Please,Don't let me go!

di _bianchina_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Foreword ***
Capitolo 2: *** Who I was ***
Capitolo 3: *** Before leaving ***
Capitolo 4: *** Betrayers ***
Capitolo 5: *** On the road-1part ***
Capitolo 6: *** A butcher into the paradise ***
Capitolo 7: *** I'm still here ***



Capitolo 1
*** Foreword ***


Avevamo deciso di prenderci una pausa da tutto questo caos vampiresco. Avevamo deciso di fuggire,anche se solo per poche ore, da questa situazione grottesca fatta di creature dotate di poteri magici e di mostri che per vivere devono uccidere. Avevo deciso di dimenticare per un po’ ciò che mi era successo, ciò che ero diventata e ciò che mi sarebbe aspettato nei secoli, e chissà, forse anche nei millenni successivi, avevo deciso di provare a sentirmi meno sola, meno estraniata, avevo deciso che per poco avrei dovuto dimenticare di essere sola da sempre e che lo sarei stata per sempre. Ho commesso un tragico errore.

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Capitolo 2
*** Who I was ***


…Who I was…
 
 
Sono le 7:00, la sveglia suona, come un automa mi alzo dal letto ed entro in bagno. Non appena mi trovo davanti allo specchio inizio a scavare nella mia mente un po’ intorpidita dal sonno per ricordare gli artifici, imparati nelle ore passate al corso di recitazione, rodendomi il mio sanissimo fegato da cheer-leader, pensando al perché del mancato invito al ballo da parte del ragazzo più carino e popolare della scuola. Ricordo le tecniche insegnatemi per mettere in mostra un viso non mio, una maschera. La maschera che indosso oggi è la stessa di ogni giorno, è il mio viso, ma è una vera e propria maschera perché cela la mia natura, il mio essere, la mia anima perduta ed incagliata in chissà quale meandro della mia mente morta.
 Curo la mia maschera quotidiana alla perfezione.
 Come ogni mattina esco di casa, mi dirigo verso la macchina per andare a scuola, parcheggio .Dal momento in cui scendo vedo una miriade di persone, ragazzi e ragazze, impegnate in discussioni di vitale importanza sull’ abito giusto da scegliere o sulla festa dell’ anno che si terrà a casa di Bruce….Un tempo anche io, Bonnie, Elena, Matta, Vicky, Tyler, e tutti coloro che sono stati travolti e portati lontano dalla sete di sangue o vendetta, o da qualsiasi vicenda legata ai vampiri, un tempo anche noi ci preoccupavamo per gli esiti della partita della squadra di Foot Ball, o delle feste, delle fiaccolate e di altri stupidi varie eventi organizzati dal pilastro del raggiante comitato studentesco della Mystic High School, ovvero me.
Questa mattina, Elena mi viene incontro con quel viso segnato e stanco di chi ne ha passate tante e vorrebbe potersi svegliare da questo incubo ad occhi aperti. Oggi mi aggiorna dicendomi che non tutto il legno dello Wickery Bridge è andato perduto, che c’è ancora la possibilità di uccidere Klaus.
 Uccidere klaus: perché ogni volta che sento nominare quel nome provo delle sensazioni travolgenti e torbide allo stesso tempo? Perché da quando mi ha dedicato le sue attenzioni non posso fare a meno di vederlo sotto un’ altra luce diversa da quella di pluriomicida? perché continuo a cercare una giustificazione alle sue azioni, perché ho iniziato a pensare che non sia completamente marcio, ma che all’ interno di quella mela, così appetitosa, ci sia del buono, ci sia un ragazzo che ha sofferto, che ha subito la vita e le scelte innaturali di altri? Perché cerco di giustificare un assassino che attraverso una fitta rete di imbrogli ed intrighi ha rovinato la vita a tutti noi? Proprio non lo capisco…che c’è che non va in me?
Non ho nemmeno il coraggio di confessare alle mie amiche che non voglio prendere parte al loro ridicolo piano, che non voglio fare da esca o comportarmi da traditrice con chi una volta, senza richiesta, è entrato in casa mia e mi ha offerto il suo sangue caldo. Non voglio tradire quell’ unico uomo che ha provato –e prova- la mia stessa terribile solitudine, che mi ha acchiappata per i capelli tentando di spiegarmi che davvero, questa “vita” vale la pena essere vissuta, che c’è un mondo intero lontano da qui che sta aspettando me,quella che, in altri tempi, era la biondissima Caroline Forbes profonda come una pozzanghera.
 
 
Piccolo commento dell’ autrice: questo è il primo capitolo della storia e so che, apparentemente, non ha niente a che fare col prologo, ma se seguiterete a leggere, capirete. So anche che è un capitolo molto breve e vi assicuro che i prossimi saranno più corposi, inoltre, vi assicuro che posterò più velocemente, altrimenti chi è interessato alla storia, invecchia e muore prima che sia terminata. Buona lettura, e, mi raccomando, recensite!!
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Before leaving ***


*So che vi avevo promesso un capitolo molto più corposo,ma davvero non ho avuto tempo di dedicarmi alla storia e questo capitoletto è stata l' unica cosa che ho dovuto fare, mi scuso tanto e prometto che mi farò perdonare col prossimo. Vi anticipo che solo dal prossimo capitolo riuscirete a capire il senso della storia ed il collegamento con la prefazione. Ringrazio di cuore coloro che leggono e recensiscono la mia storia, in particolare mikared1987. Grazie mille e buona lettura!





....Before leaving....





Non so davvero se esserne contenta. Questa mattina mi sono svegliata all’ alba grazie alla suoneria del mio cellulare che mi avvertiva, gentilmente, dell’ arrivo di un messaggio vocale: Elena disperata mi confessa gli sviluppi delle ultimissime ore. Dopo che Finn è stato ucciso, Sage, da lui creata, è morta, così anche il vampiro, da lei creato, che si portava dietro. Nonostante l’ ora di notte, Stefan era in vena di deduzioni autodistruttive e, purtroppo, diabolicamente giuste: se si uccide un originale, muoiono anche tutte le sue creature. Ora non resta da fare altro che, fare un piccolo e velocissimo salto indietro, Dio solo sa di quante centinaia di anni, e ricreare l’ albero genealogico di Demon e Stefan, per capire quale dei mostri deve essere risparmiato e quale invece può essere messo fuorigioco.
Mi rendo conto, alle cinque di mattina, di trovarmi, comodamente sistemata nel mio letto, a pensare a tutta questa storia come ad una sorta di racconto tragi-comico,uno di quelli che per caso, mentre vagabondi per le vie della città, scorgi poggiato sulla bancarella di un mercatino dell’ usato. La differenza è che tutta questa storia surreale è vera, anche se a volte non me ne rendo conto.
E’ fuggito a gambe levate anche quel minimo briciolo di voglia che avevo di uscire di casa per recarmi a scuola, dove avrei incontrato Elena e Bonnie, entrambe disperate e desiderose si fuggire da tutto per un po’. Nonostante la mia visibilissima vitalità, mi alzo. Uscita di casa, salgo, come ogni mattina, in macchina, passo a prendere Elena e Bonnie, che oggi aveva la macchina a riparare .Oggi, nel mentre, non ascoltiamo uno dei mie CD,oggi lasciamo che la radio ci intrattenga,oggi siamo troppo stanche perfino per parlare le une con le altre. Così, finita la canzone, ascoltiamo anche la voce dello speaker che commenta le nuove uscite musicali,legge messaggi e dà consigli. Oggi, Dio o chi per lui, ha voluto che il mio, o meglio, il nostro destino venisse irrimediabilmente e tragicamente segnato. Appena prima che allungassi il braccio per cambiare stazione radiofonica, lo speaker legge il messaggio di un ascoltatore che racconta come sia terribilmente bella ed idilliaca, ma allo stesso tempo tipicamente americana la tranquilla e rilassante campagna intorno ad un piccolo paese vicino Nashville, Tennessee. Questa chicca dai paesi vicini è la ciliegina sulla torta che porta a compimento il processo di autodistruzione che le nostre vite, in un modo o nell’ altro,avevano avviato. Sbirciando tramite lo specchietto retrovisore, vedo gli occhi di Bonnie illuminarsi, e lo sguardo di Elena farsi incuriosito, nell’ istante appena successivo all’ enunciazione del fatidico messaggio. Capisco subito a cosa stanno pensando.
***
E’stato in quel preciso istante che l’ idea peggiore ci è saltata in testa. La decisione presa nei minuti e nelle ore immediatamente successive ha segnato per sempre le nostre vite.
***
-Infondo una breve ed intima pausa, immerse nelle campagne del Tennessee non può che farci bene- Elena rompe il silenzio lascito dalla radio spenta-potremmo partire venerdì mattina all’ alba e, viaggiando di buon passo, arriveremmo per l’ ora di cena in città e poi possiamo chiedere di qualche albergo immerso nella natura per staccare la spina, anche solo per un paio di giorni…
-Mi sembra un’ idea grandiosa- aggiunge Bonnie
Già in fin dei conti non può che farci bene, e poi ragazze sono secoli che non facciamo più un pigiama party come si deve, ogni vota veniamo interrotte da una catastrofe vampiresca……ok ci sto anche io!- le mie ultime parole famose.
Le lezioni sono finite, io e Bonnie accompagniamo  Elena a casa Salvatore, non sarà facile per lei convincere entrambi i fratelli a lasciarla andare lontano da Mystic Falls. Arrivate a destinazione entriamo in casa ed Elena, con tutta la calma di cui dispone, inizia a spiegare il nostro piccolo progetto d’evasione e già da subito incontra il dissenso di Damon, ma non quello di Stefan……Stefan: vuole fingere che lo squartatore abbia preso il sopravvento ma nessuno gli crede fino in fondo,sappiamo, io so, che dentro di lui c’è un fuoco che arde per lei, ma è più semplice sopprimere le emozioni che affrontare la realtà. Comunque Stefan ci dà il suo più distaccato consenso, Damon non vuole perdere questa sfida a braccio di ferro, ma sappiamo tutti che per amore di Elena cederà e mi farà mille raccomandazioni miste a minacce per la salvaguardia della doppelganger, visto che io sono la più forte ed animalesca delle tre, io, tra loro, sono il mostro feroce.
 
 

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Capitolo 4
*** Betrayers ***


Innanzitutto voglio augurare ai miei (purtroppo pochi L) lettori una felice Pasqua! Vi auguro di passare una giornata serena con le vostre famiglie, i vostri amici o con chiunque voi siate.
Questo capitolo non è proprio quello che mi aspettavo e che avevo programmato, ma penso che sia un intermezzo adatto a far comprendere meglio gli avvenimenti futuri. Mi scuso perché rimando al prossimo capitolo il compito che avevo in precedenza assegnato a questo, cioè quello di spiegare meglio le parole della prefazione. Comunque spero il capitolo via piaccia e spero anche che non mi odierete per lo sviluppo che ho voluto dare al rapporto tra Bonnie, Elena e Caroline. Inoltre è in questo capitolo che Klaus inizia a comportarsi da protagonista, per poi abbandonare e poi ancora riprendere questo ruolo nei capitoli successivi.
Vi auguro una buona lettura!!! Un bacio.
 

 


….Betrayers….   
 

Ho appena fatto in tempo a chiudere la zip della mia bella valigia color pesca, che sento il suono del clacson di Bonnie che è assolutamente ed irrimediabilmente impaziente di partire. A dire il vero, a me, è passata un po’ la voglia.
***************
Ieri pomeriggio ho scoperto qualcosa che mi ha davvero delusa: ero appena entrata al Mystic Grill dopo aver passato ben due ore a fare la fila al Super Market dove avevo comperato un po’ di dolcetti, caramelle ed altri cibi altrettanto salutari che avremmo dovuto sgranocchiare durante il viaggio. Ero entrata al Grill per concedermi un bel drink, visto che ero appena in tempo per l’ ora dell’ aperitivo. Mi ero appena seduta ad un tavolo e Matt che era al piano bar, intento a servire delle ragazze,non mi aveva ancora vista, altrimenti avrebbe interrotto la conversazione che stava intrattenendo con Bonnie ed Elena, mentre serviva gli altri clienti. Le mie amiche erano sedute di spalle e non mi avevano vista, mi sarei andata a sedere accanto a loro se solo non ci avessi parlato per telefono poco prima e non mi fosse stato detto che erano a casa di Elena. Perciò mi sono seduta in disparte incuriosita e leggermente infastidita dall’ accaduto. Mi ero seduta un po’ in disparte e, col mio udito supernaturale cercavo di concentrarmi sulle loro parole, cercando di distinguerle dalle parole delle altre persone. Non avrei dovuto farlo. A quanto pare i miei cosiddetti amici stavano parlando di me: Elena e Bonnie stavano discutendo riguardo le ultime trovate eroiche di Damon e riguardo i suoi progetti omicidi nei confronti di Klaus, quando Elena inizia ad impartire ordini ai due dicendogli di non dire niente del piano a, nientedimeno che, Me.  Aveva detto che ero sempre stata una chiacchierona e che, visto il palese interesse di Klaus per me, e vista la mia poca resistenza opposta al fascino dei bad boys, avrei rovinato i loro progetti. Stavo per alzarmi ed andare a dirgliene quattro, ma non lo ho fatto, perché quello che mi ha fatto più male è stato che nessuno degli altri ha detto una parola a mio favore, anzi. Così sono rimasta ad ascoltare le loro interessantissime disquisizioni per più di mezz’ ora, poi, di colpo, mi sono alzata e sono uscita dal locale di soppiatto, come fossi stata io colpevole di qualche cosa.
Una volta uscita dal Grill ero talmente infuriata che non sapevo più cosa  pensare, dove andare e come comportarmi. Non potevo capire il perché del comportamento delle mie finte amiche e non riuscivo a sopportare il fatto che Matt, il mio migliore amico, nonché mio passato amore, non aveva speso una parola in mia difesa, anzi, mi dovevo ricredere, lui si sarebbe sempre e senza dubbio schierato a favore della perfetta Elena, di colei che non sbagliava mai, di colei che era sempre comprensiva e compassionevole, di colei che perdonava sempre e che non commetteva mai un errore. Era in momenti come questo che Tyler mi mancava di più, ma evidentemente anche lui si era scordato di me, visto che non si faceva più sentire da giorni interi. Senza rendermene conto stavo camminando in cerchio intorno all’ area verde di fronte al locale, pensando ad alta voce e per mia fortuna, o per mia sfortuna, non so bene come giudicare la cosa, c’era qualcuno che mi stava guardando ed ascoltando divertito: indovinate che era quel qualcuno?Klaus.
Sentendomi osservata, mi sono voltata e ho visto lui: era seduto sulla panchina vicino al marciapiede, aveva le braccia forti allargate e poggiate sullo schienale, una gamba accavallata e mi guardava divertito, con un sorriso beffardo che non tentava nemmeno di nascondere. Subito ho provato un forte imbarazzo, ma allo stesso tempo ho provato una sorta di sollievo, nel vederlo lì, che mi guardava e sembrava aspettasse proprio me, pronto ad ascoltare le mie lagne ed i mie problemi, come se mille anni di esistenza e tormenti non gli bastassero. Infatti era lì, di fronte a me, mentre mi scrutava e domandava cosa fosse successo e se avevo voglia di parlare con lui, di esporgli i miei problemi. In quel momento ho sentito una voglia irrefrenabile di sedermi accanto a lui, di avvicinarmi alla sua pelle millenaria, di sentire il contatto con la mia, di lasciarmi rincuorare e riscaldare da quelle parole pronunciate con quell’ accento British ed affascinante. Trovandomelo davanti non potei nè volli fare altro che affrontarlo.
-Goodevening Caroline-  mi dice- sai che sei davvero divertente? Stai girando in tondo, arrabbiata, come fanno i personaggi nei cartoni animati, ti manca soltanto la nuvoletta di fumo che esce dalle orecchie? Potrebbero le mie orecchie avere l’ onore di ascoltare cosa c’è che ti sconvolge?
Avanzo lentamente, con cautela, perché stare vicino s lui mi fa sentire come nella savana, mi fa sentire un predatore in cerca della preda, il fuoco nei suoi occhi dolci accende tutte le mie sensazioni più animalesche, le riaccende proprio tutte.
Mi trovo in piedi, di fronte a lui. Mi rendo conto che mi sta squadrando dalla testa ai piedi, mantenendo quel sorriso sornione. Allo stesso tempo mi stizzisco e mi eccito, così gli chiedo sfrontata
-Cosa c’è a guardare?-
-Devi sapere, dolce Caroline, che io guardo solo le cose belle, come le opere d’ arte,come le belle donne…..come te-
Silenzio, se fossi stata umana sarei arrossita. Per un momento mi sono sentita bene, importante, ma ben presto il pensiero di quello che era successo poco prima, ma ha di nuovo assalita, ed il mio viso deve essersi rabbuiato, facendomi cambiare espressione, e lui deve essersene accorto….
-Andiamo Caroline, parlamene….cosa è successo nel locale con i tuoi amici?-
Come diavolo aveva fatto a capire quale era il problema? Come diavolo faceva a sapere sempre tutto e ad essere sempre un passo avanti agli altri? Attonita mi siedo, ancora incredula per  via sua e per  via del comportamento dei miei amici, lo guardo e subito mi sento a mio agio, quasi in dovere di sfogarmi, come se fossi stata soggiogata, ma non era possibile, visto che anche io faccio un uso quotidiano di verbena, perché si sa “ una mela al giorno toglie il medico di torno”
-Ero appena entrata al Grill ed ho sentito Bonnie, Elena e Matt che parlavano di non so quali congetture di Damon, quando Elena ha iniziato a dire che nessuno avrebbe dovuto parlarmene perché io, con il mio chiacchierare, avrei rovinato i loro piani, hanno iniziato a rivangare il passato, hanno fatto rivivere quella Caroline che ormai è morta da tempo…..voglio dire, mi sono sentita tradita, ho faticato per togliermi di dosso quella maschera da Barbie che pensa solo a sé e a divertirsi, io so di non essere più quella persona, ma loro, oggi, hanno demolito la mia autostima-improvvisamente sento gli occhi incapaci di contenere le lacrime, che iniziano a scendermi  involontariamente sulle guance….
-Tu non sembri una persona superficiale Caroline- mi interrompe lui, mentre allunga una mano per raccogliere una lacrima. Il contatto con la sua pelle mi fa rabbrividire. Mi sento cullata da quelle parole sincere e dal suo tocco delicato…..ma è ora di riprendere il controllo di me stessa e mi allontano da lui, che si accorge del cambiamento e si irrigidisce.
Improvvisamente mi alzo, gli dico distrattamente, guardando a terra, se lo avessi guardato negli occhi, non sarei  riuscita ad alzarmi, che si è fatto tardi, che la mattina successiva mi sarei  dovuta alzare presto  che era il caso di andare.
Mi guarda stupito e colto di sorpresa dalla mia reazione.
Inizio a camminare velocemente per allontanarmi il più possibile da lui, da occhi indiscreti; attraverso l’ aiuola, fregandomene del cartello di divieto, attraverso la strada, rischiando di essere investita, come in altri tempo lui stesso aveva fatto per rincorrermi, e mi infilo in un vicolo affianco al Grill. Faccio qualche passo nel buio della notte, prima di poggiarmi al muro, per sentire il freddo della parete penetrarmi la schiena e far calmare i miei bollenti spiriti. Poggio la testa contro il muro e socchiudo gli occhi, tentando di calmarmi e di riordinare la mente che lui, con le sue parole, aveva sconvolto. Cerco di respirare, ma non riesco a liberare la mente, non tanto dal ricordo delle parole di Elena,quanto dall’ immagine del suo viso, dal suono della sua voce suadente e dei suoi occhi ardenti. All’ improvviso sento una presenza di fronte a me, non voglio nemmeno pensare a cosa succederebbe se fosse chi penso io, perché questa volta non riuscirei a trattenermi, e l’ animale che è in me prevarrebbe.
Apro lentamente gli occhi e lo vedo: il suo sguardo è fisso su di me , si sta avvicinando sempre di più, io mi volto di lato, continua ad avvicinarsi e mi sussurra, sfiorandomi i capelli, l’ orecchio e il collo- Come mai sei scappata Caroline?- cerca di trattenere un gemito- Cosa c’è, hai paura di me? Oppure hai paura di te, di quello che potresti fare?-sorride sommessamente, e dentro di me si riaccende quel fuoco che ero quasi riuscita a spegnere. Si avvicina sempre di più, fino a far sfiorare i nostri corpi gelidi, fa scorrere le su mani sul mio collo, sulle spalle e poi sui miei seni. A quel punto mi sfugge un gemito che lui raccoglie baciandomi, perlustrando con la sua lingua la mia bocca, quasi soffocandomi. Quando iniziò a far scorrere le mani fin sul ventre basso, iniziai a rispondere al bacio, tastando con le mie mani il suo petto, ben visibile sotto alla maglietta attillata. Mi rendo conto che non rispondo più di me quando scende sui miei fianchi, stringendomi il bacino . A quel punto un lampo mi illumina la mente: che diavolo sto facendo? Sto baciando, e Dio solo sa cos’altro, Klaus! Lui ha ucciso e torturato un’ infinità di persone, ha assassinato la zia di Elena, perché l’ assassino scompare e lascia i posto ad un angelo quando è in mia compagnia? Perché  riserba a me la sua parte migliore? Non so rispondere a queste domande, perciò mi libero dalla sua presa che è allo stesso tempo passionale, ma delicata e fuggo. Fuggo lontano da lui e lontano dai miei traditori. Spero che la notte mi porti consiglio.
****************
Il suono prolungato del clacson mi distrae dai miei pensieri, così scendo le scale per raggiungere Bonnie ed Elena, che mi dovranno qualche spiegazione….
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** On the road-1part ***


Bene bene! Questo è il mio regalino di Pasqua per voi… con questo capitoletto vi faccio i miei auguri e ringrazio tutte/i voi lettrici/lettori,ma in modo particolare ringrazio le mie recensitrici mikared1987, kannuki e valstvd. Non mi resta che augurarvi buona lettura e sperare che il capitolo vi piaccia!
 
 
….On the road-1part….
 

 
Ho appena salutato con un cenno Bonnie, che è alla guida, ed Elena, che le sta seduta di fianco ed armeggia col lettore CD che non riesce a far funzionare.
-Aspetta, ti aiuto, questo lettore è sempre stato difettoso…-afferma Bonnie mentre io poggio di fianco a me la mia valigia e mi siedo sui sedili posteriori.
-Ok ce l’ abbiamo fatta! Quindi è arrivato il momento di annunciare che, da ora,inizia ufficialmente la nostra vacanza, lontane da Klaus- sussulto-da problemi e rompicapo vampireschi….-continua Elena mentre io guardo fuori dal finestrino, pensierosa.
Bonnie continua -Dalla tua eterna e immortale indecisione tra Stefan e Damon- Elena spalanca la bocca a mò di stupore e le lascia un piccolo colpo sul braccio destro. Tutte e due scoppiano a ridere, si vede che sono molto contente, ma io non riesco proprio a capire come sia potuto accadere quello a cui ho assistito solo ieri sera. In fondo loro sono le mie migliori amiche, sono quelle che mi hanno aiutata in tante situazioni difficili, sono quelle che non mi tradirebbero mai, o meglio, pensavo fosse così, fino a poche ore fa. Ora basta, non posso più starmene zitta e fare finta di niente, devo chiarire la situazione e parlarne con loro.
-Ragazze, devo dirvi una cosa-interrompo il loro chiacchiericcio e attiro la loro attenzione su di me, così prendo fiato e comincio a parlare.-Ieri sera vi ho viste parlare al Grill, insieme a Matt, io vi ho viste e vi ho anche sentite…
Vedo i loro sguardi rabbuiarsi e capisco di aver colto nel segno. Per qualche minuto nessuna delle tre osa proferire parola, quando Elena incomincia a spiegarmi che le sue parole non volevano essere una cattiveria nei miei confronti, ma che si era creata una situazione talmente intricata che meno persone ne fossero state a conoscenza, meglio sarebbe stato. Tutto qui. Non aveva intenzione di ferirmi né di comportarsi da traditrice…..e bla, bla,bla.
Penso che abbia cercato di scusarsi per più di un’ ora, accompagnata da qualche sporadica  intromissione di Bonnie, ho smesso di ascoltare dopo a malapena cinque minuti; non so perché ma sento che le sue sono solo scuse, che non sono parole sincere e mi ha stancata. Ma non ho il coraggio di controbattere, non ho il coraggio di mettermele contro, di restare completamente sola, di nuovo. Perciò nascondo lo sconforto con un finto sorriso, ecco che mi trovo a recitare di nuovo, e cerco di dimenticare completamente le ore precedenti, cero di dimenticare quello che sentito nel bar e, in particolare, quello che è accaduto una volta uscita dal bar. Involontariamente mi ritrovo a pensare a Klaus, alla potenza dei suoi baci, alla morbidezza delle sue mani sulla mia pelle, a quanto mi sia piaciuto baciarlo; penso anche alla possibile reazione delle mie compagnie di viaggio, se solo fossero venute a sapere dell’ accaduto, e mi viene quasi da ridere, ma è più una risata isterica che un sorriso di divertimento. Penso alla delusione, alla disapprovazione e allo sconforto che vedrei dipinti sul volto ammonitore di Elena, al disgusto e al rigetto che vedrei  comparire sulla faccia di Bonnie. In altri tempi, loro due, sarebbero state le prime a venirne a conoscenza, in altri tempi, baciare un ragazzo affascinante nel buio di un vicolo sarebbe stato oggetto di pettegolezzo, evidentemente i tempi erano cambiati.
Ora ho deciso che devo smetterla con questi pensieri tristi, anche perché sono convinta che le due si siano accorte del mio malumore, perciò è ora di tornare nei panni della Caroline sorridente e di iniziare una qualche discussione su un argomento qualsiasi,l’ importante è rompere questo silenzio imbarazzante che si è creato. Perciò inizio a blaterare di moda, rossetti, costumi da bagno e scarpe. Passiamo in questo modo metà del viaggio, tra una risata(finta) e l’ altra(pure). Si è fatta l’ ora di pranzo e ci è venuta fame, così decidiamo di fermarci in una di queste tavole calde così comuni nel Tennessee, dove cameriere anni ’80, sui pattini, servono zuppe o toast farciti. Bonnie dice che il navigatore satellitare ne segnala uno a pochissime miglia.
-Ragazze, mentre calmate il vostro appetito umano, io tento di saziare il mio, perciò, visto che siamo immerse nei boschi del Mid West, io me ne vado in cerca di qualche bufalo o cervo o che so io!!- dico appena scese dall’ auto, così ci diamo appuntamento ad un’ ora dopo, nel parcheggio. Appena faccio qualche passo per addentrarmi nel bosco fitto, percepisco come un brivido di paura, una sensazione strana, mi sento osservata, ma in modo pesante e continuato,come se qualcuno mi stesse controllando. Mi guardo un’ po’ intorno ma non vedo niente e nessuno di sospetto,se non un uomo sui sessanta all’ interno di un pick-up rosso, a guardarlo meglio sembra vestito da sceriffo, ma non ha l’ aria di esserlo. Inizio a pensare di essere paranoica o qualcosa del genere, non è possibile che veda pericoli dovunque. Così proseguo, giro dietro quello che sembra più una baracca che un locale, e mi inoltro nel bosco. Quando sento il fruscio del vento tra le fronde degli alberi, mi tranquillizzo, mi metto ad ascoltare i rumori della terra, il respiro del pianeta e di ogni sua creatura,lascio libero l’ istinto dell’ animale che è in me, mi metto a correre per raggiungere la preda.
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Dopo una bella e rigenerante mangiata mi avvio verso il parcheggio e, non appena sbuco fuori dalla boscaglia, vedo  Elena e Bonnie che stanno uscendo dal locale, chiacchierando tra loro; non provo nemmeno ad origliare, l’ ultima volta che lo ho fatto, si è rivelato un errore. Mi avvicino alla macchina, facendo loro cenno e quella stessa sensazione che ho provato poco fa mi assale di nuovo. Mi volto e vedo ancora quell’ uomo, seduto in macchina, che ci sta fissando;quando si accorge di essere stato visto mette in moto e si allontana, seguendo la statale, verso nord, nella stessa direzione verso la quale anche noi ci stavamo muovendo. Meglio così, oggi non ho proprio voglia di discutere con un piantagrane, penso. Arrivo alla macchina, le mie amiche mi raggiungono e ripartiamo, verso nord, imbocchiamo di nuovo la statale, per raggiungere quell’ hotel che avevano prenotato, incoscienti del fatto che non lo avremmo raggiunto mai. O perlomeno, alcune di noi non avrebbero più potuto raggiungerlo mai.
 
 

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Capitolo 6
*** A butcher into the paradise ***


Ecco qua, pronto per voi il macabro capitolo che spiega il prologo!! Scusate l’ immenso ritardo, ma lo studio mi opprime, e poi la mia musa ispiratrice era momentaneamente assente. Spero che apprezziate l’ esplicito riferimento ad uno dei film che, dopo averlo visto, mi ha ossessionata e impressionata per un bel po’ di tempo J.
Vi auguro una buona lettura, e ringrazio le carissime lettrici, in particolare quelle che recensiscono J
 
 

…  A butcher into the paradise …
 
E’ proprio bella la sensazione del vento che scorre tra i capelli,li fa svolazzare avanti e indietro, li spinge davanti alla faccia e fa socchiudere gli occhi, a questo punto un sorriso spunta inevitabilmente. E’ uno di quei sorrisi sinceri, spontanei, è come se stessi sorridendo a me stessa e al mondo in tutta la sua bellezza, ma non ad una persona in particolare. Sto provando quella sensazione d’ altri tempi, quella che provavo d’ estate, da bambina quando alle due di pomeriggio, col caldo asfissiante, mi sedevo ai piedi di un grande albero, alzavo il viso per vedere le foglie dell’ albero mosse dal vento, le vedovo muoversi nitide contro un cielo azzurro quasi sfocato dal riverbero estivo. Poi abbassavo gli occhi per guardare il mondo intorno a me, ed era in quei momenti che vedevo ed assorbivo tutta la bellezza della natura. Era in quei momenti che mi abbandonavo ad una gioia tanto insensata quanto inaspettata. Ora, incredibile ma vero, sto provando la gioia di sentirmi parte del mondo, della natura. Questa emozione, un po’ da folletto che abita nei boschi, la provo ancora, quando mi trovo nel bel mezzo della natura, come adesso. Stiamo viaggiando a cento all’ ora, lungo la statale, con i vetri dell’ auto abbassati ed il vento che ci infastidisce piacevolmente. Ai lati della strada , che ci circonda, c’è una fitta boscaglia, il cielo è sereno. Oggi ho deciso di abbandonare i problemi per un po’, godendomi il viaggio e la dolce musica di Bob Marley che mi intenerisce il cuore.
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A stento, riaprendo gli occhi, riconosco il posto. Ormai si è fatto buio e la boscaglia che nel primo pomeriggio sembrava una sorta di locus amoenus, ora appare un po’ inquietante. Devo essermi inconsapevolmente addormentata, e devo aver dormito anche parecchio, a quanto pare. Guardo di fronte a me e vedo Elena assopita sul sedile di fianco alla guida, dove c’è Bonnie abbastanza stanca. Evidentemente la dormita che mi sono fatta deve avermi addolcita perché mi offro volontaria per guidare, permettendo a Bonnie di riposare un po’. Quindi accostiamo, io e lei ci scambiamo di posto, e ripartiamo. Guardando il GPS mi accorgo che qui vicino dovrebbe esserci una pompa di benzina, quindi tra poco mi fermerò per fare il pieno visto che siamo rimaste con meno di mezzo serbatoio e il viaggio è ancora lungo. Oh eccola! Accosto e prima di scendere prendo i soldi dal portafogli; mentre scendo una folata di vento mi fa rabbrividire, non tanto per il freddo quanto perché ha scatenato in me la sensazione di paura che ho provato nel pomeriggio alla tavola calda, guardando quello sceriffo. Faccio finta di niente, in fondo sarebbe una sciocchezza svegliare le ragazze solo perché provo una strana sensazione. Appena faccio due passi verso il bancomat, vedo la porticina sgangherata del locale dietro la pompa e intravedo nel buio affacciarsi  sull’ uscio lo stesso uomo vestito da sceriffo che avevo visto oggi. Il sangue mi si raggela nelle vene, nell’ istante in cui alzo il piede sinistro da terra per tornare sui miei passi e darmela a gambe levate, vedo quell’ uomo caricare il fucile e spararmi un colpo verso il cuore. Sento quasi senza rendermene conto, una fitta al petto ed un bruciore incessante, la vista mi si appanna e mi accascio a terra; non faccio in tempo a riprendermi che quell’ uomo, che ora è a pochi passi da me, mi pianta nel corpo un coltellaccio da macellaio; evidentemente si è reso conto che c’è qualcosa di strano se con una pallottola di piombo nel cuore non sono ancora morta. Questo secondo colpo mi impedisce di nuovo di muovermi per qualche secondo, il tempo necessario perché lui possa prendere delle manette ed incatenarmi; sento il poco respiro che mi resta per via del dolore e della paura affannarsi: ho paura perché lo vedo avvicinarsi alla macchina dove le mie amiche dormono ignare. Allora provo a gridare ma il fiato fatica ad uscirmi di bocca, e tutto ciò che di udibile c’è è un sussurro. Provo ancora e ancora, ma non riesco a parlare, e il dolore si fa sempre più forte. Improvvisamente sento una mano pesante e sudicia tapparmi la bocca, apro gli occhi di colpo e lo vedo: non ho mai assisto ad uno spettacolo tanto raccapricciante. Non sembra nemmeno un uomo, è alto e grosso, indossa un grembiule sporco di sangue e sulla faccia ha una sorta di maschera, anzi no, oh mio Dio, una della pelle cucita sul volto ….-No, non toccarmi, non mi toccare, Elena, aiuto, qualcuno ci aiuti!- cero di gridare ma le parole non mi escono. Il mostro mi prende di peso e mi carica sulle sue spalle, spingendo il coltello ancora più affondo nella carne e facendomi gemere di dolore. Sono disperata, sto per avere una crisi di panico, cerco di dimenarmi, stretta  in quella morsa, ma non ci riesco; inizia a camminare e ci allontaniamo dall’ auto da dove quello sceriffo sta tirando fuori a forza Bonnie ed Elena terrorizzate, le sento gridare il mio nome, mi implorano di aiutarle, ma non posso. Poi spara un’ altro colpo.
-Nooo Bonnie, Bonnie ti prego svegliati, noo Bonnie- Elena grida piangendo sul corpo di Bonnie. Io cerco di dimenarmi ancora più forte ma lui stringe la presa, lasciandomi senza fiato, e poi mi scaraventa a terra e mi prende a calci e pugni. Cerco di difendermi come posso: sono riuscita ad estrarre il pugnale e cerco di ferircelo quando si abbassa per raccogliermi, ma me lo strappa di mano e me lo pianta di nuovo nello stomaco. Sento dei passi veloci avvicinarsi, accompagnati dai singhiozzi di Elena e dalle parole di quel viscido che non riesco nemmeno ad ascoltare. Sto ancora cercando di lottare con il mostro, quando il vecchio vestito da sceriffo avvicina la pistola alla mia tempia e spara un colpo. La mia mente si spegne prima ancora di sentire il grido di Elena.
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Quando mi risveglio, frastornata, mi trovo legata ad una sedia, in una sala da pranzo, ad una capo del tavolo, all’ altro capo c’è Elena, svenuta, spero, anche lei legata alla sedia, e con la testa poggiata sul tavolo; al mio fianco c’è Bonnie,con una ferita sulla spalla destra, che è sveglia e sta avendo una specie di crisi di panico. E’ letteralmente scioccata, ha i muscoli tesi ed i nervi a fior di pelle, le lacrime continuano a scendere a fiotti e il suo cuore sta battendo all’ impazzata, tento di calmarla, parlandole e dicendole che andrà tutto bene, ma niente, non mi ascolta, è come se avesse la testa da un’ altra parte. Appena torno su questo pianeta, riportata a terra dai mugolii di Elena che fortunatamente si è svegliata, tento di slegarmi, ma incredibilmente non ci riesco, mi sento terribilmente debole, è come se qualcuno mi avesse iniettato nel corpo della verbena, penso che debba essere per forza successo questo, perché non c’è altra spiegazione. Continuo a contorcermi, assalita da quel tipo di paura che non provavo più da tanto tempo, da quando ero stata trasformata, per la precisione. Provo terrore nel sentirmi debole, indifesa e in balia degli altri. In questo stato non sono d’ aiuto a nessuno, non posso salvarmi né salvare le mie amiche, siamo costrette a subire questa situazione incredibile.
Sento uno strano odore,sembra odore di sangue, ma c’è qualche cosa che non va, è come se fosse marcio, non buono, infatti non mi attira per niente. Sto cercando di mantenere il controllo, per quello che posso, sto cercando di calmare Elena, di cercare qualche arma o attrezzo con cui poter tagliare le corde, ma le posate che sono sul tavolo sono inarrivabili, tanto sono strette le corde. Mi rendo conto che siamo davvero finite nelle mani di qualche serial killer, penso che forse non tornerò più a casa, che non vedrò più mia madre, né Stefan o Damon, né Tyler oppure ……. Klaus. E scoppio a piangere, sono talmente impaurita che non riesco quasi a respirare e inizio a dimenarmi sulla sedia, tentando col bacino e i piedi di saltellare per far rovesciare la sedia, sperando che si rompa, ma purtroppo, cado a terra senza che la sedia si scalfisca, e mi trovo ancora peggio di prima, perché con la faccia schiacciata a terra posso vedere quello che c’è sotto il tavolo: inizio a gridare sconvolta. Non posso crederci, vedo a dieci centimetri dalla mia faccia una testa mozzata, la testa di una ragazza, bionda come me, con gli occhi spalancati pieni di terrore; vicino vedo mani mozzate, dita e altre parti del corpo, nonché delle tracce di sangue che conducono verso una porta sgangherata che sta alla mia sinistra. Dalla stanza accanto si sente una sorta di macabro canto, sembra una ninna nanna, cantata da una voce femminile, e dei piagnucolii; poi non sento più niente, i miei senti si concentrano sulla porta che si sta aprendo, dalla quale entra lui, l’ uomo con la maschera in volto, che fa dei grugniti come se fosse un animale, come un maiale, viene verso di me, con le braccia e gli indumenti luridi di sangue, mi solleva di peso con tutta la sedia e mi rimette a posto, si volta verso Elena, mi guarda e mi da uno schiaffo,poi un altro, estrae un coltello da uno degli stivali e inizia a farmi dei tagli su tutto il corpo, in profondità. Elena e Bonnie assistono alla scena inorridite, sotto schoc, incapaci di muoversi, di aiutarmi, di scappare  o di chiudere gli occhi, di darsi un pizzico per svegliarsi da questo incubo.
Non riesco a difendermi in nessun modo, è incredibile che un vampiro debba sottostare a queste torture senza potersi difendere, i tagli che mi provoca mi fanno male, ma per sbagli rompe una delle corde e le mia mani sono libere, così posso tentare di fermarlo. Lo graffio, lo spingo via dal mio corpo, ma niente, è come voler spostare una roccia pesantissima, ed ha una forza indescrivibile. Con le sue mani violente mi tocca ovunque, perlustra il mio corpo, mi tasta la faccia, dopo averla vista mutare, mi apre la bocca per vedere meglio i canini sporgenti. E’ una sorta di macellaio maniaco che sta studiando il mio corpo per scovare i punti migliori in cui affondare il coltello; poi lo fa, inabissa il coltello nel mio fianco destro, poi lo estrae con forza, un fiotto di sangue mi esce dalla bocca. Lo immerge ancora nell’ interno coscia sinistro, spostando la sua mano sulle mie gambe e sulla mia intimità, emettendo verso strani con la bocca. Sono disperata, non ho nemmeno la possibilità di gridare perché con una mano mi preme sulla bocca, e continua a perlustrare il mio corpo, risalendo sui fianchi e sui seni. Vorrei poterlo sbranare, ma non posso fare altro che piangere silenziosamente e pregare che mi uccida al più presto.
Poi si rialza, elimina la corda che mi intrappolava i piedi, mi solleva come fossi un sacco, mi mette sulle spalle e mi porta via con lui, attraverso la stessa porta dalla quale entra quel vecchio sceriffo, che mi guarda divertito, poi volge lo sguardo su Elena e Bonnie, chiudendo la porta alle sue spalle. Mentre il mostro mi trascina con lui giù per delle scale ripide che portano all’ inferno, sento delle grida provenire da quella sala da pranzo. La mia anima si dispera non sapendo cosa mi aspetta,ascoltando gli urli disperati di quelle due ragazze che non posso aiutare, sapendo che nessuno immagina quello che ci sta accadendo e che nessuno verrà a salvarci.
 

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Capitolo 7
*** I'm still here ***


…. I’m still here ….
 



3 giorni dopo….


Non ricordo quanto tempo sia passato, né ricordo bene cosa sia successo, tantomeno dove sono finita. Tento di aprire gli occhi, fatico a fessurarli, mi bruciano come se stessi osservando il sole e risplendesse in tutta la sua luminosità proprio di fronte a me, e io non fossi munita del mio magico anello. Tento di muovere le mani, ma le sento intorpidite, provo una sensazione simile a quelle che provavo da umana, quando dormivo con le braccia messe in posizioni assurde e quando mi svegliavo al mattino le sentivo formicolare. Provo di nuovo a muovere e questa volta sento non più formicolio ma dolore, come se le avessi strette in una morsa tagliente, cosa che è effettivamente vera, infatti, non appena riesco ad aprire gli occhi scopro di essere intrappolata, con i polsi lacerati da una tagliola appesa un trave di legno, che penso regga il soffitto di questo strano posto in cui mi trovo….

Tento di non perdere la testa e di non mettermi ad urlare, cercando di mantenere la calma studio la situazione, le mie condizioni fisiche –terribili, dato che sono ricoperta di ferite non del tutto rimarginate, suppongo ciò sia dovuto alla mia estrema debolezza ed alla mia carenza di nutrimento, visto che non ricordo nemmeno da quanti giorni non mi nutro. Tento di sforzarmi, di rompere quella dannata morsa che mi fa terribilmente male, senza riuscirci, mi dimeno, appesa a mezz’ aria come sono, ma gli unici risultati che ottengo sono uno spreco di energie e ulteriore dolore ai polsi e a tutto il corpo. Mi rendo conto che non riesco a fare niente, che non posso liberarmi e che sono in balia della sorte, o per meglio dire, di chi mi ha imprigionata qui.

Le mie riflessioni incerte sono interrotte da un odore improvviso che mi si abbatte contro e mi fa trasalire, è odore di sangue. Questo mi fa tornare alla mente le terribili cose che sono successe nelle ore o nei giorni precedenti – Dio solo sa da quanto tempo sono quì - …Mi ricordo di quell’ uomo dai modi animaleschi che mi ha trascinata e torturata all’ interno di questa catapecchia insieme a…….Oh mio Dio, Elena e Bonnie!! Me ne ero del tutto dimenticata, chissà che cosa è successo loro, chissà se sono ancora vive o se questi pazzi maniaci le hanno fatte a pezzi, come le altre persone che suppongo siano state portate qui e poi smembrate, visti i resti che ricordo aver visto sotto al tavolo,al solo pensiero mi viene il voltastomaco.

In preda al panico inizio a piangere silenziosamente, le lacrime mi colano lungo le guance, seguo il loro corso fino allo schiantarsi a terra, e quando abbasso lo sguardo, per la prima vota dopo il mio risveglio, noto con orrore uno spettacolo macabro, vedo pozze di sangue ovunque, e più di un cadavere gettato in malo modo, senza parti del corpo, o peggio decapitato. Lancio un grido di terrore e subito la mia bocca viene violentemente tappata da quella mano sudicia e pesante che mi aveva martorizzata prima. Do calci al vento, sgomito, tento di morderlo, il tutto senza successo, mi si pone davanti, e con forza mi strappa via le mani dalla tagliola, facendomi gridare di dolore e spruzzando fiotti di  sangue ovunque, sui nostri visi, sul suo grembiule da macellaio…..Mi stinge tra i suoi arti e mi butta di peso su quello che sembra essere un tavolo, che come il resto della cantina, per meglio dire della casa stessa, è sporco di sangue. Iniziamo una lotta disperata, lui emette suoni assurdi, che sono più propri di un animale che di una persona, io mi dimeno, con le mani ferite spingo via la sua faccia che sento farsi sempre più vicina, cerco di respingerlo come posso, quando da una tasca gli scivola un coltellaccio, uno di quelli che si trovano in tutte le cucine, con la lama larga ed affilata. Lo afferro al volo e glielo striscio su braccia, collo e volto, dove capita. Lo sento allentare la presa su di me, per andarsi ad asciugare il sangue che colava dalle ferite, così colgo l’ occasione per scappare, nonostante inciampi nei vari pezzi di corpi dispersi a terra; mi arrampico su per le scalette ripide, aggrappandomi con forza al corrimano, in preda al panico, disperata, terrorizzata ed ansiosa di non scoprire il suo inseguimento sfrenato. Mi trovo davanti alla porta di questo bunker degli orrori, è una porta che sembra pesantissima, esco al volo e me la chiudo alle spalle, sperando di bloccare la sua furia. Mi ritrovo nella sala da pranzo dove erano Bonnie ed Elena e noto, che non sono più lì. Grido disperatamente i loro nomi, singhiozzo, urlo, finchè non vedo Elena rattrappita sotto al tavolo, mezza morta di paura e con il viso consumato dal pianto afferrarmi una caviglia, la prendo per mano per farla alzare, le domando dove sia Bonnie, ma vedo che non è in grado di rispondere. Non riesco a trovare Bonnie prima che quello sceriffo entri nella stanza, con suo fucile spianato e con l’ espressione di chi sa di averti in pugno.
-Elena, cerca di scappare, trova un telefono, chiama aiuto!!- Le sussurro ad un orecchio prima di fiondarmi sul fucile in modo da tenerlo occupato per dare il tempo ad Elena di cercare Bonnie e di fuggire per chiamare soccorso.  Poi,un colpo e cado a terra.

Credo di essere rimasta svenuta per qualche minuto; sento delle voci riverberate attorno a me, penso che i due stiano parlando, o meglio, discutendo di qualche cosa, anche se non riesco a capire bene cosa, le uniche parole che distinguo sono “ragazza” e “fuggita”…..un momento, Elena deve essere riuscita a fuggire, forse le speranze per me non sono del tutto perdute, forse riuscirò a tornare a casa da mia madre, da Tyler, da Matt, forse riuscirò a rivedere lui, Klaus…..è impensabile che in un momento del genere, con tutto quello che sto passando, io riesca a pensare a lui. Sono ancora stesa a terra, quando il mostro mi prende per una gamba trascinandomi per la stanza, mentre sento ancora la voce di quello sceriffo che gli comunica il menù del giorno: Bonnie. Non posso crederci: Bonnie è morta, Elena è fuggita e chissà quando o se ritornerà, e io sono ancora in balia di questi psicopatici.

 
 So che questo capitolo non è proprio il massimo, anzi, non è proprio un gran che ed è cortissimo, però era troppo tempo che non aggiornavo e volevo farmi sentire di nuovo, per non farvi pensare di essere morta o stata rapita dagli alieni XD  Mi scuso enormemente per la mia grandissima mancanza di rispetto nei confronti di chi aspettava un aggiornamento, ma sono davvero stata molto impegnata con la scuola e tutto il resto…. Spero con tutto il cuore di non aver perso le/i mie/miei lettrici/lettori, e ringrazio tutti colo che leggono e recensiscono la mia storia sconnessa. A presto-lo giuro :) -
 

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