Ai

di Hey J
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La solitudine ***
Capitolo 2: *** Incontri - scontri ***
Capitolo 3: *** Ai & Hope ***
Capitolo 4: *** Ricordi ***
Capitolo 5: *** Pensieri e cambiamenti ***
Capitolo 6: *** Tempo di ritorni ***
Capitolo 7: *** Vivere ***
Capitolo 8: *** Guarigione ***
Capitolo 9: *** Ricordati che ***



Capitolo 1
*** La solitudine ***


Ciauz! Questa è la mia primissima FF spero che vi piaccia (anche se non ci conto troppo!) Spero che la leggeranno i miei miti hankochan, la mitica Tiger Eyes e Moira ma anche tutti gli altri!
Nota legale: Ranma&Co. non sono una mia creazione ma sono personaggi usciti dalla geniale mente della divina Rumiko Takahashi. Buona lettura!!!!

Piccola legenda: “ ”=parla * *=pensa



Capitolo 1: La solitudine

Freddo mattino di una grigia giornata. Il vento gelido del nord spirava sulla tranquilla città di Nerima. La stazione era gremita di pendolari spossati ed allegri studenti che cominciavano una nuova giornata di lavoro o studio stressante. In realtà non tutti gli studenti erano allegri: una ragazza in particolare stava seduta sola su un vagone del treno Nerima-Tokyo con gli occhi persi fuori dal finestrino e sulle orecchie le cuffie di un walkman che ripeteva sempre la stessa canzone: "La solitudine". Già, proprio la canzone giusta per lei. Questa ragazza dai lunghi capelli nero-blu legati a coda di cavallo e dagli occhi castani striati d’ambra è la protagonista della storia che sto per raccontarvi.
Il suo nome era Akane Tendo, ed era la più piccola delle tre sorelle Tendo, orfana di madre e con alle spalle un’adolescenza a dir poco movimentata.
*Quanto mi manchi Ranma.. Sono passati già quattro anni da quando sei partito e mi manchi, mi manchi tantissimo. Ogni giorno torno dall’università sperando di sentire il soffice suono di un flauto, del tuo flauto, e la dolce melodia da te composta. Tutto è cominciato quando…*

Un ragazzo dai lunghi capelli corvini chiusi in un buffo codino e dagli occhi color del mare stava seduto sulla riva di un laghetto assieme ad una bella signora dallo sguardo dolce, intento ad imparare a suonare il flauto traverso.
“No Ranma, il medio sinistro va sul foro avanti, mentre l’indice destro va su quello dietro…sì così…no, hai sbagliato di nuovo…” Disse la donna, che però fu interrotta dal ragazzo che piagnucolò:
“Ah! Non ce la farò mai, mamma! È meglio lasciar perdere…” Ma stavolta fu interrotto lui dalla madre, che sfoderò la sua fedele katana dicendo:
“Un vero uomo non parlerebbe mai così! Un vero uomo non si arrende alle prime difficoltà! Tu non sei un vero uomo, Ranma? Se non lo sei, allora dovremo fare harakiri!”
“Sì, hai ragione tu, mamma!” Si affrettò a rispondere con un enorme gocciolone dietro la testa…

*Già, eri proprio un disastro! Però dopo qualche settimana…*

“Signore e signori, ecco a voi il grande ed inimitabile suonatore di flauto traverso…” Disse la signora Saotome con fare scherzoso, spalancando la porta di carta di riso della stanza in cui tutta la famiglia Tendo e suo marito erano riuniti; i presenti si girarono di scatto verso la porta.
“…Ranma Saotome! Che ci suonerà un'aria di Wolfgang Amadeus Mozart!” Concluse la donna, spostandosi e lasciando il posto ad un imbarazzatissimo Ranma che rimase impalato davanti a tutti per due minuti buoni prima di decidersi a suonare.
All’inizio era impacciato e non riusciva a suonare bene, ma poi si lasciò trascinare dalla musica chiudendo gli occhi e passando velocemente le dita lungo il flauto con movimenti armoniosi. Il concerto fu un successo e tutti chiesero il bis che il nostro suonatore in erba concesse con un enorme sorriso.

*E da quel giorno, ogni volta che avevi un momento libero, ti rintanavi in camera tua trafficando con spartiti, penne e il tuo fido flauto. Ogni tanto restavo in silenzio per ascoltare qualche accenno di una melodia a me sconosciuta che proveniva sicuramente dalla tua geniale mente, e quanto mi divertivo a sbirciare dalla porta quando uscivi dalla tua stanza furente perché avevi stretto la penna troppo forte in un momento di crisi e l’avevi fatta scoppiare finendo ricoperto dalla testa ai piedi di inchiostro!
Così passarono alcuni mesi finché una sera…*

“Akane!” Gridò Ranma, bussando alla porta della sua fidanzata. “Posso entrare?”
“Entra pure.” Rispose l’altra da dentro la stanza; Ranma deglutì e, timoroso, fece il suo ingresso.
“Ciao Ranma. Ti serve qualcosa?” Chiese Akane girandosi dalla scrivania e guardando negli occhi il ragazzo che divenne più rosso della sua casacca cinese.
“Ehm… io…vorrei…sempre se ti va…farti…” Cominciò Ranma, un po' intimidito. Ma fu interrotto prontamente da Akane, che lo tolse dall’imbarazzo.
“Vorresti farmi sentire la melodia che stai componendo da circa tre mesi?”
“Ehm… sì.” Confermò lui, arrossendo ancora di più.
Restarono dieci minuti buoni a fissarsi negli occhi, poi finalmente Akane si risvegliò da quella specie d’imbarazzante trance e si decise a dire: “Beh, ti decidi a suonare questa benedetta melodia, sì o no?”
A quanto pare, la parola suonare fece rinsavire anche la mente del fidanzato che prese subito a suonare.
Le prime note erano cupe e il motivo era triste, poi pian piano che proseguiva le note si facevano più acute e il motivo più allegro, quasi a significare una rinascita. Le dita di Ranma scorrevano veloci e agili lungo il flauto, la bocca era poggiata dolcemente sull’imboccatura e pareva quasi che le stesse dando un bacio, gli occhi erano chiusi come la prima volta che si era esibito come per assaporare meglio le note del suo flauto, l’espressione era serena e persa come in un bellissimo sogno; Akane rimase estasiata nell'osservare ogni singolo muscolo del suo corpo muoversi armonicamente con la musica.
Purtroppo, come i sogni muoiono all’alba anche la musica finì e l’incanto si spezzò, ma comunque quella dolce atmosfera inebriava ancora i sensi dei due giovani che si avvicinavano pericolosamente, le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza.. Stavano addirittura per tagliare quella piccola distanza, quando due voci a loro familiari li fecero cascare dalle nuvole.
“Ranma! Akane! Venite di sotto! Io e il signor Saotome dobbiamo parlarvi!”
I ragazzi spiccarono un balzo per allontanarsi l’uno dall’altra, ma purtroppo lui saltò troppo in alto, e andò a schiantarsi contro il soffitto per poi ricadere a terra facendo tremare il pavimento. Akane si era affacciata su Ranma steso a terra e disse con un'espressione divertita: “Questo succede solo ai baka come te!” Fece uno di quei sorrisi che lo facevano sciogliere come neve al sole, e gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi, che però rifiutò facendo un altro balzo.
I due scesero nella sala da pranzo dove Soun Tendo, un uomo baffuto dai lunghi capelli neri con la lacrima facile, e Genma Saotome, un buffo uomo che nascondeva la sua calvizie sotto un fazzoletto (e che quando voleva fuggire da qualcosa si trasformava in un grosso panda), stavano seduti con un'espressione tra il serio e il tragico che strappò un sorriso ai due fidanzati.
Iniziò a parlare Soun: “Ranma, Akane, dobbiamo parlarvi! Ed è una cosa molto seria!... Continua tu, amico Saotome.” “Sì amico Tendo.” Rispose l’altro.
“Dato che voi due non vi decidete a sposarvi io e Soun abbiamo deciso una cosa. Continua tu, amico Tendo.” “Sì amico Saotome. Abbiamo deciso che… insomma, continua tu, amico Saotome!” “No tu!” “No, tu!” “INSOMMA, UNO DI VOI DUE VUOLE DECIDERSI A PARLARCI UNA BUONA VOLTA?” Sbottò infine Ranma.
“E va bene, figliolo. Abbiamo deciso che tu ed io partiremo per un lungo viaggio di addestramento. Adesso non puoi tirarti indietro amico Tendo, Akane è figlia tua.”
“Sì. Akane, durante il loro viaggio tu dovrai riflettere, e.. prendere una decisione quando faranno ritorno!” Disse Soun, tirando fuori il solito microfono. Ma non riuscì a proseguire a causa delle lacrime, così Genma glielo strappò dalle mani.
“Se Akane deciderà di sposare Ranma, allora si celebrerà immediatamente il matrimonio! Se invece Akane fosse contraria, io e mio figlio dovremo lasciare per sempre casa Tendo e non potrete rivedervi mai più!” Gridò Genma con fare teatrale e con i lucciconi agli occhi, facendo apparire dei grossi goccioloni dietro le teste dei due ragazzi. Però, i due tornarono subito seri e Ranma chiese: “Quando partiamo?” Ed il padre rispose: “Domani mattina all’alba”.
I due giovani si alzarono e si avviarono silenziosi verso le rispettive stanze; Ranma stava per aprire la porta della sua, quando Akane lo chiamò.
“Ranma” Si voltò verso la ragazza. “Potresti farmi riascoltare la tua composizione?” Lui sorrise e rispose. “Certo”.
I due fidanzati si chiusero dentro la stanza di Akane e Ranma le fece ascoltare la sua melodia, ma ogni volta che il ragazzo finiva, lei gli chiedeva di risuonare ancora una volta. Finché, dopo l’ennesimo bis, Ranma disse: “Tra poco il flauto mi si consuma! Che ne dici se ti faccio una promessa?” “Quale promessa?” Chiese l’altra.
“Quando tornerò dal mio viaggio, per farti capire che sono a casa suonerò questa melodia e se no ci sarai la suonerò in continuazione fino al tuo ritorno. Che ne dici?” Propose il ragazzo.
“Sì, ma ad una condizione! Le dovrai trovare un nome!” Il ragazzo annuì, così dissero all’unisono, stringendosi la mano: “Affare fatto!”.
Ranma stava per uscire quando si fermò e si rigirò verso Akane, dicendo: “Secondo te mi mancherà la tua brutta faccia? Eh, maschiaccio violento?” Akane, per tutta risposta, gli tirò la lampada dietro, gridando: “RANMA, SEI UN IDIOTA!”
”Sì, credo proprio di sì..” mormorò Ranma, afferrando la lampada a pochi centimetri dalla sua faccia; sorridendo, la restituì alla sua legittima proprietaria e se ne andò lasciando Akane sola.

*E' proprio per questo che tutti i giorni torno da scuola sperando di sentire il suono di un flauto. Se quel giorno avessi detto a mio padre “Ho già scelto! Voglio sposare Ranma, voglio che stia accanto a me per sempre!”... adesso tu saresti ancora qui accanto a me. Ora mi pento di non aver detto ciò che pensavo. Non mi sarei dovuta bloccare solo perché ero troppo orgogliosa, anzi, l’avrei dovuto gridare…*
I pensieri di Akane furono interrotti dalla voce degli altoparlanti della stazione di Tokyo: il treno si era fermato. Era ora di lasciare i suoi pensieri da parte e cominciare davvero una nuova e monotona giornata di università.



Un ragazzo dalla lunga treccia corvina e dai profondi occhi blu tempesta con delle pagliuzze argentee stava percorrendo un sentierino sterrato di montagna, con alle calcagna un uomo sulla cinquantina con un buffo fazzoletto sulla testa grondante di sudore che lo chiamava disperato.
“Ranma! Dai, fermiamoci un attimino!” L’altro rispose ironico: “Non eri tu quello che diceva che questo è un viaggio di addestramento?” “Sì, ma siamo affaticati entrambi, e poi sono quattro anni che siamo in viaggio…” Piagnucolò l’uomo.
“E va bene” disse remissivo Ranma. “Tanto comunque ci saremmo dovuti fermare lo stesso, dobbiamo accamparci per la notte. Si è fatto buio ormai!”
Purtroppo parlò al vento perché al posto di suo padre c’era un enorme panda intento a giocare con una grossa palla.
*Dopotutto sono contento che ci siamo fermati, così posso pensare a questi ultimi quattro anni, agli estenuanti allenamenti, ai nuovi nemici sconfitti ed ai nuovi amici incontrati… sì, soprattutto dell’incontro con Ai. Che straordinaria ragazzina!… Ma è tardi, ci penserò domani.*




Chi sarà mai questa ragazzina di nome Ai? E perché è così straordinaria? Lo scoprirete nel prossimo cappy! Spero di avervi incuriosito quindi commentate, please! Fatelo per una piccola scrittrice in erba e soprattutto correggete i miei strafalcioni grammaticali! Ciauz !


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Capitolo 2
*** Incontri - scontri ***


Rieccomi qui! Oggi voglio fare una dedica a due persone che senza di loro non sarei mai riuscita a postare qui su efp Stray cat Eyes e la mia sensei Hankochan! Vi viglio un mondo di bene! ;D Ed ora vi lascio al secondo cappy!



Capitolo 2: Incontri - scontri

Un raggio di sole si posò dolce sul bellissimo viso di Ranma destandolo dal sonno profondo in cui era caduto la sera prima; il ragazzo si alzò e stiracchiandosi disse: “Yhaaaaaaw! Ah, che bella dormita! Ieri sera mi era sembrato di vedere una pozza d’acqua termale, ed ho proprio voglia di farmi un bel bagno caldo, così potrò riflettere in pace!”
Concluso questo assurdo monologo, si diresse in cerca della pozza, che trovò facilmente: era situata nella parte più folta del bosco vicino al suo accampamento; la fonte in questione eracircondata da piante selvatiche e fiori variopinti che, uniti al silenzio innaturale che aleggiava su di essa, creavano insieme un’atmosfera di calma e tranquillità quasi irreale, perfetta per le riflessioni di Ranma.
“Perfetta!” esclamò infatti, sorridendo.
Il ragazzo tornò alla tenda, prese il suo zaino e tornò allo specchio d'acqua, si spogliò; prese una foto dallo zaino e nel momento in cui si immerse nella pozza d’acqua calda fu come avvolto da un incantesimo, e tutti i suoi ricordi affiorarono nella sua mente...
*Mi sembra solo ieri che ti ho incontrato, piccola Ai, eppure sono passati tre lunghi anni e devo dire anche felici...
Ero partito già da un anno da Nerima, ed avevo lasciato mio padre alla casa di mia madre con la scusa che lui era troppo vecchio per venire con me. Fortunatamente non gli avevo detto che ero diretto alle sorgenti di Jusen, altrimenti l’avrei avuto tra i piedi per tutto il viaggio e non avrei incontrato il mio piccolo angelo...
Mi ero perso nel folto di una foresta di chissà quale città o paese quando sentii delle grida; seguendo il suono delle voci, corsi subito a vedere cosa stava succedendo e trovai una ragazzina vestita da odalisca che stava danzando con almeno una ventina di uomini, o così almeno credetti... finché non mi accorsi che in realtà quegli uomini non danzavano, ma attaccavano, e la ragazza non faceva una sensualissima danza del ventre, ma si stava difendendo! O, più che altro, stava tenendo testa a quei brutti ceffi, anche se a dir la verità era facile trarsi in inganno grazie ai movimenti morbidi ed armoniosi della ragazza. Stavo per intervenire, quando mi accorsi di un particolare: “Sta tracciando... una spirale!”
Nello stesso istante in cui gridai questo, la ragazza sferzò il cielo con un montante, inferto con un moto rotatorio che scatenò un violento tornado e così travolgendo i briganti, che furono scagliati in alto per poi ricadere a terra con un forte tonfo. Li aveva messi al tappeto.
La ragazzina si accorse della mia presenza e stranamente non si mise in posizione di difesa, anzi sorridendo mi venne in contro.
Rimasi stupefatto ed estasiato al tempo stesso, pensavo fosse una componente delle donne di polso, come Shan-pu e Obaba, perché solo loro conoscevano il segreto del colpo del "Drago volante che sale al cielo", ma mi sbagliavo di grosso! Quella ragazzina, avrà potuto avere quattordici anni, era la persona più lontana dalle donne di polso e sicuramente anche alle donne cinesi: carnagione bronzea, occhi grandi e scurissimi contornati da lunghe ciglia da bambola, una cascata di capelli castano scuro dai riflessi miele ed ambra di media lunghezza che le ricadevano abboccolati sulle spalle magre e perfette, labbra dolci e rosee come le gote, zigomi alti, statura alta, gambe da fenicottero, curve prorompenti, ma la cosa certamente più bella era il suo sorriso ampio e dolce, i denti bianchissimi risaltavano molto sulla carnagione scura; anche gli abiti suggerivano che non fosse cinese né giapponese: pantaloni a vita bassa verdi gonfi con delle strisce di tulle verde chiaro che partivano dalla cintola fino ad arrivare alle caviglie, camicia ugualmente verde, formata dal corpetto in varie sfumature di verde a ricami floreali fatti con perline di giada e da maniche fatti di tulle verde menta con i polsini a cilindro ricamati come il corpetto, una stola legata sui fianchi verde menta striato d’azzurro con dei pendagli rotondi applicati dì sul bordo inferiore, come tocco finale sei braccialetti della fortuna brasiliani con gli sfilacci finali di differenti colori, orecchini a goccia fatti di giada e una catenina d’oro con un ciondolo a forma di sole.
Eri proprio bella come il sole, piccola Ai... e non so nemmeno se sei ancora viva...* Una lacrima scese sul viso di Ranma. *Però so una cosa: il tuo nome era proprio adatto a te, significava...*


“Amore, è questo ciò che mi manca, Aya.” Disse Akane, uscendo dall’aula 2 dell’università di Tokyo (facoltà di Lingue straniere) assieme alla sua nuova migliore amica che rispose: “Allora perché ti ostini a rifiutare ogni singolo ragazzo che ti si avvicina? Il povero Yamato l’hai trattato così male che non è venuto per una settimana! Cosa ti è successo di così terribile per cui non dici mai di sì ad un ragazzo?” “Aya, sono fidanzata!” esclamò Akane. “Si, ma per volontà dei vostri genitori!” replicò l’altra. Le due, mentre parlavano, camminavano ed ora si trovavano nel mezzo del cortile dell’università. Akane fece un gesto spazientito come per dire ‘Lo sai benissimo che Ranma mi piaceva da morire!’.
Aya comprese e sorridendo disse: “Pensi ancora a lui, non è vero?” Akane divenne di una tonalità molto simile al fucsia. “Ma cosa stai dicendo?! Quel brutto maniaco pervertito, insensibile di Ranma?!” Incespicò. Aya rise divertita. “Credo di aver fatto centro!” “Aya!... E va bene... forse mi manca un pochino... ma forse, eh!” “D'accordo, lasciamo stare, anzi corriamo altrimenti perdiamo il treno!” Disse l'amica togliendo, dall’imbarazzo Akane. Le due risero guardandosi come due ubriache, poi si misero subito a correre.


“Il tramonto di Nerima, quanto mi è mancato! Sono dieci anni che non ci torno, ed è del tutto diverso da quello di Los Angeles.” Mormorò un ragazzo biondo dagli occhi verde smeraldo, che teneva tra le braccia una ragazza priva di sensi dai lunghi boccoli castano scuro. Guardava da una collina il tramonto della sua città natale.
“Tieni duro Hope, presto saremo dal dottor Tofu e lui scoprirà cos’hai e ti curerà... ma ti prego, tieni duro!” Detto questo cominciò a correre all’impazzata, sorpassando i cittadini attoniti che si fermavano a fissarlo. Aveva cominciato a piovere, ma continuò la sua matta corsa; l’unica cosa di cui si preoccupò fu di coprire la ragazza e di correre, nient’altro, non guardava nemmeno la strada. Ed infatti andò a finire contro due ragazze, travolgendole e facendole cadere a terra. Solo allora si arrestò per scusarsi.

Akane ed Aya stavano tranquillamente camminando sotto la pioggia scrosciante per andare a casa Tendo, quando un pazzo con una ragazza tra le braccia le travolse, facendo cadere Aya sul fondoschiena, mentre Akane si salvò grazie ad un balzo felino.
“Ma che, sei scemo? Quasi finivo nel fiume!” Gridò al ragazzo. Lui si girò, ed aveva un’espressione tra il mortificato e il preoccupato che trasformò l’ira della giovane in tenerezza.
“Scusatemi, ma devo correre dal dottor Tofu, la mia amica sta male!” Disse, guardando la ragazza tra le sue braccia. “Hai detto il dottor Tofu? Ma io lo conosco! Vieni, ti ci porto subito! Aya, dobbiamo correre!” Concluse Akane, prendendo con la forza l’amica ed iniziando a correre col ragazzo accanto.

“Eccoci!” Annunciò, col fiatone, indicando un enorme edificio bianco. Entrarono di corsa chiamando il dottore, o meglio gridando il suo nome, il quale (fortunatamente per i timpani dei suoi pazienti) accorse subito prendendo con delicatezza la ragazza dalle braccia dell’altro. I tre furono lasciati nella sala d’attesa, mentre il dottore visitava la nuova paziente.
“Allora, come ti chiami?” chiese Aya. “Joe... Joe Speller.” Rispose lui. “E la ragazza?” chiese poi Akane. “Hope Ridler, anche se il nome completo è Hope Liberthy Faith Ridler.” “Siete americani?” “ Io solo d’origine, ma sono nato qui a Nerima. Hope invece è italo-indiana, ma il nonno paterno era cherokee.” Soltanto un momento dopo Akane si accorse dell’invadenza e arrossì, cosa che fece sorridere Joe.
“Adesso che hai finito il terzo grado posso sapere io il tuo nome?” “Akane Tendo.” “Hai detto proprio Akane Tendo? Sei la figlia di Soun Tendo?” “Si, ma come fai a saperlo?” “Oh, è una lunga storia...”




Come fa Joe a conoscere Akane? Chi è Hope Ridler ? Ranma cosa prova per Ai? Perché Ranma dice che non sa se è ancora viva ? cosa è successo?Lo scoprirete ne prossimo cappy di questa fanfics!





Stray: Grazie mille per il tuo aiuto perchè mi aiuti con la pubblicazione di questa fics!! Grazie tessora!
Gil: Grazie 1000 per aver commentato la mia schifezza!e grazie per il tuo consiglio! Ma per questo cappy continuerò a fare di testa mia! (sono testona!)
Tiger eyes: Come no ho letto la tua fics! L'ho letta su Manganet sotto le mentite spoglie di Ai (e a dir la verità è stata la prima fics che ho letto in assoluto!) Ti ringrazio Tiger per il tuo commento è stato molto educativo! Non ti preoccupare se sei troppo dura! Anzi! La verità è questa e così va detta! Per Ranma e Nodoka occ capirai solo alla fine!

Vostra Hey J

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Capitolo 3
*** Ai & Hope ***


Rieccomi qua! Sono tornata con un nuovo cappy della mia fantastica FF! (ora non esageriamo! Ndtutti) Spero che anche questo cappy vi piaccia! Ah devo fare una dedica!
“Gli amici sono quelli che vengono quando il resto del mondo se ne va” (Alban Goodier) questo cappy lo voglio dedicare alla mia amica Lucrezia R. perché sta passando un momento difficile (anche se in realtà la sua vita è sempre stata un po’ complicata), spero che lo passi presto kuky! Finito questo straziante momento(si fa per dire!) passiamo alla fics!





Capitolo 3: Ai & Hope

Le prime luci dell’alba filtravano attraverso le tendine bianche di un ambulatorio; Hope dormiva pacifica nel suo letto con i boccoli castani sparsi sul cuscino come un’aureola d’inchiostro. Sulla sedia accanto al letto sedeva un ragazzo biondo che, con la testa fra le mani, fissava con i suoi occhi verde smeraldo la giovane dormiente con aria triste: non si poteva avere la leucemia a soli diciotto anni, era un’ingiustizia contro la vita!
Già, perché Hope era la vitalità fatta persona...


“Adesso che hai finito il terzo grado posso sapere io il tuo nome?” “Akane Tendo.” “Hai detto proprio Akane Tendo? Sei la figlia di Soun Tendo?” “Si, ma come fai a saperlo tu?” “E' una lunga storia...”. Furono interrotti dall’entrata del dottor Tofu, dal cui viso preoccupato si capiva che qualcosa non andava.
“La situazione potrebbe essere grave. Per ora ho riscontrato solo un’anemia di medio stadio, febbre persistente e sanguinamento delle gengive. Finora tutto ok, ma purtroppo questi sono anche i sintomi della leucemia. Per il momento possiamo solo attendere i risultati del prelievo di sangue. Spero proprio di sbagliarmi...” terminò il dottore, con aria triste.
Joe si accasciò su una delle poltrone della sala d’attesa, come schiacciato da un enorme peso: il suo cuore era diventato pesante come un macigno, i suoi occhi si riempirono di lacrime che tentava in tutti i modi trattenere, ma anche quelle erano diventate pesanti.. tutto quel peso lo avrebbe portato nel fondo dell’oblio, finché non vide una...


“... Luce, finalmente luce!” disse una voce alle spalle di Joe, che lo fece tornare alla realtà. Era Hope che si era svegliata ed aveva aperto completamente le tendine; ora sorrideva radiosa, illuminata dai raggi di sole che carezzavano dolcemente la sua pelle scura, ancora ignara del suo triste destino.
Il dottor Tofu, infatti, poche ore prima era tornato per confermare la sua iniziale diagnosi: leucemia acuta linfatica. Tre parole, un dramma per le orecchie di Joe. Ed ora, vedendo Hope così serena, gli faceva ancora più male ed i suoi occhi si riempirono presto di lacrime. Non riusciva più a vederla senza piangere, era troppo importante per lui.
Ma dopotutto il suo nome, Hope, significava proprio speranza e forse sua madre sapeva che sarebbe successo e ne avrebbe avuto molto bisogno.

Intanto, in sala d’attesa, Akane ed Aya parlavano del più e del meno.
“Aya, dimmi la verità: ti piace quel ragazzo, eh?” Disse Akane con aria furba.
“Forse. Devo dire che è un tipo interessante, ma credo che non avrei chance.” Rispose distrattamente Aya, passandosi la mano tra i suoi riccioli rossi. “Perché?” Chiese Akane, perplessa, grattandosi la testa.
“Ma non vedi come si preoccupa per quella ragazza?! L’ama sicuramente!... E non l’hai visto quando il dottor Tofu gli ha annunciato che Hope era malata di leucemia? Sembrava che il mondo gli fosse crollato addosso!” Rispose, con tristezza. Akane comprese, così guardando dritto negli occhi azzurro cielo dell’amica disse: “Credo che ti piaccia veramente Joe, non è vero?” “Già” rispose lei, abbassando lo sguardo. Akane sapeva che l’unico modo per capire se la sua amica diceva la verità era guardarla negli occhi, perché gli occhi di Aya erano veramente lo specchio della sua anima: erano empatici, e a seconda dell’umore cambiavano colore. Quando era felice erano azzurro chiaro, quando era preoccupata diventavano blu scuro, mentre quando era triste diventavano verde scuro. Akane li invidiava molto, ma in un certo senso non le sarebbe piaciuto avere i propri sentimenti così esposti agli altri.
Ma quello non era il momento di pensare a se stessa.
“Su, non essere triste, ci sono miliardi di ragazzi sull’intero globo terrestre, senza contare gli extraterrestri!” Dichiarò infine, ridacchiando, cosa che fece tornare il sorriso e la solita vitalità ad Aya.
“Hai proprio ragione, Akane! Ci sono così tante persone nell’intero sistema solare! Certo, non che io sia proprio entusiasta di stare assieme ad un marziano, ma sempre meglio di niente!” disse, ridendo insieme all'amica.
“Ti prego, Joe, fammele conoscere! Ti prometto che farò la brava!” Si sentì gridare dalla stanza accanto. Evidentemente qualcuno si era svegliato...
“Non fare la bambina, Hope! Non le conosci nemmeno e in ogni caso prima devo dirti un cosa import...” Ma Joe non fece in tempo a finire che Hope era già uscita dalla stanza, scalza ed in una buffa camicia da notte con dei coniglietti molto kawaii. La ragazza andò incontro ad Aya ed Akane, che osservavano la scena scioccate, e porse la mano destra ad Akane che la strinse in modo incerto.
“Ciao! Io sono Hope, piacere! Tu invece sei...?” “Akane Tendo.” “Cosaaaaaaaaaaaaaaa? Sei Akane Tendo? Ma che piacere conoscerti! Ranma mi ha parlato tanto di te...” Disse, stringendole di più la mano.
“Cos’hai detto? Ranma? Tu conosci Ranma?” “Sì, ci siamo incontrati durante il suo viaggio di allenamento. Io stavo combattendo contro gli scagnozzi di mio cugino di secondo grado Abir, sultano di una città araba e mio promesso sposo... Insomma, dopo aver sconfitto quei tonti mi sono accorta della presenza di Ranma, mi sono avvicinata e il mio stomaco ha cominciato a brontolare così gli ho chiesto se aveva qualcosa da mangiare ed abbiamo cominciato a parlare. Gli ho raccontato la mia storia, e lui ha cominciato a farmi il terzo grado su come conoscevo Hiryü Shöten Ha...” “Come fai a conoscerla?” La interruppe Aya.
Hope rispose sempre sorridendo. “Bene, lo racconterò anche a voi. Vedete, io, come vi ho già detto, sono stata promessa a mio cugino Abir, però l’ho sempre odiato: è un mostro di bruttezza, ma cosa più importante io amo un altro, quindi sono scappata, cinque anni fa, mentre eravamo in viaggio per andare a casa sua. Sono fuggita in Cina, e sono finita nel clan delle donne di polso, che mi hanno insegnato molte delle loro tecniche, e mi hanno assegnato un nuovo nome, Ai Shiki. Tre anni fa, però, gli uomini di Abir sono arrivati pure in Cina, così sono scappata in Giappone... e il resto ve l’ho già raccontato.”
“Hope, devo dirti una cosa molto importante...” Disse Joe sopraggiungendo, ma fu nuovamente interrotto. “Joe, so già di essere malata di leucemia!” Akane, Aya e Joe rimasero sotto shock non solo perché sapeva già della sua malattia, ma soprattutto perché era così calma, tranquilla... allegra! Joe fu il primo a riprendesi: la conosceva abbastanza da sapere che nulla sarebbe riuscito a spegnere il sorriso dalle sue labbra. Come aveva fatto a dubitare di lei? Si conoscevano da sempre, ma quando Ranma in lacrime, in mezzo alla tempesta, che teneva fra le sue braccia Hope (o meglio Ai) priva di sensi era rimasto scioccato e quando l'aveva avuta fra le braccia, aveva perso ogni briciolo di speranza sentendo il suo corpo freddo.
“CORRI! CERCA UN DOTTORE! IO MI OCCUPO DI LORO!” gli aveva gridato Ranma, indicando gli scagnozzi, così Joe aveva cominciato a correre, e correre, e correre ancora.





Cooooooooosa?Ai e Hope sono la stessa persona? Poi tra lei e Joe c’è veramente del tenero oppure lei è innamorata di Ranma? A proposito dov’è andata a finire tutta la famiglia Tendo? E tutti gli altri strambi personaggi che Ranma aveva portato con se ? Lo scoprirete con me se seguirete ancora questa FF!

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Capitolo 4
*** Ricordi ***


Ciauz! Ecco un mio nuovissimo cappy!Che stavolta lo dedico a….(momento di suspense) Mary J Blige! (caduta rovinosa dei lettori stile anime) vi starete certamente chiedendo il perché ( certo chi sano di mente non lo farebbe? Ndl)bhe la risposta è semplicissima: mentre scrivo i miei cappy ascolto l’mp3 e la canzone che metto ripetutamente quando devo scrivere i momenti salienti è one di mary j blige feat.U2! quindi un ringraziamento va sicuramente a lei… Ehi! Ma dove mi state portando! (io trascinata da due in camice bianco con la camicia di forza) (al manicomio, no! Ndl) si, ma i manicomi sono stati chiusi! (lo sappiamo, ma ce n’è uno segreto per gli autori di FF pazzi come te ed ora andiamo ndl) aiutooooooooo! -_^ intanto che vado in manicomio fate buona lettura ciauz! Non spingete…!




Capitolo 4: Ricordi

Una ragazza guardava, dal balcone di un alto palazzo, il paesaggio sottostante. Il vento le sferzava il viso facendo muovere i ciuffi ribelli, che erano sfuggiti dalla rigida acconciatura, ed i vestiti, in stile arabo di colore rosso acceso; guardava la pioggia cadere sulla pelle scura, e mischiarsi alle lacrime cocenti... cocenti di rabbia, non tanto perché era costretta a sposare quel viscido di suo cugino -sarebbe scappata, per quello- ma perché era malata. Leucemia linfatica, non c’era stato bisogno di un oncologo, l’aveva capito da sola: milza e linfonodi ingrossati, anemia e continue febbri. Joseph non avrebbe mai accettato di vederla malata, legata a tanti tubicini, senza più voglia di vivere, e neanche lei lo avrebbe accettato.
Lei! Lei era la ribelle della casa, piena di vitalità, che non stava mai tranquilla, un’aquila che non poteva essere ingabbiata, un cavallo selvaggio che correva libero e indomato! Non poteva rinunciare all’unico tesoro che aveva, no, non poteva...
“Perché proprio a me?” gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
Poi recuperò il suo solito sorriso radioso. “No! Io non mollerò! Continuerò a vivere perché è necessario, perché lo voglio! Scapperò, scapperò da qui, perchè IO VOGLIO VIVERE!”

Io voglio vivere, voglio vivere... Quelle tre parole aleggiavano ancora nella mente di Hope, che nascondeva la tristezza dietro l’ombra di un sorriso.
Ma quel sorriso di notte spariva, come se si eclissasse con il tramonto del sole. I ricordi bruciavano vivi, mentre la fiamma della vita si spegneva lentamente, ma inesorabilmente, dentro di lei; ricordava i momenti felici che aveva passato con la sua famiglia, con la gemella Nadja, con Ranma... Già, proprio Ranma... Con lui aveva vissuto momenti felici durante quegli ultimi tre anni, con lui era cresciuta, con lui aveva superato il momento difficile dell’adolescenza ed ora avrebbe tanto voluto averlo lì, accanto a lei, per essere stretta fra le sue forti braccia, per dirgli che... l’aveva amato...
Era stato come il fratello che le era morto qualche mese prima che partisse per l’Arabia. Si era opposto con tutte le sue forze a quel matrimonio, e per questo era stato ucciso, e il suo omicidio era passato per un incidente.
Come la sera di tre anni prima, Hope stava fuori da un balcone, ma stavolta di un piccolo ambulatorio; guardava ancora una volta il cielo plumbeo, la pioggia cadere a capofitto sul suo viso ormai smagrito, ma con negli occhi ebano la stessa determinazione e voglia di vivere che non si era mai spenta. “Io voglio vivere! Voglio vivere! Voglio continuare a volare come un’aquila, voglio tornare a correre come un cavallo selvaggio!”
Guardò il cielo e vide le stelle nonostante la pioggia. Aveva capito.


Era una fresca mattina d’autunno quando Kasumi, come tutte le mattine presto, apriva la porta in carta di riso che volgeva sul cortile esterno per fare entrare aria pulita: era il suo modo di dire buongiorno al sole. Un raggio di sole si posò gentile sulla pelle di porcellana della ragazza, come per ricambiare il suo saluto mattutino, però, quella cara e mite creatura, gentile con tutti, aveva una piccola nube nel suo dolce cuoricino: era preoccupata per la sorellina più piccola che sarebbe dovuta tornare ben due giorni prima dall’università, e come ospite avrebbe portato con sé la sua migliore amica Aya.
Ospiti, di ospiti ne avevano avuti tanti da quando il sig. Saotome e Ranma erano arrivati a casa Tendo: Ukyo, Shan-pu, Mousse, Ryoga, Kuno, Kodachi, Sasuke, Obaba... Ora, però, erano tutti scomparsi, come l’arrivo di Ranma li aveva portati con sé, così erano andati via con la sua partenza: Ukyo era tornata al suo paese natale, Shan-pu, Mousse e Obaba in Cina, Ryoga era partito per uno dei suoi soliti viaggi, Kodachi era stata ricoverata in una clinica psichiatrica, e Kuno e Sasuke che l’avevano accompagnata erano stati ricoverati pure loro perché scambiati per pazzi.
Era stata una vita estenuante tra continue lotte e la casa perennemente distrutta, ma allora aveva tanti amici che ora le mancavano.
“Ciao Kasumi!” disse un uomo sorridente da dietro le sue spalle. “Oh ciao tesoro!” disse Kasumi, i cui occhi si illuminarono di gioia al solo vederlo.
“Come sta la mia moglie preferita stamattina?” chiese l’uomo carezzandole dolcemente il grembo e “Bene, come sempre...” rispose Kasumi radiosa, ma fu interrotta dal suono di un cellulare.
“Dottor Tofu, mi dica. Cosa?! Sto arrivando! Scusami tesoro, devo andare.” disse il dottore baciando sulla fronte Kasumi e correndo via.
“Ancora un’altra emergenza?” Chiese una ragazza dal baschetto bruno da dietro le spalle di Kasumi.
“Sì, Nabiki. Per caso hai notizie di Akane?” “Perchè non lo chiedi al dottorino?!” Kasumi fissò perplessa la sorella che sbuffando rispose “Non sai che Akane è all’ambulatorio di tuo marito? È lì per una paziente malata di... leucemia, credo.” Alla parola leucemia i grandi occhi nocciola delle due sorelle si rannuvolarono.
“Proprio come la mamma.” disse Kasumi in un soffio “Già.”rispose triste. Quel momento, però, fu interrotto dal suono del campanello. Kasumi andò ad aprire e si trovò davanti un enorme panda e un bel ragazzo dalla lunga treccia corvina e gli occhi blu notte trapuntati di pagliuzze argentee. Il giovane sorrise vedendola, e si accorse di due piccoli particolari: la fede al dito e la dolce curva della sua solita pancia piatta.
“Ciao Kasumi, come stai?” “Bene, Ranma-kun! Ti prego, entra!” Rispose la ragazza. “Dov’è Akane?” “All’ambulatorio di…” “Di tuo marito?” “Già.” “Come mai è lì, sta male?”
Sul volto di Ranma si dipinse un’espressione di preoccupazione che tentò invano di camuffare “No, è lì per una ragazza che ha incontrato, non so bene la storia.” “Ah! Ok, l’aspetterò qui.” Concluse Ranma, sedendosi vicino all’ingresso; sfoderando il suo amato flauto, cominciò a suonarlo, come aveva promesso ad Akane. Kasumi, intanto, era andata di nascosto a chiamare suo marito perché chiedesse ad Akane di tornare subito a casa...


DRIIIIN DRIIIIIIN DRIIIIIIIN. Il telefono suonò varie volte, così Akane, vedendo che nessuno andava, rispose.
“Pronto? Qui ambulatorio del dottor Tofu! Desidera?” “Akane!” “Kasumi! Che c’è? Hai problemi col bambino?” “No, volevo proprio te. Potresti venire a casa?” “Ma per...” Akane s’interruppe sentendo di sottofondo la dolce musica di un flauto. Lasciò cadere il telefono e cominciò a correre travolgendo infermiere e pazienti dell’ambulatorio, ma a lei non importava, aveva altri pensieri, altri ricordi.

“Tra poco il flauto mi si consuma! Che ne dici se ti faccio una promessa?” “Quale promessa?” “Quando tornerò dal mio viaggio, per farti capire che sono a casa suonerò questa melodia e se sarai fuori casa la suonerò in continuazione finché non sarai tornata. Che ne dici?” “Sì, ma ad una condizione! Le dovrai trovare un nome!” “Affare fatto!”

*Oh Ranma, sei tornato finalmente! Ti ho aspettato così tanto!* pensò Akane correndo per strada mentre grossi lacrimoni lucenti scendevano copiosi sulle gote rosee. Akane si arrestò davanti casa sua, ora sentiva la musica più nitida, non c’era dubbio: Ranma era tornato. La ragazza spalancò la porta e il suo cuore si fermò. Lui era davanti a lei che le sorrideva con ancora il flauto tra le mani. Akane cominciò a piangere ancora più forte, si vergognava di piangere proprio davanti a Ranma, si vergognava maledettamente, ma Ranma fece un gesto strano: spalancò le braccia verso di lei e disse sorridendo ancora di più“Bhe, non mi vieni a salutare?” Akane lo guardò per qualche istante, poi…




Eh eh eh! Credevate di sapere come andava a finire! Invece vi lascio in sospeso. Cosa farà Akane? Kasumi è sposata ed addirittura incinta!? Ne sono successe di cose! Ma ne succederanno molte altre, per scoprirle continuate a leggere la mia fanfiction! Ora l’angolo dei ringraziamenti! Dato che sono riuscita a scappare dal manicomio superblindato in cui i lettori mi avevano rinchiuso posso passare ai ringraziamenti che purtroppo dovrò fare lampo! Ringrazio le mie tre critiche personali: Stray cat Eyes, Gil e hankochan. Allora concludo sennò non posto mai però vi prometto che la prossima volta vi farò un ringraziamento lungo una pagina ed in più quando concluderò questa fics farò una cosa che spero vi piacerà ;) ! Ciauz ! Kisses!

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Capitolo 5
*** Pensieri e cambiamenti ***


Ciauz! Sono tornata (purtroppo ndl) con un nuovissimo cappy! E anche stavolta voglio fare una dedica (dott. Forrester, dott. Black, preparate la camicia di forza! Ndl) Non ti curar di loro ma guarda e passa, quindi continuiamo! Stavolta voglio dedicare questo cappy a… la mia amica Beatrice che mi ha ispirato il personaggio di Nadja. Thanks! (Stavolta ti salvi ma la prossima…ndl) Non mi preoccuperei è_é ( ehi ! ma dove ci stai portando?ndl) dove mi avete portato voi l’altra volta! (io con l’espressione da scienziato pazzo) Muhahaha! Ora che mi sono vendicata buona lettura :D (Aiutoooooooo!ndl)



Capitolo 5: Pensieri e cambiamenti

Akane spalancò la porta e il suo cuore si fermò: Ranma era davanti a lei che le sorrideva con ancora il flauto tra le mani. Cominciò a piangere ancora più forte; si vergognava di piangere proprio davanti a lui, si vergognava maledettamente, ma Ranma fece un gesto strano: spalancò le braccia verso di lei e disse, senza smettere di sorridere: “Beh, non vieni a salutarmi?”
Akane lo guardò per qualche istante, poi si buttò fra le braccia del ragazzo dai cerulei occhi che la strinse forte a sé come avesse paura di perderla nuovamente.
Dopo quell’impeto di coraggio i due si staccarono diventando rosso fuoco, facendo pendant con la casacca di Ranma.
“A-Akane...” “Sì, Ranma?” “Nulla, volevo solo dirti che sarei stato molto più contento se avessi continuato il mio viaggio...”disse infine il ragazzo riacquistando la solita arroganza.

*Bugiardo, Ranma, sei un bugiardo. Tu volevi, tu devi, dirle che l’ami, glielo devi, oltre a doverlo a te stesso!*

“RANMA, SEI UN IDIOTA!” gridò Akane, lanciandogli l’appendi abiti addosso e colpendolo in pieno viso. Rimase a bocca aperta: perché Ranma non aveva schivato l'oggetto come aveva sempre fatto? Era diventata più veloce lei? O più lento lui? Ma la risposta gliela diede il diretto interessato.
“Me lo sono proprio meritato.” E sorrise nuovamente.
Ranma era così cambiato, era più maturo, più dolce, sì più dolce era l’affermazione giusta. Forse era stato l’incontro con Hope?
All’improvviso due braccia forti avvolsero la vita di Akane. Ranma, naturalmente di un vivido porpora, in un raptus di coraggio, l'aveva stretta tra le sue braccia come in un caldo e protettivo manto.

*L’incontro con Ai deve avermi fatto male. Sono diventato romantico!*
*L’incontro con Hope deve avergli fatto bene. E' diventato più romantico!*

Akane alzò lo sguardo e nello stesso momento lo fece anche Ranma. I due si guardarono intensamente, lei persa in un cielo cobalto trapuntato di stelle, lui nel fuoco della vita che risplendeva negli occhi della ragazza. Si stavano avvicinando pericolosamente, quando Soun e Genma li chiamarono, facendoli sobbalzare.
Purtroppo Ranma spiccò un salto troppo alto e andò a finire contro il soffitto, per poi rischiantarsi a terra a faccia in giù. Akane si affacciò su di lui e disse sorridendo: “Ho un deja-vu. Mi sbaglio o questa scena è già successa?”
Ranma rispose sorridendo anche lui, rialzandosi. “In effetti, mi sembrava di avere già un altro bernoccolo. Andiamo?” Concluse, porgendole il braccio. Insieme entrarono nella stanza in cui erano i loro padri, chiudendo la porta dietro di sé.

Intanto all’ambulatorio del dott. Tofu si svolgeva un concerto improvvisato da Hope per i piccoli pazienti dell’ambulatorio: lei cantava, Joe l'accompagnava con la fisarmonica, Aya era alla chitarra e uno straniero con una bandana gialla era alla batteria.

(Consiglio di seguire il testo ascoltando la canzone “Me voy”, di Julieta Venegas, che potete trovare su e.mule.)

“Porque no supiste entender a mi corazón
lo que había en el,
porque no tuviste el valor
de ver quién soy.

Porque no escuchas lo que
está tan cerca de ti,
sólo el ruido de afuera
y yo, que estoy a un lado
desaparezco para ti

No voy a llorar y decir,
que no merezco esto porque,
es probable que lo merezco
pero no lo quiero, por eso...

Me voy, que lástima pero adiós
me despido de ti y
me voy, que lástima pero adiós
me despido de ti.

Porque sé, que me espera algo mejor
alguien que sepa darme amor,
de ese que endulza la sal
y hace que, salga el sol.

Yo que pensé, nunca me iría de ti,
que es amor del bueno, de toda la vida
pero hoy entendí, que no hay
suficiente para los dos.

No voy a llorar y decir,
que no merezco esto porque,
es probable que lo merezco
pero no lo quiero, por eso...

Me voy, que lástima pero adiós
me despido de ti y
me voy, que lástima pero adiós
me despido de ti.

Me voy, que lástima pero adiós
me despido de ti y
me voy, que lástima pero adiós
me despido de ti y me voy.

que lástima pero adiós
me despido de ti y
me voy, que lástima pero adiós
me despido de ti y me voy.”

I piccoli pazienti del reparto di pediatria battevano le piccole mani smagrite e sui i loro visini smunti era apparso un enorme sorriso che scaldò il cuore al gruppetto che concesse il bis chiesto dalle tante vocine contente. Così la band ricominciò a suonare ed Hope a cantare.

*Mia piccola, cara, Hope, sei così perfetta! Persino così malata ti dedichi agli altri!... E pensare che quando eri in Italia, a scuola, tutti ti tenevano alla larga perché non seguivi le mode, perché eri diversa. Dicevano anche che eri brutta, ma io questa bruttezza non l’ho vista mai, anzi ho sempre pensato che tu fossi bella come il sole, come il fuoco che riscaldava, e che riscalda ancora, il mio cuore.
Ti allontanavano perché eri diversa, eppure nella tua diversità eri perfetta, hai sempre aiutato le persone, persino quelle che ti facevano tornare a casa piena di lividi e grondante di sangue solo perché sei un quarto cherokee, un quarto indiana, un quarto araba ed infine un quarto italiana! Che bugiardo che sono! Inizialmente anch’io ero con quei farabutti che ti picchiavano, ma tu mi hai cambiato la vita! E per questo ti sarò sempre grato*

*Oh Joe! Quanto ti devo! Io sono così imperfetta, così brutta! Invece tu sei così perfetto! Bello, bello ed irraggiungibile. Quante volte avrei voluto dirti che ti voglio bene per tutto quello che mi hai dato, per tutto quello che non mi sono mai meritata. Dopotutto sono contenta, prima eri di mia sorella gemella, così uguali ma così diverse, ora sei mio, forse non come vorrei io, ma ora sei qui con me e non con Nadja a consolarla perché si è lasciata ingabbiare ed ora dovrà sposare Alì, un principe arabo molto carino. Certe volte la odio proprio! Lei che ha sempre avuto tutto: la cocca dei prof e dei genitori, vestiti firmati, amici, praticare lo sport che voleva nonostante fosse costoso, ma più importante di tutto ha sempre avuto te, Joe. Ed ora ha anche la vita davanti mentre io dovrò morire. Non è la morte in sé che mi fa paura, ma come devo morire: io voglio morire gloriosamente in battaglia, perché ho detto ad alta voce i miei pensieri, non arrendendomi ad una semplice malattia. Ora Nadja ha veramente tutto: lei ha anche la salute.*

La canzone finì e nuovamente ci furono molte ovazioni dai piccoli spettatori che chiedevano nuovamente il bis, ma la cantante, evidentemente stremata da quell’immane sforzo, svenne, ripresa prontamente dalle forti braccia di...
“Ranma!” gridò Joe “Già... sono tornato”.




Ciauz al prossimo cappy sigh!

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Capitolo 6
*** Tempo di ritorni ***


Ciauz!Rieccomi con un nuovo cappy! Purtroppo mi sono accorta di una cosa: ogni volta che posto un nuovo cappy diventa di 200 parole sempre più corto e mi dispiace : ( vuol dire che peggioro di volta in volta! Spero mi perdoniate!kisses! Buona lettura! (ps: in fondo alla pagina una piccola novità ;D)
Legenda: (*)= nota a fondo pagina
Capitolo 6: Tempo di ritorni
Un campo deserto. Il tramonto rosso all’insegna di una nuova battaglia. Il generale Kedhal scrutava l’orizzonte in cerca di qualche traccia della futura moglie del sultano, le iridi di differente colori, una azzurra e una ambrata, spettatrici di molti assassini ora dovevano cercare una stupida ragazzina.
Lui che aveva combattuto contro le armate di Alezhaemir, contro le truppe afgane e statunitensi, dopo tutto quello che aveva fatto per il sultanato. Era un affronto! Dopotutto, però, quella ragazzina era astuta ed aveva sconfitto un’intera truppa con un semplice pugno, evidente frutto dell’addestramento che le donne di polso le aveva inculcato. Forse sarebbe stato divertente giocare per un po’ a gatto e topo, ma lui era un generale e doveva fare una sola cosa: combattere!
Era stato predestinato sin da piccolo al combattimento col nome: Ares, come il dio della guerra. Anche il corpo era quello di un guerriero: spalle larghe, braccia e gambe muscolose all’inverosimile, tratti duri e ben delineati, lunghi capelli neri come la pece, un occhio azzurro spento acquoso e l’altro ambra tagliente, molte cicatrici lungo il corpo ed un’enorme squarcio sulla guancia destra. L’uomo sputò sull’arido terreno e pensò *Quando avremo trovato quella ragazza, Hope, io e i miei uomini potremo pure spassarcela un po’ con lei, poi la libereremo per farla vivere con la sua nuova identità, quel putrido di Abir non la merita. È davvero troppo bella per quel grasso viscidone…* “Già, faremo così” gridò l’uomo sbattendo il pugno sinistro sull’altra mano “Uomini, venite qui! Ho un piano…”
Cina, villaggio delle donne di polso. “Pronto? Ristorante il gatto!” disse una bellissima ragazza dai lunghi capelli lavanda e gli occhi ametista rispondendo al telefono “Shan-pu, sono io, Ichigo, ti devo dare una notizia bomba!”disse la persona dall’altro capo del telefono “Dimmi tutto” rispose Shan-pu che si stava corrodendo dalla curiosità “Bene, tieniti forte…Ranma è tornato a Nerima” si sentì un tonfo “Shan-pu ci sei?” “Si, ci sono ancora” disse la cinesina tremante che ora era seduta per terra accanto al telefono, le ginocchia non l’avevano più retta dall’emozione “E non è tutto mia cara!” aggiunse maliziosa Ichigo “Cosa intendi dire, parla!” “Che ho visto Ranma, con una nuova ragazzina, anche se più piccola, hai una nuova rivale” “ COOOOOOOSA!” “ Già e sembra pure che le sia molto attaccato!” “Grazie Ichigo per le tue preziose informazioni, ti manderò il solito bonifico, ok?” “ Certamente, ci vediamo”.
Shan-pu, si rialzò da terra, batté il pugno sull’altra mano e chiamò Obaba e Mousse e disse “Si parte” la vecchia perplessa chiese “E dove nipotina mia?” un ghigno malvagio si stampò sul suo incantevole volto “In Giappone”.
Piccolo paesino di montagna, un piccolo ristorante di okonomiyaki. Una ragazza dai lunghi capelli castani, lisci come la seta e gli occhi grandi e azzurri come l’acqua marina, era intenta a pulire il bancone del suo ristorante dopo l’assalto di una moltitudine di clienti affamati. Il telefono squillò e la ragazza andò a rispondere “ Pronto? Qui è il ristorante di okonomiyaki ‘Da Ukyo’” “Ukyo, sono Ryoga” “Ryoga, ma che sorpresa, come mai chiami? Dove sei, ti sei perso di nuovo?” “MA CHE DICI!” “ Scusa, era tanto per dire” “Comunque, sono a Nerima. Ti ricordi di quella promessa?” “Quale?” “Quella che se Ranma fosse tornato ti avrei avvisato…” il cuore di Ukyo cominciò a battere all’impazzata *Possibile che sia tornato?* “Ukyo, Ukyo! Ci sei ancora?” “Si, ci sono, continua” rispose la ragazza con voce tremante “Ti stavo dicendo che Ranma è tornato , l’ho incontrato in un ospedale credo, ero stato convinto, non so come, a partecipare ad un concerto e lì Ranma è apparso come magicamente, ed ha salvato una ragazzina, mi sembrava molto legato a lei così io gli ho detto:”…”
“Grazie Ryoga ora devo andare ciao!” e chiuse il telefono in faccia al povero ragazzo che rimase di stucco.
Periferia di Nagoya, ospedale psichiatrico. Tre dei suoi pazienti sono riusciti ad evadere e sono altamente pericolosi.
“Corri Sasuke, corri!” gridò un ragazzo dall’espressione ebete e corti riccioli castani “Ahahahahah!” si sentì una risata isterica “Sasuke perché ci siamo portati dietro quella pazza di mia sorella?” chiese il giovane ad un ninja basso e con i denti da topo “ Ma non l’ho liberata io signorino, ha solo minacciato di baciare gli infermieri, i dottori e gli addetti alla sicurezza” “Ah! Capisco! Credo che anche un morto piuttosto che baciare Kodachi preferisca andare all’inferno!”.
Arrivarono al cancello di filo spinato, lo scavalcarono e si misero a correre all’impazzata in mezzo agli alberi, sfido io erano matti da legare! Kuno estrasse da chissà dove due maxi poster della ragazza col codino e di Akane, li guardo e cominciò a farfugliare “Oh! Amori miei, sto arrivando, sto ritornando da voi! Chissà quanto avrete sofferto per la mia mancanza, ma vi ripagherò con un mio bacio!” SDEENG! Inevitabilmente Kuno andò a finire contro un albero, così impara a guardare dove cammina e non le foto delle ragazza!
Era una bella mattina di sole a Nerima, nulla faceva presagire l’incombenza della catastrofe che stava per avvenire.
Incrocio che portava al Tendo dojo. La strada che veniva da Nord era occupata da Shan-pu, Obaba e Mousse, la strada Est era occupata da Kuno, Kodachi e Sasuke, la strada Ovest era occupata da Ukyo, ed infine la Sud, che era quella che portava a casa Tendo, era occupata da Ryoga, che veniva proprio da là. I quattro gruppi si mandavano scariche elettriche con lo sguardo spaventando non poco gli abitanti di quella piccola città che per quattro anni erano riusciti a vivere in pace.
Scusate se anche questo cappy è cortissimo, ma volevo postare prima di partire per la Campania ( hanko sensei vengo da teeeeeeeeeeeee!) voglio comunque ringraziare Shinako (sei tornata da meeeeeeeeeeeee! Quanto sono felice!!!), orange ( grazie mille per i tuoi commenti9 e Hankochan sensei ( comincia a tremare sto venendo da te muahahahah!). Grazie mille sempre a voi tre e MarySaeba92 per i vostri commenti per la mia song-fiction grazie 10000 di nuovo, ma non mi merito nessuno dei vostri complimenti! Ciaoooooooo un bacio! (Per Hanko sensei) il vostro zuccherino scrittore!!
Che sbadata!!!! mi sono scordata della promessa fatta alla mia sensei (la mirica Hanko!) di scrivere una dedica in fondo ad ogni cappy per farmi perdonare ne scriverò tre!
"Ci sono solo quattro domande che contano nella vita.
Cos'è sacro?
Di cosa è fatto lo spirito?
Per cosa vale la pena vivere?
Per cosa vale la pena morire?
La risposta ad ognuna è la stessa: solo l'amore"
(don Juan de Marco-maestro d'amore)
J:"lei è andata nell'isola che non c'è... e tu puoi raggiungerla... ogni volta che vuoi..."
P:"e come?"
J:"ma credendoci Peter... CREDENDOCI"
(Neverland un sogno per la vita)
La vita è come un temporale estivo: prima c'è la tempesta, ma poi torna sempre il sole
(Ai_93)
Spero vi siano piaciute soprattutto quella che ho scritto io!
messaggioper stray cat eye: il film si chiama don jaun de marco maestro d'amore non solamente maestro d'amore!!!! 

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Capitolo 7
*** Vivere ***


Ciaoooooooooooooooooooooooooooooooooooo! Sono Tornata finalmente!!!!!!!!!!!!!!!!! Lo so sto esagerando ma il mio amatissimo computer mi è mancato tanto come voi ragazzi (A noi per niente ndl) Cattivi : ( Ora vi lascio ad un nuovissimo cappyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy!

Capitolo 7:Vivere

Era una bella mattina di sole a Nerima, nulla faceva presagire l’incombenza della catastrofe che stava per avvenire.
Incrocio che portava al Tendo dojo. La strada che veniva da Nord era occupata da Shan-pu, Obaba e Mousse, la strada Est era occupata da Kuno, Kodachi e Sasuke, la strada Ovest era occupata da Ukyo, ed infine la Sud, che era quella che portava a casa Tendo, era occupata da Ryoga, che veniva proprio da là. I quattro gruppi si mandavano scariche elettriche con lo sguardo spaventando non poco gli abitanti di quella piccola città che per quattro anni erano riusciti a vivere in pace.
“Guarda un po’ chi si rivede! La ragazza con la paletta, il ragazzo-porcello e la famiglia di psicopatici” disse Shan-pu sarcastica guardando gli altri “Stupida cinesina! Ripetilo se hai il coraggio!” gridò arrabbiata Ukyo tirando a Shan-pu la sua enorme spatola “ Ahahahaha!Piccola sciocca ora vedrai chi è la psicopatica!”disse Kodachi lanciando il suo nastro contro la cinesina che tirò fuori i suoi fedeli bombori e quelle tre pazze scatenate cominciarono a darsi battaglia mentre gli altri che erano rimasti fuori dalla battaglia restavano a guardare sorseggiando tazze di te tirate fuori da chissà dove.

Ambulatorio del dottor Tofu. Ranma sedeva accanto ad Ai sul suo letto, lei teneva la testa poggiata sul suo muscoloso torace e si sentiva protetta come non lo era ormai da 7 anni, 7 lunghissimi anni, da quando il padre se n’era andato per sempre, da quando il fratello era morto. Solo con Ranma era riuscita a ritrovare quel calore che solo la famiglia ti sa dare.
“Ranma” chiamò in un sussurro il ragazzo
“Dimmi Ai,dimmi” rispose il ragazzo carezzando i bei riccioli castani mai persi, non aveva fatto la che mio, sarebbe stata inutile.
“Ranma, voglio confidarmi con te, voglio parlarti proprio come ai bei vecchi tempi, posso?”
“Certo piccola, certo” rispose Ranma con le lacrime agli occhi
“ Sai non so nemmeno da dove cominciare…Ranma, non so se te l’ho mai detto, ma tu sei stato il 1° in tutta la mia vita ad essermi amico, la gente mi teneva in disparte, mi maltrattava e alle volte persino mi pestava” Ranma inorridì alla visione della SUA Ai grondante di sangue. Ai si era accostata sempre di più a Ranma avida di quel calore che non conosceva ormai da tanto tempo.
“Forse è un po’ stupido ma…forse…ad allontanarmi era la mia eterna gelosia per Nadja, lei era la preferita della mamma mentre per me serbava solo odio e rancore perché il mio carattere è in tutto e per tutto uguale a quello di mio padre” Ai fece una pausa per cacciare indietro le lacrime
“Vedi Ranma il padre di cui ti ho sempre parlato non è il mio padre biologico ma per me è sempre stato tale. Sono un’egoista vero? Ma cosa ci posso fare se ho sempre visto la mia vita così?” Ranma l’accarezzò con fare fraterno e a quel punto le lacrime cominciarono a scorrere sul suo volto, così, da sole, nonostante non volesse farsi vedere debole. Grazie a quella ragazzina era migliorato, era più sensibile, si era costruito un cuore.
“Oh Ai! Tu sei perfetta, sei la persona migliore del mondo!” disse Ranma piangendo.
Mentre tutto ciò accadeva c’era una spettatrice nascosta nell’ombra, una spettatrice che non avrebbe mai voluto sentire quelle parole. In quel momento entrarono Joe ed Aya, la spettatrice nascosta nello stanzino sussultò alla vista di Joe.
Aya aveva gli occhi arrossati e gonfi, segno evidente di un lungo pianto “ Ai…” cominciò a dire Aya ma fu interrotta da Ai che disse “Aya, prenditi cura di Joe” e sorrise, uno di quei suoi sorrisi radiosi che emanavano vita, ma gli altri non fecero in tempo a rispondere che i macchinari a cui era attaccata la ragazza cominciarono a lampeggiare, Ai aveva perduto i sensi.
Frotte di infermieri e dottori si avvicinarono al corpo, ormai smagrito dal colorito un tempo bronzeo ora smunto, intubandola e facendo il massaggio cardiaco.
I tre ragazzi assistevano alla scena impotenti : Ranma che al suono degli apparecchi era saltato giù dal letto ora guardava la sua piccola Ai passandosi e mani tra i capelli con gli occhi sbarrati; Aya piangeva nascondendo il viso nel petto di Joe che assisteva alla scena sbigottito senza dare una parola di conforto alla ragazza che piangeva sul suo petto, senza stringerla a sé come molti avrebbero fatto, lui guardava e basta come se il suo cervello non riuscisse a vedere la SUA Ai morire, come se fosse la cosa più impossibile del mondo. Nello stanzino la spettatrice nel buio guardava dalla piccola fessura quella ragazza sangue del suo sangue morire, soffocando a fatica le lacrime che volevano irrompere. Quella strana ragazza misteriosa, figlia delle tenebre uscì solo per scappare chissà dove, solo dopo tornerà.
Ai rimase attaccata ai macchinari senza riprendere conoscenza: era in come. Ranma era depresso, Aya piangeva in continuazione, nonostante conoscesse appena Ai, Akane guardava quel corpo inerme che sembrava tanto piccolo in quel grande letto anche se Ai era alta 1.77 e avesse 17 anni in quel momento le sembrava che ne avesse 13.
Erano ormai 4 settimane che Ai era in coma i dottori e gli amici avevano tutti ormai perso ogni speranza di guarigione, solo Akane continuava a sperare.
Akane, quel soleggiato mattino di Agosto, era voluta restare sola con Ai: “ Piccola Ai, lo so che ci conosciamo pochissimo, ma per quel poco che ti conosco mi induce ad amarti, rispettarti. Insomma ti voglio bene e so che ti sveglierai, voglio che ti svegli, ti devi svegliare; fallo perché tu devi vivere, perchè ti vogliamo bene” disse Akane con le lacrime agli occhi, stringendo la mano inerme della giovane paziente. Affondò il viso nelle coperte, piangendo. Quella mano che prima era inerme, ora stringeva forte quella di Akane che alzò il viso dalle coperte e vide Ai, lì che la guardava sorridendo radiosa; Akane scoppiò a piangere e buttò le braccia al collo di Ai che strinse forte a sé Akane per farle capire che era tornata per lei.

Altro cappy cortissimo ma mi serve così, per introdurre il cappy che ho scritto in Campania!
Voglio ringraziare per il loro commento Shinako, Orange (grazie per la dedica tessora) e MarySaeba92 , ma anche la mia sensei Hankochan che a quanto ho capito ha qualche problema con il computer ( io se fossi stata in te lo avrei già buttato dalla finestra in un impeto di rabbia) scusate ma i ringraziamenti li devo fare lampo tra 10 minuti devo andare via) però voglio lasciare una frase ( in realtà è l’ultima pagina del libro “le tre pietre”) Ciauzzz! Biaciuzz!

“Non so se Elie verrà. Ma guardo il sole sul mio palmo e credo. Credo nell’impossibile, credo nel mio sogno. Credo a Elyador. Spero. Semplicemente. La Morte è accanto a me. Tanto peggio. Aspetterà. Io vivrò perché è necessario. Perché lo voglio. Ho sognato. Adesso preferisco vivere, anche se non cambia nulla.
Il mio sogno mi ha restituito la vita. Adesso non mi rimane che restituire il sogno alla vita”

Spero di avervi incuriosito così leggerete anche voi il capolavoro da cui è tratto “ le tre pietre” di Flavia Bujor


 

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Capitolo 8
*** Guarigione ***


Che bello sono tornata!! Da dopo questo capitolo la fanfiction verrà sospesa perchè purtroppo non ho il tempo materiale per scrivere..lo so dovrei provare a trovarlo ma i miei vogliono voti più alti (ho tutti distinti e buoni, ma non si accontentano facilmente) e ho tante attività, comunque ripeto che questa fanfiction non verrà interrotta o altro...quando avrò meno impegni (all'incirca verso aprile) riprenderò a postare!!!!!! Ora vi lascio all'ottavo capitolo spero vipiaccia
Capitolo 8: Guarigione

“ Pronto? Casa Ridler!”
“ Mamma sono io!”
“Nadja! L’hai trovata? Come sta? Che fine ha fatto quella screanzata di una figlia”
“ Mamma, Hope sta morendo”
Un tonfo, la cornetta cadde dalle mani di quell’aitante signora di 40 anni. Era già la terza volta che quella figlia le dava problemi. La odiava, la odiava con tutta sé stessa. Perché? Eppure le somigliava infondo: stessa pelle scura, stessi riccioli castani, stesso carattere facilmente infiammabile e libertino, allora perché l’odiava tanto? Erano quegli occhi scuri, profondi e vivi eredità di suo padre. Ma aveva una gemella, una gemella omozigote quindi era uguale in tutto e per tutto a Hope.
No, erano diverse. Gli occhi di Nadja erano molto diversi erano più dolci, più flebili, non avevano quella stessa fiamma della gemella, quella fiamma che tanto tempo prima la fecero innamorare.
"Mamma!Mamma! Ci sei ancora?"
"Sì cara" rispose riprendendo con mani tremanti la cornetta del telefono " Credi che tua sorella possa tornare...a casa?"
"Non credo, quando l'ho vista l'ultima volta era in coma"
E la signora ebbe un tuffo nel cuore. Odiava quella figlia veramente? Si.
Allora perchè quando Nadja le aveva detto che Hope era in coma, il suo cuore si era fermato, aveva smesso di battere come se la vita l'avesse abbandonata? Ma può veramente una madre odiare la propria figlia? Purtroppo la donna non seppe rispondere a quest’interrogativo, ma io sono certa che nessuna madre può odiare realmente un figlio, non può perchè se una madre non sa amare un proprio figlio nessun altro lo saprà mai fare.
Nadja continuava invano a chiamare sua madre, così si decise a riabbassare la cornetta e tornare dentro l'ospedale per vedere come stava sua sorella.
Era arrivata sino alla porta della stanza di sua sorella, quando si accorse che il dottor Tofu era dentro assieme a tutti i nuovi amici giapponesi di sua sorella *Chissà cosa starà dicendo?* pensò Nadja così cominciò ad origliare dalla porta socchiusa.
"Ho una nuova notizia"disse il dottor Tofu
"Bella o brutta?" chiese Ranma preoccupato
"Credo bella Ranma" rispose il dottore con un lieve sorriso "Nonostante lo stato avanzato della leucemia di Hope..."
"Ai...Mi chiamo Ai non Hope" lo interruppe Ai cupa
"Certo...Ai. Ah, stavo dicendo che nonostante lo stato avanzato della leucemia di Ai e il forte indebolimento del fisico e delle difese immunitari, se riusciamo a trovare un donatore compatibile, forse con un trapianto Ai riuscirebbe a guarire"continuò il professore
" Davvero! Ne siete sicuro dottore?" chiese Joe illuminandosi
" Certamente ha i suoi rischi per questo devo avere la firma di un suo genitore" disse il dottor Tofu
" IO sono il tutore di me stessa" disse Ai
"Ma all'anagrafe esisti come Ai?" domandò Joe leggermente perplesso
"Si, mi hanno iscritto all'anagrafe le donne di polso e hanno attestato la morte di Hope Ridler"rispose Ai
"Va bene allora ti dovrò informare di tutti i rischi che comporta questa operazione, ma sappi solo che prima dobbiamo trovare un donatore compatibile"disse il dottore che fu nuovamente interrotto da Ai:
" Non serve, dove devo firmare?"chiese Ai
"Ma...ma la prassi dice che devo..." protestò il dottor Tofu
" Non mi importa! Al diavolo la prassi! Se esiste un modo per farmi guarire voglio farlo senza pensare ai rischi che corro! Preferisco morire sul tavolo operatorio domani battendomi per guarire che morire fra forse tre mesi col rimpianto di non averci provato!" esclamò Ai con passione e finalmente Joe riconobbe Hope, la sua Hope, quella che aveva conosciuta che non si arrendeva alla prima sconfitta , che le si coloravano le gote di rosso per l'enfasi con cui parlava, era tornata quella luce battagliera che le illuminava lo sguardo. In tutta quella conversazione con il dottore, da una settimana o due l'aveva vista cupa, con lo sguardo vuoto e sconfitto e quella Hope non gli piaceva lui rivoleva quella Hope che l'aveva fatto innamorare tanto tempo prima.
Nadja sentendo quelle parole sussultò sorpresa. Ma come faceva Hope a dire certe cose? Come faceva ad avere tutto quel coraggio? Poi, perchè non voleva essere chiamata con il suo vero nome? Quegli interrogativi bruciavano nella mente di Nadja specialmente l'ultimo.
Il dottor Tofu uscì ebbe e Nadja la premura di nascondersi per poi rimettersi ad origliare.
“Hope, ma perché…” ma fu interrotto da Ai che gridò: “IO SONO AI! QUANTE VOLTE DEVO DIRTELO? HOPE RIDLER NON ESISTE DA MOLTO TEMPO!”
Sentendo quelle parole Nadja non resistette più così spalancò la porta e gridò: “NON è VERO! TU SEI HOPE LIBERTHY FAITH RIDLER!SEI MIA SORELLA, e nulla potrà cambiarlo”
Tutti i presenti si voltarono verso la nuova arrivata, ma sbiancarono per lo stupore, era identica ad Ai. Eppure Ai rimase impassibile e con calma inumana rispose:”Io non sono più Hope, ma Ai Shiki. Hope è morta sette anni fa. La famiglia Ridler non mi è più nulla perché della mia famiglia non è rimasto nessuno!” Nadja si spaventò sentendo la voce inespressiva di Hope, come svuotata, ma riprese lo stesso: “Non è vero!Ci siamo io, la mamma….Leo!” a quel punto Ai scoppiò, si alzò in piedi sul letto e gridò arrabbiata con le lacrime agli occhi: “No! Brandon e papà erano la MIA famiglia! Tu e la mamma eravate solo persone con cui vivevo!” Nadja ammutolì con lo sguardo a terra. Era vero, anche per lei dopotutto non esisteva praticamente, era solo una persona uguale a lei che veniva schernita da tutti. Semplicemente.
In quel momento entrò il dottor Tofu e nonostante Ai in piedi sul letto, Joe sul punto di gridare Aya ed Akane sul punto di svenire, Ranma in avanzato stato confusionale e una sconosciuta identica alla sua paziente con una crisi di pianto, sorrise e disse:”Bene abbiamo un donatore”.
Tutti si girarono perplessi verso il dottore il quale non attardò a spiegarsi: ” Questa ragazza” e indicò Nadja “ a quanto vedo è la gemella di Ai, la mia paziente, giusto?” tutti annuirono “ebbene, data la somiglianza impressionante che c’è tra le due, ho intuito che fossero gemelle omozigoti e il 99% dei gemelli di questo tipo hanno midollo osseo compatibile, se non quasi uguale” per un seconda la stanza fu invasa dal silenzio finché tutti non riuscirono a realizzare che Ai era salva cominciando ad urlare di gioia abbracciandosi tra loro. Il dottor Tofu sorrise soddisfatto finalmente Ai sarebbe guarita.

Ormai era alle porte di quella stramaledetta città in cui quella stupida ragazzina si era rifugiata: Nerima, un nome patetico per una città patetica. Ma come poteva essere che una insulsa ragazzina di 17 anni riuscisse a sfuggire al più grande generale dell’armata del sultano! Il generale Kedhal batté il pugno contro il tavolino di legno su cui erano poggiate innumerevoli cartine di città giapponesi che volarono in aria.
“Assheshi! Assheshi! Venga subito qui!” cominciò a gridare Kedhal, con l’aria di un leone in gabbia cominciò a camminare avanti ed indietro nella tenda a grandi falcate, finché alla tenda non si affacciò un affascinate ragazzo in divisa da soldato di carnagione scura,dai grandi occhi scuri e bellissimi riccioli neri che si intravedevano dal turbante che portava sul capo, dai pettorali scolpiti che si vedevano benissimo da sotto un leggero gilet bianco aperto che, assieme a i pantaloni del medesimo colore, risalavano sulla pelle abbronzata.
“Mi avete chiamato generale Kedhal?” domandò Assheshi chinando il capo
“Avete notizie di quella ragazzina?” chiese il generale che si era finalmente calmato
“No, ancora no” rispose pacato il ragazzo che intanto pensava: *E per fortuna ! Non metterai le tue luride zampacce sulla mia Hope!Hope! Perdonami se ti ho fatto soffrire, ma sto venendo a salvarti!*

Torniamo nella piccola e tranquilla città di Nerima e ascoltiamo, ascoltiamo i cuori della gente perché una città è questo in realtà, è un insieme di cuori che a volte battono all’unisono. Andiamo in particolare ad ascoltare i cuori di sei ragazzi che si trovavano nella stanza numero 777 dell’ambulatorio del dottor Tofu, esempi di cuori che battono armonicamente tra loro.
Cominciamo da lei, Aya, lei non ha mai avuto grande spazio nella vicenda, non ha compiuto azioni importanti, ma il suo cuore ha raccolto tutto, si è riempito di gioia, amore e tristezza, ed ora è stanco di stare in silenzio, vuole parlare.
Aya era alla finestra della sala d’attesa e guardava fuori la finestra la pioggia battere placida sul vetro, con gli occhi, ormai, grigi e arricciandosi i capelli fulvi tra le dite.
Aya* Perché non ho mai un ruolo? Sono un essere inutile, uno spettatore delle vicende. Pure con Hope è così, con lei non riesco a parlare, sono esclusa dal loro mondo… Ranma.. Akane.. Joe.. proprio lui, Joe che mi ha stregato sin dal nostro primo incontro…
° Akane ed io stavamo tranquillamente camminando sotto la pioggia scrosciante (gli ombrelli sono degli optional?nda) per andare a casa di Akane quando un pazzo con una ragazza tra le braccia ci travolse facendomi cadere sul fondoschiena, mentre Akane si salvò grazie ad un balzo felino e gridò al ragazzo “MA CHE SEI SCEMO! QUASI FINIVO NEL FIUME!” il ragazzo, si girò ed aveva un’espressione tra il mortificato e il preoccupato che trasformò l’ira di Akane in tenerezza
“Scusatemi signorine ma devo correre dal dottor Tofu, la mia amica sta male” disse il ragazzo guardando la ragazza tra le sue braccia “Hai detto il dottor Tofu? Ma io lo conosco! Vieni ti ci porto subito! Aya vieni dobbiamo correre” concluse Akane prendendo con la forza l’amica ed iniziando a correre col ragazzo accanto.
“Eccoci!” gridò Akane col fiatone indicando un enorme edificio bianco, entrarono di corsa chiamando il dottore, o meglio gridando il suo nome, il quale fortunatamente per i timpani dei suoi pazienti, accorse subito prendendo con delicatezza la ragazza dalle braccia dell’altro.
I tre furono confinati nella sala d’attesa, mentre il dottore visitava la ragazza “Allora come ti chiami?” chiesi al ragazzo che rispose “Joe, Joe Speller”…°
Eri bellissimo, con i tuoi splendidi capelli biondi fradici con i vestiti appiccicati addosso dalla pioggia, giuro quell’immagine non me la scorderò mai!.. Già ,mai. Ma tra le tue braccia c’era lei, Hope e non sai quanto sono stata invidiosa di lei, quanto avrei voluto essere al suo posto. Ora non lo penso più perché ho capito il dolore di Hope ed a volte penso che non sia un essere umano perché non ha difetti…è un angelo caduto dal cielo, venuto qui da noi per comprendere i nostri CUORI.*

Finalmente ho finito!Era ora! Questo sarà il mio personalissimo regalo di carnevale per ringraziare tutti coloro che hanno recensito, che mi hanno spronato a continuare, ma anche a chi semplicemente ha letto questa mia ficcyna! Nel prossimo capitolo continuerò a descrivere i cuori dei nostri personaggi e mooooooooolte cose si capiranno.

Voglio ringraziare la mia sensei Hankochan che ha commentato , hai visto sono riuscita a postare da sola, spero che non ti dispiaccia!! Ricorda che per me sarai l'unica e inimitabile sensei!! Ed io spero che per te sono la tua nee-chan!!^_^

Ora vi lascio ad uno splendido brano concessomi da stray cat's eyes tratto dalla sua stupenda fic "caffelatte"

"Perché esistono luce ed ombra?.. Per cosa, per quale motivo, quale destino è loro riservato?..

L'oscurità non mi è mai piaciuta, e credo che mai, mai saprò tenerle compagnia. Da bambina ne avevo una paura tremenda, specialmente quando quel pestifero di mio fratello mi faceva scherzi di cattivo gusto.. Mi diceva che fra le tenebre era nascosto un cattivo mostro sanguinario, che quando mi fossi ritrovata sola mi sarebbe saltato addosso e mi avrebbe divorata. E io stupida che ci credevo..
Se non altro, a quei tempi una risposta l'avevo. Alla domanda che prima ho posto, intendo. Ed era una risposta piuttosto semplice: per me, il buio era stato creato principalmente per spaventare i bambini ed inventare storielle, che dipingessero fra le pareti di uno scantinato privo di elettricità dei mostri terribili che adoravano sangue e morte, e che provocassero nient'altro che disastri.
Ma d'acqua sotto i ponti ne è passata, e.. oggi la penso diversamente.

Se le ombre ci sono, ed io ne sono certa, allora vivono soltanto per aiutarmi. Aiutarmi a credere che posso dissiparle, aiutarmi a vedere la luce che sono capace di sprigionare, aiutarmi a superare le mie paure più recondite, a guardare dritto negli occhi i miei incubi senza temerli.
Per questo e per altri motivi, tutti mi hanno sempre ritenuta in un certo senso strana. Dell'opinione altrui non mi è mai importato molto, neppure da adolescente; eppure, ora come ora, è da voi che voglio un parere. Potete dire di una persona che è matta, unicamente perché è stata confortata dall'uomo nero e cullata dalla Bestia in persona, mentre la Bella le cantava una ninna-nanna? "

 



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Capitolo 9
*** Ricordati che ***


Ciao ragazzi! Finalmente sono tornata! Dopo otto mesi di assenza sono tornata! Eh gli esami sono tosti ma ce l’ho fatta! Questo capitolo ha una storia piuttosto complicata... avevo finito di scrive ben tre capitolo che avrebbero concluso tutta la fic, purtroppo andandoli a postare mi si è bloccato il computer ed io tonta non avevo salvato così mi si è cancellato tutto!! Non vi dico quanto ero depressa!!! Poi mi si è ricancellato (ma solo questo) per cinque volte in pratica questo cappy l’ho scritto per sei volte ^^’’ bene ora vi lascio a questo cappy che finalmente è tornato ad avere una lunghezza decente (anche se la prima volta che l’ho scritto era 3400 parole sigh)va bene! Ora vado e vi lascio alla lettura!e a fondo pagina i ringraziamenti!!


Capitolo 9: Ricordati che...

Mare. Un porto. La luce irradiava il paesaggio e lo rendeva ancor più bello.
Un ragazzo fermo, immobile, da sopra il promontorio guardava il mare, e sospirava quasi piangente da lassù, coi capelli biondi scompigliati dalla brezza marina e con le iridi smeraldine ormai lucenti sotto l’incombenza delle lacrime.
Il cuore batteva forte, correva, scalpitava come un cavallo selvaggio. Era in tempesta, il suo cuore, ma per cosa, per chi?
Si volse verso un punto indefinito nel blu. Chissà cosa cercava, chissà cosa guardava, chissà cosa pensava...
*Quante cose sono successe... Ed ora devi partire così, senza preavviso, senza darmi occasione di parlare con te...*

Ambulatorio del dott. Tofu, stanza numero 707.
Il dottor Tofu stava parlando ai ragazzi, tutti riuniti nella stanza di Ai.
“Bene ora che abbiamo un donatore, dobbiamo solo trovare le strutture.”
“Cosa? Strutture? Qui a Nerima non ci sono strutture?” Gridò sconcertato Ranma.
“Proprio così, Ranma: non ci sono. Inoltre credo che, a causa dello stato avanzato della leucemia di Ai, sia il caso che il trapianto si svolga a New York al “Holy Heart Hospital”, dove lavora un mio caro amico oncologo di fama mondiale, il dottor Kevin Kazua, specializzato proprio in questo tipo di trapianti.” Rispose serio il medico.
“Cosa? Ma è dall’altra parte del mondo!” Esclamarono Akane e Aya all’unisono.
“In realtà è dall’altra parte del mondo solo se vai verso ovest.” Puntualizzò Ryoga, comparso da chissà dove.
“E tu da quando in qua sai qualcosa di geografia?” Lo rimbeccò Ranma, scettico.
“Beh, me l’ha suggerito Ukyo.” Rispose l’altro, cacciando fuori Ukyo dal medesimo ‘chissà dove’.
“Ciao Ranchan! Come stai, tesoro?” Disse la ragazza, gettando le braccia al collo del malcapitato.
“Che fai, stupida lagazza con la paletta! Giù le mani dal MIO Lanma!” Strillò Shan-pu apparendo anche lei misteriosamente; poi imitò Ukyo e si gettò anche lei fra le braccia di Ranma, che aveva cominciato a sudare freddo a causa di una Akane inferocita dallo sguardo omicida.
Ma, ovviamente, non era finita!
Kodachi, l’indomita secondogenita Kuno, fece la sua entrata, e per non essere da meno si appiccicò anche lei come una cozza al povero ragazzo, cominciando puntualmente a litigare con le altre pretendenti. Intanto Hope e Joe guardavano divertiti la scena che si era creata: Akane era furiosa ed era sul punto di scoppiare; Aya e Nadja tentavano di trattenerla per quel che potevano, mentre le tre squilibrate avevano cominciato a combattere seriamente attorno ad un Ranma sconcertato che si era ritrovato in un fuoco incrociato.
E, siccome il tutto sembrava troppo tranquillo, Happosai, Kuno, Mousse, Sasuke, Obaba, la famiglia Tendo al completo, Taro, Sentaro con moglie, nonne e serve al seguito e molta altra gente spuntarono dal nulla, come funghi in autunno, creando un enorme pandemonio.
Approfittando della confusione generale Joe prese Hope per mano, le fece indossare, pantofole, vestaglia e mascherina, e la portò via da quello che ormai era un campo di battaglia.
La portò sul terrazzo (inciampicando con il portaflebo) dove poterono stare un po’ più tranquilli.
Entrambi volsero lo sguardo verso il tramonto, che con i suoi raggi dorati impreziosiva tutto ciò che toccava.

Joe si girò verso di lei, che ancora ammirava estasiata il paesaggio.
La guardò, e non poté fare a meno di pensare che fosse davvero bellissima, così, anche pallida e debole, anche con la mascherina a coprirle il volto. Rimaneva sempre stupenda.
Secondo i normali canoni di bellezza stabiliti dalla gente comune sarebbe apparsa sfiorita, ‘brutta’ addirittura, per lui era semplicemente la creatura più bella che la Terra avesse mai avuto il privilegio di veder nascere.
Inaspettatamente, Ai si voltò verso di lui, e si accorse di essere osservata. Rise, ridestando finalmente Joe dal suo torpore contemplativo e facendolo arrossire fino alla punta dei capelli.
“A cosa stavi pensando?” Gli chiese, ridendo.
“A-a nulla” Rispose Joe imbarazzato. “E tu? A cosa stavi pensando?” Rigirò la domanda per sviare il discorso.
“Pensavo a cosa potrebbe accadere se l’operazione andasse male. Immagina.. quante cose non fatte, quante cose non dette...”
Nel sentire quelle parole Joe sussultò: non aveva mai pensato ad una simile eventualità.
Allora, presto avrebbe dovuto decidersi...
“Joe! Joe!” La voce di Hope lo riportò nuovamente alla realtà. “Joe! Ti eri incantato di nuovo! Tieni!” Esclamò la ragazza porgendogli l’auricolare di un lettore CD. “Ascoltala... non è bellissima?”
“Questa canzone…è perfetta!” Pensò ad alta voce il biondino.
“Per cosa è perfetta?” Chiese, sorpresa.
“ Nulla... nulla... Andiamo dentro... credo che il pandemonio sia ormai passato!” La spinse all’interno, con fare sbrigativo. Fece per chiudere, ma prima dette un ultimo sguardo a quel mondo incantato, quel mondo dorato, irreale e magico che accende i sentimenti e fa brillare gli occhi di una nuova luce.

*È passata una settimana e tu devi già partire, ma oggi il mio sarà un saluto speciale che ricorderai per sempre*. Il ragazzo si voltò e corse via.


Aeroporto di Tokyo

Hope stava per partire, il suo aereo sarebbe partito tra dieci minuti. Tutti l’avevano salutata, dal primo all’ultimo, tranne l’unica persona che avrebbe voluto rivedere un’ultima volta. Joe...

Nadja la stava strattonando: era ora di andare verso il gate.
Si volse ancora in cerca dei suoi occhi, in cerca di almeno un ultimo sorriso, un ultimo sguardo, ma niente. Abbassò lo sguardo e fece per andare, quando una mano forte e muscolosa la fermò.
Hope alzò lo sguardo e vide che era Joe, vicinissimo al suo viso, sorridente e radioso come non mai. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata e lucenti stille le rigarono il viso cinereo, che cercò di coprire con le mani.
“Credevi che ti avrei lasciata partire senza salutarti?” Sussurrò dolcemente Joe, con una insolita sicurezza che meravigliò il lui stesso.
“Tieni... Ascolta... Capirai da sola.” Farfugliò in modo sconnesso, porgendo un auricolare ad Hope che lo indossò.
Subito, dopo aver ascoltato le prime note della canzone, lei arrossì e nuove lacrime sgorgarono dai suoi occhi neri.
“Cosa devo capire?” Bisbigliò, tentando di nascondere il volto dietro i palmi.
“Ascolta le parole e capirai di certo.” Ripeté Joe, cominciando a canticchiare a sua volta.


Ricordati di scrivermi
ogni tanto da Los Angeles
E mandami il tuo numero di casa
se vuoi
Sei mesi non son pochi sai
Divertiti e fai ciò che vuoi
È giusto allontanarci poi vedremo
Che sarà di noi
Io proverò a combattere
tristezza e solitudine
Uscendo un po’ più spesso con gli amici
di sempre
Ma adesso resta ancora un po’
ascolta quello che dirò
Regalami un secondo di silenzio
Ssssshhhhh


“Senti Hope? La senti? Questa è la canzone che mi hai fatto ascoltare sulla terrazza. Mi sono deciso. Questo è il mio modo per dichiararmi, per dirti che mi mancherai e che devi lottare perché devi vivere, vivere per me! Io ti aspetterò qui, non ti seguirò, ti lascio andare. Resto qui perché devo dare speranza ai nostri nuovi amici, ora che tu sarai lontana. Tu sei il nostro sole e se sei lontana da noi non possiamo vedere la strada, perché non c’è più la tua luce che irradia il cammino. Così ho deciso che resto qui, rubando un tuo raggio per riuscire a guidare i nostri amici mentre sei via.” Le sussurrò all’orecchio con dolcezza. Lei lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, emozionata più che mai.
Stava davvero succedendo? Davvero Joe le voleva bene? Chissà, forse una speranza c’era...


Ricordati che quando ti cercherai
in una canzone che parla di noi
E si impiglierà tra le tue ciglia una lacrima
Ricordati che quando tu piangerai
con le gambe strette seduta sul letto
Io sarò lì accanto a te
ti rispecchierai negli occhi miei


“Ricordati di questa canzone quando sarai a Los Angeles perché ti ricorderà che sono lì con te. Se piangerai io sarò lì ad asciugarti le lacrime. Pensa che ti voglio bene, che non potrei mai abbandonarti, pensa che veglierò il tuo sonno. E alla fine pensa che sono lì accanto a te e che ti aspetterò per sempre.” Continuò Joe, emozionato anche lui.
Hope lo guardava e sapeva che era la verità. Lo sentiva nel suo cuore, sentiva soprattutto che lui l’amava, era così felice, poteva specchiarsi nei suoi occhi verdi come la speranza che era nata nei loro cuori...


Non preoccuparti mai per me
io me la so cavare sai
Piuttosto abbi cura di te stessa
di più
Ti giuro non ce l’ho con te
non c’è nessun colpevole
Adesso dai non abbassare gli occhi
chiuditi il paltò
E scusami per le idiozie
che ti hanno fatto piangere
Ma dopo era stupendo fare pace
ridendo
Hanno chiamato il volo dai
aspetta non lo perderai
Ancora un secondo di silenzio
Ssssshhhhh


“ Non devi preoccuparti, me la so cavare, Joe. Io ce la farò. Piuttosto sei tu che devi cercare di stare allegro, di non soffrire troppo se io...” Iniziò Hope, ma lui la zittì poggiandole un dito sulle labbra.
Sollevò lo sguardo, e vide infinite lacrime solcargli il volto, silenziose e inarrestabili.
“No! Tu ce la farai, lo so! E non darti pena per me, pensa solo a guarire in fretta, altrimenti non te lo perdonerò!” Disse.
I due stettero in silenzio per un paio di minuti, poi il biondino mormorò: “Scusami.”
Hope lo guardava confusa e chiese: “Di cosa ti dovresti scusare?”
“Quante volte ti ho ferita a scuola, quante volte ti ho insultata, quante volte ti ho fatto star male e non ti ho mai chiesto perdono...” Continuò lui con lo sguardo basso, ma la ragazza gli alzò il viso e sorrise. “Ma ora possiamo fare pace sorridendo, dimenticando tutto quello che è stato, no?”
Joe rispose con un altro sorriso.
“Hope, l’aereo!” Gridò Nadja da lontano.
“Arrivo!” Fece Hope di rimando. Stava per andarsene, quando Joe la fermò.
“Aspetta ancora qualche minuto, non perderai il volo.”
Va bene.”


Ricordati che quando camminerai
distratta nel traffico e ti volterai
Perché una parola un ombra un gesto
Ti emozionerà
Ricordati che quando ti spoglierai nel buio
Vestita dei nostri ricordi
Io sarò li accanto a te ti rispecchierai


“Ascolta la canzone, Hope. Questo ritornello vuol dire... ricordati di noi che siamo qui, che ti aspettiamo, mentre passeggerai viva per le strade di Los Angeles, guardati intorno e ritrova i tuoi amici osservando le strade, la gente che passa... ricordati di noi che ti aspettiamo.
Hope, ricordati di me...”


Solo il tempo per noi sa la verità
se domani io e te ritorneremo qua
Incapaci di vivere lontani
anche un giorno di più
Solo il tempo dirà se era una bugia
o era giusto per noi cercare un’altra via
Ora vai devo mordermi le labbra
per non piangere più.


Hope dovette scappare, ma prima sfiorò le sua labbra con le proprie.
“Mi ricorderò di te. Per sempre.”
La vide andar via, accompagnata da sua sorella. Via da lui.
Il ragazzo si morse il labbro per non piangere, e comincio a cantare a squarciagola con la sua voce bellissima per farsi sentire dalla sua Hope...


Ricordati che quando ti cercherai
in una canzone che parla di noi
E si impiglierà tra le tue ciglia una lacrima
Ricordati che quando tu piangerai
con le gambe strette seduta sul letto
Io sarò lì accanto a te ti rispecchierai
Negli occhi miei
Ssssshhhh


Intanto anche gli altri si erano uniti al suo canto; dapprima Ranma, poi Akane, Aya e tutti gli altri. Alle prime note cantate da Joe, Hope si era voltata e aveva rincominciato a piangere, ma quando sentì le voci di tutti i suoi amici, corse loro incontro, e li abbracciòtra le lacrime, gridando.
“Grazie, grazie, non lo dimenticherò, non vi dimenticherò MAI!
E corse di nuovo via, ma stavolta per davvero.
Tutti guardarono l’aereo partire e tutti si unirono alle lacrime di Joe e Ranma.


Ringraziamenti:
Voglio ringraziare Sashi per il suo commento, non ti preoccupare questa fic non è finita ;)
Inoltre voglio ringraziare Hankochan e Stray cat’s eye che sono state molto buone con me, hanno betato una mia fic per il concorso (che poi non è mai arrivata, ma fa lo stesso9 e per essermi state vicine per tutto questo tempo! Grazie a tutti!
Questo cappy lo voglio dedicare interamente a loro due perché poco tempo fa abbiamo “festeggiato” un anno di amicizia!!! Grazie ragazze!!!!!! Vi voglio un casino di bene!!

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