si poteva rilassare, e vivere serenamente.
In verità però Yamamoto non era per nulla tranquillo.
Mentre tagliava il
sushi in piccoli pezzettini precisi e lo lavorava con le mani per
dargli la forma giusta, unendoci le verdure appropriate i suoi pensieri
erano da un'altra parte.
Se il suo corpo
agiva con precisione a causa dell'abitudine, i suoi pensieri non
facevano che andare alla notte di due giorni prima.
I suoi sensi si accendevano al ricordo del bacio cui aveva dato vita con Gokudera.
Aveva deciso di non
indugiare mai poi più di tanto in certi sogni proibiti in cui
lui e Hayato avrebbero formato una coppia a tutti gli effetti per non
illudersi in qualcosa che sapeva mai si sarebbe realizzato, ma in quel
periodo sempre più spesso suo malgrado si ritrovava a
fantasticarci su.
Sapeva che Gokudera
era da sempre innamorato di Tsuna, ma non poteva non continuare a
chiedersi il perché lo avesse baciato in quel modo, come se da
quel bacio ne fosse dipesa la sua vita, se davvero per lui non provava
nulla.
Ma più ci pensava, più non ci capiva niente.
Era stato solo l'alcol a farlo agire così oppure sotto c'era dell'altro?
Perchè per
l'altro era stato così importante che lo baciasse durante la
cerimonia? Solo perché così avrebbe accettato il suo
ruolo di braccio destro oppure c'erano altre motivazioni?
Non riusciva ad arrivarci.
Da sempre Hayato gli dava dell'idiota ed infatti su certe cose lui ci metteva un po' a giungere ad una conclusione.
Tuttavia aveva
sempre pensato di riuscire a comprendere Gokudera meglio probabilmente
di lui stesso. Lo aveva osservato per così tanto tempo che ogni
sua azione, suo comportamento gli erano così familiari, da
riuscire a prevedere cosa avrebbe fatto il momento dopo.
Ora però non era più sicuro di niente.
Hayato era diventato qualcosa di incomprensibile.
Non avrebbe mai
nemmeno lontanamente immaginato che potesse decidere di baciarlo, alcol
o non alcol ed invece l'aveva fatto. Certo lo aveva sperato, come tutti
gli innamorati sperano, ma sapeva che era una speranza futile, che mai
avrebbe trovato compimento.
Ed invece così non era stato. Lo aveva baciato e lui l'aveva ricambiato.
Poi Hayato si era
addormentato. E ciò lo aveva deluso, anche se poi mentre se lo
riprendeva in spalla per portarlo a casa aveva capito che era stato
giusto così.
Se avessero continuato a baciarsi chissà fin dove si sarebbero spinti.
E Gokudera essendo
ubriaco il giorno dopo chissà come lo avrebbe trattato.
Probabilmente a pesci in faccia, negando ciò che era successo,
sempre ovviamente se si fosse ricordato quanto era accaduto.
Sarebbe stato quindi
meglio fare finta di niente, come se non fosse mai accaduto nulla.
Anche se per lui adattarsi a quella decisione era molto
difficile, perchè quel bacio in verità aveva cambiato
molte cose.
Con imbarazzo, anche
se la persona che avrebbe dovuto ascoltarlo era addormentata, si era
pure dichiarato. Aveva finalmente espresso ad alta voce i suoi
sentimenti, come non era mai riuscito a fare.
Certo se Gokudera
fosse stato sveglio, non ne avrebbe mai avuto il coraggio,
perché temeva di perdere quella poca amicizia che l'altro gli
aveva dato nel corso degli anni, ma parlare del suo amore ad alta voce
lo aveva riempito di serenità.
Gli aveva fatto
capire che i suoi sentimenti non erano sbagliati, che poteva continuare
ad amare Hayato, anche se non corrisposto, per sempre, perché
ciò che provava era forte, genuino e giusto.
Non gli importava di
quello che l'altro provava per lui, gli bastava stargli accanto per
proteggerlo. Era il suo unico desiderio.
No, non era vero.
Da quando Hayato lo
aveva baciato, non riusciva più a negare che avrebbe voluto
qualcosa di più dall'altro. Avrebbe voluto essere corrisposto.
Se Hayato l'aveva baciato infatti significava che non gli era del tutto indifferente, no?
Sì Gokudera amava Tsuna, ma forse si sentiva un pochino attratto anche da lui.
E se così fosse stato, lui avrebbe avuto una possibilità.
Ma come avrebbe dovuto agire per ottenere dall'altro qualcosa di più di quello che aveva ora?
Non ne era sicuro.
Una parte di lui
avrebbe voluto parlare a tu per tu con Gokudera degli eventi di quella
notte, ma se per caso l'altro si fosse dimenticato tutto a causa
dell'alcol la delusione sarebbe stata così grande che Yamamoto
probabilmente non si sarebbe più ripreso.
Lo stesso sarebbe
stato se Hayato gli avesse rivelato che lo aveva baciato per capriccio,
che non c'era niente di serio in tutto quello.
Di fronte a quelle parole il cuore di Takeshi si sarebbe frantumato in mille pezzi.
Forse quindi sarebbe stato meglio lasciare tutto come era ora.
Non lo sapeva.
Era per quello che in quei giorni aveva evitato Gokudera.
Prima di incontrarlo
di nuovo doveva capire come doveva agire, capire cosa sarebbe stato
meglio fare per loro, ma anche per la famiglia Vongola.
Ebbene sì, anche quello ora come ora era un problema per Yamamoto.
Se lui avesse deciso
di parlare a Gokudera dei suoi sentimenti e l'altro non l'avesse
corrisposto, stare nella stessa Famiglia, incontrarsi per le riunioni,
stare insieme per proteggere Tsuna poteva diventare imbarazzante.
Ormai il loro legame non era più solo loro, ma apparteneva anche al resto della famiglia.
E qualsiasi cambiamento avesse subito, si sarebbe ripercosso anche su Tsuna e gli altri guardiani.
Ormai erano davvero
una famiglia con tutta una serie di dinamiche che Yamamoto non
comprendeva a fondo, ma che sapeva era necessario rimanessero tali.
Una rottura tra lui e Gokudera le avrebbe compromesse, una loro unione le avrebbe consolidate.
Il problema era che Yamamoto continuava a pensare che fosse più probabile per loro la rottura che l'unione.
Qualsiasi motivo
avesse spinto Hayato a baciarlo non gli dava la certezza dei sentimenti
dell'altro per lui, anzi se avesse agito così solo perché
l'euforia di aver baciato Tsuna gli aveva dato alla testa, tanto che
l'aveva scambiato per l'altro sarebbe stato umiliante.
Certo lui era
completamente diverso da Tsuna, era più alto e muscoloso. Non si
assomigliavano nemmeno un po'. Tuttavia gli era difficile capire la
mente degli ubriachi. Lui evitava infatti di bere più del
necessario, proprio per non perdere il controllo.
Amando Hayato, quei
sentimenti doveva sempre tenerli sepolti in lui. E se l'alcol li avesse
fatti emergere sarebbe stato terribile.
Sospirò.
Un'altra giornata di
lavoro era finita e aveva detto a suo padre di andare a riposarsi.
Avrebbe chiuso lui il ristorante dopo aver pulito.
Era sempre più confuso.
Non sapeva proprio quale sarebbe stato il modo più giusto di agire con Hayato.
E quindi forse l'unica soluzione era sempre quella ovvero lasciare tutto come era fino a due giorni prima.
Ricominciare a comportarsi come il solito idiota che era con lui, e fare come se non fosse mai successo niente.
E mal che vada lasciare che fosse l'altro a fare la prima mossa, se mai avesse voluto parlare dell'accaduto.
Non si sarebbe mai aspettato però che la mossa dell'altro sarebbe arrivata così presto.
Quando uscì per tirare dentro l'insegna del ristorante, sussultò nel notare la persona davanti alla porta.
Strabuzzò gli occhi mentre diceva: "Gokudera?"
Hayato lo guardava con un cipiglio. Ansimava pesantemente come se avesse corso.
Si prese le ginocchia tra le mani per riprendere fiato, mentre guardava con i suoi occhi verdi Yamamoto in modo indecifrabile.
Quando il respiro si fu stabilizzato chiese: "Sei da solo?"
Yamamoto non sapendo
cosa fare e dire, si ritrovò a rispondere sinceramente: "Mio
padre è appena salito di sopra per andare a dormire. Vuoi
entrare?"
Hayato non se lo
fece ripetere due volte e s'introdusse nel ristorante mentre Yamamoto
toglieva l'insegna e la portava dentro con sé, chiudendo la
porta.
"Vuoi mangiare qualcosa?", chiese Yamamoto tentando di capire il motivo che aveva spinto Hayato ad andare lì.
Nell'ultimo periodo riusciva a sorprenderlo di continuo.
E pensare che fino a qualche giorno prima credeva di conoscerlo a menadito.
Ora invece sembrava
amare confonderlo, eppure tutto quello invece che far diminuire i suoi
sentimenti per l'altro, non faceva che aumentarli.
Gli piaceva essere
spiazzato da Gokudera. Amava quei suoi comportamenti scostanti ed
incomprensibili. Erano il sinonimo di un estro creativo che lo attirava
come una falena la luce.
"No.", rispose secco
Gokudera guardandosi intorno nervosamente. Sembrava stesse controllando
la stanza per accertarsi che sul serio non ci fosse nessun altro oltre
loro.
"C'è qualcosa che non va?", chiese Yamamoto notando quel suo strano comportamento.
"Sì e no.", fu l'enigmatica risposta di Gokudera che tornò a fissare la sua attenzione su di lui.
I suoi occhi trasmettevano una forte determinazione.
Poi aggiunse: "Sono
due giorni che ci rifletto sopra ma non sono arrivato a nessuna
conclusione. Ho pensato quindi che facendo una prova, avrei capito
meglio."
Sentendo nominare i
due giorni, Yamamoto intuì subito che si stava riferendo alla
notte che aveva cambiato le dinamiche del loro rapporto, mandando in
confusione anche lui.
Anche Gokudera quindi continuava a pensarci, senza trovare un nesso a quanto accaduto.
Il cuore del patito
del baseball perse un battito, mentre si chiedeva se quell'affermazione
poteva indurlo a sperare di poter ottenere qualcosa di più da
Hayato oppure no.
Solo dopo si rese conto del resto del discorso dell'altro.
"Una prova?", ripeté incerto. Cosa intendeva con quella parola?
"Sì, una
prova.", esclamò di nuovo Gokudera con forza, avvicinandosi
determinato a Yamamoto che lo guardava confuso, non capendo cosa
volesse fare.
Poi però ogni pensiero divenne superfluo.
Hayato con un abile
mossa, repentino, sollevò i talloni dei piedi per rimanere in
punta, prese per le spalle Takeshi e avvicinò i loro volti.
Chiuse gli occhi e lo baciò sulle labbra.
Prima
appoggiò solo la bocca sulla sua, poi però gli
circondò il collo con le mani e con la lingua gli fece aprire un
varco sulle labbra, per baciarlo in modo più approfondito.
Lentamente ne saggiò la consistenza interna, mentre Yamamoto al principio sorpreso per un po' non fece niente.
Successivamente
però il ragazzo dai capelli neri su ritrovò ad
abbracciare a sua volta Hayato, cominciando a corrispondere il bacio
come molto trasporto, mentre il suo cuore si riempiva di euforia e
speranza.
FINE CAPITOLO 6
Quali sono i pensieri che
hanno portato Gokudera al bacio con Yamamoto? In cosa consiste la
prova? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il
prossimo capitolo.
L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Sono appena tornata
dall'ospedale per una visita di controllo a mio fratello, dopo sei ore
in salata d'attesa dove c'era un caldo che faceva rimpiangere di non
stare fuori al gelo. Sì, era esagerato, è riuscito a
bollirmi.
A parte queste chiacchiere
che non interessano a nessuno, su questo capitolo non ho nessuna voglia
di sbilanciarmi visto infatti che l'altalena del mio morale e della mia
autostima è ferma, bloccata al suolo, e quindi non sarei
obiettiva.
Spero solo che un pochino almeno a voi lettori piacerà.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
7
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che
hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia,
soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti,
ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Willow, Milli Milk, kury, lightdragon91 e Hibari Kyoite che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri ai vostri bellissimi commenti.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 7
Gokudera il giorno dopo la
cerimonia di nomina si era svegliato molto tardi. Aveva dormito per
dieci ore di fila. Gli occhi gli bruciavano, un leggero mal di testa lo
intontiva, e aveva la bocca amara e secca.
Sbadigliò sollevando le braccia verso l’alto per stiracchiarsi.
Non si alzò però dal letto.
Per alcuni minuti rimase lì a crogiolarsi del calore delle coperte che lo avvolgevano.
Solo quando si
ricordò del bacio che si era scambiato con Yamamoto
scalciò lontano da sé quelle protezioni, alzandosi in
piedi di scatto.
Guardò verso
la scrivania dove aveva lasciato il biglietto con il resoconto dei
fatti della notte, e scrollò il capo.
Non aveva nessun bisogno di leggerlo.
Si ricordava tutto
per filo e per segno, forse perché sì si era ubriacato,
ma non essendo la sua prima volta, il suo corpo si era abituato ai
postumi.
Forse perché
ciò che era accaduto era stato così scioccante che si era
impresso a ferro e fuoco sulla sua mente.
Forse perché
la sorpresa per come aveva agito era stato così tanta, che era
riuscita a destarlo dall’ubriacatura in quegli attimi,
lasciandolo solo un po’ brillo.
Arrossì imbarazzato.
Scosse il capo.
Eppure anche se si
ricordava tutto, non riusciva proprio a capire il motivo per cui aveva
assalito Yamamoto e lo aveva baciato la prima volta.
Era debole giustificarsi dietro il desiderio di finire il rito. Non sarebbe servito che lo baciasse in quel modo.
Al ricordo,
istintivamente si ritrovò a passarsi la lingua sulle labbra,
come se potesse ancora esserci il sapore dell’altro.
Nell’accorgersi
di quello che aveva fatto, scrollò la testa violentemente ed una
fitta di dolore più acuta delle altre gli fece chiudere un
occhio per calmarla.
Era uno stupido.
L’unico sapore che aveva in bocca era quello rancido e disgustoso dell’alcol fermentato.
Ieri sera aveva bevuto davvero troppo.
Aveva bisogno di fumare e di un caffè.
Il fumo era il suo pane quotidiano e l'avrebbe aiutato a rifugiarsi nella normalità.
La caffeina invece
l’avrebbe spinto a svegliarsi del tutto e così forse
avrebbe pensato a mente lucida anche a tutto il resto.
Andò nel
piccolo cucinino, prese una moka, riempì la parte inferiore
d’acqua, sull’imbuto mise la miscela arabica che si era
procurato d’importazione, chiuse il tutto, accese il forno e la
mise a scaldarsi.
Adorava il caffè fatto all’italiana.
Quando tre sigarette dopo, il suo profumo gli invase le narici, gli sembrò di sentirsi già meglio.
Quando dopo cinque
poté versarlo sulla tazza, unirci un misero cucchiaino di
zucchero, perché esagerare avrebbe privato il caffè del
suo aroma naturale, ed assaggiarlo, non riuscì a trattenere un
verso di piacere.
Sì, non c’era niente di meglio di un buon caffè per iniziare la giornata, soprattutto dopo una sbronza.
Grazie ad esso gli sembrava già che la sua mente fosse più libera.
Peccato però
che proprio perché era più sveglio, il suo cervello non
poté non fargli ricordare una conversazione che aveva avuto con
Yamamoto su quella bevanda qualche tempo addietro.
E così fu costretto di nuovo e subito a pensare a lui. Ormai era diventato proprio un tarlo fisso.
Sì,
perché se lui beveva il caffè o nero, od al massimo con
un cucchiaino di zucchero, l’altro invece lo preferiva
così dolce da renderne irriconoscibile il gusto amarognolo,
tanto che Gokudera gli aveva detto che se faceva così a quel
punto era meglio se non lo prendeva, optando per qualche altra bevanda.
L’idiota
ovviamente gli aveva sorriso come al solito, prima di rispondergli in
modo disarmante che lo prendeva per fargli compagnia.
Al ricordo, Gokudera sentì il suo stomaco contrarsi.
Appoggiò la tazzina sopra il tavolo.
Si sedette e premette la fronte contro il freddo marmo che avvolgeva il mobile della cucina.
Il dolore alla testa
che ancora persisteva cessò, mentre non poté fare a meno
di chiedersi, se era possibile che Yamamoto fosse stato innamorato di
lui già all’epoca.
La risposta gli fu subito chiara.
Sì, non
poteva essere altrimenti. Solo che lui non si era mai accorto di
niente, troppo preso a pensare di essere innamorato del Decimo.
Quando si ricordò del suo boss risollevò il capo.
Aveva appena dato per certo di non essere davvero innamorato del Decimo si rese conto. Aveva dichiarato di averlo solo pensato.
Beh, visto
l’assenza di emozioni forti che il bacio tanto atteso con lui gli
aveva scatenato dentro, pensarla diversamente sarebbe stato da scemi.
Forse sul serio era stato infatuato del Decimo perché
l’ammirava e l’unico suo desiderio ancora attuale era
stargli accanto per sempre, ma si trattava solo di quello. Non era
amore, ma devozione.
Sospirò.
Ma se era
così, e ciò che scatenava in una persona un bacio era
importante, allora lui per Yamamoto cosa provava?
Al ricordo delle
sensazioni che aveva provato nel baciarlo e che nemmeno la sbronza era
riuscita a cancellare sentì le guance ardere.
No, non poteva essere vero.
Non poteva piacergli sul serio.
L’altro era l’idiota, l’aveva considerato sempre e solo così.
Era il suo rivale
per diventare braccio destro, era un mollaccione sempre sorridente che
non faceva che ricercare la sua compagnia facendolo irritare,
però era anche la persona che lo capiva meglio di tutti ed era
forse l’unico amico che aveva.
Sì, era inutile negarlo. Ormai era da tempo che considerava l’altro un amico.
Sospirò per l’ennesima volta.
Ma fino a ieri avrebbe giurato che si trattasse solo di quello, di amicizia, ed ora…
Non capiva!
Gli piaceva più che come amico?
Più ci pensava, più non riusciva a capirlo.
Per anni aveva
dedicato la sua vita solo al Decimo, ogni suo sentimento d’amore
cosciente vero o falso che fosse era stato destinato a lui. Se a
livello inconscio invece aveva imparato a volere bene a qualcun altro,
non poteva saperlo. Anzi gli sembrava inconcepibile anche solo il
pensarlo.
Lui non poteva essere stato così stupido d’amare una persona, e non essersene reso conto.
Aveva pensato di amare il Decimo, però e non era anche quello da idioti, visto che si era rivelata una falsità?
No, non era una falsità.
Lui amava sul serio a suo modo il Decimo, solo che era un amore servile, invece di essere un amore passionale.
Aveva solo confuso le due cose.
Ed allora non poteva
aver scambiato l’amore per l’amicizia che aveva iniziato a
provare per Yamamoto e che ancora adesso ogni tanto negava?
NO!, si urlò nella testa, scrollandola di nuovo con forza.
Sapeva che doveva
scendere a patti con se stesso perché altrimenti avrebbero
sofferto sia lui sia Yamamoto e la tensione tra loro avrebbe rischiato
di distruggere dall’interno la famiglia Vongola ma non riusciva
proprio ad arrivare a nessuna conclusione.
Sapeva anche che
doveva a Yamamoto una risposta visto che anche se non lo sapeva gli si
era dichiarato, ma non sapeva quale sarebbe stata.
Sarebbe stato
semplice fare finta di niente, sarebbe stato altrettanto semplice
dirgli che per lui era solo un amico, ma c’era qualcosa che non
capiva in lui, che gli impediva di farlo.
Il bacio e la
dichiarazione avevano aperto in lui una crepa su una teca del suo
cuore che nascondeva certi sentimenti sopiti e mai del tutto capiti che
non poteva più ignorare.
Ormai doveva farsi forza ed analizzare quelle emozioni per capirle, ma purtroppo in quel momento non ci riusciva.
Si versò dell’altro caffè sulla tazza. Lo bevve, stavolta completamente nero.
Poi andò in bagno a farsi una doccia.
E si rivestì di tutto punto.
Il dolore alla testa era passato, ed era abbastanza lucido per andare in ufficio e lavorare.
Sistemare un po’ di scartoffie lo avrebbe aiutato a rilassarsi, ed a pensare.
Il lavoro gli faceva quell’effetto.
Giunto in ufficio
scoprì che Yamamoto per qualche giorno non si sarebbe presentato
alla base. Doveva aiutare il padre al ristorante.
Gokudera capì che se agiva così era perché voleva evitarlo. Meglio così!
Anche lui non aveva nessuna intenzione di trovarselo davanti fino a quando non avesse chiarito i suoi sentimenti.
Fu per quello che
quando il Decimo gli chiese di andare a pranzo e poi a cena con lui gli
disse di no, che doveva lavorare. Molte pratiche si erano
accumulate e voleva sistemarle.
La sua solerzia lavorativa doveva aver sorpreso il Decimo non poco, ma alla lunga l’accettò.
Probabilmente aveva
pensato che facesse così perché galvanizzato
dall’idea di essere diventato braccio destro, volesse dimostrare
di essere davvero degno di quel ruolo.
Sì, in parte
poteva essere vero anche quello, ma soprattutto era perché
voleva evitare Yamamoto e sapeva che il Decimo sarebbe andato a
mangiare al suo ristorante.
Aveva bisogno di
riflettere, e più ci rifletteva, più pensava che fosse
impossibile che a lui piacesse l’idiota.
E più ci
pensava, più capiva che probabilmente se il bacio con Yamamoto
era stato così intenso al ricordo era solo perché era
ubriaco.
Sì, probabilmente era stato l’alcol a renderlo così ipersensibile alla presenza dell’altro.
Ed aveva donato al ricordo delle sue labbra tutta quella magnificenza.
Sì, perché mentre lavorava non faceva che pensare a quello che aveva provato nel baciare l’altro.
E si faceva molte
domande. Sul serio aveva provato con l’altro ciò che
pensava avrebbe dovuto sentire invece con il Decimo? Sul serio le gambe
si erano fatte molli? Sul serio il suo cuore aveva battuto di gran
cassa nel petto? Sul serio lo stomaco si era chiuso, e le farfalle
avevano ballato? Sul serio dei fremiti di piacere avevano attraversato
la sua pelle?
Sì, era successo,
aveva dovuto ammettere, ma era possibile che fosse stato l’alcol
a produrgli quegli effetti secondari?
Non faceva che
chiedersi quelle cose, insieme a cosa stesse facendo in quel momento
Yamamoto, se anche lui lo stesse pensando, cosa lui avesse provato nel
baciarlo visto che si era detto innamorato, perché la sua
dichiarazione gli aveva fatto più piacere di quanto volesse
ammettere visto che non faceva che ripetersene le parole, perché
avrebbe voluto vederlo.
Già, si era reso conto infatti che stargli distante ed evitarlo era più difficile del previsto.
Non era mai capitato
che stessero più di un giorno senza incontrarsi da quando si
conoscevano, a parte quando uno dei due andava in missione per
conto del Decimo. Ed ora non era quello il caso.
Yamamoto ogni giorno
gli appariva davanti con il suo sorriso allegro, e lo salutava. Poi gli
parlava un po’, mentre lui sbuffava.
Oppure quando era
impegnato con il padre, lui andava al ristorante a mangiare.
L’altro lo accoglieva con il suo sorriso allegro, e poi gli
parlava un po’ mentre lui ringhiava.
Non che le cose cambiassero poi molto se era lui o l’altro a fare la prima mossa, L’importante era vedersi.
Sì,
perché doveva essere onesto, per molto tempo la presenza
dell’altro gli era stato di sprono a migliorare per diventare un
buon braccio destro. Era il suo rivale per quel ruolo e non voleva
farsi battere. Proprio per quello però era diventato una
presenza fissa per lui, ed ora gli dava sicurezza.
Il fatto che lui lo trattasse amichevolmente, lo faceva sentire apprezzato almeno da qualcuno.
Possibile che tutto quello significava che l’amava?
Possibile che il
fatto che sentisse così tanto la sua mancanza anche se erano
solo due giorni che non si vedevano, possibile che il fatto che avrebbe
tanto voluto vederlo, scorgere il suo sorriso, ringhiargli contro che
era un idiota, ma poi starlo ad ascoltare significava che gli piacesse
più di quanto avesse mai creduto?
Forse era così, ma non ne era sicuro.
E prima di dargli false speranze voleva averne la certezza.
Se solo fosse stato
sicuro che sul serio baciarlo lo coinvolgesse così tanto, anche
da sobrio, forse tutto ciò sarebbe stato un buon indizio per
giungere alla verità.
Ma non poteva saperlo.
No! I ricordi di ieri erano offuscati dall’ubriacatura, anche se sembravano così vividi.
Fissò la sua
attenzione sul rapporto che aveva davanti. Una famiglia mafiosa aveva
chiesto ai Vongola una prova della loro forza.
Mentre pensava ad un
modo per mandarli al diavolo e nel contempo fargli capire che non era
il caso di attaccare briga con loro se non volevano farsi molto male,
forse avrebbe potuto mandargli indietro la missiva con un candelotto di
dinamite dentro, la sua attenzione si soffermò sulla parola
“prova” ed ebbe come un’illuminazione.
Possibile che fosse così semplice. Si disse.
Beh di solito era così. Erano proprio le soluzioni più dirette e semplici quelle che facevano centro.
Ed allora perché non farlo?
Se voleva sapere cosa avrebbe provato nel baciare Yamamoto da sobrio, bastava solo che facesse una prova.
Andasse da lui e…
Non ebbe nemmeno finito di pensarlo che era già in piedi.
Non pensò
minimamente alle conseguenze ovvero al fatto che se l’altro era
innamorato di lui, fare quello che aveva in mente di fare poteva
illuderlo.
Nelle sue intenzioni lui gli avrebbe detto chiaramente che era solo una prova, e che quindi non doveva farsi strane idee.
Con il senno di poi,
probabilmente avrebbe capito che in verità se gli era stato
così facile arrivare a quella conclusione, era solo
perché era esasperato.
Voleva vederlo, voleva baciarlo e qualunque scusa sarebbe stata buona per farlo.
Voleva semplicemente
smettere di pensare troppo, ed agire perché era più a suo
agio di fronte a certe emozioni inspiegabile se si comportava
così.
Corse come un disperato per raggiungere Yamamoto, lasciando il buon senso chiuso a doppio mandato nel suo ufficio.
Ormai aveva preso la sua decisione.
Per capire cosa doveva fare d'ora in poi doveva scoprire cosa avrebbe provato nel baciare Yamamoto.
Solo dopo finalmente avrebbe potuto fare una vera scelta ed analizzare meglio i suoi sentimenti.
Rimase sorpreso quando raggiunto il locale si trovò davanti appena uscito dal ristorante l'oggetto dei suoi pensieri.
Solo allora si rese conto che era tardissimo.
Si ritrovò a chiedergli se era da solo.
L’altro gli rispose che suo padre era appena andato di sopra a dormire.
Gokudera capì che il destino voleva che lo baciasse.
Sì, perché se avesse voluto che non lo facesse, avrebbe potuto farglielo trovare in compagnia.
Di sicuro sarebbe stato costretto a rimandare la prova.
S’introdusse nel ristorante, Yamamoto lo seguì con l’insegna.
Stava chiudendo.
Si guardò intorno, non c’era davvero nessuno.
A quel punto, tanto valeva buttarsi.
Gli fece sapere che voleva fare una prova, poi gli si avvicinò e lo baciò.
All’inizio fu solo un bacio a fior di labbra, ma voleva di più.
E lo ebbe non appena
Yamamoto gli diede il permesso di accedere alla sua bocca, e dopo il
primo attimo di sbigottimento cominciò a corrisponderlo.
Voleva perdersi nelle labbra dell’altro e capire fin nel profondo cosa nel farlo avrebbe provato.
Voleva leggere ogni sfumatura delle emozioni che quel bacio potevano dargli.
Voleva essere sicuro che l’aurora provata da ubriaco fosse reale.
Voleva sapere se avrebbe provato nel suo corpo tutte quelle cose che gli innamorati associano al bacio con la persona cara.
Sì, sempre quella storia delle gambe, cuore, stomaco e tutto il resto.
Si lasciò andare e subito gli fu chiaro che ciò che sentiva era diverso da quelle provato due sere prima.
Era diverso da tutto quello che aveva mai immaginato.
Era diecimila volte
meglio, si rese conto, tanto che nemmeno si accorse quando Yamamoto
spinto dalla foga del momento, lo adagiò sopra un tavolo.
E quando lo capì...
FINE CAPITOLO 7
Cosa farà Gokudera
quando capirà cosa sta facendo? E Yamamoto? Cosa
succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo
capitolo.
L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Il capitolo si è fermato praticamente come il precedente. Temporalmente è progredito solo di pochi istanti.
Sono stati i pensieri di Gokudera il vero fulcro del capitolo e spero che siano stati chiari. Incrocio le dita.
Spero che un pochino il capitolo vi sia piaciuto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i
personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo
e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che
hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia,
soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti,
ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Hibari Kyoite, lightdragon91, Willow e Kiyomi che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri ai vostri bellissimi commenti.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
CAPITOLO 8
Yamamoto affogò letteralmente in Gokudera.
Dopo il primo attimo di sbigottimento dimenticò ogni cosa e si lasciò andare.
Baciò
l’altro come se fosse l’aria di cui aveva bisogno per
vivere, l’unica acqua che necessitava per dissetarsi.
La sua lingua
cominciò a giocare con quella di Hayato in modo sensuale. Il
ritmo alternava momenti più veloci, ad altri più lenti.
Le loro labbra si staccavano per qualche istante, per poi riunirsi.
A volte si baciavano
iniziando con il succhiarsi il labbro inferiore, altre volte un casto
contattato partiva dall’angolo più estremo della bocca,
altre ancora le loro fronti si appoggiavano l’una
all’altra, si guardavano languidamente, un flash di desiderio
appariva nelle loro iridi e le loro bocche come delle calamite si
univano.
Quei baci erano sensuali e ipnotici.
Takeshi ben presto perse ogni controllo.
Si sentiva ribollire il sangue nelle vene.
Hayato era sobrio e lo stava baciando, non faceva che ripetersi. Come poteva opporsi a tutto quello? Non poteva!
Era l’esperienza più bella che avesse mai sperimentato.
Finalmente assaporava le sue labbra senza il gusto dell’alcol.
Avevano un
retrogusto amaro a causa delle troppe sigarette che Gokudera fumava, ma
ormai anche quello faceva parte di lui, per cui lo trovò
irresistibile.
Per troppo tempo
aveva aspettato di poter sfogare il suo amore, e ora che l’altro
glielo stava lasciando fare, non avrebbe permesso a niente e a nessuno
di rovinare quel momento.
Preso dalla foga, trascinò Gokudera verso un tavolo e lo sollevò di peso facendolo stendere.
Le loro bocche continuavano a cercarsi senza mai smettere un attimo.
Lui gli fu subito sopra.
Le sue mani
cominciarono a vagare lungo il corpo del ragazzo sotto di lui, tentando
di sbottonargli la camicia per toccargli la pelle nuda.
Il suo corpo era in fiamme.
Sentì i pantaloni cominciare a stringere in mezzo alle gambe. Si era eccitato.
Premette il suo corpo maggiormente contro quello di Gokudera per fargli sentire che effetto gli provocava.
E fu allora che l’altro sbarrò gli occhi incredulo.
Un lampo di panico e di paura attraversò le sue iridi verdi.
Smise di baciare
Yamamoto e portò le mani sul suo ampio petto. Nel toccare il suo
torace sembrò avere un attimo di esitazione, come se avesse
trovato quel contatto estremamente piacevole, ma poi scrollò il
capo e bruscamente lo spinse ad allontanarsi da lui.
“Basta brutto
idiota.”, ringhiò Gokudera, riportando anche Yamamoto con
i piedi per terra. “Non sono venuto qua per questo, ma solo per
fare una prova. Ora è troppo!”
Il ragazzo dai capelli argentati provò a rimettersi in piedi.
Tremava leggermente e barcollò.
Aveva le gambe
molli. Yamamoto sollevò un braccio per aiutarlo a sostenersi, ma
Gokudera lo rifiutò preferendo appoggiarsi a una sedia.
Sembrava dopo quello
che era successo, che tentasse di tenerlo il più lontano
possibile per non cadere di nuovo nella dolce trappola che erano le sue
labbra e il suo corpo.
Non lo guardava nemmeno in viso. Le sue guance erano arrossate, ed era in palese imbarazzo.
“Non doveva
andare così.”, disse Hayato più a se stesso, che a
Yamamoto. “Io volevo solo capire e invece sono più confuso
di prima.”
Si arrischiò a risollevare lo sguardo per guadare l’altro.
Yamamoto lo osservava con un’espressione limpida e carica di amore.
Sulle pupille di
Gokudera invece persisteva l’ansia e la paura. Era terrorizzato,
probabilmente dalla sua reazione al bacio, da quello che aveva provato.
“E’
meglio se vado.”, disse e cominciò a camminare verso la
porta bramoso di allontanarsi dall’altro per riflettere.
Quando fu quasi a destinazione e le sue mani già sfioravano la maniglia, fu però raggiunto da Yamamoto.
Quest’ultimo dopo essere stato allontanato per un po’ intontito non era riuscito a fare niente.
Nella sua mente continuavano a succedersi le immagini del bacio e al pensiero il fiato gli moriva in gola.
Aveva sentito le parole senza senso di Gokudera come in trance. E aveva avuto bisogno di qualche minuto per comprenderle.
Se l’era chiesto già quando l’altro era arrivato ma cosa significava che quella era una prova?
Si baciano le persone
così solo per un test? E ora perché era Gokudera quello
confuso, quando invece, l’unico che aveva diritto di esserlo era
lui? Sì, non capiva assolutamente niente di quello che era
successo in quella stanza. E ciò non era dovuto al fatto che era
un idiota, come gli diceva sempre Hayato, la vera colpa era di
quest’ultimo che agiva in modo inspiegabile e poi o si
addormentava o se ne andava come se niente fosse. Era da qualche giorno
che lo spiazzava con i suoi atteggiamenti ed era giunto il momento di
cominciare a capirne il significato.
Necessitava di alcune spiegazioni.
Afferrò Gokudera per un braccio e lo girò verso di sé.
Lo guardò fisso negli occhi.
Il suo sguardo era schietto com’era la sua indole.
Per una volta le sue
labbra non erano sollevate all’insù in un sorriso. Era
serio, e la sua fronte era lievemente aggrottata.
“Perché mi hai baciato?”, gli chiese di getto.
Sì, se Hayato
alcune sere prima aveva voluto sapere perché non l’aveva
baciato durante il rituale, ora lui voleva sapere il contrario. Voleva
sapere perché l’aveva fatto.
Gokudera boccheggiò, non sapendo come rispondere.
I suoi occhi si dilatarono dallo shock.
Poi però si assottigliarono mentre tentava di darsi un tono.
Si scrollò di
dosso le mani di Yamamoto e tentando di apparire sicuro e sprezzante
disse: “Te l’ho detto idiota. Era una prova.”
“Una prova di cosa?”
Gokudera di nuovo atteggiandosi disse: “E’ palese di cosa. Volevo sapere.”
“Sapere, cosa?”
Yamamoto era sempre
più irritato dal fatto che l’altro non gli desse delle
risposte certe. Gli diceva mezze frasi come se lui potesse capirle,
come se lui potesse leggergli nel pensiero.
Sì, a volte
sembrava in grado di farlo, ma non era un vero telepate. Se Hayato non
gli dava una chiave di lettura, difficilmente sarebbe riuscito a
leggerne le intenzioni.
Gokudera
sospirò. “Sei un idiota. Dovresti capirlo. Quando ti ho
baciato da ubriaco io ho sentito…”, non finì la
frase come se si fosse reso conto che stava rivelando troppo.
Si prese il labbro
inferiore tra i denti, e Yamamoto a quel gesto si ritrovò
istintivamente a umettarsi le labbra carico di desiderio. Avrebbe tanto
voluto baciarlo di nuovo.
Ora che
l’altro aveva dato inizio a quel gioco, non riusciva più
opporre resistenza ai suoi sentimenti e al desiderio cocente che era
nato in lui.
Scrollò il capo. In quel momento non poteva far parlare la carne. Per una volta doveva usare il cervello.
“Allora ricordi cosa è successo.”, disse con la sua voce profonda.
“Hn.”, fu l’unica risposta che uscì dalla bocca di Gokudera.
“Cosa hai sentito nel baciarmi da ubriaco?”, chiese Yamamoto per spingerlo a confessarsi.
Gokudera però
non rispose, tuttavia l’occhiataccia che gli rivolse fu
abbastanza eloquente per il ragazzo dai capelli neri.
Takeshi sorrise, con un sorriso dolce. “Ti è piaciuto.”, fu la sua considerazione.
Hayato
avvampò. E improvvisamente Takeshi trovò la chiave che
cercava per riuscire a capire quello che era successo.
“Volevi sapere
se baciarmi da sobrio ti avrebbe scatenato dentro le stesse sensazioni
che hai provato da ubriaco. Consisteva in questo la prova?”
Gokudera diede di nuovo le spalle a Yamamoto per non rivelargli il suo turbamento.
“Ora che lo sai, posso andare.”, disse poi tentando di mantenere la voce più neutra possibile.
“No.” Takeshi lo prese per le spalle e lo voltò di forza nuovamente verso di lui.
Ora che aveva la
certezza di non essere indifferente all’altro, non aveva nessuna
intenzione di lasciarlo scappare per permettergli di costruire nuove
barriere tra lui e il mondo.
Ora che a causa del
bacio e di quello che aveva provato era diventato vulnerabile, doveva
approfittarne per capire meglio i suoi sentimenti.
“E cosa hai provato nel baciarmi ora?”, gli chiese a bruciapelo.
Gokudera provò a divincolarsi ma non ci riuscì. “Non sono affari tuoi.”
“Sì,
che lo sono visto che ti amo.” Yamamoto finalmente aveva trovato
la forza di affermare la verità sui suoi sentimenti con il suo
interlocutore sveglio.
Sì, visto che
Gokudera l’aveva baciato, visto che aveva cominciato a farsi
domande sulle emozioni che provava per lui, voleva fargli sapere
ciò che lui sentiva perché non poteva più fingere
che niente fosse accaduto.
Lo amava alla follia
e voleva rendere partecipe l’altro di tutto quello. Il bacio che
si erano appena scambiati aveva cambiato molte cose e non poteva
più tornare indietro.
Di fronte a quelle
parole, gli occhi di Gokudera si spalancarono preda del panico, e si
lasciò sfuggire dalle labbra: “Non dovevi ridirmelo ora.
Io non sono ancora pronto a risponderti.”
Yamamoto grazie a quelle parole capì altre cose sulla notte in cui l’altro si era ubriacato.
“Eri sveglio quando mi sono dichiarato.”, fu la sua constatazione.
Hayato arrossì rendendosi conto di essersi sputtanato.
Yamamoto
sospirò. “E’ per quello che ti stai sforzando di
capire cosa provi? Vuoi decidere cosa rispondermi?”
“Sì.”, finalmente Gokudera si decise a essere sincero.
Takeshi sorrise
triste fraintendendo la situazione. “Non devi sentirti in colpa
solo perché ti amo. Non devi sforzarti di ricambiarmi. Ti
ho sempre amato, e anche se tu non provi lo stesso per me, posso
accettarlo. Rimarrò nella famiglia Vongola come ho sempre fatto.
E aiuterò Tsuna. Non solo tu, ma anch’io gli voglio molto
bene. Certo non lo amo, ma gli voglio lo stesso molto bene.”
Yamamoto aveva
inteso che quando aveva saputo dei suoi sentimenti, Hayato si fosse
sforzato di ricambiarlo per timore che lui se ne andasse dalla famiglia
deluso per non essere ricambiato. E che baciandolo volesse sapere se
tutto sommato potevano essere compatibili in modo da accettare la sua
corte, quello nonostante non lo amasse. Tutto quello era per il bene di
Tsuna, il vero oggetto dei suoi desideri, che però lo vedeva
solo come un amico.
Takeshi non poteva però accettare di stare insieme a una persona che non lo amava.
Gli occhi di Gokudera a quelle parole strabuzzarono sorpresi.
Poi le sue gote andarono in fiamme di nuovo mentre capiva cosa significavano.
“Tu pensi che io sia innamorato del Decimo?”, chiese in un sospiro.
Yamamoto lo
guardò dolcemente. “Amandoti ti ho guardato a lungo e ho
visto come osservavi Tsuna. I tuoi occhi ardevano di devozione. E a me
sta bene. Tsuna è un ragazzo eccezionale, posso capire
perfettamente perché ti piace così tanto.”
Di fronte a quelle parole un grido disarticolato uscì dalla bocca di Gokudera.
Poi però scrollò il capo e cominciò a ridere istericamente.
Tra una risata e
l’altra riuscì però a dire: “Anche tu hai
pensato che lo amassi. Siamo caduti entrambi nello stesso errore. Tu
che sei un idiota lo posso capire, ma io…”
Yamamoto lo guardò incredulo. “Vuol dire che non lo ami?”
“No, non nel
senso romantico del termine.” Gokudera tornò serio e
decise di essere sincero. Scrollò il capo. Non poteva accettare
di veder soffrire Yamamoto. Il suo cuore era stato invaso da una strana
tenerezza nel vederlo prendere quel granchio e nel constatare la sua
sofferenza. E aveva provato l’impulso di chiarire il
fraintendimento per rassicurarlo. “Il mio è un amore
servile. Per anni però l’ho scambiato per qualcosa in
più. Baciandolo alla cerimonia ho capito la verità. Il
suo bacio non mi ha fatto provare niente, quello con te invece…
Sì, mi è piaciuto e se sono venuto qua era per caprie se
anche da sobrio avrei provato le stesse emozioni. Io non credevo di
amarti, io pensavo che mi sarei reso conto che sei solo un amico.
Sì, sono riuscito ad ammettere di provare amicizia per te, ma
solo quella. E invece non capisco. Quando mi tocchi e mi baci è
così semplice perdere il controllo. Io non so più cosa mi
stia succedendo. Ho pensato di amare il Decimo ma in verità non
lo amavo. Ho pensato di provare amicizia per te, e invece… non
so. Cosa si prova ad amare davvero? Non capisco.”
Yamamoto sorrise, un sorriso di quelli radiosi che scaldò l’animo di Gokudera.
In quelle parole caotiche di sfogo, Takeshi aveva letto quella verità che Hayato ancora non riusciva a comprendere.
Fu per quello che gli si avvicinò e di scatto afferrandolo per le spalle lo schiacciò contro un muro.
Avvicinò di nuovo le sue labbra a quelle dell’altro.
Gli sussurrò
sulla bocca. “Scopriamolo insieme cosa significa amare. Non devi
però obbligarti a pensare di doverlo capire, fai parlare solo
l’istinto, così tutto ti diventerà chiaro.
L’amore non si comprende, si vive.”
E poi lo baciò di nuovo. Stavolta però mettendo in quel gesto tutto il suo amore.
Quel tocco di labbra, quella danza di lingua fu sia molto dolce, sia passionale.
Provocava assuefazione.
E Gokudera di nuovo si lasciò andare per corrisponderlo.
Gli circondò il collo con le braccia e lo baciò a sua volta con foga.
Allontanò da sé ogni pensiero molesto.
Non pensò più a niente e fu allora che sentì quel calore invadergli le membra.
Un calore che divenne sempre più grande fino a quando sfociò in quello.
FINE CAPITOLO 8
Cosa farà Gokudera?
Capirà meglio i suoi sentimenti? Cosa succederà? Tutto
quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.
L’ANGOLO DI REBYCHAN:
A dirla tutta avevo una
nuova idea che mi avrebbe permesso di allungare la fic ma dopo averci
pensato un po’ su, ho deciso di non usarla. Questa storia era
nata per essere semplice e breve, e allungarla probabilmente
l’avrebbe appesantita. Ho preferito quindi mantenerle intatto lo
spirito originale e questo capitolo si è costruito da solo
così.
Il prossimo salvo
cambiamenti dell’ultima ora dovrebbe essere l’ultimo
capitolo. Ancora un po’ quindi e conoscerete la conclusione.
Di solito quando sono in
dirittura di arrivo con una fic, penso immediatamente a quella dopo che
dovrebbe sostituirla ma ora non so cosa farò. Sono molto
indecisa se iniziare o no un’altra storia su questo fandom. Le
idee fioccano ma sono in uno stato d’animo un po’
particolare che non mi permette di prendere una decisione in tutta
serenità. Vedrò più avanti!
Se inizierò una nuova fic probabilmente però sarà a multi coppia e un AU. Vediamo!
Smetto di tediarvi. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Ecco finalmente l’ultimo capitolo di questa storia. Spero vi piacerà.
Ringrazio tutte le persone
che l’hanno letta fino alla fine, mettendola tra le preferite,
ricordate e seguite, e soprattutto chi l’ha commentata
sostenendola. E’ grazie a voi se sono arrivata alla conclusione
in tempi relativamente brevi per cui ve la dedico di tutto cuore.
Ringrazio ovviamente
soprattutto Hibari Kyoite, Dead Master, Milli Milk e lightdragon 91
perché hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie ragazze!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan
CAPITOLO 9
Gokudera aveva provato
l’impulso di scappare quando si era accorto che il bacio di prova
con Yamamoto lo aveva sconvolto più di quanto avesse mai creduto
fosse possibile. Dentro di sé aveva pensato che baciarlo gli
avrebbe fatto capire che lo considerava solo un amico. Non era pronto,
infatti, ad ammettere che invece tra loro e da entrambe le parti
c’era qualcosa di più.
Yamamoto però gli aveva impedito di andarsene, e lo aveva obbligato a spiegarsi.
Gli aveva sbattuto
di nuovo in faccia i suoi sentimenti sapendolo sveglio, aveva frainteso
la situazione pensando che quel suo comportamento fosse dipeso dal suo
“amore” per il Decimo e senza accorgersene Hayato si era
ritrovato a mettersi a nudo.
Non poteva però dire a Takeshi che lo amava sul serio, semplicemente perché non sapeva cosa significasse amare.
E poi Yamamoto lo
aveva baciato dicendogli che avrebbero scoperto insieme il significato
di quel sentimento, gli aveva chiesto di non obbligarsi a pensare di
doverlo capire, ma di lasciarsi andare, perché l’amore si
vive, non si può spiegare.
E Hayato aveva obbedito.
Quando le labbra di Takeshi si erano posate di nuovo sulle sue, aveva smesso di pensare.
Aveva lasciato parlare il suo istinto che gli gridava di corrispondere l’impeto dell’altro.
Le loro lingue
avevano cominciato a giocare con sempre più passione, mentre il
sapore della bocca di Yamamoto lo inebriava fin nel profondo.
Gli aveva afferrato i capelli per obbligarlo a non staccarsi.
Non che Takeshi
pensasse di farlo visto come lo stringeva contro di sé, ma
così era più sicuro che non gli sfuggisse.
Yamamoto era notevolmente eccitato, e, infatti, Gokudera sentiva la sua virilità ingrossata sbattergli contro una gamba.
Il suo corpo si
riempì di un calore e di una frenesia incredibili capendo di
essere lui quello che aveva tutto quel potere sull’altro.
Il suo cuore batteva
forte nel petto, si sentiva leggero e a posto con il mondo, lo stomaco
era avvolto da una piacevole sensazione, le gambe molli erano sorrette
dalle braccia forti dell’altro.
Era tutto così perfetto.
E fu allora che si rese conto che il calore soffocante che lo avvolgeva si stava concentrando in un unico punto.
E gemette sulle labbra di Yamamoto.
Il suo sesso cominciò a vibrare e ben presto anche la sua eccitazione divenne palese.
Takeshi gli sorrise tra le labbra, mentre faceva entrare in contatto le due virilità.
Gemettero entrambi e separarono le loro bocche per guardarsi intensamente negli occhi.
Gli occhi di Hayato erano arrossati, sembrava febbricitante.
Takeshi gli scompigliò i capelli, accarezzandogli la fronte.
“Stai bene?”, chiese.
“Sì.”,
fu l’unica risposta decente che riuscì a dare il ragazzo
dai capelli d’argento, mentre istintivamente schiacciava il suo
bacino con più forza contro quello dell’altro.
Entrambi furono attraversati da un brivido.
Tremarono, ma non si staccarono.
Era bello stare così.
Si scambiarono un altro lieve bacio e poi ritornarono a guardarsi.
Yamamoto aveva
capito che a Gokudera stare tra le sue braccia piaceva, ma il ragazzo
sentiva il bisogno di rassicurazioni anche verbali visto che
l’altro gli aveva detto di non sapere se lo amava.
Aveva cambiato idea?
Sorrise, un sorriso tirato ma pieno di aspettativa.
“Allora hai capito cosa provi per me?”
Gli occhi di Hayato
fino a quel momento velati dal piacere, ripresero coscienza del mondo
che lo circondava. Fino a quel momento aveva fatto agire solo
l’istinto, non aveva più fatto pensare il cervello.
“No.”, fu costretto a dire.
Sul volto di Yamamoto passò un’ombra.
Hayato tornò
a baciarlo per rassicurarlo prima di aggiungere: “Di solito sono
bravo a scuola ma credo che in questo caso una sola lezione non mi
basti. Hai detto che dobbiamo scoprire insieme cosa significhi amare,
no? Allora continuiamo a scoprirlo.”
Dopo quell’affermazione, sul viso di entrambi nacque spontaneo un sorriso.
“E di quante
lezioni avrai ancora bisogno?”, chiese Yamamoto, pregustandosi la
risposta che sperava l’altro gli disse.
E Hayato, infatti, lo accontentò.
“Non lo
so.”, disse fingendo di pensarci su. “Ma se sono tutte
così piacevoli, beh potremmo andare avanti anche per tutta la
vita.”
Yamamoto rise spensierato.
Gokudera non era
riuscito a dire all’altro che lo amava, perché sul serio
non sapeva se ciò che provava era amore.
Di sicuro visto i
segnali del suo corpo era un sentimento simile, ma non avendo grandi
esperienze in proposito, se non si considerava il grosso abbaglio preso
con il Decimo, non poteva saperlo. Stavolta inoltre reduce della sua
esperienza passata sentiva il bisogno di andarci con i piedi di piombo.
E poi diciamocela tutti lui non era tipo da dichiarazioni eclatanti.
Già affermare di aver bisogno di imparare, e di volerlo fare per tutta la vita, era per lui una grande ammissione.
Yamamoto sarebbe stato costretto ad accontentarsi.
Più di così non riusciva a essere espansivo.
Non riusciva a
dirgli come aveva fatto l’altro, ti amo. Non era da lui,
soprattutto perché era ancora pieno di dubbi.
Yamamoto ovviamente
si accontentò. Anzi prese quelle parole decisamente bene,
perché erano esattamente quelle che desiderava sentire per
sperare di condividere una vita intera insieme con l’altro
ragazzo.
Da quando aveva
iniziato a diventare avido, e a sperare che forse Gokudera potesse
ricambiarlo, era diventato quello il suo sogno.
Fu allora che compì quel piccolo gesto, che fece battere di nuovo forte il cuore di Gokudera.
Appoggiò la
bocca su quella dell’altro ragazzo e soffiò dentro il suo
caldo alito, Hayato fu colto alla sprovvista, ma dopo qualche istante
ricambiò il gesto.
Quando si
separarono, il ragazzo dai capelli argentati chiese:
“Perché hai voluto terminare ora il rito mafioso?”
“Perché
era il momento giusto. Ho sempre desiderato condividere la mia anima
con te e Tsuna. Solo che non potevo baciarti durante il rito,
perché un bacio con te per me avrebbe avuto una valenza diversa
da quella concordata. Avrei sporcato il rituale con dei sentimenti
libidinosi.”
A quelle parole,
Gokudera arrossì imbarazzato, rendendosi conto che lui quei
pensieri libidinosi li aveva avuti eccome, che lui quel rituale lo
aveva sporcato sul serio, desiderando baciare Tsuna per sordidi motivi
personali.
Il fatto che non
avesse provato niente, lo aveva in fin dei conti salvato
dall’aver usato quel rituale per motivi seri sì, ma non
adatti al momento.
Takeshi si dimostrava sempre più profondo di quello che appariva.
Riusciva sempre a stupirlo, e forse era per quello che gli piaceva.
Sì, era
inutile negarlo. Gli piaceva. Forse non lo amava, non del tutto almeno,
ma gli piaceva da morire, altrimenti non si spiegava l’erezione
che aveva in mezzo alle gambe ancora unita a quella dell’altro
che gli provocava brividi piacevoli lungo il corpo e quel desiderio
impellente di continuare a baciarlo che sentiva.
Il corpo di Yamamoto era qualcosa che lo stimolava tantissimo.
Ma non era solo quello era tutta l’anima dell’altro ragazzo a sconvolgerlo.
Lo desiderava tutto.
Era il suo opposto complementare.
Era l’unico
che si sforzava di conoscerlo per davvero, rimproverandolo quando agiva
in modo sbagliato, e tentando di aiutarlo a cambiare per far sì
che fosse felice.
Era l’unico che aveva sempre dimostrato di considerarlo più di qualsiasi altra persona.
Era grazie a lui se
era diventato braccio destro. Sì, se non ci fosse stato non
avrebbe mai smussato certi lati del suo carattere, e nessuno degli
altri guardiani lo avrebbe mai considerato un buon comandante in
seconda.
Addirittura forse nemmeno il Decimo lo avrebbe mai preso sul serio.
Era sempre stato così servile nei suoi confronti, che alla lunga avrebbe potuto annoiarlo.
Era stato Yamamoto a
permettergli di realizzare i suoi sogni con la sua calda presenza che
non aveva mai chiesto niente in cambio.
Non lo aveva obbligato infatti ad amarlo.
Il suo cuore si era
aperto a lui in modo naturale, dopo che lo aveva rimproverato di non
riuscire a fidarsi di nessuno, a parte il Decimo, facendogli capire che
quello era sbagliato.
Gli aveva sul serio raddrizzato il carattere, e con una dedizione che rasentava il stoicismo.
Se era diventato quello che era, era anche grazie all’altro.
E quindi era giusto dirgli: “Grazie.”
Quella parola che per Gokudera era sempre stato difficile dire, uscì dalle sue labbra con facilità.
Yamamoto lo guardò sorpreso, non capendo perché in quel momento lo ringraziasse.
Hayato non diede spiegazioni, si rannicchiò più forte contro di lui.
Takeshi capì
che doveva ricevere quei ringraziamenti così senza chiedere
spiegazioni. L’altro non era pronto a dargliele. Sapeva che non
l’aveva ringraziato solo per aver terminato il rituale e averlo
così accettato come braccio destro, quel grazie racchiudeva
molto altro, ma era un altro che Hayato non riusciva a esprimere, non
per il momento almeno.
Gokudera era passionale, ma trovava sempre difficoltà a comunicare con gli altri come si deve.
E a Takeshi andava bene così.
Ancora una volta il ragazzo dai capelli neri si accontentò di quanto aveva ottenuto.
Sì, perché non poteva chiedere di meglio che avere Hayato tra le sue braccia.
Con la mano sollevò il mento di Gokudera e lo baciò di nuovo.
Un bacio dolce e tenero. Non si sarebbe mai stufato di quelle labbra.
“Andiamo di sopra?”, poi suggerì. Si era fatto tardi ed era inutile continuare a stare nel ristorante.
Hayato strabuzzò gli occhi colto da un leggero panico.
Takeshi capì immediatamente cosa aveva pensato gli stesse proponendo.
E ridacchiò dicendo: “Sei un maialino, Hayato. Non l’avrei mai creduto.”
“Ma come?”
“Stavi pensando a quello, no?”
Gokudera scosse il capo. “Sei tu che fai proposte indecenti.”
“Non è
vero. Io ti ho chiesto di venire di sopra, mica di venire a letto con
me. Sei tu che hai pensato al resto.”
“Perché tu non lo pensavi?”
“Mentirei se
dicessi che non mi piacerebbe fare l’amore con te, ma abbiamo
appena trovato un equilibrio, tu non hai ancora deciso se mi ami o no,
sarebbe prematuro. Voglio solo passare la notte con te tra baci e
carezze. Non voglio altro.”
Gokudera
arrossì. Come al solito la sincerità di Yamamoto era
disarmante. Sospirò e capitolò. “Se è
così mi sta bene. Non credo di essere pronto per il resto.”
Yamamoto sorrise e baciò di nuovo le labbra imbronciate di Gokudera.
“Ti ho già detto che ti amo?”, gli disse tutto allegro.
“Sì, è la terza volta.”, affermò Hayato rasserenandosi.
Se le prime due
volte quella dichiarazione lo aveva schiacciato con il suo peso, ora
Hayato riusciva ad assaporarla serenamente, perché lui e
Yamamoto erano insieme.
Sì,
perché visto tutte le ammissioni di quel giorno, anche se a lui
non erano ancora chiari del tutto i suoi sentimenti, loro due ormai si
potevano considerare una coppia senza ombra di dubbio.
O almeno stavano provando a esserlo costruendo un noi.
“Vedrai molto
presto diventeranno di più.”, esclamò Yamamoto
felice. ”Te lo dirò fino a quando non mi risponderai con
un anch’io.”
“Allora
aspetterai anni.”, tentò di riportarlo con i piedi per
terra Gokudera, visto che gli sembrava stesse volando ebbro di
felicità.
Yamamoto non fece
caso a quelle parole, continuò la sua frase precedente dicendo:
“E poi continuerò a dirtelo ancora, per tutta la
vita.”
Hayato
abbassò lo sguardo pensando che tutto sommato forse un po’
sognare non era male. Quelle romanticherie di Yamamoto stavano
cominciando a fare effetto anche su di lui. Non gli sarebbe infatti
spiaciuto avere intorno Takeshi per molto tempo atto a riempirlo di
premure, sussurrandogli parole dolci all’orecchio.
Si ritrovò a immaginare una vita intera con lui e arrossì.
Non era da lui perdersi in tale fantasie, ma qualche volta non era male indugiarci.
Ancora una volta nel vedere le sue guance imporporate, Takeshi chiese: “Allora andiamo di sopra?”
Hayato non rispose.
Si staccò da Yamamoto e s’incamminò. Sembrava voler
dire: ‘Ti precedo. Conosco la strada.’
Quante volte infatti era stato nella camera dell’altro? Tante!
Era un covo piacevole dove studiare, mangiare a sbaffo, o semplicemente cazzeggiare.
Takeshi gli fu subito accanto.
Lo prese a braccetto, gli baciò una guancia e poi le labbra.
Gli sussurrò all’orecchio. “Sai? Anche questi baci potrebbero ritenersi un rituale.”
“Quale?”,
fu la risposta di Gokudera. Poi però gli sovvenne qualcosa.
“E poi dicevi a me che sono un maialino, tu sei peggiore.”
Takeshi lo guardò dubbioso. Non era una cima ma capì subito cosa stava intendendo l’altro.
Ridacchiò per
l’ennesima volta. “Sei proprio buffo, Gokudera.”,
disse, facendo strabuzzare gli occhi dell’altro. “Oltre che
un autentico maialino. Io non pensavo minimamente al rituale di
accoppiamento se intendevi quello. Pensavo a quello che viene prima. Il
rituale di corteggiamento. Ti sto ancora corteggiando visto che non
vuoi ammettere che mi ami. E con i baci ti faccio sentire il mio
amore.”
Hayato arrossì dall’imbarazzo, rendendosi conto di essere stato preso per l’ennesima volta in castagna.
Non ci poteva credere, ma sembrava sul serio che fosse lui quello pieno di pensieri impuri.
Takeshi lo stava rispettando e lui invece pensava solo a quello. Era un caso senza speranza.
Takeshi continuava a ridere della sua uscita.
Hayato sbuffò
perdendosi nei suoi pensieri, per dimostrargli il suo sdegno. Yamamoto
aveva chiamato il bacio rituale di corteggiamento? A lui sinceramente
sembrava che fosse già di un livello superiore. Ma se non era un
rituale di corteggiamento né di accoppiamento, cos’era?
Semplicemente un rituale per conto suo, che univa non solo due anime, ma anche due corpi e due cuori in modo molto profondo.
E a lui quel rituale piaceva da morire. Concluse usando la logica perfetta che lo caratterizzava.
Guardò di sottecchi Yamamoto e decise di fermare le sue risate con quel rituale.
Era stanco di sentirlo ridere di lui, preferiva che la sua bocca fosse occupata con qualcos’altro.
Lo baciò d’impeto e così entrarono nella camera di Takeshi avvinghiati.
Si distesero sul letto non staccandosi nemmeno un attimo.
E per tutta la notte
solo sospiri, baci, ansimi e carezze riempirono quelle quattro mura,
fino a un nuovo mattino che trovò uniti quei due ragazzi come
mai nella vita.
FINE CAPITOLO 9
FINE IL BACIO! UN RITUALE?
ULTIME CONSIDERAZIONI + AVVISI:
Così si conclude
questa storia. Come avevo precisato nello scorso capitolo, è un
finale “semplice” perché volevo che la fic rimanesse
proprio così. Era nata infatti per essere breve e tenera.
Mi erano venute altre idee per infittire l’intreccio della trama ma ho preferito non usarle per non appesantirla.
Vorrà dire che le sfrutterò per un’altra storia.
Come qualcuno avrà
notato, ultimamente ho dilatato i miei tempi di aggiornamento. Questo
però non significa che non stia scrivendo, anzi è tutto
il contrario.
Ho solo preferito prendermi una piccola pausa da EFP. Tutto qui!
Per chi è
interessato saperlo, infatti, ho già finito di scrivere sempre
per il fandom di Reborn pure gli ultimi due capitoli di “Futuri
incerti (grigio) – Ritrovarsi. Ho predisposto la fic per il
compleanno di Yamamoto che è in aprile. Ed improntato il primo
capitolo di una nuova storia, un AU ispirata al manga Sei il mio
cucciolo. E’ sempre una Yamagoku, ma saranno presenti anche altre
coppie.
Non so però quando
posterò tutto quanto. Probabilmente quando mi sarò presa
un po’ avanti con la scrittura. Vediamo!
Questo è quanto riguarda il fandom di Reborn.
Per quanto riguarda il
resto, in aggiornamento questa settimana c’è di sicuro
domenica una fic su Slam Dunk. E’ la fic di compleanno di
Hanamichi Sakuragi per la raccolta Corona di Fiori.
Spero di riuscire inoltre a
postare qualcosa anche sabato ovvero il nuovo capitolo di Ritornare ad
amare, per il fandom Loveless.
Altre notizie su di me non mi sembra ci siano.
D’ora in poi vorrei
usare lo spazio dopo la fic per dare della anticipazioni su quello che
sto scrivendo o su quello che aggiornerò se farà piacere,
altrimenti lo lascerò in bianco. Fatemi sapere.
Vi saluto. Spero di ritrovarvi presto in un’altra storia.
Un bacione
Rebychan
L’ANGOLO DEI RINGRAZIAMENTI:
Essendo l’ultimo
capitolo volevo lasciarvi ringraziando le sei persone che hanno messo
la storia tra le preferite (Amy Uzumaki, Fuiuki, Hibari Kyoite,
kaguravampire, kury e Willow), le due che l’hanno messa tra le
ricordate (kaguravampire e Willow) e le quindici che l’hanno
messa tra le seguite (Dead Master, DeathNote4Ever96, Fania_Carriedo,
Hibari Kyoite, ImPhenomeNiall, lightdragon91, lyrin, manga_darling,
MaRmOtTeLlA, Milli Milk, Nothing, OhMiracle, Queen of Dragons,
shizuka89, _PectusInane_).
Vorrei abbracciarvi tutti virtualmente.
Un bacio di ringraziamento
invece lo riservo per coloro che hanno commentato chi assiduamente, chi
invece anche un solo capitolo ovvero, Dead Master, lightdragon91, Milli
Milk, Willow, Hibari Kyoite, kuri, Scribak, Kiyomi.
Spero che anche questo
ultimo capitolo vi sia piaciuto. Spero di sapere le vostre impressioni,
così come spero di ritrovarvi al più presto in qualche
altra mia storia.
A presto (spero).
Rebychan
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